Nascita del Comitato Per i Diritti Civili delle Prostitute

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Nascita del Comitato Per i Diritti Civili delle Prostitute
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Nascita del Comitato Per i Diritti Civili delle Prostitute
In una calda notte estiva un gruppo di “peripatetiche”1
in attesa dei loro clienti ai bordi del parco di una provinciale
cittadina del nord est decisero di riunirsi e protestare contro i
cittadini americani della vicina Base militare della potente US AIR
Force. I giovani militari della base erano colpevoli di usare violenze
verbali e a volte anche fisiche verso le prostitute ed esse decisero
che ciò era intollerabile. Come pure era intollerabile la repressione
messa in atto dalla polizia. Era il 1982 e il breve ma vibrante
comunicato stampa inviato ai giornali locali suscitò un tale clamore
sui media nazionali tanto che la faccenda divenne un “caso”.
Nel
1983 quel collettivo divenne una associazione legalmente registrata con
il nome di “Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute”, un
Manifesto politico fu subito preparato e affisso sui muri della città,
vi si rivendicavano i diritti negati alle cittadine prostitute, si
domandava la modifica della legge sulla prostituzione.
La
visibilità ottenuta attraverso i media ci consentì di allargare la
partecipazione ad altri gruppi di prostitute donne e transessuali di
altre città che si misero in contatto con noi. La vicenda prese una
dimensione tale da essere seriamente presa in considerazione dalle
forze politiche e alcuni partiti proposero di portare in parlamento le
nostre richieste di modifica della legge. Nel Paese si allargò un
dibattito anche a livello culturale e tutti, inclusi alcuni gruppi di
femministe, presero a dibattere. Le nostre posizioni sulla
prostituzione miravano a far rispettare l’autodeterminazione delle
persone che scelgono liberamente di fare le prostitute e depenalizzare
tale attività. Il Comitato nel 1983 prese i primi contatti
internazionali con le colleghe inglesi dell’english collective of
prostitutes e con the rode draad olandese, dopo di che fummo come molti
altri gruppi sulla scena internazionale attive nella lotta per la
libertà e la dignità delle lavoratrici sessuali.
Convegni,
iniziative contro la discriminazione e il pregiudizio, campagne di
informazione, sit-in di protesta contro la censura giornalistica nei
confronti di transessuali. Il Comitato non ha mai perso l’occasione di
apparire sui media per protestare contro la stigmatizzazione e
l’esclusione sociale. Nel 1984 gli studenti delle scuole superiori di
Bologna scioperarono per un giorno per protestare contro la censura che
impediva a noi prostitute di fare una lezione nella loro scuola.
Scesero in strada migliaia di studenti, noi eravamo alla testa del
grande corteo che attraversò la città. In momenti più tranquilli il
Comitato ha potuto produrre scritti, analisi sulla prostituzione e
perfino un giornale “Lucciola” che uscì periodicamente per due anni
nelle librerie. Con l’apparizione dell’AIDS in Europa abbiamo dovuto
intraprendere strategie di prevenzione e così, imparando anche dalle
colleghe straniere negli anni ’90 abbiamo dedicato molte delle nostre
risorse e competenze per la prevenzione di questa terribile malattia,
organizzando gruppi di autoaiuto con le colleghe e qualcosa che in
Italia non si era mai visto: le Unita mobili di strada per la
prevenzione sanitaria fra le prostitute.
In un paese cattolico e
moralista quale è l’Italia non è stato facile parlare di sesso sicuro,
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condom, ecc.. Con le sole nostre risorse e una agenzia pubblicitaria
che ha lavorato gratuitamente2 abbiamo fatto nel 1995 una
campagna di prevenzione rivolta ai clienti, giganteschi poster
raffiguranti un condom comparvero sui muri delle città italiane, o
sulle pagine di riviste e quotidiani. Nessuno potè ignorarli.
Nonostante tutto il nostro Paese rimane fortemente segnato dalla
cultura dominante cattolica e dalla presenza del Vaticano che influenza
le politiche dei governi sui temi che coinvolgono la sessualità, la
condanna morale si trasforma in esclusione sociale e in pratiche
proibizioniste e repressive, così ancora nel 2000 il Comitato è uscito
con un appello raccogliendo firme in Italia e in Europa per il diritto
di esistere come prostitute.
All’appello per l’affermazione dei
diritti ha risposto anche un artista sensibile ai problemi sociali e
famoso per porli all’attenzione del pubblico trasformati in forma di
arte concettuale, anche l’arte ha la sua evoluzione come ogni cosa e
come in passato gli artisti sono spesso paladini e cantori delle
prostitute. L’artista Sloveno Tadej Pogacar ha aperto le porte della
Biennale d’Arte di Venezia “Platea dell’umanità” ad un Congresso
Mondiale delle sex worker, una vetrina ideale per esporre le prostitute
globali del terzo millennio arrivate a Venezia da diversi paesi del
nord, sud ,est del mondo. Porre di fronte ai passanti la questione
della prostituzione in uno spazio altro, irreale quello dell’arte, ma
con un aspetto così reale e concreto ha obbligato i passanti a
confrontarsi con le prostitute e a dialogare con loro. In un contesto
dove le prostitute erano incluse nell’opera d’arte e fuori gli esclusi
erano loro i passanti.
Attualmente i cambi epocali che stanno
avvenendo nel mondo globalizzato hanno cambiato molto il mercato
sessuale e la condizione di vita e di lavoro delle prostitute è
notevolmente peggiorata. Per le donne immigrate non europee in
particolare la condizione è molto precaria ed esse devono affrontare
oltre la repressione della prostituzione anche quella contro
l’immigrazione. Queste donne devono essere aiutate per diminuire la
loro vulnerabilità e sostenere il loro empawerment, noi abbiamo scelto
di lavorare con loro affinchè migliori la loro condizione ed esse
possano transitare senza danni nel loro percorso di migrazione e
prostituzione. La scelta della solidarietà a volte non è condivisa da
alcune prostitute italiane che percepiscono le straniere come delle
concorrenti che minacciano i loro guadagni. Ma per le fondatrici del
Comitato è una scelta irrinunciabile. Le leggi che attualmente vengono
fatte o che vengono propone sono brutte, illiberali, violano il dettato
costituzionale e sono crudeli. Anche sulla prostituzione soffia un
vento di restaurazione sui modelli regolamentaristi ottocenteschi, sarà
una lotta dura i prossimi anni per le prostitute in Italia, una sfida.
Guerre, povertà, carestie e conseguenti migrazioni di massa sono
fenomeni che ci impongono di non rimanere indifferenti e di fare
appello ai nostri governanti per ottenere politiche più generose verso
i più svantaggiati e maggior giustizia sociale.
1 Prostitute passeggiatrici Street sex worker
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2 Bates Italia
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