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Cultura e spettacoli
LIBERTÀ
Martedì 12 aprile 2011
PIACENZA - Nonostante sia poco conosciuto nel’ambiente
artistico piacentino, il pittore
Lino Bernini è in questo periodo motivatissimo. Dopo aver
partecipato ad interessanti
manifestazioni (personali e
collettive) anni fa, Bernini ha
ora ripreso alacremente non
solo a dipingere ma anche ad
incidere con inaspettato entusiasmo. E le opere in mostra fino al 16 aprile da Upa Federimpresa, strada Raffalda 14, lo
dimostrano: tutte di recente esecuzione, sono un campionario quanto mai esaustivo della
Bernini, lo stile della tradizione
Un dipinto di Lino
Bernini in mostra da
Upa Federimpresa
Da Upa Federimpresa dipinti, incisioni, pastelli e chine
sua eclettica personalità.
Troviamo soprattutto tele ad
olio ma anche incisioni all’acquatinta, matita grassa, qualche pastello ed alcune chine
acquerellate. Ogni opera è singolarmente caratterizzata, vi si
nota un’abilità artigianale naturale ma anche educata e ben
coltivata nei corsi seguiti all’i-
stituto “Gazzola”. Lo stile di
Bernini è pacato, non prettamente
accademico
ma
senz’altro appoggiato alla tradizione, volto a recepire una
cultura figurativa di matrice
post-impressionista ma mai
banale. Anzi la diversificazione dei soggetti - paesaggi in
gran parte ma anche nature
morte - accentua la ricchezza
inventiva stimolando implicitamente curiosità ed interesse
dei visitatori.
Colpiscono alcuni paesaggi
per i colori robusti, forti, concentrati che permettono di
strutturare l’impianto compositivo evitando o limitando il
disegno-base. Non dimenti-
Il grande attore nei ruoli dell’Hidalgo e di Sancho Panza imitando Gassman e Carmelo Bene
Branciaroli si sdoppia
per Don Chisciotte
Stasera e domani chiude la Prosa al Municipale
PIACENZA - La sezione Prosa della
stagione teatrale Tre per Te, organizzata da Teatro Gioco Vita e diretta da Diego Maj, è giunta al capolinea, dopo una lunga serie di
successi: al Teatro Municipale
stasera e domani alle ore 21 andrà in scena Don Chisciotte di
Miguel de Cervantes, con la regia e l’interpretazione di Franco
Branciaroli, uno dei più celebrati interpreti del nostro teatro, che
torna a Piacenza dopo i successi
ottenuti nelle stagioni scorse con
le messinscene, dirette da Antonio Calenda, di Vita di Galileo di
Brecht e dell’Edipo Re di Sofocle.
Don Chisciotte, nato da un progetto dello stesso Branciaroli, è
una produzione Teatro de gli Incamminati; le scene sono di
Margherita Palli, le luci di Gigi
Saccomandi, i costumi di Caterina Lucchiari, le musiche di Daniele d’Angelo.
Franco Branciaroli avrà occasione di svelare i risvolti nascosti
del “suo” Don Chisciotte, nel corso dell’incontro che si terrà domani alle ore 18.30 (e non alle
17.30 come precedentemente
annunciato) al Teatro dei Filodrammatici, appuntamento del
ciclo Ditelo all’attore curato da
Enrico Marcotti.
Il romanzo, capolavoro della
letteratura spagnola del Siglo de
Oro, giustamente considerato
dalla critica come il progenitore
del romanzo moderno, è riletto
da Branciaroli secondo una prospettiva decisamente insolita e
straniante: l’attore, infatti, interpreterà in scena entrambi i ruoli
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Franco
Branciaroli in
due scene del
suo «Don
Chisciotte» con
cui chiude la
sezione Prosa
della stagione
«Tre per Te»
protagonisti, il cavaliere della
Mancia Don Chisciotte e il suo
fido assistente Sancho Panza,
conferendo loro, rispettivamente, le voci di due “grandi cavalie-
ri” delle nostre scene teatrali: Vittorio Gassman e Carmelo Bene.
Le fantastiche e buffonesche
avventure di Don Chisciotte vengono quindi percorse, attraverso
i passaggi fondamentali del romanzo, in una lunga chiacchierata immaginaria in cui si mescolano sogni e riflessioni, divertimento e nostalgia.
In questo modo si amplificano sulla scena i significati che
sottendono la trama del capolavoro di Cervantes, che rimandano ai terreni dell’immaginazione e della fantasia, come della riflessione sull’uomo e sul suo destino, e attraverso l’indagine del
binomio oppositivo realtà-finzione arrivano a
mettere in gioco
il meccanismo
stesso del fare
teatro.
In questo senso Branciaroli
spiega la scelta di
portare in scena i
miti di Gassman
e Bene: «Non è
proprio esclusivamente un omaggio: è anche,
quindi, una specie di resa dei
conti. Ossia, l’omaggio è ovvio,
perché reputi alti
coloro cui ti riferisci per mettere
a segno la resa dei
conti. Però è come se dicessi anche: bene, questi sono i miti che
avete codificato, e io mi ci confronto, e questo produce anche
l’idea teoretica di un Chisciotte
che si trova nella condizione in
cui mi trovo io, che deve parlare
con/per voce altrui, che non vive
una condizione romantica con
slanci ideali ma subisce il destino d’un disgraziato alle prese
con un mondo che non lo vuole,
che non ha niente a che fare con
lui. Il Cavaliere dalla triste figura
impersona la deriva, l’ultima
spiaggia cui viene costretto oggi
il teatro. Rischiamo non più di
vedere un’osteria come fosse un
castello, ma di vedere un’osteria
come fosse il teatro».
Chiara Merli
tola contenenti una singolare
percezione dello spazio e del
tempo (Veduta di Vallera e
Facsal).
f. bia.
chiamo le variopinte nature
morte ma notevoli sono i paesaggi innevati realizzati a spa-
Lino Bernini.Personale. Upa
Federimpresa, strada Raffalda 14.
Fino 16 aprile. Orari: da lunedì a
venerdì 8.30-12.30, 14-18. Info:
340/5055297 (Bernini).
E a Fiorenzuola arriva
la festa pirandelliana
Sabato le Mitipretese al Teatro Verdi
FIORENZUOLA - Sabato sera alle 21 della nostra società, nell’intiultimo appuntamento a Fioren- mità della famiglia, che si perzuola della stagione di prosa del petrano violenze inaudite ai
Teatro Verdi, organizzata dalla danni degli esseri più deboli».
consigliera Laura Torricella.
Una realtà che contrasta con
Tornano le attrici-autrici della l’immagine di famiglia che ha il
compagnia Mitipretese: Ma- nostro Paese: «In Italia - dicono
nuela Mandracle quattro autrici chia, Alvia Reale,
la famiglia è cosa
Sandra Toffolatti e
sacra, è baluardo
Mariangéles Tordi moralità, banres. L’anno scorso
diera politica, e se
avevano entusianella cronaca nera
smato e commossi leggono ogni
so il pubblico con
giorno vicende di
Roma ore 11. Queomicidi e violenze,
st’anno producosono sempre openo, scrivono e inra di un mostro, di
terpretano Festa di Manuela Mandracchia della
uno straniero, di
famiglia, con testi compagnia Mitipretese
qualcuno che non
di Pirandello e con
ha niente a che fala prestigiosa collaborazione al- re con noi persone normali e
la drammaturgia di un altro perbene. Dovremmo invece
grande autore siciliano come renderci conto che tutto ciò ci
Andrea Camilleri. Festa di fami- riguarda. Non è compito del
glia (che si è meritato il premio teatro trovare soluzioni, ma racAlabarda D’Oro come miglior contare storie che assomiglino
spettacolo teatrale del 2010) è alla Storia in cui tutti siamo».
una riflessione sulle dinamiche
I testi pirandelliani usati in
violente all’interno del nucleo questo puzzle d’autore (come si
familiare. Con le Mitipretese, diceva c’è la supervisione di Casul palco del Verdi, anche Fabio milleri), sono tratti dalle sue oCocifoglia e Diego Ribon.
pere “Questa sera si recita a
Partendo da alcuni testi di Pi- soggetto”, “Sei personaggi in
randello, che proprio sulla fa- cerca d’autore”, “L’amica delle
miglia e sulle problematiche mogli”, “Enrico IV”, “L’uomo, la
uomo-donna ha fondato buo- bestia e la virtù”, “La vita che ti
na parte della sua riflessione, le diedi” e “Trovarsi”. La cornice
quattro artiste hanno ottenuto entro cui vengono inseriti, è uuna storia al femminile, nuova e na festa di compleanno. Attorcontemporanea. «Ogni giorno - no alla tavola, emergono una
osservano - avviene in Italia serie di dinamiche sotterranee:
l’assassinio di una donna ad o- la coppia che si fonda sulla viopera di un familiare, ma l’omici- lenza, la madre e la figlia aduldio è solo la punta di un iceberg ta rimasta a casa, la coppia in
fatto di soprusi, percosse, umi- crisi. Con addosso la maschera
liazioni. La feroce violenza di dell’allegria e tra tipici convegenere che la nostra società co- nevoli familiari, la festa proceva al suo interno viene ancora de. Sarà il teatro a svelarne tutdefinita “delitto passionale”. E’ to il lato grottesco.
Donata Meneghelli
proprio nel nucleo fondante
ROTTOFRENO - Splendido il concerto dell’ensemble per “A tutta musica”
per la rassegna A tutta musica,
organizzata dal Comune di
Rottofreno con la scuola di musica ArteMusica: nell’affollato
teatro parrocchiale del paese è
andata in scena tutta l’originalità e l’estro creativo degli Archimia, il quartetto d’archi che
si fa beffe dell’impostata “classicità” degliro strumenti per
suonare invece musica jazz,
pop e persino rock. I quattro
protagonisti del concerto Vivaldi on the rock Paolo Costanzo
(violino), Andrea
Anzalone (violoncello), Matteo Del
Soldà (viola) e Serafino Tedesi (violino) – portano fino in fondo il loro
intento “dissacratorio” (mai distruttivo) scegliendo per i loro scopi proprio
l’elitaria formazione tipica della musica da camera. Così, già
dalla loro ouverture, ci si lascia
contagiare da musiche e ritmi
che di classico hanno ben poco
a che vedere con la classicità.
Si sente la batteria, ma sul palco non c’è: è il frutto della no-
Gli Archimia a Rottofreno durante il concerto.A fianco Paolo Costanzo(foto Bersani)
Con il quartetto degli Archimia
Vivaldi si serve “on the rock”
stra immaginazione e degli
strumenti “percossi” con le
mani. Il quartetto riprende, riscrive, ri-arrangia e reinterpreta i successi pop, ma non dimentica le sue origini: originale, in questo senso, la riproposizione dell’Inverno di Vivaldi
in chiave più jazz, quasi straripando in ritmi da bossanova.
Si passa così da Skylife di Da-
vid Balakrishnan, a The way we
were, dall’omonimo film Come
eravamo con Barbara Streisand
e Robert Redford, oppure a
brani come Crossroads di Eric
Clapton. Un’operazione che
può riuscire solamente a chi come gli Archimia - può vantare una preparazione classica,
ma soprattutto una grande esperienza sul campo, avendo
collaborato con molti dei migliori musicisti italiani e non.
In questa loro divertente
sperimentazione, il gruppo
passa con disinvoltura da
Smoke on the water dei Deep
Purple a Thriller e Billie Jean di
Micheal Jackson, fino a Ausencia di Goran Bregovic. Ma l’apice si tocca senza dubbio con
l’esecuzione di Money dei Pink
Floyd, il più bell’inno al dio Denaro della storia del rock: al ritmo di 7/8, i quattro musicisti si
inseriscono perfettamente nell’ipnotica linea di basso, fino a
inseguire e replicare gli assoli
di chitarra del maestro Gilmour. E riescono persino a riprodurre in maniera convincente - grazie a corde pizzicate
e archi usati come fossero stru-
Cristian Brusamonti
A
LUCALI
CAN
e.12.04.11
ROTTOFRENO - Finale col botto
menti a percussione - il celeberrimo riff sonoro dei registratori di cassa e del tintinnio
di monete che apre il brano originale. Ma non temono di andare anche ad esplorare repertori più attuali, come nel caso
di Toxic di Britney Spears (dove, in verità, già l’arrangiamento originale concedeva molto
agli archi). Gli Archimia riescono anche in questa impresa deliziosa di far apprezzare ad orecchie “colte” brani da discoteca, amabilmente camuffati
ma non troppo: segno che la
bellezza e la fruibilità della musica è completamente scevra
dai generi musicali nei quali è
etichettata e dietro cui si trincerano i “puristi” o presunti tali. Applausi scroscianti, naturalmente. E, a grande richiesta,
bis con il super classico When
the saint go marchin’ in. Davvero fortunati quelli che hanno
potuto vederli suonare dal vivo.