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in una parola: Notevole
IL TUO VOTO: 3.7 ( 1 votes)
I Syndone sono una band progressive rock italiana, formata da Dominik
Comoglio (in arte Nik), dalla formazione classica, nel 1988. Giunti al loro quinto
album, e ritornati ad essere un trio, i nostri si avvalgono per questa nuova fatica
discografica di John Hackett (fratello del più noto Steve Hackett, non c’è bisogno
di ricordare chi sia) al flauto e del fenomenale Marco Minnemann alla batteria,
già visto all’opera con Paul Gilbert, Joe Satriani, Necrophagist, Tony
MacAlpine, e molti altri nomi.
La splendida copertina rappresenta “A Oriente”, olio dipinto nel ’79 da Lorenzo
Alessandri – anche lui piemontese – uno dei più importanti esponenti italiani del
surrealismo, se non il principale. Come suggerisce il titolo del disco, l’ispirazione per
il concept è data dall’Odissea di Omero, la quale non credo necessiti di
presentazioni di sorta.
Anche se l’originalità non è di casa in lavori come questi – evito volontariamente la
diatriba progressive/regressive, data la sede non adatta per affrontarla – non si può
negare l’inserimento di elementi provenienti da esperienze e sonorità successive ai
’70, capaci di dare respiro ma allo stesso tempo varietà alle composizioni. Uno di
questi è proprio il drumming, vario e adeguato al contesto sonoro, pur non essendo
affatto “vintage”.
Un altro è l’equilibrio; procedendo con gli ascolti, balza lampante all’orecchio lo
studio certosino di certi passaggi, e il riuscito bilanciamento tra forte/lento: una
volta tanto non siamo di fronte a polpettoni prolissi e ampollosi, dove non si fa altro
che ripetere clichè stra – abusati dal genere sino alla nausea e al collasso
dell’ascoltatore. Intendiamoci: è un disco progressive rock in tutto e per tutto, a
volte sinfonico e a volte no, ma con una propria – forte – personalità. Il flusso
musicale è dosato in maniera, oserei dire, quasi chirurgica: appena il rischio di un
calo di attenzione fa capolino all’orizzonte, la band inserisce un accelerazione, un
controtempo, un’apertura melodica in grado di mantenere alta la tensione
musicale, e ridurre al lumicino il rischio di annoiare. L’assenza (grazie!) di suite
lunghe 25 minuti è, secondo me, una conferma in tal senso. Lo dico senza problemi
e timori di smentita: raramente ho trovato un tale senso della misura e capacità di
sintesi. Davvero poche volte.
I suoni di synth, minimoog e hammond (questi sì rigorosamente vintage) e
l’assenza di chitarre controbilanciano gli elementi “moderni” di cui accennavo in
precedenza. A questi possiamo aggiungere la struttura dei pezzi, assolutamente
non canonici e banali, e il cantato. Un vero cantato, come si è sentito raramente
nelle bands progressive italiane. Riccardo Ruggeri (autore anche dei testi)
modula e adatta la sua voce in maniera sorprendente alle trame sonore, mostrando
all’occorrenza “stomaco”, interpretazione emotiva e una notevole estensione.
Parlando degli arrangiamenti, delle sonorità, delle melodie e delle composizioni,
l’aggettivo che mi viene in mente per descrivere questa band è “raffinata”. I
Syndone non dimenticano affatto il loro essere mediterranei (pur essendo di
Torino), amalgamando questo aspetto in un contesto musicale intricato, colto, ma
allo stesso tempo atmosferico. Un ulteriore punto in più per l’assenza della classica,
inflazionata e inutile intro scollegata dal complessivo contesto musicale:
Invocazione alla musa è una strumentale che potrebbe fungere da intermezzo in un
qualsiasi punto dell’album.
Disco perfetto quindi, nessun punto debole? No, almeno per il sottoscritto: non ho
apprezzato il timbro vocale in alcuni passaggi, troppo ruvido mentre sale di tonalità.
Si tratta però di un difetto da poco nell’ambito di un lavoro globale davvero
eccellente, il classico “pelo nell’uovo”.
Davvero un piacere ascoltare dischi realizzati con tanta cura e passione. A tutti i
musicisti dell’ambiente, e non: prendere esempio, please. Spero qualche
organizzatore di concerti li noti e li faccia suonare nella mia città al più presto,
muoio dalla curiosità di vederli dal vivo.
Oltre a quanto scritto, posso solo aggiungere il consiglio di acquistare questo
ottimo cd, il quale viene da me dispensato sempre più raramente.