La Casa del Habano - Le Cercle 007 Friends
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La Casa del Habano Via Anfossi, 28 • 20135 Milano Tel +39 02 599 009 73 • Fax +39 02 5939 009 73 www.casadelhabano.it • email: [email protected] EDITORIALE CON “SKYFALL” TORNA LA VOGLIA DI SPECTRE “Dedico questo numero a Syd Cain, il primo sceneggiatore dei film di james Bond” Ilario Citton presidente di Le Cercle Ho voluto con questa foto giocare d’azzardo tenendo delicatamente tra le mani “Silver”, meraviglioso esemplare di gatto Chinchilla parente alla lontana di “Salomon”, visto più volte tra le braccia di Ernst Stavro Blofeld nei film del nostro amato agente segreto, James Bond. L’azzardo sta nell’aver scommesso in un ritorno della famosa SPECTRE nel film del cinquantesimo anniversario della saga di 007, intitolato “Skyfall”. I produttori nella conferenza stampa di presentazione tenutasi a Londra il 3 Novembre, hanno detto chiaramente che nel film ci saranno tre misteriosi personaggi che i fan riconosceranno immediatamente. Mi sono ovviamente fatto due conti, ed essendoci la partecipazione dell’ultima ora di Hellen McCrory che dovrebbe interpretare Miss Moneypenny, restano due soli ruoli dove tutti gli appassionati sperano in un grande ritorno: Q, ed Ernst Stavro Blofeld. Nel frattempo gustatevi la nuova copertina magicamente ideata come di consueto dal nuovo Vice Presidente di Le Cercle, Pierfrancesco Stenti. A lui ho chiesto anche di cambiare il font della testata per dare il via ad un nuovo inizio fatto di modernità al passo con i tempi. Per quanto riguarda questo N.13, la lettura filerà via veloce appassionandovi come non mai. Il debutto di Pierre Rodiac fondatore del “Club James Bond France” con un articolo dedicato a George Lazenby, è il filo conduttore di tutto il numero, dove Dario Minotto, Annalisa Giuseppetti, Andrea Carlo Cappi, Michelangelo Iossa, Piero Cirino e Gualtiero Turcio, raccontano i retroscena di una delle avventure di James Bond più avvincenti: Al servizio segreto di sua Maestà. Questo è il mio regalo per voi. Merry Christmas and happy new year! n SKYFALL IL FILM DEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO di Pierfrancesco Stenti Londra 3 novembre 2011. Il Corinthia Hotel in pieno centro a Londra, ha fatto da cornice alla conferenza stampa di presentazione del nuovo film di James Bond. “Skyfall” questo è il titolo, a conferma delle voci ufficiose che, già da qualche settimana, giravano sul web. A darne l’ufficialità è stato Michael G. Wilson al suo ingresso davanti ad un pubblico di giornalisti ed addetti ai lavori. A seguire sono sfilati gli attori che comporranno parte del cast. Su tutti, ovviamente Daniel Craig, alla sua terza interpretazione nel ruolo di 007, ma anche nomi importanti, quali, la veterana Judi Dench, “M” per la settima volta, Javier Bardem, il cui ruolo sarà quello del villain di turno, per poi arrivare alle Bond girls Berenice Marlohe e Naomie Harris ancora incredule della grande opportunità occorsa. Mancavano all’appello Ralph Fiennes, Ben Winshaw e soprattutto Albert Finney, l’acquisto boom dell’ultima ora, ma anche loro faranno parte del cast. Ad introdurre gli aspetti del nuovo film è stato il regista Sam Mendes, autore di film come “American Beauty”, che gli valse nel 1999 il premio Oscar, ma anche “Era mio padre” dove, tra l’altro, figurava un giovane Daniel Craig nel ruolo di antagonista di Tom Hanks, per finire con Revolutionary Road, con Di Caprio e Kate Winslet.. Mendes, a glissato su molti aspetti, lasciando un’alone di mistero attorno alla trama di Skyfall. Ha comunque promesso che gli ingredienti principali della saga cinematografica di 007, le auto, le Bond girls e le scene di azione, saranno presenti. Ha confermato che le location principali saranno Istanbul, Shangai, Argyll in Scozia e Londra. Le precedenti location date in pasto ai media, l’India e sopratutto il Sud Africa, sembrano non aver passato l’esame finale. Per Mendes, Skyfall ricalcherà maggiormente le atmosfere di Casino Royale piuttosto che Quantum of Solace, ma la notizia più sorprendente è che il film non avrà un legame con i precedenti, cosa che sostanzialmente smentisce ciò che i produttori Wilson e Broccoli avevano da tempo ufficializzato. La parola è poi passata a Barbara Broccoli, figlia di Albert “Cubby” padre dello 007 cinematografico, la quale ha precisato che l’esperienza di Craig, come 007, non si esaurirà con questo film. Craig dal canto suo ritiene ancora oggi essere “molto confortevole” interpretare James Bond, e di non vedere l’ora di iniziare a girare questa nuova avventura. Javier Bardem, ha lasciato intendere che non necessariamente il suo “villain” debba essere una persona negativa. 133 Per il resto hanno trovato conferma quasi tutte le notizie che nel corso dell’ultimo anno si sono rincorse. Roger Deakins, sarà il direttore della fotografia, Dennis Gassner curerà le scenografie, Stuart Baird si occuperà del montaggio. Gli effetti speciali saranno opera del veterano Chris Corbould, mentre Alexander Witt tornerà ad essere il regista della seconda unità. Il conto alla rovescia è iniziato. Manca meno di un anno al 26 ottobre 2012, data della ormai consolidata premiere a Londra, ma dopo quattro anni di attesa, una cosa è certa: n James Bond è tornato! Q LABORATORY LA di Dario Minotto Piz Gloria è il nome del ristorante girevole che sorge a Shilthorn e che sovrasta il paese di Murren nella Svizzera Bernese. L’intero complesso ed il tratto della funivia di collegamento furono progettati dall’architetto svizzero Konrad Wolf nel 1961. L’edificio sorge a 2970 metri di altitudine ed il ristorante ha una capacità di 400 persone con una rotazione a 360 ° in circa un’ora dando commensali una splendida vista panoramica sulle cime circostanti. Il nome gli è stato attribuito dopo la realizzazione in loco di gran parte del film di 007: “Al Servizio Segreto di Sua Maestà”. La realizzazione di: Al Servizio Segreto di Sua Maestà sarebbe dovuta partire dopo “Thunderball – Operazione Tuono” ma, le difficoltà per trovare gli esterni adatti fecero slittare la produzione che preferì anticipare in Giappone “Si Vive Solo Due Volte”. Per creare la base del nemico: Blofeld, la ricerca di un’ambientazione simile a quella descritta nell’omonimo romanzo di Fleming, nella realtà, costituì una vera sfida per i produttori che iniziarono una capillare ricerca in vari territori e giungendo dopo sul territorio elvetico. I produttori Broccoli e Saltzman ricordarono in un’intervista di aver preso inizialmente in considerazione la Linea Maginot in Francia, una serie di fortificazioni costruita nel 1930 per fermare l’esercito di Hitler ed in seguito percorso centinaia di chilometri nel territorio svizzero alla ricerca di un’accettabile location giungendo e valutando anche l’osservatorio astronomico di Monte Generoso – Mendrisio a quota 1704 metri ma che si rivelò insufficiente e non adatto. Per caso, in un bar, il regista Peter Hunt ed il produttore associato Herbert Froehlich seppero che sul monte Shilthorn era in costruzione un fantastico ristorante girevole da cui si vedeva il panorama delle tre cime dell’Eiger, del Monch e della Jungfrau e che al momento i lavori procedevano lentamente a causa degli alti costi dei lavori. La posizione della costruzione era l’ideale per ambientare il film e così, in cambio dei diritti per girare il film, i produttori si accordarono per ultimare la costruzione del complesso, ci aggiunsero inoltre una pista di atterraggio per gli elicotteri ed arredarono l’interno del ristorante in modo avveniristico. Le riprese iniziarono il 21 Ottobre 1968 proprio al Piz Gloria dove circa centocinquanta persone della troupe restarono per 10 settimane facendo poi base a Muerren il paese sottostante. Naturalmente, le difficoltà per girare un film a 3000 metri di altitudine non mancarono e spesso ebbero problemi con il generatore di corrente del ristorante che non era sufficiente per l’illuminazione notturna. Il regista Peter Hunt volle ricreare un film più realista ed aderente al romanzo di Fleming cercando di far trasparire maggiormente il carattere dei vari personaggi. In accordo con lo sceneggiatore Richard Maibaum, si presentò un James Bond più intimista e più simile alle caratteristiche date dal suo autore e quindi tutto l’insieme risultò quasi come un classico film di spionaggio davvero distante dalle mirabolanti avventure precedenti senza gadgets ed effetti speciali. Le riprese nelle sequenze di inseguimento con gli sci sulla neve furono realizzate con tecniche di ripresa assolutamente rivoluzionarie dal campione Willy Bogner, in grado di sciare all’indietro trattenendo una cinepresa tra le gambe. Per le fantastiche riprese aeree si occupò il mitico Johnny Jordan, un fotografo senza paura che filmò le se- PIZ GLORIA, BASE DI BLOFELD quenze con una visuale di 180° appeso ad una speciale imbragatura all’esterno di un elicottero. Proprio grazie a Jordan, questo film ebbe alcune delle più avvincenti riprese aeree di tutta la serie. Si racconta che nel tempo libero dalle riprese, Lazenby si divertiva a sciare intorno al Piz Gloria nonostante la proibizione estesa a tutti dai Produttori e dalle clausole assicurative perché c’era anche il pericolo d’infortuni ed infatti l’attore protagonista Gorge Lazenby si procurò una storta alla caviglia fortunatamente non grave. Le cronache mondane del periodo riportarono notizie di liti tra Lazenby e l’attrice Diana Rigg ma, in seguito vennero smentite da entrambi. Nel corso di tutte le riprese, vi erano presenti degli addetti al controllo costante del livello e dell’intensità del manto nevoso per evitare che qualcuno cadesse o sprofondasse in qualche dislivello. Nel 1990 Piz Gloria è stato ristrutturato esternamente nella pavimentazione del terrazzo panoramico ed il tetto e con l’ultimo intervento del 2007 sono stati modernizzati gli ambienti interni modificandoli dagli originali visti nel film ma, la scala che porta al salone alpino ed il locale stesso adibito a ristorante sono rimasti inalterati. Ora è possibile salire fino al piano superiore e terrazza con una moderna scala mobile oppure in ascensore (modello più moderno di quelli di Bond) ritrovare su una parete lo stemma di Blofeld e poi accedere al bar ed a un fornito emporio dove si possono acquistare gadgets vari legati n alla location ed a James Bond. 135 DA HONG KONG CON AMORE LA STORIA DI GEORGE LAZENBY Quando, dopo aver girato Al servizio segreto di sua maestà, George Lazenby, rifiuta di firmare un contratto per 7 film di James Bond e 5 altre produzioni della United Artists, Cubby Broccoli, coproduttore della saga, aveva previsto che si sarebbe ammuffito in oscuri sottoprodotti del western italiano. Broccoli s’è sbagliato. Lazenby si è ammuffito in sottoprodotti del cinema di Hong-Kong. George Lazenby rimpiange subito la sua scelta di abbandonare il ruolo di James Bond e di rifiutare un compenso di 1 milione di dollari per I diamanti sono eterni. Tutto dietro consiglio del suo agente, Ronan O’Rahilly. Essi allora produrranno insieme Universal soldier che dispone di un budget tale da far di Lazenby l’attore meglio pagato della Gran Bretagna. Jimi Hendrix firma per comporre la musica. Ma la star del rock muore di overdose prima dell’ inizio delle riprese. Miscuglio di parodia di James Bond e d’apologia dell’utilizzo della droga, il film che esce in un clima di estrema controversia, si rivela un fallimento al botteghino. Lazenby decide infine di aggirare O’Rahilly, che per due volte gli ha fornito cattivi consigli. Comincia a vegetare in Inghilterra e non riceve alcuna proposta di ruoli. Parte allora per l’Italia, dove appare in un thriller interessante e strano, un giallo di Aldo Lado, Chi l’ha vista morire. Ed è finalmente Hog-Kong che lo chiama tramite Bruce Lee. L’attore cinese è allora all’apice della gloria. Prepara il suo nuovo film Il gioco della morte e pensa a Lazenby per girare a suo fianco. Lee è rimasto colpito dall’energia sprigionata dall’attore australiano nelle sue lotte. Dopo diversi incontri i due uomini lavorano attivamente al progetto. Hanno pranzato insieme quando Lee ha annunciato di avere disturbi alla testa e va a casa. Bruce Lee muore quella notte stessa. L’attore australiano sarà presente al funerale della star asiatica, ma non girerà il film, che rimane incompiuto. Non comparirà più, inoltre, nella versione rimontata e completata da Robert Clouse, ad eccezione poi di un breve estratto di un reportage al funerale di Lee. Con il biglietto da visita di Bruce Lee, George Lazenby inizia la carriera a Hong Kong. Firma con Raymond Chow un contratto per tre film con Bruce Lee. Dopo la morte del piccolo drago, Chow, si appella a lui per onorare il contratto. George Lazenby si ritrova in una co-produzione con l’Australia realizzata da Huang Feng a fianco della star Angela Mao che era stata la sorella di Bruce in I tre dell’operazione Drago. Il trailer di Stoner / The Shrine of Ultimate Bliss/ Hong Kong Hitman (Stoner si scatena), usa e abusa di riferimenti a James Bond e al simbolo 007. Il film riprende alcuni elementi dei Tre dell’operazione Drago e dell’universo di James Bond. Infine, Lazenby si rivela molto efficace, soprattutto nelle scene d’azione in cui la sua energia vola insieme alla grazia, alla flessibilità e all’agilità di Angela Mao. Nonostante le sue rappresentazioni vecchio stile e le sue sceneggiature spazzatura, il film si lascia godere e rivela un Lazenby ancora energico e convincente, nonostante i ridicoli baffi che egli porta per gran parte del film. In seguito l’attore australiano ricompare in The Man From Hong-Kong/The Dragon Files (Il drago di Hong Kong/Aguatto a hong Kong/) di Jimmy Wang Yu, anche questo co-prodotto dalla Golden Harvest, la società di produzione di Raymond Chow. Wang Yu era stato la star internazionale del cinema asiatico incontrastato e insuperabile negli anni ‘60, con la società Shaw Brothers. Dopo aver sbattuto la porta di questa per raggiungere la Golden Harvest, lotta per riconquistare il suo successo passato, oscurato dalla stella cadente Bruce Lee, che devasta ogni cosa sul suo cammino. Con Il drago di Hong Kong, Yu Wang spera di riconquistare l’apprezzamento del pubblico e la vetta del botteghino. Il film si presenta come una co-produzione tra Hong-Kong e Australia, condotta da Brian Smith Tranchard con Lazenby nel ruolo del primo cattivo. Tutto come Stoner, questa grande produzione per l’epoca, è pieno di oggetti bondiani: inseguimenti e salti in macchine, arrivi in deltaplano in territorio nemico, gadget. Come sempre Lazenby non delude, soprattutto nelle lotte molto violente che l’oppongono a Jimmy Wang Yu. Il film non ottiene, purtroppo, il successo sperato e Wang Yu, dopo un ultimo film con Lazenby, torna a Taiwan a girare film di Kung Fu a budget limitato. Lazenby, ancora sotto contratto con la Golden Harvest, continua la sua carriera a Hong Kong con Operation Regina (Intenational Assassins / A Queen’s Ransom), scritto e diretto da Ding Sin Saai. Dove lo si scopre nel ruolo di un terrorista irlandese, accanto a Jimmy Wang Yu e Bolo Leung (I tre dell’operatione drago). A capo di una banda di malviventi, egli progetta d’assassinare la regina d’Inghilterra durante il passaggio di questa a Hong-Kong. Essi si troveranno di fronte ad Angela Mao, principessa cambogiana implicata nel caso. Il film si mostra, infine, un thriller condotto con suspense, realizzato con mano da maestro che cattura lo spettatore dall’inizio alla fine e che valorizza Lazenby. La carriera di George Lazenby a Hong Kong lo ha reso, in questo momento, l’attore più pagato nella colonia. I film in cui ha recitato hanno avuto un buon successo di mercato e hanno goduto di un riscontro internazionale onorevole. Ma senza la presenza di Bruce Lee, il grande successo non sarebbe mai arrivato. Chow non rinnova il contratto di George Lazenby che alla fine decide di riconsiderare la sua carriera. Si trasferisce a Los Angeles e si dedica alla speculazione immobiliare, facendo occasionali brevi apparizioni in produzioni diverse, parodie di James Bond, dei telefilm della serie Emmanuelle, o delle serie come Suerboy, General Hospital, The Chameleon ... James Bond è tanto n lontano. 137 di Pierre Rodiac Traduzione di Antonella Cambria e Raffaelle Aufiero MR. MOORE CHE COPPIA di Bob Ferrari QUEI DUE! Dopo lo strepitoso successo de Il Santo negli Stati Uniti, il produttore Robert Baker decise di realizzare una nuova serie sfruttando la sua vecchia idea di affiancare un americano a Roger Moore. Dopo il rifiuto di William Holden spuntò il nome di Tony Curtis, stella in declino di Hollywood. L’abbinamento, strano e casuale, di Curtis+Moore generò una nuova coppia che certamente si rivelò perfetta per il genere actioncomedy con continue strizzate d’occhio al mondo di 007 e alla spy story in generale. Attenti a quei due è a tutti gli effetti un capolavoro televisivo: ottimo negli interpreti (anche qui moltissime guest star bondiane), nei dialoghi e nello stile. E il nostro Mr. Moore diede veramente il massimo: produsse tutti gli episodi, ne diresse tre e addirittura firmò gli abiti che indossava. Senza contare che nell’episodio “Una strana famiglia” interpretò ben 4 personaggi. The Persuaders è il punto più alto della sua carriera a livello artistico (a livello di popolarità lo sarà ovviamente 007) e osservandolo nei panni di Lord Sinclair si può intuire che se la sua strada non si fosse incrociata con quella di Mr. Bond, molto probabilmente sarebbe diventato un moderno David Niven. Potenzialità che anche Blake Edwards deve avere colto, visto che gli diede la parte (non accreditata e brevissima) de l’Ispettore Clouseau in un film della Pantera Rosa realizzato dopo la scomparsa di Peter Sellers. Attenti a quei due diventerà uno dei più grossi successi televisivi mondiali; non in USA dove verrà battuto dalla serie rivale Mission Impossible. Questo è il motivo ufficiale della fine della serie dopo solo 24 episodi, ma le cose non stanno esattamente così: Robert Baker ha poi rivelato che in realtà Roger Moore accettò di interpretare solo la prima stagione perché voleva restare libero. Libero per James Bond naturalmente! Sapeva che prima o poi il posto si sarebbe liberato. Successivamente si ipotizzò di sostituire Moore con l’attore Noel Harrison per poter continuare la serie... ma naturalmente si lasciò perdere, Brett Sinclair poteva essere interpretato da un solo uomo e in quel momento era impegnato a rivoluzionare e a far rinascere il mito di 007. n BOND STYLE GEORGE LAZENBY, UN MODELLO IN GIACCA E CRAVATTA Che con Lazenby la storia cinematografica di James Bond entrasse in una nuova fase, risulta evidente fin dalle prime sequenze del teaser. Un’altrettanta netta cesura la si nota nello stile, sebbene il modello australiano fosse andato dallo stesso sarto di Connery per farsi confezionare un abito simile a quelli che avevano già definito uno stile nei film precedenti. Anche Lazenby non si trova a suo agio in giacca e cravatta, così come avvenne inizialmente per il suo predecessore. E’ un modello e si vede dalle movenze. Si presenta al grande pubblico bondiano in smoking, per salvare Tracy su una spiaggia portoghese. Al suo arrivo al casino, lo ritroviamo con un abito in lino crema, due bottoni, due spacchi laterali, tasche oblique, cravatta blu, camicia rosa e mocassini bianchi. La linea degli abiti rimarrà pressoché invariata per l’intera pellicola, con qualche fugace eccezione. Al tavolo da gioco, l’immancabile smoking. Due elementi concorrono a denotare le stravaganze di un decennio che sta per affacciarsi: un vistosissimo plastron sulla camicia e gli spacchi laterali della giacca con collo a lancia. In ufficio, mostra dapprima una certa disinvoltura con Moneypenny, quindi si presenta a M in abito blu a spigato, tre pezzi, con camicia bianca e cravatta blu in maglia di seta. Dopo aver preso parte alla festa di compleanno del futuro suocero con un completo da equitazione, in cui spicca una giacca finestrata in pied de poule, con Tracy dà vita a una sfilata in cui compaiono quasi tutti i capi che indosserà nel film. In Svizzera, nello studio dell’avvocato Gumbold, un altro capo onnipresente: principe di Galles, qui due bottoni, tasche oblique e profondi spacchi laterali sulla giacca, camicia celeste, cravatta blu. A Quarterdeck, residenza di M, 007 si presenta con un blazer blu doppiopetto, sei bottoni, su pantalone grigio in flanella, camicia celeste, cravatta rossa. All’istituto araldico lo ritroviamo con un cappotto corto da auto, doppiopetto blu, con guanti, cappello, tre pezzi gessato blu, tre bottoni e spacchi laterali, camicia celeste e cravatta rosso scuro. Quindi, nei panni di Sir Hillary Bray, sotto un cappotto color tabacco con mantella, un classico abito da fine settimana inglese: finestrato in toni verde e marrone, in tweed, tre pezzi, due bottoni e spacco centrale; camicia a quadri Tattersall e cravatta nera con stemma dell’istituto araldico di Londra. Per ripararsi dal freddo, guanti e sciarpa beige e cappello in grigio. Al ritorno, da M, di nuovo abito blu, camicia celeste e cravatta blu, nello stesso stile di quello precedente. Per impalmare la bella Tracy, giacca scura, con spacchi laterali, cravatta grigio chiaro da cerimonia, pantalone e gilet in grigio chiaro e camicia bianca. La sensazione finale, anche sotto il profilo dell’eleganza, è che, sebbene la pellicola vada comunque inserita nel suo contesto storico, si tratti di uno dei film potenzialmente migliori della saga bondiana. Rimane l’amaro in bocca per ciò che ne n ha inibito le potenziatà. 139 di Piero Cirino [email protected] DIANA RIGG LA PRIMA BOND GIRL SEXY “We have all the time in the world” (“Abbiamo tutto il tempo del mondo”), per vederti e rivederti ancora di Annalisa Giuseppetti Bello essere inseguiti da James Bond…..quale donna disdegnerebbe una esperienza simile. Ed è proprio questo lo scenario che si presenta in: “007 - Al servizio segreto di Sua Maestà”. Una scena che ci riporta alla mente il leggendario film della saga del nostro amato James Bond., ma soprattutto ci ricorda Diana Rigg, l’indimenticabile bond girl che, nei panni della contessa Tracy Di Vincenzo, si ritrova in rocambolesche scene tipiche di Bond, al fianco di George Lazenby nella sua unica apparizione nella parte del famoso agente segreto. Il marmoreo Lazenby che fu poi subito sostituito da Roger Moore. Ma chi è Diana Rigg? Nasce il 20 luglio 1938 a Doncaster, nello Yorkshire, è dotata di grande talento e di notevole agilità. Nei giorni immediatamente l’uscita del film nelle sale, furono molte le TV a parlare della bond girl come una donna che faceva volare gli uomini in aria con la forza delle sue arti marziali, vicino ad un tipico inglese con la bombetta, riuscendo anche ad oscurare la figura di bond. Proprio per queste sue doti si disse che Geroge Lazenby non piacque più alla severissima produzione che selezionava i protagonisti degli 007. La Bond Rigg, infatti, a differenza di molte altre della serie di James Bond, non aspettava l’eroe di turno per essere salvata, ma sapeva badare a se stessa. Siamo nel 1969 e la sua “originalità nell’abbigliamento”, colpi un po’ tutti. Un guardaroba composto esclusivamente da minigonne vertiginose, scollature profondissime che non lasciavano nulla all’immaginazione, tute nere incredibilmente attillate e stivaletti che facevano di lei una vera sex symbol. Insomma una sorta di feticcio erotico che all’epoca deponeva per una figura femminile hard, visto che il nudo come lo si intende oggi, non spadroneggiava nel cinema e nella televisione di quegli anni. La sua bravura come attrice, e l’insieme di fattori sexy, accostata all’eleganza, ironia e raffinatezza, contribuirono negli anni sessanta a fare di lei un’icona. Come è possibile dimentica- re alcune scene del film dove emana sicurezza, eleganza e solarità. Dalla strada, al casinò, fino agli ultimi fotogrammi della pellicola dove Bond e la contessa Tracy Di Vincenzo, oramai marito e moglie, sono in viaggio su un’auto ricoperta di fiori, mentre un gruppo di ragazzi, al loro passare, lancia la battuta: “ditelo con i fiori”. Lapidaria la replica di James: “sembriamo la pubblicità di un fioraio”. Proprio questa scena è l’epilogo della fine della contessa Tracy Di Vincenzo. La donna è all’interno dell’Aston Martin in attesa che 007 togliesse i fiori dall’auto quando i due vengono raggiunti da una Mercedes-Benz 600. A bordo ci sono Blofeld, alla guida, e la segretaria Irma Bunt che spara contro l’auto ferendo a morte Tracy. Bond, disarmato, non può fare niente, soltanto piangere l’amata nell’ultimo abbraccio. Il film si conclude con la frase “We have all the time in the world” (“Abbiamo tutto il tempo del mondo”) rivolta al poliziotto che è sopraggiunto. Proprio come la celebre canzone tratta dal film fu We Have All The Time In The World (che riprende l’ultima frase pronunciata da Bond alla fine), interpretata da Louis Armstrong. Lo stile britannico e vagamente surreale di questo film è indimenticabile, così come rimarrà indimenticabile la donna che nel 1969 divenne l’icona sexy di una saga che consegnò alle successive bond girl stili e atteggiamenti trasgressivi. n 141 FROM GOLDENEYE E QUELLA VOLTA CI FU LAZENBY di Andrea Carlo Cappi Lazenby, classe 1939, è l’unico interprete di 007 a non essere nato nelle Isole Britanniche bensì in Australia. In patria vende automobili, in Inghilterrra, dove si trasferisce nel 1964, lavora come fotomodello e attore in pubblicità. Per puro caso frequenta lo stesso barbiere di Mayfair che serve il produttore Albert R. Broccoli, cui non sfugge una certa somiglianza tra il giovanotto e la sua idea di 007. Ma Lazenby, che non ha alcuna vera esperienza di recitazione, ne è all’oscuro quando la sua agente lo manda a un provino presso Harry Saltzman, socio di Broccoli nella produzione dei film di James Bond. Sean Connery ha già deciso che non intende girare il nuovo film in preparazione, Al servizio segreto di Sua Maestà, annunciato nei titoli di coda del precedente episodio, Si vive solo due volte, e occorre un sostituto. Lazenby, che al primo incontro con Saltzman si è finto inglese mascherando abilmente l’accento australiano, entra nella ristretta cerchia dei candidati. Dopo un incontro con Peter Hunt, già direttore della seconda unità nelle pellicole precedenti della serie e ora promosso regista, il giovane australiano si cimenta in quello che in sceneggiatura è un combattimento con un sicario di Draco, suonandole all’avversario Yuri Borienko: il provino è così convincente che Hunt si rammarica di non poterlo usare come scena del film. A quel punto la parte è assegnata. Purtroppo, un po’ per l’inesperienza del neo-attore e un po’ perché il regista non è in grado di fargli la stessa scuola che Terence Young fece a Connery, davanti alla macchina da presa Lazenby non ha né le movenze né il magnetismo del suo predecessore; fa pensare piuttosto a certi attori che imitavano l’attore scozzese negli spy-movies del cinema europeo anni ‘60. Il confronto con l’uomo che il pubblico ormai identificava con 007 è sicuramente difficile: è la prima volta dal boom della Bondmania che non è Connery a interpretare la parte, cosa cui il pubblico, invece, si abituerà negli anni ‘70. Che ci fosse un certo imbarazzo nel rimpiazzare Connery si avverte nella sceneggiatura e nel film: inquadrato di spalle, Bond non si vede in faccia per parecchi minuti; si era pensato di giustificare il cambio di aspetto raccontando di una plastica facciale, idea poi scartata; e poco prima dei titoli di testa 007 rivolge agli spettatori la famosa battuta su «quello di prima», fuori luogo con lo spirito del film. A questo si aggiunge che la pellicola è agli antipodi rispetto a Si vive solo due volte: laddove quello era infedele al romanzo e saturo di gadget e fantascienza, Al servizio segreto di Sua Maestà è più serio, più romantico e a tratti più noir, e segue il libro fino al tragico finale che non lascia certo uscire il pubblico dalla sala con il sorriso sulle labbra. Così Lazenby, già poco simpatico sul set e sgradito ai critici, perde l’occasione di diventare l’erede di Connery. Di certo sarebbe stato un ottimo 007 se si fosse presentato un decennio più tardi, più maturo e professionale. L’australiano segue altri percorsi: dal cinema di Hong Kong al thriller italiano (Chi l’ha vista morire di Aldo Lado), da Peter Bogdanovich (Saint Jack) a John Landis (Ridere per ridere), sempre inseguito dall’ombra di 007: dell’esperienza con Bond gli restano le strizzatine d’occhio di alcuni ruoli televisivi di agente segreto di nome James o dalle iniziali JB, e la rivalutazione che il suo unico episodio ha avuto negli anni, per le sfumature di umanità – presenti nei libri di Fleming ma non nei film di Connery – che l’attore è riuscito a instillare nel personaggio e che saranno recuperate solo nel periodo di Pierce n Brosnan. Continua... BOND ON SET di Gualtiero Turcio Nel 1967, quando al termine delle riprese di Si vive solo due volte, Sean Connery decise di non rinnovare il contratto per un nuovo film di James Bond, i produttori Broccoli e Saltzman si videro costretti a cercare un nuovo attore che potesse interpretare il ruolo di 007 per poter proseguire la saga. Dopo molte e lunghe audizioni e provini alla fine si impose un fotomodello australiano semisconosciuto al grande pubblico: George Lazenby. Il nuovo film sarebbe stato tratto dal romanzo “Al Servizio segreto di sua maestà”. Ne risultò una pellicola che a detta di molti critici seppure più ricca di trama, era però alquanto più lenta e con un un Bond più introspettivo rispetto alle precedenti. Le locations del film furono questa volta solo due: Svizzera e Portogallo. Le riprese iniziarono il 21 Ottobre 1968, le ultime ad essere girate nell’Aprile-Maggio del 1969 furono ambientate in Portogallo; in particolare le LA scene del teaser vennero girate a Guincho Beach vicino Cascais, a ovest di Lisbona. La dimora di Draco e la scena del suo compleanno furono riprese anch’esse in Portogallo, a Da Vinho Estate presso Zanbujal a circa 40 chilometri a sud di Lisbona. L’albergo dove Bond alloggiava nonché il locale Casinò dove giocava e dove incontrerà Tracy è il Palacio Estoril Hotel in Rua Do Parque a Estoril, a ovest di Lisbona. La scena che conclude il film, quella in cui Tracy viene erroneamente uccisa da Irma Bunt,e che in realtà nei progetti iniziali del regista Peter Hunt doveva aprire il film successivo “Una Cascata di Diamanti” se Lazenby avesse accettato di girare il film, fu ripresa su una strada di montagna nel Parco Nazionale Arrabida vicino Sétubal. Una curiosità riguardo questa scena fu raccontata dallo stesso regista Hunt al termine delle riprese quando disse che per ottenere la giusta interpretazione da parte di Lazenby fu costretto a farlo LOCATION DI “AL SERVIZIO SEGRETO DI SUA MAESTÀ” svegliare di mattina, molto presto, facendogli ripetere la scena per circa 9 ore di seguito fino a quando Lazenby era ormai esausto! Originariamente il produttore Saltzman voleva che le scene riprese venissero girate nella Francia meridionale. Dopo alcuni sopralluoghi però il regista Peter Hunt decise di girarle in Portogallo. Per quanto riguarda le locations svizzere queste furono le prime ad essere utilizzate dall’Ottobre 1968 sino al Marzo 1969. Le riprese si concentrarono principalmente nel Cantone di Berna dove la prima scena ad essere girata fu quella di una ripresa aerea di Bond che scala la montagna dove Blofeld ha il suo quartier generale; questa scena venne però scartata nel film. Molte riprese vennero fatte sulla sommità dello Schiltorn Piz Gloria, dove era in fase di costruzione un ristorante panoramico. Per rendere possibili le riprese i produttori sottoscrissero a loro spese il contratto di fornitura di energia elettrica al ristorante suddetto mentre nelle vicinanze vi realizzarono un eliporto. A causa della neve diventò impossibile continuare gli inseguimenti, questo comportò un prolungamento di circa 56 giorni! Per le riprese in Svizzera fu deciso di utilizzare due distinte troupes, la prima riprendeva a Piz Gloria, la seconda, guidata da John Glen, filmava gli inseguimenti in sci che coinvolsero diversi sciatori professionisti. Alcune cineprese vennero modificate ed altre furono montate sugli operatori mentre sciavano; il cameraman Johnny Jordan elaborò un sistema di ripresa in cui, legato ad un paracadute mantenuto ad una altezza di 6 metri riprendeva le scene sotto ogni angolatura! Per l’inseguimento in Bob fu necessario l’utilizzo di atleti olimpionici svizzeri; la scena venne girata una seconda volta per incorporarvi gli “incidenti” tra i quali quello in cui Bond viene sbalzato fuori dalla pista. E ancora: le riprese della valanga che travolgerà Bond e Tracy furono girate in cooperazione con l’esercito svizzero, che annualmente, per prevenire i danni delle valanghe, utilizza delle esplosioni controllate per evitare il pericoloso accumulo di neve. Parte delle riprese venne però completata negli studi degli effetti speciali; il risultato fu la combinazione tra una valanga prodotta dall’uomo e una serie di immagini create appositamente dalla troupe degli effetti speciali che utilizzò nella circostanza del semplice sale! La corsa in automobile venne girata su un anello ghiacciato, manco a dirlo Lazenby e la Rigg cappottarono più volte! Sui set non mancarono incomprensioni, Lazemby si lamentò di aver incontrato molte difficoltà e nemmeno una persona che lo aiutasse, egli asserì che lo stesso regista aveva complottato contro di lui. Hunt nella sua filosofia pensava che più Lazenby fosse stato lasciato a sé meglio avrebbe interpretato il personaggio di 007. Al termine delle riprese nel Marzo 1969, la troupe si spostò a Londra dove vennero girate le scene degli interni ai celebri Pinewood studios mentre gli interni della casa di M furono ripresi a Marlow nel Buckinghamshire. Al Servizio segreto di sua Maestà fino a Casinò Royale, è stata la pellicola più lunga della serie di 007. n Alle prossime locations! 145 SMOKING 12 CANDELINE PER IL MALEDETTO di Matteo Tornielli Dodici anni di ''fumata lenta''. Dodici anni di riflessioni sulla letteratura, sulla musica, sulla cultura. Dodici anni di promozione dell'italianità, del gusto, delle eccellenze di questo grande Paese che è l'Italia, tutto accompagnato da un grande prodotto riconosciuto per le proprie caratteristiche in tutto il mondo: il ''Sigaro Toscano''. Il compleanno del Club Maledetto Toscano, che si è festeggiato domenica 11 settembre, presso Borgo Melone, a Cortona (Ar), ha, come sempre, sorpreso piacevolmente tutti gli ospiti. ''Siamo già arrivati a dodici anni di grandi incontri - racconta il presidente e fondatore del Club, Stefano Fanticelli - e per festeggiarlo ancora una volta abbiamo chiamato a raccolta grandi personaggi e grandi prodotti dell'italianità''. La giornata è iniziata alle 12 con la presentazione in anteprima del nuovo portale del Club dedicato all'informazione del Sigaro Toscano. www.maledettotoscano.it che è nato con l’ambizione di diventare il portale di riferimento per il sigaro toscano ed il fumo lento. Durante la presentazione è stato servito l’aperito, sigaro toscano e birra KeTo della birreria del Borgo. Si è poi passati al pranzo, le pietanze sapientemente create dallo chef del Borgo Melone, sono state accompagnate da stupendi vini tra cui: Franciacorta, Castelo di Bonomi; Amarone della Valpolicella; recioto dell Valpolicella e China Clementi Antico Elixir. Nel pomeriggio è stato presentato il libro “Il Sigaro Avana” di Salvatore Parisi, un’opera unica nel suo genere, come lo è ogni vero fumatore. L’autore ha offerto una delle sue prestigiose riserve di sigari cubani che sono state degustate in abbinamento con le praline e cioccolate firmate Vestri Cioccolato d'Autore, il tutto accompagnato da una selezione di Distillati a cura del Maledetto Toscano. Una giornata in grande stile per festeggiare il club ma soprattutto per festeggiare e godere dei piaceri della vita. n SECRETS OF 007 LOUIS ARMSTRONG AL DI JAMES BOND di Michelangelo Iossa Una scena-cult: James Bond (George Lazenby) abbraccia sua moglie Teresa ‘Tracy’ (Diana Rigg), colpita a morte pochi secondi prima - da una complice di Blofeld, il ‘villain’ per eccellenza dell’universo bondiano. Accarezzandole i capelli, l’agente segreto sussurra: “Abbiamo tutto il tempo del mondo”. “We have all the time in the world” è la frase che chiude il film “Al servizio segreto di sua maestà” e che dà il titolo al brano interpretato dal grande Louis Armstrong. Tra i musicisti di maggior rilievo nella storia del jazz e della popular music internazionale, Armstrong ha influenzato migliaia di musicisti, trombettisti e interpreti. Composta da John Barry e impreziosita dal testo di Hal David, “We have all the time in the world” occupa un posto speciale nella carriera di Louis ‘Satchmo’ Armstrong e nella storia della musica del XX secolo: le session SERVIZIO di registrazioni del brano furono, infatti, le ultime a cui il musicista statunitense prese parte, poco prima della sua scomparsa. A proposito di questo brano, il grande compositore John Barry affermò: “la mia canzone Goldfinger ha il perfetto ‘Bond Sound’, ma il miglior brano che ho scritto per un film di 007 è senza dubbio ‘We have all the time in the world’. E’ stato un onore lavorare con Armstrong e ascoltare una mia canzone interpretata da lui”. Immediatamente dopo la sua pubblicazione, la canzone non ebbe particolare successo, ma circa 25 anni più tardi, la popolare azienda produttrice di birre Guinness la utilizzò come canzone-tema di una sua campagna pubblicitaria, ‘lanciandola’ verso il terzo posto della classifica discografica inglese! In Italia, il brano venne presentato per la prima volta all’interno della programmazione di “Alto Gradimento”, il popolare programma radiofonico condotto da Arbore e Boncompagni. Nel corso degli ultimi anni, la canzone è stata reinterpretata dai My Bloody Valentine, dall’ex-Stooges Iggy Pop, dai Fun Lovin’ Criminals, da Vic Damone, Michael Ball, dall’italiana Amalia Grè, dalle Puppini Sisters, dalla Fairly Handsome Band e dai Tindersticks. Secondo un’indagine condotta dalla BBC nel 2005, “We have all the time in the world” di Barry/David è la terza canzone d’amore più suonata durante i matrimoni: d’altronde sposarsi significa anche condividere “tutto il tempo del n mondo”! INTERVISTA BUSINESS EXECUTIVE pagnie aeree per offrire soluzioni di qualità, il varo di due nuove navi nei prossimi mesi (Costa Fascinosa Costa neo Romantica, un restyling totale di Costa Romantica affidato a due studi di design come Tillberg Design e Sytax specializzati in hotel di lusso, yacht e centri benessere), e tanto altro che non dico, servirebbero ore... Ho avuto il privilegio di essere tra gli invitati alla crociera del battesimo di Costa Favolosa qualche mese fà e di poter vivere la magia che da anni il prodotto Costa Crociere sa offrire ai propri ospiti. Tutto come al solito è risultato perfetto. Il servizio e l’ordine, la massima attenzione riservata al cliente nonchè la cordialità del personale, le ambientazioni, la cucina e tanto altro che solo un marchio come Costa Crociere riesce a racchiudere. Questa esperienza è stata possibile grazie all’attenzione manifestatami da questa azienda italiana tramite il Sig. Marco Ramot - Business Executive per il Triveneto - al quale a distanza di tempo, durante una tiepida giornata di sole autunnale in una caffetteria veneziana, ho voluto porre alcune domande: a cura di Ilario Citton Che ruolo gioca un marchio prestigioso come Costa Crociere nel Triveneto? Senza dubbio un ruolo di grande responsabilità. E’ il ruolo che spetta a chi il mercato lo interpreta da leader da oltre sessant’anni (era il 31 marzo del 1948 quando entrò in servizio la linea Genova - Buenos Aires) e ogni anno sempre con la voglia di sorprendere e il desiderio di far realizzare un’esperienza unica e indimenticabile. In un contesto come quello attuale far vivere esperienze da sogno non risulta un pò una “mission impossible”? Tutti soffriamo individualmente un contesto che rapisce il sorriso, che ci proietta in un mondo sempre più spesso in bianco e nero, che ci riempie di grandi dubbi. Ma è in uno scenario di questo tipo che chi sa danzare deve farlo ancor meglio di prima. Mai come oggi, chi è chiamato ad un ruolo di leadership non può mancare in coraggio, quel coraggio che serve per compiere scelte importanti che richiedono oltre che un’importante sforzo finanziario anche e soprattutto visione. Noi questo “ballo” lo stiamo interpretando in questo modo: Costa Favolosa, una programmazione 2012 rivista reinventando itinerari già apprezzati e creandone di nuovi, accordi esclusivi con le più importanti com- E tutto questo che prezzo ha? Ha il prezzo che merita la qualità. I nostri vecchi dicevano. “chi più spende meglio spende”. E’ una massima che come tante altre ha una dose di grande saggezza. Inutile illudersi che dietro un prezzo “particolarmente aggressivo”, per non dire “stracciato”, ci possa non essere l’insidia di una qualità mortificata. Ci siamo resi conto che il momento impone particolare attenzione al prezzo, abbiamo reso il partire in nostra compagnia più accessibile attraverso tariffe più vantaggiose, sempre rispettosa di chi è disposto a prenotare “subito”. Ma ripeto: senza mai scendere a compressi con la qualità! Qualità premiata dal Presidente della Repubblica... Proprio così. Nel 2010 abbiamo avuto il privilegio di vederci consegnare il prestigioso “Premio Leonardo Qualità Italia 2010” per la valorizzazione dell’eccellenza italiana nel mondo. Un premio che ci riempie di orgoglio soprattutto perchè legato all’Italia. Un’Italia che siamo gli unici a portare nel mondo, da sempre, grazie alla collaborazione fattiva con Fincantieri (11 navi della nostra flotta provengono da quest’azienda leader mondiale) alla scelta di arredi e allestimenti che molto devono, del loro fa- MARCO RAMOT, COSTA CROCIERE scino, al “Made in Italy” fatto da centinaia di aziende italiane che contribuiscono alla realizzazione delle nostre navi, ma, soprattutto, dal nostro tricolore che si innalza al cielo da ogni nave della nostra flotta. I nostri lettori sono in gran parte imprenditori magari alcuni stanno pensando ad investire in soluzioni d’incentivazione o premio. Cosa hai da dire loro? Direi loro di venirci a scoprire entrando nella loro agenzia di fiducia, o sfogliando le righe del nostro catalogo o ancora curiosando nel nostro sito internet (magari trovando il tempo di sfogliare il bilancio socio-ambientale che mettiamo a disposizione di tutti per amor di trasparenza); direi loro di stare certi che insieme troveremo senza alcun dubbio la formula più adeguata per rendere il loro momento aziendale indimenticabile e sostenibile in termini finanziari; direi loro che lo faremo rispettando e valorizzando la loro immagine aziendale grazie a persone esperte che hanno l’abitudine all’eccellenza. Volendo giocare con lo slogan della nostra attuale campagna di comunicazione direi loro che con Costa Crociere è tutto un altro evento. Passa davanti alla Zattere Costa Favolosa, è diretta ad Istanbul. La mia testa torna a quel Lido di Porpora dal quale ho ammirato la mia città in tutta la sua magia e dal quale, ora, centinaia di persone stanno facendo la stessa cosa. Sulle note di Waltz for Debby di Bill Evans, finendo il mio cappuccino, mi n godo lo spettacolo e sogno... 151 ARTE ARTIGIANA IVAN CRIVELLARO Ho incontrato un anno fa Ivan Crivellaro casualmente. Parlando di James Bond ho scoperto le sue meravigliose creazioni. Calzature artigianali di altissimo livello sia nel design, che nei materiali ne fanno un prodotto “alla James Bond”! Ivan, ti definisci socievole, creativo, un artista. Raccontaci come nasce la tua attività. Posso dire che mi piace il rapporto umano che si instaura con le persone che incontro e questo si trasferice nel rapporto che ho con i miei clienti, inizialmente sono clienti ma che da li a poco si trasformano in amici. La mia attività nasce da una perenne insoddisfazione di espressione. Io sono sempre stato portato per l’arte, creare, dipingere, disegnare, suonare, ma tutto ciò, se così si può dire è stato sempre tamponato dalla visione futura di un lavoro sicuro. Questo mi rendeva enormemente insoddisfatto e aumentava la voglia di esprimermi. Abbandonai gli studi e feci 3 anni presso una scuola di moda. Grazie ad un mio professore, capii che le scarpe fatte a mano potevano permettermi di combinare idee, fantasia e realizzazione manuale, tutto quello che cercavo. Oggi realizzo pezzi particolari per clienti esigenti che mi lasciano l’onore di interpretare i loro gusti... Come nasce ogni nuova idea? All’improvviso, mi scatta una molla che mi fa apparire tutto chiaro cosa devo fere e come rendere la scarpa unica, come per esempio la scarpa all’aglianico o altre che realizzo con tinture che creo estraendole da elementi naturali. a cura di Ilario Citton Quali sono le fasi di lavorazione per arrivare ad una tua calzatura? Bhe! Ci sarebbe molto da dire, basti pensare che per un paio di scarpe ci vuole oltre un mese, ma posso sintetizzare dicendo che prima si parla con il cliente, si capisce che scarpa desidera, modello, forma, colore, ecc., poi si prendono le misure e da li si parte. Si prepara il modello, si taglia si orla (cuce) poi si prepara la suoletta di montaggio, i fili e le setole, si monta la scarpa a mano, si fa la prima fase della tintura, si cuce guardolo tomaia e fodere, poi guardolo e suola, si tinge definitivamente e si inizia la lucidadura. Per renderle splendenti utilizzo champagne ghiacciato, non vi dico quale ma è abbastanza costoso. Per chi lo desidera si realizza poi quello che chiamo il Total Look della scarpa cioè rendere unica anche la suola... Quali sono i materiali che ami utilizzare? Il vitello, la culatta di cavallo che per me è uno splendido pellame, resistente durevole. Poi ci sono i pellami esotici, cocco alligatore ecc. da tenere presente che io utilizzo al 99% delle pelli conciate al naturale. Realizzo le scarpe come se fossero per me e poi del cliente. Quale delle tue creazioni faresti usare a James Bond? Sceglierei una blu che ho realizzato per un cliente che desiderava qualcosa di sobrio ma che avesse qualcosa di unico. Una caratteristica delle tue scarpe sono i colori e le fantasie delle suole... Per quanto riguarda le suole è una cosa che ho voluto proporre per completare la scarpa, non è una costante, è qualcosa che il cliente chiede. Per un cliente patito per la cultura giapponese, ho dipinto una gheisha e un samurai. Questa scarpa è un pezzo da collezione numerata, di un valore paragonabile ad n un’utilitaria. Via Appia 65, Castello del Lago (Avellino) - Tel. 3925742125 - e-mail: [email protected]