Con gli Stati gEnErali, il SiStEma SoCio-Sanitario

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Con gli Stati gEnErali, il SiStEma SoCio-Sanitario
Anno III, n. 7, Aprile/Giugno 2009
Edizione Brescia
INIZIATIVE Con gli Stati generali, il sistema socio-sanitario lombardo dialoga con il territorio
EMERGENZA Regione Lombardia si mobilita per l’Abruzzo INFORMAZIONE Infezioni infantili: tutte le informazioni in un opuscolo ASSISTENZA Cure palliative: estesa a tutta la Lombardia l’ospedalizzazione domiciliare PREVENZIONE Solo il bello del caldo
Con gli Stati generali,
il sistema socio-sanitario lombardo
dialoga con il territorio
Notizie dalla tua asl
Prevenzione
e vigilanza
nei cantieri
edili
Indagine
sull’uso di
alcol e tabacco
nelle scuole
Aggressioni
da cani:
è emergenza?
7
n°
In questo numero
EDITORIALE p
3
DA REGIONE LOMBARDiA 4,5 milioni IN PIÙ PER LA PREVENZIONE
INIZIATIVEp 4-5
CON GLI STATI GENERALI, IL SISTEMA SOCIO-SANITARIO LOMBARDO
DIALOGA CON IL TERRITORIO
Un ciclo di incontri con gli Assessori
EMERGENZA p
REGIONE LOMBARDIA SI MOBILITA PER L’ABRUZZO
6
Dal TERRITORIOp
Notizie dalla tua ASL
7-10
Attivata l’Unità Speciale Grandi Emergenze (USGE)
PREVENZIONE p 11
INFEZIONI INFANTILI: TUTTE LE INFORMAZIONI IN UN OPUSCOLO
Tutte le precauzioni in un prontuario
ASSISTENZA p
CURE PALLIATIVE: ESTESA A TUTTA LA LOMBARDIA
L’OSPEDALIZZAZIONE DOMICILIARE
12-13
Migliore qualità della vita per i pazienti inguaribili
PREVENZIONE SOLO IL BELLO DEL CALDO
p 14-15
Anno III, n. 7, Aprile/Giugno 2009
Le regole d’oro per affrontare i mesi estivi
INIZIATIVE Con gli Stati generali, il sistema socio-sanitario lombardo dialoga con il territorio
EMERGENZA Regione Lombardia si mobilita per l’Abruzzo INFORMAZIONE Infezioni
infantili: tutte le infornazioni in un opuscolo ASSISTENZA Cure palliative: estesa a tutta la Lombardia l’ospedalizzazione domiciliare PREVENZIONE Solo il bello del caldo
Con gli Stati generali,
il sistema socio-sanitario lombardo
dialoga con il territorio
Notizie dalla tua asl
7
n°
Registrata al Tribunale di Milano in data 07.05.2007 al
numero 292
Chiuso in redazione: 30 aprile 2009
Direttore responsabile: Daniela Martelli
Redazione: Franco Binaghi, Maurizia Domenichini,
Antonio Fanuzzi, Manuela Filardo, Elena Frasio, Alessandro Gatta,
Enzo Mascolo, Enrico Parola, Alberto Rovaris, Marcella Ubezio
Progetto grafico: MultiMedia srl
Stampa: Lucky Group
Tiratura: 440.000
Contatti: [email protected]
www.sanita.regione.lombardia.it
Anno III, n. 7, Aprile/Giugno 2009
Dalla Regione 4,5
milioni di euro
in più per
la prevenzione
C’è la crisi, si taglia ovunque. È possibile farlo anche nella Sanità?
Teoricamente sì, ma certo il discorso si complica se il contenimento dei costi non deve andare a detrimento del livello qualitativo
dell’assistenza. Perché, riprendendo un adagio popolare, la salute
non ha prezzo, ma ha costi ben precisi. È noto come, soprattutto da
alcuni anni, l’attività del sistema sanitario sia programmata sulla
base del budget stanziato, delle risorse disponibili; ed è evidente come, soprattutto adesso, sia complicato non solo riuscire ad
aumentare, ma anche semplicemente riuscire a non diminuire il
budget disponibile. Ebbene, in questo quadro Regione Lombardia
ha compiuto un’azione importante: con la delibera VIII/9173, dello
scorso 30 marzo, ha introdotto significative innovazioni per la erogazione di alcune prestazioni sanitarie riguardanti la diagnosi precoce di patologie oncologiche, che saranno d’ora in poi retribuite
“extrabudget” dalla Regione agli erogatori di tali servizi (ambulatori, aziende ospedaliere, case di cura, ecc.).
Mentre la maggior parte delle prestazioni sanitarie erogate per la
Regione Lombardia sono regolate da appositi contratti stipulati tra
le ASL e gli erogatori, le prestazioni extrabudget sono, come dice
la parola stessa, compensate a prescindere dai massimali stabiliti
con tali contratti, e quindi, come accade per le prestazioni urgenti,
non avendo limiti prefissati non necessitano di alcuna programmazione.
Questa innovazione si traduce immediatamente in una drastica
riduzione dei tempi di attesa per i cittadini, con l’esito inoltre di
un migliore e più approfondito monitoraggio di patologie, che se
non curate a tempo, producono gravi conseguenze sulla salute del
paziente.
È ovvio che tale novità ha come riflesso immediato dei costi aggiuntivi, anche se nel lungo periodo contribuisce sicuramente ad
una riduzione dei costi complessivi, grazie al miglioramento della
prevenzione che permette percorsi di cura che colgono la patologia
nelle fasi iniziali dove le cure sono più semplici ed efficaci.
Lo sforzo, anche economico, è notevole: si prevede un aumento
della spesa riguardo a queste prestazioni di circa il 10%, pari a 4,5
milioni di euro. L’obiettivo della Regione è come detto quello di
aiutare in misura ancor più efficace i cittadini nella prevenzione:
dal 2005 sono extrabudget le prestazioni di grande urgenza (infarto, ictus, politrauma) e di dialisi, dal 30 marzo lo sono diventate
anche la mammografia mono e bilaterale, l’ecografia mammaria
mono e bilaterale e la colonscopia, essenziali per la diagnosi precoce di patologie oncologiche frequenti quali il tumore al seno e al
colon retto. E accanto ad esse, sempre nell’ottica di una più ampia
ed efficace campagna preventiva, gli screening di 1° livello (FOBT,
ricerca del sangue occulto nelle feci, Pap test) e di 2° livello (colposcopia). Un’azione che costerà cara, ma la salute non ha prezzo;
e questa iniziativa aiuterà molti cittadini a conservare meglio la
propria salute.
3
iniziative
Con gli Stati generali,
il sistema socio-sanitario lombardo
dialoga con il territorio
Anche il mondo della Sanità ha i suoi
Stati Generali. Sono ben diversi da
quelli proclamati nel 1789 da Luigi XVI
a Versailles, quando si riunirono clero,
nobiltà e terzo stato per far fronte alla
crisi politica, economica e sociale che
stava squassando fin nelle fondamenta
il regno di Francia. Ma il nome e il riferimento non sono affatto casuali. Gli
“Stati generali territoriali del Sistema
socio-sanitario” sono nati in Lombardia per il desiderio e la necessità che
tutte le realtà impegnate negli ambiti
sanitario e sociale potessero incontrarsi e così condividere esperienze,
confrontarsi e giudicare la multiforme,
complessa e talvolta problematica realtà lombarda. Per questo l’assessore
alla Sanità e l’assessore alla Famiglia
e Solidarietà Sociale, ripetendo la felice esperienza del 2004, hanno deciso
di incontrare, assieme ad altri vertici
regionali, i responsabili e gli operatori
4
socio-sanitari di tutte le ASL lombarde.
Chi ama la storia e i suoi aneddoti forse ricorderà che il protocollo degli Stati
Generali prescriveva che il re incontrasse prima il clero e in seguito i nobili
nella sua stanza da lavoro (obbedendo
a una precisa simbologia, ai primi venivano aperte entrambe le ante della porta, mentre ai nobili una, l’altra rimaneva chiusa), mentre il terzo stato veniva
ricevuto nella regale
stanza da letto. Questa volta invece sono
state programmate
visite in loco in tutte
le quindici ASL lombarde: a determinare
la forma e la realizzazione di questo progetto, al di là ovviamente del passaggio
dalla monarchia a un
ordine democratico,
è stata la consapevolezza che se oggi il
modello lombardo è un riferimento non
solo per l’Italia ma per l’intera Europa,
e le sue eccellenze vengono citate e studiate anche oltreoceano, il merito, cioè
le radici, le fondamenta, vanno ricercate sul territorio: parlare di qualità e di
eccellenze del sistema socio-sanitario
lombardo vuol dire parlare del lavoro
che svolgono le varie realtà locali. Perciò questi incontri, intensi workshop in
cui i rappresentanti regionali illustrano
le iniziative realizzate o progettate e
raccolgono le esperienze e le proposte
di chi opera nei vari contesti territoriali.
Un viaggio in tutta la Lombardia che è
iniziato lo scorso 13 marzo con la visita agli operatori della ASL di Sondrio e
che è già arrivato a un quinto del suo
percorso, avendo toccato anche le ASL
di Varese (26 marzo) e di Lecco (3 aprile). In questi primi tre incontri i due assessori hanno ribadito come ad ispirare
l’iniziativa sia stata la consapevolezza
di quanto una reale e concreta condivisione di obiettivi ed esperienze sia necessaria per un sistema socio-sanitario
che ambisca a raggiungere o confermare il suo livello di efficacia ed efficienza.
In quest’ottica sussidiaria, perché que-
sti incontri siano realmente uno specchio fedele ed esaustivo dell’attuale realtà socio-sanitaria lombarda e quindi
possano davvero fornire informazioni e
suggerire indicazioni, sono stati convocati tutti i soggetti coinvolti in questo
specifico ambito: Province, Comuni,
ASL, Aziende Ospedaliere, strutture
socio-sanitarie, gli operatori sanitari e
i rappresentanti delle autonomie funzionali e sociali, oltre ai Consiglieri regionali del territorio di riferimento. Un
confronto lungo un anno, un lungo lavoro che è frutto di tanti lavori avviati e
sviluppati da lungo tempo; il tutto con
un preciso obiettivo di fondo: migliorare ulteriormente la qualità del sistema
assistenziale lombardo. L’eccellenza e
la qualità sono sfide quotidiane dove
nulla può essere dato per scontato o
per acquisito definitivamente.
il calendario degli appuntamenti
degli “Stati generali territoriali del sistema socio-sanitario”
13 marzo 2009
ASL di
Sondrio
03 luglio 2009
ASL di
Mantova
16 ottobre 2009
ASL di
Como
20 novembre 2009
ASL di
Milano 2
26 marzo 2009
ASL di
Varese
18 settembre 2009
ASL di
Cremona
23 ottobre 2009
ASL di
Lodi
27 novembre 2009
ASL di
Milano 1
03 aprile 2009
ASL di
Lecco
25 settembre 2009
ASL di
Bergamo
30 ottobre 2009
ASL di
Brescia
26 giugno 2009
ASL di
Valle Camonica Sebino
02 ottobre 2009
ASL di
Pavia
13 novembre 2009
ASL di
Monza e Brianza
11 dicembre 2009
ASL di
Milano
5
emergenza
Regione Lombardia si mobilita
per l’Abruzzo
Il recente terremoto
verificatosi in Abruzzo
e la grave situazione
che ha provocato, sia
per l’elevato numero di
vittime e feriti che per
i gravi danni provocati
agli edifici, ha determinato l’intervento della
catena dei soccorsi nazionali, coordinato dal
Dipartimento della Protezione Civile.
In questo contesto è
stata attivata la Colonna Mobile Regionale
che vede, tra le varie componenti tecniche, anche un’importante partecipazione della Direzione Generale Sanità di Regione Lombardia con l’Unità
Speciale Grandi Emergenze (USGE)
deputata agli interventi in situazioni di
maxiemergenza.
L’USGE costituisce il nucleo della componente sanitaria della Colonna Mobile Regionale che, con il coordinamento
della Direzione Generale Protezione
Civile, rappresenta la struttura di intervento rapido che Regione Lombardia
mette a diposizione per attività di soccorso in ambito nazionale e internazionale.
Accanto all’USGE è stata attivata, con
la collaborazione dell’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza, anche la struttura di primo livello, costituita da una
postazione sanitaria singola in grado di
stabilizzare in una prima fase i pazienti e successivamente di avviarli negli
ospedali o all’USGE.
L’Unità Speciale Grandi Emergenze,
interamente finanziata dalla Direzione
6
Generale Sanità, è stata affidata, sia
per l’acquisizione che per la gestione,
all’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’
Granda di Milano che ne cura manutenzione e organizzazione logistica e
sanitaria, con la supervisione della Regione.
All’interno delle strutture di pronto intervento hanno prestato la loro opera
medici e infermieri, coordinati dalla
Direzione Generale Sanità, dipendenti
del Servizio Sanitario Regionale presso
molte aziende del territorio lombardo.
La struttura dell’USGE è quella tipica
di un ospedale da campo con la possibilità di ulteriori funzionalità qualiquantitative che rendono la struttura
paragonabile a un presidio sanitario
territoriale con caratteristiche di Pronto
Soccorso e Terapia Intensiva.
Strutturalmente l’Unità è composta da
una serie di tende con impiego sanitario e logistico, dall’annesso sistema impiantistico e di supporto e dal materiale
sanitario (farmaci, presidi e strumenti).
Le caratteristiche salienti dell’USGE
riguardano la possibilità di ricoverare
contemporaneamente
30 pazienti, suddivisi
in 14 codici verdi, 10
codici gialli e 6 codici
rossi.
Le procedure diagnostiche utilizzabili
comprendono l’elettrocardiogramma
a
12 derivazioni, con
possibilità di trasmissione a distanza
del tracciato per una
eventuale consulenza
cardiologica, l’esecuzione delle indagini ecografiche E-FAST, o più accurate,
con operatori esperti, l’esecuzione “on
site” delle indagini di laboratorio standard dell’urgenza, il monitoraggio standard del paziente molto grave.
Durante le varie fasi dei soccorsi sono
stati trattati oltre mille pazienti con patologie talvolta estremamente critiche
(infarto, ictus, crisi asfittiche, shock) o
con necessità di tipo socio-assistenziale; in particolare è stata dedicata,
da parte del personale dell’USGE, una
specifica attenzione alla gestione delle
fasi iniziali delle situazioni conseguenti
a stress post traumatico (disturbi acuti
da ansia) nei bambini e negli anziani.
Il successivo intervento delle équipe
composte da psicologi ha consentito
di attivare rapidamente le misure necessarie per il trattamento di questa
patologia.
Giancarlo Fontana
Prevenzione e vigilanza nei Cantieri
edili: un nuovo progetto a tutela
della sicurezza dei lavoratori
Promozione della salute e attività di
prevenzione integrate con il ruolo di
vigilanza e controllo: così l’ASL di Brescia intende dare maggiore impulso al
proprio ruolo nella tutela della sicurezza dei lavoratori.
Per combattere in modo efficace il grave problema degli infortuni sul lavoro è
oggi più che mai necessario che tutti gli
attori coinvolti operino un deciso cambiamento di mentalità, puntando sull’allargamento di una cultura che faccia della sicurezza l’obiettivo prioritario.
In uno dei settori più critici, quello
dell’edilizia, l’intensa attività di vigilanza
e prevenzione svolta dall’ASL di Brescia
è stata caratterizzata, negli ultimi anni,
da alcune importanti iniziative di significativo impatto, quali la formazione alle
principali figure che si occupano di sicurezza (datori di lavoro, capicantiere, coordinatori della sicurezza ecc.) e attività
di vigilanza mirata, con particolare riferimento ai grandi cantieri (realizzazione
del Metrobus cittadino e allargamento
della Tangenziale Sud).
Queste attività, e in particolare l’attività
di vigilanza (con oltre 1.100 sopralluoghi
nei cantieri lo scorso anno) sono state
sempre svolte in sinergia con gli altri
enti preposti al controllo delle attività
lavorative e pertanto la Dir. Prov. del Lavoro, l’INAIL e l’INPS.
Con gli stessi Enti si è valutata l’esigenza di attivare un sistema di comunicazione diretta che possa permettere
un’immediata informazione rispetto a
gravi anomalie tecnico-impiantistiche,
assicurative o previdenziali, riscontrate
durante l’attività di vigilanza nei cantieri. La necessità è quella di far pervenire
immediatamente, all’organo ispettivo
competente, un chiaro riscontro (anche
fotografico), che attivi una immediata ed
efficace azione di controllo. L’obiettivo è
stato pertanto la creazione di un software dedicato, che permettesse da un lato
all’ASL di informare direttamente INAIL,
INPS e DPL di situazioni anomale riscontrate in cantiere, ad esempio la presenza
di lavoratori irregolari o la mancanza di
documentazione relativa al nome e alla
provenienza dei lavoratori, e dall’altro
di sollecitare un immediato intervento
a fronte di evidenti situazioni di pericolo (es. lavoro in quota senza protezioni,
utilizzo improprio di macchinari di movimentazione e sollevamento, ecc.).
In sintesi garantire pertanto una efficiente gestione delle visite ispettive e l’ottimizzazione dei tempi di segnalazione tra
i vari enti.
L’Amministrazione Provinciale di Brescia, attraverso il Settore Informatico
dell’Area Innovazione e Territorio, ha
fornito l’applicativo necessario a realizzare il progetto che si è poi ulteriormente evoluto con l’introduzione
di una base dati condivisa per raccogliere le segnalazioni di aperture di
cantieri, la georeferenziazione, la localizzazione, la navigazione e la raccolta
dati mediante uno strumento palmare
come principale mezzo tecnologico di
supporto sul campo.
Negli ultimi anni sul territorio dell’ASL
di Brescia sono diminuiti gli infortuni
gravi in edilizia (265 nel 2006, 235 nel
2007, 207 nel 2008) e in particolare nel
2008 non sono stati registrati infortuni
mortali in questo settore.
Certamente questo risultato può essere correlato a una riduzione della attività nel settore, ma il nostro auspicio è
che sia riferibile anche a una maggiore
presenza sul territorio delle attività di
vigilanza, oltre che alla diffusione della
cultura della prevenzione dei rischi nei
luoghi di lavoro che rappresenta una
delle azioni più efficaci per ridurre il fenomeno degli infortuni e delle malattie
professionali.
Carmelo Scarcella
Direttore Generale ASL di Brescia
p.7
Presentata dall’ASL un’indagine
sull’uso di alcol e di tabacco
nelle scuole secondarie di Brescia
Il consumo di alcol e l’abitudine al fumo
rappresentano, nella nostra società, due
tra le più comuni e nocive abitudini di
vita. In Italia il fumo attivo è la principale
causa di mortalità e morbosità ed è legato all’insorgere di patologie all’apparato
respiratorio e al sistema cardiovascolare.
L’alcol ha un ruolo invece nella genesi
di molte malattie del fegato e di tumori
maligni dell’apparato digerente, oltre a
essere spesso origine di incidenti stradali, sul lavoro e domestici, nonché di un
numero considerevole di morti per cause
violente.
Molte persone acquisiscono tali abitudini durante l’adolescenza e, in alcuni casi,
le mantengono per tutta la vita, poiché
smettere è spesso difficile, trattandosi di
vere e proprie dipendenze fisiche e psichiche. La prevenzione è la principale
modalità per contrastarne la diffusione,
purché attuata quanto più precocemente
possibile.
Per fornire un quadro attuale degli aspetti della realtà giovanile bresciana sui
consumi, conoscenze e atteggiamenti
nei confronti dell’alcol e del fumo di tabacco, è stata svolta, a cura dell’ASL, nei
mesi di aprile e maggio 2008, un’indagine campionaria tra gli studenti delle
scuole secondarie di secondo grado di
Brescia.
La popolazione era costituita dagli studenti delle prime e delle quinte classi
delle scuole secondarie scelte fra tutti gli
istituti scolastici pubblici e privati parificati della città, grazie alla collaborazione
dell’Ufficio Scolastico Provinciale.
p.8
Sono stati così campionati, con campionamento casuale semplice, 949 studenti
appartenenti a 38 classi prime e 721 frequentanti 36 classi quinte, per un totale
di 1.670 studenti. Per la raccolta delle
informazioni è stato utilizzato un questionario anonimo compilato alla presenza di un insegnante e di un assistente
sanitario dell’ASL. Il
questionario si compone di varie sezioni,
con domande generali sull’intervistato
(età, residenza, persone che coabitano,
condizioni lavorative
e livello di istruzione
dei genitori, rendimento scolastico) e domande specifiche
sui consumi di bevande alcoliche e sulle
abitudine fumatorie degli studenti, dei
familiari e degli amici, oltre a domande su conoscenze e atteggiamenti degli
studenti concernenti i danni alla salute
provocati da alcol e fumo. In sintesi l’indagine mostra come una quota rilevante di studenti delle prime, e soprattutto
delle quinte classi, consumi abitualmente bevande alcoliche, ha provato uno o
più episodi di ebbrezza alcolica nell’arco
di un mese e si è messo alla guida di una
moto o autoveicolo dopo aver bevuto
quantità eccessive di alcolici. I giovani
sembrano sottostimare gli effetti acuti
e cronici dell’alcol pur dicendosi genericamente consapevoli della pericolosità
dell’alcol per la salute.
Per quanto riguarda il fumo di sigaretta,
uno studente su tre nelle prime classi e
il 40% di quelli delle quinte fuma regolarmente, tutti i giorni o qualche volta
alla settimana. Circa la metà dei ragazzi
di quinta ha provato a fumare la prima
sigaretta entro i 13 anni di età.
Mentre i ragazzi dichiarano di consumare
alcolici in percentuale maggiore rispetto
alle ragazze, queste ultime fumano in
proporzione maggiore dei coetanei maschi, sia nelle prime che nelle quinte.
Le abitudini di vita dei familiari, ma ancora di più quelle dei coetanei, sono fortemente associate ai comportamenti dei
giovani: pochi studenti bevono alcolici o
fumano sigarette se i loro amici e partner
non bevono e non fumano.
Considerando gli stili di consumo di alcolici nella popolazione giovanile emerge, e la ricerca lo conferma, che negli ultimi anni l’utilizzo di alcol è presente in età
assai precoce: non infrequenti sono gli
episodi di intossicazione acuta concentrati in singole occasioni e sono rilevanti
i danni conseguenti.
AGGRESSIONI DA CANI: È EMERGENZA?
Nuove disposizioni per i cani “pericolosi” … e per i loro padroni
La convivenza uomo-animale nella nostra società, particolarmente in ambiente
urbano, ha assunto una notevole rilevanza, sia per i risvolti sociali ed economici,
che per quelli igienico-sanitari. In una indagine effettuata in una grande città italiana si è rilevata l’incidenza percentuale
dei diversi problemi comportamentali
lamentati dai proprietari di cani, e al primo posto è risultata essere l’aggressività
(33,33%), seguita da indisciplina (17,65%),
disubbidienza (14,38%), disturbi comportamentali minori quali “ansia da separazione”, distruttività, ecc.
I media riportano sempre più frequentemente notizie di aggressioni a persone, spesso donne e bambini, da parte di
cani. Recentemente la cronaca ha riferito
un terribile caso di aggressione mortale
da parte di un branco di cani ai danni
di un bimbo e di aggressioni molto gravi a una donna. In seguito a pericolosi
episodi di aggressività da cani ai danni
di persone, nel 2003 venne pubblicata
la prima ordinanza urgente per la tutela dell’incolumità pubblica dal rischio
di cani potenzialmente pericolosi. Negli
anni seguenti sono state emesse successive ordinanze che hanno visto variare
soprattutto l’elenco delle “razze pericolose”, fino all’ultima del 3 marzo scorso, la
cosiddetta ordinanza... novità rispetto a
quelle precedenti tra cui:
1.l’abolizione dell’elenco delle cosiddette “razze pericolose” in quanto non è
possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane in base
alla razza o a un suo incrocio (ricordiamo che l’aggressività verso le persone
deriva molto spesso da una non corretta educazione e gestione dell’animale,
che ne condiziona l’apprendimento e
ne influenza il tipo di interazione);
2.l’introduzione della responsabilità civile e penale dei proprietari per danni
o lesioni che il cane arreca a persone
animali o cose;
3.l’obbligo di utilizzo di museruola e
guinzaglio di lunghezza non superiore
a m. 1,5 per i cani condotti nelle aree
urbane e nei luoghi aperti al pubblico;
4.l’istituzione di percorsi formativi per i
proprietari di cani volti alla formazione
e all’acquisizione di adeguate cognizioni sulla corretta detenzione di un cane
e ai fini della prevenzione di danni o lesioni agli altri.
LA SITUAZIONE NELL’ASL DI BRESCIA
Storicamente la lotta al randagismo è
nata per la prevenzione dei casi di morsicatura e conseguentemente della pro-
pagazione dell’infezione della rabbia. Le
norme vigenti prevedono che i cani catturati, perché vaganti, debbano essere
ricoverati presso i canili sanitari e che i
cani morsicatori debbano essere tenuti in
osservazione 10 giorni da parte del veterinario dell’ASL, al fine di escludere che
l’animale in questione sia affetto da rabbia e che possa averla trasmessa ad un
altro animale o all’uomo. Al giorno d’oggi
infatti non esiste una metodica di laboratorio per la diagnosi in vita. Solo l’osservazione clinica nei dieci giorni successivi
all’evento della morsicatura consente di
escludere che sia affetto da rabbia. Nel
corso del 2008, nella sola ASL di Brescia,
in seguito alle segnalazioni di avvenute
morsicature pervenute dal Pronto Soccorso degli Ospedali sono stati sottoposti a
osservazione 637 cani; fortunatamente la
stragrande maggioranza delle morsicature non ha fatto registrare gravi lesioni per
le vittime, che sono state dimesse con
prognosi inferiore ai 20 giorni.
Nella tabella sono riportati i dati riferiti
agli ultimi due anni relativi ai cani in ingresso al canile sanitario dell’ASL, ai cani
restituiti al proprietario perché regolarmente identificati, ai cani affidati e infine
ai cani sottoposti a osservazione poiché
morsicatori.
p.9
CRS, ritira presso l’ASL il modulo
per il consenso informato
Molti cittadini lombardi hanno ormai
familiarizzato con la Carta Regionale dei
Servizi (CRS), ma è utile ricordare che per
usufruire a pieno di tutte le sue funzionalità per i servizi on line è necessario:
- richiedere il codice PIN;
- esprimere il consenso al trattamento
dei dati personali effettuato con il Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il PIN è il codice segreto associato
alla Carta, che consente di autenticarsi
on line, accedendo ai servizi direttamente dal proprio PC, con un semplice lettore di smart card. Per richiedere il PIN
A cura di: Servizio Comunicazione ASL di Brescia
Redazione e testi: Lia Giovanelli, Fiorella Albini
Foto EDEN
p.10
è necessario recarsi con la propria CRS
e un documento d’identità in ASL, uffici
di Scelta e Revoca, dove verrà rilasciato
immediatamente, oppure rivolgersi agli
Uffici Postali e compilare l’apposito modulo.
L’altra operazione importante da compiere è quella relativa al consenso informato: in questi giorni è in distribuzione
presso le ASL lombarde un modulo che
permette ad ogni cittadino di esprimere
il consenso al trattamento dei dati personali che saranno inseriti nel Fascicolo
Sanitario Elettronico. Ogni cittadino può
compilarlo
e accedere a
uno dei servizi più innovativi previsti
dall’utilizzo
della CRS.
Il
Fascicolo Sanitario
Elettronico
è infatti una
cartella sanitaria virtuale
che raccoglie
e rende disponibili tutte le
informazioni
e i documenti
clinici relativi
all’assistito
(prescrizioni di visite
s p e c i a l i s t iche, di esami
diagnostici e di farmaci, referti di visite
specialistiche ed esami, verbali di pronto
soccorso, lettere di dimissioni, dati relativi alle cure in corso e altri dati utili in
condizioni di emergenza).
Il Fascicolo Sanitario Elettronico viene creato solo dopo che il cittadino ha
espresso il Consenso al trattamento dei
dati personali ed è consultabile on line dai
medici e dagli specialisti coinvolti nei
processi di diagnosi e cura e dal cittadino stesso, da casa dal proprio computer.
Il consenso permette:
- al cittadino, di visualizzare i dettagli
relativi ai propri eventi sanitari (prescrizioni, ricoveri, visite specialistiche,
eventi di Pronto Soccorso, ecc.);
- al medico curante, agli specialisti che
seguono il paziente, di accedere e consultare, quando necessario e nei casi di
emergenza, la storia clinica del paziente aggiornata all’ultimo evento sanitario, visualizzando in tempo reale sul
proprio computer referti di visite specialistiche ed esami, verbali di pronto
soccorso, lettere di dimissioni.
La tutela della privacy è garantita come
attestato nell’informativa allegata al
modulo relativa al “Trattamento dei dati
personali effettuato con il Fascicolo Sanitario Elettronico”.
Ogni cittadino può esprimere il consenso compilando e firmando il modulo e
consegnandolo agli sportelli della ASL,
delle Aziende Ospedaliere, in Farmacia o
negli Uffici Postali.
Di fianco i principali indirizzi presso cui
ritirare e riconsegnare il modulo.
Tiratura per l’ ASL: 50.000 copie
Contatti: [email protected]
Sito: www.aslbrescia.it
PREVENZIONE
Malattie infettive:
tutte le misure di prevenzione
in un solo opuscolo
False credenze e facili allarmismi; ma soprattutto la necessità di una prevenzione
efficace e di precauzioni e comportamenti
adeguati: per questo Regione Lombardia
ha pubblicato l’opuscolo “Malattie infettive e comunità infantili”, un vero e
proprio prontuario che fornisce informazioni utili e scientificamente precise sulle
fondamentali misure di prevenzione e di
igiene in generale, dal lavaggio delle mani
alla preparazione e somministrazione degli alimenti, dalla sanificazione degli ambienti alle misure di controllo. L’opuscolo
contiene diciannove schede, ognuna dedicata alle malattie infettive più diffuse,
elencate in ordine alfabetico: si parte dalle
congiuntiviti e si arriva alla varicella, passando dalle epatiti virali A ed E alla mononucleosi, dal morbillo alla scarlattina.
“È esperienza comune - introduce Luigi
Macchi, responsabile della Prevenzione in
Lombardia - che, quando casi singoli o
focolai di epidemia coinvolgono la scuola
o le comunità infantili in genere, subentrino paure e preoccupazioni. Gli interventi
di prevenzione, che l’ASL mette in campo
attraverso gli operatori del Dipartimento di Prevenzione Medico e dei Distretti,
sono a volte ritenuti insufficienti, perché
è ancora diffusa l’erronea convinzione che
tutti i mezzi possibili, dall’isolamento dei
malati alla disinfezione di case e scuole,
siano sempre assolutamente necessari”.
Miti popolari che poco hanno a che fare
con le verità scientifiche: “I dati statistici e
le ricerche epidemiologiche - approfondisce Macchi - hanno rivelato molti ‘segreti’
della trasmissione di malattie infettive.
È ormai noto che la maggior parte delle
patologie si diffondono già dal periodo
di incubazione (quando cioè non vi sono
ancora sintomi chiari della malattia), che
in molti casi il contagio può essere evitato
adottando semplici precauzioni e misure
di igiene, purché applicate costantemente
anche in assenza di persone malate. E ancora sappiamo che tutti i virus e molti batteri sopravvivono, fuori dal malato, per pochissimo tempo e, dunque, la disinfezione
degli ambienti si rivela inutile se non dannosa (per la selezione di ceppi resistenti)”.
Proprio per mettere a disposizione del
maggior numero di persone le nuove conoscenze scientifiche, la Regione non solo
le ha tradotte in indicazioni operative per
gli addetti ai lavori, ma le ha riportate in
questo opuscolo, diffuso nelle ASL, nelle
scuole infantili ed elementari. L’iniziativa
ha avuto un enorme successo
tant’è che si è dovuto provvedere a una ristampa di 60.000 copie che saranno in distribuzione da fine giugno. Nello stesso
periodo l’opuscolo sarà inoltre
disponibile sul sito www.sanita.
regione.lombardia.it.
“Occorre cambiare la mentalità - prosegue Macchi - pensare
cioè alla prevenzione delle malattie infettive, incentivando gli
interventi disponibili prima che
si verifichi una malattia infettiva e non solo quelli posti in
atto quando la malattia si è già
manifestata, finalizzati esclusivamente al controllo della
sua diffusione”. Se il mezzo di
prevenzione primo e più efficace è costituito dalle vaccinazioni, “altrettanto importante è
l’adozione di misure igieniche
di routine che, divenute parte
del comportamento abituale, ci evitano
di essere raggiunti dai microbi”. Il primo
passo da compiere in questa direzione
ha un nome ben preciso: informazione.
“La collaborazione tra gli operatori della
prevenzione e le diverse componenti che
operano nelle comunità infantili e scolastiche (insegnanti, educatori, genitori e
alunni) - conclude Macchi - nasce anche
dalla condivisione delle conoscenze che
sottendono le indicazioni operative per la
prevenzione e il controllo delle malattie
infettive. Da qui queste ‘schede’, perché le
azioni di prevenzione non possono essere
bagaglio solo degli addetti ai lavori”.
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ASSIStENZA
Cure palliative:
Estesa a tutta la Lombardia
l’ospedalizzazione domiciliare
“In latino il pallium era il mantello che protegge il debole: questa è
l’etimologia di palliativo”. Spiegare
bene i concetti vuol significare anche dare il giusto peso alle parole
che li definiscono, e così fa Furio
Zucco, già presidente della Società
Italiana Cure Palliative e oggi direttore del Dipartimento di Anestesia,
Rianimazione, Terapia del dolore
e Cure Palliative presso l’Azienda
Ospedaliera “Salvini” di Garbagnate
Milanese. “Per Cure Palliative – continua – si intende l’insieme di cure
attive caratterizzate da interventi
sanitari, innanzitutto controllo del
dolore e dei sintomi, socio-sanitari,
psicologici, di volontariato che rispondono a tre caratteristiche fondamentali: la continuità di intervento, la presenza di un’équipe di
operatori preparati, la gratuità delle
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cure”.
In questo ambito così delicato il
Sistema Sanitario Regionale ha intrapreso un’importante iniziativa:
verrà esteso a tutto il territorio lombardo il percorso di ospedalizzazione domiciliare delle cure palliative
oncologiche.
Un ampliamento sostanziale dell’offerta di cure, fino ad oggi assicurata
in hospice o nelle strutture ospedaliere di cure palliative, che viene
incontro con ancora maggior attenzione e adeguatezza alle necessità
familiari e psicologiche del paziente
oncologico. Zucco sa bene che spiegare i concetti vuol anche dire fare
riferimenti precisi e inquadrare il
tema in un contesto specifico; così,
prima di dettagliare l’iniziativa, fa
un richiamo importante: “Il Consiglio d’Europa afferma che le cure
palliative rappresentano la risposta migliore per i malati terminali e
per le loro famiglie; l’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce
il concetto sottolineando come le
cure palliative garantiscono la miglior qualità di vita alle persone inguaribili. Dal 2001 in Italia sono un
Livello Essenziale di Assistenza che
deve essere garantito gratuitamente
a tutta la popolazione italiana”.
Si passa poi al contesto lombardo:
“La nostra è la regione italiana più
avanzata nella realizzazione della
rete per le cure palliative. Non è uno
slogan propagandistico, ma la semplice realtà dei fatti, come dimostrano alcuni dati: 28 sono le Unità
di Cure palliative (UCP) funzionanti; 46 le strutture lombarde, tra
UCP e hospice, dedicate ai malati
terminali: i 623 posti letto lombardi attivi ogni giorno costituiscono
la maggiore dotazione regionale
italiana. In ognuna delle 15 ASL è
operativo almeno un servizio di cure
palliative al domicilio del paziente;
23 sono le Organizzazioni non profit attive nelle cure palliative”. Numeri importanti, ma purtroppo correlati al reale bisogno che emerge
dal quadro regionale: “In Lombardia
sono più di 30.000 le persone che
ogni anno, a causa di una malattia inguaribile, giungono alla fase
finale della propria esistenza. Per
questo la Regione sta investendo
ogni anno di più in quest’area innovativa: programmi di formazione
del personale, informazione della
popolazione e potenziamento della rete domiciliare sono le direttrici fondamentali che dimostrano la
continua attenzione ai bisogni dei
malati e delle loro famiglie”.
A entrare nello specifico del percorso di ospedalizzazione domiciliare
delle cure palliative oncologiche è
Caterina Tridico, responsabile della
Programmazione e Sviluppo Piani
della Sanità lombarda: “Il servizio è
rivolto a malati oncologici non più
suscettibili di terapie antitumorali
specifiche, ma che necessitano di
trattamenti palliativi per il mantenimento della migliore qualità di
vita possibile e con un grado di autonomia che non permette l’accesso ai servizi ambulatoriali e con un
ambiente domiciliare/familiare adeguato al servizio”. Regione Lombardia ha definito alcuni standard di
riferimento: “Il servizio deve essere
attivato entro 72 ore dalla domanda
– dettaglia la Tridico - e ogni settimana va definito un piano di assistenza modulato sulla base dei bisogni rilevati; il servizio è attivo 24
ore al giorno per 365 giorni all’anno,
con reperibilità telefonica notturna; vengono dispensati e prescritti direttamente i farmaci ed eventualmente dispensati direttamente
particolari ausili e presidi. Inoltre
possono essere eseguiti a domicilio prestazioni come ad esempio
prelievi, paracentesi, trasfusioni”.
Accanto a ciò, è previsto l’accesso
ad eventuali consulenze specialistiche ospedaliere ed il ricorso diretto a servizi diagnostici ospedalieri
come analisi e imaging. “Tutto ciò
viene assicurato dalla presenza di
un’équipe multidisciplinare (medico, infermiere, psicologo, assistente
sociale, ecc.) che integra le diverse
competenze per dare una risposta
più possibile adeguata ai bisogni
del paziente e della famiglia – conclude Tridico – ricordando l’insostituibilità delle associazioni di volontariato, che da sempre sostengono
queste attività”.
In questo quadro generale, “particolare è la situazione dei bambini a cui
va garantita, soprattutto nelle ultime
fasi dell’esistenza, un’assistenza che
merita il massimo delle attenzioni,
fornendo tutti i conforti per affrontare con la minore drammaticità possibile l’addio alla vita terrena”.
“Regione Lombardia sta avviando
un percorso di definizione delle cure
palliative per il paziente in età pediatrica” spiega Franco Locatelli, Direttore dell’Oncoematologia pediatrica
dell’Istituto S. Matteo di Pavia.
“L’assistenza al domicilio del paziente permetterà a bambini e adolescenti di vivere la malattia nei
luoghi e nelle situazioni per loro di
maggior conforto, anche e soprattutto affettivo, quali la casa dove
hanno trascorso la maggior parte
del loro tempo, ferma restando la
possibilità di ricovero in letti dedicati che verranno individuati in
Centri di riferimento altamente qualificati. Considerata l’importanza di
un tale servizio – conclude Locatelli – sarà fondamentale stabilire una
stretta rete di collegamento tra gli
operatori dei centri pediatrici di riferimento per queste cure e le figure sanitarie territoriali (il pediatra/
medico di famiglia, l’infermiere,
l’assistente sociale, ecc). Per questo sono importanti la formazione
degli operatori e l’informazione alle
comunità più allargate, cui spetta il
compito di accompagnare e sostenere il bambino e la sua famiglia
nel drammatico momento di una
malattia terminale”.
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PREVENZIONE
SOLO IL BELLO DEL CALDO
Le condizioni climatiche
Vengono innanzitutto indicate alcune situazioni che, se riscontrate, possono risultare indicative di un eventuale pericolo per eccesso di caldo:
temperatura esterna superiore ai 3235 gradi; alta umidità che impedisce
la regolare sudorazione; temperatura
di casa superiore a quella esterna (si
verifica soprattutto in edifici in cui i
locali risultano poco ventilati, i tetti
e i solai non sono ben isolati).
Disturbi legati alle
condizioni ambientali estive
Edemi da calore
Arriva l’estate. Forse non sarà torrida come profetizzano i teorici
dell’effetto serra, forse, come quella scorsa, sarà abbastanza mite, ma
certo non mancheranno giornate di
caldo intenso, di temperature elevate, soprattutto in città di afa e di
canicola.
E con esse anche i problemi che
possono colpire soprattutto gli anziani, che per la loro condizione
fisica risultano più esposti ai disturbi provocati dalle temperature
eccessive.
Ma tutti possono affrontare meglio questa stagione adottando stili di vita adeguati e sapendo come
comportarsi nell’eventualità che si
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manifestino disturbi come colpi di
sole o collassi da calore.
Prevenire ed eventualmente affrontare questi problemi: sono gli obiettivi dell’opuscolo “Solo il bello del
caldo” che uscirà in giugno e verrà
distribuito da Regione Lombardia
presso le ASL e le strutture sanitarie, i Comuni e gli sportelli SpazioRegione. In esso sono illustrati
i disturbi legati alle condizioni climatiche e il dettaglio dei sintomi e
dei comportamenti da tenere e da
evitare; vengono poi elencate le “10
regole d’oro per affrontare il caldo
estivo” e proposti alcuni “Consigli
per il menu estivo”.
Legati alle alte temperature, provocano senso di pesantezza e gonfiore
agli arti inferiori anche se non ci si
espone direttamente ai raggi solari.
Nel caso vengano riscontrati questi
sintomi, bisogna togliersi vestiti e
calzature troppo strette; sdraiarsi e
tenere le gambe sollevate, più alte
rispetto alla testa, e dormire con un
cuscino sotto i piedi; se in viaggio
fare soste frequenti e passeggiare; se
al mare camminare a lungo nell’acqua. Bisogna evitare di bere alcolici.
Colpo di sole
Provocato dall’esposizione diretta e
prolungata ai raggi solari, provoca
rossore in viso, malessere generale improvviso, mal di testa, nausea,
sensazione di vertigine, possibile fastidio alla luce, febbre e anche perdita di coscienza.
In caso di colpo di sole bisogna chie-
dere assistenza medica, e nell’attesa
distendere la persona sollevandole
le gambe, fare impacchi di acqua fresca, dare da bere acqua fresca con sali
minerali, coprire gli occhi. Bisogna
evitare di provocare raffreddamenti
troppo rapidi e, se c’è perdita di coscienza, di somministrare bevande.
Colpo di calore
Si verifica se la temperatura supera
i 25 gradi, con ridotta ventilazione e
umidità oltre il 60-70%. Provoca volto arrossato o pallido, pelle secca e
calda, febbre, tachicardia e tachipnea (aumento della respirazione),
pupille dilatate e anche perdita di
coscienza.
Bisogna chiedere l’assistenza medica, e nell’attesa far sdraiare la perso-
na con le gambe sollevate (se pallida) o metterla in posizione semiseduta (se rossa in viso), liberarla dagli
indumenti, raffreddarla oltre che con
acqua fresca anche con borse del
ghiaccio messe sotto le ascelle, ai
polsi, all’inguine, alle caviglie, ai lati
del collo. Idratare con acqua e sali.
Le stesse condizioni climatiche possono provocare anche i crampi muscolari da calore, accompagnati da
sudorazione abbondante e spasmi
muscolari, e l’esaurimento o collasso da calore, con tachipnea, pressione bassa, cute fredda, pallida e
umida, nausea e cefalea. In questo
caso va richiesta l’assistenza medica, portando la persona in un luogo
fresco, liberandola dagli indumenti
e somministrandole acqua fresca e
sali minerali.
10 regole d’oro per
affrontare il caldo estivo
1. Ricordati di bere.
2. Evita di uscire e di svolgere attività fisica nelle ore più calde del giorno (dalle
11.00 alle 17.00).
3. Apri le finestre dell’abitazione al mattino e abbassa le tapparelle o socchiudi
le imposte.
4. Rinfresca l’ambiente in cui soggiorni.
5. Ricordati di coprirti quando passi da un
ambiente molto caldo a uno con aria condizionata.
6. Quando esci, proteggiti con cappellino
e occhiali scuri; in auto, accendi il climatizzatore e in ogni caso usa le tendine parasole.
7. Indossa indumenti chiari, non aderenti, di fibre naturali, come lino e cotone;
evita le fibre sintetiche.
8. Bagnati con acqua fresca in caso di
mal di testa provocato da un colpo di
sole o di calore, per abbassare la temperatura corporea.
9. Consulta il medico se soffri di pressione alta e non interrompere o sostituire
di tua iniziativa la terapia.
10. Non assumere regolarmente integratori salini senza consultare il tuo medico curante.
Consigli per il menu estivo
Ok
acqua, tè, pesce,
frutta, verdura e gelati;
Con attenzione
pasta e riso, caffè, succhi di frutta
e bevande gasate;
Evitare
alcolici, fritti, insaccati,
cibi piccanti e bevande fredde
o ghiacciate.
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Facile.
richiedi il codice piN presso la tua ASL.
Con la Carta Regionale dei Servizi sarai identificabile
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