1maggio 2013 Lettera N. 292 Carissimi amici
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1maggio 2013 Lettera N. 292 Carissimi amici
Lettera N. 292 Carissimi amici, nonostante il divieto della chiesa e del governo, a Pasqua parecchi fanatici di Eusebia si riuniscono a Businde. La “veggente” non c’è, non si sa dove l’abbiano cacciata, ma loro vogliono fare Pasqua presso la sua casa. Arrivano i militari, ne caricano parecchi su di un camion e li portano a Ngozi. Sono 16 uomini, 14 donne e 2 minorenni. Processo per direttissima con condanne dai 6 mesi ai 3 anni di prigione e una multa dai 10 mila Franchi ( 6 dollari) ai 100 mila (60 dollari). I 2 minorenni sono condannati a 10 mila Franchi e a 6 mesi di prigione. In ospedale fatico non poco a convincere i 4, che aiutano gli ultimi feriti della sparatoria del 12 marzo, a desistere di andare a Businde il 12. Ci riesco, dico loro che la gerarchia ecclesiastica costituì una commissione di esperti con il compito di “studiare per bene” Eusebia, la famiglia e quanto sta avvenendo”. Certi facoltosi della capitale aiutano la “veggente”, acquistano decine di ettari di terreni attorno alla sua casa in previsione di rivenderli a quanti vorranno costruire degli alberghi. Si guarda lontano, si pensa a Businde, come ad una piccola Lourdes, destinata a svilupparsi. Pare che ministri e politici siano in lotta per il pro e il contro Eusebia. Pure il 12 ben 62 fanatici sono a Businde. La polizia è in agguato. Vengono imprigionati a Ngozi. Tutti si augurano che l’affare Eusebia si concluda presto. Gli eventi di questo ultimo mese sono una pubblicità, che non serve a nessuno. Cada il silenzio in attesa che dicano alla popolazione come stanno veramente le cose. Il 12 sera arriva il Rag. Nicola Bonvicini, come rappresentante inviato dal gruppo costituitosi in aiuto al nostro ospedale: Centro missionario diocesano di Brescia, Poliambulanza, Ascom di Legnago, Congregazione Suore Ancelle e comunità di Museke. In un incontro tenuto a Brescia nel gennaio scorso, presenti il Vescovo di Ngozi, Mons. Gervasio Banshimiyubusa e il parroco di Kiremba, l’abbè Isaia Ntahondi, i rappresentanti dei 5 gruppi si sono accordati nella scelta del personale da inviare e sull’eventuale aiuto finanziario all’ospedale, nell’intento di portarlo ben presto ad esser autonomo a tutti i livelli. Quindi il rag. Nicola agisce secondo le indicazioni e le proposte del gruppo. Il 15 arriva verso le 11 il nostro don Massimo. Chiacchierata, pranzo, un poco di sosta, recita del Rosario e concelebrazione in ospedale. Si rientra e don Massimo mi riordina INTERNET, che volere o no è colpito da parecchi virus, per fortuna non mortali. La revisione di un esperto me lo rende più scorrevole. Al mattino concelebra con don Efrem e poi trascorriamo altre ore insieme, parlando del nostro gregge e anche dei problemi della diocesi di Novara. Su Internet ci arrivano notizie buone e anche meno buone. Verso le 10 don Massimo riparte e mi assicura che sarà di nuovo qui in maggio per festeggiare lo scudetto della sua Juve. E l’Inter? Tutto da rifare. Il 18 arrivano da Nicola ben 4 volontari. Ricevo un loro biglietto:”Siamo 4 volontari pensionati: Roberto M., Alessio C., Daniela F., Luciana L. Siamo venuti a Kiremba, per condividere con i fratelli del Burundi le nostre esperienze lavorative. Siamo stati colpiti dalla natura meravigliosa, dall’accoglienza, che ci manifesta questa gente con gesti, sorrisi, affetto, rispetto, valori che nella nostra società vengono pian piano a mancare. Quello che stiamo vivendo non può essere descritto con parole, foto e quant’altro. Lo si capisce solo esperimentandolo personalmente. Questa esperienza non si cancellerà mai.” Roberto e Alessio sono ripartiti il 1 maggio con il nostro Luciano Rangoni, che si farà ad Erbusco 2 mesi di vacanza, sperando che qui in sua assenza tutto proceda nella normalità. Daniela e Luciana ripartiranno il 19. Sono esperte e preziose infermiere che assistono in sala operatoria il dott. Faraone, stracarico di lavoro. Nel mese scorso ho una lettera “sorpresa”. Da Vercelli mi scrive P. Giuseppe Minghetti. Lo pensavo ancora in Bolivia. Mi dice che laggiù rischiò di morire. Ricevette l’Unzione degli Infermi. ”Per le preghiere della mia gente sono ancora qui, sia pure con grossi problemi di cuore”. Ormai pure lui viaggia sugli 80 anni. La sua vita missionaria inizia in Burundi nel 1962. Viene espulso nel 1972 per le sue chiare dichiarazioni contro il genocidio hutu. Passa in Ruanda. A causa della guerra civile, che ha causato almeno 800 mila morti, nell’aprile 1994 si rifugia da me a Rwarangabo con una infermiera bergamasca e con il nostro Giancarlo Luzzi. Dopo qualche mese P. Giuseppe e l’infermiera rientrano in Italia, mentre Giancarlo rimane con me per 18 mesi, passa poi presso le Suore Operaie di Nyamulenza, dove si trova tuttora. P. Minghetti va in Bolivia e pure qui, come altrove, pensa ai bambini orfani. Quando arrivo a Ngozi nell’ottobre 1967, il Vescovo mi manda a Mivo, una nuova parrocchia fondata da P. Giuseppe. Con lui c’è pure lo spagnolo don Simone Martinez. Apprendo con loro un po’ di francese e i primi elementi della lingua kirundi. P. Giuseppe è il mio maestro, che mi addentra nei metodi pastorali, mi segue con amore fraterno, con pazienza. I suoi consigli mi sono sempre stati di aiuto. Potete immaginare la mia gioia di saperlo a Vercelli con possibilità di rivederlo un giorno, a Dio piacendo. Intanto i vari capi dei partiti di opposizione stanno tornando nel paese. Naturalmente si muovono con una scorta sicura. Mancano poco più di 2 anni dalle elezioni politiche del 2015. Gli Stati Uniti non vogliono che a presentarsi sia il solo candidato del partito al potere. Per ora il nostro Agathon Rwasa, capo del FNL ( partito nazionale liberazione) non appare. Domenica 7 sono a celebrare le 2 Messe a Ciri, la sua succursale. Nessuno ha sue notizie. L’anziana madre, quasi cieca, aiutata da una nipote, lo attende, spera di rivederlo presto. Dilaga il malcontento per la svalutazione del Franco locale. Gli stipendi sono invariati, mentre tutto sale di prezzo. Noi pure ce ne accorgiamo. Preti, Suore e altri si appoggiano sulla casa parrocchiale in caso di ricoveri in ospedale di parenti, amici. Aprile è un mese movimentato. Ci mancava che il 21 sera il nostro Vescovo arrivasse con fratello e moglie, entrambi malati, fatti ricoverare . Una figlia neo-laureata è in loro aiuto. A noi il compito di preparare per i 3 i pasti. Non è sempre facile adeguarsi alle necessità dei malati. Non vi nascondo che il compito è pesante per il cuoco e per me, incaricato a procurare quanto necessita. Lo si fa come servizio a chi soffre, a chi ha bisogno. Intanto il riposo, tanto desiderato dopo la dura quaresima, va accantonato. Si spera in giorni di maggiore calma. Cari amici, qui stiamo entrando nella lunga polverosa stagione secca. Per oltre 4 mesi non avremo una goccia d’acqua dal Cielo. Per fortuna le sorgenti sono inesauribili e ci regalano acqua abbondante sempre. Voi invece viaggiate verso l’estate e scommetto che fra poco vi lamenterete del caldo eccessivo. Non scordate di ringraziare lo Spirito Santo, presente attivo nella sua Chiesa, per il dono di Papa Francesco. Spesso mi chiedo se lo Spirito Santo soffi sui nostri politici! Temo che troppi di loro si siano talmente allontanati da una coscienza retta, disponibile agli altri, che non sentano i richiami del Papa, della Chiesa e neanche le sofferenze della loro gente. So che in tantissime famiglie la povertà è di casa. Penso ai milioni di disoccupati. Nessun rimedio? Occorre un vero ritorno a Dio e ai Suoi comandamenti. Il Signore non si stanca mai di perdonarci. Crediamo nella Sua misericordia. In questo maggio la Madonna ci aiuti tutti. Vi abbraccio! Vostro don Carlo Kiremba, 1 maggio 2013 nbv