Gianni Volpe - Le artistiche vetrate

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Gianni Volpe - Le artistiche vetrate
Gianni Volpe
Le artistiche vetrate
Una delle cose che maggiormente colpisce il visitatore che entra nella cattedrale di Fano è il
gran numero di vetri policromi applicati alle
aperture sui diversi fronti della chiesa. Sono infatti ben 13, tra piccole e grandi, le finestre e
i finestroni, le lunette e gli oculi interessati da
questo tipo di decorazioni, 3 delle quali realizzate nel presbiterio, 4 nella controfacciata e 8
(2 per vano) in 4 cappelle laterali. Sono tutte
opere artistiche della metà del Novecento; alcune realizzate prima della seconda guerra mondiale, altre a metà degli anni Cinquanta; le più
antiche sono collocate nelle prime due cappelle
della navata destra. Ma andiamo per ordine
Nella Cappella di San Paolo (la prima a destra
entrando) le due vetrate sulla parete dietro l’altare, rispettivamente a destra e a sinistra del
quadro rappresentante la Caduta di San Paolo,
raffigurano San Bernardo e San Cirillo d’Alessandria. Ecco come l’Asioli ha descritto nel suo
storico libro dedicato alla cattedrale questi due
lavori:
Le due vetrate – scrive l’Asioli –, eseguite dal prof.
Vittorio Menegoni per la Cappella della Madonna Pellegrina, furono frantumate da eventi bellici.
Il figlio Geom. Lorenzo le ha fatte restaurare dalla Ditta Polloni di Firenze e qui dalla generosità e
dalla famiglia furono collocate perché quelle della
madonna Pellegrina erano già sostituite.
La Vetrata, a cornu evangeli, raffigura il grande
Padre San Cirillo che canta le glorie della madre
di Gesù Cristo, del quale San Paolo narra le meraviglie nella salvezza del genere umano. La figura
del Santo è ieratica proclamante al mondo con gesto sicuro la Maternità Divina.
La Vetrata, a cornu epistulae, raffigura il ‘fedel
Bernardo’ in atti di persona rapita a contemplare la Vergine Madre, del cui Divino Figliuolo ha
scritto con altissima parola il beatissimo apostolo
Paolo innamorato di Cristo1.
A fronte
La parete di fondo, dietro
l’altare maggiore, con le
artistiche vetrate realizzate
nel 1954
Le stesse finestre come
si presentavano prima
dell’inserimento delle
vetrate policrome
Invece nella Cappella sepolcrale dei Vescovi
(cappella ottenuta dalla trasformazione operata negli anni Settanta-Ottanta dall’architetto
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la Basilica cattedrale di fano
Le due vetrate dedicate a
San Bernardo e San Cirillo
nella Cappella di San Paolo
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le artistiche vetrate
Le due vetrate dedicate a
Simeone e Geremia nella
Cappella sepolcrale dei
Vescovi
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la Basilica cattedrale di fano
Le due lunghe vetrate
dietro l’altare maggiore
dedicate ai quattro patroni
della città di Fano
A fronte
Il grande Occhio della
finestra assiale del
presbiterio
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le artistiche vetrate
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la Basilica cattedrale di fano
La lunetta e le due
monofore della facciata
principale
A fronte
Il grande Occhio della
finestra assiale della
facciata della chiesa
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le artistiche vetrate
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la Basilica cattedrale di fano
La firma del prof. Vittorio
Menegoni con la data
(1941) su una delle vetrate
della Cappella sepolcrale
dei Vescovi
fanese Gianni Lamedica dell’antica Cappella
dell’Addolorata, inizialmente dell’illustre famiglia dei Martinozzi), le due vetrate che si vedono sulla parete di fondo rappresentano i profeti
Simeone e Geremia (i loro nomi sono scritti
nelle aureole). Sotto il primo (a sinistra) scorre
la scritta ET TVAM IPSIVS ANIMAM PERTRANSIBIT GLADIVS (la profezia di Simeone nel Vangelo, Luca 2, 35), mentre ai piedi del
secondo (a destra) si legge ATTENDITE ET
VIDETE SI EST DOLOR SICVT DOLOR
MEVS (dal testo del lamento del profeta Geremia che nella chiesa veniva letto il Venerdì Santo; Lamentationes, I, 12). Nell’angolo in basso
a destra della figura di Simeone si legge anche
un’altra scritta VITTORIO MENEGONI FECIT A D 1941 DG. Risalgono infatti all’epoca
in cui si organizzarono manifestazioni e lavori
di restauro per l’VIII centenario (1940) della ricostruzione della chiesa. Scrive l’Asioli:
Nei detti restauri un Occhio di finestra assiale fu
sostituito da due finestrelle fiancali, le quali ebbero
vetrate, magistralmente istoriate da Vittorio Menegoni. La Vetrata a cornu evangelii, rappresenta
il venerando vecchio Simeone che dalla Madonna
riceve nelle braccia il Santo Bambino. Il vecchio è
in estasi e canta il suo “nunc dimittis” perché gli
occhi suoi si sono beati della visione del Salvatore.
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La Vetrata a cornu epistule, rappresenta il Cantore delle Lamentazioni, il Profeta Geremia, che
vede i dolori del Redentore Gesù e i dolori della
Vergine Madre. Ha gli occhi di Veggente2.
Le restanti vetrate, come si diceva, sono invece tutte realizzazioni post-belliche. Un articolo comparso nel 1955 sul “Bollettino Ufficiale
della Diocesi di Fano” spiega molto bene i temi
ed i soggetti rappresentati nelle decorazioni appena realizzate, ricordandoci anche il maestro
vetraio coinvolto nelle nuove opere d’arte e nei
restauri effettuati a spese delle famiglie benefattrici su quelle preesistenti:
Nella Basilica Cattedrale, dedicata all’Assunta,
sono stati istoriati nel 1954 i due Finestroni del
Coro, i due Occhi, l’uno nel Presbiterio, l’altro
nella facciata, in onore della Madonna, e la Lunetta della facciata.
Nei Finestroni del Coro, su nobile disegno geometrico, dominano le figure dei Quattro Protettori
S. Paterniano, S. Fortunato, S. Eusebio, S. Orso.
Gli abiti, i lineamenti, i volti, gli atteggiamenti,
l’armonia dei colori distribuiti con tecnica superiore, parlano d’un lavoro d’arte di primo piano, e
danno rilievo al grande Quadro dell’Assunta a cui
fanno omaggio i Quattro Protettori.
I due grandi Occhi, del diametro di circa tre metri,
del Presbiterio e della Facciata sono mirabili per finezza di disegno, per nobiltà di figure, di simboli e
per sapiente armonia di colori. L’Occhio del Presbiterio ha nel centro, quasi pupilla, il cuore della Madonna con rose e fiamme, dal quale sono illuminati
i simboli dei Quindici Misteri del Rosario, poiché i
Misteri del Gaudio, del Dolore, della Gloria, hanno
vita nel grande Mistero del cuore.
L’Occhio della Facciata è dedicato alla Incoronazione della Vergine-Madre Assunta in Cielo in Anima
e Corpo come è dogma di Fede. Il Padre, il Figliolo,
lo Spirito Santo compiono il grande Rito della incoronazione tra una gloria festosa di Angeli.
Nella Lunetta della Facciata è il nome di Maria
e il nome dell’insigne benefattore Canonico Attilio
le artistiche vetrate
Zonghetti che ha voluto le suddette vetrate.
Dello splendido lavoro è artefice felicissimo il Mae­
stro Vetraio Guido Polloni di Firenze.
Notiamo che in questo stesso anno 1955 (a maggior decoro della nostra Basilica Cattedrale) sono
state restaurate, perché rovinate da eventi bellici,
dal sullodato Maestro Vetraio le Finestre della
Cappella dell’Addolorata [oggi Cappella sepolcrale dei Vescovi n.d.r.] e della cappella di S. Paolo, costruite con intelletto d’amore dal prof. Vittorio Menegoni: i restauri si sono fatti per iniziativa
del figlio Ing. Lorenzo a spese delle due Famiglie
Antinori-Striccioni e Sabatini-Volpini in memoria e suffragio dei loro Morti3.
Le vetrate del presbiterio e della controfacciata
ed il restauro delle preesistenti furono quindi
rea­lizzati dalla bottega del maestro vetraio Guido
Polloni di Firenze. La ditta, che ha la sua sede
storica in via Fra’ Giovanni Angelico, è una delle
botteghe artigiane più famose della città toscana,
da sempre impegnata sul fronte delle realizzazioni ex novo e nella cura dei restauri delle tradizionali vetrate policrome4. Per quanto riguarda
invece le vetrate delle due cappelle della navata
sinistra, queste furono realizzate esattamente nel
1954, ma per opera di altra bottega fiorentina
egualmente importante.
Le due della Cappella del Crocifisso rappresen-
tano due figure angeliche e recano entrambe, in
basso, la scritta F. Quentin Firenze (nell’angolo
a sinistra) e A.R. Natali pittore fece (nell’angolo
a destra)5.
Le due vetrate della successiva Cappella della
Madonna Pellegrina raffigurano invece i santi
Alfonso de’ Liguori e Bernardo da Chiaravalle, e
recano anch’esse in basso gli stessi dati: F. Quentin Firenze (nell’angolo a sinistra) e A.R. Natali
pinxit (nell’angolo a destra) con la data 1954.
Qui prima della guerra erano state apposte due
vetrate rappresentanti Ester e Giuditta. Ce lo
dice l’Asioli, il quale fornisce anche altre informazioni su questa cappella, riferendosi alla data
del 10 marzo del 1941:
La firma della ditta
Polloni di Firenze nella
vetrata dedicata ai santi
Paterniano e Fortunato,
sopra il coro
Nella Cappella della Nostra Signora il pavimento
è quasi terminato: ed è bellissimo. La Scuola d’Arte ha già disegnato le due Vetrate con le due figure
di Ester e di Giuditta. Il professore di pittura della
Scuola d’Arte presenterà un bozzetto di decorazione
della cappella, a panneggi. In effetti cotali panneggi
verdognoli furono dipinti, ma, poco dopo, un rivestimento di marmo nobile li sostituì6.
Le due vetrate istoriate dal professor Vittorio
Menegoni e dedicate a Ester e Giuditta andarono
distrutte durante il secondo conflitto mondiale.
In totale il professor Menegoni aveva realizzato
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la Basilica cattedrale di fano
Le due vetrate nella
Cappella del Crocifisso
con la firma della ditta
F. Quentin di Firenze
realizzate nel 1954
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le artistiche vetrate
Le due vetrate nella
Cappella della Madonna
Pellegrina raffiguranti i
santi Alfonso de’ Liguori
e Bernardo da Chiaravalle
realizzate dalla ditta
F. Quentin di Firenze
nel 1954
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la Basilica cattedrale di fano
La copertina del volume
dedicato alla storica
bottega dei Polloni
a Firenze
ben 6 vetrate artistiche, come ci ricorda anche il
professor Aldo Deli in una sua memoria7.
Sempre nella Cappella dedicata alla Madonna
Pellegrina facciamo notare l’altro lavoro artistico eseguito per iniziativa dell’ingegnere Vittorio
Menegoni. Si tratta del pavimento in ceramica
raffigurante le “espressioni simboliche delle Litanie”, realizzato anch’esso in occasione dei “lavori di sistemazione interna del Tempio, commemorativi dell’VIII Centenario [1940] della
ricostruzione fatta da Rainerio dopo l’incendio
del 1124”, come ci ricorda sempre l’Asioli nella
sua opera dedicata alla cattedrale fanese8. Il lavoro venne effettuato nei laboratori della Scuola d’Arte di Fano, seguendo disegno e misure
di una piastrella fatta avere al prof. Menegoni
dall’ingegnere Cesare Selvelli, che l’aveva portata
da Rodi, come si evince da altri documenti pubblicati dall’Asioli9.
Sempre a proposito di pavimenti giova ricordare
in questa sede anche l’applicazione del nuovo pavimento marmoreo realizzata pressappoco negli
stessi anni (1958) delle nuove artistiche vetrate.
Ecco come il “Bollettino vescovile della diocesi di
Fano” del gennaio 1959 ricorda l’evento:
Pubblicata con note di lusinghiero commento da
diversi giornali cattolici e non cattolici, e dalla
RAI di Ancona è la notizia che nel giorno di Natale è stato inaugurato il nuovo pavimento della
Basilica Cattedrale. Il precedente, incompiuto e
deteriorato, non era tale da potersi restaurare, in
modo che potesse essere degno del vetusto monumento elevato otto secoli fa dalla fede dei padri,
per l’arte di Mastro Rainerio.
Il capitolo ha affrontato coraggiosamente il problema per una soluzione definitiva e magistrale, facendolo completamente nuovo, sotto l’alta direttiva
della Sovrintendenza ai Monumenti di Ancona.
Il marmo pregiato “Silva-bella” che si addice per la
tonalità del colore alla serietà dell’edificio, è stato
fornito e messo in opera dalla “Adriatica Marmi”
del Dr. Guido Tecchi, con esattezza e precisione
mirabili.
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Altra novità nella nostra Basilica Cattedrale è il
nuovo e modernissimo impianto di riscaldamento
ad aria condizionata della ditta “Vela” di Milano.
Un’opera veramente grandiosa, che ormai s’imponeva, dato che le migliori chiese avranno fra poco
tutte il riscaldamento.
Il Capitolo, approfittando del fatto che si doveva rifare il pavimento, ha fatto eseguire la canalizzazione sotterranea per condurre l’aria calda e quindi è
stato applicato l’impianto. L’opera è già in funzione
con pieno gradimento della cittadinanza10.
Restano infine da segnalare le decorazioni dei vetri delle due piccole aperture che si aprono nelle
archeggiature di facciata, realizzate con un semplice motivo architettonico – che simula arco,
capitelli e colonnine – lungo il contorno dell’infisso. Non sappiamo da chi e quando siano state
realizzate. Secondo don Luciano Torcellini una
ripulitura delle decorazioni è stata fatta nel 2000.
le artistiche vetrate
Note
1. L. Asioli, La cattedrale basilica di Fano, a cura di I. Amaduzzi,
Società tipografica, Fano 1965, ristampa Stabilimento Tipografico “Bramante”, Urbania 1975, p. 62.
2. Ibidem, pp. 59-60. A proposito delle vetrate disegnate da Vittorio Menegoni, Aldo Deli, nel suo libro I merli di Fano, precisa
che andarono in frantumi nel 1944 “tutte le nuovissime vetrate,
comprese le sei, molto belle, istoriate da Vittorio Menegoni”. A.
Deli, I merli di Fano, a cura di Enzo Uguccioni, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Grapho5, Fano 2008, pp. 226-227.
3. Vetrate istoriate, in “Bollettino Ufficiale della Diocesi di Fano”
(B.U.D.F.), Anno XXXIII, n. 4-8, Aprile - Agosto 1955, Società
Tipografica Fano, pp. 20-21. Un’altra precisa descrizione di tutto
il lavoro artistico svolto per queste vetrate si può leggere in L.
Asioli, op. cit., pp. 47-48.
4. Come si legge nel sito web dell’azienda e poi ancora nel volume
di A. Becattini, F. Gurrieri, A. Lenzi, L’officina dei maestri vetrai.
La «bottega» dei Polloni a Firenze, Polistampa, Firenze 2003, la
ditta Guido Polloni è attiva dal 1919 ed ha alle spalle una lunga
storia di collaborazioni con artisti e architetti (Carlo Coppedé,
Piero Grassi, Italo Gamberini, Aligi Sassu, etc.) e con le soprintendenze di molte città italiane (Firenze, Arezzo, Siena, Bologna,
Roma, Napoli, Genova, Verona, Pisa). Nel corso della sua lunga
carriera la Guido Polloni ha ricevuto importanti incarichi sia nel
campo della decorazione a corredo dell’arredamento, che delle
costruzioni navali; sue sono le vetrate artistiche delle navi Conte
Rosso, Conte Verde, Conte Umberto Biancamano, Eugenio Costa.
Non si contano gli attestati e le onorificenze che hanno reso famoso Guido Polloni in tutto il mondo. La sua arte ha trovato poi
una continuità nella figura del genero, il professor Sergio Papucci,
docente di decorazione del vetro (unica cattedra in Italia) presso
l’Istituto d’Arte di Pisa, con il quale collaborava dal 1945. Nel
1984, alla morte del suocero, il maestro Sergio Papucci è diventato direttore della vetreria, proseguendo ed affinando sempre più
quelle caratteristiche che avevano reso celebre in Italia e nel mondo il marchio Polloni anche nel campo del restauro conservativo.
Un esempio per tutti: l’intervento di restauro delle vetrate del
tamburo della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore
a Firenze. Per maggiori dettagli sull’attività artistica si rimanda
al volume citato. Interpellato sull’entità del lavoro svolto a Fano
dalla Ditta Polloni, Renzo Cappelletti, a nome dell’azienda, ci ha
rilasciato questa preziosa testimonianza: “Dai ns. archivi non risultano nè cartoni al vero nè tantomeno i bozzetti preparatori per
la realizzazione delle vetrate del duomo di Fano, probabilmente
andati perduti durante l’alluvione del 1966. Possiamo confermarle che il progetto totale, compresa la realizzazione dei disegni,
è opera del Prof. Sergio Papucci, genero di Guido Polloni. Sergio Papucci nato a Firenze il 27 marzo 1927 si iscrisse nel 1939
all’Istituto d’Arte di Porta Romana nella sezione Arti Grafiche e
nel 1946 ottenne il diploma con merito. Nello stesso periodo si
definiscono anche le sue scelte di vita, incontrando Simonetta
Polloni che diventerà sua moglie; lei è figlia di Guido Polloni,
maestro d’arte e fondatore dello studio di vetrate artistiche così,
anche dietro indicazione del Direttore dell’Istituto d’Arte di Porta
Romana, Prof. Pasqui, viene assunto dallo Studio Polloni. Molte
le opere di Sergio Papucci realizzate per edifici sacri ed abitazioni
private di tutto il mondo: le vetrate realizzate per le sedi Rai di
Roma, Firenze, Napoli, le grandi vetrate scultoree della sede del
Monte dei Paschi a Siena e a Milano, la Facoltà di veterinaria di
Pisa, i grandi restauri delle vetrate rinascimentali della cattedrale
di Santa Maria del Fiore, Santa Maria Novella e Santa Croce a
Firenze, quelle di San Petronio a Bologna, nonché i bozzetti e poi
la realizzazione dei 3 grandi lampadari del Salone delle Feste del
Palazzo del Quirinale a Roma. Sin dai primi anni ‘60 fino alla
sua morte, avvenuta nel gennaio del 2011 (pochi giorni prima
che all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze si inaugurasse
la mostra “ Sergio Papucci. Dall’Istituto d’Arte di Porta Romana
allo Studio Guido Polloni”) è stato socio e direttore artistico dello
Studio Polloni, lasciando la sua eredità alle figlie Cinzia e Silvia.
5. Athos Rogero Natali (Livorno, 1881) è il fratello maggiore del
pittore Renato Natali. Durante gli anni ‘30 lavorò come scenografo e attore negli stabilimenti cinematografici Pisorno di Tirrenia, con Forzano, Righelli, Bonnard e altri registi. Fu anche
disegnatore e architetto e dal 1955 si dedicò all’insegnamento
all’Istituto Statale d’Arte di Firenze e realizzò come vetrinista numerose opere a soggetto religioso per gli Spedali Riuniti e le Poste
Centrali di Livorno, per varie chiese di Livorno, per la chiesa di
Quercianella, a Montenero e per diversi edifici pubblici e privati. Ha lavorato per anni nella ditta Quentin. È morto nel 1976
all’età di 96 anni. La S. A. Felice Quentin, Manifattura Specchi
e Vetri, sorge come ditta nel 1858. Diviene società anonima nel
1906 con sedi a Firenze, Pisa e Spezia. In quello stesso anno apre
un reparto dedicato interamente alla produzione di vetrate artistiche. Colorazione e lavorazione del vetro sono alcune delle tecniche elaborate nella produzione vetraria. Specchi, vetri, vetrate,
lampadari ed altri oggetti d’arredo sono i prodotti più apprezzati.
Tra i nomi che collaborarono con la ditta Quentin segnaliamo
Marcello Avenali, Athos Rogero Natali, Rodolfo Fanfani, Francesco Mossmeyer, Adolfo De Carolis, etc. Tra le architetture che
ospitano lavori artistici prodotti dalla fabbrica fiorentina si segnalano – solo per fare qualche esempio – la moderna chiesa del
Sacro Cuore a Firenze, villa Lo Strozzino a Firenze, chiese a Gubbio, Pisa, Mercatello sul Metauro, Ascoli Piceno. Felice Quentin
fu imparentato con Pietro Ginori Conti. (Vedi anche A. Fusaro,
La produzione vetraria in Toscana dal 1920 al 1940, in Il vetro
tra antico e moderno, Atti della III giornata nazionale di studio,
Milano 31 ottobre 1997, Milano 1999, pp. 85-89; L. Mannini,
Vetrate fiorentine di primo Novecento, in “OMA Osservatorio dei
mestieri d’arte in Toscana”, anno 6, n.29, agosto 2011, pp. 4-5).
6. Ibidem, p. 154.
7. A. Deli, op. cit., pp. 226-227.
8. Cfr. L. Asioli, op. cit., Album delle fotografie. Cfr. A. Deli,
Fano La Cattedrale, nella collana Le chiese ritrovate, a cura della
Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Grapho5, Fano, s.d.
9. L’Asioli, op. cit., riporta una serie di documenti relativi al pavimento alle pp. 152-153.
10. Il nuovo pavimento della Basilica Cattedrale, in “Bollettino
Ufficiale della Diocesi di Fano”, Anno XXXVII, n. 1, Gennaio
1959, Società Tipografica, Fano 1959, p. 41. Cfr. L. Asioli, op.
cit., p. 80.
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