IlSole24Ore - 2.1.2015 - pag. 16
Transcript
IlSole24Ore - 2.1.2015 - pag. 16
16 Impresa & territori Il Sole 24 Ore Venerdì 2 Gennaio 2015 - N. 1 TURISMO Vacanze 2015. Cresce rispetto all’inverno scorso la quota di italiani alla ricerca di sistemazioni a 5 stelle INTERVENTO Per le destinazioni più lontane sempre molto richieste le Maldive La crisi del turismo si apre con la delega alle Regioni A Capodanno vince il lusso Laura Dominici pCapodanno senza battute d’arresto per i viaggiatori alla ricerca di lusso e location esclusive. Se è stato un San Silvestro in famiglia per gran parte degli italiani (82%), con una spesa media per il cenone di 88 euro, come rivela un sondaggio Confesercenti-Swg, aumenta per contro la quota di chi non bada a spese. «Quest'anno – svela un'indagine del motore di ricerca Trivago - gli italiani alla ricerca di sistemazioni a 5 stelle sono stati l’8%, l’un per cento in più rispetto al 2013, con una spesa media per notte cresciuta del 2%». Federturismo segnala uno sprint di prenotazioni negli ultimi giorni, con «una buona presenza di stranieri nelle città d'arte. Anche le località di montagna sono state salvate dall’arrivo della neve». Il 2014 del turismo in Italia si chiuderà, secondo Federturismo, in linea con la crescita del turismo mondiale, «con un +5% di flussi turistici. Molto meglio di noi ha fatto però la Spagna, con un +13%, e la Grecia, che ha segnato un +40% dopo il crollo del 2013». Federalberghi indica in 3,7 miliar- di di euro il giro d'affari delle vacanze di San Silvestro, in crescita del 9% rispetto al 2013. E proprio nel mese di dicembre si concentra la maggiore quota dei viaggi di lusso: «Il 15% del totale annuale – dichiara Massimo Feruzzi, amministratore Jfc -. I soggiorni si sono accorciati ma la spesa è rimasta la stessa, assestandosi sui 3.800 euro a persona». Giorgio PREFERENZE In ascesa anche Miami e le località del sud America; si riduce la durata dei soggiorni ma spesa media per persona resta stabile (3.800 euro) Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi, spiega che «benché condizionati dal fenomeno delle prenotazioni last second, che ha avuto ricadute sulle località montane, anche quest’anno i risultati del 31 dicembre hanno superato quelli del Natale. Le principali città d’arte, tra cui Roma e Venezia, sono le mete preferite dal turismo interno e probabilmente le bizzarrie del clima hanno convinto molti italiani a trascorrere la festività nelle isole, con un forte incremento delle presenze in Sicilia. Tengono le destinazioni extralusso». Per le mete lontane sono sempre molto richieste le Maldive, soprattutto la sistemazione in villa o in overwater bungalow. «In ascesa Miami e le destinazioni del Sud America – commenta Feruzzi -. La richiesta si rivolge soprattutto a luoghi che sappiano garantire la privacy e che diano la certezza di trovare attenzioni personalizzate». Londra, Parigi e New York le città più cliccate sul sito Skyscanner per la ricerca di voli. Buone notizie anche dal fronte incoming. Una ricerca di Small Luxury Hotels of the World stabilisce che l’Italia è la prima destinazione al mondo per i viaggi di lusso, con una percentuale del 13% di preferenze contro l'11% della Francia e l'8% delle Maldive. Per il sito Opodo sono state le capitali europee le destinazioni più prenotate dagli italiani per festeggiare l'ultimo dell’anno. In testa Parigi, seguita da Amsterdam e Londra. In crescita la spesa me- dia per i clienti di eDreams: «Il 60% di chi ha prenotato un viaggio per trascorrere il Capodanno ha preferito scegliere una struttura 5 stelle dotata di Spa e di tutti i comfort, con una spesa media a persona di 1.400 euro (+20% rispetto allo scorso anno) per un soggiorno di 7 notti». Tour operator e agenzie di viaggi rappresentano il primo canale per prenotare viaggi di lusso, secondo Astoi Confindustria Viaggi, che svela le abitudini del target: «Assistiamo alla richiesta di viaggi che coprono tutte le aree geografiche, perché il lusso non è tanto la destinazione scelta, quanto l'esperienza ad essa associata. Anche quest'anno le mete scelte sono prevalentemente all'insegna dei mari lontani, quindi Caraibi ma anche destinazioni dell'Estremo Oriente come Vietnam e Cambogia, oltre alla tradizionale Tailandia. In crescita l'interesse per Oman e Abu Dhabi». Per il lusso in crociera i turisti – svela Clia Italy - hanno optato per destinazioni esclusive come Antartide, Sud America, Caraibi e Australia. Le mete più ricercate Hotel a 5 stelle. Pernottamenti dal 30 dicembre 2014 al 4 gennaio 2015. Prezzo medio in euro 834 548 520 423 385 385 381 353 340 337 301 291 286 277 234 233 211 183 180 160 Dubai Parigi Venezia Londra Milano Roma Vienna Firenze Salisburgo Amsterdam Praga Monaco di Baviera Abano Terme Barcellona Berlino Cannes Torino Instanbul Budapest Bruxelles Fonte: Trivago © RIPRODUZIONE RISERVATA Modelli. La strategia del gruppo Kempinski: appartamenti in affitto che garantiscono più indipendenza rispetto all’albergo Residenze esclusive a St. Moritz pResidenze esclusive da affit- tare a corto e a lungo termine. È la risposta al target lusso del gruppo Kempinski a St. Moritz, dove la catena gestisce il Kempinski Grand Hotel des Bains, struttura che partecipa alle celebrazioni dei 150 anni dalla nascita del turismo invernale. Il Capodanno qui è “fully booked” e il calo della clientela russa è stato compensato da una crescita di turisti provenienti dall’area mediorientale e dall'Asia (India e Cina). Dal 2009 ad oggi l’albergo assiste inoltre a una crescita del 20% di turisti americani e proprio in questi giorni di festa accoglie alcune star di Hollywood. «Gli appartamenti sono 44, ultimati di recente – spiega Reto Stöckenius, direttore generale dell’hotel –. Stanno registrando una forte richiesta da parte della clientela, perché garantiscono maggiore flessibilità e più indipendenza rispetto al soggiorno in albergo». I clienti delle residenze – prevalentemente nuclei famigliari – possono deci- Svizzera gode negli ultimi anni dei benefici di una moneta stabile». Il Paese ha lavorato sull'efficienza dei trasporti, su una ricettività di ottimo livello e sull'innovazione per conquistare un target esente da crisi. «Gli investimenti per migliorare la qualità delle infrastrutture e per rispondere a una clientela sempre più esigente sono costanti» commenta Armando Troncana, direttore Svizzera Turismo Italia. dere se usufruire o meno dei servizi alberghieri. «Su richiesta forniamo servizio di maggiordomo e catering – puntualizza il manager -. Notiamo un forte aumento della domanda per pasti privati con chef stellato». Costanti i lavori di manutenzione per garantire l'alto standard alberghiero: quest'anno è stato investito un milione di franchi svizzeri per rinnovare le cucine. «E la valuta rappresenta un fattore di sicurezza – precisa il direttore -. Fuori area euro, la La.Dom. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Renzo Iorio I l 2014 segnerà un nuovo anno record per il turismo mondiale con 1,1 miliardi di viaggiatori. Una crescita continua e sostanzialmente costante che indica innalzamento del reddito medio pro-capite, crescita culturale e di interessi, evoluzione e accessibilità dei trasporti. L’Italia, tradizionalmente in cima ai desideri di viaggio dei turisti internazionali cresce, ma a fatica, arranca e non recupera ancora quanto perso dal 2007 in avanti. Soprattutto non tiene il passo dei suoi competitor diretti: la Spagna che ha vissuto la stessa nostra crisi di fine decennio scorso segnerà quest’anno un +13% contro il nostro +5%, concentrato per altro nelle maggiori città d'arte. Come paese sembriamo sempre non credere fino in fondo al turismo, tantomeno esserne orgogliosi e impegnati. Diamo sostanzialmente l’impressione - e mostriamo la concreta inazione - del pingue e distratto rentier, piuttosto che l’approccio operoso del responsabile erede di uno dei più grandi patrimoni materiali e immateriali dell'umanità. E il tema non va solo letto alla luce del sovente celebrato «il nostro paese è il primo per numero di siti iscritti nella lista del patrimonio Unesco» ma, al contrario, il richiamo alla responsabilità dell’immenso valore che ci è affidato deve essere soprattutto consapevolmente orientato a quell'”Italia Museo Diffuso”, fatta di paesaggio, di monumenti storici e artistici, di opere d'arte, di cultura che è anche racconto, cibo, musica, sensibilità e sguardo. Non è tuttavia un caso che la fase più evidente del nostro declino sia coincisa esattamente con la delega in via esclusiva alle Regioni del potere normativo, di politica e di spesa in materia di turismo. Si è infatti compiuta una parabola viziosa che ha da un lato privato l'Italia - al contrario dei nostri concorrenti, Francia e Spagna in particolare - della possibilità di una politica reale nel settore e dall'altro ha portato il livello decisionale e di spesa in modo scollegato e anarchico sui territori, sovente in mano ad amministratori di modeste qualità e ancor più mode- ANARCHIA TERRITORIALE La riforma del Titolo V varata dal governo Renzi è un passo cruciale per recuperare visibilità mondiale ste competenze, a diretto contatto e largamente influenzabili da istanze miopi e corporative della parte meno consapevole e responsabile del tessuto produttivo. Il processo di riforma del Titolo V varato dal governo Renzi è un passo fondamentale per poter ridare al paese la possibilità di essere visibile e competitivo a livello mondiale e per ridurre l'attuale spreco di risorse (oltre 600 milioni di inutile spesa di promozione da parte delle Regioni e oltre 13mila enti locali che si occupano a vario titolo di turismo). Va sostenuto, accelerato e concluso, compreso il ritrasferire al centro e ottimizzare le risorse finanziarie e sfoltire la ridondante macchina pubblica. L’attuale schizofrenia di go- vernance è evidente: negli stessi giorni in cui il ministro Franceschini varava l'Art Bonus che prevede tra l'altro sostegno tramite credito d'imposta per l’ammodernamento e la digitalizzazione delle imprese turistiche, il suo collega di partito e sindaco di Roma Marino portava la tassa di soggiorno del Comune di Roma a 12 euro a notte per una coppia di viaggiatori che soggiorni in un albergo 4 stelle senza la minima percezione di una concreta azione per migliorare la fruibilità e il decoro della città per turisti e cittadini residenti. A Parigi la stessa coppia, nello stesso livello di albergo paga 1,5 euro di imposta: la competitività, soprattutto in periodi di crisi economica e consapevolezza di uso del denaro non è uno stato d'animo e i numeri (di turisti e di attrazione di investimenti internazionali nel settore) lo confermano. L’altra parte la devono fare e subito le imprese: un tessuto parcellizzato che fatica ad adeguarsi ai cambiamenti di scenario, che non può più contare sul privilegio di offrire servizi nel luogo più visitato del mondo, ma non sa neppure reagire con la fame, la professionalità e l'investimento che chiedono oggi i settori aperti e competitivi. Accogliere il viaggiatore, fargli conoscere la nostra cultura e i nostri territori è mestiere nobile, che richiede fatica, competenza e ascolto, qualità e investimenti. È impresa e industria. È responsabilità verso il paesaggio e il patrimonio culturale. È un modello di crescita complementare al manifatturiero, sostenibile e credibile, che il nostro paese dovrebbe finalmente fare suo. Presidente Federturismo © RIPRODUZIONE RISERVATA MONDO&MERCATI REUTERS Il Cairo. Il decollo richiede un ridimensionamento dei militari Rapporto Srm. Le nostre imprese terze per numero In Egitto il rilancio dell’economia passa dai capitali stranieri Canale di Suez, infrastrutture e alloggi popolari i maggiori progetti Ugo Tramballi pNon c’è solo il canale di Suez che sarà trasformato in una via d’acqua più rapida, a doppio senso di marcia, con un investimento che presto supererà i 10 miliardi di dollari. Ci sono i 40 miliardi per la costruzione di un milione di alloggi popolari, i 4,2 miliardi di euro per il nuovo piano nazionale delle strade, il miliardo e due per la metropolitana del Cairo; i quasi 800 milioni di dollari di medi e piccoli progetti: metropolitane, ponti, baraccopoli da trasformare. La rinascita economica dell’Egitto dopo un quadriennio d’instabilità, sembra avere una caratteristica: non c’è progetto né investimento che non preveda la partecipazione dei militari. Perfino sulla tangenziale del Cairo e sull’autostrada Cairo-Alessandria hanno ottenuto le concessioni per raccogliere i pedaggi. Dopo il colpo di stato dell’ex generale Abdel Fattah al-Sisi, sostenuto da almeno la metà degli egiziani, sono i militari i soggetti dominanti dell’economia nazionale. Molto più di quanto non lo fossero prima. La loro presenza economica è sempre stata consistente. Ma ora le imprese e le agenzie delle forze armate hanno invaso campi tradizionalmente occupati dalla grande industria privata: sanità, edilizia, infrastrutture. Nel settore delle costruzioni le loro impre- se ottengono le commesse statali senza passare dai bandi di concorso. Il big business d’improvviso si è visto escludere dai più grandi investimenti finanziari della rinascita. È quello che volevano i finanziatori dei regni e degli emirati sunniti del Golfo, i primi nemici dei Fratelli musulmani e i primi sostenitori di al-Sisi: i militari danno garanzie di stabilità più di ogni altro. Ma è ciò che preoccupa gli altri grandi investitori internazionali senza i quali sarà difficile una vera rinascita economica, e il cui partner storico è l’impresa privata egiziana che ancora domina in settori chiave come turismo, telecomunicazioni, commercio, edilizia. La grande impresa privata egiziana è tradizionalmente a conduzione familiare ed è una comunità piuttosto ristretta e straordinariamente ricca: ancora nel 2014, secondo Forbes, i cinque uomini più ricchi d’Egitto appartenevano a due famiglie, i Sawiris e i Mansour, che insieme valgono il 6,25% del Pil. Il big business aveva sempre beneficiato dei favori governativi attraverso sussidi, sgravi fiscali e crediti. Uno studio del Carnegie di Washington (“The Future of the Big Business in the New Egypt”) sostiene che 45 fabbriche private ricevevano il 65% dei sussidi energetici per il sistema industriale che da solo beneficiava del 25% dell’insieme dei sussidi. In questo anno fiscale il nuovo governo ha tagliato circa 7 miliardi di dollari in sussidi all’energia (anche alle aziende straniere), ha creato nuove tasse alle imprese quotate in Borsa e un’imposta straordinaria sui redditi superiori ai 140mila dollari. Ma non sarebbe giusto ridurre la Sisiconomics a una faida tra i militari vittoriosi e il grande business che, tra l’altro, è sempre stato tenacemente ostile ai Fratelli musulmani e all’ex presidente Mohamed Morsi. Le decisioni prese sono temporanee, una richiesta una tantum di «contributo patriottico allo sviluppo». L’invadenza militare è una necessità per rassicurare gli investitori del Golfo e dare la spinta a un’economia stagnante. Lo schema dei grandi progetti infrastrutturali annunciati e sotto la supervisione militare, prevede la massiccia partecipazione delle imprese private. Dice Amr Adly, esperto del Carnegie: «I piani a lungo termine per la ripresa economica dipendono dalla capacità di attrarre capitali stranieri e principalmente investimenti diretti stranieri». Questi piani, dunque, «sono pesantemente dipendenti dal big business». Il modello economico di al-Sisi sembra essere sempre più orientato verso l’apertura del sistema egiziano alle imprese straniere. Superata l’emergenza, l’obiettivo è creare un clima sempre più favorevole. Uno degli ostacoli in questi anni di turbolenze erano i contenziosi aperti con le aziende che già avevano investito in Egitto. La legge 32/2014 firmata da Adli Mansour, l’ex presidente ad interim, vieta ai tribunali amministrativi di ammettere controversie sui contratti pubblici, che non siano presentate dal governo o dall’investitore. Sul piano della democrazia è una clamorosa ingiustizia, su quello della certezza dell’investimento una fondamentale garanzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA La presenza italiana rimane solida in molti settori pNonostantepiazzaTahrir,due Piani ambiziosi. Il presidente dell’Autorità del Canale di Suez, Mohab Mamish, illustra il progetto di ampliamento L’attrattività dell’Egitto IL RISCHIO PAESE DI SACE BASSO RISCHIO 0 10 11 20 ALTO RISCHIO 21 30 31 40 41 50 51 60 61 70 71 80 81 90 91 100 RISCHIO DI MANCATO PAGAMENTO MANCATO PAGAMENTO CONTROPARTE SOVRANA 73 |100 MANCATO PAGAMENTO CONTROPARTE BANCARIA 85 |100 MANCATO PAGAMENTO CONTROPARTE CORPORATE 85 |100 RISCHIO POLITICO-NORMATIVO RISCHIO GUERRA E DISORDINI CIVILI 71 |100 ESPROPRIO E VIOLAZIONI CONTRATTUALI 72 |100 TRASFERIMENTO CAPITALI E CONVERTIBILITÀ 85 |100 anni di manifestazioni, tre governi provvisori, uno dei Fratelli musulmani,lasanguinosapresadipotere militare e un’economia apparentemente allo sbando, per le nostre imprese«gliinvestimentiinEgitto hanno reso più di quelli in Italia». Lo sostiene una nuova analisi di Srm,StudieRicercheperilMezzogiorno, partecipata del Gruppo Intesa Sanpaolo. Per tradizione, le imprese italiane non hanno la stessa propensione al rischio di quelle inglesi e tedesche. Eppure in Egitto, nonostante un notevole rallentamento delle attività nel periodo di maggiore caos, le nostre aziende «non hanno effettuato particolari disinvestimenti nel loro capitale immobilizzato». “Il business italiano in Egitto”, l’outlook di Srm realizzato con il contributo di AlexBank, l’unico istituto di credito egiziano a maggioranza straniera (Intesa Sanpaolo), spiega che le imprese italiane in Egitto sono 880. Fra gli europei solo Gran Bretagna (1.280) e Germania (911) sono di più. Generanounfatturatoaggregatodquasi 3,5 miliardi di euro e garantiscono più di 29mila posti di lavoro. Tra i partner commerciali l’Italia è prima – sempre fra gli europei – con un interscambio da 4,7 miliardieunabilanciacommercialecon un attivo da un miliardo. Il totale degli scambi internazionali egiziani è di 65,7 miliardi. Nella tradizioneitaliana,riscontrabileovunque nel mondo, sono i nostri investimenti diretti a essere poco più che nulli: nel 2013 lo stock degli Ide in Egitto è stato di 64 miliardi di euro. Quelli italiani «non hanno oltrepassatoilvaloredi58milioni, in calo del 59,8% rispetto all’anno fiscale precedente». L’instabilità e la burocrazia che c’era prima, durante e dopo l’in- stabilità, potrebbero fare dell’Egitto un mercato poco attraente. Per spiegare invece le ragioni dellasolidapresenzaimprenditoriale e commerciale italiana, lo studio di Srm offre i casi studio di dueaziende:MediterraneanTextile e Delta Dyeng del Gruppo Albini della provincia di Bergamo, e Filmar Nile Textile della Filmar spa della provincia di Brescia. Nella storia di entrambi i vantaggi di costo, la vicinanza geografica e le similitudini culturali sono state le ragioni della scelta dell’Egitto rispetto a India e Cina. Oltre che, LE RAGIONI DELLA SCELTA Il caos seguito alla rivolta di Piazza Tahrir non ha frenato le aziende: i costi sono ancora molto vantaggiosi nel caso delle due imprese tessili, l’alta qualità del cotone egiziano. «Le imprese egiziane partecipate da imprese italiane mostrano solide condizioni economiche e finanziarie, ma in un contesto di crescita stazionario», conclude lo studio di Srm. Tuttavia la politica di attrazione degli investimenti del nuovo governo, gli accordi commerciali internazionali e le prospettive di crescita, continuano a fare dell’Egitto un Paese dalle grandi potenzialità. Un esempio è offerto dal sistema bancario: 4,6 sportelli ogni 100mila egiziani adulti. Solo 373 ogni 100mila sono titolari di un conto deposito e 79 hanno usufruito di un finanziamento. La mediadeiPaesimediorientalièdi 15,3 sportelli e 682 correntisti e 204 destinatari di finanziamento. U.T. © RIPRODUZIONE RISERVATA