Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche TAGA.DOC16

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Linee Guida alle lavorazioni cartotecniche
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Capitolo 4
I sistemi di trattamento superficiale
4.1
LA VERNICIATURA IN LINEA
4.2
LA VERNICIATURA SERIGRAFICA
4.2.1 Vernici serigrafiche con riserva
4.2.2 Vernici serigrafiche speciali (texturizzata, touch base acqua, a spessore, glitter)
4.3
LE PLASTIFICAZIONI
4.3.1 I diversi tipi di plastificazione
4.3.2 I film utilizzati
4.3.3 Tecnica della plastificazione
4.3.4 Elenco delle plastificazioni
4.3.5 Gli accoppiamenti a film plastico
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Funzioni e vantaggi
La finitura dello stampato va oltre il puro disegno. Il prodotto stampato finito deve colpire
positivamente il consumatore; l’aspetto prezioso attribuisce un valore particolare all’informazione
che si desidera trasmettere.
Per beneficiare di questo vantaggio, con spirito creativo si possono combinare effetti di opacità
e lucentezza, oppure realizzare verniciature a sagoma, o effetti speciali. Di più, le varie tecniche
mettono in evidenza i diversi aspetti del messaggio, li rafforzano e focalizzano l’attenzione ove
desiderato.
Infine, tramite il finishing (finissaggio) con vernici o film plastico si proteggono i prodotti stampati,
prolungando così la loro durata.
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Esistono più tecniche di verniciatura in linea, ciascuna con i propri vantaggi e svantaggi.
Eccone una breve disamina.
Verniciatura con gruppo spalmatore (ad acqua o UV)
Vantaggi
- si può effettuare con vernici base acqua su inchiostri convenzionali
- permette di realizzare verniciature a spot con fotopolimero o caucciù sagomato, con plotter o
altro
- permette di ottenere verniciature lucide, opache, satinate o di impiegare primer per ulteriori
lavorazioni (plastificazioni ecc.)
- permette di ridurre drasticamente l’uso dell’antiscartino
Svantaggi
Si tratta di una tecnologia abbastanza datata, che presenta dei grossi limiti alle alte velocità e
delle difficoltà di stesura uniforme con effetti indesiderati soprattutto in caso di alte masse
d’inchiostro sovrapposto (con effetti buccia d’arancia, striature ecc.)
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Verniciatura con gruppo di bagnatura (“da bagnino” – all’acqua o UV)
Vantaggi
- consente di usare vernici speciali quali perlescenti, Iriodin®, cangianti, con essenze profumate
e, addirittura, microcapsulate, oppure vernici “soft touch"
- questo sistema è facilmente adattabile a macchine ormai obsolete, che vengono attrezzate e
utilizzate specificatamente per questa funzione
Svantaggi
-bisogna fare attenzione all’uso di supporti naturali (tipo carte uso mano): in caso di elevata
assorbenza la verniciatura non sarebbe apprezzabile neppure impiegando una vernice matt o
high gloss
- questo sistema di vernicitura non permette di superare certe velocità a causa degli spruzzi che
può provocare il rullo “dosatore"
- va sempre utilizzato un fotopolimero da applicare sul cilindro lastra come matrice, con relativo
aumento dei costi
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Verniciatura con gruppo flessografico (UV e/o ibrido)
Vantaggi
- grazie all’asciugatura “immediata”, resa possibile dal processo di polimerizzazione, vengono
eliminati i tempi morti tra una lavorazione e l’altra, qualunque essa sia (taglio, piega, cucitura,
fustellature e impressioni a caldo ecc.)
- questa tecnologia assicura un’ampia libertà di disegno in quanto permette di ottenere
verniciature piene, sagomate con fotopolimeri, lucide, opache, perlescenti, “Iriodin”, Drip-Off ,
termocromatiche ecc.
- consente di verniciare qualsiasi tipo di supporto plastico che sia dichiarato stampabile
(controllo DIN)
- in alcuni casi le vernici lucide e opache UV o ibride rappresentano una valida alternativa alle
plastificazioni
Svantaggi
- occorre fare attenzione all’uso di materiali con assorbenza elevata
- l’impiego di vernici UV richiede l’adozione di detergenti speciali
- a sua volta, la stampa con inchiostri UV richiede l’uso di rulli con mescole non polari di
EPDM e detergenti speciali
- i costi delle materie prime (inchiostri e vernici UV) sono più elevati.
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Principali tipi di vernici per macchine da stampa offset a foglio
- primer tradizionale a dispersione H2O o UV
- vernice grassa/UV di macchina con gruppo stampa
- vernice H2O/UV lucida, opaca e satinata
- vernice perlescente/iridescente da gruppo flessografico
- vernice blister
Principali vernici serigrafiche
- serigrafica lucida od opaca
- vernici speciali: texturizzata, touch, a spessore, glitter…
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice primer a dispesione acquosa
Viene utilizzata per la verniciatura di fondo, in vista della successiva applicazione di una vernice
da sovrastampa UV o plastificazione.
Proprietà
- buona adesione all’inchiostro
- limita la penetrazione della vernice UV nel supporto di stampa
- riduce l’imbrunimento della patinatura
- conferisce resistenza all’abrasione
- non è disponibile ad alta lucentezza
Materiali stampabili: carta e cartone
Inchiostri: il primer si adatta sia agli ossidativi sia ai semiossidativi
Campo di applicazione: si usa nella realizzazione di stampati commerciali o come base per la
plastificazione, per evitare l’antiscartino
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice grassa di macchina con gruppo stampa
Si tratta di una vernice di sovrastampa, impiegata per conferire protezione e una modesta
lucentezza allo stampato. Viene utilizzata nella per la realizzazione di imballaggi, dépliant e
volantini, brochure, riviste e manifesti.
Proprietà
- moderata resistenza all’abrasione
- moderata resistenza alle sostanze chimiche
Modo di applicazione: offset
Materiali stampabili: carta e cartone
Campo di applicazione: stampati commerciali o lavori di livello qualitativo medio
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice a dispersione acquosa lucida od opaca
Si tratta di una vernice di sovrastampa impiegata per conferire protezione e lucentezza allo
stampato. Può essere di tipo lucido o opaco.
Proprietà
- buona adesione all’inchiostro
- moderata resistenza all’abrasione
- in funzione della vernice utilizzata, si può lasciare sulle parti da incollare senza riservarle
Modo di applicazione: a rullo tradizionale o flessografico
Materiali stampabili: carta e cartone
Inchiostri: ossidativi, semiossidativi e ibridi
Campo di applicazione: commerciale
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice UV lucida e opaca da gruppo flessografico
Viene utilizzata per il finishing, soprattutto nella realizzazione di astucci e scatole di cartone.
Proprietà
- è liquida, molto simile ad olio
- irrita la pelle (solo quando è allo stato liquido)
Vantaggi
- Contenuto secco vicino al 100%
- contiene fotoiniziatori che ne determinano l’essiccazione istantanea
- come conseguenza del punto precedente, permette una lavorazione successiva immediata
- presenta valori di gloss intorno a 75/85 (misurata con glossometro a 60° )
Svantaggi: occorre verificare la sua idoneità quando impiegata nella realizzazione di prodotti
destinati al settore alimentare
Modo di applicazione: a rullo tradizionale o con gruppo flessografico (molto più efficace,
soprattutto sulla alte velocità)
Spessore dello strato: variabile - con gruppo flessografico in base al rullo anilox
Essicazione: istantanea per irradiazione UV
Campo di applicazione: imballaggi, dépliant, brochure, etichette, cartoline e packaging in
generale
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice perlescente/iridescente
Studiate per l'industria delle materie plastiche, degli inchiostri e delle vernici, queste sostanze
migliorano l'appeal, le prestazioni e le caratteristiche finali dei prodotti stampati.
Quelle a marchio Iriodin*, in particolare, vantano caratteristiche di lucentezza e di profondità
simili alla perla naturale. I pigmenti Iriodin sono disponibili in quattro gruppi: effetto argento,
iridescente cangiante, oro, bronzo/metallico.
Sul mercato sono, inoltre, presenti pigmenti a effetto multicolore: dal giallo oro al bronzo e
verde; dal viola all'argento, blu e verde; dal turchese all'argento e rosso; pigmenti multistrato
costruiti da flake di ossido d’alluminio, prodotti sinteticamente tramite un processo di
cristallizzazione. Durante la stampa i colori si mescolano l'uno con l'altro creando l'effetto
iridescente.
Un esempio a portata di mano? Le banconote in Euro di basso valore presentano sul lato
posteriore una striscia iridescente; quelle di elevato valore nominale possiedono un elemento
colorato in più, cangiante, situato sul lato anteriore.
* Iriodin è un marchio Merck Chemicals
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Vernice drip off
Un altro elemento che conferisce prestigio e, al contempo, assicura protezione allo stampato è
rappresentato dalle verniciature che permettono di riprodurre effetti lucidi e opachi o strutturati
(tipo buccia d’arancia) contemporaneamente in un solo passaggio.
In fase di stampa questo risultato - che richiede l’impiego di inchiostri e vernici specifiche - si
utilizza sia per creare motivi in piano sia per ottenere figure evidenziate al tatto.
Gli ultimi sviluppi nella tecnologica delle vernici ne ha agevolato la diffusione. Esemplare, il caso
della cosiddetta verniciatura drip off costituita da due componenti che, interagendo fra loro,
permettono di ottenere l’effetto lucido/opaco (o strutturato) in un unico passaggio del foglio nella
macchina da stampa. Infatti la prima vernice, solitamente litografica (che può essere di due tipi:
per effetti opachi o strutturati), viene applicata da calamaio in un gruppo stampa convenzionale
come un tradizionale inchiostro, stampando con lastra comune e bagnatura inserita, mentre la
seconda vernice (UV lucida o anche a dispersione acquosa) è distesa a tavola piena dal
verniciatore. Quest’ultima rifiuta sulle parti stampate con la vernice precedente, ottenendo
l’effetto desiderato.
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Suggerimenti per la verifica della qualità di una verniciatura UV in macchina da stampa
1) Applicare dello scotch adesivo sullo strato verniciato: il risultato ottimale è ottenere lo strappo
della patina del cartone. Impiegando però vernice lucida non avverrà alcun distacco di vernice
né di colore.
2) La resistenza agli sfregamenti viene testata semplicemente con l’unghia: si deve ottenere la
completa adesione della vernice al supporto di stampa.
3) Dopo aver piegato il cartone per simulare una cordonatura, si gratta con l’unghia sul cordone
per verificare la tenuta: il film d’inchiostro e vernice non si deve assolutamente staccare. Al
limite, si romperà il cartone.
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
Consigli e rimedi quando si riscontra una scarsa adesione al supporto
1) Verificare la posizione delle lampade intermedie.
2) Verificare lo stato di pulizia dei riflettori delle lampade.
3) Addizionare il catalizzatore alla vernice (sino al 5%).
4) Controllare accuratamente i valori densitometrici e, se opportuno, ridurli.
5) Rallentare la velocità di stampa.
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4.1 - LA VERNICIATURA IN LINEA
La vernice blister
Si tratta di una lavorazione particolare, che si impiega soprattutto nei blister (confezioni
composte di una valva di PVC saldata su foglio di cartone) e nei prodotti distribuiti in edicola.
Per la valva si possono utilizzare diversi materiali: PVC, PET-G (granulare), PET-A (amorfo); per
ciascun materiale esiste una vernice apposita. In pratica, si stampa normalmente su un
cartoncino bianco-grigio (nel caso di stampa a 4+0) bianco-bianco (nel caso di 4+4).
Normalmente i cartoncini di tipo GC1 o GC2 o GZ risultano particolarmente idonei in quanto la
patinatura di superficie non risulta perfettamente regolare e permette, dunque, alla vernice di
penetrare. In ogni caso, è meglio evitare i cartoni di pura cellulosa.
Quando si adotta una vernice blister è indispensabile effettuare un test di saldatura, in modo da
verificare che vernice e saldatura siano compatibili. A tale scopo occorre, dunque, chiedere al
cliente il nome del fornitore che esegue questa lavorazione.
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4.2 - LA VERNICIATURA SERIGRAFICA
Esempio di vernice touch serigrafica.
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4.2 - LA VERNICIATURA SERIGRAFICA
Cos’è e a cosa serve
Possiamo definire la verniciatura serigrafica come insieme di processi di nobilitazione il cui
scopo è trasformare e impreziosire la stampa modificando la finitura, evidenziando particolari,
ecc. La verniciatura serigrafica si impiega anche per migliorare le “prestazioni” di uno stampato,
per esempio aumentandone la resistenza meccanica, chimica, ai raggi UV, ecc.
Con questa tecnologia si possono ottenere effetti “gloss” (lucido) o “matt” (opaco); in linea di
massima si ottengono verniciature trasparenti o lievemente virate al giallo, a seconda delle
materie prime utilizzate.
In serigrafia si possono impiegare vernici UV, acriliche, poliuretaniche e di altra natura. Esistono
anche prodotti a base acqua, ma sono destinati alla stampa litografica o flessografica e vengono
utilizzate unicamente a scopo di finitura senza, peraltro, effetti di lucido rilevanti.
Alcune vernici contengono additivi che permettono di filtrare i raggi UV e vengono, di
conseguenza, impiegate quando lo stampato debba resistere a lungo all’esterno. In questo caso
si tratta, di norma, di vernici a base solvente.
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4.2 - LA VERNICIATURA SERIGRAFICA
4.2.1 Vernici serigrafiche con riserva
La verniciatura “su riserva” viene perlopiù impiegata in ambiente serigrafico come alternativa
alle verniciature in macchina ad area piena, spesso ottenute direttamente su macchina offset.
Queste ultime, però, rispetto alla serigrafia depositano quantità inferiori di vernice e producono
effetti meno evidenti e brillanti.
La vernice serigrafica adottata in lavori con riserva presenta una viscosità media, al fine di
ottenere, oltre alla brillantezza, anche una discreta definizione dei dettagli.
Due diversi tipi di vernice: UV o acriliche a solvente
La differenza, sostanziale, fra questi due tipi di vernice appare evidente dalla formulazione degli
inchiostri. Negli inchiostri a solvente quest’ultimo rappresenta almeno il 50-60% della
composizione complessiva. Si tratta, come noto, di un componente estremamente volatile, che
genera dunque un deposito inferiore a quello rilasciato da una vernice UV.
Le vernici UV garantiscono, infatti, un deposito molto vicino al 100% e, quindi, spessori, valori
cromatici e brillantezze maggiori. Sono ultimamente preferite anche perché sono più facili da
lavorare e veloci da realizzare, più brillanti e, non contenendo solventi, presentano un minore
impatto sull’Ambiente e sulla salute degli operatori.
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4.2.1 VERNICI SERIGRAFICHE CON RISERVA
Attenzione ai supporti
Tutte le vernici per serigrafia - siano esse a base solvente o a base UV - presentano una propria
capacità di adesione peculiare, anche se, propriamente parlando, non sono magari indicate per
un solo supporto specifico. Una vernice con una buona adesione sul PVC, per esempio,
potrebbe essere efficace anche su carta e cartone ma parzialmente o del tutto inefficace sui
laminati (come, di fatto, accade spesso nella nobilitazione di lavori realizzati in offset).
Due regole di base
Nella scelta della vernice per serigrafia bisogna anche tenere nella debita considerazione che
potrebbero sorgere dei problemi di compatibilità con l’inchiostro (solvente o UV) usato per la
stampa.
Va, inoltre, ricordato che - indipendentemente dalla tecnologia di stampa adottata (serigrafia,
offset o altro ancora) prima di effettuare la verniciatura occorre che i fogli stampati siano
perfettamente asciutti e, possibilmente, senza residui di polvere di antiscartino.
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4.2.1 VERNICI SERIGRAFICHE CON RISERVA
Il telaio serigrafico
Le caratteristiche del tessuto utilizzato per il telaio serigrafico - per esempio la larghezza della
maglia o il numero dei fili - variano a seconda del risultato che ci si propone di ottenere; tuttavia,
parlando di vernici semplici (non lavorate o contenenti polveri o altro) non esistono regole
precise. Limitiamoci, dunque, a distinguere due modalità di utilizzo.
La prima si riferisce alla verniciatura di copertura, con lavorazioni generalmente molto ampie e
consumi di vernice elevati. In questo caso, si manifesta l’esigenza di ridurre i costi. Per questo
vengono utilizzate di preferenza maglie piuttosto strette, con un numero di fili relativamente alto
(150/180): il deposito di vernice ne resta ridotto (a scapito, naturalmente della qualità).
All’opposto, quando si stende una vernice a scopi protettivi, occorre aumentare lo spessore
dello strato per assicurare l’efficacia del rivestimento. In questo caso, dunque, è opportuno fare
ricorso a un numero di fili più basso (dai 90 ai 70) che, appunto, rilascia una maggiore quantità
di vernice.
Si consideri, comunque, che la viscosità delle vernici è strettamente correlata al sistema di
stampa. Così, nelle tecnologie flessografica e rotocalco si impiegano vernici molto liquide
mentre nella stampa serigrafica e offset la viscosità è determinata soprattutto dalla velocità del
processo.
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4.2.1 VERNICI SERIGRAFICHE CON RISERVA
Tempi e tecniche di asciugatura
Le vernici a solvente devono, esattamente come gli inchiostri, essere asciugate ad aria calda,
per un tempo più o meno lungo a seconda della quantità e qualità del solvente impiegato. Le
vernici UV vengono invece essiccate nel relativo forno; nel loro caso, però (a differenza di
quanto accade usando vernici a solvente) il buon esito dell’asciugatura è influenzato anche dal
supporto.
La verniciatura su carta, per esempio, asciuga e, quindi, polimerizza più rapidamente di quella
su PP, e presenta un’adesione migliore. Una buona verniciatura su polipropilene richiede più
energia oltre al preliminare trattamento corona della superficie del supporto.
Infine, un’avvertenza: quanto più scuro è il colore del supporto tanto più lungo è il tempo
necessario alla polimerizzazione.
Lo spessore dello strato di vernice
Nel processo di stampa offset è possibile depositare un film di vernice di spessore variabile fra 4
e 6 grammi al metro quadro.
Nella stampa serigrafica si possono depositare da 10 a 12 grammi di vernice al metro quadro.
Sovrastampa su film plastico
Se la verniciatura serigrafica viene eseguita su una plastificazione, è sempre necessario
verificare che la tensione superficiale del film di plastificazione corrisponda almeno a 38 dyne.
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4.2.2 VERNICI SERIGRAFICHE SPECIALI
Vernice serigrafica texturizzata
• Tipo di telaio variabile da 43 a 55 fili, a seconda della maggiore o minore granulosità
• Deposito di vernice variabile fra 50 e 65 grammi per metro quadrato
• Tipo di disegno: grafismo pieno, da effettuare “a spot” e non sull’intera superficie
• La vernice serigrafica texturizzata può essere stesa su plastificazioni lucide o opache, vernici
UV opache, PVC. L’eventuale substrato già trattato con vernice UV lucida andrebbe riservato
con fotopolimero
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4.2.2 VERNICI SERIGRAFICHE SPECIALI
Vernice touch serigrafica base acqua
• Tipo di telaio: circa 55 fili (a seconda del disegno e dell'intensità di deposito che si intende
ottenere)
• Deposito di vernice: 50 grammi per metro quadrato
• Tipo di disegno: grafismo pieno, eseguito a spot e non su tutta la superficie
• Possibile stesura: non prevedere grafismi o letti sottostanti a questa vernice per garantirne
l'aggrappabilità. Soprattutto è difficile sovrastampare una vernice UV lucida, che è a base
siliconica e dunque rifiuta la sovrapposizione, quindi prevedere di applicare la vernice UV con
un fotopolimero che riservi le parti da sovrastampare poi con la vernice touch serigrafica in
modo da permetterne l’ancoraggio.
Evitare infine di stenderla sulle plastificazioni in quanto non avrebbe agrappabilità.
• Impatto visivo: questa vernice è nata per conferire un effetto "touch" e dunque è poco visibile;
tuttavia si nota molto se affiancata a un elemento molto scuro e lucido. È piuttosto granulosa e,
dunque, può conferire un effetto estetico poco piacevole (presenta una leggera coprenza e
offusca lievemente l'immagine sottostante).
• Tendenza: vira sempre all'opaco.
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4.2.2 VERNICI SERIGRAFICHE SPECIALI
Vernice a spessore serigrafica
• Tipo di telaio: da circa 90-100 fili spessorato
• Deposito di vernice: fra i 30 e i 40 grammi per metro quadrato
• Tipo di disegno: effettuato a spot ,e non su tutta la superficie, in quanto potrebbero verificarsi
delle “screpolature” sulle cordonature e sui rilievi
• Possibile stesura: questa vernice si può stendere su una plastificazione sia lucida che opaca,
su una vernice UV opaca, sul PVC; se dovesse essere data su una vernice UV lucida andrebbe
riservata con fotopolimero
• Effetti: è sia lucida che opaca. Trasparente, può essere lievemente colorata nel caso debba
essere applicata su un cartoncino bianco, in modo che diventi visibile
• Impatto visivo: si nota molto qualora la parte opaca sia molto scura o presenti una buona
opacità
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4.2.2 VERNICI SERIGRAFICHE SPECIALI
Vernice glitter serigrafica
• Tipo di telaio: da 32/55 fili, a seconda della dimensione del glitter
• Deposito di vernice: 65 grammi per metro quadrato a 43 fili
• Tipo di disegno: non c'è disegno; il file deve essere “un pieno”
• Impatto visivo: molto elegante, ma se utilizzata impropriamente o in eccesso rischia di cadere
nel cattivo gusto. Si impiega in artwork particolari per la presenza dei brillantini
• Possibile stesura: su plastificazioni lucide o opache, su vernici UV lucida e opache, su PVC
• Possibilità: questa vernice è trasparente ma per rendere più evidente il glitter occorre
aumentare in proporzione la coprenza, nascondendo la cromia sottostante
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4.3 - LE PLASTIFICAZIONI
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4.3 - LE PLASTIFICAZIONI
Un intervento “nobile”
Da sempre, le aziende che fanno uso di stampati a scopi pubblicitari o per realizzare le
confezioni dei propri prodotti chiedono ai loro fornitori un “qualcosa in più” che impreziosisca il
prodotto finito, differenziandolo dai materiali analoghi della concorrenza.
Che sia ottenuto facendo ricorso a inchiostri lucidi o alla verniciatura UV in macchina, a
verniciature fuori macchina, goffrature, stampe a caldo o plastificazioni… quel “qualcosa” è
identificato con il termine "nobilitazione di uno stampato".
Fra i vari sistemi utilizzati, la plastificazione è certamente il più diffuso grazie al grande impiego
che ne fanno sia la stampa pubblicitaria sia quella editoriale.
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4.3 - LE PLASTIFICAZIONI
La plastificazione è un processo di accoppiamento fra carta e cartone - stampati e non - e
film di altri materiali quali polipropilene, poliestere o acetato.
Con questo procedimento si migliorano le caratteristiche tecnico-fisiche del supporto,
conferendo maggior brillantezza allo stampato e proteggendolo dagli agenti esterni.
La plastificazione può avvenire da bobina o a foglio, oppure da bobina a bobina.
Lo spessore del film impiegato varia a seconda del tipo, generalmente da un minimo di 12 a un
massimo di 30-40 micron.
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
Le principali tecnologie
I tipi di plastificazione attualmente più utilizzati sono:
- plastificazione dry (secco/asciutto)
- plastificazione wet (umido/bagnato)
La plastificazione dry utilizza film pre-adesivizzati. In questo caso la colla viene fatta
“rinvenire”, mediante calore, durante il processo di accoppiamento. La sua polimerizzazione è
particolarmente veloce e, dunque, il prodotto è pronto per i successivi passaggi di lavorazione in
tempi particolarmente brevi.
La plastificazione wet, invece, si esegue con adesivi di varia natura. Fra questi i base acqua,
base solvente e solventless.
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione dry
Questo tipo di plastificazione viene effettuata con un film pre-incollato, che presenta uno
spessore di 24 micron se lucido e di 27 micron se opaco.
Il procedimento prevede l’uso di un cilindro riscaldato: dato che il film è stato precedentemente
incollato, l’adesivo che lo riveste “rinviene” per effetto del calore, ancorandosi al supporto.
La temperatura del cilindro deve mantenersi fra i 95 e i 105 °C che costituiscono il limite da
rispettare per non stressare e deformare la carta. Si consideri, peraltro, che questo tipo di
plastificazione non raggiunge risultati ottimali se applicato a supporti inferiori ai 130 grammi e
che viene utilizzato con carte patinate e non (su queste ultime con prestazioni ideali).
Adottando questa tecnologia si eliminano tutti i problemi di antiscartino, a condizione che questo
sia distribuito correttamente ossia nelle giuste dosi e senza macchie dovute alla concentrazione
della polvere.
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione dry
Vantaggi
- buona brillantezza
- elevato green tack iniziale
- nessun problema di antiscartino
- lavorazioni successive immediate
- nessun residuo di solvente nei laminati
- nessun tipo di pericolo, grazie all’assenza di solventi
Svantaggi
- maggior costo della materia prima
- maggiore attenzione da prestare all'essiccazione degli inchiostri
- possibile insorgenza di problemi con carte leggere
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con colle a base acqua
È nata a seguito della legislazione del 1985 sui rifiuti. Adottando questa tecnologia la
polimerizzazione non avviene mai in modo completo perchè l’adesivo non reticola (e dunque
non secca, anche se i problemi derivati sono abbastanza contenuti); toccando il foglio, anche
trascorso del tempo si sente “take” (appiccicoso). La brillantezza ottenuta è di livello medio.
Alcuni aspetti da tenere in considerazione
- Le tecnologie dry e con colla a base acqua stanno conquistando terreno a spese di quella a
solvente perché adottano adesivi che, grazie alla loro formulazione, non creano problemi di
inquinamento.
- I processi dry raggiungono buoni risultati anche in presenza di grandi quantità di antiscartino,
nonostante i noti problemi che questa sostanza contenuta nelle stampe può generare in fase di
plastificazione. Con altre tecniche di plastificazione, invece, spesso bisogna ricorrere a
lavorazioni supplementari per eliminarla.
- Quanto il committente è un’industria alimentare, questo va chiaramente specificato anche
quando sia già stabilito che la plastificazione venga realizzata con colle a base acqua; il
fornitore dovrà, infatti, utilizzare un tipo di adesivo particolare, in grado di garantire e certificare
l’alimentarietà dello stampato finito.
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con colle a base acqua
Vantaggi
- discreta brillantezza
- elevato green tack iniziale e ottima adesione su supporti difficili
- possibili lavorazioni successive (taglio/accoppiamento) a distanza di poche ore
- nessun contenuto di isocianati o elementi pericolosi in genere, capaci di contaminare gli alimenti
- nessun residuo di solvente nei laminati
Svantaggi
- elevati costi energetici di evaporazione
- necessità di applicare film di adesivo di levata grammatura (6/12 g secco/mq)
- residuo appiccicoso (tack) permanente sul supporto spalmato, con il derivato rischio di impasto lame
durante il taglio (risolvibile utilizzando un indurente)
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con adesivo a base solvente
Si tratta del sistema tradizionale di plastificazione. Questa tecnica offre garanzie di qualità
elevatissime tuttavia, considerando la legislazione attualmente in vigore, è necessario prestare
molta attenzione alle sue ricadute dal punto di vista ecologico.
In concreto, per lavorare con questo tipo di colle è necessario dotarsi di impianti che bruciano e
recuperano il solvente. Diversamente andranno dismessi gli impianti in uso per passare a una
tecnologia diversa.
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con adesivo a base solvente
Vantaggi
- elevata brillantezza
- alto green tack
Svantaggi
- elevati costi di impiantistica per il ricupero del solvente o la post combustione
- obbligo di rispetto della regolamentazione riguardante l'uso e stoccaggio di prodotti infiammabili
- necessità di applicare film di elevata grammatura (5/10 g secco/mq)
- costo superiore rispetto al solventless, ma inferiore rispetto al base acqua
- elevati tempi di attesa per eliminare l'isocianato e il residuo solvente dal prodotto plastificato
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con adesivo solventless
Come suggerisce la definizione, si tratta di un procedimento che impiega adesivi senza
solvente.
In questo caso la reticolazione si compie dopo 36 ore e la distensione del film avviene per
calore (si impiega un calamaio riscaldato con un cilindro inciso, senza necessità di forni di
uscita).
Questo tipo di plastificazione “soffre” molto la presenza dell’antiscartino e rende necessario
prevedere un abbondante margine oltre i crocini, per ovviare al perimetro imperfetto.
Adottando questo processo di possono utilizzare anche film molto sottili (8 micron).
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4.3.1 - I DIVERSI TIPI DI PLASTIFICAZIONE
La plastificazione wet con adesivo solventless
Vantaggi
- elevata brillantezza
- processo non inquinante
- economicità: non si danno costi per la diluizione, il recupero o lo smaltimento dei
solventi; non si impiega energia per l’evaporazione; si consuma meno adesivo
(circa 3-5 g/mq)
- sicurezza sul luogo di lavoro: nessun pericolo di incendio o esplosione
- salubrità: non si generano residui di solvente nei laminati
- impiantistica (macchina di laminazione) compatta
Svantaggi
- basso tack iniziale
- si richiedono maggiori tempi di attesa per l’esaurimento degli isocianati prima delle
lavorazioni successive
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4.3.2 - I FILM UTILIZZATI
Nei processi di plastificazione si impiegano film di diverso materiale
- polipropilene
- acetato di cellulosa
- poliestere
- Semitone (è un film stabile e micro-inciso con un basso valore di lucentezza, ma molto
resistente al graffio e alle impronte).
- nylon
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4.3.2 - I FILM UTILIZZATI
Polipropilene
Il polipropilene impiegato nei processi di plastificazione può essere bitrattato o laccato.
Il polipropilene bitrattato ha subito un doppio trattamento corona, oppure un trattamento con
gas, con l’obiettivo di raggiungere i 38 dynes per cmq e permettere i processi di sovrastampa
UV, a caldo o serigrafica. Ora anche questo tipo di film è incollabile con alcune colle hot-melt.
Il polipropilene laccato si ottiene spalmando sulla superficie una lacca acrilica che aumenta la
stampabilità, migliora l’aggrappo di incollatura e, più in particolare, migliora la stampabilità a
caldo.
Questo film può presentare uno spessore di 20, 30, 35 o 40 micron; la versione maggiormente
utilizzata è il 20 micron.
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4.3.2 - I FILM UTILIZZATI
Acetato di cellulosa
Questo materiale viene utilizzato principalmente per prodotti grafico-cartotecnici destinati alla
cosmesi di alta gamma. Presenta uno spessore variabile fra 14 e 20 micron e garantisce la
massima brillantezza e un’incollatura senza problemi di riserve; il suo costo, però, è superiore a
quello di altre plastificazioni.
Per verificare se uno stampato è stato plastificato con acetato di cellulosa non serve verificare la
resistenza del cartone allo strappo: la cellulosa impiegata in questo processo, infatti, si strappa
senza problemi, suggerendo l’assenza di film superficiali. Occorre, piuttosto, strofinare
energicamente con alcool una parte del prodotto: in questo modo la plastificazione viene
eliminata e lo stampato perde la relativa lucidità.
Uno dei pregi dell’acetato di cellulosa è la sua biodegradabiliità, che ne fa un materiale
ecologico.
Poliestere
Il poliestere viene impiegato soprattutto per la plastificazione di stampati metallizzati perché ne
assicura la stampabilità (a differenza, per esempio, del polipropilene).
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4.3.2 - I FILM UTILIZZATI
Semitone
Il semitone presenta un grado di lucido intermedio fra l’opacità e la massima lucentezza. Non è
quindi adatto a realizzare lavorazioni opache; rispetto ad esse, però, presenta una maggior
resistenza al graffito e agli sfregamenti.
Non tutti i fornitori sono in grado di garantire la pronta consegna di questo materiale che, quindi,
va acquistarlo per tempo.
Nylon
Il nylon si usa nelle stampe digitali e che non subiscano lavorazioni supplementari dopo la
stampa: in questo caso, infatti, la sua rigidità potrebbe generare dei difetti.
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4.3.3 - TECNICA DELLA PLASTIFICAZIONE
Alcune premesse generali
Di norma, i lati pinza, squadra e lato opposto alla squadra non vengono plastificati “al vivo”
(significa che il film rimane all’interno della carta per 3/4 mm). Il lato retropinza, invece, si lavora
al vivo perchè viene tagliato a strappo. Ciò significa, in parole semplici, che sulla macchina
accoppiatrice i fogli si sovrappongono per circa 1 cm; all’arrivo di ogni foglio successivo, i rulli in
uscita cambiano velocità imprimendo uno strappo che permette di tagliare il film in quel punto
determinato. Questa tecnica risulta ottimale sulla carta ma può presentare dei problemi sul
cartone, dove il “gradino” tra un foglio e l’altro è più alto.
Tutti i film impiegati nella plastificazione sono biorientati (cioè orientati nei due sensi) per
evitare problemi di allungamento e per mantenere la massima stabilità. Tuttavia, anche se
biorientato, un film mostra più resistenza in senso longitudinale, ossia di svolgimento della
bobina.
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4.3.3 - TECNICA DELLA PLASTIFICAZIONE
I margini ideali
Affinché il processo di plastificazione avvenga in modo regolare, è necessario lasciare 10 mm di
abbondanza su tutti e quattro i lati del foglio.
In altre parole, per pinza, retro pinza, squadra e retro squadra si lasceranno 10 mm di margine
di eccedenza oltre i crocini di fine lavoro, che garantiscono la corretta stesura del film anche con
le debite tolleranze di applicazione
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4.3.3 - TECNICA DELLA PLASTIFICAZIONE
L’uso delle pinze
Di regola, per aumentare la produttività, il processo avviene con la pinza di plastificazione sulla
pinza di stampa.
Tuttavia, si danno vari casi in cui il lavoro viene effettuato con la pinza di plastificazione sulla
squadra di stampa - motivo per cui i margini (di cui già si è trattato) rivestono un’importanza
fondamentale:
- nelle riserve obbligatorie (e si tratta di un caso molto frequente)
- nei film speciali con misure fisse delle bobine
- quando le dimensioni del foglio superano la luce della plastificatrice (il che accade spesso)
- quando il senso di plastificazione è determinato (dalle cordonature)
- ove sia richiesta una forte tenuta del film, per esempio nei libretti cartonati
- per limitare l’imbarcamento del supporto plastificato
Può, tuttavia, accadere che chi stampa abbia l’esigenza di limitare lo spazio dei margini che,
dunque, potranno essere ridotti fino a 3-4 mm.. Occorre, tuttavia, verificare la fattibilità di
questa scelta, tenendo conto di una moltitudine di fattori che il plastificatore e lo stampatore
valuteranno di concerto.
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4.3.3 - TECNICA DELLA PLASTIFICAZIONE
Interrelazioni fra plastificazione, stampa e inchiostro
In questo aspetto della materia una sola regola è valida sempre: qualunque sia la tecnica di
stampa originaria è necessario, prima di tutto, che gli inchiostri del supporto da plastificare
siano perfettamente asciutti, pena il distacco del film.
• Lo stampatore deve, quindi, padroneggiare i molteplici fattori che influiscono sui tempi di
asciugatura degli inchiostri. Fra gli altri, va verificata con particolare cura l’essiccazione
superficiale (ingannevole) dell'inchiostro, ovvero il cosiddetto fuori polvere, che evita la
possibilità di controstampe, chiaramente dannose per la plastificazione.
• Occorre poi tenere presente che ciascun tipo di inchiostro presenta una propria resistenza
peculiare ai solventi, agli acidi, alla verniciatura UV, ecc. L'uso di inchiostri fluorescenti, per
citare un esempio classico, con la plastificazione può produrre viraggi di colore. Si tratta,
peraltro, di problematiche ben note - anche grazie alla documentazione che accompagna ogni
fornitura di inchiostri - di cui lo stampatore metterà a parte il plastificatore.
• In caso di dubbio è comunque sempre opportuno effettuare delle prove. Questo risulta
importante e raccomandabile soprattutto nel caso della plastificazione di lavori stampati in
digitale. Qui, infatti, a causa dalla complessa e della continua evoluzione delle relative
tecnologie, non si danno certezze sulla reazione della pellicola che entra a contatto con il
supporto stampato.
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
In commercio si trovano un gran numero di plastificazioni diverse: almeno una ventina
di tipi, per cui esiste una casistica molto estesa per definirne le specifiche peculiarità.
Nelle diapositive che seguono riproduciamo l’elenco dei vari materiali, con la traduzione in più
lingue e le caratteristiche di trattamento superficiale, indicazioni d’uso, pregi e limiti, costi ecc.
Quasi tutti i materiali in questione sono reperibili in tempi brevi presso la maggior parte dei
fornitori di qualità.
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.4 - ELENCO DELLE PLASTIFICAZIONI
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4.3.5 - GLI ACCOPPIAMENTI A FILM PLASTICO
Si considerano plastificazioni anche gli accoppiamenti a film metallizzati anche se, in
genere, si tratta di materiali che verranno in seguito sovrastampati e non hanno quindi la
funzione finale di protezione o nobilitazione, ma esclusivamente di modificare l’impatto visivo del
prodotto, attraverso effetti particolari che sfruttano la trasparenza degli inchiostri offset in
relazione alla rifrazione dei materiali metallizzati utilizzati.
I materiali metallizzati possono essere a base di poliestere o di polipropilene. Comunemente
viene utilizzato il polipropilene, per motivi legati ai costi più contenuti, tuttavia il poliestere
presenta una qualità sicuramente superiore per via della miglior resa del trattamento Dyne
superficiale e, di conseguenza, del risultato di stampa.
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4.3.5 - GLI ACCOPPIAMENTI A FILM PLASTICO
La fase di accoppiamento del film metallizzato
L’accoppiamento può essere eseguito foglio su foglio oppure bobina su bobina; come intuibile,
la seconda soluzione è più economica.
Possono essere adottate tecnologie dry, con colla UV oppure con colla a solvente. Nel caso
specifico dei metallizzati, la soluzione solventless risulta la più idonea per via della planarità del
materiale e del tipo di macchina plastificatrice impiegato.
I film più usati sono:
argento / oro / rainbow / olografici
I primi due tipi sono molto comuni e reperibili da qualsiasi fornitore.
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4.3.5 - GLI ACCOPPIAMENTI A FILM PLASTICO
La stampa
Normalmente la stampa di film metallizzati in offset avviene con macchine interamente UV, che
adottano lampade Interdeck e riescono, dunque, a catalizzare il colore senza dover prevedere
lunghi tempi di asciugamento.
Molto spesso su questo tipo di materiali si effettua una stampa a 5 colori in quanto in alcune
zone del prodotto cartotecnico (tipicamente in corrispondenza del codice a barre) si richiede
uno sfondo fondo bianco di base. È utile, dunque, tener presente che:
• nel caso di film metallizzato argento standard e di film rainbow, per ottenere un eccellente
risultato nella stampa di un fondo bianco al di sotto delle cromie sono sufficienti due lastre
ribattute in UV;
• nel caso dei film metallizzati oro, invece, per ottenere un buon grado di bianco di norma è
necessario ricorrere al bianco serigrafico che maschera meglio la rifrazione della
metallizzazione e il suo colore giallognolo, entrambi molto intensi. Va comunque considerato
che esistono almeno 4 diversi tipi di metallizzato oro, ciascuno con caratteristiche diverse di
brillantezza e opacità, e che dunque la tecnica migliore va stabilita di volta in volta
considerando anche questi elementi.
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4.3.5 - GLI ACCOPPIAMENTI A FILM PLASTICO
Nella realizzazione di film rainbow è necessario prestare una particolare attenzione alle
cosiddette sheem-line che segnano il congiungimento della matrice al foglio.
Si tratta, infatti, di linee casuali - non è possibile stabilire a priori dove andranno a posizionarsi che sull’artwork risultano come imperfezioni. Di recente alcuni fornitori sono riusciti a ottenere un
materiale privo di sheem-line: adottando una bobina larga al massimo 61 cm e sfruttando le
fotocellule è, infatti, possibile eseguire il taglio a 101 cm (di conseguenza il massimo formato
utili senza sheem-line è cm 61x101).
Alcuni fornitori americani hanno generato una matrice di larghezza cm 102,5 senza sheem-line
e quindi il taglio può essere ancora maggiore ossia cm 102,5x71 (ma in questo caso vanno
verificati i tempi di attesa per questa produzione). Il costo di questo materiale particolare,
tuttavia, è superiore di circa il 30% rispetto allo standard.
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4.3.5 - GLI ACCOPPIAMENTI A FILM PLASTICO
La qualità dei materiali in commercio
I principali fornitori di materiali per questo tipo di lavorazioni sono americani o europei che
operano in Italia tramite importatori dotati di un adeguato magazzino prodotti. Di norma, il tempo
medio di approvvigionamento dei materiali a stock è di circa 10 giorni lavorativi che diventano
invece 3 o 4 settimane se è necessario avviare la produzione.
La stabilità di un materiale accoppiato è eccellente, dunque si può mettere in cantiere un lavoro
in formato 70x100 con la certezza di non avere sorprese di “fuori registro” ai margini del foglio.
Di solito i fornitori garantiscono un trattamento di circa 38 Dyne, tuttavia è importante effettuare
un controllo prima di ogni lavorazione.
Infine una notazione riguardante i disegni olografici: data la grandissima varietà non è possibile
dare indicazioni univoche tuttavia, in molti casi, l’ologramma ha un disegno con una particolare
direzionalità. Bisogna prestare attenzione a questa direzionalità perché coincida poi con il senso
di stampa del foglio nella sua resa finale. Sostanzialmente, se si ha la necessità di avere il
senso del disegno olografico in verticale sul packaging, ci si deve prima assicurare presso il
fornitore che questo disegno sul foglio si presenti sul lato lungo o sul lato corto e impostare la
caduta macchina (imposition) di conseguenza, evitando così inutili sprechi.
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