Scarica l`articolo su Bioecogeo

Transcript

Scarica l`articolo su Bioecogeo
attualità
di Marica Di Pierri
e Salvatore Altiero
www.asud.net
Immagini di ISFCI
© Francesca Volpi / SdF ISFCI
Comunità,
comitati
e cittadini
I custodi del territorio ai tempi della crisi
democratica e del turbo capitalismo lottano
contro il Biocidio
I
l nostro pianeta sta cambiando troppo velocemente
e ciò comporta rischi enormi
per gli ecosistemi e la salute
degli esseri viventi, uomo
in primis. Rischi ed allarmi
cui non corrisponde, tanto
a livello nazionale che internazionale, alcuna concreta
volontà politica mirata a
porre un freno alle pericolose
interferenze delle attività
umane sul sistema naturale. Il riscaldamento globale, per il quale siamo
vicini al punto di non ritorno, preoccupa la scienza ma non la politica.
Lo sviluppo sregolato dell’economia
industriale ha avuto e continua ad
avere effetti devastanti in termini di
contaminazione ambientale e impatti
sanitari senza che una nuova politica
industriale o un piano strategico per
le bonifiche siano stati inseriti tra le
priorità di governo.
Sono dinamiche diffuse a livello globale; accentuate – nei paesi in via
di sviluppo – dalla debolezza delle
legislazioni ambientali; nei paesi industrializzati, dal tentativo di fare
della deregolamentazione ambientale (assieme all’erosione dei diritti
dei lavoratori) un fattore di competitività economica. Il neoliberismo
si esprime sempre più nella forma
Piattaforma di cemento costruita nel giardino della
Scuola Elementare Deledda di Brescia per consentire
agli alunni di giocare all’aperto durante l’intervallo.
A Brescia è proibito giocare sull’erba a causa della
contaminazione da PCB prodotta dalla Caffaro
BioEcoGeo Dicembre/Gennaio
39
attualità
attualità
decisioni che riguardano la gestione
del territorio.
Facciamo alcuni esempi, partendo
da lontano. Il 2 dicembre 1984, l’esplosione di una fabbrica di fitofarmaci della multinazionale Usa Union
Carbide a Bhopal, India, provoca
3.000 vittime sul colpo e 15.000 in seguito come conseguenza dell’avvelenamento. Comprendendo i sopravvissuti, il numero degli intossicati è
stimato tra 150.000 e 600.000. Quel
disastro è stato letto come emblema
di un fenomeno neocoloniale, una
nuova forma di sfruttamento dei paesi occidentali ai danni di quelli in via
di sviluppo attraverso il trasferimento
Il Comitato
Cittadini e
Lavoratori Liberi e
Pensanti protesta
durante il consiglio
comunale di
Taranto del 5
Settembre 2013
© Federico Roscioli / SdF ISFCI
© Laura Aggio Caldon / SdF ISFCI
conclamata. Dall’altro, il fenomeno
assume in sé il peso della crisi della
democrazia rappresentativa, in cui
gli eletti non rappresentano né difendono i diritti dei cittadini e gli enti
democratici di prossimità, gli unici
capaci di leggere le problematiche
e le vocazioni del territorio, vengono
progressivamente svuotati di potere. In Val di Susa come nella Terra
dei Fuochi, a Taranto come a Brindisi o a Brescia, a Bussi, in Abruzzo,
come a Porto Torres, a Gela come
a Piombino, in Basilicata o a Casal
Monferrato la cittadinanza rileva e
denuncia anzitutto una mancanza:
quella di strumenti di incidenza nelle
Colleferro,
novembre 2013:
il parco giochi
comunale
adiacente al
cementificio e a
poche centinaia
di metri dagli
inceneritori
40
BioEcoGeo Dicembre/Gennaio
Veduta dell’ex polo
industriale Montedison e
Pertusola Sud,
dismessi rispettivamente
nel 1993 e nel 1997.
Le due fabbriche sono
responsabili dell’inquinamento di una vasta zona
della città di Crotone
e dei dintorni
Conflitti ambientali
In questo scenario, un’efficace lente
attraverso cui analizzare la realtà è
fornita dal fenomeno, sempre più diffuso, dei conflitti ambientali, ovvero
da tutti quei fronti di conflitto sociale,
proteste e mobilitazioni nati attorno
alla difesa del territorio da impianti,
infrastrutture o progetti produttivi,
estrattivi o di smaltimento impattanti
per l’ambiente e la salute. I conflitti
ambientali sono il sintomo locale di
una crisi globale che va ben oltre il
dato economico, ponendo l’accento
sulla stretta connessione tra giustizia
ambientale, sociale ed economica.
L’analisi di questo tipo di conflitti
concentra in sé due ordini di considerazioni. Da un lato, la loro diffusione è paradigmatica di un sistema
economico la cui insostenibilità è
© Agostino Amato / SdF ISFCI
dell’accentramento dei profitti e della
socializzazione dei costi, ambientali,
sociali e sanitari, segno del fatto che
ha sempre meno da redistribuire non
solo in termini di ricchezza economica ma anche di benessere e accesso
diffuso a risorse naturali comuni.
La dinamica è sempre la stessa, e
comporta ovunque il sacrificio di parte della popolazione a elevati rischi
sanitari correlati all’esposizione ad
ambienti contaminati. In Italia, i risultati dello studio epidemiologico
SENTIERI dell’Istituto Superiore di
Sanità (svolto in 44 dei 57 Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche
individuati) non solo evidenziano
questa relazione, ma concludono che
il 60% della popolazione residente in
queste aree appartiene alle fasce più
svantaggiate dal punto di vista socioeconomico.
di attività inquinanti e pericolose,
accompagnato da politiche di saccheggio delle risorse naturali, il tutto
facilitato dalla corruzione delle classi
dirigenti dei paesi coinvolti.
Anche il modello energetico fossile è
un emblema di questo meccanismo
e non riguarda solo il sud del mondo.
Oltre che devastazioni ambientali e
cambiamenti climatici, l’estrazione
dei combustibili fossili genera accumulazione di capitali in assenza
di redistribuzione. Per fare solo un
esempio, a Vado Ligure, la centrale
a carbone della Tirreno Power è al
centro delle indagini della procura
di Savona per disastro ambientale.
Nell’ordinanza di sequestro dell’impianto si parla di nesso causale tra
fumi della centrale e eccesso di mortalità, 442 morti in eccesso tra il 2000
e il 2007. Se tale nesso fosse accertato
BioEcoGeo Dicembre/Gennaio
41
attualità
poli. Le mobilitazioni campane, spesso criminalizzate, hanno segnato la
protesta contro il saccheggio di un
intero territorio, dicendo ad alta voce
Stop al Biocidio, come hanno chiamato il sacrificio della propria salute
a regole economiche tese a garantire
solo profitti, e nessun diritto.
impattanti, oltre che nel disegno di
proposte alternative, è non solo centrale ma essenziale.
Uno spunto attuale si trova nei contenuti del decreto Sblocca Italia, recentemente convertito in legge a colpi di
fiducia nonostante una enorme opposizione sociale e degli enti locali. Lo
“sviluppo” proposto dallo Sblocca Italia si compone di un mix di fonti fossili, grandi opere, cementificazioni,
inceneritori, commissari straordinari
che decidono sulle bonifiche. Persino
Bankitalia ha denunciato che potrebbe favorire fenomeni di corruzione
nella gestione degli appalti. L’ondata di proteste che attraversa il Paese contro il provvedimento coincide
temporalmente con l’opposizione alla
precarizzazione del mondo del lavoro
contenuta nel Jobs Act. Si scende in
piazza per il lavoro e al tempo stesso
contro quel modello produttivo insostenibile ancora difeso come risposta
al problema occupazionale. Oggi è
possibile in Italia un’alleanza sociale
tra i temi dell’ambiente e quelli del
lavoro fondata sulla necessità di un
nuovo modello economico che tuteli
ambiente e occupazione, che sia capace di dare risposte complessive e
integrate alle sfide ambientali, occupazionali ed economiche.
Se si leggesse il mondo a partire dagli
spunti che arrivano dai territori, dai
cittadini che li abitano, dalle loro voci,
dalle loro proteste e dalle loro proposte, un governo illuminato orienterebbe le proprie politiche economiche
verso altri principi, redistributivi e di
giustizia ambientale. Conferma del
fatto che le comunità sono oggi portatrici di risposte che la politica ha il
dovere di cogliere.
■
Le comunità locali
Ma non è solo la Terra dei Fuochi, è un
paese dei fuochi, devastato da nord a
sud e popolato da comunità sempre
più spesso in prima linea in difesa del
proprio territorio. E non è solo denuncia. Nella trama di queste battaglie in
difesa dell’ambiente e della salute si
possono cogliere risposte sulle quali la
classe politica dovrebbe sintonizzarsi.
In questo senso, il ruolo propulsivo
delle comunità locali e dell’attivazione sociale nel destino dei territori
e delle risorse coinvolte in progetti
Non è solo la Terra dei
Fuochi, è un paese dei fuochi,
devastato da nord a sud e
popolato da comunità sempre
più spesso in prima linea in
difesa del proprio territorio.
Il ruolo propulsivo delle
comunità locali nel destino
dei territori nel disegno di
proposte alternative è non
solo centrale, ma essenziale
42
BioEcoGeo Dicembre/Gennaio
© Ansa
© Federico Roscioli / SdF ISFCI
Taranto,
un momento di relax
durante il secondo
giorno il presidio
di 26 giorni in
Piazza Castello, nel
settembre 2013, per
chiedere al comune
di Taranto maggiore
attenzione sulle
problematiche
ambientali cittadine
in via giudiziale, il capo di imputazione sarebbe omicidio colposo.
Altro esempio emblematico, riguardante questa volta i rifiuti, è la trasformazione della Campania Felix in
Terra dei fuochi attraverso il sistematico illecito smaltimento di rifiuti
industriali e tossici facilitato da un
complesso intreccio tra imprenditoria, criminalità organizzata, connivenza di organi dello Stato.
Sono fatti che dicono molto su quello
che, applicando le stesse chiavi di
lettura utilizzate per i paesi in via di
sviluppo, può essere definito come
un fenomeno di autocolonialismo:
Campania, 2008, «A Terzigno portateci i rifiuti più puzzolenti tanto è
gente da quarto mondo», così Gianfranco Mascazzini, direttore generale
del Ministero dell’ambiente durante
l’emergenza rifiuti campana, in una
intercettazione della procura di Na-
Pozzuoli,
protesta comitati
“Terra dei fuochi”
Vado, una protesta degli attivisti
di Legambiente contro il carbone.
Sullo sfondo le ciminiere della Tirreno Power