Spazi timbrici Labirinti sonori
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Spazi timbrici Labirinti sonori
ESZnews 59 ottobre2012 Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale Spazi timbrici Quattro le prime nell’autunno di Nicola Sani. Il Festival Nicola Sani Play It! propone il 19 ottobre al Teatro Verdi di Firenze Seascapes III “Caieta” per orchestra. Francesco Lanzillotta dirigerà l’Orchestra della Toscana, committente del nuovo pezzo, che l’Autore così spiega: «Il rapporto con l’immagine visiva è una delle dimensioni che più mi affascinano nella ricerca sonora. Non una corrispondenza descrittiva, ma un libero rapporto di relazioni timbriche e percettive. In una musica in cui prevale l’aspetto “materico” del suono, è determinante la componente comunicativa del messaggio sonoro, la sua “drammaturgia”. La ricerca all’interno del suono naturale, l’esplorazione delle sue componenti è il punto di congiunzione con l’elaborazione acustica dello “spazio timbrico”. Elaborazione che diventa elemento determinante della composizione e della drammaturgia sonora, attraverso l’analisi e l’articolazione dei parametri costitutivi del suono. Seascapes III nasce dalla necessità di far convivere il suono strumentale con una sua immagine timbrica elaborata e proiettata nello spazio, in un insieme di contrasti e riflessioni. A guidarmi in questa trasfigurazione sono state le immagini fotografiche di Hiroshi Sugimoto, uno dei principali artisti giapponesi contemporanei, e in particolare i suoi paesaggi marini (Seascapes). Sono immagini intense, coinvolgenti e folgoranti nella loro contemplativa staticità in cui, analogamente al mio lavoro sul suono, l’artista giapponese elabora istantanee del mare fotografato a perdita d’orizzonte. L’acqua e l’aria definiscono zone di colore, nella gradazione dei grigi e del bianco e nero, che a volte si confondono e a volte sono in profondo contrasto. In alcuni paesaggi compare tra i due campi una Labirinti sonori Da questa stagione saranno acquisite e distribuite dalle Aureliano Cattaneo ESZ tutte le opere di nuova creazione di Aureliano Cattaneo e tutte quelle ritirate dal catalogo del suo precedente editore. Nato nel 1974, Cattaneo, formatosi nei conservatori di Piacenza e Milano, nel 2003 ha vinto il Comité de Lecture dell’Ircam/Ensemble Intercontemporain, nel 2004 è stato finalista del Gaudeamus Music Week di Amsterdam. Già “Stipendiat” dell’Akademie der Künste di Berlino e composer in residence dell’Ensemble 2e2m, ha presentato i propri lavori nei più importanti festival e sale da concerto: Münchener Biennale, Donaueschinger Musiktage, Wittener Tage für neue Kammermusik, Wien Modern, Festival Musica Strasbourg, Konzerthaus di Vienna, Konzerthaus di Berlino, Centre Pompidou di Parigi, Museo Guggenheim di Bilbao, Basilea, Amsterdam, Monaco, Madrid, New York, London, Barcelona, Roma, Milano, Stoccolma, ed è eseguito regolarmente da Klangforum Wien, Quatuor Diotima, Ensemble Intercontemporain, SWR Sinfonie Orchester, Ensemble 2e2m, Nieuw Ensemble, Neue Vocalsolisten Stuttgart, Ensemble Alter Ego. La sua opera da camera La philosophie dans le labyrinthe, scritta in collaborazione con Edoardo Sanguineti, è stata rappresentata nel 2006 alla 10a Münchener Biennale, con repliche al MuseumQuartiers di terza componente quasi impercettibile, come una linea di luce trasparente, quella della superficie dell’acqua. Sono immagini di grande potenza emotiva, che ricordano le pitture di un artista che mi ha sempre profondamente affascinato, Mark Rothko, altro riferimento importante nella mia musica. Seascapes III prende le mosse dall’osservazione e dall’interiorizzazione di queste immagini, cercando di trasferirle nella dimensione temporale e spaziale dell’immaterialità sonora. Le superfici timbriche dell’orchestra generate dagli stessi suoni strumentali si specchiano per affinità e contrasto; all’interno dell’orchestra si scatena un’ulteriore dimensione di contrasto, costituita dalle stratificazioni dei suoni dei fiati e da quelle degli strumenti ad arco. Le percussioni affiorano e a volte emergono con forza, sottolineando la linea di congiunzione e divisione tra questi campi sonori, costituendone il limite, l’orizzonte e la superficie ruvida e liquida. Il sottotitolo della composizione, Caieta, è affettuosamente legato all’antico mare che ha acceso dentro di me queste riflessioni». Il 21 ottobre Aldo Orvieto e Alvise Vidolin presentano alle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice, per la rassegna di Ex Novo Musica, ente committente del lavoro, No Landscape per pianoforte e live electronics (Produzione SaMPL, Padova). Il concerto avrà una replica nel mese di dicembre all’Auditorium “C. Pollini” di Padova. Così Sani: «Lo spazio timbrico del pianoforte è la materia sonora di questa composizione, “paesaggio sonoro” su cui s’innesta quello della sua immagine trasposta e trasfigurata attraverso l’elaborazione elettronica. I processi che determinano la formazione di questo spazio timbrico “altro”, che distorce, trasforma quello reale con un effetto Strumenti tradizionali e tecnologie d’avanguardia nelle commissioni italofrancesi di questo autunno continua a pag. 2 Vienna. Nel 2011 la casa discografica Stradivarius ha pubblicato un Cd monografico a lui dedicato, registrato da Petra Hoffmann, soprano, e dall’Ensemble Espai Sonor diretto da Voro Garcia. Ha ricevuto commissioni da Klangforum Wien, Ensemble Intercontemporain, Ensemble musikFabrik, Ensemble Contrechamps, Münchener Biennale, Berliner Konzerthaus, Saarländischer Rundfunk, Südwest Rundfunk (SWR), Akademie der Künste Berlin, Bayerische Staatsoper, Auditorio Nacional Madrid, CDMC di Madrid, Festival Musica Strasbourg, MärzMusik Berlin, Musik im Wattens, Alois Lageder, Festival Suena di Toledo, Sligo New Music Festival, Festival Klangspuren Plus di Munich, Regione Andalucia, Ministero francese di Cultura. Dal 2010 insegna analisi e composizione alla Escuela Superior de Musica de Catalunya di Barcelona. Nel mese di agosto gli è stato conferito il prestigioso Förderpreis 2013 della Regione di Salisburgo, con una motivazione che descrive il compositore come «caparbio, versatile e ricco di fantasia». Cattaneo sarà protagonista, insieme a Georg Friedrich Haas, premiato contestualmente col “Musikpreis”, del Concerto dei Premiati il 1° marzo 2013 nell’ambito della Salzburg Biennale. Due prime esecuzioni assolute avranno luogo in questi mesi. Il 21 ottobre i Donaueschinger Musiktage presentano Blut per trio continua a pag. 3 Le ESZ acquisiscono un nuovo autore, con all’attivo numerosi riconoscimenti e imminenti impegni internazionali segue da pag. 1 (Sani: Spazi timbrici) Francisco Guerrero L’Ensemble Sturm und Klang diretto da Thomas Van Haeperen esegue il 20 ottobre a Bruxelles Ariadna per dieci violini, cinque viole e cinque violoncelli; lo Smash Ensemble propone invece il 19 novembre Erótica per voce e chitarra su testi di Ben Quzman all’Auditorio del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid. Sándor Veress Hommage à Paul Klee, Fantasie per due pianoforti e archi, sarà proposto il 6 dicembre allo Stadthaus di Winterthur dal Musikkollegium Winterthur diretto da Thomas Zehetmair, e il 16 dicembre al Lithuanian National Philharmonic Hall di Vilnius da Ruta Ibelhauptai e Zbignevas Ibelhauptai, pianoforti, e dal Lithuanian National Symphony Orchestra diretti da Modestas Pitrenas. 2 straniante, sono determinati dalla gestualità dell’interprete, mediante un complesso sistema interattivo realizzato dal Centro SaMPL di Padova, basato sul dispositivo Phase Space “Impulse”, che utilizza la tecnica di motion capture. A differenza di altre tecniche di elaborazione del segnale che intervengono sui processi di determinazione gestuale del suono, il sistema utilizzato per questo progetto utilizza i movimenti dell’interprete per entrare letteralmente all’interno dei parametri costitutivi del suono, modificandone strutturalmente la componente spettrale. No landscape si riferisce alla creazione di un piano sonoro virtuale e etimologicamente “utopico”, dove il piano strumentale si confonde continuamente in un’immagine stravolta e esasperata. I due campi sonori sono l’uno espansione dell’altro e la loro interazione avviene secondo una logica destrutturante della compresenza. Entrambi insistono sullo stesso spazio percettivo, da essi deriva l’insieme delle proiezioni sonore. Gli interpreti (al pianoforte e alla regia del suono e live electronics) determinano interagendo il non-luogo timbrico di figure che emergono da agglomerati sonori e da loro condensazioni tridimensionali, scatenando le azioni in una drammaturgia che ogni volta inventa, crea un diverso concetto spaziale». L’Ensemble Orchestral Contemporain diretto da Mark Foster presenta invece il 13 novembre al Théâtre National de Nice, nella cornice del Festival Manca, il nuovo pezzo commissionato a Nicola Sani, Deux, le contraire de “un” per diciassette strumenti. La composizione verrà riproposta dalla stessa compagine, ma sotto la bacchetta di Daniel Kawka, il 18 gennaio al Théâtre Copeau - Opéra Théâtre de SaintÉtienne, e il 23 gennaio al Grand Théâtre de Provence di Aix-en-Provence, per il Festival Présences di Radio France. Spiega l’Autore: «La nuova composizione per l’Énsemble Orchestral Contemporain di Lione è un susseguirsi di trame e sottintesi sul senso del doppio. In un suo scritto, come sempre molto penetrante, Erri De Luca si riferisce al “due” come al contrario, non al doppio di “uno”. Seguendo questa riflessione, i due movimenti della composizione si contrappongono e si attraggono, come se fossero l’uno sedimento dell’altro, ma contraddistinti ognuno da una forte identità. Il primo animato, denso, pieno di contrasti e di frammentazioni al suo interno e il secondo stratificato, disteso, attraversato da un dialogo ad interrogarsi. Le due forme creano una drammaturgia “attraverso” il suono, proiettandosi in uno spazio dove gli eventi che si producono “possono” a loro volta rapportarsi gli uni agli altri, in un’ulteriore macrostruttura del doppio in opposizione. In questo insieme timbrico emergono superfici sonore sospese tra luce e tenebre, intorno ai limiti dei contorni dei suoni; un’esplorazione istintiva dell’infinito fatta di energie indeterminate, tensioni, contrasti dinamici, ritmici ed espressivi, che attraversano lo spazio come linee di luce appena liberatesi dall’oscurità». Infine, è affidata a Roberto Fabbriciani e Walter Neri la presentazione di Un souffle le soulève, les dunes du temps per flauto contralto e supporto digitale, il 21 novembre alla Scuola Normale Superiore di Pisa, per la rassegna I Concerti della Normale. Racconta il compositore: «Les Dunes du temps è una nuova tappa del percorso cominciato lo scorso anno a Wrocław, nato da una proposta della clavicembalista Elisabeth Chojnacka e del flautista Roberto Fabbriciani. Un souffle le soulève è il titolo di questo percorso che si svolge lungo sonorità arcaiche ed erosioni della forma classica attraverso sonorità elettroniche distorte e materiche. In questa nuova versione, il flauto contralto è sospeso in solitudine sulle sonorità elettroniche, che elaborano soluzioni timbriche provenienti dallo stesso flauto e dal clavicembalo, ottenute mediante algoritmi di distorsione, convoluzione e cross synthesis. L’antica e infinitamente suggestiva aria della Folia è lo schema attorno a cui si sviluppa tutta l’architettura delle variazioni, che riporta nella contemporaneità un tema su cui si sono confrontati autori di tutti i tempi. Il titolo della composizione è ispirato a una poesia di Giacinto Scelsi». I binari del tempo per flauto e nastro magnetico verrà ripreso il 4 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda), il 18 ottobre al Conservatorio di Fermo, nell’interpretazione di Roberto Fabbriciani, e il 7 ottobre alla Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia, nella cornice dell’EmuFest 2012, nell’esecuzione di Gianni Trovalusci, flauto, e Giorgio Nottoli, regia del suono. Infine, il 17 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma avrà luogo, nell’interpretazione di un solista del KammarensembleN l’esecuzione della prima parte della trilogia AchaB per clarinetto solo, in occasione della presentazione dell’ultimo numero della rivista culturale “Cartaditalia”, realizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma diretto dal Dott. Paolo Grossi, numero dedicato interamente alla Nuova Musica Italiana e curato da Nicola Sani con la collaborazione di Gianni Trovalusci. Numerose quest’autunno le esecuzioni di musica di Luigi Dallapiccola. Natalia Zagorinskaya e l’Asko Schönberg Ensemble diretti da Reinbert de Leeuw propongono i Cinque frammenti di Saffo per soprano e orchestra da camera il 27 e il 28 ottobre al Concertgebouw di Amsterdam. La versione per voce e strumenti delle Quattro liriche di Antonio Machado viene eseguita il 2 novembre a Zurigo, Zürcher Hochschule der Künste, dall’Ensemble Arc-en-Ciel sotto la direzione di Simeon Pironkoff. Sarà possibile assistere a una nuova produzione del Prigioniero, un prologo e un atto da La torture par l’espérance di Villier de L’Isle Adam e da La légende d’Ulenspiegel et Lamme Goedzak di Charles de Coster, al Teatro Real di Madrid, il 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13 e 15 novembre, in coproduzione con il Gran Teatre del Liceu di Barcellona. Ne saranno interpreti Deborah Polaski, La Madre, Vito Priante Il Prigioniero (2, 4, 7, 9, 12, 15 novembre), Georg Nigl, Il Prigioniero (3, 6, 8, 11, 13 novembre), Donald Kaasch, Il Carceriere/Il Grande Inquisitore, il Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real (Coro Intermezzo e Orquesta Sinfónica de Madrid) diretti da Ingo Metzmacher. La regia è curata da Lluis Pasqual. Le Parole di San Paolo per mezzosoprano e strumenti sono in cartellone il 9 novembre al Badisches Staatstheater di Karlsruhe, nell’interpretazione della Badische Staatskapelle diretta da Ulrich Wagner, mentre Commiato per soprano e 15 esecutori su testo già attribuito a Brunetto Latini, e Goethe-Lieder per voce femminile e tre clarinetti vengono proposti il 13 novembre a Vienna, Brahms-Saal del Musikverein Wien per la rassegna Wien Modern, da Alda Caiello e dall’Ensemble Kontrapunkte diretti da Peter Keuschnig. Infine, la Société de Musique Contemporaine di Losanna organizza il 3 dicembre alla Haute École de Musique de Lausanne (HEMU) un concerto monografico che comprende Sicut umbra per mezzosoprano e quattro gruppi di strumenti, Quaderno musicale di Annalibera per pianoforte e Dialoghi per violoncello e orchestra. L’interpretazione è affidata a Noriko Kaneko, mezzosoprano, Mariaclara Monetti, pianoforte, Romain Chauvet, violoncello, e all’Ensemble Contemporain de l’HEMU diretto da William Blank. Luigi Dallapiccola segue da pag. 1 (Cattaneo: Labirinti sonori) (saxofono, percussione e pianoforte) e orchestra, nell’interpretazione del Trio Accanto e dell’SWR Sinfonie Orchester Baden-Baden und Freiburg diretto da François-Xavier Roth. Questa la chiave di lettura proposta dall’Autore: «Blut : sangue che scorre nelle vene… filo rosso che ci guida dentro il labirinto... una nota che scorre attraverso tutto il pezzo, un filo rosso che lega la struttura… liquido che prende forma quando si costringe dentro un contenitore… materiale che prende forma quando lo si mette dentro una struttura… Tre solisti, un’orchestra. Dialoghi intrecciati. Musica per orchestra che si dissolve in musica da camera. Musica da camera che si apre all’orchestra. Strumenti in eco, eco di strumenti». La Saison Contrechamps ospita invece il 15 gennaio allo Studio Ernest Ansermet della Radio de la Suisse Romande di Ginevra Parole di settembre - Libro I per controtenore e ensemble su testi di Edoardo Sanguineti, commissione dell’istituzione stessa, proposta nell’interpretazione di Daniel Gloger e dell’Ensemble Contrechamps sotto la guida di Michael Wendeberg. Nello stesso concerto sarà eseguito anche Sabbia per undici strumenti. La composizione si diparte dal ciclo di quindici liriche dedicato nel 2006 da Edoardo Sanguineti ad Andrea Mantegna, nel V centenario della morte. Amico del poeta, col quale aveva già avuto modo di collaborare, Cattaneo ne venne autorizzato, poco prima della morte di Sanguineti, avvenuta nel maggio 2010, a mettere in musica tali liriche. Le parti vocali di questo ciclo tripartito, dalla strumentazione variabile, è stata composta per Claron McFadden (soprano), Otto Katzameier (baritono) e Daniel Gloger (controtenore). Le singole parti del ciclo sono collegate da passaggi a mo’ di madrigale/frottola, cantate a cappella dai tre solisti. Al cuore delle poesie si trovano dodici dipinti di Mantegna cui Sanguineti fa riferimento, apertamente o in termini allusivi. Spiega più puntualmente Cattaneo: «Nel settembre del 2006, in occasione del quinto centenario della morte di Andrea Mantegna, si organizzò una grande mostra a Mantova, Padova e Verona. Per l’apertura della mostra si fece uno spettacolo in Piazza delle Erbe a Mantova per il quale Edoardo Sanguineti scrisse un ciclo di poesie ispirate a quadri di Mantegna. Durante lo spettacolo Sanguineti recitò il suo libro di poesie mentre io feci un’installazione sonora e l’artista Marco Nereo Rotelli delle proiezioni luminose sugli edifici medievali della piazza. Poco tempo dopo pensai che il testo di Sanguineti sarebbe stato perfetto per un grande ciclo vocale e ne parlai con lui, che ne fu molto felice. Poi, per varie ragioni, non se ne parlò più fino al nostro ultimo incontro a Madrid nell’aprile 2010. Non ebbi più tempo in seguito di parlargliene: Edoardo ci lasciò e così decisi di continuare questo dialogo, ormai nella lontananza, iniziando a lavorare a queste Parole di settembre. Dopo molte riflessioni ho deciso di dividere Parole di settembre in tre parti. L’intero lavoro avrà una durata di circa un’ora. Per poter riflettere la grande varietà di umori, di registri, di linguaggio utilizzati da Sanguineti, caratteristica questa importantissima della sua poesia, ho pensato a una struttura che sfruttasse al massimo le possibilità di combinazioni vocali e strumentali. Infatti nei Libri I e III, l’ensemble non sarà utilizzato al completo, ma ci saranno anche numeri con diverse combinazioni. La difficoltà di un lavoro di questa durata è mantenere sempre la tensione e la direzione, e allo stesso tempo un’unitarietà. La scelta dei testi non è ancora definitiva. Utilizzerò tutte le quindici poesie, alcune integralmente altre solo in modo parziale. Il madrigale introduttivo e quello finale sfrutteranno l’introduzione e la chiusa del libro. Per il momento ho individuato 12 quadri in modo certo. Il libro II potrà servirsi di un’installazione visuale di Alexander Arotin». La prima esecuzione integrale dei tre libri di Parole di Settembre è programmata per il 18 febbraio 2014 al Konzerthaus di Vienna con i solisti sopra menzionati coadiuvati dal Klangforum Wien. Il 1° ottobre l’Helsinki Music Centre ha ospitato per la rassegna “Klang” il Trio III per violino, viola, violoncello e elettronica, nell’interpretazione dei Solisti della Tapiola Sinfonietta. Il Trio IV per clarinetto, violoncello e pianoforte è invece in cartellone il 6 ottobre all’Akademie der Künste di Berlino, eseguito dall’Ensemble Mosaik, e il 1° gennaio 2013 alla Kestnergesselschaft di Hannover, proposto dal Neue Ensemble, che interpreterà anche Visibile per ottavino e Seeds per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. La XXI edizione del Festival di Milano Musica, Percorsi di Musica d’oggi 2012, è intitolata a Niccolò Castiglioni. Del compositore milanese, scomparso prematuramente nel 1996, allievo di Ghedini e dei Ferienkurse di Darmstadt, docente negli Stati Uniti, a Trento e a Milano, molto apprezzato da Ligeti e in questi anni in fase di costante, rinnovato apprezzamento, la rassegna indaga la produzione in sei concerti affidati ad artisti di prima sfera, in sedi illustri dell’attività concertistica cittadina. Il 7 ottobre, nel concerto inaugurale della rassegna, viene eseguito al Teatro alla Scala dallo Scharoun Ensemble Berlin diretto da Andrea Pestalozza Tropi per complesso da camera. Il 17 ottobre Massimiliano Damerini interpreta all’Auditorium San Fedele Cangianti per pianoforte. Il 19 ottobre verrà trasmessa allo Spazio Sirin Attraverso lo specchio, opera radiofonica in un atto su libretto di Alberto Ca’ Zorzi Noventa, nella registrazione monofonica dell’Archivio dello Studio di Fonologia Musicale della Rai di Milano. Introdurranno questo appuntamento Angela Ida De Benedictis e Carlo Piccardi. Il 24 ottobre la Sala Puccini del Conservatorio “G. Verdi” ospita l’esecuzione di Gymel per flauto e pianoforte, affidato ai Solisti del Laboratorio di Musica Contemporanea del Conservatorio. È uscito per l’etichetta VDM Records (VDM 038-55022) il Cd monografico Spiel dedicato a Paolo Arcà dal Contempoartensemble, diretto da Mauro Ceccanti. Ritratto cameristico del compositore, il programma, che spazia su opere scritte nell’arco di venticinque anni (1987-2002), include Light Fantasy per violino e pianoforte, Notturno a tre per flauto, violoncello e pianoforte, Spiel per clarinetto e quartetto d’archi, Passacaglia per Giuseppe per nove strumenti e Skool per pianoforte e quintetto di fiati. Niccolò Castiglioni Paolo Arcà Prima d’impegno civile ispirata al pensiero dei recenti Premi Nobel e un volume monografico di riferimento sull’intera produzione del compositore Luca Mosca Il Quintetto per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte è in cartellone, nell’interpretazione dell’Mdi Ensemble, il 31 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano, nell’ambito del Festival di Milano Musica. 3 Alessandro Solbiati Timbri solistici Sei le prime di Alessandro Solbiati nei prossimi mesi. Epos Sei prime culminanti nella collaborazione con Heinz Holliger e un Cd monografico sulla produzione pianistica Camillo Togni Aldo Orvieto esegue il 31 ottobre alle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice per la rassegna “Ex Novo Musica” Ricercare op. 28 b per pianoforte, nel quadro d’una collaborazione con la Fondazione Cini che prevede la registrazione dell’opera pianistica di Camillo Togni per l’etichetta Naxos. 4 per oboe (corno inglese) e trio d’archi sarà tenuto a battesimo da Heinz Holliger con gli Swiss Chamber soloists il 24 gennaio 2013 al Conservatorio di Lugano, con repliche il 25 gennaio al Conservatorio di Ginevra, il 26 gennaio alla Grande Salle della Hochschule der Künste di Zurigo e il 27 gennaio a Basilea, Gare du Nord. Spiega l’Autore: «Da vari anni sono onorato di intrattenere con Heinz Holliger, straordinario musicista, interprete e compositore, ma anche persona di grande generosità e libertà, un rapporto di amicizia e di forte sintonia, musicale e personale. Tre anni fa, egli m’invitò al Festival di Ittingen, per il quale composi Und nun, per baritono e sei strumenti e fu splendido averlo come oboista dell’ensemble. In successivi incontri nacque l’idea di comporre per lui un brano per oboe e trio d’archi. Il progetto è rimasto a lungo nella mia testa, poi all’inizio del 2012 il terzo movimento di Alfi, brano complessivamente per sette strumenti, ma costituito da tre movimenti di organico assai differente, di cui l’ultimo per oboe e sei strumenti, costituì per me una sorta di punto di partenza, di base immaginativa per Epos per oboe e trio d’archi. Il titolo ha a che vedere con la struttura fortemente narrativa, anche un po’ “epica”, del brano. Due parti ben distinte si contrappongono con grande evidenza: la prima, che dura poco più della metà del brano, velocissima, a volte frenetica, fortemente drammatica, vede un oboe molto acuto chiamare in scena nella stessa regione di registro i tre archi, che però ineluttabilmente discendono, tentando di trascinare l’oboe nell’abisso. Da tale oscurità l’oboe tenta di salvarsi “lanciando” tre brevi situazioni di leggerezza, danza e canto, senza riuscirvi e precipitando in una zona di suono rumore. Un improvviso climax, fatto di suoni multipli gettati come veri e propri gridi prolungati dall’oboe e ripresi armonicamente dagli archi, conduce a un ripiegamento nel cuore del registro, su un Mi che è nota cardine dell’intero lavoro. L’oboe diviene corno inglese, il clima cambia completamente, nasce un canto in grado di coinvolgere in varie riverberazioni gli archi, fino a una coda un poco incantatoria». Negli stessi giorni, il 20 gennaio, risuonerà al Nanko Sunset Hall di Osaka la nuova versione di To Whom? per voce femminile sola, nell’interpretazione di Akiko Kozato. Il soprano, racconta Solbiati, «mi ha chiesto un brano per voce sola. Io sono molto affezionato al mio To Whom?, scritto qualche anno fa per Laura Catrani, e che Akiko stessa interpreta nella versione originaria. Allora ho pensato di premettere a To Whom? un movimento iniziale, una sorta di prologo, assai differente. Il brano originale è sostanzialmente senza testo e prevede una vera e propria scena teatrale, poiché l’interprete deve scendere cantando tra il pubblico, individuare una sorta di “vittima”, tornare al palco, scrivere un messaggio su un foglio e consegnarlo al soggetto, il tutto con un percorso musicale che culmina in quel gesto. Nel nuovo prologo l’interprete è “solo cantante”, ferma sul palcoscenico, come se lo splendido verso di Campana che si rivela via via (“...e tu seguivi nell’aria la fresca incarnazione di un mattutino sogno...”) facesse nascere in lei il desiderio di diventare in seguito attrice e personaggio messaggero». Il Teatro Dal Verme di Milano ospiterà il 16 dicembre Bianco, quinto movimento di Crescendo, otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera, interpretato da Daniele Parziani alla testa dell’Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano, composta solo da ragazzi. La nuova composizione viene eseguita nel concerto natalizio e da questo, come in tutti gli altri casi, prende spunto. Spiega Solbiati: «Bianca è la neve, il candore è purezza (e penso a Niccolò Castiglioni, cui il brano è dedicato), la purezza è, nell’immagine cristiana, quella di Maria, cui si ispirano gli altri brani del concerto; ma il candore è luce e la luce è quella della culla di Betlemme, poiché quel messaggio è ancora, a tutt’oggi, terribilmente vivo e profondo. La poliritmia di linee discendenti di crotali, vibrafono, celesta e armonici di violini (ecco lo spunto tecnico del pezzo) si concentra via via su un unisono molto timbrato, che si espande e si richiude sul prossimo unisono, disegnando una sequenza vibrante, che conduce a una serie di rintocchi da cui fuoriescono veloci arabeschi (il prossimo spunto tecnico del brano). Intenzioni tecniche e timbriche collaborano a incarnare un’immagine». Il 12 ottobre viene eseguito a Genova, a Casa Paganini, Le sei corde di Nicolò per chitarra, nell’interpretazione di Luigi Attademo, nell’ambito del progetto del chitarrista attorno ai Ghiribizzi per chitarra di Niccolò Paganini. Solbiati li definisce «fogli d’album senza pretese unitarie, costituiti ciascuno dalla semplice esposizione di un’idea musicale; analogamente ad ogni esecuzione di Luigi io aggiungo un anello a una mia catena di piccoli brani chitarristici. Sono giunto al quarto anello, al quarto piccolo brano sui sei finali, decontestualizzando anche questa volta e rendendo una “mia” figura un elemento motivico di un Ghiribizzo». Lo stesso 12 ottobre Lina Uinskyte e Francesco Filidei eseguono nella Chiesa di San Rocco di Piove di Sacco (PD) Déesis per violino e organo, rinviata dal giugno scorso per il sisma che ha colpito l’Emilia. Così Solbiati presentava il nuovo lavoro: «Un affascinante organo antico di una piccola chiesa del padovano, una stagione d’organo amorevolmente gestita dall’amico compositore e organista Leonardo Polato, un duo molto particolare formato dagli amici Lina Uinskyte e Francesco Filidei, tanto compositore quanto organista: questi i punti di partenza per un breve brano molto personale e sentito. Déesis in greco antico significa “preghiera”. Ho pensato di contrapporre e mettere ripetutamente in relazione tra loro quattro “attitudini verso la trascendenza”, l’oscuro e tortuoso senso dell’assenza, la tensione coraggiosa e necessaria, il dubbio ovvero la sensazione dell’irraggiungibilità, l’estasi sognata o per un attimo instabilmente raggiunta. Quasi una confessione, dunque, adatta a un organo non “eroico” e a una piccola, bella chiesa». Una prima esecuzione italiana è in cartellone il 18 ottobre al Teatro Verdi di Firenze per il Festival Play It!, che propone Sinfonia terza per orchestra, con Fabio Maestri alla direzione dell’Orchestra Regionale Toscana. Tra le altre esecuzioni di musica di Solbiati, il 15 giugno il Festival Musique au Temple ha presentato, al Temple Protestant di Tours, Sphynx per otto voci sole, con l’Ensemble Vocal 2021 diretto da Agnès Charles. I quattro punti per dodici violoncelli sono stati eseguiti dal Nomos Ensemble il 1° luglio al Festival “Cello fan” di Callian (Francia), il 3 luglio al Festival D’Aujourd’hui à Demain di Cluny e saranno riproposti dalla stessa compagine il 6 ottobre al Château de Blandy les Tours (Seine et Marne). Il 9 settembre Akiko Kozato ha proposto To Whom? per voce femminile sola al Festival di Bellagio e del Lago di Como. Il 16 settembre la pianista Emanuela Piemonti e il soprano Laura Catrani hanno eseguito rispettivamente Fête per pianoforte solo e To Whom? per voce femminile sola, nella cornice di Villa Tre Tetti nel Parco di Montevecchia, per il concerto conclusivo della mostra delle sculture ambientate da Giorgio Riva nel parco della villa. Luigi Attademo ha eseguito parzialmente Le sei corde di Niccolò per chitarra il 18 settembre a Milano per il Festival MITO e il 29 settembre a Cremona per la rassegna Mondo Musica. Il 25 ottobre la Sonata Felix per violino e pianoforte viene ripresa al Festival Spazio Musica di Cagliari dai solisti del New Made Ensemble (Raffaello Negri, violino, e Rossella Spinosa, pianoforte), nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ. Infine, il 2 dicembre il Trio Albatros proporrà alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, per la rassegna Musiche in Mostra, Albatros per flauto, violino e pianoforte. È uscito per Stradivarius un Cd monografico dedicato alle musiche pianistiche di Alessandro Solbiati, interpretato da Emanuela Piemonti e Alfonso Alberti (Alessandro Solbiati, Piano Works, STR 33909). Il Cd comprende la Sonata seconda, i sedici Interludi, Fête, Like as the Waves (per pianoforte solo e a quattro mani), e Preludio. È infine in uscita il Dvd Euroarts curato da Roberto Prosseda intitolato Mendelssohn Unknown, nel quale verrà inserito il video dell’esecuzione completa della Sonata Felix, interpretata da Sonig Tchakerian e Roberto Prosseda al Teatro Olimpico di Vicenza l’11 giugno 2009. Dal mese di ottobre Alessandro Solbiati sarà docente della nuova cattedra di Composizione che verrà aperta al Conservatoire di Tours in collaborazione con l’attigua Facoltà di Musicologia. Stefano Gervasoni Invitation au voyage Una prima cameristica apre l’autunno di Stefano Gervasoni: il 25 ottobre gli Incontri di Musica Contemporanea del Festival Pontino propongono, presso il Palazzo della Cultura di Latina, Folia (Omaggio a Aldo Clementi) per violino solo nell’interpretazione di Lina Uinskyte, nell’ambito di un concerto dedicato alla memoria di Clementi. L’autore presenta il nuovo pezzo come «un vagabondaggio spiraleggiante con ritorno a casa assicurato (un vagabondaggio privo di avventura, dunque), ma a una casa sempre un po’ straniera (mai completamente sentita come “propria”). Un vagabondaggio “domestico” e ambiguo nello stesso tempo, nel quale la possibilità della scoperta – tipica, e dichiarata, del viaggio di avventura – non è esclusa, ma è riservata agli oggetti consueti di un consueto vagabondare, ai quali viene posta, con la sorpresa di una riscoperta o la decifrazione di un enigma perennemente da svelare, la curiosità del viaggiatore. Un viaggiatore non avventuroso ma attento. In un gioco di ripetizioni, varianti, sviluppo microstrutturale di una cellula iniziale e di apparizioni di nuovi elementi per allargamento del “raggio di camminamento” del viandante compositore, come quella di due oggetti cristallizzati attorno alle note La e Do che si fanno via via più importanti, quasi a trasformarsi in persona incontrata durante il cammino e in un momento di dialogo con lei. Situazione tipica del pellegrinaggio o dell’ascesa a un monte, nella quale la storia o la natura ci staccano dalla realtà quotidiana e ci permettono di costituire un rapporto profondo con un compagno di viaggio incontrato momentaneamente forse per caso e che si è certi di ritrovare». Va intanto in tournée, dopo la prima rappresentazione ospitata lo scorso settembre al Festival Musica di Strasburgo su commissione delle Percussions de Strasbourg, l’opera Limbus-Limbo, “apéro bouffe” in sette scene per sei percussionisti, tre solisti strumentali, tre cantanti, tre attori e live electronics, su libretto di Patrick Hahn e con la regia di Ingrid von Wantoch Rekowski. La si potrà vedere il 29 novembre a Vernon, per Automne en Normandie, il 3 e 4 dicembre a Parigi, all’Opéra Comique, e il 15 dicembre all’Opéra de Reims per Scène d’Europe. Ne saranno interpreti Juliet Fraser (Tina), soprano, Christopher Field (Bruno), controtenore, Gareth John (Carl), baritono, Corinne Frimas, Luc Schillinger e Charles Zevaco, attori, Olivier Darbellay, corno e corno delle alpi, Antonio Politano, flauti, Luigi Gaggero, cimbalom, Les Percussions de Strasbourg e Carmine Emanuele Cella, computer music designer e live electronics. Il 16 dicembre la rassegna Ex Novo Musica ha in cartellone nelle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice, una serata intitolata “Wanderung mit Stefano Gervasoni”. La violinista Lina Uinskyte e il pianista Aldo Orvieto saranno protagonisti d’un concerto che propone – con ricercata simmetria – tre lavori strumentali di Stefano Gervasoni: il recentissimo Folia, per violino solo, un trittico di brani pianistici (Précieux per toy piano, Pré paré e Pré épuré, gli ultimi due in prima esecuzione assoluta) dalla raccolta Prés, work in progress, iniziata nel 2008 che si arricchisce ora con due nuovi lavori, e la recentissima Sonatinexpressive per violino e pianoforte, commissione Ex Novo Musica 2012, anch’essa in prima esecuzione assoluta. Il tema della serata rappresenta un invito al percorso, al peregrinare, alla strada da fare insieme. In un’intervista famosa, il compositore ungherese György Ligeti, uno dei punti di riferimento importanti per Gervasoni, affermò con esemplare senso dell’ironia che, se proprio volevano intitolargli una via di Budapest, la dizione doveva almeno essere: “strada sbagliata György Ligeti”. Uno dei temi ricorrenti del compositore bergamasco è proprio quello della “strada” intesa in senso problematico: la “strada non presa” (che è anche il titolo di un suo lavoro del 2001) oppure la strada che ha “davanti a sé il niente”. «La strada–», osserva Gervasoni, «è anche il labirinto e l´andare senza una meta: una metafora dei nostri tempi che si riflette nell’arte con il crollo dei paradigmi esteticoideologici». Delle nuove composizioni occorrerà tener presente il progetto gervasoniano del libro dei Prés, che, nelle parole dell’Autore, «si articola in gruppi di tre pezzi (da una a tre pagine), tematicamente e/o musicalmente affini. Pré paré e Pré épuré, che dovrebbero essere intercalati da un Pré carré, costituiscono un altro dei trittici del secondo quaderno. Pré paré (prato abbellito) e Pré épuré (prato spoglio, curato, depurato) rappresentano due visioni antitetiche e complementari del prato metaforicamente inteso. Una nella quale le specie erbose convivono in maniera incontrollata (dall’uomo) con altre specie floreali spontanee, in un regime di rigogliosa felicità anarchica o democraticamente naturale (il verde come immagine di un’unità plurima). L’altra, nella quale la mano dell’uomo ha lasciato il suo segno: nella selezione delle specie erbose, ridotte a una, e nella cura della superficie, perfettamente regolare, uniforme e monocroma, da un lato; oppure nel suo impoverimento: l’artificializzazione del prato, ridotto a decoro urbano, fino al suo inaridimento per siccità (un prato “naturale” ha sempre più difficoltà a vivere da sé), manifestazione drammatica dello sconvolgimento climatico nel quale le responsabilità umane non sono certo assenti. Ad ogni modo, un prato non felice, né anarchico, né democratico. Un’immagine di unità imposta esternamente, privando il verde della sua naturale e gioiosa complessità». A proposito della Sonatinexpressive (Sonata inespressiva – Sonatina espressiva?), così si esprime Gervasoni: «Lo sviluppo architetturale della Sonata che sterilizza o domina l’impulso espressivo della piccola forma; l’intimità della pagina d’album, la confessione più riposta – e il desiderio di condividerla – dell’improvviso, della romanza, del preludio; la forza o la fragilità delle emozioni o il bisogno di consolazione dell’intermezzo, della berceuse, del notturno... Oppure la pienezza dell’emozione e l’inafferrabilità delle grammatiche che muovono la fantasia e che si inscrivono nel garbo e nella discrezione di una Sonatina? Consentirsi di “dire”, ma solo microscopicamente come dietro un velo, in sordina, perché la tentazione dell’espressione e del lirismo non vadano assolte ma solo aggirate, fatte convivere con il desiderio di trattenerle per proteggerle, per consentire loro di rinnovarsi con ancora più forza. Una forza non dominabile, non cristallizzabile, non sterilizzabile in forme e modi che la mostrino pienamente, dimostrativamente, inaridendola per sempre a discorso, emblema, surrogato di un ascolto attivo, sempre, che quella forza deve ogni volta rincorrere e ritrovare... Il dilemma, evocato dal titolo scelto per questo pezzo, resta volutamente senza soluzione...». Ginevra sarà all’inizio dell’anno nuovo un centro nevralgico per la musica di Gervasoni. Il centenario della Comédie de Genève verrà celebrato con la rassegna “Constellation Musique Autour de 1913”, che interpreta l’anno di fondazione dell’istituzione come anno emblematico dell’avvio della modernità in tutte le arti, che in campo musicale coincide con le storiche “prime” del Sacre du Printemps e del Pierrot lunaire di Schoenberg, dei Jeux debussiani, e delle Bagatelles op. 9 de Webern. Questa considerazione ha portato a concepire un programma che, tenendo Stravinskij sullo sfondo, indaga il Novecento maturo attraverso due autori per molti versi (sul piano anagrafico e su quello stilistico) distanti: Pierre Boulez e Stefano Gervasoni, esponenti di generazioni diverse che possono offrire «una lettura differente di questa eredità e della sensibilità contemporanea». Giungerà a compimento in questo contesto il ciclo delle Poesie francesi, la cui esecuzione integrale contempla le Due poesie francesi di Luca per voce femminile e ensemble su testi di Ghérasim Luca e la prima esecuzione assoluta di Due poesie francesi di Cheng per voce femminile e ensemble su testi di François Cheng, il 4 febbraio 2013 alla Comédie di Ginevra, con Barbara Zanichelli coadiuvata dall’Ensemble Namascae, sotto la direzione di William Blank. Il ciclo gervasoniano delle Poesie francesi si basa su testi scritti in quella lingua da autori non francofoni, testi che il compositore legge lasciandone risuonare tutta la ricchezza semantica e sensibile. Toccherà infine Ginevra anche la tournée di Dir - In dir per sestetto vocale e sestetto d’archi, proposto da James Week alla testa dell’Ensemble L’Instant Donné e del gruppo vocale EXAUDI il 24 gennaio 2013 a Tolosa, il 27 gennaio alla Salle du Conservatoire di Ginevra, il 28 gennaio a Losanna, Utopia 1, e il 29 gennaio a Berna. Il viaggio come motivo ispiratore d’un nuovo lavoro, metafora portante d’un ritratto monografico, itinerario reale di due importanti tournées Matteo Franceschini Il 2 dicembre il Festival di Nuova Consonanza propone alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana, in coproduzione con quest’ultima, Sine qua non per pianoforte e ensemble, nell’interpretazione del Freon Ensemble diretto da Stefano Cardi. 5 Prima cameristica alla Fundación BBVA di Bilbao e avvio del quadriennio alla direzione della Biennale Musica di Venezia Luciano Berio Roberto Fabbriciani esegue la Sequenza I per flauto solo il 10 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda), all’interno del concerto-conferenza “Maderna e i nuovi percorsi del flauto nel secondo ‘900”, e il 18 ottobre al Conservatorio di Fermo. Ivan Fedele Il disvelamento della forma L’11 dicembre avrà luogo a Bilbao la prima esecuzione assoluta di Fünfzehn Bagatellen per violino, violoncello e pianoforte, commissione della Fundación BBVA per il Trio Arbós. Spiega l’Autore: «Le Fünfzehn Bagatellen sono una serie di cinque idee musicali di cui vengono proposte tre variazioni per ciascuna. L’idea della piccola forma intesa come “codice genetico” di una macroforma è un’opzione compositiva che mi accompagna ormai da tempo, avendo quasi del tutto abbandonato l’opzione di un “tempo narrativo” a favore di un’idea di tempo “congelato” nella presentazione della natura intima dell’idea musicale. In poche parole, non è più il suono che “racconta” una trama, ma è il suono che svela la sua natura più intima come una scultura che, pur restando sempre se stessa, rivela la sua più o meno densa materia e/o trasparenza, le sue ombre aggettate nello spazio, la levigatezza o scabrosità della sua superficie, in maniera differente a seconda della prospettiva o dell’intensità luminosa che investe l’oggetto musicale. Questo è un approccio che richiede anche all’ascoltatore un diverso modo di porsi rispetto alla percezione dell’evento sonoro». Verranno ripresi di Ivan Fedele Immagini da Escher per ensemble il 28 settembre alla Shoe Factory di Nicosia (Cipro), per il 4th International Pharos Contemporary Music Festival, nell’interpretazione dell’Ensemble El Perro Andaluz; Études australes n. 4 (Aptenodytes) e n. 1 (Tierra del fuego) per pianoforte, il 4 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, col pianista Alfonso Alberti; Elettra per viola e live electronics il 10 ottobre al Festival di Nuova Consonanza di Roma, nel concerto finale del Concorso Internazionale di Composizione “F. Evangelisti”, col solista Luca Sanzò; Paroles y palabras, quattro pezzi per soprano e violoncello, in esecuzione parziale, il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, col New Made Ensemble (Akiko Kozato, soprano, e Guido Boselli, violoncello), nell’ambito d’un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ; Palimpsest, Quarto Quartetto per archi il 27 ottobre Biennale di Venezia Il 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, in programma a Venezia dal 6 al 13 ottobre, inaugura il mandato di Ivan Fedele come direttore del settore musica della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, per il quadriennio 20122015. La manifestazione, dal titolo “+EXTREME–, ovvero minimalismi e massimalismi musicali del nostro tempo” assegnerà a Pierre Boulez il Leone d’oro alla carriera e al Quartetto Prometeo il Leone d’argento. Saranno otto giorni ricchi di tre appuntamenti quotidiani tra concerti, installazioni sonore, atelier, performance audiovisive e opere di teatro musicale che presenteranno al pubblico 51 novità, di cui 28 in prima esecuzione assoluta. Così il neodirettore presenta il taglio dell’edizione di quest’anno: «Ciò che colpisce particolarmente nel panorama musicale dei nostri giorni sono gli orientamenti estremi: minimalismi e massimalismi che Luis de Pablo 6 Il 28° Festival de Música de Alicante ha proposto il 27 settembre al Conservatorio Superior de Música della città Dibujos per flauto, clarinetto, violino e violoncello, nell’interpretazione del Sax Ensemble diretto da José Luis Temes. Roberto Fabbriciani esegue il 10 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda) Per flauto per flauto solo, nel contesto del Concerto-conferenza “Maderna e i nuovi percorsi del flauto nel secondo ‘900”. All’interno del concerto monografico dedicato alla musica all’Associazione Chromas di Trieste col Quartetto Prometeo; Morolòja kè erotikà per soprano e quartetto d’archi il 28 ottobre per il Festival di Milano Musica all’Auditorium San Fedele di Milano, con Valentina Coladonato e il Quartetto Prometeo. Il 29 ottobre vengono presentati al centro Limen Music & Arts di Milano, con la partecipazione del Quartetto Prometeo, il nuovo Cd/Dvd Limenmusic di Ivan Fedele e il libro Ali di Cantor. The Music of Ivan Fedele, curato da Cesare Fertonani e pubblicato dalle Edizioni Suvini Zerboni nel 2011. Il Cd/Dvd contiene Palimpsest, Morolòja kè erotikà e Paroles y Palabras, nell’interpretazione di Valentina Coladonato, soprano, Francesco Dillon, violoncello e del Quartetto Prometeo. Imaginary Islands per flauto, clarinetto basso e pianoforte verrà eseguito nel mese di novembre dal Trio Luxa 21 in Messico al Museo Iconografico di Guanajuato e a Orlando (Florida) per il Festival Internazionale “Accidental Music Festival”. Ritrovari (Suite francese VI) per viola è in cartellone all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi il 19 novembre, nell’interpretazione di Christophe Desjardins, mentre la Suite francese III per violoncello sarà proposta da Christophe Beau, solista dell’Ensemble Accroche Note, all’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Il 1° dicembre presso l’Abbazia di San Clemente a Casauria (Pescara) Fernando Caida Greco eseguirà la Suite francese III per violoncello solo. Il violinista Francesco D’Orazio e Daniel Kawka alla testa dell’Ensemble Orchestral Contemporain eseguono Mosaïque per violino e orchestra da camera il 17 gennaio 2013 al Conservatoire Massenet di SaintÉtienne, nel contesto del “Concert-lecture autour de Mosaïque ”, il 18 gennaio al Théâtre Copeau - Opéra Théâtre de Saint-Étienne, e il 23 gennaio al Grand Théâtre de Provence di Aix-en-Provence, per il Festival Présences di Radio France. Infine, il Quartetto Prometeo eseguirà Palimpsest, IV quartetto per archi, al V Festival del Ned Ensemble, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, all’Auditorium Celesti di Desenzano il 27 gennaio. vogliono abitare le regioni di frontiera del linguaggio musicale, approcci apparentemente antitetici che in comune hanno la radicalità dell’intento esteticopoetico, abbandonando di fatto l’atteggiamento politically correct del pezzo che funziona o suona bene». Il Festival presenta alcuni significativi attori di queste pratiche “dell’eccesso”, contestualizzati e messi a confronto con i “classici” del radicalismo: dai grovigli contrappuntistici di Brian Ferneyhough alla saturazione operata dai quarantenni Franck Bedrossian e Raphaël Cendo, dalla smaterializzazione del suono di Salvatore Sciarrino e gli aneliti mistici di Sofija Gubajdulina alla musica costruita sull’unità minima di un solo bit del trentenne Tristan Perich, passando per la fissità ipnotica di Kirill Shirikov o l’urgenza espressiva di Nikolai Popov e Alexander Khubeev, poco più che ventenni compositori russi di intrigante spregiudicatezza. pianistica di Luis de Pablo che Francisco Escoda terrà il 14 novembre all’Instituto Cervantes di Amburgo, in collaborazione con NDR das neue werk, verranno eseguiti tra l’altro Retratos y Transcripciones, II serie, e Acrobacias. Infine, l’Auditorio del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía ospita il 21 gennaio l’esecuzione di Federico Mompou in memoriam per violino, violoncello e pianoforte, nell’interpretazione del Grupo Cosmos 21. Aldo Clementi Mosaico canonico Il 25 ottobre gli Incontri di Musica Contemporanea del Festival Pontino dedicano ad Aldo Clementi, presso il Palazzo della Cultura di Latina, un concerto monografico nel cui programma spicca – accanto alla Fantasia su frammenti di Michelangelo Galilei per liuto e alla prima esecuzione italiana di Aria (Dowland) per voce femminile, viola da gamba e liuto – la prima esecuzione integrale della versione definitiva degli Otto Frammenti, canoni su una ballade di Charles d’Orléans sul tema de L’homme armé per soprano, controtenore, viola da gamba, liuto e organo. Il concerto, coproduzione con il Festival di Nuova Consonanza di Roma e L’Arsenale di Treviso, intende presentare le composizioni di Clementi che contemplano l’impiego di strumenti musicali antichi e traggono il proprio materiale da fonti preclassiche. Ne saranno interpreti Livia Rado, soprano, Alessandro Giangrande, controtenore, Silvia De Maria, viola da gamba, Elena Casoli, liuto e Filippo Perocco, organo, sotto la direzione di Marco Angius. Il mese di novembre vedrà due repliche del concerto, il 23 novembre all’Arsenale di Treviso, e il 4 dicembre alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana nell’ambito del Festival di Nuova Consonanza, rassegna che nell’edizione 2012 propone a più riprese musica di Aldo Clementi: il 18 novembre il Quintetto per archi, il 2 dicembre la Serenata per chitarra e quattro strumenti, nell’interpretazione del Freon Ensemble diretto da Stefano Cardi, infine il 5 dicembre Cantilena per voce e contrabbasso, Blues e Blues 2 (Fantasie su frammenti di Thelonious Monk) e Vom Himmel hoch, entrambi nella trascrizione per quartetto di saxofoni di Manuele Morbidini, e En liten svensk rapsodi per voce femminile, clarinetto basso e pianoforte, eseguiti dal LatinaEnsemble sotto la guida di Francesco Belli. Gli Otto Frammenti, in prima esecuzione integrale al Festival Pontino, composti nel 1978, sono passati attraverso due redazioni successive in altrettante fasi distinte: una nuova versione dei Frammenti III, IV, V e VI, eseguibili anche autonomamente, venne messa a punto già nel 1979 per un’esecuzione riservata a The Five Centuries Ensemble diretto da Carol Plantamura. Tali frammenti, che costituiscono il nucleo centrale della composizione e prevedono l’organico completo di voci e strumenti, sono preceduti e seguiti da due serie di canoni solo strumentali la cui stesura definitiva fu realizzata nel 1997. Anche in quel caso Clementi evitò tuttavia di comporre un canone, il n. 29, scritto solo in seguito. Nel suo complesso, la forma della composizione si dispiega in una struttura a specchio, o per meglio dire un palindromo, costruito attraverso il progressivo addensamento delle parti strumentali a partire dal liuto solo, alle quali si aggiungono le due voci nel punto culminante dei quattro Frammenti centrali, per poi decrescere nel procedimento a specchio sino a concludere, sempre con il liuto solo, nel punto da cui s’era partiti. La struttura a specchio si riflette nella declinazione canonica e contrappuntistica del materiale musicale, che intona il testo della Ballade di Charles d’Orléans Je meurs de soif en couste la fontaine impiegando il celebre tema de L’homme armé, popolarissimo nel XV secolo, grazie soprattutto alla sua chiarezza strutturale, perfetta per un impiego contrappuntistico. Proseguendo la propria consuetudine di adottare frammenti melodici molto noti come punto di partenza per le sue esplorazioni canoniche, Clementi espone il materiale originario con estrema chiarezza, presentandolo in tutte e quattro le forme a specchio e in tre differenti valori ritmici, senza che venga mai meno la riconoscibilità del tema, presentato in diverse tonalità simultaneamente, realizzando quel contrappunto canonico politonale tipico di Clementi. Ciò che ascoltiamo sono dunque 40 canoni arrangiati/organizzati in otto frammenti, a loro volta incastonati in una forma ad arco perfettamente simmetrica. L’intera costruzione contrappuntistica è poi soggetta a continui mutamenti di tempo, dai passi svelti della giovinezza e dell’inizio dell’estate, all’inverno e alla quasi immobilità delle giunture rigide; alla fine la musica è così lenta che quasi si ferma e decompone. Benché il compositore abbia scelto strumenti coevi al materiale musicale eseguito, ha tuttavia precisato che la strumentazione è soltanto «una suggestione – come se Bach avesse suggerito una strumentazione per l’Arte della fuga o per l’Offerta musicale». Gli Otto Frammenti sono effettivamente un grande studio di contrappunto che lascia molte questioni aperte sul piano esecutivo. Come ha scritto Björn Nilsson, forse, secondo quanto Clementi teorizzava già negli anni ’70, i suoi lavori dovrebbero essere considerati alla stregua di epitaffi per un’arte già scomparsa. E tuttavia, risplendono d’amore per la musica e per la storia. Nell’intreccio delle parti vibra la grande gioia per i piccoli frammenti di melodia, la meraviglia per la simmetria dei suoni, per la bellezza racchiusa perfino nel più flebile di essi. In nessun’altra composizione di Clementi la sensazione d’una cultura al capolinea è così profonda. «La fine deriva naturalmente dalla saturazione e dalla stanchezza», così Clementi a proposito della propria poetica, «ma non è mai definitiva: tramite una desolata familiarità noi improvvisamente precipitiamo nell’infinito e nell’eterno». Roberto Fabbriciani esegue musica di Aldo Clementi nella tournée in Nuova Zelanda e in Italia: il 10 ottobre a Wellington, nel contesto del Concerto-conferenza “Maderna e i nuovi percorsi del flauto nel secondo ’900” Fantasia su roBErto FABbriCiAni e Parafrasi II, entrambi per flauto e nastro magnetico, e l’11 ottobre Duetto per flauto, clarinetto e due strumenti in eco, coadiuvato dallo Stroma Ensemble; il 18 ottobre replicherà entrambe le composizioni al Conservatorio di Fermo, insieme agli studenti di quell’istituzione, diretti da Luisa Curinga. Un eccezionale strumento d’approfondimento dell’opera clementina è ora disponibile nel doppio numero monografico della “Contemporary Music Review” (XXX, 3-4, Taylor & Francis, 2011) intitolato Aldo Clementi: Mirror of Time I e II. Una vasta platea di musicologici e interpreti, italiani e anglosassoni (tra questi Maria Rosa De Luca, Roberto Fabbriciani, Gianluigi Mattietti, David Osmond-Smith, Roberto Prosseda e Graziella Seminara) affronta in oltre 300 pagine da più prospettive diversi aspetti compositivi del catalogo di Clementi, pubblicato a corredo dei saggi per le cure di Dan Albertson, editor della doppia monografia, e Gabriele Bonomo. La serie di esecuzioni di Petrassi dell’autunno 2012 è aperta dal recital di Alfonso Alberti il 4 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, nel quale saranno eseguite le Invenzioni nn. 4, 5, 6, 8 per pianoforte. Il 5 ottobre il Teatro Monumental propone il Ritratto di Don Chisciotte, balletto in un atto affidato all’Orquesta Sinfónica de RTVE diretta da Jordi Bernacer. Daniele Ruggieri e Caterina Pavan interpretano Dialogo angelico per due flauti il 14 ottobre alle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice per la rassegna Ex Novo Musica. Infine, Romanzetta per flauto e pianoforte è in cartellone al V Festival del Ned Ensemble, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, il 18 novembre, con Roberto Fabbriciani e Massimiliano Damerini. Goffredo Petrassi Vede la luce nella sua completezza un progetto trentennale, celebrano il compositore il Pontino e Nuova Consonanza, esce un doppio volume di studi critici Ennio Morricone Rag in frantumi per pianoforte è in cartellone il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, nell’ambito d’un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione di Rossella Spinosa, solista del New Made Ensemble. 7 Raffaele Grimaldi Terra di passaggio L e ESZ inaugurano quest’anno la collaborazione con Nuovo autore ESZ debutta alla Biennale con una ricerca incentrata sul ritmo Raffaele Grimaldi. Classe 1980, italiano ma cresciuto in Svizzera, si è diplomato in composizione al Conservatorio di Salerno con Lucia Ronchetti e perfezionato presso l’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma con Ivan Fedele. Vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali per la composizione e il pianoforte – tra questi Valentino Bucchi (Roma) 2005, Progetto Giovani Compositori (Forlì - Milano) 2007, International Composition Competition Toru Takemitsu (Tokyo) 2009, Gaudeamus Music Week (Amsterdam) 2011, Wiener Konzerthaus’s International Composing Competition (Vienna) 2012 –, ha seguito masterclasses, tra gli altri, di Salvatore Sciarrino, Brian Ferneyhough, Hugues Doufourt, Georges Aperghis e Michael Jarrell. Le sue composizioni sono state eseguite in Europa, in Russia, negli USA e in Giappone, trasmesse da numerose emittenti radiofoniche ed eseguite dalla Tokyo Philharmonic Orchestra e da complessi come i Neue Vocal Solisten, l’Ensemble Algoritmo, il Quartetto Prometeo, e da direttori come Zsolt Nagy, Tetsuji Honna, Marco Angius, Jacques Mercier, Flavio Emilio Scogna, Frank Wörner, Philippe Nahon. È stato selezionato dall’Ircam (Parigi) per il Cursus 1 in composizione e musica elettronica per il 2008/09, e ha ottenuto la residenza artistica presso la Cité Internationale des Arts. Il 9 ottobre il 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia propone al Teatro alle Tese la prima esecuzione assoluta di Primal (Hypnagogical Extended Space) per un percussionista, nell’interpretazione di Simone Beneventi. Così presenta l’Autore il nuovo lavoro: «Primal (Hypnagogical Extended Space) è il primo brano in assoluto per percussioni sole che ho scritto. Durante il periodo di lavoro si sono schiusi progressivamente davanti a me orizzonti sempre nuovi, vividi e inaspettati. Da parte mia vi è stato da subito un approccio estremamente ludico, disincantato, forse spregiudicato, il che mi ha trasportato automaticamente poco alla volta verso un terreno molto più profondo, di studio oserei dire. Immergersi in ambienti sconosciuti determina quasi spesso un punto di svolta, un cambiamento. O un punto di fuga. Le metamorfosi di pensiero, di mano, di cuore, sono necessarie affinché le nostre coscienze creative non abbiano mai momenti di stallo, di riposo vuoto. Questo Christophe Bertrand lavoro ha appunto sancito per me una vera e propria linea di demarcazione. Una specie di “terra di passaggio”. La mia attenzione compositiva è stata focalizzata in maniera piuttosto generale su una sorta di “pulizia”, intesa come chiarezza, linearità, comprensibilità. Necessità dell’essenziale. Di forma, di suono, di pulsazione. Solo successivamente, “a causa” del mio desiderio di inglobare informazioni poetiche secondarie (tipiche dei miei lavori), delle scintille concettuali hanno preso piede esplodendo poi nel contesto musicale. A questo proposito, il sottotitolo Hypnagogical Extended Space, spiega già buona parte del lavoro sul piano concettuale. Lo stato “ipnagogico” (chiamato anche illusione o allucinazione ipnagogica) è un’esperienza che si verifica nella fase iniziale del sonno, dove i sensi e la percezione del mondo esterno sono completamente stravolti, essendo difficoltoso per il soggetto distinguere l’allucinazione dalla realtà. Avendo a disposizione un set di circa 50 percussioni ma un solo strumentista, ho voluto immaginare un esecutore “sdoppiato”, capace di una performance al limite delle possibilità umane e dialogare con il suo “doppio” in una vorticosa ed energica danza, al centro di mille risonanze. Il brano è un continuo e frenetico alternarsi di momenti di grande trasporto pulsante ad altri di estrema piattezza. Il contrasto gioca un ruolo fondamentale e ovviamente l’intenzione è fortemente focalizzata sull’aspetto ritmico, su quel rapporto primitivo (o primario) che intercorre fra ogni oggetto musicale e un “battente”, gesto vitale per ogni strumento a percussione. Primal vuol dire appunto “originario”. Alcuni mesi prima di iniziare questo lavoro mi sono imbattuto nella lettura di alcuni testi filosofici sulla questione del ritmo che mi hanno colpito profondamente: Bergson, Bachelard, Bayer e Raymond Court, di cui riporto una citazione che a suo tempo mi ha emozionato sensibilmente: «Il ritmo, nella sua armonicità, non è tuttavia riposo o abbandono bensì, sempre di nuovo, “poieticità”, “musicalità” attiva. Il ritmo, “articolazione vissuta di due contrari primordiali, Dioniso e Apollo”, la cui musicalità pervade ogni opera d’arte, è il senso stesso del nostro tempo e della creatività che lo plasma nell’oggettività dell’arte». (Le Musical, Parigi, Klincksieck, 1976). Primal (Hypnagogical Extended Space) è una commissione della Biennale di Venezia». Un’arpa contro il tempo Importante presenza delle opere di Christophe Bertrand Prima cameristica postuma alla Biennale di Venezia, aggirando Debussy 8 alla Biennale di Venezia, con una prima esecuzione assoluta postuma e la prima esecuzione italiana del suo ultimo lavoro per orchestra. Il 10 ottobre è infatti in cartellone al Teatro Piccolo Arsenale Dall’inferno per flauto, viola e arpa, affidato all’Ex Novo Ensemble. Il 12 ottobre sarà invece Michel Tabachnik a guidare il Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR in Okhtor per orchestra. Questa la presentazione preparata dallo stesso Bertrand del pezzo nuovo: «Dall’inferno è una sorta di corsa contro l’orologio, in cui tutto è velocità, cadute, trasformazioni. Come nella maggior parte dei miei pezzi, mi sono creato preventivamente delle “carceri d’invenzione”, per riprendere l’espressione di Brian Ferneyhough. La “prigione” che m’impongo è temperata dalla libertà “rapsodica” che, in un certo senso, risiede nelle cellule. L’architettura generale del pezzo risponde a dei criteri formali e proporzionali molto precisi: ho scelto infatti di legare la serie di Fibonacci al modello d’ondulazione. La musica è strutturalmente frammentaria, ma processuale sul piano ideale. Inoltre alcuni marcatori identificabili con grande facilità costellano il pezzo per conferirgli un’unità, malgrado l’eterogeneità delle idee messe in atto. La principale difficoltà di questo organico è la presenza dell’arpa e del suo funzionamento organico: il diatonismo e la risonanza. Per ovviare al problema senza scordare l’arpa, ho cercato di creare l’illusione che essa suoni dei quarti di tono tramite l’ambiente microtonale degli altri due strumenti che possono suonarne con facilità. Inoltre, l’arpa suona spesso in modo secco, staccato, come se un immenso strumento ad arco suonasse pizzicato. Impossibile non evocare Debussy, è un mostro impressionante: l’organico della sua sonata è così referenziato, ancorato nell’inconscio del melomane che è stato necessario evitare a tutti i costi ciò che avrebbe potuto ricordare quel lavoro, tutti i topoi debussiani. Ho bandito dunque i glissando e le atmosfere eteree, l’arpa graziosa. Ma sarebbe stato un altro cliché utilizzare l’arpa in modo aggressivo, percussivo; ho dovuto pertanto trovare un giusto mezzo, e cercare di aprirmi un cammino perché il pezzo mi assomigli e si stacchi dal suo modello illustre». Di Christophe Bertrand è possibile ascoltare Virya per flauto, clarinetto, pianoforte e percussione il 25 ottobre al Teatro Vittoria di Torino, nel contesto di “In Scena!”, Rassegna di Musica Contemporanea della Associazione Fiarì Ensemble, gruppo che per l’occasione sarà diretto da Marilena Solavagione. Giovanni Verrando Ripensare la grammatica L’ Associazione Amici di Musica/Realtà, in occasione del concerto di celebrazione degli 80 anni di Giacomo Manzoni, ha commissionato a Giovanni Verrando Grammatica dell’inarmonico per ensemble amplificato e elettronica, che sarà proposto in prima esecuzione assoluta l’11 ottobre presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano con replica il 12 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia, per il 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, nell’interpretazione dell’Ensemble Risognanze diretto da Tito Ceccherini. Spiega l’Autore: «Gli elementi che hanno generato la struttura di Grammatica dell’inarmonico, che ne compongono il codice genetico, sono di natura molteplice e diversa: l’uso della psicoacustica come disciplina che offre elementi grammaticali pronti per la composizione; un ripensamento del concetto di grammatica musicale, anche sulla base degli studi sulle strutture sintattiche compiuti da Noam Chomsky. La grammatica diventa così una disciplina più dinamica e creativa, meno assertiva e statica, anche a causa delle complesse proprietà dell’inarmonico; l’inarmonico infatti è il regno della molteplicità dei dati e dei punti di vista. Come tale, esso non dà luogo a una sola o comunque a una principale soluzione grammaticale, a un unico corpus di elementi adeguati, ma apre la valutazione sulla grammaticalità delle componenti spostandola nella relazione con lo scopo, con l’argomento tecnico o gli argomenti tecnici di volta in volta presi in considerazione. In Grammatica dell’inarmonico è valutato adeguato quell’elemento grammaticale che si presenti come tale solo in relazione a uno scopo finito e particolare. “Grammaticale” dunque è ciò che corrisponde ai dati tecnici da me perseguiti ed è coerente con gli scopi compositivi dichiarati per una specifica sezione del brano (per esempio, una soglia di brillantezza del suono, oppure una soglia di inarmonicità). “Agrammaticale”, tutto il resto. Fondamentale è anche la distinzione in quattro Marco Momi famiglie di suoni: 1) inarmonici omogenei, quei rumori che presentano grandi fasce di frequenze omogeneamente occupate e che vengono definiti con nomi propri (rumore bianco, rumore rosa, brownian noise, rumore blu e così via); 2) inarmonici eterogenei, quei suoni che presentano componenti spettrali non proporzionali fra loro (Hz), distribuite con densità spettrale diversa, in modo da non produrre né frequenze fondamentali percepibili (note), né grandi fasce omogenee che prevalgano sulle altre componenti; 3) armonici distorti, quei suoni nei quali siano percepibili allo stesso modo frequenze armoniche e inarmoniche; 4) suoni armonici. Infine, è essenziale il lavoro sulla nuova liuteria. Per ottenere tutto ciò (per poter cioè lavorare sui dettagli spettrali inarmonici) gli strumenti dell’ensemble sono amplificati e piuttosto stravolti nella tecnica esecutiva. Gli strumentisti ad arco suonano con più archetti, preparati con strisce di cartone o polietilene, che vengono sfregati direttamente sulle corde in luogo del crine. Ciò allo scopo di accrescere la quota di elementi inarmonici interni ai suoni prodotti dagli archi. Ai suoni elettronici sono affidate le sorti del suono generalmente inarmonico di tutto il brano». È uscito ufficialmente in settembre per le ESZ La nuova liuteria: orchestrazione, grammatica, estetica, importante pubblicazione realizzata da Giovanni Verrando in collaborazione con gli studenti delle classi di teoria della composizione e orchestrazione del Conservatorio di Lugano, sotto la direzione e la supervisione dello stesso compositore, con prefazione di Pierre Albert Castanet. Nato dalla collaborazione con la Divisione Ricerca e Sviluppo della Scuola Universitaria di Musica - SUPSI del Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, il libro, presentato nello scorso numero di ESZ News, rappresenta l’esito conclusivo di un progetto di ricerca della durata di due anni svolto dallo stesso Verrando. È attualmente in preparazione l’edizione inglese del testo. Il concetto di “inarmonico” al centro del nuovo lavoro in prima a Milano e alla Biennale di Venezia Rivelazione compiuta Giunge alla prima esecuzione integrale il 13 gennaio 2013, all’Espace de Projection dell’Ircam, il ciclo Iconica, affidato ai Solistes XXI e all’Ensemble L’Itinéraire, sotto la direzione di Rachid Safir. Nella sua configurazione definitiva, il ciclo comporta Iconica per soprano e ensemble, Iconica II per ensemble, Iconica III per sei voci su testo di Filippo Farinelli e Iconica IV per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte preparato e live electronics. La realizzazione informatica musicale Ircam spetta all’Autore, che così spiega il progetto: «Credo che l’espressione più adatta per definire la serie di brani intitolati Iconica sia “ciclo involontario”. Si tratta di quattro lavori per ensemble strumentale, vocale, con e senza elettronica (presente solo nell’ultimo brano). Ogni brano è una raccolta di miniature, e tutti (tranne in Iconica III che è per sei voci a cappella) si concludono con una cadenza per pianoforte (strumento centrale in tutta la mia produzione). L’unità, dunque, non risiede in un piano programmatico, ma nella condivisione di elementi formali e di vere e proprie sezioni che ritornano limate nell’arco del ciclo. La scrittura inizia nel 2006, al termine della mia formazione nei Conservatori e termina nel 2010 con l’ultima esperienza di perfezionamento presso l’Ircam. Per la realizzazione del primo (Iconica) dedicai un anno intero, un periodo particolarmente denso di domande, di senso di distacco e di sfida nel ridefinire alcune categorie del pensiero compositivo che fino ad allora avevo semplicemente condiviso, confortato dal fatto di averle apprese. Il ciclo si esaurisce quando presi coscienza che stavo formalizzando ciò che fino a poco tempo prima era per me una incognita. Definire senza formalizzare e quindi, se necessario, ripetere piuttosto che replicare strutture. Scolpire una dimensione percettiva audace, asciutta e potente attraverso il lavoro di cesello, la sfumatura che svela il dettaglio e lo stesso che diventa colonna portante dell’ascolto. L’equilibrismo tra percezione della forma attraverso macrofigure e la creazione di un tempo che diventa saliente in ogni istante si realizza attraverso la rinuncia del processo. Il tentativo è quello di creare un meccanismo di rivelazione continua, per non accondiscendere alla consolatoria ricostruzione logica dell’ascolto. La sensazione di una scoperta tattile. La materia che ho tenuto tra le mani è di per sé neutra e fissa. Ogni miniatura che compone i brani si presenta come inequivocabile e alquanto anonima nel suo DNA: scale, multifonici, suoni distorti, oggetti privati del loro uso comune (megafoni), glissandi... ogni suono è però “scoperto”: l’interprete è chiamato ad agire senza rete di salvataggio, è obbligato a interpretare, a considerare ogni intervento come determinante, nel rispetto dei fondamentali più spietati della musica da camera». La prima del progetto completo, in programma nell’ambito d’un concerto che si realizza come coproduzione tra Ircam-Centre Pompidou, L’Itinéraire e Les Solistes XXI, sarà trasmessa in diretta da France Musique. Nel mese di ottobre è possibile ascoltare musica di Marco Momi alla Fondazione Prometeo di Parma, per il Festival Traiettorie: Mario Caroli vi interpreterà il 9 ottobre Reloading vanishing per flauto solo; Iconica IV è proposto in prima esecuzione italiana il 10 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia per il 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale dall’Ex Novo Ensemble. Infine, verrà registrato da David Brutti il 18 ottobre a Radio France, committente del lavoro per il ciclo di trasmissioni “Alla breve”, Cinque nudi per saxofono e Midi controller. La lirica di Mario Luzi accompagna e ispira la ricerca di confine cara al compositore Viene presentato nella sua completezza all’Ircam un ciclo che ha accompagnato gli anni di perfezionamento del compositore 9 Michele dall’Ongaro Per sedici corde Michele dall’Ongaro presenta il 10 ottobre Prosegue per Milano Musica la serie dei quartetti, una novità cameristica festeggia il Contempoartensemble Roberto Fabbriciani Roberto Fabbriciani esegue due composizioni proprie: Suoni per Gigi per flauto e nastro magnetico il 4 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda) e il 18 ottobre al Conservatorio di Fermo; Motion capture per flauto iperbasso elaborato tramite motion capture e live electronics il 21 novembre alla Scuola Normale di Pisa, con Walter Neri alla regia del suono. all’Auditorium San Fedele di Milano, nel contesto del Festival di Milano Musica, il Quartetto n. 6, nell’esecuzione del Quartetto di Cremona. Così lo descrive l’Autore: «Il Quartetto n. 6 è un lavoro piuttosto breve che però mi ha impegnato più di quanto forse non possa sembrare all’ascolto. Tutto nasce da un corale (spesso la “brutta” di un mio lavoro è solo una paginetta con 3 o 4 accordi collegati da criteri di tensione armonica che ho elaborato in questi anni di lavoro). Questo reticolo griglia è continuamente interrotto, disturbato da processi che colgono alcune figure apparentemente secondarie (parte integrante del percorso verticale) che vengono sviluppate orizzontalmente. Il tessuto diventa elastico e addirittura si sfrangia con vistose smagliature che ne stressano la tenuta mettendone a dura prova la resistenza. È per questo che infine il tutto si raccoglie intorno a una specie di buco nero, un mulinello che trasporta il materiale in un’altra dimensione dove tutto cambia, galleggia in un limbo denso di liquido amniotico dove la tentazione del canto e la sua negazione convivono in un’apparente complementarietà fino al dissolvimento finale. È questa l’unica zona in cui i ruoli dei quattro strumenti si specializzano rispetto a una scrittura che, al contrario degli altri miei quartetti precedenti, trasforma il complesso in un unico strumento a 16 corde». Commenta Paolo Petazzi: «Il peso della storia del genere più illustre della musica da camera non è sentito dal compositore come tarpante o condizionante, anche perché non c’è alcuna intenzione di rivisitare il genere nelle sue caratteristiche formali storiche, ma di sfruttare le infinite e straordinarie possibilità dello scrivere per quattro archi. Nel sommesso inizio incontriamo subito un “personaggio” determinante: dopo poche battute con note tenute e suoni isolati pizzicati, ascoltiamo note rapidamente ripetute con il colpo d’arco chiamato jeté (gettato) col legno, perché consiste nel far rimbalzare l’arco “gettandolo” sulla corda (in questo caso dalla parte del legno). Anche senza “gettato” le potenzialità delle figure basate su note ripetute sono esplorate mutando fra l’altro registri, spessori, durate. Dal sommesso inizio la scrittura si carica di tensioni, è portata a rotture. Altri elementi entrano in gioco, il discorso si apre a forti contrasti e culmini drammatici. Non tenterò di seguirne ogni svolta; ma vorrei richiamare l’attenzione almeno sulle sezioni conclusive, dove la logica consequenziale di quanto precede sembra lasciar spazio a svolte sorprendenti per l’ascoltatore. Grandi figure arpeggiate invadono lo spazio sonoro, coinvolgendo spesso tutti e quattro gli interpreti in gesti virtuosistici che a poco a poco si sfasano, attraverso l’introduzione di ritmi e metri divergenti e l’uso di suoni armonici. E mentre la macchina si sfilaccia, si profila un intenso anelito di canto. Il secondo violino si stacca dalla girandola degli Jean-Luc Hervé Il 21 settembre è stato possibile ascoltare a Bilbao Amplitude per violoncello solo, nell’interpretazione di Séverine Ballon, solista dell’Ensemble Sillages. L’Ex Novo Ensemble propone in prima esecuzione italiana Réplique per cinque musicisti e elettronica il 10 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia nel contesto del 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea. 10 altri, ed è seguito dalla viola. La viola propone un’idea cantabile nuova (tra i suoni armonici degli altri strumenti); ma anche questo e i successivi tentativi vengono ostacolati e interrotti: non trova spazio un melos dal respiro continuo come quello della viola da cui prendeva le mosse il Quinto Quartetto». Il Quartetto n. 5 per archi sarà riproposto in autunno dal Quartetto Bernini in collaborazione con l’Associazione Roma Sinfonietta. Vingt ans après... per flauto, clarinetto, pianoforte, violino, viola e violoncello, commissione del Contempoartensemble, sarà proposto sempre il prossimo autunno a Firenze per il Contempoartefestival dal gruppo committente diretto da Mauro Ceccanti. Spiega dall’Ongaro: «Il titolo fa esplicito riferimento al secondo episodio delle gesta dei tre, anzi quattro moschettieri. E un po’ sono davvero eroi i musicisti del festeggiato ensemble che, come moschettieri, difendono non il vessillo dei cugini d’Oltralpe bensì quello più fragile dell’ars nova e anzi novissima a costo di sacrifici che solo loro stessi, i sodali e i famigli possono conoscere dettagliatamente. Dunque una pagina che vuole essere un ringraziamento e un auspicio per un futuro luminoso. Impossibile poi scrivere per il Contempoartensemble (mai nome mise a più dura prova il correttore automatico dei programmi di videoscrittura) senza immaginarne fisicamente i protagonisti, senza avere bene presente il sorriso, l’entusiasmo e la musicalità della stirpe dei Ceccanti e dei loro soci. Quindi scrivere questa breve pagina è stato un modo per passare del tempo in loro compagnia ed esprimere così la più profonda gratitudine per la loro benemerita missione». Michele dall’Ongaro è il compositore protagonista della stagione 2012 dell’Ensemble Musagète per la rassegna “Pomeriggio tra le Musiche”, ospitata a Vicenza alle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari. Sono in programma il 9 settembre l’Invenzione a due voci n. 2 per flauto e clarinetto, il 30 settembre Trenodia per flauto, clarinetto e violino, il 7 ottobre il Notturno n. 1 per violino, violoncello e pianoforte, il 9 dicembre Berceuse in frantumi per due violini. Il 12 settembre il Festival MITO Settembre Musica ha proposto a Torino Ad libitum per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e vibrafono, nell’interpretazione dell’Ensemble Antidogma. Il 19 ottobre l’Orchestra della Toscana diretta da Fabio Maestri esegue al Teatro Verdi per il Festival Play It! Festschrift per quattordici strumenti. L’Ex Novo Ensemble propone invece Zero per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte il 15 novembre a Macerata, per la Stagione dell’Associazione Musicale Appassionata, e il 25 novembre a Pordenone, per il Festival Internazionale di Musica Sacra. Infine, il 2 dicembre il Freon Ensemble diretto da Stefano Cardi propone Danni collaterali per violoncello e piccolo ensemble a Roma nella Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana, per il Festival di Nuova Consonanza. L’Ensemble L’Itinéraire esegue il 25 ottobre a Vilnius (Lituania) Intérieur rouge per ottavino, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte. Infine, è in cartellone l’8 dicembre alla Musik-Akademie Basel Ein/aus per ensemble, nell’interpretazione dell’Ensemble Diagonale diretto da Marcus Weiss. È disponibile on line il catalogo delle Edizioni Suvini Zerboni. Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it. Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore. Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori, notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali. Giorgio Colombo Taccani Voci solitarie L a prima esecuzione di L’image oubliée per pianoforte è prevista il 1° ottobre al Teatro di Marcello di Roma, all’interno del Festival delle Nazioni; ne sarà interprete Adele D’Aronzo, dedicaria del brano. Spiega il compositore: «In occasione del 150° della nascita di Claude Debussy mi è stato richiesto questo nuovo breve lavoro pianistico che, con immenso rispetto, prende spunto dalle prime due battute dell’Hommage à Rameau dalle Images. Esse diventano sia la base strutturale dell’intero percorso, dilatandosi in modo da coprirne l’intero tragitto, sia la materia costitutiva di una innumerevole quantità di elaborazioni locali. Escluso a priori qualsiasi riferimento stilistico diretto ed ancora di più l’esplicita citazione, si determina comunque un colore armonico spesso legato diatonicamente allo spunto di partenza, all’interno di una scrittura pianistica privilegiante la risonanza e la liquidità». Restless White, per flauto solo, verrà presentato in prima assoluta il 4 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda); prestigioso esecutore sarà il dedicatario Roberto Fabbriciani, che replicherà in prima italiana il brano il 18 novembre all’Auditorium Celesti di Desenzano nell’ambito del V Festival del Ned Ensemble. Dice l’Autore: «Come si può intuire dal titolo il lavoro è caratterizzato da un incedere costantemente ansioso e inquieto; assente qualsiasi tendenza melodico-cantabile, il percorso è guidato da minimi gesti spesso iterati con regolarità quasi maniacale e in questa prospettiva fortemente espressiva vengono utilizzate con decisione le risorse timbriche, tradizionali o di recente acquisizione, che il flauto può presentare. La traiettoria narrativa non segue quindi un percorso rettilineo, pur trovando attorno alla fine il suo climax, quanto piuttosto un andamento a spirale, nell’ambito del quale gli elementi tornano senza una reale evoluzione del discorso. Sotterraneamente, a rendere coerente il tutto, rimane la caleidoscopica presenza di un breve frammento di sette suoni, elemento generatore dell’intero lavoro». Il 19 ottobre, nell’ambito della seconda edizione del Festival Play It!, al Teatro Verdi di Firenze verrà presentato in prima assoluta Dura roccia per fagotto e orchestra d’archi; solista sarà Paolo Carlini, dedicatario del brano unitamente all’Orchestra della Toscana, per l’occasione diretta da Francesco Lanzillotta. Dice Colombo Taccani: «Dura roccia rappresenta una nuova tappa nel percorso che mi vede da sempre affascinato dagli strumenti gravi. Il titolo (lo si immagini in inglese…) rimanda alla rudezza e all’aggressività che il lavoro conosce nella maggior parte del suo tragitto. Due situazioni di segno opposto si evolvono alternandosi: la prima è basata sull’incedere umoralmente cadenzale e violento del solista ed è contrapposta al carattere risonante e tendenzialmente lirico – sia pure sempre incrinato da spinte più o meno sotterranee alla disgregazione – della seconda. Ciò si protrae per tutto il corso del brano, vedendo gli archi sempre pronti a espandere e a valorizzare quanto proposto dal fagotto. Estremo approdo è rappresentato dal paradossale incantamento del solista sul suono acuto finale, sotto al quale gli archi dispongono i loro ultimi interventi, ormai Maurilio Cacciatore La Biennale di Venezia, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, ospita per la prima volta in Italia, tra il 6 e il 13 ottobre, Apparaître, disparaître, se cacher, installazione elettroacustica interattiva, affidata alla realizzazione informatica di Simone Conforti. Impuro minimo per violino, violoncello e pianoforte è in cartellone il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione del New Made Ensemble: Raffaello Negri, violino, incapaci di forzare altrove il cammino». Una destinazione strumentale decisamente inconsueta per Lybra, che verrà presentato il 20 ottobre presso il Palazzo Chigi di Ariccia (Roma) da Jessica Horsley: il lavoro, commissionato da Ars Braemia (Svizzera), è infatti scritto per baryton, strumento affine alla viola da gamba e caratterizzato dalla presenza di un numero variabile di corde sul retro dello strumento, che, oltre a vibrare per simpatia, possono essere pizzicate dal pollice della mano sinistra; per questo strumento, molto amato dal principe Esterházy ma caduto presto in disuso, rimangono numerose pagine di Haydn e di Tomasini. Spiega il compositore: «A partire da un breve spunto haydniano Lybra segue un percorso guidato dal ritorno costante di alcune figure principali, individuate fra quelle che possano mettere in risalto le caratteristiche sorprendenti del baryton; assumono quindi un ruolo decisivo sia gli ampi disegni arpeggiati con scansione quasi regolare che aprono il pezzo, come le figure discendenti divise fra corde anteriori e posteriori. Digressioni locali increspano il cammino, in un clima sempre mobile e vitale». Ricordiamo inoltre alcune esecuzioni avvenute nell’ultimo periodo: Soleil levant, dai Due pezzi per flauto basso è stato ripreso da Laura Chislett-Jones presso la Grammar School di Sydney il 2 giugno; il 16 giugno, alla Hochschule für Musik di Basilea, Stojan Krkuleski al clarinetto, Elia Portabales alla viola e Gaelle Levevre al violoncello hanno ripresentato Eco; il 1° luglio Avvoltoi per voce e quattro strumenti, nell’ambito del Festival di Bellagio e del Lago di Como, è stato nuovamente eseguito da Akiko Kozato e dal New Made Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile; nel programma dello stesso Festival, il 9 settembre, è avvenuta una nuova esecuzione di Nox, Tellus per voce sola, sempre ad opera di Akiko Kozato; L’àgnili per voce e pianoforte su due poesie in sardo di Pompeo Calvia è stato eseguito il 12 luglio nella rassegna Suono Immagine presso il Conservatorio di Milano; il 5 settembre è stata invece la volta di Antilia per ottavino e chitarra, rieseguito dall’Antilia Duo all’interno del progetto Irid. Visual Concert, presentato all’Auditorium Lattuada di Milano; Eco celata entro braci ardenti, per flauto e clavicembalo, è stato ripreso il 7 settembre dal Duo Novecembalo a Porretta Terme, nell’ambito del Festival Nuovi Orizzonti Sonori; il 23 settembre al Tokyo Opera City gli strumentisti del Nomad Ensemble hanno riproposto Richiamo da lontano per flauto e clarinetto; il 24 settembre, nella chiesa di St. Martin-within-Ludgate di Londra Laura Chislett-Jones e Thomas Jones hanno infine ripresentato Luz per flauto e violino. Il 25 ottobre Avvoltoi per voce e quattro strumenti su una poesia di Simon Pederek viene ripreso al Festival Spazio Musica di Cagliari da Akiko Kozato e dal New Made Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile, nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ. Il 27 ottobre infine il Duo Alterno eseguirà L’Agnili per voce e pianoforte al Museo di Santa Caterina di Treviso per il Festival “Finestre sul Novecento”. Guido Boselli, violoncello, e Rossella Spinosa, pianoforte. Infine, l’Opéra de Lille propone il 7 dicembre Tamonontamo per quartetto vocale amplificato, coro a 24 voci e live-electronics, nell’interpretazione di Adèle Carlier, soprano, MariePaule Bonnemason, contralto, Stephan Olry, tenore, Jean-Michel Durang, basso, e Les Cris de Paris diretti da Geoffroy Jourdain. Spetta all’Ircam la realizzazione del live electronics. Tre prime per strumenti soli, una quarta per solista e orchestra Giacomo Manzoni Fabián Panisello dirige il 7 novembre all’Auditorio Nacional de Música di Madrid il Plural Ensemble in Musica notturna per cinque fiati, pianoforte e percussione. Pagina da camera in prima assoluta, quasi un intermezzo 11 Valerio Sannicandro Tempi interiori Termina col ricco menu di tre prime esecuzioni Tre prime coronano la residenza del compositore presso il Philharmonisches Orchester Cottbus assolute la residenza di Valerio Sannicandro presso il Philharmonisches Orchester Cottbus. Nell’ordine saranno presentati da quella compagine, allo Staatstheater Cottbus, Sutras per orchestra e suoni elettronici, il 30 novembre e il 2 dicembre, con la direzione di Will Humburg e la responsabilità del sound projection dell’Autore; a seguire un dittico per orchestra: Windströme l’11 e il 13 gennaio, sotto la bacchetta di Marc Niemann, e Seelenströme, il 22 e il 24 febbraio, direttore Evan Christ. Così il compositore presenta questa messe creativa: «In Sutras i tre “sutra” cantati dalla giapponese Tone Akemi, incontrata per un caso in un monastero di Kyoto, sono trasformati elettronicamente e proiettati in modo da costituire un “solista” affiancato all’ensemble strumentale. Questo, costituito da tredici fiati (in maggioranza ottoni), percussioni e contrabbassi, disposto attorno al pubblico, estende e amplifica i suoni vocali producendo un effetto sonoro “immersivo”. Un canto senza luogo né tempo, di una religiosità estremamente umana perché passionale, s’impossessa dello spazio intorno e dentro di noi: gli strumenti (grazie a sordine di vario tipo) imitano i suoni del canto e lo estendono e arricchiscono con sonorità estremamente cangianti, quasi a simulare l’ascolto in un luogo inconsueto, ampio, aperto verso l’esterno. Le percussioni, con i loro continui impulsi, sottolineano il carattere di un rituale con una continua osmosi tra presente e ricordo, un momento tanto forte e marcato quanto onirico». Andrà invece inteso in questi termini il dittico orchestrale Windströme/Seelenströme, «composto da due brevi (ca. 6 minuti l’uno) ma estremamente caratterizzati lavori per orchestra. Sulla scia dell’idea di una composizione musicale che trascenda il semplice hic et nunc (come in Ius Lucis) questi due pezzi nascono quasi come un esperimento: potrò in futuro, grazie alle tecniche dell’elettronica Federico Gardella musicale creare, tra due orchestre fra loro distanti che suonano in sincrono ognuna uno dei due pezzi, una terza composizione che combina e reinterpreta gli elementi musicali in una differente prospettiva musicale? Per adesso però descriverò queste due idee musicali così precise: il primo dei due (Windströme) presenta sonorità che ricordano il vento (con pochissime altezze riconoscibili), il secondo (Seelenströme) è fatto di linee melodiche microtonali e fittissime, spesso frammentate che si aggregano e si diradano, sempre in ppp. Fedele all’idea antica che l’anima sia identificabile col respiro, la concezione di questo dittico con la sua capacità di introspezione dell’apparato orchestrale, sposta l’accento espressivo in una dimensione antiretorica (pochissime impennate dinamiche, una distesa di particelle in movimenti microscopici e in modo uniforme al limite dell’udibile), si fissa su un’idea, su uno spazio ma anche su una moltitudine di tempi...». Questo autunno è possibile ascoltare musica di Valerio Sannicandro il 21 settembre al Folkwang Museum di Essen, dove l’Emex Ensemble diretto da Ch.M. Wagner esegue Lasco per quattro archi, pianoforte (con assistente) e percussione; il 24 settembre al Mon-naka Tenjo Hall di Tokyo, che ospita Shinya Hashimoto e Simihisa Arima, interpreti di Sonnet X per tuba e live electronics; il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ in cui sarà eseguito Renga per voce e quattro strumenti, nell’interpretazione di Akiko Kozato e del New Made Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile; infine il 27 ottobre allo Jayu Theater del Seoul Arts Center, dove l’E-mex Ensemble sarà protagonista di un’ulteriore ripresa, quella di Epistolae III per flauto basso, percussioni e live electronics. Risonanze strumentali Due prime nell’autunno di Federico Gardella. Il 3 La relazione tra “voci” al centro della ricerca, mentre prende forma il progetto lirico legato alla doppia residenza francese 12 novembre Annamaria Morini eseguirà a Riva presso Chieri (Torino), per la rassegna Rive Gauche Concerti, Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto. Spiega l’Autore: «L’evoluzione degli strumenti monodici s’intreccia, non di rado, con la storia del contrappunto: reale o virtuale, il contrappunto rappresenta per questi strumenti una condizione a cui tendere nel percorso di messa a fuoco della propria personalità sonora; mi sono chiesto, allora, se sia possibile immaginare per questi strumenti una scrittura corale in cui declinare quell’idea di contrappunto. Pensare uno strumento in analogia con un coro significa riflettere sulle sue complessità timbriche, ma significa anche imparare a pensare il “solo” come potenzialità di una “moltitudine”; in questi Cinque cori notturni sotto la costa per flauto contralto la progressiva definizione di un suono corale coincide con il percorso nella forma: la “storia” di ognuna di queste brevi composizioni procede attraverso la costruzione di un’identità corale, espressa da uno strumento solo». Il 3 dicembre viene invece proposta alla Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical Arcal di Parigi, in forma di maquette di presentazione limitata alla I e alla III scena, Sirènes, opera da camera in un atto su libretto di Emmanuel Darley da un frammento di Licofrone, con replica il 4 dicembre al Grand Atelier dell’Abbaye de Royaumont. Ne saranno interpreti Dorothée Lorthiois, Sirène 1, Chantal Santon, Sirène 2, Caroline Meng, Sirène 3, Benjamin Alunni, Ulysse e l’Ensemble Cairn diretto da Guillaume Bourgogne; cura la regia Jean De Pange. Racconta Gardella: «In un frammento dell’Alessandra, il poeta greco Licofrone, vissuto nel IV secolo a.C, ci narra la morte delle sirene: l’imbarcazione di Ulisse si allontana dagli scogli presidiati dalle sirene e le tre donne uccello, come vuole la mitologia classica, decidono di suicidarsi lanciandosi sulle rocce senza spiegare le ali. È questo il punto di partenza di Sirènes, al centro del progetto di residenza presso la Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical Arcal di Parigi e la Fondation Royaumont. La solitudine delle sirene e l’orrore nei confronti di un destino in cui tutto è già scritto sono amplificati dalla presenza di una natura immobile e indifferente: ho immaginato allora una scrittura strumentale indipendente rispetto all’intreccio delle voci, un luogo di risonanze in cui i personaggi vengono calati e si trovano ad agire». Nel frattempo sarà possibile ascoltare di Federico Gardella Tre studi per riscoprire l’alba per pianoforte, il 4 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, nell’interpretazione di Alfonso Alberti, e gli Hofmannsthal-Mikro-Lieder per voce femminile, violino e violoncello il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, nell’ambito di un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione del New Made Ensemble: Akiko Kozato, voce, Raffaello Negri, violino e Guido Boselli, violoncello. Malika Kishino Giardino sonoro Prima esecuzione assoluta il 3 novembre al Tokyo- shohken Hall per Malika Kishino. Shuretsu Miyashita II interpreterà Monochromer Garten IV per koto a 30 corde. Spiega l’Autrice: «Monochromer Garten IV è una sequenza della mia serie Monochromer Garten in cui mi concentro su organici ridotti, da uno a tre musicisti. Tento con questa serie di rappresentare i caratteri e l’estetica del giardino giapponese, così come il processo della sua architettura. Un mondo argenteo, la notte, tegole nere coperte di neve, luce riflessa, spazio, silenzio… Volevo rappresentare col suono una tale immagine di giardino, vista attraverso la finestra di un tempio di Kyoto. La scena notturna del giardino era come un dipinto a inchiostro di china, un’opera d’arte in bianco e nero. Vi ho trovato un’epitome di bellezza, e allo stesso tempo mi ha fatto riflettere sull’apprezzamento della bellezza. Secondo Shinichi Hisamatsu (1889-1980), filosofo giapponese seguace del buddismo zen, i caratteri generali delle espressioni culturali giapponesi nelle belle arti possono essere descritti secondo sette caratteristiche collegate tra loro: asimmetria, semplicità, austera sublimità, naturalezza, sottile profondità, libertà dall’attaccamento e tranquillità. Ogni arte bella, inclusa l’architettura di paesaggi, potrebbe possedere tutte e sette le caratteristiche, che Pasquale Corrado nella loro inseparabilità formano un intero perfetto. Nella serie Monochromer Garden considero la composizione come composizione di architettura di paesaggi. Invece di materiali come pietre, elementi acquatici, muschio, cespugli, sabbia e spazio per comporre un giardino giapponese, uso dei materiali sonori e il tempo per creare il mio pezzo. Specialmente in Monochromer Garden IV ho cercato di far emergere le peculiarità del koto a trenta corde, come il fascino del suo suono profondo, i timbri ricchi, la vibrazione e la risonanza provenienti da corde spesse, l’intensità ecc. come materiali sonori. Ho voluto creare un universo di bellezza con questi materiali per raggiungere una riserva profonda della mia sensibilità. Monochromer Garden IV è stato commissionato dalla virtuosa di koto a trenta corde Shuretsu Miyashita II cui è dedicato». Il 3 e 4 agosto ha avuto luogo a Stoccarda l’esecuzione di Dukkha per elettronica, composizione a tre canali per l’installazione performativa interattiva Attitude diretta da Sebastian Klemm con la collaborazione di numerosi artisti ospiti. Il 24 settembre è stato proposto nel Monnaka Tenjo Hall di Tokyo Lebensfunke per grancassa e elettronica, nell’interpretazione di Yoshiko Kanda e Sumihisa Arima. Una novità per koto, tassello d’un progetto più ampio, s’ispira all’estetica dell’architettura di paesaggi giapponese La luce e l’ombra Doppia prima per Pasquale Corrado. Il 15 settembre è stato eseguito al 4th International Pharos Contemporary Music Festival di Delikipos (Cipro), Lux Day per quartetto d’archi, con replica il 15 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano per il Festival di Milano Musica in collaborazione con il Centro Culturale San Fedele. Interpreterà entrambi i concerti il Quartetto Prometeo. Il 19 ottobre sarà invece la volta di Lux Day Off per violino, violoncello, contrabbasso e pianoforte, in cartellone all’Auditorium Montemezzi del Conservatorio “E.F. Dall’Abaco” di Verona, nell’ambito del Laboratorio sulla prassi esecutiva della Musica Contemporanea. Andrea Mannucci vi guiderà Lucia Zanela, violino, Eleuteria Arena, violoncello, Claudio Borolomai, contrabbasso, e Adriano Ambrosini, pianoforte. Con queste parole l’Autore presenta la duplice novità: «Lux Day s’inserisce all’interno della programmazione del Premio San Fedele che prevede, per quest’anno, l’esecuzione di un quartetto per opera del Quartetto Prometeo. Il pezzo rende omaggio al canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia (in particolare ai versi «O Somma Luce…») essendo, quest’ultima, la guida immaginativa dell’edizione 2012 Martino Traversa Suono cristallino Il Festival Traiettorie di Parma ospita il 31 ottobre alla Casa della Musica una prima esecuzione assoluta di Martino Traversa: Red per violino solo, interpretato da Hae-sun Kang, dedicataria del pezzo. In questi termini l’Autore racconta quest’ultima avventura creativa: «Quando ci si trova a dover scrivere un pezzo per HaeSun Kang, si ha l’impressione di vivere un’esperienza unica, irripetibile. Il solo evocarne il nome equivale a farci immaginare una dimensione e qualità del suono fuori dall’ordinario, della limpidezza di un cristallo, frutto di una tecnica magistrale e di sensibile intelligenza interpretativa. Ed è proprio in riferimento a queste caratteristiche della personalità musicale di Hae-Sun Kang, che il brano che ne è seguito è stato pensato e scritto. Non nascondo un certo entusiasmo nell’aver ceduto, in alcuni passaggi, all’idea di tendere a una del Premio. Lux Day è caratterizzato da un rapido susseguirsi di estremizzazioni. In altre parole, il brano è costruito sul repentino passaggio di sonorità estreme: dal sottile al denso, dall’acuto al grave, dall’impercettibile all’evidente. Il pezzo composto per il Laboratorio di prassi esecutiva della Musica Contemporanea al Conservatorio di Verona consiste in una riscrittura di Lux Day, con l’aggiunta del pianoforte. Si tratta di una sorta di lettura al negativo del Lux Day originale, che ne stravolge la prospettiva e crea una superficie d’ombra che ricalca i contorni luminosi della precedente versione». Si segnalano infine due riprese: Pulse per sei strumenti è stato eseguito il 14 settembre al Bohemian National Hall at Czech Center di New York, nel quadro del Moving Sounds Festival e nell’interpretazione dell’Ensemble Mise-en; Raise Voice per voce femminile e quattro strumenti è in cartellone il 25 ottobre al Festival Spazio Musica di Cagliari, nell’ambito d’un concerto in collaborazione con il New Made Ensemble e le ESZ, nell’esecuzione di Akiko Kozato e del New Made Ensemble diretto da Alessandro Calcagnile. sorta di scrittura estrema, consapevole del fatto che, grazie alla presenza di Hae-Sun, ne sarebbe conseguito un risultato senza precedenti. La struttura a sezioni di Red alterna movimenti rapidissimi ad altri più calmi, riflessivi, eseguiti quasi sempre nel registro medio del violino, poiché proprio in quest’ambito il suono è in grado di affiorare in modo puro e trasparente. Quello che ne è scaturito è un pezzo per violino solo dalla scrittura tradizionale, in grado di destare meraviglia all’ascoltatore per l’estrema energia, la bellezza del suono e il fascino di un virtuosismo tutt’altro che scontato». Il 14 novembre verranno eseguiti alla University of California di Santa Barbara, per lo UCSB’s Festival of Contemporary Arts and Digital Media, Critical Path e NGC253, entrambi per suoni di sintesi. Due pagine “gemelle” per il Premio San Fedele a Milano Musica e per il Conservatorio di Verona Prima solistica al Festival Traiettorie, interprete Hae-Sun Kang Pagina da camera in prima assoluta, quasi un intermezzo 13 Eric Maestri Associazioni d’idee Due prime francesi per Eric Maestri. Il 22 settembre Un unico principio ispiratore per due prime in terra di Francia l’Abbaye de Royaumont ha ospitato, per la rassegna Voix Nouvelles 2012, Due parole (Endeared III) per quartetto vocale femminile e quartetto d’archi. Commissione Fondation Royaumont, il nuovo lavoro è stato eseguito dalle soliste dell’Atelier Vocale de Royaumont/Les Cris de Paris diretti da Geoffroy Jourdain e dal Quartetto Diotima. Spiega l’Autore: «Due parole si basa sull’associazione d’idee. Da una coppia di parole ne seguono altre e la composizione del testo è parallela alla composizione della musica, fino a essere, quasi, la stessa cosa. Il brano presenta masse e contrasti basati su armonie create dalla distorsione, per modulazione di frequenza, di un pacchetto di altezze che contrappunti successivi portano a dei profili. Se posso descrivere in poche parole il brano, la costruzione è in rapporto alla pura forma: la sorgente sonora, la violenza dinamica e la costruzione armonica mi avvicinano, sempre di più, al mondo di Edgard Varèse». È invece Strasburgo, il 19 ottobre, il palcoscenico, nell’ambito della manifestazione Without Cage - Manifeste de Musique de Demain, di La visione delle cose per ensemble e elettronica, interpretato dall’Autore all’elettronica e dall’Ensemble Vortex, committente del pezzo, che verrà riproposto il 31 ottobre a Ginevra, Radio de la Suisse Romande, e il 1° novembre alla Gare du Nord di Basilea. In questi termini Maestri racconta l’ispirazione del nuovo lavoro: «L’idea di porsi davanti a un oggetto musicale e di disseccarlo, di porlo nel tempo e nello spazio. La Vittorio Montalti Due prime in cui la ricerca sonora è ispirata a Dante e a Borges Risuona il poeta Due prime per Vittorio Montalti. Il 15 settembre sono stati eseguiti per il 4th International Pharos Contemporary Music Festival di Delikipos (Cipro), Cinque studi sulla dinamica della luce per quartetto d’archi, con replica il 15 ottobre all’Auditorium San Fedele di Milano per il Festival di Milano Musica in collaborazione con il Centro Culturale San Fedele. Interpreterà entrambi i concerti il Quartetto Prometeo. Con queste parole l’Autore presenta il nuovo lavoro: «I Cinque studi sulla dinamica della luce sono una serie di brani che declinano in diverse maniere il concetto di luminosità. In particolare la luce studiata in questi movimenti è quella del Paradiso dantesco; ogni brano è ispirato a un passo tratto dalla terza cantica della Divina Commedia: I. ... più dolci in voce che in vista lucenti ... II. ... silenzio puose a quella dolce lira, / e fece quietar le sante corde / che la destra del cielo allenta e tira. III. ... così si veggion qui diritte e torte, / veloci e tarde, rinovando vista, / le minuzie de’ corpi, lunghe e corte, / moversi per lo raggio ... IV. ... e moto a moto e canto a canto colse ... V. ... così da’ lumi che lì m’apparinno / s’accogliea per la croce una melode / che mi rapiva, sanza intender l’inno». Il 21 ottobre le Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice di Venezia ospitano per la rassegna Ex Novo Musica Labyrinthes per flauto basso scrittura come oggettivazione e ricerca delle risonanze psicologiche che gli elementi costitutivi della musica provocano nell’associazione di idee. La logica di fondo di questo nuovo brano consiste nel prendere gli strumenti come oggetti, di mettere la musica e di porla prima di comporla. Per la prima volta l’elettronica non ha una sorgente anonima, come invece avviene nella maggior parte dei pezzi elettronici, in cui le categorie di arricchimento del materiale strumentale o di contrappunto acustico alla partitura prevalgono. In questo caso l’elettronica è uno strumento. Essendo il suono elettronico difettivo, nel brano cerco di eliminare il difetto equilibrando l’aspetto acustico e quello strumentale. In questo senso trova una soluzione, a mio parere, il discorso cominciato con Nono, in Sofferte onde serene, e proseguito poi con Stroppa e lo sviluppo della timée, un altoparlante che proietta sfericamente il suono e localizza la sorgente. La visione delle cose è un brano per questo strano oggetto nuovo, simile a uno strumento senza esserlo, che racchiude l’elettronica in una scatola. Questo passo dà il via ad altre ricerche, un altoparlante modulare diviso tra magnete e membrana. In questo senso La visione delle cose sperimenta questo nuovo approccio al quale sono arrivato passando attraverso molte esperienze di diffusione e di composizione dell’elettronica». Negli stessi giorni, il 28 ottobre, il Festival di Milano Musica ospita all’Auditorium San Fedele di Milano Celestografia per soprano e quartetto d’archi, nell’esecuzione di Valentina Coladonato e del Quartetto Prometeo. e elettronica, commissione dell’Ex Novo Ensemble che l’interpreterà nelle persone di Daniele Ruggieri, flauto, e Alvise Vidolin, regia del suono. Spiega l’Autore: «Nella composizione si sviluppa la descrizione di un ipotetico labirinto e di possibili itinerari in cui perdersi. Il viaggio all’interno di questa rete costruisce una narrazione in cui gli elementi musicali si alternano, si sovrappongono e si trasformano l’uno nell’altro con ritorni a luoghi già visitati. L’elettronica amplifica il percorso strumentale, divenendone un’estensione. Si creano così labirinti paralleli, diramazioni che aprono la porta su dimensioni altre. Il brano è inoltre un omaggio allo scrittore e poeta Jorge Luis Borges e ai suoi labirinti, che ha scritto: “Ossessivamente sogno di un labirinto piccolo, pulito, al cui centro c’è un’anfora che ho quasi toccato con le mani, che ho visto con i miei occhi, ma le strade erano così contorte, così confuse, che una cosa mi apparve chiara: sarei morto prima di arrivarci”». Altre due pagine di Montalti vengono riprese in questa stagione di festival: Ghiribizzo per chitarra è stato proposto il 18 settembre alla Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano per il Festival MITO Settembre Musica, nell’interpretazione di Luigi Attademo. Don’t Shoot the Piano Players è invece in cartellone il 12 ottobre alla Biennale di Venezia, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, affidato al pianista Ciro Longobardi. Donatoni - Fedele - Solbiati 14 È uscito per l’etichetta Limen Classic & Contemporary (CDE11-C012) il Cd dedicato dal Limen Ensemble, diretto da Yoichi Sugiyama, a tre autori contemporanei. Il programma, che spazia su oltre mezzo secolo di musica italiana, prevede di Franco Donatoni Asar (1964) e Solo (1969), entrambi per dieci strumenti ad arco, di Ivan Fedele Nohtar (2009) per orchestra d’archi e di Alessandro Solbiati Sette pezzi (1999), nella versione per orchestra d’archi. Andrea Mannucci Melologhi di solitudine Due le prime per Andrea Mannucci nell’arco di un mese. Solo per flauto, sesto episodio di Homunculus per voce recitante e quintetto di fiati, viene proposto da Roberto Fabbriciani il 4 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda). Racconta l’Autore: «Mentre ero impegnato nella composizione del melologo Homunculus su testo di Marco Ongaro, ho ricevuto da Roberto Fabbriciani la commissione d’un pezzo per flauto solo. Questa sollecitazione mi ha spinto a scrivere per flauto solo il sesto episodio del melologo, la cui atmosfera è definita “solitaria” e “tesa” dal libretto». Il 4 novembre sarà invece il V Festival del Ned Ensemble a ospitare all’Auditorium Celesti di Desenzano Novembre dei vivi, melologo per voce recitante e pianoforte, su testo di Marco Ongaro, con Paolo Valerio, voce recitante, e Maurizio Baglini, pianoforte. Mannucci racconta in questi termini il nuovo pezzo: «La maledizione della Sibilla, immortale quanto il suo invecchiamento, è la fotografia della nuova era occidentale, quella della sopravvivenza coatta, della resistenza a malattie sempre meno definitive, sempre più procrastinabili nell’illusione di un’eternità che non debba passare attraverso la morte. Quando il mondo ha mostrato ormai tutte le sue carte e la partita non offre che mere ripetizioni, passioni reiterate nella loro sfumata efficacia, verso una diminuzione progressiva senza speranza di ripresa della smagliante forma iniziale, il novembre dei morti, con la sua nebbia ingannata da un sole che protrae la bella stagione oltre il suo tempo, diventa quello dei vivi e riverbera la condizione indecisa dei longevi preclusi ormai al fulgore di una giovinezza spinta oltre il termine consueto. Il dilemma essenziale tra procreazione e sterilità, tra bilanciamento e squilibrio, giunti in età di consuntivo dopo che tutti i preventivi si sono giocati nell’arco temporale di loro competenza, esplode con lo stupore del sopravvissuto abbarbicato a una longevità protrattasi in polemica con il naturale periodo di fertilità assegnato ai viventi. Si desidera riflettere sulla salita di un’agonia, o sulla Festival del Ned Ensemble Avrà luogo tra il novembre e il marzo 2013, in collaborazione con la Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, il V Festival del Ned Ensemble, di cui Mannucci cura la direzione artistica. L’edizione attuale si presenta quest’anno con ambizioni e finalità rinnovate, grazie al sostegno convinto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Desenzano Antonella Soccini e del Sindaco Rosa Leso. La peculiarità del festival è presentare in ogni concerto un autore contemporaneo per invitare il pubblico ad approfondire le proprie conoscenze nei confronti Ivan Vandor discesa agli inferi di una persistenza che chiede di compiersi nella necessaria rinascita, necessaria alla morte come la morte lo è al nuovo inizio. I corpi si allontanano e vengono rimpiazzati da altri sempre meno pertinenti, le strutture organiche e i simulacri sono sottoposti a riparazione mentre il bilancio di una vita si scontra con l’incertezza della sua durata, con il miraggio di un’infinitezza permeata di probabilità da lotteria. Chi manca all’appello della nuova stagione, chi abbandona la scena volente o nolente, suggerisce senso di prematurità in chi resta, vano impulso a spostare la frontiera di una natura che invece fissa scadenze, sonora e improvvisa come il proverbiale rintocco della campana. Il paesaggio ricreativo rimbomba dei vuoti lasciati dalle persone scomparse, come un cimitero camuffato da plateatico di bar estivo, e i nuovi resilienti s’interrogano sul perimetro della prigione, sulla sua estensione e sul suo vero campo, tra il mondo percettibile e il remoto aldilà. Perfino l’amore ha l’effimero sapore di un aperitivo ripetuto svogliatamente, senza più l’ebbrezza di un tempo. Composto tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, condividendo il fervore di un connubio ormai sancito da una durevole collaborazione, Novembre dei vivi è un melologo contemporaneo, una riflessione artistica che, tra creazione poetica e musicale, tende a intensificare reciprocamente il senso dell’una e dell’altra verso una dimensione meditativa esistenziale più profonda. L’intervento compositivo innesca un intreccio indissolubile col testo attraverso l’interazione di una doppia drammaturgia, musicale e scenica, intreccio organizzato metricamente dall’architettura ritmica data dalla parola che genera suoni, campi armonici, agglomerati ritmici e timbrici. Significato e suono trascorrono così una “doppia vita” duettando orizzontalmente e verticalmente lungo lo spettro di un avvenimento concreto e astratto, emotivo e intellettuale insieme». della nuova musica. I protagonisti sono nomi come I Virtuosi Italiani, il duo Silvia Chiesa e Maurizio Baglini, il duo Roberto Fabbriciani e Massimiliano Damerini, il Quartetto Prometeo, Giorgio Gaslini con Laura Conti e il Ned Ensemble. Tra i lavori contemporanei spiccano Restless White di Colombo Taccani, Romanzetta di Goffredo Petrassi, Palimpsest, Quarto Quartetto d’archi di Ivan Fedele, e un concerto monografico imperniato sul Recital Song Book di Giorgio Gaslini. Con un tema in più Ivan Vandor si propone con una prima cameristica il 12 novembre al Teatro Olimpico, per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana. Il nuovo Klavierquartett per violino, viola, violoncello e pianoforte è stato scritto nel 2011 per il Quartetto Klimt, dedicatario del lavoro, che lo terrà a battesimo a Roma. Spiega l’Autore: «La struttura formale segue la tradizione in quanto ricalca la bitematica “Formasonata” (con un secondo tema ispirato a una melodia ebraica), ma con l’aggiunta di una coda riassuntiva che contiene anche un terzo elemento». Di Vandor è possibile ascoltare quest’autunno a due riprese In memoriam Tadeusz Moll, nella versione per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte il 26 ottobre al Palazzo della Cultura di Latina per il Festival Due melologhi, uno compiuto, l’altro in fieri, al centro della creatività del compositore Pontino di Musica, Incontri Internazionali di Musica Contemporanea, nell’interpretazione del Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli, e in quella per flauto, clarinetto, corno, violino, viola e violoncello il 2 dicembre alla Sala Casella dell’Accademia Filarmonica Romana, che coproduce il concerto insieme al Festival di Nuova Consonanza. Stefano Cardi guiderà il Freon Ensemble. Infine, Silences Horizons Espaces - Parte 1 per orchestra vedrà la prima esecuzione nella versione definitiva il 22 e 23 novembre al Teatro Savoia di Campobasso, affidato all’Orchestra Stabile del Molise guidata da Franco Piersanti. Il pezzo costituisce la prima anta di una più ampia composizione per orchestra in tre movimenti ancora da ultimare. Nuovo pezzo cameristico all’Accademia Filarmonica Romana, riprese al Pontino e per Nuova Consonanza Pagina da camera in prima assoluta, quasi 15 Bruno Maderna Una riscoperta Esce, per le cure di Angela Ida De Benedictis, un Una nuova edizione critica e tre esecuzioni ravvicinate, tra Germania e Italia, di un lavoro per ensemble nuovo titolo nell’ambito della riedizione critica delle opere di Bruno Maderna diretta da Mario Baroni e Rossana Dalmonte. Si tratta del Concerto per pianoforte ed orchestra, lavoro considerato a lungo smarrito, appartenente a quel gruppo di opere giovanili maderniane coinvolte nella serie di (ri)scoperte e sorprendenti ritrovamenti avvenuti in epoca recente. Composto nel 1942, fino a pochi anni fa del Concerto non esistevano che conoscenze parziali, limitate a rari documenti e ad alcune parti strumentali reputate le sole tracce superstiti. La lacunosità dei dati rendeva tuttavia impossibile la restituzione di un testo. Il rinvenimento, negli ultimi cinque anni, di ben tre esemplari differenti della partitura e di un cospicuo numero di parti strumentali, in archivi e luoghi differenti, ha progressivamente contribuito a illuminare genesi e destino di quest’opera, oggi completa in ogni sua parte. L’incrocio di questi rinvenimenti ha reso finalmente possibile l’approntamento della presente edizione critica, basata su una quantità di testimoni eccezionalmente ricca e, non di rado, densa di inattese varianti. Scrive la curatrice: «Il Concerto per pianoforte ed orchestra è un’opera di breve ma intenso respiro, formata da tre macrosezioni (Adagio - Allegro - Adagio) Francesco Hoch che si susseguono senza soluzione di continuità. Lo stile e il linguaggio armonico risentono fortemente degli influssi post-romantici, dello studio di Bartók e delle prime scoperte armoniche e post-tonali legate a Stravinskij, Hindemith e Malipiero. Il legame di Maderna con la tradizione – e la volontà di minarla nello stesso tempo nelle fondamenta – raramente sono stati così evidenti e analizzabili come in questa pagina giovanile». Di Bruno Maderna è possibile ascoltare questo autunno Musica su due dimensioni per flauto e nastro magnetico nel contesto del Concerto-conferenza “Maderna e i nuovi percorsi del flauto nel secondo ’900” tenuto da Roberto Fabbriciani il 10 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda), esecuzione che verrà riproposta dal medesimo interprete il 18 ottobre al Conservatorio di Fermo. Tre esecuzioni ravvicinate per Serenata n. 2 per undici strumenti: il 3 novembre al Mozart Saal dell’Alte Oper Frankfurt, eseguita dall’Ensemble Modern diretto da Jean Deroyer, il 9 novembre al Badisches Staatstheater di Karlsruhe, nell’interpretazione della Badischen Staatskapelle diretta da Ulrich Wagner, e ancora il 5 dicembre alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con Michael Boder alla testa dell’Ensemble Modern. Le Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice ospitano infine il 16 dicembre Lina Uinskyte, interprete di Widmung per violino solo. Ritratto al femminile Tre le occasioni d’ascoltare in questi mesi la musica di Concerto monografico a Lugano attorno alla produzione degli ultimi vent’anni Francesco Hoch. Il 12 agosto, nel contesto dell’inaugurazione di una mostra di Klaus Prior, il Municipio di Hagnau (Germania) ha ospitato il Duo Hendrick Blumenroth in Su gentile invito per violino e violoncello. Il 22 settembre sono stati eseguiti nella Chiesa di Santo Stefano a Tesserete (Svizzera) L’isola dell’amore per orchestra a plettro, nell’interpretazione di Dorina Frati alla testa dell’Orchestra a plettro M. e C. Terroni di Brescia. Infine è in cartellone l’11 ottobre alla Sala Metrò di Lugano e il 16 ottobre al Teatro Studio Foce, sempre nel capoluogo ticinese, il concerto monografico “…di gentile e femminile…”, concepito come l’incontro della musica di Francesco Hoch con la poesia di Maria Rosaria Valentini, la pittura di Samuele Gabai e la danza di Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati. Il concerto prevede l’esecuzione di Bicordo per voci e strumenti; Imago, sette autoritratti femminili per gruppo vocale femminile a sei voci e quartetto d’archi, su testo di Maria Rosaria Valentini in collaborazione con il compositore, nell’esecuzione dell’ensemble vocale Vox Altera e del quartetto d’archi I Ribelli diretti da Massimiliano Pascucci; Su gentile invito, quattordici piccoli inviti dislocati nello spazio alternati in sette “melodie” e sette “accompagnamenti” per violino e violoncello, affidati al duo Piotr Nikiforoff e Màtyàs Major; Hommage - Omaggio all’amore (dall’opera The Magic Ring) per gruppo vocale femminile a tre voci, sempre con il Vox Altera diretto da Massimiliano Pascucci; Musica per Samuele Gabai (da Carlos Roqué Alsina 16 Themen II per un percussionista e orchestra d’archi è in cartellone il 4 ottobre all’Auditorio Stelio Molo della Radio Svizzera Italiana di Lugano, in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera Italiana, nell’interpretazione di Sakiko Yasui, percussioni e Frammento d’epitaffio) per violoncello solo, con danza e proiezione di dipinti di Samuele Gabai, interpretato da Matyas Major, violoncello, e dalle danzatrici Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati; Stra… dire (da Dire, due briciole da “Oltre il postmoderno” ) per soprano, con danza, nell’interpretazione di Barbara Zanichelli, soprano, Manuela Bernasconi e Francesca Sproccati. Presenta così l’Autore il programma di questo concerto monografico: «Gesti teatrali, movimenti scenici, immagini proiettate, testi poetici e interventi di danza dialogano nei vari momenti del programma con la musica dei brani da me composti negli ultimi vent’anni. Il percorso musicale è permeato da due aspetti principali , la “gentilezza” e il “femminile”: la drammaticità dell’immagine della donna usata nella pubblicità in Imago, stimolata dal testo poetico della scrittrice Maria Rosaria Valentini; la gentilezza degli inviti tra i due protagonisti a suonare insieme, dialogare o scherzare in Su gentile invito; l’accorato tentativo di un gruppo di donne nell’indicare nell’amore l’ultima possibilità per una via terapeutica in Hommage Omaggio all’amore; la solidità misteriosa della donna nella maternità in Musica per Samuele Gabai, ispirata da alcuni dipinti del pittore Gabai e rafforzata dall’intervento della danza; il gioco linguistico-scenico della voce femminile in Stra...dire, in un dialogo serrato con le due danzatrici festanti. Il Bicordo, F.H., proposto all’inizio e ripreso al termine del programma, è da considerare come firma musicale, in “diabolus”, del compositore». dell’Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Marc Kissoczy. Viene eseguito il 27 ottobre a Mosca da Michel Bourdoncle il Klavierstück 7 (Trois Études) per pianoforte. Giorgio Gaslini Slanci e danze Roberto Fabbriciani ha presentato il 9 settembre, con l’Orchestra Filarmonica di Roma diretta da Ezio Monti, nella Basilica di Bagno di Romagna, per la rassegna “Natura in Concerto”, il Concerto per flauto, archi, arpa e percussioni. Il concerto è dedicato a Roberto Fabbriciani e andrà a completare un Cd, in preparazione per l’etichetta Tactus, con l’integrale delle opere per flauto di Giorgio Gaslini. Così lo descrive l’Autore: «L’opera si articola in tre movimenti: il primo inizia con un andamento “Solenne” che subito si slancia e si libera in “Moderato” giocato sul dialogo e la contrapposizione tra flauto e orchestra, anche con momenti di lirismo. Conclude il primo movimento un arioso “Largo” che allude al “Solenne” iniziale. Il secondo movimento è un “Larghetto” e predilige l’arioso, l’intimo e infine sboccia in uno spazio sonoro etereo. Il terzo movimento è un “Vivace”. L’orchestra si impegna con slancio e propone soluzioni armoniche e polifoniche sorprendenti, impegnano il flauto in veloci virtuosismi a scontro-incontro, assecondandolo in un’aria e poi in una cadenza solistica. Tutto si ricompone infine con un “Allegro giocoso” che a sorpresa si slancia con un tema neobarocco di giocosa ironia finale». Una seconda Henri Pousseur prima esecuzione assoluta, commissione dell’Ex Novo Ensemble che ne interpreterà la creazione, è in cartellone il 27 ottobre alle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice per la rassegna “Ex Novo Musica”: Circular Dances per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni. Spiega Gaslini: «La composizione, dedicata all’Ex Novo Ensemble di Claudio Ambrosini, è in cinque movimenti di danze provenienti, per carattere, da culture lontane e diverse. Si tratta non di brani staccati, ma di un unico fluire circolare della musica in un gioco che dà spazio a ciascuno dei sei strumentisti dell’ensemble. Habanera, Rumba, English Waltz, Blue Dance: cinque danze inanellate che conducono, tutte unite, al finale circolare e scatenato di Circle Polka. Un giro di giostra che potrebbe tornare da capo e ripetersi all’infinito… almeno nella fantasia». Infine, il V Festival del Ned Ensemble ospiterà il 3 febbraio 2013 all’Auditorium Celesti di Desenzano, per la Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, la ripresa di Recital Song Book, sedici canzoni su testi dell’autore per voce femminile e sei strumenti. Ne saranno interpreti Laura Conti e il Ned Ensemble diretto da Andrea Mannucci. Esprit de géométrie Mauro Ceccanti, alla testa del Contempoartensemble, presenta questo autunno a Firenze, nel contesto del Contempoartefestival, Huit petites géométries per un ensemble di sette musicisti. Si tratta di una prima esecuzione ufficiale in concerto di uno degli ultimi lavori scritti dal Maestro belga. Concepita originariamente per l’ensemble The Miniaturists di New York, che commissiona pezzi che non superino le 100 note, la partitura è accompagnata da un’introduzione in cui l’Autore da un lato giustifica appunto l’infrazione rispetto ai vincoli della commissione, dall’altro presenta il piano architettonico del nuovo lavoro. Vi si legge: «Poiché queste Huit petites géométries comportano 4 coppie, costruite quantitativamente allo stesso modo (2 soli, 2 duo, 2 quartetti e 2 tutti) e siccome queste 4 coppie si distribuiscono tutte nelle due metà della grande sequenza (ma in un ordine diverso), si può considerare il tutto come un cubo: due facce opposte (per esempio il basso e l’alto) sono “esplorate” in modo tale che, sovrapposte in una sola, tutti i lati e tutte le diagonali siano espressi. Una di queste ultime si sdoppia inoltre in una diagonale tridimensionale che attraversa il cubo e congiunge le due facce opposte. L’ensemble Marco Quagliarini strumentale conta soltanto sette musicisti raggruppati in tre famiglie: due fiati, tre archi e due “tastiere”. Ma l’organico appena descritto – (1 + 2 + 4 = 7) x 2 + 2 tutti = 4 x 7 – è sfruttato in modo tale che ciascun musicista intervenga in 4 pezzi, col massimo dei contrasti tra queste brevi sezioni. Quanto ai “quadrati” cui si riferiscono i titoli dei pezzi, devono essere intesi in modo vagamente metaforico, poiché sono costituiti da lati che corrispondono a intervalli di “altezza” (cioè di frequenza) di grandezze diverse». Le Huit petites géométries si susseguono in questo ordine: 1. Quadruple carré de 5 per violoncello o clarinetto basso solo; 2. Double carré de 7, hélicoïdal per ensemble; 3. Triangles engrenés per ottavino, vibrafono, clarinetto in Si bemolle o violoncello, e marimba; 4. Sextuple et quintuple carrés de 3 per violino e marimba; 5. Cube de 5 moins cube de 3 per clarinetto e trio d’archi; 6. Hypercubes de 2 et 3, imbriqués per vibrafono solo; 7. Tétraèdres en famille(s) per flauto in Sol e viola; 8. Bloc heptagonal en expansion, per ensemble. Zeus joueur de flûtes per flauto e elettronica viene infine eseguito il 4 ottobre a Wellington (Nuova Zelanda) da Roberto Fabbriciani, coautore del pezzo con Henri Pousseur. Gli spazi e il tempo Il Contempoartefestival ospita nell’autunno a Firenze una prima cameristica di Marco Quagliarini, nell’interpretazione del Contempoartensemble diretto da Mauro Ceccanti. Zone I per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte viene descritto in questi termini dall’Autore: «Questa composizione nasce dalla riflessione su materiali e strutture compositive alle quali si associano caratteri e figure musicali idealmente generate dall’idioma dei quattro strumenti (flauto, clarinetto, violino, violoncello – escluso il pianoforte) dei quali il lavoro si avvale. Ognuno di questi materiali genera un determinato spazio armonico, così che al mutare degli eventi musicali mutano anche gli ambiti dentro i quali questi eventi si svolgono. Il pianoforte in questo contesto ha ruolo quasi concertante. Esso a volte si estranea, contrastando apertamente l’atteggiamento degli altri, altre volte partecipa inserendosi a pieno nel discorso generale. Questa sovrapposizione di caratteri e di ambiti porta, nel finale (dopo un parossistico crescendo e una breve cadenza del pianoforte), ad un annullamento del suono e a un conseguente silenzio. La coda, infatti, come in una sorta di congedo, riassume con poche entrate tutti i caratteri che formano l’intero lavoro. Qualsiasi considerazione tecnica o estetica su questa composizione non può prescindere dall’aspetto del tempo. Tutti gli elementi della musica sono forme libere in transizione da uno stato temporale a un altro. Questo mi permette di proiettare sullo schermo-tempo due tipi di qualità temporali: il cosiddetto “tempo misurato” ottenuto dal susseguirsi di segmenti ritmici sempre uguali e la “durata soggettiva” che si esprime libera e inafferrabile attraverso la poliritmia. La composizione diventa così un contrappunto di queste due esperienze temporali oltre che un continuo gioco di umori che si alternano in modo sempre nuovo e imprevedibile». Due prime strumentali rivisitano forme illustri della civiltà musicale occidentale Il Contempoartefestival ospita una prima “miniaturista” per ensemble a tre anni dalla scomparsa del compositore Contrappunto di esperienze temporali in un nuovo lavoro cameristico Pagina da camera in 17 Michele Tadini Tecnologia e multimedia Il 16 settembre è stato presentato in prima esecuzione Strumenti tradizionali e tecnologie d’avanguardia nelle commissioni italo-francesi di questo autunno Prestigioso riconoscimento d’un premio internazionale motivato con la produzione sinfonica del compositore Esce per la prima volta in edizione moderna una significativa antologia di studi di uno dei massimi didatti ottocenteschi 18 assoluta a Mons (Belgio), al Théâtre des Arbalétriers, Ripples Never Come Back per violino, violoncello, karlax e elettronica, commissione Studio Art Zoyd et La Grande Fabrique. L’11, 12 e 13 ottobre viene eseguita a Grenoble La terza luce (Phase 1), test di percezione con cui Tadini e Angelo Guiga del CEA Leti propongono al pubblico la propria ricerca per Experimenta 2012, nel corso del “Salon Arts, Sciences, Design” e in vista del concerto in programma per i “Rencontres” della Biennale Arts-Sciences 2013. La manifestazione di quest’anno prevede l’elaborazione di esperimenti sulla relazione tra fenomeni luminosi e sonori, trattando i primi come se fossero elementi del comporre. Questi test verranno effettuati a partire da sequenze ritmiche di complessità crescente, che permetteranno di sperimentare diverse relazioni possibili di sincronizzazione e sviluppo. Due gli assi di ricerca: la ricerca d’un vocabolario, d’una grammatica delle sinestesie possibile, d’un “manuale di contrappunto”. Come e fin dove è possibile incrociare i principi del contrappunto musicale? Con quale libertà? Secondo asse: la ricerca di effetti di “battimenti luminosi”, con le vibrazioni luminose e le frequenze della pulsazione stroboscopica. La Terza Luce può spalancare la percezione su nuove dimensioni di ascolto e di visione, in cui la luce diventa suono e il suono luce. Un nuovo stato in cui gli occhi creano le loro illusioni sonore e le orecchie vibrano al risplendere della luce. Il pubblico è invitato a render conto della sua percezione in relazione ai diversi principi compositivi applicati alla relazione tra suono e luce. Dal 20 al 25 novembre viene proposto al Teatro Studio di Milano Turing, a Staged Case History, multimedia action su progetto e regia di Maria Elisabetta Marelli, produzione AGON, video di Claudio Sinatti, musiche di Michele Tadini, Sandro Mussida, Pietro Pirelli e Giorgio Sancristoforo, implementazione informatico-tecnologica e live electronics di Massimo Marchi, regia del suono di Hubert Westkemper e consulenza scientifica di Giulio Giorello. Cade infatti quest’anno il centenario della nascita di Alan Turing, geniale matematico, logico e crittoanalista britannico, considerato uno dei padri dell’informatica. Il suo pensiero, lo sviluppo e la logica ad esso sottesa e le sue principali ricerche, prendono forma in uno spettacolo multimediale. L’attore, un ensemble di computer, il video, sono i personaggi in scena. Non c’è trama o intreccio classico, non c’è narrazione lineare, bensì suono, musica, immagine, movimento, tecnologia, informatica, in continua interazione in tempo reale: linguaggi validi tanto e più della parola stessa per comunicare quella che secondo Turing era l’essenza del pensiero matematico: «una combinazione di due abilità: intuizione e inventiva». Il 5 dicembre la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma propone K_446, concerto per 60 chitarre e 20 bassi; chitarra solista, Stef Burns. Nel mese di agosto Tadini ha realizzato, per l’inaugurazione della mostra di strumenti musicali al Palazzo Comunale di Pampanato (CN), nel quadro del Festival dei Saraceni, l’installazione sonora intitolata Quartetto. Infine, il Festival MITO Settembre Musica ha proposto il 18 settembre a Milano, nella Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, l’esecuzione di Hands per chitarra, nell’interpretazione di Luigi Attademo. Javier Torres Maldonado Premio brandeburghese È stato conferito nel mese di giugno a Javier Torres Maldonado il prestigioso “Da Capo” International Prize della Brandenburger Biennale. Il compositore ha prevalso sui 245 partecipanti alla competizione, provenienti da 38 paesi, con Esferal per sei gruppi orchestrali ed elettronica, Obscuro etiantum lumine per violino e tre gruppi orchestali ed Ex abrupto per tre gruppi strumentali, un pianista e un percussionista. Uno di questi tre vasti lavori orchestrali verrà eseguito dai Brandenburger Symphoniker alla prossima edizione del Festival. Il programma di Radio Itinerarios (Città del Messico), curato dal poeta e critico musicale José Manuel Recillas, ha dedicato il 30 agosto una retrospettiva al compositore in occasione del conferimento del Premio “Da Capo”. Tra le esecuzioni recenti, l’8 agosto Alborada per saxofono soprano è stato eseguito da Jorge Hoyo all’Escuela de Artes Matteo Carcassi Musicales dell’Università del Costa Rica a San José; il 2 luglio Ine Vanoereven ha interpretato Huayra Yana per flauto basso, nuova versione della composizione per flauto basso ed elettronica del 2003, all’Auditorium del Conservatorio di Lugano; il 18 maggio ha avuto luogo a Villa Elisabeth a Berlino la prima esecuzione assoluta di Espira IV per flauto diritto, clarinetto basso, violino e violoncello, commissione dello XelmYa Ensemble (Sylvia Hinz, flauto diritto, Alexa Renger, violino, Marika Gejrot, violoncello, e Antonio Rosales, clarinetto basso), che l’ha interpretato accostandolo all’Arte delle fuga. Infine, il 25 maggio il Festival “DI_stanze” ha presentato a Catania una versione preliminare di Toglie alle stelle gli splendori acquisiti e accidentali, composizione acusmatica in corso di completamento. Il Rossini della chitarra Le ESZ pubblicano una Scelta di studi per chitarra di Matteo Carcassi (Firenze 1792 - Parigi 1853) per le cure di Fabio Ardino, responsabile della scelta, della revisione e della diteggiatura di questo florilegio. Carcassi, con Carulli tra i massimi virtuosi della chitarra della prima metà dell’Ottocento, inaugurò nel 1810, in contemporanea con Rossini, di cui era coetaneo, una carriera concertistica internazionale che affiancò all’attività di compositore, didatta e ricercatore: un impegno che lo portò alla definizione della posizione più corretta per suonare la chitarra, oggi riconosciuta in tutti gli ambiti accademici. Come Rossini, anche Carcassi si trasferì a Parigi, dove rimase fino alla morte. Finora le edizioni moderne dell’opera di Carcassi erano limitate al metodo Op. 59 e alla raccolta di 25 studi Op. 60; il presente lavoro mira a colmare questa grave lacuna del repertorio chitarristico proponendo una raccolta di studi tratti da diverse opere, non solo didattiche. La scelta dei brani è stata condotta tenendo conto del loro valore didattico ed estetico, facendo tesoro dell’esperienza d’insegnamento del revisore, che ha curato la disposizione in ordine crescente di difficoltà dei pezzi selezionati. La raccolta è rivolta in particolare agli studenti dei primi anni, periodo fondamentale della formazione dello strumentista. Lo studio dell’opera di Carcassi permette in questo senso di acquisire una visione completa del repertorio dal punto di vista tecnico e musicale. La revisione si attiene fedelmente al testo originale, sul quale interviene esclusivamente a livello di diteggiatura. Prime esecuzioni Prime esecuzioni as Prime esecuzioni assoluteassolute OTTOBRE Giorgio Colombo Taccani L’IMAGE OUBLIÉE per pianoforte Roma, Teatro di Marcello, Festival delle Nazioni, 1 ottobre Adele D’Aronzo, pianoforte Giorgio Colombo Taccani RESTLESS WHITE per flauto solo Wellington (Nuova Zelanda), 4 ottobre Roberto Fabbriciani, flauto Andrea Mannucci SOLO per flauto solo (Sesto episodio da “Homunculus” per voce recitante e quintetto di fiati) Wellington (Nuova Zelanda), 4 ottobre Roberto Fabbriciani, flauto Luigi Manfrin SURFACES... ALWAYS ELUDING per violoncello e saxofono baritono Olgiate Olona (Varese), Spazio Danseei, 5 ottobre Guido Boselli, violoncello Marco Bonetti, saxofono baritono Raffaele Grimaldi PRIMAL (Hypnagogical Extended Space) per un percussionista (Commissione La Biennale di Venezia) Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro alle Tese, 9 ottobre Simone Beneventi, percussioni Michele dall’Ongaro QUARTETTO N. 6 (Commissione di Milano Musica) Milano, Festival di Milano Musica, Auditorium San Fedele, 10 ottobre Quartetto di Cremona Marco Momi ICONICA IV per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte preparato e live electronics (Prima esecuzione italiana) Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale, 10 ottobre Ex Novo Ensemble Christophe Bertrand DALL’INFERNO per flauto, viola e arpa Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo Arsenale, 10 ottobre Ex Novo Ensemble Giovanni Verrando GRAMMATICA DELL’INARMONICO per ensemble amplificato e elettronica (Commissione dell’Associazione Musica/Realtà) Milano, Associazione Musica/Realtà, Conservatorio G. Verdi, 11 ottobre Ensemble Risognanze dir.: Tito Ceccherini Christophe Bertrand OKHTOR per orchestra (Prima esecuzione italiana) Venezia, La Biennale, 56° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, Teatro alle Tese, 12 ottobre Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR dir.: Michel Tabachnik Alessandro Solbiati LE SEI CORDE DI NICOLÒ per chitarra (Prima esecuzione del IV Movimento) Genova, Casa Paganini, 12 ottobre Luigi Attademo, chitarra Alessandro Solbiati DÉESIS per violino e organo Piove di Sacco (Padova), Chiesa di San Rocco, 12 ottobre Lina Uinskyte, violino Francesco Filidei, organo Marco Momi CINQUE NUDI per saxofono e Midi controller (Recording session - Commissione di Radio France per il ciclo di trasmissioni “Alla breve”) Paris, Radio France, 18 ottobre David Brutti, saxofono Alessandro Solbiati SINFONIA TERZA per orchestra (Prima esecuzione italiana) Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 18 ottobre Orchestra della Toscana dir.: Fabio Maestri Nicola Sani SEASCAPES III “Caieta” per orchestra (Commissione dell’ORT) Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 19 ottobre Orchestra della Toscana dir.: Francesco Lanzillotta Giorgio Colombo Taccani DURA ROCCIA per fagotto e orchestra d’archi (Commissione dell’ORT) Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi, 19 ottobre Paolo Carlini, fagotto Orchestra della Toscana dir.: Francesco Lanzillotta Eric Maestri LA VISIONE DELLE COSE per ensemble e elettronica (Commissione Ensemble Vortex) Strasbourg, Without Cage - Manifeste de Musique de Demain, 19 ottobre Ensemble Vortex Eric Maestri, elettronica Pasquale Corrado LUX DAY OFF per violino, violoncello, contrabbasso e pianoforte Verona, Conservatorio “E.F. Dall’Abaco”, Auditorium Montemezzi, Laboratorio sulla prassi esecutiva della Musica Contemporanea, 19 ottobre Lucia Zanela, violino Eleuteria Arena, violoncello Claudio Borolomai, contrabbasso Adriano Ambrosini, pianoforte dir.: Andrea Mannucci Giorgio Colombo Taccani LYBRA per baryton Ariccia (Roma), Palazzo Chigi, 20 ottobre Jessica Horsley, baryton Aureliano Cattaneo BLUT per trio (saxofono, percussione e pianoforte) e orchestra Donaueschingen, Donaueschinger Musiktage, 21 ottobre Trio Accanto SWR Sinfonie Orchester Baden-Baden und Freiburg dir.: François-Xavier Roth Nicola Sani NO LANSCAPE per pianoforte e live electronics (Commissione Ex Novo Ensemble) Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 21 ottobre Aldo Orvieto, pianoforte Alvise Vidolin, live electronics e regia del suono Vittorio Montalti LABYRINTHES per flauto basso e elettronica (Commissione Ex Novo Ensemble) Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 21 ottobre Daniele Ruggieri, flauto Alvise Vidolin, regia del suono Stefano Gervasoni FOLIA (Omaggio a Aldo Clementi) per violino solo Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri Internazionali di Musica Contemporanea, Palazzo della Cultura, 25 ottobre Lina Uinskyte, violino Aldo Clementi ARIA (DOWLAND) per voce femminile, viola da gamba e liuto (Prima esecuzione italiana) Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri Internazionali di Musica Contemporanea, Palazzo della Cultura, 25 ottobre Livia Rado, soprano Silvia De Maria, viola da gamba Elena Casoli, liuto Aldo Clementi OTTO FRAMMENTI Canoni su una “Ballade” di Charles d’Orléans sul tema de “L’homme armé” per soprano, controtenore, viola da gamba, liuto e organo (Prima esecuzione integrale della versione definitiva) Latina, Festival Pontino di Musica, Incontri Internazionali di Musica Contemporanea, Palazzo della Cultura, 25 ottobre Livia Rado, soprano Alessandro Giangrande, controtenore Silvia De Maria, viola da gamba Elena Casoli, liuto Filippo Perocco, organo dir.: Marco Angius Giorgio Gaslini CIRCULAR DANCES per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni (Commissione dell’Ex Novo Ensemble) Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 27 ottobre Ex Novo Ensemble Martino Traversa RED per violino solo Parma, Festival Traiettorie, Casa della Musica, 31 ottobre Hae-Sun Kang, violino NOVEMBRE Malika Kishino MONOCHROMER GARTEN IV per koto a 30 corde Tokyo, Tokyo-shohken Hall, 3 novembre Shuretsu Miyashita II, koto a 30 corde Federico Gardella CINQUE CORI NOTTURNI SOTTO LA COSTA per flauto contralto Riva presso Chieri (Torino), Rive Gauche Concerti, 3 novembre Annamaria Morini, flauto contralto Andrea Mannucci NOVEMBRE DEI VIVI Melologo per voce recitante e pianoforte su testo di Marco Ongaro Desenzano, V Festival del Ned Ensemble, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, Auditorium Celesti, 4 novembre Paolo Valerio, voce recitante Maurizio Baglini, pianoforte Ivan Vandor KLAVIERQUARTETT per violino, viola, violoncello e pianoforte Roma, Accademia Filarmonica Romana, Teatro Olimpico, 12 novembre Quartetto Klimt Nicola Sani DEUX, LE CONTRAIRE DE “UN” per ensemble (Commissione dell’Ensemble Orchestral Contemporain) Nice, Festival Manca, Théâtre National de Nice, 13 novembre Ensemble Orchestral Contemporain dir.: Mark Foster Giorgio Colombo Taccani RESTLESS WHITE per flauto solo (Prima esecuzione italiana) Desenzano, V Festival del Ned Ensemble, Stagione Concertistica “Città di Desenzano”, 18 novembre Roberto Fabbriciani, flauto Nicola Sani UN SOUFFLE LE SOULÈVE, LES DUNES DU TEMPS per flauto contralto e supporto digitale Pisa, Scuola Normale Superiore, I Concerti della Normale, 21 novembre Roberto Fabbriciani, flauto Walter Neri, regia del suono Ivan Vandor SILENCES HORIZONS ESPACES - Parte 1 per orchestra (Prima esecuzione della versione definitiva) Campobasso, Teatro Savoia, 22 novembre Orchestra Stabile del Molise dir.: Franco Piersanti ESZ Valerio Sannicandro SUTRAS per ensemble e suoni elettronici Cottbus, Staatstheater Cottbus, 30 novembre 2012 Philharmonisches Orchester Cottbus Valerio Sannicandro, sound projection dir.: Will Humburg Stefano Gervasoni PRÉ PARÉ - PRÉ ÉPURÉ dal ciclo: “Près” per pianoforte Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 16 dicembre Aldo Orvieto, pianoforte Henri Pousseur HUIT PETITES GÉOMÉTRIES per sette musicisti Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da definire] Contempoartensemble dir.: Mauro Ceccanti Alessandro Solbiati BIANCO - V movimento da “Crescendo” Otto brevi brani in forma di studio per orchestra da camera Milano, Teatro Dal Verme, 16 dicembre Orchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali di Milano dir.: Daniele Parziani Michele dall’Ongaro VINGT ANS APRÈS… per ensemble Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da definire] Contempoartensemble dir.: Mauro Ceccanti Marco Quagliarini ZONE I per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte Firenze, Contempoartefestival, novembre [data da definire] Contempoartensemble dir.: Mauro Ceccanti DICEMBRE Federico Gardella SIRÈNES Opera da camera in un atto Libretto di Emmanuel Darley da un frammento di Licofrone (Maquette di presentazione: I e III scena) Paris, Arcal - Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical, 3 dicembre Dorothèe Lorthiois, Sirène 1 Chantal Santon, Sirène 2 Caroline Meng, Sirène 3 Benjamin Alunni, Ulysse Ensemble Cairn direttore: Guillaume Bourgogne regia: Jean De Pange Michele Tadini K_446 concerto per 60 chitarre, 20 bassi Roma, Contemporanea, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli, 5 dicembre Stef Burns, chitarra solista Ivan Fedele FÜNFZEHN BAGATELLEN Bilbao, Fundación BBVA, 11 dicembre (Commissione della Fundación BBVA per il Trio Arbós) per violino, violoncello e pianoforte Trio Arbós news EDIZIONI SUVINI ZERBONI Stefano Gervasoni SONATINEXPRESSIVE per violino e pianoforte (Commissione Ex Novo Musica) Venezia, Ex Novo Musica, Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 16 dicembre Lina Uinskyte, violino Aldo Orvieto, pianoforte GENNAIO Valerio Sannicandro WINDSTRÖME per orchestra Cottbus, Staatstheater Cottbus, 11 gennaio Philharmonisches Orchester Cottbus dir.: Marc Niemann Marco Momi ICONICA II per ensemble ICONICA III per sei voci su testo di Filippo Farinelli ICONICA IV per trio d’archi, flauto, clarinetto, pianoforte preparato e live electronics (Prima esecuzione integrale del ciclo “Iconica”) Paris, Ircam, Espace de Projection, 13 gennaio Solistes XXI Ensemble L’Itinéraire dir.: Rachid Safir Realizzazione informatica musicale Ircam: Marco Momi Aureliano Cattaneo PAROLE DI SETTEMBRE - LIBRO I per controtenore e ensemble (Commissione di Contrechamps) Genève, Saison Contrechamps, Radio de la Suisse Romande, Studio Ernest Ansermet, 15 gennaio Daniel Gloger, controtenore Ensemble Contrechamps dir.: Michael Wendeberg Alessandro Solbiati TO WHOM? per voce femminile sola (Prima esecuzione della nuova versione) Osaka, Nanko Sunset Hall, 20 gennaio Akiko Kozato, soprano Alessandro Solbiati EPOS per oboe (corno inglese) e trio d’archi Lugano, Conservatorio, 24 gennaio Heinz Holliger, oboe Swiss Chamber Soloists Il calendario completo delle esecuzioni, costantemente aggiornato, può essere consultato all’indirizzo internet: www.esz.it Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991 DISTRIBUZIONE IN OMAGGIO