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We Are Alps #2: un viaggio nel cambiamento climatico
We Are Alps #2: un viaggio nel cambiamento
climatico
15.09.2015 di Simonetta Radice
We Are Alps: un viaggio nel cambiamento climatico lungo l'arco alpino insieme alla
Convenzione delle Alpi / Parte seconda. Ricerca in Alta quota: La Jungfrau e
Zugspitze: in cima alla Germania. Di Simonetta Radice.
Ricerca in Alta quota: La Jungfrau
crepacci sull'Aletcsh
Quando i fratelli Meyer, il 3 agosto del 1811, raggiunsero per primi la vetta della Jungfrau, non
pensarono certo che l'area sottostante a questa splendida montagna sarebbe diventata una
Photo by Simonetta Radice
meta turistica di massa nonché la sede di una delle più importanti stazioni di ricerca scientifica a
livello Europeo. Queste due destinazioni sono in realtà più legate di quanto non si possa
pensare, perché il permesso di costruire la ferrovia della Jungfrau fu accordato a Adolf GuyerZeller solo a patto di dare tutto il supporto necessario alla costruzione della stazione scientifica.
CERCA nelle news
Essa fu inaugurata il 4 luglio 1931 mentre nel 1937 venne completato l'osservatorio Sphynx. che,
da subito, divenne un importante centro di ricerca internazionale con scienziati provenienti da
tutto il mondo. Del resto, attività di ricerca scientifica sulla Jungfrau se ne faceva fin dalla metà
dell'800, contando su strutture di supporto molto più rudimentali che permisero però di
raccogliere una serie di dati estremamente preziosi proprio perché a lungo termine.
Il nostro viaggio dedicato allo studio del cambiamento climatico sull'arco alpino – We Are Alps prosegue proprio qui, su quello che qui tutti chiamano "Top of Europe", per indicare la stazione
ferroviaria più alta d'Europa a 3454 metri di quota. Per questa giornata ci farà da guida Erwin
Fluckinger, Direttore della Stazione di Ricerca.
Dalla terrazza dell'osservatorio, è possibile ammirare in tutta la sua vastità il ghiacciaio
dell'Aletsch, le cui variazioni nel tempo sono uno dei primi indicatori del cambiamento
climatico. L'evoluzione del ghiacciaio dell'Aletsch è tra le meglio documentate al mondo. Tra il
1350 e il 1250 a.C la sua lunghezza era di circa 1km inferiore a quella attuale, in seguito iniziò a
crescere per raggiungere le dimensioni massime attorno al 1860. La prima mappa dettagliata
della topografia della sua superficie risale al 1880. Altre due mappe topografiche ad alta
Jungfraujoch la stazione di ricerc
precisione che comprendevano l'intero bacino glaciale con il suo sistema di ramificazioni hanno
Photo by Simonetta Radice
permesso di documentare lo stato del ghiacciaio dal 1927 al 1957. Queste mappe sono state in
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seguito aggiornate da analisi fotogrammetriche periodiche attraverso lo scatto di fotografie aeree
dal 1980 al 2009. E' stato così possibile rilevare un ritiro del ghiacciaio di circa 2,6 km, pari a una
perdita di massa di 50 metri d'acqua equivalenti.
EXPO / Prodotti
Grazie alla quota particolarmente elevata, la Jungfraujoch è stata anche importante sede di
studio dello spettro solare e dei gas serra. Nel 1975, lo scienziato belga Rodolphe Zander rilevò
per primo la presenza di acido fluoridrico nell'atmosfera, aprendo così allo studio dei cloro fluoro
carburi e del loro impatto sul'ozono. “Per quantificare e capire l'impatto dell'attività dell'uomo
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sull'ozono è necessario monitorare molti gas e lo spettrometro a raggi infrarossi della
Jungfraujoch permette di monitorarne almeno 20” Dice Fluckinger “Dalle misurazioni qui
effettuate è emerso che la quantità di clorina - tra i principali responsabili della distruzione
dell'ozono - presente nella stratosfera è cresciuta fino significativamente per decenni fino al
1996, sette anni dopo l'entrata in vigore del protocollo di Montreal, anno a partire dal quale si è
leggermente ridotta a un tasso dell'1% anno su anno.”
Il monitoraggio del bilancio energetico terrestre è un altro dei programmi di ricerca compiuti alla
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seguono tutti i movimenti.
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Jungfraujoch. Per bilancio energetico si intende il rapporto esistente tra l’energia ricevuta dalla
Terra dal Sole e quella riflessa e nuovamente emessa nello spazio da parte della terra. I gas
serra prodotti da attività umane, l’areosol atmosferico – l’insieme di particelle e corpuscoli in
l'osservatorio Sphinx
sospensione all’interno dell’atmosfera di origine diversa – e l’alterazione dell’albedo della
Photo by Simonetta Radice
superficie terrestre dovuta ad attività umane sono tra i principali fattori che influiscono sul bilancio
energetico del nostro pianeta e, per capire e controllare i cambiamenti climatici è necessaria
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un’attentissima valutazione di tutti questi fenomeni. I gas serra come vapore acqueo, diossido di
carbonio, metano e altri causano il riscaldamento dell’atmosfera e della superficie della terra
assorbendo le radiazioni a onda lunga e riemettendole parzialmente verso la superficie della
terra. L’areosol, invece, agisce in senso inverso raffreddando l’atmosfera e incide sull’equilibrio
energetico sia direttamente, riflettendo la radiazione solare e terrestre, sia indirettamente,
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influenzando la formazione, le proprietà ottiche e la vita delle nubi. Le incertezze nella
valutazione del suo effetto sul cambiamento climatico dipendono essenzialmente dall’alto grado
di variabilità della distribuzione delle particelle nello spazio e nel tempo e dalle altrettanto variabili
proprietà chimiche, fisiche e ottiche delle particelle stesse. In particolare è difficile valutare il loro
effetto indiretto, per via della complessità del processo di formazione delle nubi.
La cima della Zugspitze
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Photo by Simonetta Radice
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Le nubi sono un elemento fondamentale per la regolazione della temperatura terrestre perché
riflettono le radiazioni a corto raggio del sole nello spazio (effetto raffreddante) e assorbono
quelle a lungo raggio dalla superficie della Terra (effetto riscaldante). In qualsiasi momento, circa
PORTFOLIO / gallery
il 60% della superficie della terra è coperto da nubi. Il substrato dell’areosol atmosferico è
Portfolio: We Are Alps #2: un viaggio nel
superficie su cui la condensa del vapore acqueo può adagiarsi in condizioni di umidità relativa
cambiamento climatico
indispensabile per la formazione delle nubi, in quanto la sospensione delle particelle offre una
superiore al 100%. Le particelle che compongono il sostrato di areosol che porta alla formazione
delle nubi sono chiamate Cloud Condensation Nuclei. Un aumento del numero di queste
particelle causato dall’attività umana porta a un incremento del numero delle gocce, ma anche a
una diminuzione delle loro dimensioni. Le nubi generate da questo processo riflettono la luce del
NEWS / Links:
We Are Alps
cambiamento climatico
sole in maniera ancora più efficace, raffreddando ulteriormente l’atmosfera sulle zone
industrializzate. Lo studio delle nubi è un work in progress di fondamentale importanza per capire
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e predire il cambiamento climatico e la Jungraujoch ha condotto e continua a portare avanti studi
di ricerca in questo senso.
Convenzione delle Alpi
Jungfrau
Zugspitze: in cima alla Germania
Zugspitze
La Jungfraujoch, però, non è l’unica stazione di ricerca scientifica ad alta quota che abbiamo
avuto modo di vistare nel corso di We are Alps 2015. Il nostro viaggio si è infatti concluso sulla
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vetta più alta della Germania, la Zugspitze (2962 m).
La storia di questa montagna è legata alla scienza fin dalle origini. Fu infatti scalata per la prima
volta il 27 agosto 1820 da Joseph Nau, luogotenente dell’esercito di Re Massimiliano, con
l’obiettivo di compilare una mappa il più possibile precisa del confine tra Germania e Austria. Il
primo rifugio in vetta alla Zugspitze, il Münchner Haus, aprì nel 1897 e nel 1900 la stazione
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meteo iniziò il suo lavoro. Il primo scienziato presente, Josef Enzensperger, era costretto a
trascorrere lassù l’inverno in pieno isolamento in quanto la montagna non era raggiungibile nella
stagione fredda.
L’hotel Schneefernerhaus aprì il 20 gennaio 1931 dopo che la vetta era diventata raggiungibile
sia da parte austriaca, grazie alla costruzione della funivia, sia da parte tedesca, con la
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realizzazione della ferrovia della Zugsptize. Ma il 15 maggio 1965 una grossa valanga si abbatté
sulla struttura, con il pesante bilancio di dieci morti e ottanta feriti. Questo tragico episodio
decretò il declino e la fine dell’hotel, che fu in seguito riconvertito in un centro per la ricerca
scientifica su altitudine, clima e ambiente in Baviera. L’attuale stazione scientifica, che dell’hotel
mantenne il nome, “Schneefernerhaus”, fu inaugurata il 12 maggio 1999, oggi è gestita da un
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consorzio di dieci tra i principali istituti scientifici tedeschi e segue diversi programmi focalizzati
sullo studio dell’atmosfera, del clima, della radiazione cosmica, della dinamica delle nubi e altre
discipline ancora.
Tra i progetti che vengono portati avanti è particolarmente interessante quello che studia le onde
gravitazionali e gli infrasuoni emessi dai cicloni. La conoscenza del contenuto energetico di un
ciclone è importante per capirne l’intensità e per tracciarlo. Il progetto CESAR indaga il
cosiddetto “contenuto energetico differenziale” che può essere registrato nella stratosfera.
Attraverso l’osservazione della dinamica delle onde atmosferiche con misurazioni basate su
radiosonde, spettrometri e satelliti. Dal 2008 al 2025 è previsto che circa cento strumenti
satellitari monitoreranno l’atmosfera della terra. Nelle stazioni di ricerca ad alta quota vengono
anche condotti studi di medicina. La quota della stazione di ricerca, 2650 m, è quella al di sopra
della quale una persona in buona saluta deve acclimatarsi per un soggiorno lungo. Chi soffre di
problemi cardiaci o polmonari a questa altezza può già manifestare sintomi. La pressione
atmosferica all’altezza della stazione di ricerca è la medesima di un aereo commerciale e questo
fa della Schneefernerhaus il luogo ideale per studi legati all’acclimatamento, per le performance
in quota, la regolazione del respiro, il metabolismo e l’effetto del clima sulle manifestazioni delle
malattie. Data la sua lontananza da fonti di inquinamento naturale e umano e dai pollini, la
stazione è il luogo ideale per lo studio relativo agli effetti del cambiamento climatico su pazienti
malati di asma e altre sindromi allergiche.
Il nostro viaggio si è concluso in cima alla Zugspitze alla presenza del ministro federale tedesco
per l’ambiente Barbara Hendricks e del ministro per l’ambiente bavarese Ulrike Scharf che hanno
voluto essere con noi per la giornata conclusiva di We Are Alps.
La Germania detiene attualmente la presidenza della Convenzione delle Alpi e i ministri hanno
voluto sottolineare il loro impegno nei confronti del cambiamento climatico. “Uno studio della
Federal Environment Agency ha dimostrato che, mantendo invariato l’attuale livello di emissioni,
si rischia un ulteriore incremento della temperatura da 3 a 5 gradi in estate e da 4 a 6 in inverno
entro la fine di questo secolo. Credo che la regione alpina abbia in sé il potenziale di diventare
un’area modello per quanto riguarda il cambiamento climatico e la Germania vuole che ciò
accada, non solo durante la sua presidenza. Un’economia più verde è il nostro obiettivo e questo
può avere molti significati: dalla costruzione di edifici a energia zero, al turismo sostenibile a piani
cittadini per il clima. Guardando alla prossima conferenza di Parigi, vogliamo che tutti i governi
decidano di intraprendere un percorso che privilegi le basse emissioni e un’attenzione particolare
per il clima con obiettivi ambiziosi, senza dimenticare chiari segnali di solidarietà nei confronti dei
paesi in via di sviluppo che sono maggiormente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.”
E se gli effetti del cambiamento climatico possono avere un impatto devastante a livello
economico sociale sui Paesi in via di sviluppo, possono anche ridurre in povertà un Paese
inasprendo le sue condizioni sociali. È ciò che è accaduto in Siria, dove negli ultimi 5 anni si è
assistito a una siccità senza precedenti che ha ucciso l’85% del bestiame, reso aridi e sterli
immense distese di campi coltivati e costretto oltre un milione di persone ad abbandonare le aree
rurali per riversarsi nelle grandi città dove l’aumento del costo dei generi alimentari e la
mancanza di lavoro ha causato un pesante inasprimento delle tensioni sociali. Ho voluto
concludere il mio racconto di viaggio con questo accenno alla Siria semplicemente per far capire
che il lavoro degli scienziati arroccati nelle stazioni d’alta quota non è qualcosa di avulso dalla
nostra vita quotidiana. Se il minimo battito di ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano
dall’altra parte del mondo, la comprensione del cambiamento climatico potrà aiutarci a contenere
i suoi effetti potenzialmente devastanti? Le Alpi, osservatorio privilegiato di queste dinamiche,
saranno il terreno di gioco di questa partita.
(Per leggere il blog quotidiano del viaggio potete cliccare qui)
Simonetta Radice
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We Are Alps #1: un viaggio nel cambiamento climatico
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