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1 aprile 2013 IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia Notiziario trimestrale di Benvenuti in Italia e di Uvauniversolatro ISSN: 2239-1169 Attualità documenti opinioni sugli insegnamenti di religione e le scienze delle religioni in Italia a cura di Mariachiara Giorda Per iscriversi inviare il proprio indirizzo mail [email protected] Indice ATTUALITA’ Iscrizione on line: insegnamento della religione cattolica e attività alternative, p. 2 Scegliere di avvalersi o meno dell’IRC, p. 2 L’ora di religione può essere scelta all’inizio di ogni anno scolastico?, p. 3 Gli insegnanti di religione chiedono un concorso e una graduatoria ad esaurimento, p. 4 Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma aumentano i prof. di religione, p. 4 Richiesto il benestare di un parroco per insegnare religione ed è polemica, p. 5 Più studenti all’ora di religione, p. 6 Ora di religione a scuola, piace sempre di più anche agli stranieri, p. 7 Ora di religione, il rap della Chiesa, p. 7 Convenzione tra il MIUR e CSAM-CEM, p. 8 Il Protocollo del MIUR sull’adozione dei libri di testo per l’a.s. 2013-2014, p. 8 OPINIONI 1 Crociata e la Consulta della Cei, p. 9 Ronco e l’approccio storico-critico al fatto religioso, p. 9 Tussi su scuola e diversità, p. 9 La UAAR e alcune iniziative, p. 10 Campoleoni sull’insegnamento della religione a scuola, p. 11 Boscaino: sì e no per la scuola statale, p. 11 Camon su religione e cultura, p. 12 Michielin sulla nuova Intesa, p. 13 PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI Feste e cibi religiosi: Prosegue il progetto sperimentale di Storia delle religioni per l’Attività Alternativa, p. 14 “Accoglienza e Pluralismo Culturale e Religioso nelle Strutture Sanitarie”, p. 15 Il Consiglio dei bambini (parte II). Democrazia e Costituzione, p. 16 BIBLIOTECA Segnalazioni di libri e articoli, p. 17 EVENTI Ragusa, Bari, Assisi, Roma, Milano, p. 19 IRINEWS 1 aprile 2013 Attualità I. Biano e M. Mampieri Iscrizione on line: insegnamento della religione cattolica e attività alternative La circolare n. 96 del 17 dicembre 2012 indica che la facoltà di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica viene esercitata dai genitori (o dagli studenti negli istituti di istruzione secondaria superiore), al momento dell’iscrizione, mediante la compilazione dell’apposita sezione on line. La scelta ha valore per l’intero corso di studi e, comunque, in tutti i casi in cui sia prevista l'iscrizione d'ufficio, fatto salvo il diritto di modificare tale scelta per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni esclusivamente su iniziativa degli interessati La scelta specifica di attività alternative è operata, all’interno di ciascuna scuola, utilizzando il modello di cui all’allegato C. L'allegato C prevede diverse opzioni di attività alternative all'insegnamento della religione: si ricorda che tale allegato deve essere compilato, da parte degli interessati, all’inizio dell’anno scolastico, in attuazione della programmazione di inizio d’anno da parte degli organi collegiali, e trova concreta attuazione attraverso le seguenti opzioni possibili: • attività didattiche e formative; • attività di studio e/o di ricerca individuali con assistenza di personale docente; • libera attività di studio e/o di ricerca individuale senza assistenza di personale docente (per studenti delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado); • non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica. La scelta di attività alternative ha effetto per l'intero anno scolastico e deve essere operata da parte degli interessati all’inizio dell’anno scolastico, in attuazione della programmazione di inizio d’anno da parte degli organi collegiali.” 22 Gennaio 2013 http://www.orizzontescuola.it/news/ iscrizione-on-line-insegnamento-della-religione-cattolica-eattivit-alternative Scegliere di avvalersi o meno dell’IRC 2 Scelta della scuola da frequentare l’anno prossimo. Ma anche scelta se avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. È il duplice impegno che le famiglie italiane sono state chiamate a compiere. Il termine è scaduto il 20 febbraio, ma già da tempo, per i genitori di studenti che a settembre 2012 inizieranno un nuovo percorso di studi, è iniziato un tour (reale e virtuale) tra i vari istituti. Decisamente meno complessa la scelta riguardante l’insegnamento della religione cattolica a scuola. Le famiglie che hanno iscritto i propri figli al primo anno della materna, della primaria, della media e delle superiori, hanno ricevuto all’atto dell’iscrizione anche un modulo con il quale esprimere la scelta sull’insegnamento della religione. Secondo gli ultimi dati disponibili, il 91% degli studenti decide di frequentare l’insegnamento dell’Irc e solo un 9% opta per non avvalersi. Ma in questa fase l’unica decisione che un genitore deve prendere è se scegliere o meno l’insegnamento della religione cattolica a scuola per il proprio figlio. «Questo prevede la legge – ricorda Nicola Incampo, esperto Cei di Irc e curatore della sezione Irc per il sito culturacattolica.it – e non anche la contemporanea scelta di attività alternative per chi decide di non avvalersi dell’insegnamento». Una precisazione quanto mai necessaria, specialmente dopo l’invio da parte dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) di una lettera a tutti i dirigenti scolastici nella quale si sollecitano «informazioni e garanzie» per genitori e studenti in merito alla scelta dell’attività alternativa, affermando che «in sede di iscrizione» va «distribuito e fatto compilare il modulo F» destinato a chi non si avvale dell’Irc. «Ma la legge 121 del 23 marzo 1985 parla chiaro – spiega Incampo –, quando dice che "all’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell’autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione". Alcune questioni riguardanti l’insegnamento di religione cattolica Come si vede non si parla affatto della contemporanea scelta di altra attività alternativa, ma solo se avvalersi o meno dell’Irc». Sempre la stessa legge prevede che la scuola, entro trenta giorni dall’inizio delle lezioni, raccolga le indicazioni tra coloro che non si avvalgono dell’Irc su come intendono utilizzare l’ora in questione. Allo stato attuale il 47,5% dei non avvalentesi opta per «l’uscita da scuola», il 24% per «studio non assistito», il 18,8% per «studio individuale assistito» e il 9,7% per «attività didattica e formative». Insomma se la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento riguarda un diritto costituzionale, quella sulle attività alternative «è un aspetto organizzativo dell’attività scolastica e di gestione degli studenti», sottolinea l’esperto di Irc, aggiungendo che «proprio per questo le attività alternative all’Irc non possono essere inserite nel piano dell’offerta IRINEWS 1 aprile 2013 formativa degli istituti. Del resto la norma prevede nel quadro orario obbligatorio soltanto l’insegnamento della religione cattolica e non altre attività, che vengono proposte ai soli studenti non avvalentesi». Passaggi e atti chiari, normati da un quarto di secolo. «Eppure si cerca di ingenerare confusione nelle procedure», commenta ancora Incampo. Comunque, le circolari ministeriali, oltre alla legge che regola la scelta, parlano chiaro e i dirigenti scolastici sanno come procedere tutelando tutte le decisioni «senza discriminazioni». Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio socio-religioso del Triveneto per conto del Servizio nazionale della Cei per l’insegnamento della religione cattolica, nell’anno scolastico 2010/2011, il 91% degli studenti ha frequentato l’insegnamento della religione cattolica. La percentuale è del 93,2 nella scuola dell’infanzia (dove la scelta dell’Irc va fatta annualmente), mentre nella primaria si sale al 94,2%, per attestarsi al 92,7% nelle medie. Dato più basso nelle superiori dove comunque l’85,3% degli studenti partecipa all’Irc. 28 Gennaio 2012: http://www.avvenire.it/Cronaca/ Pagine/ora-di-religione-chi-punta-sulla-confusione.aspx dell'iscrizione ha effetto per l'intero anno scolastico cui si riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è prevista l'iscrizione d'ufficio, fermo restando, anche nella modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica; c . è assicurata, ai fini dell'esercizio del diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi, una tempestiva informazione agli interessati da parte del Ministero della Pubblica Istruzione sulla nuova disciplina dell'insegnamento della religione cattolica e in ordine alla prima attuazione dell'esercizio di tale diritto; d. l'insegnamento della religione cattolica è impartito ai sensi del punto 5, lettera a), del Protocollo addizionale da insegnanti riconosciuti idonei dalla competente autorità ecclesiastica; Naturalmente se sopraggiungessero “motivazioni valide” i genitori potranno interrompere detto insegnamento anche ad anno scolastico inoltrato dietro richiesta formulata al Dirigente Scolastico e con il consenso di quest’ultimo.” 22 Febbraio 2013: http://www.orizzontescuola.it/news/lora-religione-pu-essere-scelta-allinizio-ogni-anno-scolastico L’ora di religione può essere scelta all’inizio di ogni anno scolastico? UIL Scuola rende noto che secondo l’intesa firmata tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, i genitori per i figli minori o gli alunni maggiorenni potranno scegliere annualmente di avvalersi della religione cattolica. Si cita a tal punto “la normativa concordataria”: INTESA 2. Modalità di organizzazione dell'insegnamento della religione cattolica. Del 14 dicembre 1985 e successiva revisione del 13 giugno 1990 tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; in attuazione dell'art. 9 n. 2 dell'Accordo di revisione del Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana del 18 febbraio 1984. Premesso che: a. il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica assicurato dallo S t a t o n o n d e ve d e t e r m i n a r e a l c u n a f o r m a d i discriminazione, neppure in relazione ai criteri per la formazione delle classi, alla durata dell'orario scolastico giornaliero e alla collocazione di detto insegnamento nel quadro orario delle lezioni; b. la scelta operata su richiesta dell'autorità scolastica all'atto 3 I genitori per i figli minori o gli alunni maggiorenni potranno scegliere annualmente di avvalersi della religione cattolica IRINEWS 1 aprile 2013 Gli insegnanti di religione chiedono un concorso e una graduatoria ad esaurimento Anche gli IRC si rivolgono alla politica e ai partiti candidati alle elezioni. Ciò che chiedono è attenzione per i precari e assunzioni. Secondo il sindacato di categoria, lo Snadir, è necessario predisporre e realizzare per i docenti di religione un percorso per superare la condizione di precariato per i circa 13.000 incaricati annuali attraverso la realizzazione di tre obiettivi: la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso (legge 186/2003; D.D.G. 2 febbraio 2004) in graduatoria ad esaurimento, così come già avviene per le altre discipline, che garantisca la progressiva immissione in ruolo ai docenti di religione vincitori di concorso non collocati in posizione utile per il contratto a tempo indeterminato; l’indizione e l’espletamento di nuovo concorso per titoli ed esami riservato agli insegnanti di religione cattolica che abbiano prestato servizio per almeno quattro anni nel corso degli ultimi dieci anni, da svolgersi esclusivamente per i posti disponibili fino alla quota del 70% prevista dalla legge 186/2003 ; l’attribuzione all’insegnamento della religione cattolica di un codice di classe di concorso o di abilitazione all’insegnamento, quale riconoscimento del nuovo status giuridico determinato dall’accesso nella scuola a mezzo di concorso pubblico (Legge n. 186/2003). 25 Febbraio 2013 http://www.orizzontescuola.it/news/ insegnanti-religione-chiedono-concorso-e-graduatoria-adesaurimento Anche gli IRC si rivolgono alla politica e ai partiti candidati alle elezioni pari passo, nei quattro anni presi in considerazione (dal 2007/2008 al 2011/2012), anche la spesa per pagare i docenti di Religione è lievitata non poco, ma anche in questo ambito i dati sono parziali. Il tutto, nonostante la politica di rigore che ha interessato la scuola negli ultimi tempi. Per carpirci qualcosa è utile partire dalla recente pubblicazione della Cei sull'ora di Religione. Nell'anno scolastico 2011/2012, il Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l'insegnamento della religione cattolica ha censito 23.779 docenti specialisti di religione. Ma il dato è parziale perché si riferisce a 203 delle 223 diocesi operanti a livello nazionale: il 91 per cento. Quattro anni prima -nel 2007/2008- lo stesso ufficio della Cei "certificava" - sempre su 203 diocesi - appena 19.912 maestri e prof di religione. In buona sostanza, in un quadriennio la loro percentuale è cresciuta del 19,4 per cento. Ma si tratta comunque di un dato parziale. Nel 2007/2008, viale Trastevere certificava ben 25mila 633 insegnanti di religione. Una parte dei quali aveva una cattedra completa: 18 ore settimanali alla media e al superiore, 24 ore settimanali alla primaria e 25 nella scuola dell'infanzia. Per una spesa attorno ai 680 milioni di euro. E nello stesso anno, per il solo personale di ruolo - 14.177 docenti - la Corte calcolava una spesa pari a 435,8 milioni di euro. Nel frattempo sulla scuola si è abbattuto il ciclone Gelmini e, nonostante il numero degli alunni sia cresciuto dell'1 per cento -quasi 75mila unità - nelle scuole del Belpaese abbiamo 12mila classi in meno. Ed ecco il primo mistero: com'è possibile che le classi diminuiscono e gli insegnanti di religione aumentano? Questi ultimi, come i docenti delle altre discipline, dipendono proprio dal numero delle classi, dove l'impegno settimanale è di un'ora alla media e alla superiore, due ore settimanali all'elementare e 50 ore annue alla materna. Se le classi sono in effetti diminuite, si sarebbe dovuto contrarre quindi anche il numero di insegnanti di religione. Ma così non è stato. Tagli alla scuola per 3,5 miliardi ma aumentano i prof. di religione Roma- Mentre la scuola pubblica subisce un taglio di 3,5 miliardi in quattro anni, gli insegnanti di religione aumentano. Il tutto in barba al calo degli alunni che si avvalgono dell'ora di Religione e della riduzione del numero delle classi, che ha consentito un taglio di oltre 90 mila cattedre in appena quattro anni. I numeri sugli insegnanti di Religione, in Italia, rappresentano quasi un mistero perché è piuttosto difficile spiegare per quale ragione la consistenza dei docenti che a scuola curano la fede, e non solo, sia in continuo incremento. Del resto, dal 2009/10 il Ministero ha smesso di pubblicare i dati sugli insegnanti di Religione. Di 4 Il fatto è che una parte dei docenti di religione insegna per un numero inferiore all'orario di cattedra e percepisce uno stipendio in relazione al numero di ore settimanali svolte. Ma in questo modo il numero degli insegnanti lievita. Su una cattedra di 18 ore alle superiori, a titolo di esempio, si possono sistemare due insegnanti con 9 ore ciascuno o un solo docente con cattedra completa. Sono i vescovi che, sulla quota di cattedre a tempo determinato - circa il 45 per cento del totale - stabiliscono quanti insegnanti collocare. Ma a pagare è lo Stato. Il fatto è che in questa maniera anche la spesa lievita perché in generale due docenti sulla stessa IRINEWS 1 aprile 2013 cattedra costano di più di un solo docente. E con due docenti sulla stessa cattedra, anziché uno solo, anche il gettito fiscale cala. In effetti, stando ai dati forniti dalla Cei, nella scuola dell'infanzia e alla primaria in quattro anni le cattedre "spezzate" si sono incrementate, a scapito di quelle complete. Stesso discorso alla media ma alle superiori, dove però in quattro anni si è verificato il calo delle classi più consistente - oltre 6mila in meno - il calo delle cattedre è di appena mezzo punto percentuale. […] Nel 2010, la Corte dei conti certificava 13.660 insegnanti di religione a tempo indeterminato per una spesa complessiva di 466 milioni. In due anni, dal 2008 al 2010, il numero di docenti di Religione è calato del 3,5 per cento mentre la spesa è cresciuta di oltre 30 milioni: più 7 per cento. Com'è possibile? In base ai numero della Cei, oggi, i docenti di religione potrebbero avere superato le 28 mila unità per una spesa complessiva che si aggira attorno ai 720 milioni di euro annui. Un dato che si interseca con il calo continuo e inarrestabile degli alunni che non si avvalgono: che durante l'ora di religione preferiscono uscire dall'aula. L'ultimo dato fornito dalla Cei è prossimo all'11 per cento: il 10,7 per l'esattezza. In appena 4 anni il loro numero è cresciuto di ben 147mila unità.” 16 Gennaio 2013 http://www.repubblica.it/scuola/ 2 0 1 3 / 0 1 / 1 5 / n e w s / tagli_alla_scuola_per_3_5_miliardi_ma_aumentano_i_prof _di_religione-50620951/ lettera Barbara Castellari, insegnante alla scuola primaria Ada Negri in città: «Quest’anno avevo deciso di frequentare il corso composto da 7 incontri di 2,30 ore ciascuno, ore non retribuite ovviamente, e durante il primo incontro ci vengono illustrate le novità contenute nell’intesa per l’insegnamento della religione cattolica (firmata a Roma il 28 giugno 2012 dal card. Bagnasco e dal ministro Profumo ndr) che comprendono un esame finale. Pensavo insieme ai colleghi che fosse tutto, ma in ultimo ci spiegano la novità di una lettera da compilare a cura di un sacerdote della nostra parrocchia che deve attestare che siamo ‘persone coerenti con la fede professata’. In sala ci siamo guardati smarriti e attoniti. Poi la rabbia ha prevalso. Qualcuno se n’è andato subito, altri mormoravano la loro disapprovazione, ma (ci è stato detto) il Codice di Diritto Canonico non transige su questo punto. Questa norma non si trova nell’intesa, e vorrei sottolineare che la religione come disciplina non è catechismo ed io, così come sono idonea ad insegnare matematica o scienze, lo sono anche per insegnare religione. La mia formazione è cattolica, anche se non sono cattolica praticante e non frequento la parrocchia. Ho sempre insegnato i valori del Vangelo ed ho letto la Bibbia nelle mie classi ricevendo anche l’approvazione di famiglie cattoliche molto praticanti. Ma chi come me non va a messa e per di più convive non potrà farlo e al mio posto, come a quello di tanti altri, verrà nominata una degna persona direttamente dalla diocesi». La lettera in questione, una volta compilata, dovrà essere inviata all’ordinario diocesano della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla. Il vescovo, insomma. 14 Dicembre 2012 http://www.ilrestodelcarlino.it/ reggio_emilia/cronaca/2012/12/14/816750-benestareprete-per-insegnare-religione.shtml Richiesto il benestare di un parroco per insegnare religione ed è polemica Reggio Emilia- Da oggi per insegnare religione nelle scuole elementari, occorre avere una lettera firmata e siglata da un parroco che attesti la ‘buona cristianità’ dell’insegnante? Sembra essere proprio così, dopo che la diocesi di Reggio e Guastalla ha consegnato agli insegnanti frequentanti l’ultimo corso di aggiornamento di religione cattolica una lettera, un modulo che un parroco o esponente della diocesi dovrebbe compilare, attestando che «la persona è coerente con la fede professata e vive nella piena comunione ecclesiale». Documento che fa parte del Concordato o che appartiene alla libera iniziativa delle diocesi d’Italia? E’ questo il primo nodo da sciogliere per il nuovo vescovo Massimo Camisasca che si insedierà domenica. Si sono levati cori di protesta da parte di insegnanti, nonché lettere indirizzate alla diocesi. E sembra profilarsi una bella gatta da pelare visto questo problema che sta mettendo in crisi le figure di riferimento all’interno delle scuole per l’insegnamento della religione cattolica e anche i genitori degli alunni che potrebbero vedersi cambiare l’insegnante che non ha parroci o altri esponenti della Curia che possano attestare la coerenza con la fede professata. «Sono un’insegnante di scuola primaria, ho sempre insegnato religione nelle mie classi» racconta in una 5 Lettera firmata e siglata da un parroco che attesti la ‘buona cristianità’ dell’insegnante IRINEWS 1 aprile 2013 6 Attualità Più studenti all'ora di religione Milano- Era diventata l'ora del nulla, piazzata dai presidi a inizio o a fine mattinata in maniera che chi non era interessato potesse svicolare comodamente. Ora invece l'ora di religione sembra aver riconquistato studenti, almeno nella Diocesi milanese. In dieci anni di lavoro per riacchiappare l'appeal perduto, gli allievi che "hanno deciso di avvalersi" dell'insegnamento della religione, come recita la normativa del 1984 che ha sancito la libertà di scelta per le famiglie, sono cresciuti del 7per cento. Se nel 2003 tre studenti su dieci (in particolare nella scuola superiore) sceglievano di non assistere alle lezioni di religione, oggi la percentuale è scesa al 23 per cento. Tra i ragazzi stranieri, che ormai costituiscono il 13,7 per cento del totale degli iscritti nelle scuole milanesi, il 52 per cento sceglie di rimanere in classe a far religione. "Non è un'ora di Catechismo - spiega don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio per l'insegnamento della Religione cattolica dell'Arcidiocesi - ma un momento in cui si affrontano le grandi domande dei ragazzi sul senso della vita. E si parla anche tanto di Costituzione e dei suoi basilari fondamenti. In fondo facciamo educazione civica". Sul perché si stia assistendo ad un incremento, pur piccolo, di interesse per la materia religiosa la Diocesi risponde che "i genitori cercano di evitare che quell'ora diventi davvero un nulla nocivo ", dice Di Tolve. Come dire, meglio studiare la Bibbia che passare l'ora a chiacchierare. In realtà le famiglie possono optare per l'attività alternativa didattica o lo studio assistito, ma se l'ora è l'ultima di una mattinata passata a far matematica o latino è difficile trattenere un ragazzino a scuola a leggere le Scritture. "Molti genitori - precisa don Michele Di Tolve - credono che il voto di religione faccia media in pagella, ma non è vero, anche se forse sarebbe arrivato il momento che lo diventasse, visto che l'insegnante oggi è molto più integrato nel lavoro scolastico complessivo". A decidere che la materia avesse vita a sé e che non si giudicassero gli allievi con un vero e proprio voto, è un decreto regio del 1930: "L'ora di religione - spiega Di Tolve era fondamento e coronamento dell'istruzione. Il voto sembrava una depauperizzazione del concetto ". Un'ora e mezza alla settimana nelle scuole dell'infanzia, due ore nella primaria, ridotta a una per medie e superiori, la materia religiosa a scuola viene impartita da 5mila insegnanti in tutta la diocesi, di cui il 93 per cento laici, mentre fino al 1984 almeno la metà proveniva dalle fila di sacerdoti e religiosi. I professori, tutti provvisti di laurea specialistica in scienze religiose, sono proposti dalla Curia ma nominati dai presidi a loro discrezione. Un costo ingiustificato, secondo i genitori cosiddetti "non avvalentesi": "Se l'ora di religione fosse extracurricolare - obietta Emilio Gargiulo, dell'Unione atei e agnostici di Milano e padre di due bambini in età scolare potrei anche capirlo, ma così è una forzatura. A meno che diventi un'ora di storia delle religioni, intese come fenomeno umano affrontato dal punto di vista antropologico". 26 Gennaio 2013 http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/01/26/ newspi_studenti_all_ora_di_religione_restano_in_classe_otto _su_dieci-51332978/ Cesena- Più del 90 per cento degli studenti delle scuole presenti nel territorio della diocesi di Cesena-Sarsina frequenta l’ora di religione. A dimostrarlo sono i dati dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica (Irc) guidato da don Giordano Amati e dal segretario Giuseppe Cantarelli. In particolare, per l’anno scolastico in corso su un totale di 24.961 iscritti, circa il 9,8 per cento non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica (2.440 alunni). Se però da tale percentuale vengono estrapolati gli stranieri (1.215) – che spesso non si avvalgono dell’Irc perché aderenti ad altre confessioni religiose – allora il dato percentuale scende a quota 5,5 per cento. “I dati complessivi – spiega don Giordano Amati – mostrano la tenuta della scelta dell’Insegnamento della Religione Cattolica: infatti non si riscontra alcuna variazione rispetto ai numeri dello scorso anno, confermando così una situazione che è andata consolidandosi nel corso degli ultimi anni scolastici. Interessante può essere l’analisi dei dati tenendo conto degli studenti stranieri. Se, infatti, si prescinde dalla loro presenza, nei primi tre ordini di scuola abbiamo una percentuale di alunni non avvalentesi che si riduce addirittura a un terzo. Questo dato è importante in quanto dimostra che, accanto alla scelta di non avvalersi motivata da una diversa appartenenza religiosa, risulta veramente minima la scelta cosiddetta del “disimpegno”. Entrando nello specifico dei diversi ordini di scuola, si osserva che: nella scuola dell’infanzia il dato dei frequentanti l’Irc è stabile. Su 4.226 bambini, sono 301 quelli che non si avvalgono dell’Irc. Di questi, 222 sono bambini stranieri. Nella scuola primaria si registra una lieve diminuzione della percentuale degli esentati passando dal 7,4 del 2011/2012 al 7,3 dell’anno in IRINEWS 1 aprile 2013 corso. Tra i 7.904 iscritti alla primaria (974 sono gli alunni stranieri), 580 sono i bambini che non scelgono l’ora di religione di questi 435 sono gli stranieri. Senza considerare i bambini di altre confessioni religiose, il dato percentuale è quindi del 2,1. Alle scuole medie, su 4.722 studenti (534 sono gli stranieri), 375 non frequentano l’Irc (7,9 per cento). Tra questi, 261 sono gli studenti stranieri. La percentuale quindi passa da 7,9 al 2,7. Stabile anche il trend nelle scuole superiori, dove su 8.109 giovani (666 iscritti stranieri), 1.184 risultano i non avvalentesi, dove si registrano 297 studenti stranieri. “In conclusione, i dati di questo anno scolastico confermano la sostanziale fiducia nell’Insegnamento della Religione Cattolica da parte delle famiglie e degli studenti della nostra diocesi. Buona parte del merito di tale fiducia va data ai docenti che si impegnano con passione e motivazione nel loro lavoro educativo nella scuola e nel partecipare ai corsi di formazione che il nostro Ufficio ogni anno propone”. 17 gennaio 2013 http://www.corrierecesenate.com/ 2013/01/17/ora-di-religione-nelle-scuole-ce-tanta-fiducia/ inglese, francese, romeno, arabo e cinese): ogni anno uno slogan diverso che, in poche parole tradotte nei diversi idiomi, sottolinea di volta in volta la peculiarità trasversale alle culture dell’insegnamento dell’ora di religione a scuola: perché il dialogo unisce (2007); ponte sui valori (2008); per riscoprire le radici (2009); per costruire insieme il futuro (2010); per arricchire il tuo bagaglio (2011); esperienza che unisce (2012). Tanto che ogni anno si registra una presenza cospicua (fino al 50%) degli alunni stranieri nelle scuole che si avvalgono dell’ora di religione. Il motto che quest’anno accompagna la proposta di scegliere l’ora di religione cattolica recita: «Religione cattolica a scuola... per conoscere e rispettarsi». «Il nostro impegno di anno in anno – sottolinea mons. Franco Costa, direttore dell’Ufficio Scuola e vicario episcopale per la catechesi della Diocesi di Padova – è far conoscere e riflettere sulle ragioni di interesse per l’ora di insegnamento della religione cattolica e, possibilmente, aiutare a riconoscere le vere buone ragioni per cui essa merita di essere scelta. Ora di religione a scuola, piace sempre di più anche agli stranieri Padova- L’ora di religione piace di più, soprattutto agli stranieri. E’ questo il risultato di alcuni dati dell’ufficio della Diocesi di Padova che fotografa una leggera controtendenza rispetto agli anni passati. Parliamo soprattutto di scuole della fascia delle scuole primarie e dell’infanzia dove la partecipazione all’ora di religione è del 90%. Ma la vera sorpresa è rappresentata dalla scuola secondaria di primo grado, la scuola media, dove c’è stata una notevole impennata di preferenze per l’ora di religione da parte di studenti di origine straniera: in due anni, infatti, si è passati dal44% al 58% degli iscritti. Un segno evidente dell’integrazione di molte famiglie straniere nella società. Restano un po’ deludenti i dati delle scuole superiori, dove il trend resta negativo: solo l’80% degli alunni partecipa all’ora di religione. Un fatto che coinvolge, però, diversi studenti italiani e che non esclude un’inversione di tendenza in futuro L’ora di religione è, di fatto, l’unica ora in cui le scuole partendo dai dati delle classi inferiori. offrono lo spazio per mettere a tema il senso che ha la 23 Gennaio 2013 http://www.padovaoggi.it/cronaca/ religione nella vita della persona e per la sua dignità, nelle sue ora-religione-scuola-padova-iscrizioni-stranieri.html relazioni aperte a 360 gradi, in quell’ambito di valori che toccano la dignità di tutte le persone, a prescindere dalle condizioni sociali o economiche o dalle appartenenze religiose». Quest’anno è stato realizzato anche un video-spot messo a disposizione della rete, in cui alcuni ragazzi rilanciano il senso e l’interesse dell’ora di religione cattolica Padova- Il rap per promuovere l’ora di religione. Ma le come occasione di incontro, conoscenza, confronto. E per il parole del ritornello faranno discutere: «Non sono un 2013 si è scelto di utilizzare anche il linguaggio musicale con fuoriclasse se sto fuori dalla classe», dice il cantante del video il «rap dell’ora di religione»: un audio-video realizzato da realizzato dalla Diocesi di Padova per promuovere l’adesione Shed Production per la regia di Andrea Segato, utilizzabile in all’ora di insegnamento religioso nelle scuole. Un ritornello rete ma anche da tv e radio in cui il duo Fabio&Pier che suggerisce una sorta di esclusione per chi decide di non interpretano un testo scritto da Stefano Toob. «Mentre stavo avvalersi di questa possibilità, un timore che molti genitori pensando al soggetto del video di quest’anno – commenta spesso hanno rispetto a questa scelta. L’ufficio scuola della don Marco Sanavio, direttore dell’Ufficio comunicazioni Diocesi per spiegare meglio cos’è l’ora di religione ha sociali della Diocesi di Padova – alcuni ragazzi che ballano realizzato del materiale informativo in sei lingue (italiano, l’hip hop mi hanno suggerito l’idea del rap. Il cortocircuito Ora di religione, il rap della Chiesa 7 IRINEWS 1 aprile 2013 l’hip hop mi hanno suggerito l’idea del rap. Il cortocircuito tra questa forma artistica e l’adesione all’ora di religione cattolica mi è sembrata una buona occasione per creare curiosità attorno all’argomento e anche per entrare più facilmente in dialogo con i ragazzi. Gli ingredienti che abbiamo voluto inserire in questa comunicazione sono la simpatia, la freschezza e il desiderio di condividere delle motivazioni per frequentare l’ora di religione cattolica, cercando di stemperare qualche pregiudizio». Guardando un po’ ai dati, la situazione degli ultimi anni vede una media di avvalentisi all’ora di religione che varia da un 91 a un 80% degli alunni, con punte più alte soprattutto nella scuola primaria e media (con riferimento esclusivamente alle sole scuole statali). Considerando i dati per l’anno 2011-2012 – per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado – per esempio, su un totale di 29.729 alunni, il totale dei ragazzi/e non avvalentisi dell’ora di religione sono stati 2.869, pari a circa il 10% (era il 9% due anni prima), tra questi sono inclusi 1.443 (su 3.460) stranieri. Praticamente solo il 42% degli stranieri non si avvale dell’ora di religione e rappresentano circa il 50% del totale dei non avvalentisi: ma è una tendenza che sta pendendo verso la scelta dell’ora di religione: se infatti nel 2009-10 gli alunni stranieri che sceglievano l’ora di religione erano il 44% degli stranieri, nel 2011-2012 si è saliti al 58%. Lievemente in calo invece anche tra gli stranieri la partecipazione all’ora di religione se si vanno a sondare i dati nelle scuole secondarie di secondo grado: nel 2009-2010 la percentuale dei ragazzi stranieri che sceglievano l’ora di religione era del 42%, mentre due anni dopo, nel 2011-2012, siamo arrivati al 40%. Una tendenza fisiologica che riguarda anche gli italiani e che registra una partecipazione all’ora di religione intorno all’80%. Diversa e tendente al 90% invece la percentuale di avvalentisi per quanto riguarda la fascia delle scuole primarie e dell’infanzia (a prescindere dagli alunni delle scuole cattoliche i quali si attestano al 99-100% nelle scuole paritarie cattoliche).” 23 Gennaio 2013 http://mattinopadova.gelocal.it/ cronaca/2013/01/23/news/ora-di-religione-il-rap-dellachiesa-non-sei-un-fuoriclasse-se-stai-fuori-1.6401402 Due i punti importanti della convenzione: l’impegno comune a promuovere, sostenere e sviluppare iniziative mirate alla divulgazione dell’educazione interculturale e interreligiosa attraverso la sperimentazione e le ricerca , di comune intesa, di modelli che favoriscano progetti di educazione interculturale nella dimensione locale e nazionale e la progettazione di iniziative di formazione rivolte ad insegnati ed educatori finalizzate all’ampliamento delle competenze di pedagogia interculturale, che comprendono dialogo interreligioso, comunicazione, cittadinanza, integrazione, gestione e trasformazione dei conflitti, etica pubblica, convivenza civile. http://www.cem.coop/. Il Protocollo del MIUR sull’adozione dei libri di testo per l’a.s. 2013-2014 Roma- Il 25 gennaio, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha indirizzato ai direttori generali degli uffici scolastici regionali, ai dirigenti degli uffici scolastici territoriali, ai dirigenti delle scuole di ogni ordine e grado un protocollo contenente delle indicazioni operative sull’adozione dei libri di testo. In merito ai libri di testo per l’insegnamento della religione cattolica, è da rilevare che in data 16 ottobre 2012 è stato pubblicato il DPR 20 agosto 2012, contenente, in allegato, le “Indicazioni didattiche per l'insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo di istruzione”, da applicare a partire dalle classi prime nel prossimo anno scolastico 2013-2014, per andare progressivamente a regime negli anni scolastici successivi. Per quanto riguarda, in particolare, l’adozione di nuovi libri di testo, coerenti coi nuovi programmi di insegnamento della religione cattolica, occorre tenere presente che, per essere adottati nelle scuole, gli stessi devono essere provvisti del nulla osta della Conferenza episcopale italiana e dell'approvazione dell'ordinario competente, come previsto dal punto 3 dell’allegato all’intesa MIUR/CEI di cui al DPR n. 175/2012. Brescia/Roma – Il 10 gennaio è stata firmata la 25 gennaio 2013: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/ convenzione tra il MIUR e il CSAM – CEM Mondialità, web/istruzione/prot378_13#destinatari “intesa a favorire la collaborazione in campi importanti, quali l’Intercultura, l’educazione interreligiosa, l’integrazione nella scuola”. È stata firmata ieri a Roma la convenzione tra il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) e CSAM – CEM Mondialità, intesa a favorire la collaborazione in campi importanti, quali l’Intercultura, l’educazione interreligiosa, l’integrazione nella scuola. A rappresentare CSAM - CEM Mondialità erano presenti p. Mario Menin, rettore dello CSAM, il condirettore di CEM Mondialità prof. Antonio Nanni, in rappresentanza del MIUR il Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione, dottoressa Giovanna Boda e il dott. Antonio Cutolo. Convenzione tra il MIUR e CSAM-CEM 8 IRINEWS 1 aprile 2013 Opinioni a confronto F. Crudo Crociata e la Consulta Nazionale per l’educazione, la Scuola e l’Università della CEI Roma – Il 7 marzo un intervento di mons. Mariano Crociata ha inaugurato la prima riunione della nuova Consulta Nazionale per l’educazione, la Scuola e l’Università della CEI, i membri della quale rimarranno in carica dal 15 febbraio 2013 al 15 febbraio 2018. Il 18 marzo, invece, sarà la volta del neoeletto Consiglio Nazionale per la Scuola Cattolica. Il testo della lettera di nomina della consulta e del saluto di Mariano Crociata: http://www.chiesacattolica.it/unesu/ s i t i _ d i _ u f fi c i _ e _ s e r v i z i / ufficio_nazionale_per_l_educazione__la_scuola_e_l_universi t a / 00041221_Consulta_Nazionale_per_l_educazione__la_Scuo la_e_l_Universita.html Ronco e l’approccio storico-critico al fatto religioso Roma – Silvana Ronco, presidente dell’associazione “31 ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani”, si augura che la scuola si orienti verso un approccio storico-critico del fatto religioso. “Nelle scuole italiane è tempo di iscrizioni e quindi anche di scelte che i genitori, in particolare quelli che iscrivono i loro figli al primo anno, devono operare. Tra queste quella di avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica. Lo ricorda Silvana Ronco, presidente dell'Associazione “31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani” in un comunicato stampa reso pubblico nei giorni scorsi. Ronco commenta anche la novità dell'iscrizione online, facendo notare che questa modalità per le scuole private paritarie resta facoltativo: “un percorso 'privilegiato' – secondo Ronco – che distingue la scuola privata da quella pubblica non solo per i cospicui finanziamenti diretti e indiretti ricevuti ma anche dal punto di vista dei percorsi amministrativi che, da un lato, vincolano le segreterie delle scuole pubbliche ad uno sforzo maggiore a fronte dei tagli di fondi e personale, mentre dall'altro vedono mantenuti i privilegi di scuole private in cui non si percepisce crisi”. Altro tema scottante, la possibilità che i docenti dell'IRC si ritrovino a svolgere ore di supplenza nelle classi, diventando di fatto insegnanti anche degli studenti non avvalentesi. In un contesto sempre più multiculturale e multireligioso com'è l'Italia di oggi, “la scelta di non avvalersi di un insegnamento di parte”, cioè l'IRC, è per Ronco “la scelta di un modello di scuola che si ponga come obiettivo il superamento dell'insegnamento confessionale, orientandosi verso un approccio storico-critico del fatto religioso. Quindi una testimonianza di scelta 9 orientata ad un modello di scuola pubblica rispettoso delle diversità, delle minoranze, e soprattutto capace di trasformarle in risorse, in opportunità di arricchimento mediante la conoscenza dell'altro” (www.associazione31ottobre.it).” “NEV-Notizie Evangeliche”, n. 5, 30 gennaio 2013 http://www.chiesabattistadiconversano.it/files/Nevnum5-30gen2013.pdf. Tussi su “Scuola e diversità” Brescia – Nel numero di febbraio di “Scuola e Didattica” della casa editrice bresciana “La Scuola”, Laura Tussi si è soffermata sul tema “Scuola e diversità”. “La scuola, gli insegnanti, i genitori, devono porsi all'ascolto, all'accoglienza, con la responsabilità molto importante di incentivare alla convivenza pacifica e al dialogo interculturale, ponendosi in atteggiamenti di ascolto delle storie di vita intrise di traumi, frustrazioni, insuccessi che il viaggio di migrazione comporta con lo sradicamento da un altrove remoto di tradizioni, lingue e costumi differenti. Occorre estirpare il pregiudizio, sradicare lo stereotipo per prevenire la ghettizzazione, la discriminazione degli immigrati che tendono a isolarsi dal contesto educativo dei paesi d'accoglienza, cercando invece ambiti di interazione tra simili e affini, evitando il confronto e il dialogo con l'altro. Una scuola orientata ad un futuro di pace deve aprirsi al rispetto, all'interazione, all'inserimento, incentivando il racconto e la narrazione reciproca delle storie di vita, raccogliendo e annotando esperienze esistenziali, facendo riemergere difficoltà e frustrazioni, analizzando situazioni e circostanze. L’insegnante è chiamato a trasformare gli atteggiamenti aggressivi e violenti in stimoli relazionali positivi, per far comprendere l'importanza di situazioni di confronto e interazione, in prospettive di dialogo pacifico e rispettoso dell'altro. L'inserimento dell'allievo migrante nella classe deve avvenire gradatamente, tramite un'interrelazione reciproca orientata a situazioni non violente e di accoglienza, in ambiti di discussione e dialogo, dove il conflitto non venga assolutamente concepito come negativo, ma si cominci proprio da esso per approdare a situazioni di interrelazione ed interscambio, perché i comportamenti microsociali riflettono sempre prospettive macrosociali. Dunque, una società votata al razzismo e alla discriminazione produce sempre elementi di discontinuità, di intolleranza nell'ambito sociale più circoscritto, come può essere la scuola, la comunità, la famiglia. Dalla scuola deve propagarsi il monito universale della pace e dell'antirazzismo, contro ogni i n t o l l e r a n z a , o g n i o m o fo b i a e d i s c r i m i n a z i o n e, nell'accoglienza reciproca di tutti e di ciascuno, nel rispetto dei problemi psicologici e comportamentali, nella valorizzazione delle diversità, dall'omosessualità alle differenze di genere e a tutte le prerogative interreligiose e le caratteristiche culturali, dove è necessario recuperare riconoscere una personale identità, per poi riparteciparla con la personalità altrui, per incontri vicendevoli che conducano alla comprensione, in un mondo che necessita di pace a livello sociale ed istituzionale, locale e globale. Un'adeguata politica interculturale deve porsi l'obiettivo di aprire la scuola ai migranti, tramite percorsi di accoglienza, perché l'istituzione formativa è intesa come luogo educativo di IRINEWS 1 aprile 2013 accettazione, interazione e dialogo interculturale. La scuola che apre ai migranti consegna valori di arricchimento tra culture a tutte le generazioni presenti e operative nel contesto formativo. L'umanità nelle diverse latitudini e longitudini spaziali e temporali è sempre stata nomade e itinerante. In questa prospettiva l'istituzione scolastica è chiamata ad aprirsi allo straniero, al Rom, al nomade, per concepire il concetto dell'erranza come avventura esistenziale di valorizzazione reciproca, di ampliamento delle prospettive culturali ed interculturali, nei vari contesti formativi ed educativi, dove la differenza è sempre apportatrice di novità, di cambiamento, in una prospettiva positivamente rivoluzionaria, nell'ambito del contesto quotidiano dell'educazione. Il migrante apporta sempre un bagaglio di nozioni, lingue e di esperienze molto ricco e variegato, e nell'incontro con la comunità e la scuola di accoglienza, bambini e genitori di tutte le nazionalità si devono sentire reciprocamente coinvolti in processi di cambiamento, in percorsi dialogici caratterizzati da un'osmosi educativa tra diversi, dove l'altro, il più umile, il differente è sempre apportatore di arricchimento valoriale, in esperienze esistenziali remote e recenti, di traumi, sofferenze, cesure e discontinuità della propria storia di vita. Nel viaggio di migrazione, lo straniero ha conosciuto il disagio, la povertà di paesi lontani, di costumi, lingue e tradizioni originarie, che nel luogo di accoglienza, come la scuola possono costituire fattori di interesse reciproco tra allievi. Purtroppo si assiste spesso ad episodi di intolleranza all'interno delle comunità, a tensioni, liti, conflitti, dove l'altro viene messo da parte, escluso, non accettato, perché anche la società stessa discrimina le differenze sotto varie forme ed aspetti, a livello macrosociale. Risulta difficile riflettere se stessi nell'altro, attivando meccanismi comportamentali pacifici e non violenti di comprensione ed empatia, dove prevale invece l'aggressività e la presunzione di appartenere al gruppo dominante e ritenuto migliore. http://www.peacelink.it/pace/a/37628.html. La UAAR in merito all’ora alternativa Roma- Al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito all’ora alternativa, l’UAAR si è fatta promotrice di una serie di spot visibili sul web: http://www.uaar.it/uaar/campagne/progetto-oraalternativa/. le argomentazioni dei vescovi fossero traballanti, e come da esse derivasse una palese discriminazione per chi dell’insegnamento dottrinale della religione cattolica voleva farne a meno. La consueta circolare ministeriale sulle iscrizioni (n. 96 del 17 dicembre 2012) ha riservato quest’anno una spiacevole sorpresa. Ha infatti recepito le indicazioni dei vescovi, obbligando genitori e studenti che intendono evitare l’insegnamento della religione cattolica a presentare la richiesta per le attività alternative solo ad anno scolastico iniziato. Questo si traduce in evidenti discriminazioni su base religiosa. Chi sceglie l’Irc dispone di tutte le informazioni all’atto dell’iscrizione; chi non lo sceglie viene “rimandato a settembre”. Chi sceglie l’Irc esaurisce le pratiche burocratiche entro il 28 febbraio; chi non lo sceglie è costretto a sbrigare altre pratiche all’inizio delle lezioni. Con la novità delle iscrizioni online, poi, chi sceglie l’Irc potrà fare tutto dal proprio pc, mentre chi non lo sceglie dovrà perdere tempo in segreteria, o essere convocato dal dirigente scolastico o da suoi incaricati. Espungere il modulo di informazione e scelta per le attività alternative all’IRC (modello “C”) dalla domanda di iscrizione causa inoltre due dannose conseguenze. La prima, una inefficienza dell’amministrazione scolastica, che terrà inutilmente aperte le pratiche relative all’iscrizione e che non potrà programmare per tempo le attività didattiche e le assunzioni dei supplenti per l’ora alternativa. La seconda, più grave, la lesione dei diritti alla libertà di coscienza e all’istruzione. È infatti evidente che le scuole, alle prese con la formazione dell’orario e in carenza di organico, non avranno a disposizione gli insegnanti per attivare già dal primo giorno di scuola le attività didattiche e formative, indispensabili e particolarmente richieste per i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. La triste conseguenza per i bambini sarà lo smistamento in altre classi anche per mesi, o il “parcheggio” nei corridoi, o la collocazione in fondo alla classe mentre viene impartito l’insegnamento religioso cattolico. E all’Uaar sono pervenute segnalazioni di “interrogatori” da parte di insegnanti di religione a bambini e ragazzi per i quali i genitori avevano chiesto espressamente una attività scolastica non religiosa. Ce n’è abbastanza, insomma, per presentare ricorso contro il Ministero dell’istruzione. Cosa che l’Uaar ha fatto oggi, chiedendo che vengano annullate dalla circolare MIUR 96/2012 le disposizioni relative alla consegna posticipata del modulo “C” rispetto al modulo “B”. Un paese civile non dovrebbe nemmeno prevedere nelle proprie scuole l’insegnamento della dottrina cattolica per due ore la settimana (diventa una solo a partire dalle scuole secondarie), impartito poi da docenti scelti dal vescovo e pagati dallo Stato. L’Uaar si batte per l’abolizione di questo scempio, e per garantire già da ora e per tutti il diritto ad una scuola senza catechismi camuffati da insegnamento.” L’UAAR ha fatto ricorso al TAR contro il MIUR a proposito delle modalità di iscrizione on-line. A parere dell’associazione, infatti, si trova un’evidente discriminazione su base religiosa. “Lo scorso l’Uaar scrisse alle scuole per difendere il diritto di sottrarsi dall’insegnamento della religione cattolica (Irc) e di non patire per questo di alcuna forma di discriminazione. Scese allora in campo il quotidiano dei http://www.uaar.it/news/2013/02/12/ora-alternativavescovi Avvenire che attaccò l’Uaar, accusandola di creare uaar-ricorre-contro-miur/. “confusione”. Motivo del contendere la consegna del modulo di scelta delle attività alternative alla religione cattolica: per l’Uaar da consegnare al momento dell’iscrizione, per i vescovi da consegnare ad anno scolastico già avviato. Non solo, per i vescovi di attività didattiche alternative all’Irc non si doveva proprio parlare: non avrebbero dovuto trovare spazio alcuno nel Piano dell’offerta formativa (Pof) dei singolo istituti. Il chiarimento dell’Uaar non si fece attendere, mostrando come 10 IRINEWS 1 aprile 2013 11 ricordare questa logica che, pur non dimenticando le criticità l’accompagnano, anche specificamente nella questione Campoleoni ricorda l’importanza che Irc (si pensi alla scelta di avvalersi o meno di tale dell’IRC a scuola insegnamento), è ancora feconda. Proprio l’Irc, che negli anni ha mostrato di voler mantenere le promesse, con uno sforzo notevolissimo di qualità e attenzione alla scuola, resta un In occasione dell’anniversario della ratifica del “nuovo terreno sul quale si è misurato un reale cammino di Chiesa, Concordato”, Alberto Campoleoni ha voluto ricordare ancora ricco di prospettiva e di futuro.” l’importanza dell’IRC, il quale - a suo parere – è una tipica espressione dell’impostazione del Vaticano II. h t t p : / / w w w. a g e n s i r. i t / p l s / s i r / “Ricorre oggi, 18 febbraio, l’anniversario di quello che viene chiamato con semplicità il “Nuovo Concordato”, in realtà la modifica dei Patti Lateranensi risalenti all’11 febbraio 1929. Ci sono voluti 55 anni, arrivando al 18 febbraio del 1984, per modificare un testo firmato a suo tempo dal cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri e da Benito Mussolini che “incassava” un notevole successo politico, oltre che la definizione di “uomo della Provvidenza”. Cinquantacinque anni per marcare una vera e propria rivoluzione, poiché il testo firmato nell’84 - questa volta dal cardinale Agostino Casaroli e da Bettino Craxi - si muove in una prospettiva del tutto differente dall’originale e, pur non mancando di alcune ambiguità, soprattutto da parte ecclesiale mostra chiari indirizzi, mutuati anzitutto dal Vaticano II, il grande Concilio di cui ricorrono cinquant’anni e il cui vento ancora soffia. Una delle “discipline” legate al Nuovo Concordato, nelle quali emerge in modo più chiaro l’impostazione conciliare, è quella dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Non più giustificato - come ripeteva in modo altisonante, mutuando un’espressione gentiliana, il testo lateranense dall’essere, l’insegnamento “della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica”, “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica”, ma ancorato al “valore della cultura religiosa” e in particolare al riconoscimento dei principi del cattolicesimo come facenti parte del patrimonio storico del popolo italiano. Un insegnamento, non più “concesso” come si concede un’aula nella quale la Chiesa era autorizzata a fare catechismo - è la prospettiva della “catechesi scolastica”, spesso riesumata a sproposito dai detrattori delle norme nuove - ma “assicurato” e soprattutto inserito “nel quadro delle finalità della scuola”: come a dire, al suo servizio, parte integrante di un curricolo per tutti, che mira allo sviluppo integrale della persona, come da quadro istituzionale. Non un corpo estraneo, ma pienamente integrato nella scuola. Ecco, questo “ribaltone” dell’Irc (Insegnamento della religione cattolica), che respira, per quanto riguarda la Chiesa, il vento conciliare della Gaudium et spes, con la giusta autonomia delle realtà temporali; che è maturato nei lunghi dibattiti che hanno accompagnato il Concilio e le trasformazioni della società e della scuola dalla fine degli anni Sessanta del Novecento in poi, si colloca all’interno dell’articolo 1 del Nuovo Concordato, in quella prospettiva dichiarata di reciproca autonomia e collaborazione tra Stato e Chiesa per la promozione dell’uomo e il bene del Paese, vero “cardine” delle norme del 1984. Una logica del servizio e della condivisione, di una Chiesa che ha lasciato andare eventuali privilegi e si cura di fare la propria parte, anche in campo tecnicamente “non suo”, collaborando lealmente alla scuola di tutti e per tutti. L’anniversario della revisione dei Patti Lateranensi vale per v 4 _ s 2 d o c _ a . a _ a u t e n t i c a t i o n ? rifi=&rifp=&tema=Anticipazioni&oggetto=256022. Il blog di M.Boscaino “i 10 SI e i 10 NO” sull scuola pubblica Sul proprio blog, Marina Boscaino ha pubblicato i “10 SI e i 10 NO” della piattaforma unitaria approvata a Firenze il 14 aprile 2012 dal Tavolo Regionale della Toscana per la difesa della scuola statale. “Che il governo Monti, anche e proprio per la sua vocazione (il governo dei “professori”), potesse marcare una discontinuità evidente nella gestione delle politiche scolastiche rispetto a quella dei predecessori, l’avevamo sperato in molti. Quando lo scorso anno Paolo Flores d’Arcais mi ha chiesto, in ottobre, di formulare un programma di governo per la scuola (Micromega 7/2011), lo scenario era ancora completamente occupato dall’agonia dell’ultimo Berlusconi, quello che ci rassicurava che i ristoranti erano pieni, che gli italiani se la passavano bene. Poi Napolitano ha insediato Monti: sospiro di sollievo, allontanamento dell’analfabetismo istituzionale, della volgarità, dei dilettanti allo sbaraglio di cui Gelmini – proterva quanto ignorante in materia di Istruzione – si era rivelata una delle rappresentanti più zelanti. In realtà – a parte la presunta sobrietà, che rispetto alla scuola è stata ben poco praticata – la gestione del sistema di Istruzione dell’era Profumo si è distinta quasi esclusivamente per annunci roboanti (rimasti tali) di dotazioni tecnologiche per le scuole (che intanto non hanno – nel momento in cui scrivo – nemmeno ricevuto notizia dei fondi minimi di cui disporranno per realizzare le proprie attività) e da un concorso inutile e demagogico, che ha “messo a concorso” il naturale turn over. La politica dei tagli ha continuato a farla da padrona; merito e valutazione i due totem di cui tanto si è parlato ma su cui poco si è studiato. Eccoci ora ad una nuova fase, con elezioni alla porte e programmi politici che per lo più citano la scuola, stentando però a considerarla tema centrale. Questo blog, da qui a febbraio, sarà dedicato prevalentemente a sollecitare, incalzare, chieder conto ai candidati premier, ai capi delle coalizioni, ai singoli protagonisti della campagna elettorale, di riportare la scuola al centro del dibattito politico; scuola che, recentemente, a parte le Pillole del Saperedella Gabanelli e l’inanità di Profumo (schiacciato letteralmente dalla statura di Settis) da Fazio non ha diritto di cittadinanza nemmeno in Tv. Chiedere al centro sinistra e alla sinistra che si stanno candidando a governare il Paese di invertire la rotta è legittimo e necessario: discontinuità adesso o mai più. IRINEWS 1 aprile 2013 12 Cominciamo con il farlo indicando una piattaforma, già determinata, sulla quale il Coordinamento nazionale per la Scuola della Costituzionechiede ai partiti politici e alle coalizioni di pronunciarsi: 1 SÌ all’incremento progressivo della spesa per la scuola (edilizia, organici, sostegno e scuola dell’infanzia), garantendo in tempi certi almeno il raggiungimento della media europea. NO alle spese militari per le cosiddette missioni di pace ed ai finanziamenti pubblici diretti ed indiretti alle scuole private, anche se paritarie. 2 SÌ alla generalizzazione della scuola dell’infanzia pubblica, statale e comunale, per tutte e tutti sull’intero territorio nazionale. NO al finanziamento delle strutture private e all’appalto ai privati di parti essenziali dei servizi educativi. 3 SÌ all’estensione dell’obbligo scolastico fino al 18° anno di età con un biennio unitario NO all’adempimento dell’obbligo nella formazione professionale e nell’apprendistato. 4 SÌ ad una politica per la lotta alla dispersione scolastica, all’incremento delle risorse per il diritto allo studio, con interventi adeguati per il sostegno e per l’integrazione degli stranieri e con l’estensione del tempo pieno nella scuola primaria e media in modo significativo su tutto il territorio nazionale. NO ai “progettifici” selvaggi e talvolta clientelari. 5 SÌ alla qualità ed alla sicurezza della scuola con la riduzione del numero di alunni per classe fino ad un massimo di 25 e, in ogni caso, nel rispetto della normativa per la sicurezza. NO alle classi “pollaio”, ai tagli al sostegno ed ai megaistituti scolastici ingovernabili e didatticamente inadeguati. 6 SÌ alla stabilizzazione del personale precario ed all’organico funzionale di istituto e di rete, previa abrogazione dei limiti introdotti con la Legge n. 133/08, ed al reclutamento su tutti i posti disponibili, garantendo i diritti acquisiti dei precari. NO alle assunzioni per chiamata in deroga alle graduatorie permanenti ed al principio costituzionale del concorso pubblico 7 SÌ alla libertà di insegnamento ed alle forme di autovalutazione e di rendicontazione sociale. NO alle interferenze esterne di aziende private e degli esecutivi locali, regionali e ministeriali ed alle valutazioni condizionanti come i test INVALSI. 8 SÌ alla laicità della scuola ed al pluralismo culturale. NO alle ingerenze confessionali ed al preminente ruolo assegnato all’IRC ed a qualsiasi forma di discriminazione per motivi religiosi, razza e lingua. 9 SÌ al governo democratico della scuola attraverso gli organi collegiali a tutti i livelli, con un ruolo compatibile con esso dei dirigenti scolastici. NO al processo di aziendalizzazione e di regionalizzazione con l’attribuzione di ruoli impropri ai dirigenti scolastici e agli Enti Locali e Regionali. 10 SÌ al mantenimento del valore legale del titolo di studio a garanzia del principio costituzionale dell’uguaglianza e della scuola per tutti. NO alla privatizzazione del sapere che riprodurrebbe le differenze tra le classi sociali e vanificherebbe la funzione istituzionale della scuola statale. I 10 punti sono accompagnati da un appello: non ci accontentiamo di promesse vaghe; proponiamo non solo una precisa piattaforma, ma anche la necessità di una rappresentanza della scuola nella prossima legislatura.” h t t p : / / b l o g micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/01/08/ marina-boscaino-scuola-discontinuita-adesso-o-mai-piu/. http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com/ 2012/04/09/10-si-e-10-no/. Camon studiare la religione per comprendere la cultura Ferdinando Camon su “Avvenire” ricorda quanto sia importante lo studio della religione per comprendere al meglio la cultura. “Gira in Internet, ce l’ho qui davanti, un video musicale in cui due cabarettisti, Fabio&Pier, suonano e cantano un rap per invitare gli studenti che stanno fuori della porta a entrare in classe e partecipare all’ora di religione (lo si può vedere anche sul sito di Avvenire). Lo ascolto e penso che il tempo passa, cambiano le culture e i riti, e i modi di esprimersi. Oggi questo canto rap mi emoziona, penso che la cultura religiosa ingloba un’area da cui ieri stava lontana. Ieri questo canto non l’avremmo accettato. Perché rap e sacro erano due aree separate, due sentimenti esclusivi, dove c’era l’uno non poteva starci l’altro. Penso a quel che Umberto Eco scriveva sulla differenza tra indossare i jeans e indossare la tonaca, come il sacro si concilia con la seconda e non con i primi, perché con la seconda tu ti muovi dentro il vestito e non lo senti, come se non avessi un corpo, mentre con i jeans ti muovi insieme col vestito, e senti continuamente il tuo corpo, non lo puoi dimenticare. Il sacro esigeva la tunica, escludeva i jeans. Negli incontri con la religione si vestiva mostrando lo spirito e nascondendo il corpo. Poi il Papa ha preso a viaggiare lontano, fin nel cuore dell’Africa, e abbiamo visto tribù di africani cattolici danzare intorno al Papa, vestiti dei loro costumi e al suono dei loro strumenti. È il Cattolicesimo che si fa mondiale. IRINEWS 1 aprile 2013 E non può non farsi mondiale, dal momento che «cattolico» vuol dire «universale». Per le stesse ragioni si rivolge a tutte le generazioni, dunque anche ai giovani, cercandoli nel loro ambiente e chiamandoli nella loro lingua. Se questa lingua è il rap, usa il rap. Il messaggio, ripetuto come un ritornello, è: l’assenza dall’ora di religione lascia un vuoto nella cultura, dire «non entro perché non sono cristiano» è come dire «non m’interessa l’essere umano». Dunque, interessarsi all’uomo e interessarsi alla religione sono la stessa cosa. Concetto Marchesi ha scritto la più bella (per me) Storia della letteratura latina , e dentro ci ha calato un concetto che in lui, marxista, mi stupiva non poco: tutti i popoli che hanno fondato una civiltà avevano una religione. Non puoi capire quella civiltà se non studi quella religione. Foscolo, I Sepolcri: «Dal dì che nozze, tribunali ed are / dietro alle umane belve esser pietose / di sé stesse e d’altrui», partì la civiltà, con il rito della sepoltura, il passaggio dal di qua al di là. Giudico un libro immortale Cronaca familiare di Vasco Pratolini, in cui l’autore racconta il difficile rapporto col fratello Dante. Immortale vuol dire che si può leggere sempre. Anche oggi. Vasco era marxista, e narra la malattia e la morte del fratello, le sue sofferenze, la consolazione che la religione promette ai sofferenti, e conclude: «Se così è, la tua anima splende nel più alto dei cieli». È l’ultima riga. Arrivati a quella riga, rileggi il libro da capo. Se togli quella riga, una lettura basta e avanza. Oggi è un tempo difficile per Manzoni, tutti fanno a gara nello sminuirlo: «Non conosceva l’amore, non conosceva il dubbio, aveva convinzioni preconcette». Massimo teorico di questa diminuzione, Benedetto Croce. Ma l’Innominato sarebbe un personaggio minimo, se fosse così rigidamente ateo e agnostico. Invece ha un barlume d’intuizione religiosa che lo agita, e quando il barlume brilla lui acquista una grandezza sublime. È interessante per questo. Solo per questo. Il Croce morì chiedendo una copia dei Promessi Sposi , e su una pagina scrisse un pentimento per averlo stroncato. Costruttore del nostro (italiano) ultimo sistema filosofico immanente, morì dicendo che la vita dev’essere un continuo contatto con la trascendenza. Da Dante a Luzi, non possiamo capire a fondo la letteratura dei nostri autori se non conosciamo a fondo la loro religione. Ai nostri studenti che vogliono capire bene quello che studiano, comprese l’arte, la filosofia, la storia, la letteratura, gli conviene entrare in classe, nell’ora di religione. E non starsene muti, ma fare domande. Saranno d’aiuto anche agli altri. h t t p : / / w w w. a v v e n i r e . i t / C o m m e n t i / P a g i n e / veraculturaereligione.aspx. Michielin sulla nuova Intesa La recente revisione dell'Intesa del 28 giugno 2012 ha apportato delle novità nel mondo della scuola specificando quali saranno i nuovi profili degli insegnanti di religione cattolica. Se infatti con la precedente Intesa, datata 1985, per insegnare a un laico era sufficiente una laurea civile associata ad un diploma (anche solo triennale) rilasciato da un Istituto di Scienze Religiose diocesano, o eventualmente il diploma di scuola superiore associato però a un diploma magistrale in Scienze Religiose, ora per l'insegnamento della religione nelle 13 scuole di ogni ordine e grado, sarà richiesto esclusivamente quest'ultimo titolo. Se questa disposizione, in un certo senso, equipara gli insegnanti di religione ai colleghi delle altre materie – in quanto anch'essi hanno compiuto un percorso universitario prima triennale e poi specialistico – e pone ordine in una compagine docente Irc spesso eterogenea nelle modalità di accesso alla professione, non possono che sollevarsi alcune perplessità. Tralasciando la formazione indifferenziata dei docenti destinati alla scuola primaria e alla secondaria, fa riflettere la situazione di quei tanti che – con una laurea civile pregressa – hanno intrapreso il corso di studi triennale in Scienze religiose e ora, prima del termine degli studi, a causa della nuova Intesa si trovano a dover sostenere anche i due anni specialistici per non rimanere precari. Troppo facile parlare di tagli al bilancio camuffati da riforma, ma è pur sempre vero che un supplente costa meno e la nuova situazione coinvolge soprattutto i nuovi insegnanti di religione piuttosto che adeguare i profili dei più anziani. Ma sono proprio i profili dei nuovi insegnanti a destare perplessità perché appare evidente uno sbilanciamento a favore dei titoli ecclesiastici. Per insegnare religione a scuola infatti – dopo essere stati ritenuti idonei dall'ordinario diocesano – bisognerà avere almeno uno dei seguenti titoli: a) titolo accademico (baccalaureato, licenza o dottorato) in teologia o nelle altre discipline ecclesiastiche, conferito da una facoltà approvata dalla Santa Sede; b) attestato di compimento del regolare corso di studi teologici in un seminario maggiore; c) laurea magistrale in scienze religiose conseguita presso un istituto superiore di scienze religiose approvato dalla Santa Sede. Il possesso di titoli civili non è menzionato. Chiaramente il docente che li possederà sarà avvantaggiato in termini di graduatoria, ma appare una scelta quanto mai discutibile e pericolosa limitare la formazione dei futuri docenti alla sola laurea magistrale in Scienze religiose che non appare attualmente equiparabile ad un percorso di studi universitario. A rimetterci ancora una volta, rischia di essere la scuola non solo in termini di qualità, ma anche come luogo di un dialogo necessario e continuo tra le scienze umane e quelle teologiche che nell'ora di religione trovano un prezioso e delicato spazio di confronto. IRINEWS 1 aprile 2013 Proposte, innovazioni, sperimentazioni Feste e cibi religiosi: Prosegue il progetto sperimentale di Storia delle religioni per l’Attività Alternativa di L. Bossi Torino – Anche quest’anno ha preso avvio il corso sperimentale di Storia delle religioni e del libero pensiero per l’attività alternativa nelle scuole superiori di Torino e provincia. Promosso dall’associazione Acmos ( w w w. a c m o s . n e t ) e fi n a n z i a t o d a C e . S e . D i . (www.provincia.torino.gov.it/istruzione/cesedi), il progetto coinvolge 56 studenti di 13 classi degli istituti Alfieri, Cavour, Darwin ed Einstein, che confermano così soddisfazione per il lavoro svolto in passato e rinnovato impegno nel garantire l’offerta didattica agli studenti non avvalentisi dell’ora di IRC. gruppi, un piatto caratteristico secondo la ricetta tradizionale. Un sito internet (www.reparty.it) accoglierà infine le videoricette, le fotografie ed i testi prodotti: un modo innovativo per riportare il lavoro svolto e per diffondere conoscenza, attraverso un calendario delle festività interattivo, capace di ospitare schede tematiche, approfondimenti e testimonianze multimediali. Otre al calendario delle festività, www.reparty.it ospiterà una carta interattiva di Torino, che raccoglierà i risultati di un lavoro di ricerca sui luoghi religiosi della città: una mappatura non convenzionale delle realtà urbane più Il corso si concentra sul tema delle feste religiose e dei cibi prossime e molto spesso meno conosciute. rituali, coinvolgendo gli studenti in un percorso di studio, scoperta e sperimentazione: a partire dalla discussione del Un blog, infine, permetterà a chiunque di postare concetto di festa – religiosa e non - e delle sue dimensioni un’immagine e un breve testo, per contribuire all’emersione a n a l i t i c h e , l e l e z i o n i m u o v o n o i n d i r e z i o n e dei luoghi di culto più nascosti, delle pratiche e delle dell’approfondimento delle valenze storiche, antropologiche tradizioni culinarie e celebrative. e sociologiche delle diverse forme di celebrazione. Con un occhio rivolto, naturalmente, all’aspetto più gustoso: quello Occorre però pazientare: questa è una storia che delle tradizioni gastronomiche e delle usanze culinarie racconteremo più avanti. ricorrenti nelle festività. Il progetto didattico prevede anche quest’anno uno spiccato coinvolgimento dei giovani alunni: non solo lezione frontale ma ricerca continua di fonti e strumenti per costruire una discussione informata e favorire la partecipazione attiva al processo di scoperta. A partire anzitutto dal programma: dopo un excursus teorico ed una rassegna delle principali ricorrenze celebrate dalle diverse culture religiose, gli studenti sono chiamati a decidere quale festività religiosa approfondire, sia con l’ausilio di schede tematiche, sia attraverso l’incontro e il confronto con la comunità religiosa di riferimento. Grazie alla collaborazione del Comitato Interfedi della Città di Torino, giovani rappresentanti delle comunità religiose del territorio incontreranno gli studenti delle classi coinvolte, portando testimonianza delle tradizioni, dei significati e dei costumi, ma anche della storia della comunità e dei suoi luoghi. Un’occasione per scoprire realtà sociali e pratiche culturali diffuse sul territorio ma spesso ignote; un nuovo modo di conoscere la città che muovendo dalle aule scolastiche condurrà gli studenti all’esplorazione dei luoghi religiosi urbani. Nel mese di maggio le classi saranno infatti coinvolte in una passeggiata di visita, appuntamento ormai irrinunciabile per la sua valenza esperienziale e per le numerosissime richieste che ogni volta è in grado di generare. Il cibo rappresenta naturalmente un elemento di sperimentazione e contaminazione interculturale: oltre ad approfondirne usi, significati e valenza rituale, i giovani alunni coinvolti saranno chiamati a preparare, a piccoli 14 Tradizioni gastronomiche e usanze culinarie ricorrenti nelle festività religiose: un progetto per giovani studenti IRINEWS 1 aprile 2013 15 Proposte, innovazioni, sperimentazioni “Accoglienza e Pluralismo Culturale e Religioso nelle Strutture Sanitarie” di V. Savelli Presso la sede romana di Via Liberiana 17 del Cesv - Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio - dal 5 febbraio 2013 al 19 marzo 2013, si è tenuto il corso di formazione, rivolto agli operatori del volontariato dell’area sanitaria e sociosanitaria, sul tema “Accoglienza e pluralismo culturale e religioso nelle strutture sanitarie”. Reso possibile grazie al prezioso contributo economico del Cesv, il corso si è svolto in collaborazione con l’ASL Roma E, l’AVO - Associazione Volontari Ospedalieri - il Tavolo Interreligioso di Roma e l’Associazione Religions for Peace. Inserito nell’ambito del progetto, elaborato nel 2010, relativo all’ “ Accoglienza delle differenze culturali e religiose nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali” promosso e realizzato presso l’ospedale di Roma Santo Spirito, il corso si è articolato in 7 incontri di 3 ore ciascuno. Nel primo incontro è stato analizzato “il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nelle attuali politiche sanitarie” e in particolare il ruolo del volontariato oggi attraverso la testimonianza di Francesca Danese, Presidente del CESV. Nel secondo incontro è stata analizzata “la relazione sanitaria tra accoglienza, diversità culturali e pluralismo religioso”. Paola Gabbrielli Piperno Presidente del Tavolo Interreligioso di Roma - ha analizzato la dimensione interculturale che sta vivendo il nostro paese sempre più caratterizzato da un contesto religioso di pluralismo. L’Italia, si è da sempre auto-percepito come un paese cattolico e soltanto da poco si è trovato a vivere il pluralismo religioso: c’è consapevolezza della presenza di diverse realtà religiose ma manca il radicamento del pluralismo religioso e l’affermazione di tale radicamento. Alessandro Bazzoni - Dirigente Asl Roma E, coadiuvato da Luigi De Salvia - Segretario generale sezione italiana Religions for Peace - nel corso di tutti gli incontri ha indagato a fondo il concetto di salute, cosa realmente voglia significare e come esso si sia trasformato nel tempo. Il concetto di salute non è associato soltanto ad un soddisfacimento materiale, andrebbe allargato allo “star bene” e al “bene relazionale” empatico, alla comunicazione non verbale, tutto quel capitale intangibile di cui i volontari sono importanti detentori. I volontari sono gli attori protagonisti di quella delicatissima e fondamentale fase che caratterizza il primo approccio in una struttura ospedaliera, ovvero l’accoglienza che aiuta a determinare la scelta e la permanenza in un ospedale. Il Parlamento Europeo ha proclamato il 2013 anno Europeo dei Cittadini allo scopo di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e soprattutto la possibilità di esercitarli pienamente, tra questi compaiono i diritti della diversità culturale e religiosa. Prerequisito fondamentale per poter però usufruire dei propri diritti è quello della conoscenza e altro compito a cui sono chiamati i volontari è quello di diffondere tutte le iniziative in corso. Un punto su cui Alessandro Bazzoni si è a lungo soffermato è la stretta relazione che intercorre tra la religione, o meglio la spiritualità, e la salute, e quanto, come dimostrato da studi scientifici, un approccio religioso alla malattia fornisca un grande e determinante coadiuvante nel processo di guarigione. Il resto degli incontri sono stati dedicati proprio al tema de “Il contributo delle religioni per la promozione della salute e gestione della malattia. ” Testimoni delle religioni cristiane, ebraica, musulmana, induista, buddhista, sikh, bahà ì, hanno esposto le principali esigenze che un religioso può incontrare nell’ambito ospedaliero e illustrato la propria visione della malattia in un contesto dialogico con i volontari che hanno raccontato le proprie esperienze nel mondo sanitario esprimendo le loro di perplessità e di necessità nel rapportarsi con le diverse tradizioni religiose. Il corso ha messo in luce la profonda complessità della natura umana: l’essere umano è l’unico essere ad avere consapevolezza della propria morte, e questo ci rende uguali di fronte alla vulnerabilità e fragilità umana. Ma il principio di uguaglianza di tutte le persone deve essere integrato con il principio di diversità che impone la sfida di considerare ogni persona come individuo unico e dunque di modulare i diversi interventi a seconda di chi abbiamo di fronte, a maggior ragione nel delicato contesto sanitario. Accoglienza e pluralismo culturale e religioso nelle strutture sanitarie IRINEWS 1 aprile 2013 16 Proposte, innovazioni, sperimentazioni Il Consiglio dei bambini (parteII) Democrazia e Costituzione di P. Pascucci Il 25 gennaio si è svolto, presso la sede romana di The Hub, il secondo incontro del progetto “Il Consiglio dei bambini: dalla Costituzione alla Partecipazione. I bambini di Roma dettano l’agenda peri candidati alla carica di sindaco delle prossime elezioni”, promosso dagli Hubber romani in collaborazione con l’associazione UVAuniversolaltro. Tre incontri dedicati allo studio della Costituzione della Repubblica Italiana e alla conoscenza del pluralismo religioso al quale partecipa una IV elementare della scuola Antonio Saffi di Roma. Titolo di questo secondo incontro la democrazia e la Costituzione. Il laboratorio è iniziato con un breve brainstorming sull’incontro precedente, durante il quale erano stati introdotti i simboli e i luoghi di culto presenti a Roma delle 5 grandi religioni mondiali. Questo ripasso è stato necessario per introdurre la prima parte di questo secondo incontro, la spiegazione delle categorie di ateo e agnostico. Grazie alla lettura degli articoli 3 e 19 della Costituzione, i ragazzi avevano compreso l’importanza di rispettare le persone appartenenti alle diverse fedi, tuttavia non erano stati posti di fronte al caso in cui una persona non si riconosce in nessuna religione. Una delle caratteristiche dei bambini è quella di saper accettare con maggiore facilità le differenze di cui ci compone il mondo, senza dare giudizi di valore sul prossimo e le sue caratteristiche. Per loro è stato semplice comprendere come, anche chi non crede, ha diritto allo stesso rispetto che si deve ai fedeli delle diverse religioni. Sono soprattutto gli adulti a non voler includere anche gli atei e gli agnostici tra gli attori del dialogo interreligioso, nonostante la loro ricerca di senso nel mondo si componga delle stesse domande che animano il dibattito teologico all’interno delle singole comunità religiose. Forti di questa prima parte introduttiva, i ragazzi non hanno avuto grosse difficoltà nel comprendere il concetto di laicità delle istituzioni. È stato spiegato loro che questa è una delle caratteristiche principali dei moderni stati democratici: l’ autonomia delle istituzioni nei confronti di condizionamenti esterni di natura etica, morale o religiosa. Il rispetto nei confronti del prossimo e la laicità delle istituzioni sono stati presentati come due elementi complementari, necessari al funzionamento delle moderne società multiculturali e multireligiose. Attraverso la lettura degli articoli 1, 18 e 49 della Costituzione hanno compreso l’importanza della partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita politica e sociale della Stato. La democrazia è una concezione che considera essenziale il riconoscimento dei diritti politici a tutti i cittadini. Vista la giovane età degli alunni, per aiutarli a comprendere l’importanza dei diritti politici è stato simulato un processo elettorale: l’elezione del sindaco dei bambini. Dopo essere stati divisi in gruppi, è stato chiesto loro di inventare il loro partito politico, con tanto di simbolo e di agenda elettorale. Il “Partito del rispetto” si è scontrato con il “Partito della magia” e i loro candidati, accuratamente scelti dopo aver effettuato le “primarie” all’interno di ogni gruppo, si sono sfidati a colpi di comizi elettorali. Il terzo ed ultimo incontro del “Consiglio dei bambini” si terrà il 19 marzo e sarà incentrato sul tema della “libertà”. Per il resoconto del primo laboratorio si rimanda al numero precedente di IRInews Per informazioni scrivere a [email protected] Democrazia e Costituzione IRINEWS 1 aprile 2013 Biblioteca Libri e articoli F. Candido • Emanuela Ceva- Anna Elisabetta Galeotti (a cura di), Lo spazio del rispetto, Bruno Mondadori Editore, Milano 2012. «La tolleranza é una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all'errore. Non resta che perdonarci vicendevolmente le follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani». Così diceva Voltaire, padre dell'Illuminismo, nel suo celebre Traité sur la tolérance. Il filosofo Karl Popper, però, a distanza di due secoli, nel suo Toleration and intellectual responsability, individuerà tre limiti all'idea di tolleranza enucleata nella proposta del celebre filosofo illuminista, giungendo ad affermare che il rischio di una cattiva interpretazione dell'idea di tolleranza sia la nascita di un confuso relativismo capace di degenerare “nell'incontrastato dominio della violenza”. Il libro che proponiamo nella nostra biblioteca raccoglie una serie di interventi curati da Emauela Ceva e Anna Elisabetta Galeotti. L'idea che accomuna i contributi quest'opera è che il mero concetto di tolleranza non sia capace di offrire i presupposti normativi per rispondere alle sfide relative al trattamento delle minoranze all'interno della democrazia. La soluzione per affrontare di volta in volta queste problematiche è, secondo gli autori, l'adozione dell'ideale dell'eguale rispetto per le persone a complemento del riferimento alla tolleranza. La tolleranza e il rispetto sono, dunque, idee intercambiabili? È ricorrendo a questi ideali che la democrazia può garantire politiche di integrazione basate su una cultura egualitaria? • Gianfranco Macrì, Marco Parisi, Valerio Tozzi, Diritto civile e religioni, Laterza, Roma-Bari 2013. A partire dall'indagine della disciplina civile, italiana ed europea, per quel che concerne il fenomeno religioso, l'opera si propone di analizzare il pluralismo religioso all'interno della nostra società multietnica. Gli autori non mancano di evidenziare le problematiche, in campo legislativo, legate alla straordinaria crescita del pluralismo religioso e culturale dal momento che in Italia, in pochi decenni, si è traghettati dal riconoscimento di un’unica ‘religione di stato’ all'esigenza di definire dettagliate proposte legislative per le problematiche che quotidianamente sorgono in seguito all'incontro e alla convivenza di culture e religioni diverse. 17 • Marco Dal Corso- Marialuisa Damini (a cura di), Insegnare le religioni. In classe con il cooperative learning, EMI, Bologna 2011. Proponiamo solo ora un utile supporto per docenti ed educatori, edito dalla casa editrice EMI nel 2011 e dedicato all'insegnamento delle religioni. Dal Corso e Damini, autori di Insegnare le religioni. In classe con il cooperative learning, partono dal presupposto che oggi la scuola, ma anche le altre agenzie educative, non possano più rimanere inerti di fronte alle novità e ai cambiamenti inediti che scaturiscono dal pluralismo religioso che, inevitabilmente, porta con sé nuove prospettive e nuove voci all'interno della vita politica, civile, sociale. Questo libro pertanto si rivolge a quella fetta del mondo della scuola che resta sordo e statico di fronte all'avanzare dei cambiamenti che la nostra società multietnica sta vivendo e somatizzando; questo libro parla a quei contesti che, talvolta, affrontano tali tematiche alla stregua di emergenza o di cambiamenti epocali a cui è difficile dare un nome. L'invito che si propone questo utilissimo strumento didattico è vivere il pluralismo religioso, della scuola e della società, come un'occasione propizia per riformulare un nuovo paradigma di laicità. L'approccio del “cooperative learning” su cui è improntato il libro affonda le sue radici metodologiche in un rapporto "cooperativo", ben sintetizzato con un'adeguata cernita di testi e schemi. IRINEWS 1 aprile 2013 Biblioteca Laicità e democrazia scuola di B. Nuti L’Almanacco di Filosofia di Micromega (1/2013) ospita uno speciale dedicato al cruciale legame tra politiche della scuola e politiche della democrazia. Il caso d’attualità che stimola la riflessione è la proposta del ministro francese Vincent Peillon di introdurre un insegnamento di morale laica a scuola. L’almanacco contiene infatti un’intervista al ministro nella quale emergono questioni determinanti come il problema di definire la laicità, il ruolo delle politiche dell’educazione nell’ordinamento repubblicano, l’affermazione dei valoro positivi e propositivi della democrazia in un contesto di pluralità. Richiamandosi al padre fondatore della scuola laica e repubblicana francese, Jules Ferry, il ministro riabilita con decisione l’urgenza di una laicità affermativa, una laicità à la française come “dottrina della repubblica che è insieme filosofica, morale, religiosa, pedagogica e politica”. Ripetutamente esclusa l’opzione di una laicità tendente alla neutralità e imparzialità assoluta. Del resto la laicità in Francia nasce con la non celata aspirazione di divenire la religione della repubblica, capace di coinvolgere razionalmente e emotivamente il cittadino proponendogli una dottrina, riti propri, e una propria profonda spiritualità. “La laicità nasce in Francia come forza teologico-politica, una forza di trascendenza spirituale legata ai valori rivoluzionari”, detto con le parole del ministro e filosofo socialista. Le parole che fanno da sfondo a queste dichiarazioni sono quelle di un altro socialista del passato, Jean Jaures, quando affermava che “la Francia non è diventata protestante, ma ha avuto la Rivoluzione”, accostando la Riforma di Lutero alla Rivoluzione francese non solo per il carattere d’antagonismo alla cattolicità, ma anche evidentemente per fertilità e profondità spirituale. Il ministro conclude con la convinta affermazione che la laicità non è solo neutralità, o tolleranza, ma un insieme di valori da insegnare e praticare a partire soprattutto dalla scuola. Ma qual è il rapporto tra questa religione della repubblica e l’opzione confessionale del singolo studente? Secondo il ministro la spiritualità dei valori laici non è antireligiosa, né si interpone all’adesione confessionale del singolo. Viene in mente il divieto francese di “ostentare” simboli religiosi a scuola. Inoltre, una simile concezione di laicità presuppone alcuni universali, dei valori ben orientati e fondati, proprio quando la contemporaneità occidentale giunge a metabolizzare e interiorizzare un’educazione al sospetto e alla critica incline al relativismo culturale che meglio pare rispondere al panorama di pluralismo e frammentazione attuale. La replica del ministro tenta di assumere e superare il problema all’interno di un’ultima definizione di laicità: “C’e una tensione storica, perenne, tra dogmatismo e scetticismo in filosofia, e la formulazione francese di questa tensione è la laicità, ossia l’idea che nessuno pretende di possedere l’universale, ma che nessuno rinuncia a cercare qualcosa che è dell’ordine della verità. Siamo sempre in cammino. Questa tensione, “non ho la verità, ma non rinuncio” è il luogo stesso della democrazia”. 18 Di fronte al moltiplicarsi delle “agenzie di senso”, la scuola francese non intende dunque rinunciare a proporre il proprio giudizio di valore sulle questioni fondamentali: ciò che è bene/giusto e male/sbagliato, quale idea di felicità, uguaglianza, di vita giusta e morte. Gli altri due articoli dello speciale tendono a una riflessione più generale e storica. In uno il filosofo di Francoforte Axel Honneth sottolinea la progressiva rinuncia da parte della filosofia politica a pensare e a occuparsi delle politiche dell’educazione. Dimenticando in tal modo un’importante tradizione filosofica che ingranava in un meccanismo più articolato e completo due prospettive che hanno molto da dirsi reciprocamente, così come hanno sostenuto pensatori come Kant, Dunkheim, e Dewey. Kant in particolare fonda un parallelo tra arte del governo e arte dell’educazione come le due attività destinate a guidare l’uomo verso uno stato di libertà. Secondo il filosofo di Francoforte, a causa di una male interpretata idea di neutralità dello Stato, e di una volgarizzazione e generalizzazione delle cosiddette tesi di Bӧckenfӧrde – secondo cui in ultima analisi la democrazia non è capace di auto fondare autonomamente i propri valori a prescindere da preordinati orientamenti etici o religiosi – si sarebbe progressivamente consolidata una funesta dissociazione tra alta riflessione politica, aspirazioni democratiche e metodi e programmi scolastici. Il silenzio dei filosofi della politica davanti alle porte della scuola mostra in primo luogo una difficoltà a nominare e definire i propri contenuti e obiettivi democratici in termini positivi, e in secondo luogo, una difficoltà a scegliere e imboccare percorsi di autogenerazione dello spirito democratico. Nel terzo intervento, Angelo D’Orsi conferma questa interpretazione approfondendo “l’unità sostanziale, e originaria, tra paideia e politeia”. Anche per lui l’attività educativa non può non dirsi e farsi parte integrante di quella politica, e l’attuale emergenza democratica non riuscirà a trovare soluzioni senza passare attraverso l’emergenza educativa. Rispetto ad una neutralità assoluta e muta, contro un sistema “finanziario” dei crediti e debiti scolastici, contro un “rendimento” scolastico inteso come acquisizione di conoscenze e capacità disciplinari, anche per D’Orsi la politica è chiamata a ripensare un’idea di maturità scolastica diversa e globale che sia, usando le parole di Gramsci, “presa di possesso della propria personalità, conquista di coscienza superiore per la quale si comprende il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri”. Micromega: politiche della scuola e politiche della democrazia IRINEWS 1 aprile 2013 Eventi G. Nardini ° Assisi – Si è svolto dal 18 al 20 febbraio il Corso nazionale di aggiornamento per insegnanti di religione, sul tema “Mediazione culturale e offerta formativa dell’Irc nei contesti culturali allargati dei percorsi scolastici”. Sul sito è possibile consultare i testi degli interventi e altri importanti documenti h t t p : / / w w w. c h i e s a c a t t o l i c a . i t / p l s / c c i _ n e w _ v 3 / V 3 _ S 2 E W _ C O N S U LTA Z I O N E . m o s t r a _ p a g i n a ? id_pagina=34639&rifi=guest&rifp=guest. ° Bari – Dal 15 al 17 aprile si svolgerà il Convegno nazionale dei direttori e responsabili IRC, sul tema “Ragione e Fede: l’approccio scolastico dell’Irc”. ° Milano – Venerdì 22 marzo, dalle 10 presso la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani, via Francesco Sforza 7, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) e il Centro culturale protestante di Milano hanno organizzato il convegno “La libertà religiosa nella società multiculturale e nello stato laico”. Intervenuti: Massimo Aquilante, Samuele Bernardini, Marialisa D’Amico, Silvio Ferrari, Giulio Giorello, Alberto Fossati. Parteciperanno i membri del Consiglio regionale Fabio Pizzul, Lucia Castellano, Sara Valmaggi e l’assessore milanese Marco Granelli. ° Ragusa – L’Ufficio per l’educazione cattolica, la scuola e h t t p : / / w w w. c h i e s a c a t t o l i c a . i t / p l s / c c i _ n e w _ v 3 / l’università della diocesi ha organizzato a Comiso un corso sul V 3 _ S 2 E W _ C O N S U LTA Z I O N E . m o s t r a _ p a g i n a ? tema “L’Islam ieri e oggi”, articolato in quattro giornate: le prime due si sono svolte a gennaio, le prossime saranno il 22 e id_pagina=40686&rifi=guest&rifp=guest. il 23 aprile e riguarderanno il sufismo e il razionalismo storico ° Milano – 18-19 marzo 2013, Sala Napoleonica di Palazzo e l’attuale mondo musulmano. Greppi, via S. Antonio 12, la professoressa Giampiera http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_a.a_autentication? Arrigoni ha curato il convegno “Proposte per l’insegnamento rifi=&rifp=&tema=Quotidiano&oggetto=254442. della storia delle religioni nelle scuole italiane” . ° Roma – il 14 febbraio 2013, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 presso la Biblioteca del Senato "Giovanni Spadolini" Sala degli Atti parlamentari, Piazza della Minerva 38, si è tenuta la presentazione del nostro libro "Credere è reato? Libertà religiosa nello Stato laico e nella società aperta" curato da L. Berzano. La libertà religiosa nella società multiculturale e nello stato laico: una sfida per il futuro? 19 IRINEWS 1 aprile 2013 20 Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane linguaggio occidentale nel tradurre la pluralità di principi e concetti propri del pensiero comunemente definito induista e le difficoltà di individuare sistemi di raccordo con una storia di F. Cadeddu religiosa nella quale sacro, secolare, pubblico, privato e naturale hanno connotazioni profondamente diverse. Chiara A cura di Giampiera Arrigoni: 18-19 marzo 2013, Sala Napoleonica di Palazzo Greppi, via G h i d i n i h a i nve c e vo l u t o t r a c c i a re i l p e rc o r s o dell’insegnamento del buddhismo in Italia nell’ultimo secolo, S. Antonio 12, Milano soffermandosi sul percorso di creazione del “buddhismo occidentale” e sulle iniziative più recenti di diffusione della Il 18 e il 19 marzo l’Università Statale di Milano ha ospitato sua conoscenza. il convegno “Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane”, un momento di incontro per Muovendo da queste specificità, Paolo Scarpi ha individuato docenti e studiosi di discipline diverse e occasione di gli snodi critici della disciplina della storia delle religioni nella confronto tra coloro che promuovono l’insegnamento della scuola italiana, elaborando una proposta che mira a superare storia delle religioni a scuola. Sotto l’insegna e lo spirito l’attuale orientamento - da lui definito “cripto-confessionale” dell’inclusività ateniense ampiamente discussa da Giampiera - in favore di un metodo laico-comparativo, che sul binomio Arrigoni, promotrice del seminario, l’obiettivo delle due storia/scienza costruisca definizioni e denominazioni utili per giornate è stato quello di creare uno spazio di condivisione la disciplina e il suo insegnamento. Lungo questa linea, sul tema, approfondendo alcuni degli aspetti teorici e Alessandro Saggioro ha tracciato prospettive e proposte mettendo in luce le criticità emerse dai progetti di concrete volte all’inserimento della storia delle religioni nel insegnamento avviati in diverse realtà scolastiche e sistema scolastico, individuando nella politica universitaria, nelle scelte didattiche e nella legislazione parlamentare tre universitarie. canali attraverso i quali veicolare le istanze dell’insegnamento Due interventi introduttivi hanno offerto la cornice e costruire così il terreno culturale utile a costruire un sistema interpretativa e alcuni primi spunti di dibattito e di lavoro: il scolastico ed educativo plurale e inclusivo. primo ha delineato un quadro teorico comparativo del metodo di approccio e insegnamento della storia delle religioni, soprattutto nella sua dimensione storica, mentre il secondo ha invece prospettato una delle soluzioni percorribili per il sistema scolastico italiano, all’interno del quale si impone una riflessione sull’inedita vicinanza di confessioni diverse in uno stesso spazio educativo e sociale. La prima prospettiva, tracciata da Marcello Massenzio, muove dalle criticità del sapere enciclopedico verso la riscoperta del linguaggio proprio del fenomeno religioso e la sua ricollocazione nella società contemporanea, la cui riqualificazione – secondo il docente - potrebbe sostenere la comprensione della pluralità degli attori e delle realtà religiose odierne. Alberto Melloni ha voluto invece sottolineare le modalità per cui questa stessa pluralità subisce le difficoltà date dal prolungarsi e dal dilatarsi degli specialismi sul tema e l’insufficienza delle risposte prodotte, richiamando la necessità di tematizzare i diversi aspetti del problema e di includere gli studenti nella costruzione delle spiegazioni intrinseche all’esperienza religiosa propria e altrui. A questo proposito, la Fondazione per le Scienze A Milano si discute delle proposte per Religiose, di cui il docente è segretario, è impegnata nella redazione del primo Rapporto sull’analfabetismo religioso in l’insegnamento della storia delle Italia, frutto della collaborazione di circa cinquanta studiosi, religioni nelle scuole italiane in uscita il prossimo ottobre. Sulla base delle due prospettive preliminari, gli interventi che si sono succeduti nelle due giornate hanno aperto ad aspetti diversi della storia delle religioni, evidenziando le criticità degli ambiti disciplinari all’interno dei quali si collocano gli insegnamenti, l’evoluzione dei contenuti e dei programmi e le iniziative intraprese dalle confessioni e dalle religioni in ambito europeo ed extra europeo per la costruzione e l’insegnamento della storia - e delle storie - comune a uno stesso spazio/tempo (Maddalena del Bianco, Roberto Tottoli, Marisa Tortorelli, Sergio Ribichini). Dei diversi casi proposti, quello dell’induismo e del buddhismo hanno offerto le sfide più nette per la definizione delle religioni in oggetto, della terminologia e dei metodi di insegnamento della storia. Giuliano Boccali ha evidenziato le difficoltà incontrate dal IRINEWS 1 aprile 2013 IRInews è un notiziario elettronico, a periodicità trimestrale, inviato via e-mail a semplice richiesta personale. Notizie, documenti e opinioni sono accreditati dalla fonte segnalata. La Redazione non risponde di eventuali inesattezze presenti alla fonte. Anche i destinatari del Notiziario possono segnalare alla Redazione notizie e documenti, purché corredati della rispettiva fonte. L’iscrizione come la cancellazione sono libere e possono effettuarsi in ogni momento dell’anno. 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