Religione 2012 - "Antonietta De Pace"

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Religione 2012 - "Antonietta De Pace"
Religione
2012
Tradizione religiosa dei paesi
II A MODA
[email protected] Docente
Religione Cattolica
Prof.ssa Anna Maria
Tondo
Sommario
S ALICE S ALENTINO ………………………………………………………………………………………… PAG .1
C AMPI S ALENTINA ………………………………………………………………………………………… PAG .4
L ECCE ………………………………………………………………………………………………………… PAG .8
C OPERTINO ………………………………………………………………………………………………… PAG .10
L EQUILE …………………………………………………………………………………………………… PAG .11
LEVERANO……………………………………………………………………………………………………………PAG.13
PORTO CESAREO……………………………………………………………………………………………………PAG.15
Salice Salentino
Madonna del Latte
03 Luglio
I
n questo giorno si svolge il pellegrinaggio alla "Cona",
antica chiesetta campestre, oggi restaurata e ingrandita,
che racchiude un antico affresco raffigurante la Madonna
nell'atto di allattare Gesù Bambino. Il pellegrinaggio nel passato
veniva fatto, nei periodi di siccità, processionalmente con la
statua di San Francesco d'Assisi, per intercedere la grazia della
pioggia per i raccolti; alcuni pellegrini vi si recavano scalzi,
aggravati da pesi o flagellanti.
La festa della Madonna del Latte è stata istituzionalizzata il 3
luglio del 1995 dal vicario della Diocesi di Brindisi, Mons. Don
Angelo Catarozzolo. Ogni anno, nelle ore pomeridiane del 3
luglio, il pellegrinaggio si conclude con la celebrazione della
messa sull'altare situato nel grande spiazzo che circonda la
chiesetta.
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Tra storia e cronaca letteraria
U
na piccola chiesetta rurale di circa 15 metri quadri,
sorge, costeggiando la Strada Provinciale SaliceAvetrana, a circa tre chilometri dal centro abitato.
La piccola chiesetta, costruita nel XVI secolo per
volontà del N.H. Mauro LEONE di Guagnano, nel corso dei secoli,
insieme alla Madonna e al terreno circostante, veniva
identificata come contrada “CONA”.
Luogo di culto e di devozione, nei momenti di perdurante siccità
i Salicesi da secoli si recano in processione penitenziaria al
piccolo santuario per implorare l’intercessione della “Madonna
del Latte” per far cadere la pioggia sui campi. Ad essa si
rivolgono tuttora le puerpere per ottenere abbondante latte per
nutrire i propri figli. E sempre alla “Madonna del Latte” si
rivolgono recandosi spesso al piccolo Santuario, per un momento
di preghiera e meditazione, moltissimi giovani del paese.
Fu nel Luglio del 2002 che la “Madonna del Latte” e Salice
furono alla ribalta della cronaca nazionale, quando proprio in
quella piccola chiesetta, fu trovata la lettera manoscritta di
Giacomo LEOPARDI inviata all’amico Antonio RANIERI l’11
Dicembre 1832 e trafugata a Napoli nell’Agosto 1975
dall’abitazione del Duca CARAFA D’ANDRIA.
La chiesetta, all’origine di proprietà privata, negli anni recenti è
stata donata dal Sig. Ambrogio CARETTO alla Parrocchia “Santa
Maria Assunta”, la quale con alcuni devoti guidati dal Sig.
Mimino BAX, ne curano il decoro.
La “Madonna del Latte” viene festeggiata il 3 Luglio di ogni
anno, con una solenne funzione religiosa alla quale partecipa
tutto il paese.
[Scalinci Mattia]
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Madonna della Visitazione
La fiera-mercato, "Madonna della Visitazione", fu istituita
intorno al 1660 dal Principe Don Gabriele Agostino Enriquez,
feudatario di Salice e Guagnano. La costruzione della chiesa
dedicata alla Madonna e del Convento eretto alla fine del
Cinquecento in favore di San Francesco, si devono allo
scioglimento di un ex-voto da parte del marchese Giovanni
Antonio Albricci, guarito miracolosamente per loro intercessione.
Da qualche anno alla fiera si affianca una serie di
manifestazioni, che vanno dalla mostra dei prodotti
dell'artigianato locale, alle sagre con degustazione di prodotti
tipici, ad una serie di spettacoli teatrali, musicali e pirotecnici, e
ad eventi culturali, allestiti anche nei giorni precedenti e
successivi alla fiera stessa. Alla Madonna della Visitazione è
dedicato il prezioso Convento dei Frati Francescani. Oggi la fiera
è allestita in tutto il paese di Salice Salentino, in particolare
lungo Via Pasquale Leone e Via Umberto I. Da qualche anno
numerosi eventi culturali e manifestazioni arricchiscono il
programma nei giorni precedenti e successivi la fiera. Grande
rilevanza hanno i festeggiamenti in onore della Madonna della
Visitazione.
Di notevole interesse è il convento, all'interno del quale figurano
una pregevole tela che rappresenta la visita di Maria ad
Elisabetta, la cui attribuzione è oggetto di studi, ed un
ammirevole coro barocco in legno.
Mogavero Chiara
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Campi Salentina
Madonna della Mercede
Madonna della Mercede (oppure Santa Maria della Mercede) è
uno dei titoli che vengono attribuiti a Maria, la madre di Gesù. I
cattolici sovente la invocano con quel titolo.
Significato
Mercede deriva dallo spagnolo Merced (plurale Mercedes). Il
nome spagnolo deriva dal latino “merces” che significa: prezzo,
ricompensa inteso come ricompensa gratuita, grazia. Si può
quindi dire che Madonna della Mercede significa: Signora della
grazia gratuita, ovvero Signora della misericordia.
Storia
Si racconta che il 1º agosto del 1218, festa di San Pietro in
Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una
visione della Santissima Vergine, la quale si fece conoscere come
la Mercede (Misericordia) e lo esortò a fondare un Ordine
religioso avente come fine principale quello di riscattare i
cristiani finiti in schiavitù. In quel tempo la Penisola iberica era
dominata dai Musulmani ed i pirati saraceni infestavano le
coste del Mediterraneo, rapivano molte persone e le
trasportavano come schiavi nel Nordafrica.
Pietro Nolasco spinse per la creazione dell'Ordine dei Mercedari,
che fu fondato nella Cattedrale di Barcellona con l'appoggio del
re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di
Peñafort.
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Fondato nel 1218, si hanno testimonianze del suo nome da
medaglie del secolo XIII. Nelle prime costituzioni dell'Ordine, nel
1272, l'Ordine riceve già il titolo di Ordine della Vergine della
Mercede per la Redenzione dei cristiani ridotti in schiavitù di
Santa Eulalia di Barcellona.
da Domenico Ghirlandaio.
Culto
La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in
Catalogna, poi in tutta la Spagna (Sardegna compresa), ed
infine in Francia ed inItalia. Con la scoperta dell'America il
culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di
tutta l'America che riunisce una maggior quantità di devoti.
Il nome Mercede fa riferimento diretto a questo titolo mariano.
La memoria della Madonna della Mercede o delle Mercedi è
collocata dalla Chiesa cattolica il 24 settembre.
Madonna della Mercede
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Fiera
A Campi Salentina si festeggia in autunno la festa della Beata
Vergine Maria della Mercede alla festa religiosa si associa la
fiera.
LA FIERA MERCATO MADONNA DELLA MERCEDE di Campi
Salentina, in programma ogni anno la terza domenica di
ottobre, con annesso mercato del bestiame.
Espressione del prestigio e dell'importanza economica che Campi
ha sempre avuto nel corso del tempo, la Fiera si tiene tutti gli
anni ad ottobre e vanta una lunghissima tradizione che risale
con ogni probabilità al XVII secolo.
Ancora oggi la fiera mantiene immutate alcune sue
caratteristiche e continua ad attrarre operatori commerciali
provenienti da tutta la Puglia. Lo spazio espositivo è
grandissimo, si espande dal piazzale della chiesa della
Madonna della Mercede, e si dirama per buona parte della città.
In passato la fiera era essenzialmente la fiera del bestiame:
asini, muli e cavalli utilizzati per il traino e per i lavori
agricoli, e i cuccioli da allevare come pecore, capre, conigli,
maialini, pulcini e colombi. Quando il progresso sostituì le bestie
da soma con i più moderni motori agricoli, anche la fiera
cambiò fisionomia divenendo vetrina di motori agricoli ed
apparecchiature meccaniche. Da qualche anno è ritornata la
moda di acquistare in fiera animali come piccoli pony e cavalli,
per cui è facile trovare anche gli stand di accessori quali selle,
finimenti, cavezze e gli attrezzi per la pulizia dell'animale.
Ma la fiera era anche la fiera dei cereali, in cui le famiglie
facevano la provvista per l'inverno di ceci, fave, piselli, fagioli,
alimenti basilari della dieta mediterranea. Accanto ai legumi
venivano venduti i fichi secchi che, cotti al forno e conservati nei
caratteristici "capasoni", rappresentavano un nutrimento
fondamentale nell'alimentazione, e poi noci e castagne, che
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ogni padre di famiglia aveva l'obbligo di acquistare per
"devozione".
La principale arteria della città, viale Nino di Palma, la
circonvallazione, sarà presa d'assalto da venditori espositori,
compratori e curiosi, per una superficie di circa 10.000 metri
lineari.
Tolomeo Emanuela
Giannetta Clarissa
Baglivo Marta
Rucco Roberta
Rucco Mariangela
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Lecce
Sant’Oronzo
La leggenda vuole che un giorno San Paolo, l’apostolo delle
genti, consegnasse una sua lettera a Tizio Giusto di Corinto,
affinché la recapitasse a Roma.
Mentre era in viaggio, Giusto naufragò presso la spiaggia di S.
Cataldo, e qui incontrò Publio, giovane leccese di una nobile
famiglia pagana, mentre era a caccia insieme a suo nipote
Fortunato.
Ospite da Publio, fu Giusto a raccontargli per la prima volta di
Gesù. Publio ne fu talmente affascinato da abbracciare la fede
cristiana con grande ardore.
Domandò di essere battezzato, e volle cambiare il suo nome in
Oronzo, che rimanda all’etimologia di “risorto”.
La sua vita era cambiata per sempre.
Giusto proseguì per Roma. Al ritorno a lecce, Oronzo lo pregò di
condurlo a Corinto, da Paolo. A quel giovane leccese, Paolo
raccontò dell’amore di Gesù, di come anch’egli fosse “risorto”, di
ciò che aveva visto sulla via di Damasco. Gli impose le mani,
consacrando primo vescovo della Iapigia, la puglia di oggi.
Sant’Oronzo tornò dunque nella sua terra, per predicare Cristo, e
in molti si convertirono.
Ma erano gli anni delle persecuzioni di Nerone. Essere cristiani
all’epoca era una condanna a morte.
Lasciarono Lecce, rifugiandosi prima a Ostuni, poi a Turi. Qui a
Turi, nella “grotta” che poi ha assunto il suo nome, Oronzo
predicava il Vangelo, battezzava, celebrava l’Eucarestia assieme
ai nostri antenati.
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Perseguitato, lasciò Turi per recarsi a Potenza, a Taranto, infine
ritornò a Lecce, dove consacrò a Maria Madre di Dio la prima
Chiesa.
Fu imprigionato e, dopo undici giorni di carcere, fu decapitato,
rendendo testimonianza a Dio col sacrificio della vita.
I secoli trascorsero, ma non cancellarono la memoria che del
Santo aveva la comunità turese.
L’ingresso della grotta, però, sepolto dalla campagna e dal
tempo.
Durante la pestilenza degli anni 1656-1658, sant’Oronzo
apparve a una ragazza, le assicurò che l’epidemia sarebbe presto
terminata, e le svelò l’ingresso della grotta.
Lì furono rinvenuti i segni della sua presenza nell’età apostolica:
due ampolle, un panno, simbolo che lì sotto, nell’umidità della
roccia, 1500 anni prima qualcuno aveva celebrato l’Eucarestia.
Lecce festeggia Sant'Oronzo il 26 agosto, in ricordo del suo
martirio, con una solenne processione per le vie della Città. La
festa risale al XVI secolo, ma fu sospesa nel 1640 per poi essere
ripristinata nel 1658, anno in cui la devozione vuole
Sant'Oronzo liberatore dei leccesi dalla peste. In tale occasione,
venne donata dai Brindisini la parte superiore di una delle due
colonne poste al termine della via Appia nel porto di Brindisi per
onorare il Santo cui avevano fatto voto affinché li salvasse
dall'epidemia. La colonna doveva servire da basamento per la
statua in bronzo di Sant'Oronzo, che tuttora domina centrale di
Lecce.
Bisconti Chiara
Bernardini Elena
Caputo Federica
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Copertino
La Chiesa della Grottella
La Chiesa e il convento della Grottella è a due chilometri dal
centro abitato.
San Giuseppe restò legato per tutta la vita al Santuario di Santa
Maria della Grottella. La Chiesa con la residenza estiva del
vescovo fu edificata da Mons. Cesare Bovio vescovo di Nardò
(1577-1583).
Nel corso del 600, l’ampliamento della Chiesa e la realizzazione
del convento permettevano la permanenza dei Frati Minori
Conventuali. Grazie all’intervento di San Giuseppe il Convento
della Grottella diventò indipendente ed evitò di essere chiuso per
l’emanazione della Bolla di Innocenzo X che decretava la
chiusura di piccoli conventi. Attualmente la Chiesa presenta la
facciata “a capanna” con il portale di modeste dimensioni, uno
stemma e il rosone. La struttura interna, voltata a botte
unghiata, è definita da un impianto longitudinale a unica
navata con altari: quattro a sinistra e tre a destra. A destra
dell’altare maggiore il cappellone di San Giuseppe da Copertino
decorato “ a stucchi” e realizzato nel 1753 in seguito alla
beatificazione del Santo. Al centro dell’altare la statua
raffigurante San Giuseppe da Copertino in cartapesta che fu
commissionata dai Frati Minori Conventuali in occasione della
prima processione 1753 in onore del Santo.
Amaranti Chiara
Leo Simona
Leo Alessia
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Lequile
La colonna dell’ Osanna
Intorno al 1600 nella piazza del paese si erigeva la Colonna
dell'Osanna. Essa era denominata lusannà perché un tempo, la
domenica delle palme , il clero e i fedeli benedicevano i rami di
ulivo e le palme in quel luogo, cantando l'Osanna al FiLa
colonna dell'Osanna fu spostata in seguito all'ampliamento
della piazza e alla costruzione della scuola elementare sul
terreno denominato appunto sannà, nella periferia del paese; ciò
avveniva intorno al 1935. Tra il 1965 e il 1970, per questioni
edilizie e problemi di viabilità, la colonna fu abbattuta.
Passarono così quasi trent'anni e della Colonna dell'Osanna
rimaneva solo un vago ricordo. Di quest'antica costruzione si
erano perse le tracce fino a quando, in concomitanza dei lavori
di restauro eseguiti nella chiesa di San Basilio Magno (1990
circa), nei muri del campanile fu ritrovato un capitello, sul
quale furono fatte varie ricerche che portarono di nuovo alla
Colonna dell'Osanna. Infatti, detto capitello era uno dei pezzi
che andarono persi quando la colonna fu demolita. A seguito di
questa scoperta ce ne furono altre, che portarono alla luce altri
due pezzi dello storico monumento. Con questi pezzi, custoditi da
alcuni cittadini, si è ricostruita la colonna nel punto in cui
sorgeva originariamente. Glio0. di David.
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Chiesa di San Vito
La festa in onore di San Vito per la Chiesa universale si celebra il
15 giugno; ma Lequile da molti secoli celebra i solenni
festeggiamenti in onore del Santo Patrono la quarta domenica
di giugno e in questo periodo tutti i lequilesi e moltissimi devoti
dei paesi della provincia si recano nella chiesa di San Vito per
pregare ai piedi della statua e chiedere grazie per l'intercessione
del Santo Adolescente. Sempre affollate sin dal primo mattino
sono le diverse Messe, come anche la processione del sabato sera
che richiama una grossa partecipazione di devoti che, ordinati e
raccolti, vanno dietro alla statua del Santo che viene portata a
spalla dal gruppo "Amici di San Vito".
La festa grande è caratterizzata dalla fiera - mercato che si
svolgeva nei pressi della chiesa di San Vito. Inizialmente il 15
giugno contemporaneamente alla festa liturgica si organizzava
un'importante fiera di animali.
In seguito, per la concomitanza di altre fiere in paesi non molto
distanti come a Castri e Carmiano in cui si venera San Vito, la
fiera di Lequile fu spostata alla IV domenica di giugno. Fu
infatti Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie (18301859), che volle dare ordine alle numerose fiere del suo Regno,
specie nel Salento. Il vescovo Pappacoda, stabilì che la festa
religiosa e la fiera si svolgessero contemporaneamente.
Durante i tre giorni di festa, il percorso cittadino di Lequile
viene illuminato dalle caratteristiche luminarie e il paese viene
così addobbato a festa. Il programma serale include per tutto il
periodo della festa, concerti bandistici e gare di fuochi
d'artificio.
Vantaggiato
Silvia&Erika
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Leverano
La vita di San Rocco – Protettore della Città
Rocco nasce a Montpellier, in Provenza (sud della Francia) in
un anno imprecisato tra il 1348 e il 1350. Al momento della
nascita Rocco reca sul petto, lato cuore, una voglia a forma di
croce che ne permetterà il riconoscimento del corpo dopo la
morte. La famiglia, i Delacroix, è tra le più abbienti della città.
A Montepellier, presso la locale ed antica Università Rocco
avrebbe studiato medicina interrompendo gli studi alla morte
dei genitori, Giovanni e Libera. Dopo il funesto evento, il
giovane, distribuisce i propri averi ai poveri e parte in
pellegrinaggio verso Roma. Al momento di iniziare il
pellegrinaggio ha già assunto l’abito del Terzo Ordine
Francescano. Rocco, secondo la tradizione, avrebbe conosciuto il
terribile flagello della peste già nella città natale. Giunge in
Italia nel momento di massima virulenza di un’epidemia di
peste nera ed interrompe il viaggio verso Roma ad
Acquapendente (Viterbo) ove nel lazzaretto di S. Gregorio assiste
appestati ed ammalati.
Qui si manifestano le virtù taumaturgiche del Santo: il segno
della croce praticato da Rocco sulla fronte dei malati procura la
guarigione e si diffonde così la fama dei miracoli del giovane
pellegrino francese. Giunge a Roma tra il 1367 ed il 1368. Vi si
ferma per tre anni assistendo gli ammalati. Con il segno della
croce indelebile sulla fronte, guarisce un cardinale che lo
conduce alla presenza di Papa Urbano V. Dopo aver lasciato
Roma, Rocco è a Rimini, Forlì, Caorso e Cesena ove si prodiga a
favore degli appestati. A Piacenza contrae la peste e si ritira in
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una grotta, ancora esistente e trasformata in santuario, lungo il
fiume Trebbia nei pressi di Sarmato. Un cane provvede al
sostentamento del Santo con una pagnotta che preleva alla
tavola del padrone. Muore tra il 15 ed il 16 Agosto
probabilmente del 1379. Il corpo di S. Rocco resterà a Voghera
fino al 1483 quando sarà trasferito a Venezia ove è eretta una
chiesa dedicata al Santo con un altare che ne conserva i
principali resti. La chiesa è officiata dalla celebre
"Arciconfraternita della Scuola Grande di S. Rocco" che ancora
oggi costituisce il fulcro della diffusione del culto di S. Rocco in
tutto il mondo. A Leverano, viene festeggiato solennemente il 16
Agosto la festa di San Rocco.
[Persano Melissa]
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Porto Cesareo
Festa Santa Cesarea Vergine
Intorno 1100 viveva, nei dintorni di Scorrano in un
villaggio chiamato Francavilla, una fanciulla di nome
Cesarea, figlia di un ricco mercante, che aveva fatto un
voto di castità alla Madonna del Carmelo. Un giorno
sbarcò su quelle coste una masnada di saraceni, che
messa a ferro e fuoco la città si spinsero fino alla casa
dove abitava Cesarea. Il capo della masnada, colpito
dalla rara bellezza della fanciulla, fu preso dal
desiderio di farla sua. Cesarea rifiutò decisamente le
offerte e fuggì nella notte. L’uomo vistosi respinto si mise
ad inseguirla lungo la costa. La fanciulla fuggendo i
nascose in una grotta sperando di aver trovato un
rifugio sicuro. Il saraceno, aiutato dai suoi compagni,
ben presto la raggiunse e mentre si accingeva ad
afferrarla con violenza, una nube guidata da un
angelo, avvolse la fanciulla nascondendola, l’uomo
cadde tra gli scogli e fu divorato dalle fiamme di zolfo.
Questa è la fiaba che si tramanda la gente, ma la storia
ci rimanda una verità più drammatica, raccontandoci
che il Saraceno nella realtà era il suo stesso padre.
Infatti il padre rimasto vedovo con l’unica figlia Cesarea
pian piano se ne invaghisce, ed il giorno in cui rivela
alla fanciulla la sua insana passione, ne provoca la sua
fuga. Il padre sdegnato la insegue lungo tutta la costa
di Porto Cesareo fio a Castro, dove quando sta per
raggiungerla un angelo chiamato dalla fanciulla, le va
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in aiuto e la avvolge in una nube nascondendola nella
grotta. Il padre precipita dalla scogliera e si ritrova
all’inferno. Il tragico fatto di Cesarea si divulgò presto
in tutta la Japigia e la gente cominciò a visitare quella
grotta come un luogo santo ed il culto aumentò si
sperimentò che le acque che ne scaturivano guarivano
ogni malanno.
Porto Cesareo annovera una tra le più simboliche feste
patronali locali: la festa di Santa Cesarea.
Ogni anno dal 21 al 24 agosto, nello spettacolare
scenario di Porto Cesareo, si tiene una festa in onore di
Santa Cesarea.
L’evento è caratterizzato da numerosi appuntamenti
religiosi e civili che fanno si che la festa sia seguita con
interesse dai locali così come dai turisti che si recano di
proposito per assistere alle funzioni.
L’aspetto più suggestivo dell’intera festa è senz’altro la
processione sul mare.
Ogni anno, infatti, viene organizzata una sontuosa
funzione religiosa che consta di una spettacolare
processione sul mare delle statue della Beata Vergine
Maria del Perpetuo Soccorso, patrona della città di Porto
Cesareo, e della statua di Santa Cesarea Vergine.
Le statue vengono trasportate su imbarcazioni differenti.
Durante la traversata si svolge il palio di Santa Cesarea
al termine del quale viene premiato il miglior vogatore
di “voga alla veneta”.
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[Peluso Anthea]
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