1 aprile 2013

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1 aprile 2013
1 aprile 2013
IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia
Notiziario trimestrale
di Benvenuti in Italia
e di Uvauniversolatro
ISSN: 2239-1169
Attualità documenti
opinioni sugli
insegnamenti di
religione e le scienze
delle religioni in Italia
a cura di
Mariachiara Giorda
Per iscriversi inviare il proprio indirizzo mail
[email protected]
Indice
ATTUALITA’
Iscrizione on line: insegnamento della religione cattolica e
attività alternative, p. 2
Scegliere di avvalersi o meno dell’IRC, p. 2
L’ora di religione può essere scelta all’inizio di ogni anno
scolastico?, p. 3
Gli insegnanti di religione chiedono un concorso e una
graduatoria ad esaurimento, p. 4
Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma aumentano i prof. di
religione, p. 4
Richiesto il benestare di un parroco per insegnare religione
ed è polemica, p. 5
Più studenti all’ora di religione, p. 6
Ora di religione a scuola, piace sempre di più anche agli
stranieri, p. 7
Ora di religione, il rap della Chiesa, p. 7
Convenzione tra il MIUR e CSAM-CEM, p. 8
Il Protocollo del MIUR sull’adozione dei libri di testo per
l’a.s. 2013-2014, p. 8
OPINIONI
1
Crociata e la Consulta della Cei, p. 9
Ronco e l’approccio storico-critico al fatto religioso, p. 9
Tussi su scuola e diversità, p. 9
La UAAR e alcune iniziative, p. 10
Campoleoni sull’insegnamento della religione a scuola, p. 11
Boscaino: sì e no per la scuola statale, p. 11
Camon su religione e cultura, p. 12
Michielin sulla nuova Intesa, p. 13
PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI
Feste e cibi religiosi: Prosegue il progetto sperimentale di
Storia delle religioni per l’Attività Alternativa, p. 14
“Accoglienza e Pluralismo Culturale e Religioso nelle
Strutture Sanitarie”, p. 15
Il Consiglio dei bambini (parte II). Democrazia e
Costituzione, p. 16
BIBLIOTECA Segnalazioni di libri e articoli, p. 17
EVENTI
Ragusa, Bari, Assisi, Roma, Milano, p. 19
IRINEWS 1 aprile 2013
Attualità
I. Biano e M. Mampieri
Iscrizione on line: insegnamento della
religione cattolica e attività alternative
La circolare n. 96 del 17 dicembre 2012 indica che la
facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della
religione cattolica viene esercitata dai genitori (o dagli
studenti negli istituti di istruzione secondaria superiore), al
momento dell’iscrizione, mediante la compilazione
dell’apposita sezione on line. La scelta ha valore per l’intero
corso di studi e, comunque, in tutti i casi in cui sia prevista
l'iscrizione d'ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale
scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni
esclusivamente su iniziativa degli interessati La scelta
specifica di attività alternative è operata, all’interno di
ciascuna scuola, utilizzando il modello di cui all’allegato C.
L'allegato C prevede diverse opzioni di attività alternative
all'insegnamento della religione: si ricorda che tale allegato
deve essere compilato, da parte degli interessati, all’inizio
dell’anno scolastico, in attuazione della programmazione di
inizio d’anno da parte degli organi collegiali, e trova concreta
attuazione attraverso le seguenti opzioni possibili:
• attività didattiche e formative;
• attività di studio e/o di ricerca individuali con assistenza di
personale docente;
• libera attività di studio e/o di ricerca individuale senza
assistenza di personale docente (per studenti delle istituzioni
scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado);
• non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della
religione cattolica.
La scelta di attività alternative ha effetto per l'intero
anno scolastico e deve essere operata da parte degli interessati
all’inizio dell’anno scolastico, in attuazione della
programmazione di inizio d’anno da parte degli organi
collegiali.”
22 Gennaio 2013 http://www.orizzontescuola.it/news/
iscrizione-on-line-insegnamento-della-religione-cattolica-eattivit-alternative
Scegliere di avvalersi
o meno dell’IRC
2
Scelta della scuola da frequentare l’anno prossimo. Ma
anche scelta se avvalersi dell’insegnamento della religione
cattolica. È il duplice impegno che le famiglie italiane sono
state chiamate a compiere. Il termine è scaduto il 20 febbraio,
ma già da tempo, per i genitori di studenti che a settembre
2012 inizieranno un nuovo percorso di studi, è iniziato un
tour (reale e virtuale) tra i vari istituti. Decisamente meno
complessa la scelta riguardante l’insegnamento della religione
cattolica a scuola. Le famiglie che hanno iscritto i propri figli
al primo anno della materna, della primaria, della media e
delle superiori, hanno ricevuto all’atto dell’iscrizione anche
un modulo con il quale esprimere la scelta sull’insegnamento
della religione. Secondo gli ultimi dati disponibili, il 91%
degli studenti decide di frequentare l’insegnamento dell’Irc e
solo un 9% opta per non avvalersi. Ma in questa fase l’unica
decisione che un genitore deve prendere è se scegliere o meno
l’insegnamento della religione cattolica a scuola per il proprio
figlio. «Questo prevede la legge – ricorda Nicola
Incampo, esperto Cei di Irc e curatore della sezione Irc per il
sito culturacattolica.it – e non anche la contemporanea scelta
di attività alternative per chi decide di non avvalersi
dell’insegnamento». Una precisazione quanto mai necessaria,
specialmente dopo l’invio da parte dell’Unione degli atei e
degli agnostici razionalisti (Uaar) di una lettera a tutti i
dirigenti scolastici nella quale si sollecitano «informazioni e
garanzie» per genitori e studenti in merito alla scelta
dell’attività alternativa, affermando che «in sede di
iscrizione» va «distribuito e fatto compilare il modulo F»
destinato a chi non si avvale dell’Irc. «Ma la legge 121 del 23
marzo 1985 parla chiaro – spiega Incampo –, quando dice
che "all’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori
eserciteranno tale diritto, su richiesta dell’autorità scolastica,
senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di
discriminazione".
Alcune questioni riguardanti
l’insegnamento di religione
cattolica
Come si vede non si parla affatto della contemporanea
scelta di altra attività alternativa, ma solo se avvalersi o meno
dell’Irc». Sempre la stessa legge prevede che la scuola, entro
trenta giorni dall’inizio delle lezioni, raccolga le indicazioni
tra coloro che non si avvalgono dell’Irc su come intendono
utilizzare l’ora in questione. Allo stato attuale il 47,5% dei
non avvalentesi opta per «l’uscita da scuola», il 24% per
«studio non assistito», il 18,8% per «studio individuale
assistito» e il 9,7% per «attività didattica e formative».
Insomma se la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento
riguarda un diritto costituzionale, quella sulle attività
alternative «è un aspetto organizzativo dell’attività scolastica
e di gestione degli studenti», sottolinea l’esperto di Irc,
aggiungendo che «proprio per questo le attività alternative
all’Irc non possono essere inserite nel piano dell’offerta
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formativa degli istituti. Del resto la norma prevede nel
quadro orario obbligatorio soltanto l’insegnamento della
religione cattolica e non altre attività, che vengono proposte
ai soli studenti non avvalentesi». Passaggi e atti chiari,
normati da un quarto di secolo. «Eppure si cerca di
ingenerare confusione nelle procedure», commenta ancora
Incampo. Comunque, le circolari ministeriali, oltre alla legge
che regola la scelta, parlano chiaro e i dirigenti scolastici
sanno come procedere tutelando tutte le decisioni «senza
discriminazioni».
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio socio-religioso del
Triveneto per conto del Servizio nazionale della Cei per
l’insegnamento della religione cattolica, nell’anno scolastico
2010/2011, il 91% degli studenti ha frequentato
l’insegnamento della religione cattolica. La percentuale è del
93,2 nella scuola dell’infanzia (dove la scelta dell’Irc va fatta
annualmente), mentre nella primaria si sale al 94,2%, per
attestarsi al 92,7% nelle medie. Dato più basso nelle
superiori dove comunque l’85,3% degli studenti partecipa
all’Irc.
28 Gennaio 2012: http://www.avvenire.it/Cronaca/
Pagine/ora-di-religione-chi-punta-sulla-confusione.aspx
dell'iscrizione ha effetto per l'intero anno scolastico cui si
riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è
prevista l'iscrizione d'ufficio, fermo restando, anche nella
modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se
avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione
cattolica;
c . è assicurata, ai fini dell'esercizio del diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi, una tempestiva informazione agli
interessati da parte del Ministero della Pubblica Istruzione
sulla nuova disciplina dell'insegnamento della religione
cattolica e in ordine alla prima attuazione dell'esercizio di
tale diritto;
d. l'insegnamento della religione cattolica è impartito ai sensi
del punto 5, lettera a), del Protocollo addizionale da
insegnanti riconosciuti idonei dalla competente autorità
ecclesiastica;
Naturalmente se sopraggiungessero “motivazioni valide” i
genitori potranno interrompere detto insegnamento anche
ad anno scolastico inoltrato dietro richiesta formulata al
Dirigente Scolastico e con il consenso di quest’ultimo.”
22 Febbraio 2013: http://www.orizzontescuola.it/news/lora-religione-pu-essere-scelta-allinizio-ogni-anno-scolastico
L’ora di religione può
essere scelta all’inizio
di ogni anno
scolastico?
UIL Scuola rende noto che secondo l’intesa firmata tra il
Ministero della Pubblica Istruzione e il Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana, i genitori per i figli minori o
gli alunni maggiorenni potranno scegliere annualmente di
avvalersi della religione cattolica.
Si cita a tal punto “la normativa concordataria”:
INTESA
2. Modalità di organizzazione dell'insegnamento della
religione cattolica.
Del 14 dicembre 1985 e successiva revisione del 13 giugno
1990 tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Presidente
della Conferenza Episcopale Italiana; in attuazione dell'art.
9 n. 2 dell'Accordo di revisione del Concordato tra la Santa
Sede e la Repubblica Italiana del 18 febbraio 1984.
Premesso che:
a. il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi
dell'insegnamento della religione cattolica assicurato dallo
S t a t o n o n d e ve d e t e r m i n a r e a l c u n a f o r m a d i
discriminazione, neppure in relazione ai criteri per la
formazione delle classi, alla durata dell'orario scolastico
giornaliero e alla collocazione di detto insegnamento nel
quadro orario delle lezioni;
b. la scelta operata su richiesta dell'autorità scolastica all'atto
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I genitori per i figli minori o gli
alunni maggiorenni potranno
scegliere annualmente di
avvalersi della religione
cattolica
IRINEWS 1 aprile 2013
Gli insegnanti di religione chiedono un
concorso e una graduatoria ad esaurimento
Anche gli IRC si rivolgono alla politica e ai partiti
candidati alle elezioni. Ciò che chiedono è attenzione per i
precari e assunzioni. Secondo il sindacato di categoria, lo
Snadir, è necessario predisporre e realizzare per i docenti di
religione un percorso per superare la condizione di precariato
per i circa 13.000 incaricati annuali attraverso la
realizzazione di tre obiettivi:
la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a
seguito del concorso (legge 186/2003; D.D.G. 2 febbraio
2004) in graduatoria ad esaurimento, così come già avviene
per le altre discipline, che garantisca la progressiva
immissione in ruolo ai docenti di religione vincitori di
concorso non collocati in posizione utile per il contratto a
tempo indeterminato;
l’indizione e l’espletamento di nuovo concorso per titoli
ed esami riservato agli insegnanti di religione cattolica che
abbiano prestato servizio per almeno quattro anni nel corso
degli ultimi dieci anni, da svolgersi esclusivamente per i posti
disponibili fino alla quota del 70% prevista dalla legge
186/2003 ;
l’attribuzione all’insegnamento della religione cattolica di
un codice di classe di concorso o di abilitazione
all’insegnamento, quale riconoscimento del nuovo status
giuridico determinato dall’accesso nella scuola a mezzo di
concorso pubblico (Legge n. 186/2003).
25 Febbraio 2013 http://www.orizzontescuola.it/news/
insegnanti-religione-chiedono-concorso-e-graduatoria-adesaurimento
Anche gli IRC si rivolgono alla
politica e ai partiti candidati alle
elezioni
pari passo, nei quattro anni presi in considerazione (dal
2007/2008 al 2011/2012), anche la spesa per pagare i
docenti di Religione è lievitata non poco, ma anche in questo
ambito i dati sono parziali. Il tutto, nonostante la politica di
rigore che ha interessato la scuola negli ultimi tempi. Per
carpirci qualcosa è utile partire dalla recente pubblicazione
della Cei sull'ora di Religione. Nell'anno scolastico
2011/2012, il Servizio nazionale della Conferenza episcopale
italiana per l'insegnamento della religione cattolica ha censito
23.779 docenti specialisti di religione. Ma il dato è parziale
perché si riferisce a 203 delle 223 diocesi operanti a livello
nazionale: il 91 per cento. Quattro anni prima -nel
2007/2008- lo stesso ufficio della Cei "certificava" - sempre
su 203 diocesi - appena 19.912 maestri e prof di religione. In
buona sostanza, in un quadriennio la loro percentuale è
cresciuta del 19,4 per cento. Ma si tratta comunque di un
dato parziale. Nel 2007/2008, viale Trastevere certificava
ben 25mila 633 insegnanti di religione. Una parte dei quali
aveva una cattedra completa: 18 ore settimanali alla media e
al superiore, 24 ore settimanali alla primaria e 25 nella scuola
dell'infanzia. Per una spesa attorno ai 680 milioni di euro. E
nello stesso anno, per il solo personale di ruolo - 14.177
docenti - la Corte calcolava una spesa pari a 435,8 milioni di
euro. Nel frattempo sulla scuola si è abbattuto il ciclone
Gelmini e, nonostante il numero degli alunni sia cresciuto
dell'1 per cento -quasi 75mila unità - nelle scuole del
Belpaese abbiamo 12mila classi in meno. Ed ecco il primo
mistero: com'è possibile che le classi diminuiscono e gli
insegnanti di religione aumentano?
Questi ultimi, come i docenti delle altre discipline,
dipendono proprio dal numero delle classi, dove l'impegno
settimanale è di un'ora alla media e alla superiore, due ore
settimanali all'elementare e 50 ore annue alla materna. Se le
classi sono in effetti diminuite, si sarebbe dovuto contrarre
quindi anche il numero di insegnanti di religione. Ma così
non è stato.
Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma
aumentano i prof. di religione
Roma- Mentre la scuola pubblica subisce un taglio di 3,5
miliardi in quattro anni, gli insegnanti di religione
aumentano. Il tutto in barba al calo degli alunni che si
avvalgono dell'ora di Religione e della riduzione del numero
delle classi, che ha consentito un taglio di oltre 90 mila
cattedre in appena quattro anni. I numeri sugli insegnanti di
Religione, in Italia, rappresentano quasi un mistero perché è
piuttosto difficile spiegare per quale ragione la consistenza dei
docenti che a scuola curano la fede, e non solo, sia in
continuo incremento. Del resto, dal 2009/10 il Ministero ha
smesso di pubblicare i dati sugli insegnanti di Religione. Di
4
Il fatto è che una parte dei docenti di religione insegna
per un numero inferiore all'orario di cattedra e percepisce
uno stipendio in relazione al numero di ore settimanali svolte.
Ma in questo modo il numero degli insegnanti lievita. Su una
cattedra di 18 ore alle superiori, a titolo di esempio, si
possono sistemare due insegnanti con 9 ore ciascuno o un
solo docente con cattedra completa. Sono i vescovi che, sulla
quota di cattedre a tempo determinato - circa il 45 per cento
del totale - stabiliscono quanti insegnanti collocare. Ma a
pagare è lo Stato. Il fatto è che in questa maniera anche la
spesa lievita perché in generale due docenti sulla stessa
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cattedra costano di più di un solo docente. E con due
docenti sulla stessa cattedra, anziché uno solo, anche il
gettito fiscale cala. In effetti, stando ai dati forniti dalla Cei,
nella scuola dell'infanzia e alla primaria in quattro anni le
cattedre "spezzate" si sono incrementate, a scapito di quelle
complete. Stesso discorso alla media ma alle superiori, dove
però in quattro anni si è verificato il calo delle classi più
consistente - oltre 6mila in meno - il calo delle cattedre è di
appena mezzo punto percentuale. […] Nel 2010, la Corte
dei conti certificava 13.660 insegnanti di religione a tempo
indeterminato per una spesa complessiva di 466 milioni. In
due anni, dal 2008 al 2010, il numero di docenti di
Religione è calato del 3,5 per cento mentre la spesa è
cresciuta di oltre 30 milioni: più 7 per cento. Com'è
possibile? In base ai numero della Cei, oggi, i docenti di
religione potrebbero avere superato le 28 mila unità per una
spesa complessiva che si aggira attorno ai 720 milioni di
euro annui. Un dato che si interseca con il calo continuo e
inarrestabile degli alunni che non si avvalgono: che durante
l'ora di religione preferiscono uscire dall'aula. L'ultimo dato
fornito dalla Cei è prossimo all'11 per cento: il 10,7 per
l'esattezza. In appena 4 anni il loro numero è cresciuto di
ben 147mila unità.”
16 Gennaio 2013 http://www.repubblica.it/scuola/
2 0 1 3 / 0 1 / 1 5 / n e w s /
tagli_alla_scuola_per_3_5_miliardi_ma_aumentano_i_prof
_di_religione-50620951/
lettera Barbara Castellari, insegnante alla scuola primaria
Ada Negri in città: «Quest’anno avevo deciso di frequentare
il corso composto da 7 incontri di 2,30 ore ciascuno, ore non
retribuite ovviamente, e durante il primo incontro ci
vengono illustrate le novità contenute nell’intesa per
l’insegnamento della religione cattolica (firmata a Roma il
28 giugno 2012 dal card. Bagnasco e dal ministro Profumo
ndr) che comprendono un esame finale. Pensavo insieme ai
colleghi che fosse tutto, ma in ultimo ci spiegano la novità di
una lettera da compilare a cura di un sacerdote della nostra
parrocchia che deve attestare che siamo ‘persone coerenti
con la fede professata’. In sala ci siamo guardati smarriti e
attoniti. Poi la rabbia ha prevalso. Qualcuno se n’è andato
subito, altri mormoravano la loro disapprovazione, ma (ci è
stato detto) il Codice di Diritto Canonico non transige su
questo punto. Questa norma non si trova nell’intesa, e vorrei
sottolineare che la religione come disciplina non è
catechismo ed io, così come sono idonea ad insegnare
matematica o scienze, lo sono anche per insegnare religione.
La mia formazione è cattolica, anche se non sono cattolica
praticante e non frequento la parrocchia. Ho sempre
insegnato i valori del Vangelo ed ho letto la Bibbia nelle mie
classi ricevendo anche l’approvazione di famiglie cattoliche
molto praticanti. Ma chi come me non va a messa e per di
più convive non potrà farlo e al mio posto, come a quello di
tanti altri, verrà nominata una degna persona direttamente
dalla diocesi». La lettera in questione, una volta compilata,
dovrà essere inviata all’ordinario diocesano della Diocesi di
Reggio Emilia e Guastalla. Il vescovo, insomma.
14 Dicembre 2012
http://www.ilrestodelcarlino.it/
reggio_emilia/cronaca/2012/12/14/816750-benestareprete-per-insegnare-religione.shtml
Richiesto il benestare di un parroco per
insegnare religione ed è polemica
Reggio Emilia- Da oggi per insegnare religione nelle
scuole elementari, occorre avere una lettera firmata e siglata
da un parroco che attesti la ‘buona cristianità’
dell’insegnante? Sembra essere proprio così, dopo che la
diocesi di Reggio e Guastalla ha consegnato agli insegnanti
frequentanti l’ultimo corso di aggiornamento di religione
cattolica una lettera, un modulo che un parroco o esponente
della diocesi dovrebbe compilare, attestando che «la persona
è coerente con la fede professata e vive nella piena
comunione ecclesiale». Documento che fa parte del
Concordato o che appartiene alla libera iniziativa delle
diocesi d’Italia? E’ questo il primo nodo da sciogliere per il
nuovo vescovo Massimo Camisasca che si insedierà
domenica. Si sono levati cori di protesta da parte di
insegnanti, nonché lettere indirizzate alla diocesi. E sembra
profilarsi una bella gatta da pelare visto questo problema
che sta mettendo in crisi le figure di riferimento all’interno
delle scuole per l’insegnamento della religione cattolica e
anche i genitori degli alunni che potrebbero vedersi
cambiare l’insegnante che non ha parroci o altri esponenti
della Curia che possano attestare la coerenza con la fede
professata. «Sono un’insegnante di scuola primaria, ho
sempre insegnato religione nelle mie classi» racconta in una
5
Lettera firmata e siglata da un parroco
che attesti la ‘buona cristianità’
dell’insegnante
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Attualità
Più studenti all'ora di religione
Milano- Era diventata l'ora del nulla, piazzata dai presidi
a inizio o a fine mattinata in maniera che chi non era
interessato potesse svicolare comodamente. Ora invece l'ora
di religione sembra aver riconquistato studenti, almeno nella
Diocesi milanese. In dieci anni di lavoro per riacchiappare
l'appeal perduto, gli allievi che "hanno deciso di avvalersi"
dell'insegnamento della religione, come recita la normativa
del 1984 che ha sancito la libertà di scelta per le famiglie,
sono cresciuti del 7per cento. Se nel 2003 tre studenti su dieci
(in particolare nella scuola superiore) sceglievano di non
assistere alle lezioni di religione, oggi la percentuale è scesa al
23 per cento. Tra i ragazzi stranieri, che ormai costituiscono
il 13,7 per cento del totale degli iscritti nelle scuole milanesi,
il 52 per cento sceglie di rimanere in classe a far religione.
"Non è un'ora di Catechismo - spiega don Michele Di Tolve,
responsabile del Servizio per l'insegnamento della Religione
cattolica dell'Arcidiocesi - ma un momento in cui si
affrontano le grandi domande dei ragazzi sul senso della vita.
E si parla anche tanto di Costituzione e dei suoi basilari
fondamenti. In fondo facciamo educazione civica". Sul
perché si stia assistendo ad un incremento, pur piccolo, di
interesse per la materia religiosa la Diocesi risponde che "i
genitori cercano di evitare che quell'ora diventi davvero un
nulla nocivo ", dice Di Tolve. Come dire, meglio studiare la
Bibbia che passare l'ora a chiacchierare. In realtà le famiglie
possono optare per l'attività alternativa didattica o lo studio
assistito, ma se l'ora è l'ultima di una mattinata passata a far
matematica o latino è difficile trattenere un ragazzino a
scuola a leggere le Scritture. "Molti genitori - precisa don
Michele Di Tolve - credono che il voto di religione faccia
media in pagella, ma non è vero, anche se forse sarebbe
arrivato il momento che lo diventasse, visto che l'insegnante
oggi è molto più integrato nel lavoro scolastico complessivo".
A decidere che la materia avesse vita a sé e che non si
giudicassero gli allievi con un vero e proprio voto, è un
decreto regio del 1930: "L'ora di religione - spiega Di Tolve era fondamento e coronamento dell'istruzione. Il voto
sembrava una depauperizzazione del concetto ". Un'ora e
mezza alla settimana nelle scuole dell'infanzia, due ore nella
primaria, ridotta a una per medie e superiori, la materia
religiosa a scuola viene impartita da 5mila insegnanti in tutta
la diocesi, di cui il 93 per cento laici, mentre fino al 1984
almeno la metà proveniva dalle fila di sacerdoti e religiosi. I
professori, tutti provvisti di laurea specialistica in scienze
religiose, sono proposti dalla Curia ma nominati dai presidi a
loro discrezione. Un costo ingiustificato, secondo i genitori
cosiddetti "non avvalentesi": "Se l'ora di religione fosse
extracurricolare - obietta Emilio Gargiulo, dell'Unione atei e
agnostici di Milano e padre di due bambini in età scolare potrei anche capirlo, ma così è una forzatura. A meno che
diventi un'ora di storia delle religioni, intese come fenomeno
umano affrontato dal punto di vista antropologico".
26 Gennaio 2013
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/01/26/
newspi_studenti_all_ora_di_religione_restano_in_classe_otto
_su_dieci-51332978/
Cesena- Più del 90 per cento degli studenti delle scuole
presenti nel territorio della diocesi di Cesena-Sarsina
frequenta l’ora di religione. A dimostrarlo sono i dati
dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione
cattolica (Irc) guidato da don Giordano Amati e dal
segretario Giuseppe Cantarelli. In particolare, per l’anno
scolastico in corso su un totale di 24.961 iscritti, circa il 9,8
per cento non si avvale dell’insegnamento della religione
cattolica (2.440 alunni). Se però da tale percentuale vengono
estrapolati gli stranieri (1.215) – che spesso non si avvalgono
dell’Irc perché aderenti ad altre confessioni religiose – allora
il dato percentuale scende a quota 5,5 per cento.
“I dati complessivi – spiega don Giordano Amati –
mostrano la tenuta della scelta dell’Insegnamento della
Religione Cattolica: infatti non si riscontra alcuna variazione
rispetto ai numeri dello scorso anno, confermando così una
situazione che è andata consolidandosi nel corso degli ultimi
anni scolastici. Interessante può essere l’analisi dei dati
tenendo conto degli studenti stranieri. Se, infatti, si prescinde
dalla loro presenza, nei primi tre ordini di scuola abbiamo
una percentuale di alunni non avvalentesi che si riduce
addirittura a un terzo. Questo dato è importante in quanto
dimostra che, accanto alla scelta di non avvalersi motivata da
una diversa appartenenza religiosa, risulta veramente minima
la scelta cosiddetta del “disimpegno”. Entrando nello
specifico dei diversi ordini di scuola, si osserva che: nella
scuola dell’infanzia il dato dei frequentanti l’Irc è stabile. Su
4.226 bambini, sono 301 quelli che non si avvalgono dell’Irc.
Di questi, 222 sono bambini stranieri. Nella scuola primaria
si registra una lieve diminuzione della percentuale degli
esentati passando dal 7,4 del 2011/2012 al 7,3 dell’anno in
IRINEWS 1 aprile 2013
corso. Tra i 7.904 iscritti alla primaria (974 sono gli alunni
stranieri), 580 sono i bambini che non scelgono l’ora di
religione di questi 435 sono gli stranieri. Senza considerare i
bambini di altre confessioni religiose, il dato percentuale è
quindi del 2,1. Alle scuole medie, su 4.722 studenti (534 sono
gli stranieri), 375 non frequentano l’Irc (7,9 per cento). Tra
questi, 261 sono gli studenti stranieri. La percentuale quindi
passa da 7,9 al 2,7. Stabile anche il trend nelle scuole
superiori, dove su 8.109 giovani (666 iscritti stranieri), 1.184
risultano i non avvalentesi, dove si registrano 297 studenti
stranieri. “In conclusione, i dati di questo anno scolastico
confermano la sostanziale fiducia nell’Insegnamento della
Religione Cattolica da parte delle famiglie e degli studenti
della nostra diocesi. Buona parte del merito di tale fiducia va
data ai docenti che si impegnano con passione e motivazione
nel loro lavoro educativo nella scuola e nel partecipare ai
corsi di formazione che il nostro Ufficio ogni anno propone”.
17 gennaio 2013 http://www.corrierecesenate.com/
2013/01/17/ora-di-religione-nelle-scuole-ce-tanta-fiducia/
inglese, francese, romeno, arabo e cinese): ogni anno uno
slogan diverso che, in poche parole tradotte nei diversi
idiomi, sottolinea di volta in volta la peculiarità trasversale
alle culture dell’insegnamento dell’ora di religione a scuola:
perché il dialogo unisce (2007); ponte sui valori (2008); per
riscoprire le radici (2009); per costruire insieme il futuro
(2010); per arricchire il tuo bagaglio (2011); esperienza che
unisce (2012). Tanto che ogni anno si registra una presenza
cospicua (fino al 50%) degli alunni stranieri nelle scuole che si
avvalgono dell’ora di religione. Il motto che quest’anno
accompagna la proposta di scegliere l’ora di religione
cattolica recita: «Religione cattolica a scuola... per conoscere
e rispettarsi». «Il nostro impegno di anno in anno – sottolinea
mons. Franco Costa, direttore dell’Ufficio Scuola e vicario
episcopale per la catechesi della Diocesi di Padova – è far
conoscere e riflettere sulle ragioni di interesse per l’ora di
insegnamento della religione cattolica e, possibilmente,
aiutare a riconoscere le vere buone ragioni per cui essa
merita di essere scelta.
Ora di religione a scuola, piace sempre di
più anche agli stranieri
Padova- L’ora di religione piace di più, soprattutto agli
stranieri. E’ questo il risultato di alcuni dati dell’ufficio della
Diocesi di Padova che fotografa una leggera controtendenza
rispetto agli anni passati. Parliamo soprattutto di scuole della
fascia delle scuole primarie e dell’infanzia dove la
partecipazione all’ora di religione è del 90%. Ma la vera
sorpresa è rappresentata dalla scuola secondaria di primo
grado, la scuola media, dove c’è stata una notevole
impennata di preferenze per l’ora di religione da parte di
studenti di origine straniera: in due anni, infatti, si è passati
dal44% al 58% degli iscritti. Un segno evidente
dell’integrazione di molte famiglie straniere nella società.
Restano un po’ deludenti i dati delle scuole superiori, dove il
trend resta negativo: solo l’80% degli alunni partecipa all’ora
di religione. Un fatto che coinvolge, però, diversi studenti
italiani e che non esclude un’inversione di tendenza in futuro
L’ora di religione è, di fatto, l’unica ora in cui le scuole
partendo dai dati delle classi inferiori.
offrono lo spazio per mettere a tema il senso che ha la
23 Gennaio 2013 http://www.padovaoggi.it/cronaca/ religione nella vita della persona e per la sua dignità, nelle sue
ora-religione-scuola-padova-iscrizioni-stranieri.html
relazioni aperte a 360 gradi, in quell’ambito di valori che
toccano la dignità di tutte le persone, a prescindere dalle
condizioni sociali o economiche o dalle appartenenze
religiose». Quest’anno è stato realizzato anche un video-spot
messo a disposizione della rete, in cui alcuni ragazzi
rilanciano il senso e l’interesse dell’ora di religione cattolica
Padova- Il rap per promuovere l’ora di religione. Ma le come occasione di incontro, conoscenza, confronto. E per il
parole del ritornello faranno discutere: «Non sono un 2013 si è scelto di utilizzare anche il linguaggio musicale con
fuoriclasse se sto fuori dalla classe», dice il cantante del video il «rap dell’ora di religione»: un audio-video realizzato da
realizzato dalla Diocesi di Padova per promuovere l’adesione Shed Production per la regia di Andrea Segato, utilizzabile in
all’ora di insegnamento religioso nelle scuole. Un ritornello rete ma anche da tv e radio in cui il duo Fabio&Pier
che suggerisce una sorta di esclusione per chi decide di non interpretano un testo scritto da Stefano Toob. «Mentre stavo
avvalersi di questa possibilità, un timore che molti genitori pensando al soggetto del video di quest’anno – commenta
spesso hanno rispetto a questa scelta. L’ufficio scuola della don Marco Sanavio, direttore dell’Ufficio comunicazioni
Diocesi per spiegare meglio cos’è l’ora di religione ha sociali della Diocesi di Padova – alcuni ragazzi che ballano
realizzato del materiale informativo in sei lingue (italiano, l’hip hop mi hanno suggerito l’idea del rap. Il cortocircuito
Ora di religione,
il rap della Chiesa
7
IRINEWS 1 aprile 2013
l’hip hop mi hanno suggerito l’idea del rap. Il
cortocircuito tra questa forma artistica e l’adesione all’ora di
religione cattolica mi è sembrata una buona occasione per
creare curiosità attorno all’argomento e anche per entrare
più facilmente in dialogo con i ragazzi. Gli ingredienti che
abbiamo voluto inserire in questa comunicazione sono la
simpatia, la freschezza e il desiderio di condividere delle
motivazioni per frequentare l’ora di religione cattolica,
cercando di stemperare qualche pregiudizio». Guardando un
po’ ai dati, la situazione degli ultimi anni vede una media di
avvalentisi all’ora di religione che varia da un 91 a un 80%
degli alunni, con punte più alte soprattutto nella scuola
primaria e media (con riferimento esclusivamente alle sole
scuole statali).
Considerando i dati per l’anno 2011-2012 – per quanto
riguarda le scuole secondarie di primo grado – per esempio,
su un totale di 29.729 alunni, il totale dei ragazzi/e non
avvalentisi dell’ora di religione sono stati 2.869, pari a circa il
10% (era il 9% due anni prima), tra questi sono inclusi 1.443
(su 3.460) stranieri. Praticamente solo il 42% degli stranieri
non si avvale dell’ora di religione e rappresentano circa il
50% del totale dei non avvalentisi: ma è una tendenza che sta
pendendo verso la scelta dell’ora di religione: se infatti nel
2009-10 gli alunni stranieri che sceglievano l’ora di religione
erano il 44% degli stranieri, nel 2011-2012 si è saliti al 58%.
Lievemente in calo invece anche tra gli stranieri la
partecipazione all’ora di religione se si vanno a sondare i dati
nelle scuole secondarie di secondo grado: nel 2009-2010 la
percentuale dei ragazzi stranieri che sceglievano l’ora di
religione era del 42%, mentre due anni dopo, nel 2011-2012,
siamo arrivati al 40%. Una tendenza fisiologica che riguarda
anche gli italiani e che registra una partecipazione all’ora di
religione intorno all’80%. Diversa e tendente al 90% invece
la percentuale di avvalentisi per quanto riguarda la fascia
delle scuole primarie e dell’infanzia (a prescindere dagli
alunni delle scuole cattoliche i quali si attestano al 99-100%
nelle scuole paritarie cattoliche).”
23 Gennaio 2013 http://mattinopadova.gelocal.it/
cronaca/2013/01/23/news/ora-di-religione-il-rap-dellachiesa-non-sei-un-fuoriclasse-se-stai-fuori-1.6401402
Due i punti importanti della convenzione: l’impegno
comune a promuovere, sostenere e sviluppare iniziative
mirate alla divulgazione dell’educazione interculturale e
interreligiosa attraverso la sperimentazione e le ricerca , di
comune intesa, di modelli che favoriscano progetti di
educazione interculturale nella dimensione locale e nazionale
e la progettazione di iniziative di formazione rivolte ad
insegnati ed educatori finalizzate all’ampliamento delle
competenze di pedagogia interculturale, che comprendono
dialogo interreligioso, comunicazione, cittadinanza,
integrazione, gestione e trasformazione dei conflitti, etica
pubblica, convivenza civile. http://www.cem.coop/.
Il Protocollo del MIUR
sull’adozione dei libri
di testo per l’a.s.
2013-2014
Roma- Il 25 gennaio, il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca ha indirizzato ai direttori
generali degli uffici scolastici regionali, ai dirigenti degli uffici
scolastici territoriali, ai dirigenti delle scuole di ogni ordine e
grado un protocollo contenente delle indicazioni operative
sull’adozione dei libri di testo. In merito ai libri di testo per
l’insegnamento della religione cattolica, è da rilevare che in
data 16 ottobre 2012 è stato pubblicato il DPR 20 agosto
2012, contenente, in allegato, le “Indicazioni didattiche per
l'insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo di
istruzione”, da applicare a partire dalle classi prime nel
prossimo anno scolastico 2013-2014, per andare
progressivamente a regime negli anni scolastici successivi. Per
quanto riguarda, in particolare, l’adozione di nuovi libri di
testo, coerenti coi nuovi programmi di insegnamento della
religione cattolica, occorre tenere presente che, per essere
adottati nelle scuole, gli stessi devono essere provvisti del
nulla osta della Conferenza episcopale italiana e
dell'approvazione dell'ordinario competente, come previsto
dal punto 3 dell’allegato all’intesa MIUR/CEI di cui al DPR
n. 175/2012.
Brescia/Roma – Il 10 gennaio è stata firmata la
25 gennaio 2013: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/
convenzione tra il MIUR e il CSAM – CEM Mondialità, web/istruzione/prot378_13#destinatari
“intesa a favorire la collaborazione in campi importanti,
quali l’Intercultura, l’educazione interreligiosa, l’integrazione
nella scuola”.
È stata firmata ieri a Roma la convenzione tra il MIUR
(Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) e
CSAM – CEM Mondialità, intesa a favorire la
collaborazione in campi importanti, quali l’Intercultura,
l’educazione interreligiosa, l’integrazione nella scuola.
A rappresentare CSAM - CEM Mondialità erano
presenti p. Mario Menin, rettore dello CSAM, il condirettore
di CEM Mondialità prof. Antonio Nanni, in rappresentanza
del MIUR il Direttore Generale per lo Studente,
l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione,
dottoressa Giovanna Boda e il dott. Antonio Cutolo.
Convenzione tra
il MIUR e CSAM-CEM
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IRINEWS 1 aprile 2013
Opinioni a confronto
F. Crudo
Crociata e la Consulta Nazionale per
l’educazione, la Scuola e l’Università
della CEI
Roma – Il 7 marzo un intervento di mons. Mariano
Crociata ha inaugurato la prima riunione della nuova
Consulta Nazionale per l’educazione, la Scuola e l’Università
della CEI, i membri della quale rimarranno in carica dal 15
febbraio 2013 al 15 febbraio 2018. Il 18 marzo, invece, sarà
la volta del neoeletto Consiglio Nazionale per la Scuola
Cattolica.
Il testo della lettera di nomina della consulta e del saluto
di Mariano Crociata: http://www.chiesacattolica.it/unesu/
s i t i _ d i _ u f fi c i _ e _ s e r v i z i /
ufficio_nazionale_per_l_educazione__la_scuola_e_l_universi
t
a
/
00041221_Consulta_Nazionale_per_l_educazione__la_Scuo
la_e_l_Universita.html
Ronco e l’approccio storico-critico
al fatto religioso
Roma – Silvana Ronco, presidente dell’associazione “31
ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli
evangelici italiani”, si augura che la scuola si orienti verso un
approccio storico-critico del fatto religioso.
“Nelle scuole italiane è tempo di iscrizioni e quindi
anche di scelte che i genitori, in particolare quelli che
iscrivono i loro figli al primo anno, devono operare. Tra
queste quella di avvalersi o meno dell'insegnamento della
religione cattolica. Lo ricorda Silvana Ronco, presidente
dell'Associazione “31 Ottobre, per una scuola laica e
pluralista, promossa dagli evangelici italiani” in un
comunicato stampa reso pubblico nei giorni scorsi. Ronco
commenta anche la novità dell'iscrizione online, facendo
notare che questa modalità per le scuole private paritarie
resta facoltativo: “un percorso 'privilegiato' – secondo Ronco
– che distingue la scuola privata da quella pubblica non solo
per i cospicui finanziamenti diretti e indiretti ricevuti ma
anche dal punto di vista dei percorsi amministrativi che, da
un lato, vincolano le segreterie delle scuole pubbliche ad uno
sforzo maggiore a fronte dei tagli di fondi e personale,
mentre dall'altro vedono mantenuti i privilegi di scuole
private in cui non si percepisce crisi”. Altro tema scottante, la
possibilità che i docenti dell'IRC si ritrovino a svolgere ore di
supplenza nelle classi, diventando di fatto insegnanti anche
degli studenti non avvalentesi. In un contesto sempre più
multiculturale e multireligioso com'è l'Italia di oggi, “la scelta
di non avvalersi di un insegnamento di parte”, cioè l'IRC, è
per Ronco “la scelta di un modello di scuola che si ponga
come obiettivo il superamento dell'insegnamento
confessionale, orientandosi verso un approccio storico-critico
del fatto religioso. Quindi una testimonianza di scelta
9
orientata ad un modello di scuola pubblica rispettoso delle
diversità, delle minoranze, e soprattutto capace di
trasformarle in risorse, in opportunità di arricchimento
mediante
la
conoscenza
dell'altro” (www.associazione31ottobre.it).”
“NEV-Notizie Evangeliche”, n. 5, 30 gennaio 2013
http://www.chiesabattistadiconversano.it/files/Nevnum5-30gen2013.pdf.
Tussi su “Scuola e diversità”
Brescia – Nel numero di febbraio di “Scuola e
Didattica” della casa editrice bresciana “La Scuola”, Laura
Tussi si è soffermata sul tema “Scuola e diversità”.
“La scuola, gli insegnanti, i genitori, devono porsi
all'ascolto, all'accoglienza, con la responsabilità molto
importante di incentivare alla convivenza pacifica e al
dialogo interculturale, ponendosi in atteggiamenti di ascolto
delle storie di vita intrise di traumi, frustrazioni, insuccessi
che il viaggio di migrazione comporta con lo sradicamento
da un altrove remoto di tradizioni, lingue e costumi
differenti. Occorre estirpare il pregiudizio, sradicare lo
stereotipo per prevenire la ghettizzazione, la discriminazione
degli immigrati che tendono a isolarsi dal contesto educativo
dei paesi d'accoglienza, cercando invece ambiti di interazione
tra simili e affini, evitando il confronto e il dialogo con l'altro.
Una scuola orientata ad un futuro di pace deve aprirsi al
rispetto, all'interazione, all'inserimento, incentivando il
racconto e la narrazione reciproca delle storie di vita,
raccogliendo e annotando esperienze esistenziali, facendo
riemergere difficoltà e frustrazioni, analizzando situazioni e
circostanze. L’insegnante è chiamato a trasformare gli
atteggiamenti aggressivi e violenti in stimoli relazionali
positivi, per far comprendere l'importanza di situazioni di
confronto e interazione, in prospettive di dialogo pacifico e
rispettoso dell'altro. L'inserimento dell'allievo migrante nella
classe deve avvenire gradatamente, tramite un'interrelazione
reciproca orientata a situazioni non violente e di accoglienza,
in ambiti di discussione e dialogo, dove il conflitto non venga
assolutamente concepito come negativo, ma si cominci
proprio da esso per approdare a situazioni di interrelazione
ed interscambio, perché i comportamenti microsociali
riflettono sempre prospettive macrosociali. Dunque, una
società votata al razzismo e alla discriminazione produce
sempre elementi di discontinuità, di intolleranza nell'ambito
sociale più circoscritto, come può essere la scuola, la
comunità, la famiglia. Dalla scuola deve propagarsi il monito
universale della pace e dell'antirazzismo, contro ogni
i n t o l l e r a n z a , o g n i o m o fo b i a e d i s c r i m i n a z i o n e,
nell'accoglienza reciproca di tutti e di ciascuno, nel rispetto
dei problemi psicologici e comportamentali, nella
valorizzazione delle diversità, dall'omosessualità alle
differenze di genere e a tutte le prerogative interreligiose e le
caratteristiche culturali, dove è necessario recuperare
riconoscere una personale identità, per poi riparteciparla con
la personalità altrui, per incontri vicendevoli che conducano
alla comprensione, in un mondo che necessita di pace a
livello sociale ed istituzionale, locale e globale. Un'adeguata
politica interculturale deve porsi l'obiettivo di aprire la scuola
ai migranti, tramite percorsi di accoglienza, perché
l'istituzione formativa è intesa come luogo educativo di
IRINEWS 1 aprile 2013
accettazione, interazione e dialogo interculturale. La scuola
che apre ai migranti consegna valori di arricchimento tra
culture a tutte le generazioni presenti e operative nel contesto
formativo. L'umanità nelle diverse latitudini e longitudini
spaziali e temporali è sempre stata nomade e itinerante. In
questa prospettiva l'istituzione scolastica è chiamata ad aprirsi
allo straniero, al Rom, al nomade, per concepire il concetto
dell'erranza come avventura esistenziale di valorizzazione
reciproca, di ampliamento delle prospettive culturali ed
interculturali, nei vari contesti formativi ed educativi, dove la
differenza è sempre apportatrice di novità, di cambiamento,
in una prospettiva positivamente rivoluzionaria, nell'ambito
del contesto quotidiano dell'educazione. Il migrante apporta
sempre un bagaglio di nozioni, lingue e di esperienze molto
ricco e variegato, e nell'incontro con la comunità e la scuola
di accoglienza, bambini e genitori di tutte le nazionalità si
devono sentire reciprocamente coinvolti in processi di
cambiamento, in percorsi dialogici caratterizzati da
un'osmosi educativa tra diversi, dove l'altro, il più umile, il
differente è sempre apportatore di arricchimento valoriale, in
esperienze esistenziali remote e recenti, di traumi, sofferenze,
cesure e discontinuità della propria storia di vita. Nel viaggio
di migrazione, lo straniero ha conosciuto il disagio, la povertà
di paesi lontani, di costumi, lingue e tradizioni originarie, che
nel luogo di accoglienza, come la scuola possono costituire
fattori di interesse reciproco tra allievi.
Purtroppo si assiste spesso ad episodi di intolleranza
all'interno delle comunità, a tensioni, liti, conflitti, dove l'altro
viene messo da parte, escluso, non accettato, perché anche la
società stessa discrimina le differenze sotto varie forme ed
aspetti, a livello macrosociale. Risulta difficile riflettere se
stessi nell'altro, attivando meccanismi comportamentali
pacifici e non violenti di comprensione ed empatia, dove
prevale invece l'aggressività e la presunzione di appartenere
al gruppo dominante e ritenuto migliore.
http://www.peacelink.it/pace/a/37628.html.
La UAAR in merito all’ora alternativa
Roma- Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica in
merito all’ora alternativa, l’UAAR si è fatta promotrice di
una serie di spot visibili sul web:
http://www.uaar.it/uaar/campagne/progetto-oraalternativa/.
le argomentazioni dei vescovi fossero traballanti, e come da
esse derivasse una palese discriminazione per chi
dell’insegnamento dottrinale della religione cattolica voleva
farne a meno. La consueta circolare ministeriale sulle
iscrizioni (n. 96 del 17 dicembre 2012) ha riservato
quest’anno una spiacevole sorpresa. Ha infatti recepito le
indicazioni dei vescovi, obbligando genitori e studenti che
intendono evitare l’insegnamento della religione cattolica a
presentare la richiesta per le attività alternative solo ad anno
scolastico iniziato. Questo si traduce in evidenti
discriminazioni su base religiosa. Chi sceglie l’Irc dispone di
tutte le informazioni all’atto dell’iscrizione; chi non lo sceglie
viene “rimandato a settembre”. Chi sceglie l’Irc esaurisce le
pratiche burocratiche entro il 28 febbraio; chi non lo sceglie è
costretto a sbrigare altre pratiche all’inizio delle lezioni. Con
la novità delle iscrizioni online, poi, chi sceglie l’Irc potrà fare
tutto dal proprio pc, mentre chi non lo sceglie dovrà perdere
tempo in segreteria, o essere convocato dal dirigente
scolastico o da suoi incaricati. Espungere il modulo di
informazione e scelta per le attività alternative all’IRC
(modello “C”) dalla domanda di iscrizione causa inoltre due
dannose conseguenze. La prima, una inefficienza
dell’amministrazione scolastica, che terrà inutilmente aperte
le pratiche relative all’iscrizione e che non potrà
programmare per tempo le attività didattiche e le assunzioni
dei supplenti per l’ora alternativa. La seconda, più grave, la
lesione dei diritti alla libertà di coscienza e all’istruzione. È
infatti evidente che le scuole, alle prese con la formazione
dell’orario e in carenza di organico, non avranno a
disposizione gli insegnanti per attivare già dal primo giorno
di scuola le attività didattiche e formative, indispensabili e
particolarmente richieste per i bambini della scuola
dell’infanzia e della scuola primaria. La triste conseguenza
per i bambini sarà lo smistamento in altre classi anche per
mesi, o il “parcheggio” nei corridoi, o la collocazione in
fondo alla classe mentre viene impartito l’insegnamento
religioso cattolico. E all’Uaar sono pervenute segnalazioni di
“interrogatori” da parte di insegnanti di religione a bambini e
ragazzi per i quali i genitori avevano chiesto espressamente
una attività scolastica non religiosa. Ce n’è abbastanza,
insomma, per presentare ricorso contro il Ministero
dell’istruzione. Cosa che l’Uaar ha fatto oggi, chiedendo che
vengano annullate dalla circolare MIUR 96/2012 le
disposizioni relative alla consegna posticipata del modulo “C”
rispetto al modulo “B”. Un paese civile non dovrebbe
nemmeno prevedere nelle proprie scuole l’insegnamento
della dottrina cattolica per due ore la settimana (diventa una
solo a partire dalle scuole secondarie), impartito poi da
docenti scelti dal vescovo e pagati dallo Stato. L’Uaar si batte
per l’abolizione di questo scempio, e per garantire già da ora
e per tutti il diritto ad una scuola senza catechismi camuffati
da insegnamento.”
L’UAAR ha fatto ricorso al TAR contro il MIUR a
proposito delle modalità di iscrizione on-line. A parere
dell’associazione, infatti, si trova un’evidente discriminazione
su base religiosa.
“Lo scorso l’Uaar scrisse alle scuole per difendere il
diritto di sottrarsi dall’insegnamento della religione cattolica
(Irc) e di non patire per questo di alcuna forma di
discriminazione. Scese allora in campo il quotidiano dei
http://www.uaar.it/news/2013/02/12/ora-alternativavescovi Avvenire che attaccò l’Uaar, accusandola di creare
uaar-ricorre-contro-miur/.
“confusione”. Motivo del contendere la consegna del modulo
di scelta delle attività alternative alla religione cattolica: per
l’Uaar da consegnare al momento dell’iscrizione, per i vescovi
da consegnare ad anno scolastico già avviato. Non solo, per i
vescovi di attività didattiche alternative all’Irc non si doveva
proprio parlare: non avrebbero dovuto trovare spazio alcuno
nel Piano dell’offerta formativa (Pof) dei singolo istituti. Il
chiarimento dell’Uaar non si fece attendere, mostrando come
10
IRINEWS 1 aprile 2013
11
ricordare questa logica che, pur non dimenticando le criticità
l’accompagnano, anche specificamente nella questione
Campoleoni ricorda l’importanza che
Irc (si pensi alla scelta di avvalersi o meno di tale
dell’IRC a scuola
insegnamento), è ancora feconda. Proprio l’Irc, che negli anni
ha mostrato di voler mantenere le promesse, con uno sforzo
notevolissimo di qualità e attenzione alla scuola, resta un
In occasione dell’anniversario della ratifica del “nuovo terreno sul quale si è misurato un reale cammino di Chiesa,
Concordato”, Alberto Campoleoni ha voluto ricordare ancora ricco di prospettiva e di futuro.”
l’importanza dell’IRC, il quale - a suo parere – è una tipica
espressione dell’impostazione del Vaticano II.
h t t p : / / w w w. a g e n s i r. i t / p l s / s i r /
“Ricorre oggi, 18 febbraio, l’anniversario di quello che
viene chiamato con semplicità il “Nuovo Concordato”, in
realtà la modifica dei Patti Lateranensi risalenti all’11
febbraio 1929. Ci sono voluti 55 anni, arrivando al 18
febbraio del 1984, per modificare un testo firmato a suo
tempo dal cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri e da
Benito Mussolini che “incassava” un notevole successo
politico, oltre che la definizione di “uomo della Provvidenza”.
Cinquantacinque anni per marcare una vera e propria
rivoluzione, poiché il testo firmato nell’84 - questa volta dal
cardinale Agostino Casaroli e da Bettino Craxi - si muove in
una prospettiva del tutto differente dall’originale e, pur non
mancando di alcune ambiguità, soprattutto da parte
ecclesiale mostra chiari indirizzi, mutuati anzitutto dal
Vaticano II, il grande Concilio di cui ricorrono cinquant’anni
e il cui vento ancora soffia.
Una delle “discipline” legate al Nuovo Concordato, nelle
quali emerge in modo più chiaro l’impostazione conciliare, è
quella dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica.
Non più giustificato - come ripeteva in modo altisonante,
mutuando un’espressione gentiliana, il testo lateranense dall’essere, l’insegnamento “della dottrina cristiana secondo
la forma ricevuta dalla tradizione cattolica”, “fondamento e
coronamento dell’istruzione pubblica”, ma ancorato al
“valore della cultura religiosa” e in particolare al
riconoscimento dei principi del cattolicesimo come facenti
parte del patrimonio storico del popolo italiano. Un
insegnamento, non più “concesso” come si concede un’aula
nella quale la Chiesa era autorizzata a fare catechismo - è la
prospettiva della “catechesi scolastica”, spesso riesumata a
sproposito dai detrattori delle norme nuove - ma “assicurato”
e soprattutto inserito “nel quadro delle finalità della scuola”:
come a dire, al suo servizio, parte integrante di un curricolo
per tutti, che mira allo sviluppo integrale della persona, come
da quadro istituzionale. Non un corpo estraneo, ma
pienamente integrato nella scuola.
Ecco, questo “ribaltone” dell’Irc (Insegnamento della
religione cattolica), che respira, per quanto riguarda la
Chiesa, il vento conciliare della Gaudium et spes, con la
giusta autonomia delle realtà temporali; che è maturato nei
lunghi dibattiti che hanno accompagnato il Concilio e le
trasformazioni della società e della scuola dalla fine degli anni
Sessanta del Novecento in poi, si colloca all’interno
dell’articolo 1 del Nuovo Concordato, in quella prospettiva
dichiarata di reciproca autonomia e collaborazione tra Stato
e Chiesa per la promozione dell’uomo e il bene del Paese,
vero “cardine” delle norme del 1984. Una logica del servizio
e della condivisione, di una Chiesa che ha lasciato andare
eventuali privilegi e si cura di fare la propria parte, anche in
campo tecnicamente “non suo”, collaborando lealmente alla
scuola di tutti e per tutti.
L’anniversario della revisione dei Patti Lateranensi vale per
v 4 _ s 2 d o c _ a . a _ a u t e n t i c a t i o n ?
rifi=&rifp=&tema=Anticipazioni&oggetto=256022.
Il blog di M.Boscaino
“i 10 SI e i 10 NO” sull scuola
pubblica
Sul proprio blog, Marina Boscaino ha pubblicato i “10
SI e i 10 NO” della piattaforma unitaria approvata a Firenze
il 14 aprile 2012 dal Tavolo Regionale della Toscana per la
difesa della scuola statale.
“Che il governo Monti, anche e proprio per la sua
vocazione (il governo dei “professori”), potesse marcare una
discontinuità evidente nella gestione delle politiche
scolastiche rispetto a quella dei predecessori, l’avevamo
sperato in molti. Quando lo scorso anno Paolo Flores
d’Arcais mi ha chiesto, in ottobre, di formulare un
programma di governo per la scuola (Micromega 7/2011), lo
scenario era ancora completamente occupato dall’agonia
dell’ultimo Berlusconi, quello che ci rassicurava che i
ristoranti erano pieni, che gli italiani se la passavano bene.
Poi Napolitano ha insediato Monti: sospiro di sollievo,
allontanamento dell’analfabetismo istituzionale, della
volgarità, dei dilettanti allo sbaraglio di cui Gelmini –
proterva quanto ignorante in materia di Istruzione – si era
rivelata una delle rappresentanti più zelanti. In realtà – a
parte la presunta sobrietà, che rispetto alla scuola è stata ben
poco praticata – la gestione del sistema di Istruzione dell’era
Profumo si è distinta quasi esclusivamente per annunci
roboanti (rimasti tali) di dotazioni tecnologiche per le scuole
(che intanto non hanno – nel momento in cui scrivo –
nemmeno ricevuto notizia dei fondi minimi di cui
disporranno per realizzare le proprie attività) e da un
concorso inutile e demagogico, che ha “messo a concorso” il
naturale turn over. La politica dei tagli ha continuato a farla
da padrona; merito e valutazione i due totem di cui tanto si è
parlato ma su cui poco si è studiato. Eccoci ora ad una nuova
fase, con elezioni alla porte e programmi politici che per lo
più citano la scuola, stentando però a considerarla tema
centrale. Questo blog, da qui a febbraio, sarà dedicato
prevalentemente a sollecitare, incalzare, chieder conto ai
candidati premier, ai capi delle coalizioni, ai singoli
protagonisti della campagna elettorale, di riportare la scuola
al centro del dibattito politico; scuola che, recentemente, a
parte le Pillole del Saperedella Gabanelli e l’inanità di
Profumo (schiacciato letteralmente dalla statura di Settis) da
Fazio non ha diritto di cittadinanza nemmeno in Tv.
Chiedere al centro sinistra e alla sinistra che si stanno
candidando a governare il Paese di invertire la rotta è
legittimo e necessario: discontinuità adesso o mai più.
IRINEWS 1 aprile 2013
12
Cominciamo con il farlo indicando una piattaforma, già
determinata, sulla quale il Coordinamento nazionale per la
Scuola della Costituzionechiede ai partiti politici e alle
coalizioni di pronunciarsi:
1 SÌ all’incremento progressivo della spesa per la scuola
(edilizia, organici, sostegno e scuola dell’infanzia), garantendo
in tempi certi almeno il raggiungimento della media europea.
NO alle spese militari per le cosiddette missioni di pace
ed ai finanziamenti pubblici diretti ed indiretti alle scuole
private, anche se paritarie.
2 SÌ alla generalizzazione della scuola dell’infanzia
pubblica, statale e comunale, per tutte e tutti sull’intero
territorio nazionale.
NO al finanziamento delle strutture private e all’appalto
ai privati di parti essenziali dei servizi educativi.
3 SÌ all’estensione dell’obbligo scolastico fino al 18° anno
di età con un biennio unitario
NO all’adempimento dell’obbligo nella formazione
professionale e nell’apprendistato.
4 SÌ ad una politica per la lotta alla dispersione
scolastica, all’incremento delle risorse per il diritto allo studio,
con interventi adeguati per il sostegno e per l’integrazione
degli stranieri e con l’estensione del tempo pieno nella scuola
primaria e media in modo significativo su tutto il territorio
nazionale.
NO ai “progettifici” selvaggi e talvolta clientelari.
5 SÌ alla qualità ed alla sicurezza della scuola con la
riduzione del numero di alunni per classe fino ad un massimo
di 25 e, in ogni caso, nel rispetto della normativa per la
sicurezza.
NO alle classi “pollaio”, ai tagli al sostegno ed ai
megaistituti scolastici ingovernabili e didatticamente
inadeguati.
6 SÌ alla stabilizzazione del personale precario ed
all’organico funzionale di istituto e di rete, previa
abrogazione dei limiti introdotti con la Legge n. 133/08, ed
al reclutamento su tutti i posti disponibili, garantendo i diritti
acquisiti dei precari.
NO alle assunzioni per chiamata in deroga alle
graduatorie permanenti ed al principio costituzionale del
concorso pubblico
7 SÌ alla libertà di insegnamento ed alle forme di
autovalutazione e di rendicontazione sociale.
NO alle interferenze esterne di aziende private e degli
esecutivi locali, regionali e ministeriali ed alle valutazioni
condizionanti come i test INVALSI.
8 SÌ alla laicità della scuola ed al pluralismo culturale.
NO alle ingerenze confessionali ed al preminente ruolo
assegnato all’IRC ed a qualsiasi forma di discriminazione per
motivi religiosi, razza e lingua.
9 SÌ al governo democratico della scuola attraverso gli
organi collegiali a tutti i livelli, con un ruolo compatibile con
esso dei dirigenti scolastici.
NO al processo di aziendalizzazione e di
regionalizzazione con l’attribuzione di ruoli impropri ai
dirigenti scolastici e agli Enti Locali e Regionali.
10 SÌ al mantenimento del valore legale del titolo di
studio a garanzia del principio costituzionale dell’uguaglianza
e della scuola per tutti.
NO alla privatizzazione del sapere che riprodurrebbe le
differenze tra le classi sociali e vanificherebbe la funzione
istituzionale della scuola statale.
I 10 punti sono accompagnati da un appello: non ci
accontentiamo di promesse vaghe; proponiamo non solo una
precisa piattaforma, ma anche la necessità di una
rappresentanza della scuola nella prossima legislatura.”
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micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/01/08/
marina-boscaino-scuola-discontinuita-adesso-o-mai-piu/.
http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com/
2012/04/09/10-si-e-10-no/.
Camon studiare la religione per
comprendere la cultura
Ferdinando Camon su “Avvenire” ricorda quanto sia
importante lo studio della religione per comprendere al
meglio la cultura.
“Gira in Internet, ce l’ho qui davanti, un video musicale
in cui due cabarettisti, Fabio&Pier, suonano e cantano un rap
per invitare gli studenti che stanno fuori della porta a entrare
in classe e partecipare all’ora di religione (lo si può vedere
anche sul sito di Avvenire).
Lo ascolto e penso che il tempo passa, cambiano le culture e i
riti, e i modi di esprimersi. Oggi questo canto rap mi
emoziona, penso che la cultura religiosa ingloba un’area da
cui ieri stava lontana. Ieri questo canto non l’avremmo
accettato.
Perché rap e sacro erano due aree separate, due sentimenti
esclusivi, dove c’era l’uno non poteva starci l’altro. Penso a
quel che Umberto Eco scriveva sulla differenza tra indossare i
jeans e indossare la tonaca, come il sacro si concilia con la
seconda e non con i primi, perché con la seconda tu ti muovi
dentro il vestito e non lo senti, come se non avessi un corpo,
mentre con i jeans ti muovi insieme col vestito, e senti
continuamente il tuo corpo, non lo puoi dimenticare. Il sacro
esigeva la tunica, escludeva i jeans. Negli incontri con la
religione si vestiva mostrando lo spirito e nascondendo il
corpo. Poi il Papa ha preso a viaggiare lontano, fin nel cuore
dell’Africa, e abbiamo visto tribù di africani cattolici danzare
intorno al Papa, vestiti dei loro costumi e al suono dei loro
strumenti. È il Cattolicesimo che si fa mondiale.
IRINEWS 1 aprile 2013
E non può non farsi mondiale, dal momento che
«cattolico» vuol dire «universale». Per le stesse ragioni si
rivolge a tutte le generazioni, dunque anche ai giovani,
cercandoli nel loro ambiente e chiamandoli nella loro lingua.
Se questa lingua è il rap, usa il rap. Il messaggio, ripetuto
come un ritornello, è: l’assenza dall’ora di religione lascia un
vuoto nella cultura, dire «non entro perché non sono
cristiano» è come dire «non m’interessa l’essere umano».
Dunque, interessarsi all’uomo e interessarsi alla religione
sono la stessa cosa. Concetto Marchesi ha scritto la più bella
(per me) Storia della letteratura latina , e dentro ci ha calato
un concetto che in lui, marxista, mi stupiva non poco: tutti i
popoli che hanno fondato una civiltà avevano una religione.
Non puoi capire quella civiltà se non studi quella religione.
Foscolo, I Sepolcri: «Dal dì che nozze, tribunali ed are /
dietro alle umane belve esser pietose / di sé stesse e d’altrui»,
partì la civiltà, con il rito della sepoltura, il passaggio dal di
qua al di là. Giudico un libro immortale Cronaca familiare di
Vasco Pratolini, in cui l’autore racconta il difficile rapporto
col fratello Dante. Immortale vuol dire che si può leggere
sempre. Anche oggi. Vasco era marxista, e narra la malattia e
la morte del fratello, le sue sofferenze, la consolazione che la
religione promette ai sofferenti, e conclude: «Se così è, la tua
anima splende nel più alto dei cieli». È l’ultima riga. Arrivati
a quella riga, rileggi il libro da capo. Se togli quella riga, una
lettura basta e avanza. Oggi è un tempo difficile per
Manzoni, tutti fanno a gara nello sminuirlo: «Non conosceva
l’amore, non conosceva il dubbio, aveva convinzioni
preconcette». Massimo teorico di questa diminuzione,
Benedetto Croce. Ma l’Innominato sarebbe un personaggio
minimo, se fosse così rigidamente ateo e agnostico. Invece ha
un barlume d’intuizione religiosa che lo agita, e quando il
barlume brilla lui acquista una grandezza sublime. È
interessante per questo. Solo per questo. Il Croce morì
chiedendo una copia dei Promessi Sposi , e su una pagina
scrisse un pentimento per averlo stroncato. Costruttore del
nostro (italiano) ultimo sistema filosofico immanente, morì
dicendo che la vita dev’essere un continuo contatto con la
trascendenza. Da Dante a Luzi, non possiamo capire a fondo
la letteratura dei nostri autori se non conosciamo a fondo la
loro religione. Ai nostri studenti che vogliono capire bene
quello che studiano, comprese l’arte, la filosofia, la storia, la
letteratura, gli conviene entrare in classe, nell’ora di religione.
E non starsene muti, ma fare domande. Saranno d’aiuto
anche agli altri.
h t t p : / / w w w. a v v e n i r e . i t / C o m m e n t i / P a g i n e /
veraculturaereligione.aspx.
Michielin sulla nuova Intesa
La recente revisione dell'Intesa del 28 giugno 2012 ha
apportato delle novità nel mondo della scuola specificando
quali saranno i nuovi profili degli insegnanti di religione
cattolica.
Se infatti con la precedente Intesa, datata 1985, per
insegnare a un laico era sufficiente una laurea civile associata
ad un diploma (anche solo triennale) rilasciato da un Istituto
di Scienze Religiose diocesano, o eventualmente il diploma di
scuola superiore associato però a un diploma magistrale in
Scienze Religiose, ora per l'insegnamento della religione nelle
13
scuole di ogni ordine e grado, sarà richiesto esclusivamente
quest'ultimo titolo.
Se questa disposizione, in un certo senso, equipara gli
insegnanti di religione ai colleghi delle altre materie – in
quanto anch'essi hanno compiuto un percorso universitario
prima triennale e poi specialistico – e pone ordine in una
compagine docente Irc spesso eterogenea nelle modalità di
accesso alla professione, non possono che sollevarsi alcune
perplessità.
Tralasciando la formazione indifferenziata dei docenti
destinati alla scuola primaria e alla secondaria, fa riflettere la
situazione di quei tanti che – con una laurea civile pregressa
– hanno intrapreso il corso di studi triennale in Scienze
religiose e ora, prima del termine degli studi, a causa della
nuova Intesa si trovano a dover sostenere anche i due anni
specialistici per non rimanere precari.
Troppo facile parlare di tagli al bilancio camuffati da
riforma, ma è pur sempre vero che un supplente costa meno
e la nuova situazione coinvolge soprattutto i nuovi insegnanti
di religione piuttosto che adeguare i profili dei più anziani.
Ma sono proprio i profili dei nuovi insegnanti a destare
perplessità perché appare evidente uno sbilanciamento a
favore dei titoli ecclesiastici. Per insegnare religione a scuola
infatti – dopo essere stati ritenuti idonei dall'ordinario
diocesano – bisognerà avere almeno uno dei seguenti titoli:
a) titolo accademico (baccalaureato, licenza o dottorato)
in teologia o nelle altre discipline ecclesiastiche, conferito da
una facoltà approvata dalla Santa Sede;
b) attestato di compimento del regolare corso di studi
teologici in un seminario maggiore;
c) laurea magistrale in scienze religiose conseguita presso
un istituto superiore di scienze religiose approvato dalla Santa
Sede.
Il possesso di titoli civili non è menzionato. Chiaramente
il docente che li possederà sarà avvantaggiato in termini di
graduatoria, ma appare una scelta quanto mai discutibile e
pericolosa limitare la formazione dei futuri docenti alla sola
laurea magistrale in Scienze religiose che non appare
attualmente equiparabile ad un percorso di studi
universitario. A rimetterci ancora una volta, rischia di essere
la scuola non solo in termini di qualità, ma anche come luogo
di un dialogo necessario e continuo tra le scienze umane e
quelle teologiche che nell'ora di religione trovano un prezioso
e delicato spazio di confronto.
IRINEWS 1 aprile 2013
Proposte, innovazioni, sperimentazioni
Feste e cibi religiosi: Prosegue il progetto
sperimentale di Storia delle religioni per
l’Attività Alternativa
di L. Bossi
Torino – Anche quest’anno ha preso avvio il corso
sperimentale di Storia delle religioni e del libero pensiero
per l’attività alternativa nelle scuole superiori di Torino e
provincia. Promosso dall’associazione Acmos
( w w w. a c m o s . n e t ) e fi n a n z i a t o d a C e . S e . D i .
(www.provincia.torino.gov.it/istruzione/cesedi), il progetto
coinvolge 56 studenti di 13 classi degli istituti Alfieri, Cavour,
Darwin ed Einstein, che confermano così soddisfazione per il
lavoro svolto in passato e rinnovato impegno nel garantire
l’offerta didattica agli studenti non avvalentisi dell’ora di
IRC.
gruppi, un piatto caratteristico secondo la ricetta
tradizionale.
Un sito internet (www.reparty.it) accoglierà infine le videoricette, le fotografie ed i testi prodotti: un modo innovativo
per riportare il lavoro svolto e per diffondere conoscenza,
attraverso un calendario delle festività interattivo, capace di
ospitare schede tematiche, approfondimenti e testimonianze
multimediali.
Otre al calendario delle festività, www.reparty.it ospiterà una
carta interattiva di Torino, che raccoglierà i risultati di un
lavoro di ricerca sui luoghi religiosi della città: una
mappatura non convenzionale delle realtà urbane più
Il corso si concentra sul tema delle feste religiose e dei cibi prossime e molto spesso meno conosciute.
rituali, coinvolgendo gli studenti in un percorso di studio,
scoperta e sperimentazione: a partire dalla discussione del Un blog, infine, permetterà a chiunque di postare
concetto di festa – religiosa e non - e delle sue dimensioni un’immagine e un breve testo, per contribuire all’emersione
a n a l i t i c h e , l e l e z i o n i m u o v o n o i n d i r e z i o n e dei luoghi di culto più nascosti, delle pratiche e delle
dell’approfondimento delle valenze storiche, antropologiche tradizioni culinarie e celebrative.
e sociologiche delle diverse forme di celebrazione. Con un
occhio rivolto, naturalmente, all’aspetto più gustoso: quello Occorre però pazientare: questa è una storia che
delle tradizioni gastronomiche e delle usanze culinarie racconteremo più avanti.
ricorrenti nelle festività.
Il progetto didattico prevede anche quest’anno uno spiccato
coinvolgimento dei giovani alunni: non solo lezione frontale
ma ricerca continua di fonti e strumenti per costruire una
discussione informata e favorire la partecipazione attiva al
processo di scoperta. A partire anzitutto dal programma:
dopo un excursus teorico ed una rassegna delle principali
ricorrenze celebrate dalle diverse culture religiose,
gli
studenti sono chiamati a decidere quale festività religiosa
approfondire, sia con l’ausilio di schede tematiche, sia
attraverso l’incontro e il confronto con la comunità religiosa
di riferimento. Grazie alla collaborazione del Comitato
Interfedi della Città di Torino, giovani rappresentanti delle
comunità religiose del territorio incontreranno gli studenti
delle classi coinvolte, portando testimonianza delle tradizioni,
dei significati e dei costumi, ma anche della storia della
comunità e dei suoi luoghi. Un’occasione per scoprire realtà
sociali e pratiche culturali diffuse sul territorio ma spesso
ignote; un nuovo modo di conoscere la città che muovendo
dalle aule scolastiche condurrà gli studenti all’esplorazione
dei luoghi religiosi urbani. Nel mese di maggio le classi
saranno infatti coinvolte in una passeggiata di visita,
appuntamento ormai irrinunciabile per la sua valenza
esperienziale e per le numerosissime richieste che ogni volta
è in grado di generare.
Il cibo rappresenta naturalmente un elemento di
sperimentazione e contaminazione interculturale: oltre ad
approfondirne usi, significati e valenza rituale, i giovani
alunni coinvolti saranno chiamati a preparare, a piccoli
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Tradizioni gastronomiche e
usanze culinarie ricorrenti nelle
festività religiose: un progetto per
giovani studenti
IRINEWS 1 aprile 2013
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Proposte, innovazioni, sperimentazioni
“Accoglienza e Pluralismo Culturale e
Religioso nelle Strutture Sanitarie”
di V. Savelli
Presso la sede romana di Via Liberiana 17 del Cesv - Centri di
Servizio per il Volontariato del Lazio - dal 5 febbraio 2013 al
19 marzo 2013, si è tenuto il corso di formazione, rivolto agli
operatori del volontariato dell’area sanitaria e sociosanitaria,
sul tema “Accoglienza e pluralismo culturale e religioso nelle
strutture sanitarie”. Reso possibile grazie al prezioso
contributo economico del Cesv, il corso si è svolto in
collaborazione con l’ASL Roma E, l’AVO - Associazione
Volontari Ospedalieri - il Tavolo Interreligioso di Roma e
l’Associazione Religions for Peace. Inserito nell’ambito del
progetto, elaborato nel 2010, relativo all’ “ Accoglienza delle
differenze culturali e religiose nelle strutture sanitarie
ospedaliere e territoriali”
promosso e realizzato presso
l’ospedale di Roma Santo Spirito, il corso si è articolato in 7
incontri di 3 ore ciascuno. Nel primo incontro è stato
analizzato “il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini
nelle attuali politiche sanitarie” e in particolare il ruolo del
volontariato oggi attraverso la testimonianza di Francesca
Danese, Presidente del CESV. Nel secondo incontro è stata
analizzata “la relazione sanitaria tra accoglienza, diversità
culturali e pluralismo religioso”. Paola Gabbrielli Piperno Presidente del Tavolo Interreligioso di Roma - ha analizzato la
dimensione interculturale che sta vivendo il nostro paese
sempre più caratterizzato da un contesto religioso di
pluralismo. L’Italia, si è da sempre auto-percepito come un
paese cattolico e soltanto da poco si è trovato a vivere il
pluralismo religioso: c’è consapevolezza della presenza di
diverse realtà religiose ma manca il radicamento del
pluralismo religioso e l’affermazione di tale radicamento.
Alessandro Bazzoni - Dirigente Asl Roma E, coadiuvato da
Luigi De Salvia - Segretario generale sezione italiana Religions
for Peace - nel corso di tutti gli incontri ha indagato a fondo il
concetto di salute, cosa realmente voglia significare e come
esso si sia trasformato nel tempo. Il concetto di salute non è
associato soltanto ad un soddisfacimento materiale, andrebbe
allargato allo “star bene” e al “bene relazionale” empatico, alla
comunicazione non verbale, tutto quel capitale intangibile di
cui i volontari sono importanti detentori. I volontari sono gli
attori protagonisti di quella delicatissima e fondamentale fase
che caratterizza il primo approccio in una struttura
ospedaliera, ovvero l’accoglienza che aiuta a determinare la
scelta e la permanenza in un ospedale. Il Parlamento Europeo
ha proclamato il 2013 anno Europeo dei Cittadini allo scopo
di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e
soprattutto la possibilità di esercitarli pienamente, tra questi
compaiono i diritti della diversità culturale e religiosa.
Prerequisito fondamentale per poter però usufruire dei propri
diritti è quello della conoscenza e altro compito a cui sono
chiamati i volontari è quello di diffondere tutte le iniziative in
corso. Un punto su cui Alessandro Bazzoni si è a lungo
soffermato è la stretta relazione che intercorre tra la religione,
o meglio la spiritualità, e la salute, e quanto, come dimostrato
da studi scientifici, un approccio religioso alla malattia fornisca
un grande e determinante coadiuvante nel processo di
guarigione. Il resto degli incontri sono stati dedicati proprio al
tema de “Il contributo delle religioni per la promozione della
salute e gestione della malattia. ” Testimoni delle religioni
cristiane, ebraica, musulmana, induista, buddhista, sikh, bahà
ì, hanno esposto le principali esigenze che un religioso può
incontrare nell’ambito ospedaliero e illustrato la propria
visione della malattia in un contesto dialogico con i volontari
che hanno raccontato le proprie esperienze nel mondo
sanitario esprimendo le loro di perplessità e di necessità nel
rapportarsi con le diverse tradizioni religiose. Il corso ha
messo in luce la profonda complessità della natura umana:
l’essere umano è l’unico essere ad avere consapevolezza della
propria morte, e questo ci rende uguali di fronte alla
vulnerabilità e fragilità umana. Ma il principio di uguaglianza
di tutte le persone deve essere integrato con il principio di
diversità che impone la sfida di considerare ogni persona come
individuo unico e dunque di modulare i diversi interventi a
seconda di chi abbiamo di fronte, a maggior ragione nel
delicato contesto sanitario.
Accoglienza e pluralismo culturale e
religioso nelle strutture sanitarie
IRINEWS 1 aprile 2013
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Proposte, innovazioni, sperimentazioni
Il Consiglio dei bambini (parteII)
Democrazia e Costituzione
di P. Pascucci
Il 25 gennaio si è svolto, presso la sede romana di The Hub, il
secondo incontro del progetto “Il Consiglio dei bambini: dalla
Costituzione alla Partecipazione. I bambini di Roma dettano
l’agenda peri candidati alla carica di sindaco delle prossime
elezioni”, promosso dagli Hubber romani in collaborazione
con l’associazione UVAuniversolaltro. Tre incontri dedicati
allo studio della Costituzione della Repubblica Italiana e alla
conoscenza del pluralismo religioso al quale partecipa una IV
elementare della scuola Antonio Saffi di Roma.
Titolo di questo secondo incontro la democrazia e la
Costituzione.
Il laboratorio è iniziato con un breve brainstorming
sull’incontro precedente, durante il quale erano stati
introdotti i simboli e i luoghi di culto presenti a Roma delle 5
grandi religioni mondiali. Questo ripasso è stato necessario
per introdurre la prima parte di questo secondo incontro, la
spiegazione delle categorie di ateo e agnostico. Grazie alla
lettura degli articoli 3 e 19 della Costituzione, i ragazzi
avevano compreso l’importanza di rispettare le persone
appartenenti alle diverse fedi, tuttavia non erano stati posti di
fronte al caso in cui una persona non si riconosce in nessuna
religione. Una delle caratteristiche dei bambini è quella di
saper accettare con maggiore facilità le differenze di cui ci
compone il mondo, senza dare giudizi di valore sul prossimo
e le sue caratteristiche. Per loro è stato semplice comprendere
come, anche chi non crede, ha diritto allo stesso rispetto che si
deve ai fedeli delle diverse religioni. Sono soprattutto gli
adulti a non voler includere anche gli atei e gli agnostici tra
gli attori del dialogo interreligioso, nonostante la loro ricerca
di senso nel mondo si componga delle stesse domande che
animano il dibattito teologico all’interno delle singole
comunità religiose.
Forti di questa prima parte introduttiva, i ragazzi non hanno
avuto grosse difficoltà nel comprendere il concetto di laicità
delle istituzioni. È stato spiegato loro che questa è una delle
caratteristiche principali dei moderni stati democratici: l’
autonomia delle istituzioni nei confronti di condizionamenti
esterni di natura etica, morale o religiosa. Il rispetto nei
confronti del prossimo e la laicità delle istituzioni sono stati
presentati come due elementi complementari, necessari al
funzionamento delle moderne società multiculturali e
multireligiose.
Attraverso la lettura degli articoli 1, 18 e 49 della
Costituzione hanno compreso l’importanza della
partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita
politica e sociale della Stato.
La democrazia è una concezione che considera essenziale il
riconoscimento dei diritti politici a tutti i cittadini. Vista la
giovane età degli alunni, per aiutarli a comprendere
l’importanza dei diritti politici è stato simulato un processo
elettorale: l’elezione del sindaco dei bambini.
Dopo essere stati divisi in gruppi, è stato chiesto loro di
inventare il loro partito politico, con tanto di simbolo e di
agenda elettorale. Il “Partito del rispetto” si è scontrato con il
“Partito della magia” e i loro candidati, accuratamente scelti
dopo aver effettuato le “primarie” all’interno di ogni gruppo,
si sono sfidati a colpi di comizi elettorali.
Il terzo ed ultimo incontro del “Consiglio dei bambini” si
terrà il 19 marzo e sarà incentrato sul tema della “libertà”.
Per il resoconto del primo laboratorio si rimanda al numero
precedente di IRInews
Per informazioni scrivere a [email protected]
Democrazia e
Costituzione
IRINEWS 1 aprile 2013
Biblioteca
Libri e articoli
F. Candido
•
Emanuela Ceva- Anna Elisabetta Galeotti (a cura
di), Lo spazio del rispetto, Bruno Mondadori
Editore, Milano 2012.
«La tolleranza é una conseguenza necessaria della nostra
condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e
inclini all'errore. Non resta che perdonarci vicendevolmente
le follie. È questa la prima legge naturale: il principio a
fondamento di tutti i diritti umani». Così diceva Voltaire,
padre dell'Illuminismo, nel suo celebre Traité sur la tolérance.
Il filosofo Karl Popper, però, a distanza di due secoli, nel suo
Toleration and intellectual responsability, individuerà tre
limiti all'idea di tolleranza enucleata nella proposta del
celebre filosofo illuminista, giungendo ad affermare che il
rischio di una cattiva interpretazione dell'idea di tolleranza
sia la nascita di un confuso relativismo capace di degenerare
“nell'incontrastato dominio della violenza”.
Il libro che proponiamo nella nostra biblioteca raccoglie una
serie di interventi curati da Emauela Ceva e Anna Elisabetta
Galeotti. L'idea che accomuna i contributi quest'opera è che
il mero concetto di tolleranza non sia capace di offrire i
presupposti normativi per rispondere alle sfide relative al
trattamento delle minoranze all'interno della democrazia. La
soluzione per affrontare di volta in volta queste
problematiche è, secondo gli autori, l'adozione dell'ideale
dell'eguale rispetto per le persone a complemento del
riferimento alla tolleranza.
La tolleranza e il rispetto sono, dunque, idee intercambiabili?
È ricorrendo a questi ideali che la democrazia può garantire
politiche di integrazione basate su una cultura egualitaria?
•
Gianfranco Macrì, Marco Parisi, Valerio Tozzi,
Diritto civile e religioni, Laterza, Roma-Bari 2013.
A partire dall'indagine della disciplina civile, italiana ed
europea, per quel che concerne il fenomeno religioso, l'opera
si propone di analizzare il pluralismo religioso all'interno
della nostra società multietnica. Gli autori non mancano di
evidenziare le problematiche, in campo legislativo, legate alla
straordinaria crescita del pluralismo religioso e culturale dal
momento che in Italia, in pochi decenni, si è traghettati dal
riconoscimento di un’unica ‘religione di stato’ all'esigenza di
definire dettagliate proposte legislative per le problematiche
che quotidianamente sorgono in seguito all'incontro e alla
convivenza di culture e religioni diverse.
17
•
Marco Dal Corso- Marialuisa Damini (a cura di),
Insegnare le religioni. In classe con il cooperative
learning, EMI, Bologna 2011.
Proponiamo solo ora un utile supporto per docenti ed
educatori, edito dalla casa editrice EMI nel 2011 e dedicato
all'insegnamento delle religioni.
Dal Corso e Damini, autori di Insegnare le religioni. In classe
con il cooperative learning, partono dal presupposto che oggi
la scuola, ma anche le altre agenzie educative, non possano
più rimanere inerti di fronte alle novità e ai cambiamenti
inediti che scaturiscono dal pluralismo religioso che,
inevitabilmente, porta con sé nuove prospettive e nuove voci
all'interno della vita politica, civile, sociale.
Questo libro pertanto si rivolge a quella fetta del mondo della
scuola che resta sordo e statico di fronte all'avanzare dei
cambiamenti che la nostra società multietnica sta vivendo e
somatizzando; questo libro parla a quei contesti che, talvolta,
affrontano tali tematiche alla stregua di emergenza o di
cambiamenti epocali a cui è difficile dare un nome.
L'invito che si propone questo utilissimo strumento didattico
è vivere il pluralismo religioso, della scuola e della società,
come un'occasione propizia per riformulare un nuovo
paradigma di laicità. L'approccio del “cooperative learning”
su cui è improntato il libro affonda le sue radici
metodologiche in un rapporto "cooperativo", ben sintetizzato
con un'adeguata cernita di testi e schemi.
IRINEWS 1 aprile 2013
Biblioteca
Laicità
e democrazia scuola
di B. Nuti
L’Almanacco di Filosofia di Micromega (1/2013) ospita uno
speciale dedicato al cruciale legame tra politiche della scuola e
politiche della democrazia. Il caso d’attualità che stimola la
riflessione è la proposta del ministro francese Vincent Peillon
di introdurre un insegnamento di morale laica a scuola.
L’almanacco contiene infatti un’intervista al ministro nella
quale emergono questioni determinanti come il problema di
definire la laicità, il ruolo delle politiche dell’educazione
nell’ordinamento repubblicano, l’affermazione dei valoro
positivi e propositivi della democrazia in un contesto di
pluralità.
Richiamandosi al padre fondatore della scuola laica e
repubblicana francese, Jules Ferry, il ministro riabilita con
decisione l’urgenza di una laicità affermativa, una laicità à la
française come “dottrina della repubblica che è insieme
filosofica, morale, religiosa, pedagogica e politica”.
Ripetutamente esclusa l’opzione di una laicità tendente alla
neutralità e imparzialità assoluta. Del resto la laicità in
Francia nasce con la non celata aspirazione di divenire la
religione della repubblica, capace di coinvolgere
razionalmente e emotivamente il cittadino proponendogli una
dottrina, riti propri, e una propria profonda spiritualità. “La
laicità nasce in Francia come forza teologico-politica, una
forza di trascendenza spirituale legata ai valori rivoluzionari”,
detto con le parole del ministro e filosofo socialista. Le parole
che fanno da sfondo a queste dichiarazioni sono quelle di un
altro socialista del passato, Jean Jaures, quando affermava che
“la Francia non è diventata protestante, ma ha avuto la
Rivoluzione”, accostando la Riforma di Lutero alla
Rivoluzione francese non solo per il carattere d’antagonismo
alla cattolicità, ma anche evidentemente per fertilità e
profondità spirituale.
Il ministro conclude con la convinta affermazione che la
laicità non è solo neutralità, o tolleranza, ma un insieme di
valori da insegnare e praticare a partire soprattutto dalla
scuola. Ma qual è il rapporto tra questa religione della
repubblica e l’opzione confessionale del singolo studente?
Secondo il ministro la spiritualità dei valori laici non è
antireligiosa, né si interpone all’adesione confessionale del
singolo. Viene in mente il divieto francese di “ostentare”
simboli religiosi a scuola. Inoltre, una simile concezione di
laicità presuppone alcuni universali, dei valori ben orientati e
fondati, proprio quando la contemporaneità occidentale
giunge a metabolizzare e interiorizzare un’educazione al
sospetto e alla critica incline al relativismo culturale che
meglio pare rispondere al panorama di pluralismo e
frammentazione attuale. La replica del ministro tenta di
assumere e superare il problema all’interno di un’ultima
definizione di laicità: “C’e una tensione storica, perenne, tra
dogmatismo e scetticismo in filosofia, e la formulazione
francese di questa tensione è la laicità, ossia l’idea che nessuno
pretende di possedere l’universale, ma che nessuno rinuncia a
cercare qualcosa che è dell’ordine della verità. Siamo sempre
in cammino. Questa tensione, “non ho la verità, ma non
rinuncio” è il luogo stesso della democrazia”.
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Di fronte al moltiplicarsi delle “agenzie di senso”, la scuola
francese non intende dunque rinunciare a proporre il proprio
giudizio di valore sulle questioni fondamentali: ciò che è
bene/giusto e male/sbagliato, quale idea di felicità,
uguaglianza, di vita giusta e morte.
Gli altri due articoli dello speciale tendono a una riflessione
più generale e storica. In uno il filosofo di Francoforte Axel
Honneth sottolinea la progressiva rinuncia da parte della
filosofia politica a pensare e a occuparsi delle politiche
dell’educazione. Dimenticando in tal modo un’importante
tradizione filosofica che ingranava in un meccanismo più
articolato e completo due prospettive che hanno molto da
dirsi reciprocamente, così come hanno sostenuto pensatori
come Kant, Dunkheim, e Dewey. Kant in particolare fonda
un parallelo tra arte del governo e arte dell’educazione come
le due attività destinate a guidare l’uomo verso uno stato di
libertà. Secondo il filosofo di Francoforte, a causa di una male
interpretata idea di neutralità dello Stato, e di una
volgarizzazione e generalizzazione delle cosiddette tesi di
Bӧckenfӧrde – secondo cui in ultima analisi la democrazia
non è capace di auto fondare autonomamente i propri valori a
prescindere da preordinati orientamenti etici o religiosi – si
sarebbe progressivamente consolidata una funesta
dissociazione tra alta riflessione politica, aspirazioni
democratiche e metodi e programmi scolastici. Il silenzio dei
filosofi della politica davanti alle porte della scuola mostra in
primo luogo una difficoltà a nominare e definire i propri
contenuti e obiettivi democratici in termini positivi, e in
secondo luogo, una difficoltà a scegliere e imboccare percorsi
di autogenerazione dello spirito democratico. Nel terzo
intervento, Angelo D’Orsi conferma questa interpretazione
approfondendo “l’unità sostanziale, e originaria, tra paideia e
politeia”. Anche per lui l’attività educativa non può non dirsi
e farsi parte integrante di quella politica, e l’attuale emergenza
democratica non riuscirà a trovare soluzioni senza passare
attraverso l’emergenza educativa. Rispetto ad una neutralità
assoluta e muta, contro un sistema “finanziario” dei crediti e
debiti scolastici, contro un “rendimento” scolastico inteso
come acquisizione di conoscenze e capacità disciplinari, anche
per D’Orsi la politica è chiamata a ripensare un’idea di
maturità scolastica diversa e globale che sia, usando le parole
di Gramsci, “presa di possesso della propria personalità,
conquista di coscienza superiore per la quale si comprende il
proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri
diritti e i propri doveri”. Micromega:
politiche della scuola e politiche della
democrazia
IRINEWS 1 aprile 2013
Eventi
G. Nardini
° Assisi – Si è svolto dal 18 al 20 febbraio il Corso nazionale
di aggiornamento per insegnanti di religione, sul tema
“Mediazione culturale e offerta formativa dell’Irc nei contesti
culturali allargati dei percorsi scolastici”. Sul sito è possibile
consultare i testi degli interventi e altri importanti documenti
h t t p : / / w w w. c h i e s a c a t t o l i c a . i t / p l s / c c i _ n e w _ v 3 /
V 3 _ S 2 E W _ C O N S U LTA Z I O N E . m o s t r a _ p a g i n a ?
id_pagina=34639&rifi=guest&rifp=guest.
° Bari – Dal 15 al 17 aprile si svolgerà il Convegno nazionale
dei direttori e responsabili IRC, sul tema “Ragione e Fede:
l’approccio scolastico dell’Irc”.
° Milano – Venerdì 22 marzo, dalle 10 presso la Sala del
Grechetto di Palazzo Sormani, via Francesco Sforza 7, la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la
Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo
Stato (CCERS) e il Centro culturale protestante di Milano
hanno organizzato il convegno “La libertà religiosa nella
società multiculturale e nello stato laico”. Intervenuti:
Massimo Aquilante, Samuele Bernardini, Marialisa D’Amico,
Silvio Ferrari, Giulio Giorello, Alberto Fossati. Parteciperanno
i membri del Consiglio regionale Fabio Pizzul, Lucia
Castellano, Sara Valmaggi e l’assessore milanese Marco
Granelli.
° Ragusa – L’Ufficio per l’educazione cattolica, la scuola e
h t t p : / / w w w. c h i e s a c a t t o l i c a . i t / p l s / c c i _ n e w _ v 3 / l’università della diocesi ha organizzato a Comiso un corso sul
V 3 _ S 2 E W _ C O N S U LTA Z I O N E . m o s t r a _ p a g i n a ? tema “L’Islam ieri e oggi”, articolato in quattro giornate: le
prime due si sono svolte a gennaio, le prossime saranno il 22 e
id_pagina=40686&rifi=guest&rifp=guest.
il 23 aprile e riguarderanno il sufismo e il razionalismo storico
° Milano – 18-19 marzo 2013, Sala Napoleonica di Palazzo e l’attuale mondo musulmano.
Greppi, via S. Antonio 12, la professoressa Giampiera http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_a.a_autentication?
Arrigoni ha curato il convegno “Proposte per l’insegnamento rifi=&rifp=&tema=Quotidiano&oggetto=254442.
della storia delle religioni nelle scuole italiane” .
° Roma – il 14 febbraio 2013, dalle ore 9.00 alle ore 13.00
presso la Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini" Sala
degli Atti parlamentari, Piazza della Minerva 38, si è tenuta la
presentazione del nostro libro "Credere è reato? Libertà
religiosa nello Stato laico e nella società aperta" curato da L.
Berzano.
La libertà
religiosa nella
società
multiculturale
e nello stato
laico: una
sfida per il
futuro?
19
IRINEWS 1 aprile 2013
20
Proposte per l’insegnamento della storia
delle religioni nelle scuole italiane
linguaggio occidentale nel tradurre la pluralità di principi e
concetti propri del pensiero comunemente definito induista e
le difficoltà di individuare sistemi di raccordo con una storia
di F. Cadeddu
religiosa nella quale sacro, secolare, pubblico, privato e
naturale hanno connotazioni profondamente diverse. Chiara
A cura di Giampiera Arrigoni:
18-19 marzo 2013, Sala Napoleonica di Palazzo Greppi, via G h i d i n i h a i nve c e vo l u t o t r a c c i a re i l p e rc o r s o
dell’insegnamento del buddhismo in Italia nell’ultimo secolo,
S. Antonio 12, Milano
soffermandosi sul percorso di creazione del “buddhismo
occidentale” e sulle iniziative più recenti di diffusione della
Il 18 e il 19 marzo l’Università Statale di Milano ha ospitato sua conoscenza.
il convegno “Proposte per l’insegnamento della storia delle
religioni nelle scuole italiane”, un momento di incontro per Muovendo da queste specificità, Paolo Scarpi ha individuato
docenti e studiosi di discipline diverse e occasione di gli snodi critici della disciplina della storia delle religioni nella
confronto tra coloro che promuovono l’insegnamento della scuola italiana, elaborando una proposta che mira a superare
storia delle religioni a scuola. Sotto l’insegna e lo spirito l’attuale orientamento - da lui definito “cripto-confessionale”
dell’inclusività ateniense ampiamente discussa da Giampiera - in favore di un metodo laico-comparativo, che sul binomio
Arrigoni, promotrice del seminario, l’obiettivo delle due storia/scienza costruisca definizioni e denominazioni utili per
giornate è stato quello di creare uno spazio di condivisione la disciplina e il suo insegnamento. Lungo questa linea,
sul tema, approfondendo alcuni degli aspetti teorici e Alessandro Saggioro ha tracciato prospettive e proposte
mettendo in luce le criticità emerse dai progetti di concrete volte all’inserimento della storia delle religioni nel
insegnamento avviati in diverse realtà scolastiche e sistema scolastico, individuando nella politica universitaria,
nelle scelte didattiche e nella legislazione parlamentare tre
universitarie.
canali attraverso i quali veicolare le istanze dell’insegnamento
Due interventi introduttivi hanno offerto la cornice e costruire così il terreno culturale utile a costruire un sistema
interpretativa e alcuni primi spunti di dibattito e di lavoro: il scolastico ed educativo plurale e inclusivo.
primo ha delineato un quadro teorico comparativo del
metodo di approccio e insegnamento della storia delle
religioni, soprattutto nella sua dimensione storica, mentre il
secondo ha invece prospettato una delle soluzioni percorribili
per il sistema scolastico italiano, all’interno del quale si
impone una riflessione sull’inedita vicinanza di confessioni
diverse in uno stesso spazio educativo e sociale. La prima
prospettiva, tracciata da Marcello Massenzio, muove dalle
criticità del sapere enciclopedico verso la riscoperta del
linguaggio proprio del fenomeno religioso e la sua
ricollocazione nella società contemporanea, la cui
riqualificazione – secondo il docente - potrebbe sostenere la
comprensione della pluralità degli attori e delle realtà
religiose odierne. Alberto Melloni ha voluto invece
sottolineare le modalità per cui questa stessa pluralità subisce
le difficoltà date dal prolungarsi e dal dilatarsi degli
specialismi sul tema e l’insufficienza delle risposte prodotte,
richiamando la necessità di tematizzare i diversi aspetti del
problema e di includere gli studenti nella costruzione delle
spiegazioni intrinseche all’esperienza religiosa propria e
altrui. A questo proposito, la Fondazione per le Scienze
A Milano si discute delle proposte per
Religiose, di cui il docente è segretario, è impegnata nella
redazione del primo Rapporto sull’analfabetismo religioso in
l’insegnamento della storia delle
Italia, frutto della collaborazione di circa cinquanta studiosi,
religioni nelle scuole italiane
in uscita il prossimo ottobre.
Sulla base delle due prospettive preliminari, gli interventi che
si sono succeduti nelle due giornate hanno aperto ad aspetti
diversi della storia delle religioni, evidenziando le criticità
degli ambiti disciplinari all’interno dei quali si collocano gli
insegnamenti, l’evoluzione dei contenuti e dei programmi e le
iniziative intraprese dalle confessioni e dalle religioni in
ambito europeo ed extra europeo per la costruzione e
l’insegnamento della storia - e delle storie - comune a uno
stesso spazio/tempo (Maddalena del Bianco, Roberto Tottoli,
Marisa Tortorelli, Sergio Ribichini). Dei diversi casi proposti,
quello dell’induismo e del buddhismo hanno offerto le sfide
più nette per la definizione delle religioni in oggetto, della
terminologia e dei metodi di insegnamento della storia.
Giuliano Boccali ha evidenziato le difficoltà incontrate dal
IRINEWS 1 aprile 2013
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Redazione: Mariachiara Giorda; Ilaria Biano; Federica Candido; Francesco Crudo; Martina Mampieri; Giulia Nardini;
Beatrice Nuti, Paolo Pascucci; Valentina Savelli.
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Questo numero 2013/2 è chiuso e inviato il 1 aprile 2013. Prossimo numero: 1 luglio 2013
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