Il Tirreno: Stregati da mademoiselle Bérénice

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Il Tirreno: Stregati da mademoiselle Bérénice
"FRANCE ODEON" A FIRENZE
Stregati da mademoiselle Berenice
La Bejo parla (poco) di "Fai bei sogni", il nuovo film di Bellocchio
di Gabriele Rizza
I LIVORNO
II cinema francese occupa Firenze. Film, registi, attori, produttori calano all'Odeon per la
settima edizione di France Odeon. «Da piccola vedevo i film di
Ettore Scola, il cinema italiano
mi ha sempre affascinato - rivela Berenice Bejo che ha appena
finito di girare il nuovo film di
Marco Bellocchio "Fai bei sogni", tratto dal bestseller di
Massimo Gramellini - mi sono
appassionata e formata con i
vostri film, li andavo a vedere
con mio padre. Bellocchio è un
regista straordinario, un lavoratore instancabile, attento agli
attori, un autore creativo. Non
posso parlare molto del film in
uscita nei prossimi mesi solo
che interpreto la parte di una
donna che spinge il protagonista a indagale sul proprio passato e che Valerio Mastandrea
è una persona davvero simpatica».
Berenice Bejo è arrivata a Firenze con tutta la famiglia, i figli e il marito Michel Hazanavicius, regista premio Oscar- nel
2002 per "The Artist", passato
per il clamoroso fiasco di "The
Search" ma deciso a prendersi
la rivincita: «Ho un paio di progetti - racconta non prima
d'aver ricordato l'importanza
che il nostro cinema, neorealismo su tutti, ha avuto per la sua
formazione - un musical in
America e un film ambientato
in Francia durante il Sessantotto, non mi dispiacerebbe girarne una parte in Italia e perché
non anche a Firenze».
E mentre nella tavola rotonda organizzata dal festival si discute della legge di riforma che,
sul modello di quella francese,
possa dare nuova linfa e sostegno a tutti i settori dell'audiovisivo nel nostro paese, il Maggio
francese e il Sessantotto parigino tornano prepotentemente
sullo schermo per merito dei
Garrel, Philippe e Louis, padre
e figlio, entrambi ospiti di France Odeon. Louis, arrivato a Firenze con la compagna Letizia
Casta (che però ha disertato la
sala e evitato ogni passaggio ufficiale) ha presentato la sua
opera prima, "Les deux amis"
(proiettato a Cannes), il più
classico dei triangoli amorosi,
due uomini e una donna, che
strizza l'occhio a Francois Tmf-
Berenice Bejo
faut: «Io vengo dal teatto, ho cominciato a recitare a 14 anni e
grazie a mio padre da sempre
ho respirato cinema. Il set era
la mia seconda casa. Dico che
gli attori italiani hanno una naturalezza che i nostri non hanno. Da noi c'è sempre un filtro
teatrale. Quando rivedo i personaggi di certi film di Monicelli,
come "Amici miei", penso che
quelli del mio film potrebbero
essere i loro figli. Poi con Bertolucci ha girato "The dreamers"
e quello è stato il mio 68, una
stagione per noi ragazzi vagheggiata come un mito, e che
mio padre aveva vissuto in prima persona».
Erede della nouvelle vague,
godardiano di ferro, come lui di
estrema sinistra, Philippe, che
nel 68 aveva 20 anni, a Firenze
presenta
"L'ombre
des
femmes", tormentata storia
d'amore, scritta insieme a
Jean-Claude Carrière: «Sono
stato cinque volte in concorso
a Venezia e spesso i miei film
sono arrivati prima da voi che
negli altri paesi europei. Essere
qui è anche un segno di gratitudine per l'Italia».