la professionalizzazione del volontariato nel
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LA PROFESSIONALIZZAZIONE DEL VOLONTARIATO NEL SOCCORSO SANITARIO EXTRA-OSPEDALIERO Tesi di Tiziano Costa discussa il 26 marzo 2003 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano. Corso di Laurea in Scienze Politiche Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Antonella NAPPI Correlatore: Dott. Nicola PASINI Correlatore esterno: Dott. Fabrizio PREGLIASCO Questo lavoro nasce da un sentimento di gratitudine verso le numerose generazioni di volontari che mi hanno preceduto. 2 RINGRAZIAMENTI Si ringrazia: Il Dott. Giancarlo Fontana Responsabile del S.S.U.Em. 118 di Milano per l’attenzione prestata. Il Personale del S.S.U.Em. 118 di Milano per la collaborazione e, in particolare: la Dott.ssa Claudia Moroni, il Dott. Fabio Garuti, gli Operatori Tecnici Marco Maffi, Alessandro Fresco, Andrea Pagliosa. I Volontari della Pubblica Assistenza Rho Soccorso per la collaborazione e, in particolare: il Dott. Michele Giangualano, la Dott.ssa Monica Busalacchi, Antonella Colella, Cristina Maggi, Dario Sartirana. 3 INDICE INDICE Prefazione pag. 6 Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia pag. 9 Capitolo I 1.1 Le radici dell’associazionismo pag. 9 1.2 L’unità del Paese pag. 16 1.3 La nascita delle associazioni nel nord Italia pag. 20 1.4 Oltre il soccorso pag. 29 Capitolo II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero pag. 33 2.1 Il trasporto sanitario pag. 33 2.2 Oltre il trasporto: il soccorso sanitario pag. 39 2.3 La nascita del numero unico nazionale di soccorso pag. 49 Capitolo III Analisi di un’Associazione pag. 58 3.1 Cenni storici sulla Pubblica Assistenza Rho Soccorso pag. 58 3.2 Indagine sui volontari pag. 73 3.2.1 Il contesto nazionale pag. 74 3.2.2 La Pubblica Assistenza Rho Soccorso pag. 76 3.2.3 Analisi dei dati relativi al questionario distribuito ai volontari pag. 84 Capitolo IV Solidarietà e Professionalità pag. 92 4 INDICE 4.1 Analisi dei dati relativi al questionario distribuito al personale del S.S.U.Em. 118 di Milano pag. 95 4.2 Analisi dei dati relativi al sondaggio telefonico rivolto ai cittadini soccorsi dalla P.A. Rho Soccorso pag. 106 Capitolo V Conclusioni pag. 111 Allegati pag. 117 Bibliografia pag. 122 5 PREFAZIONE PREFAZIONE Proviamo ad immaginare quale percezione può avere il cittadino comune che, transitando davanti al Pronto Soccorso di un ospedale, vede alcune ambulanze. Se non è particolarmente informato è verosimile che sia portato a credere che quei mezzi siano dell’ospedale stesso o, tutt’al più, della Croce Rossa. Probabilmente è anche convinto che su ogni ambulanza ci sia un medico; oppure ritiene che il servizio sia sempre svolto da quelle figure genericamente definite come “volontari” di cui, in fondo, poco o nulla si conosce. In realtà il ruolo degli ospedali nel soccorso extra-ospedaliero è sempre stato marginale, pochi presidi erano dotati di ambulanze per svolgere questo servizio e, con l’istituzione del numero unico “118” per il soccorso sanitario anche gli ultimi ospedali, che ancora garantivano un servizio di ambulanza, lo hanno abbandonato. Nei fatti la realtà del soccorso nella Provincia di Milano, dalla nascita delle prime associazioni (dalla seconda metà del XIX secolo) fino ai giorni nostri, si è sempre basata sulla libera scelta dei singoli che davano la loro disponibilità 6 PREFAZIONE e il loro tempo per garantire un servizio essenziale alla popolazione che lo Stato non poteva o voleva assicurare. Con questo lavoro ho cercato di tracciare la storia e l’evoluzione fino ad oggi del soccorso extra-ospedaliero inteso come un complesso d’ideali, persone e mezzi tesi al raggiungimento di un bene collettivo. E’ una storia di solidarietà fatta di gesti più che di parole, gesti che hanno testimoniato la volontà di essere presenti sul proprio territorio. E’ una storia di impegno sociale e civile, ma è anche una storia di capacità e professionalità. Professionalità che è aumentata al punto da esigere dai volontari un bagaglio di conoscenze e un’assunzione di responsabilità sempre più forti. Conoscenze e responsabilità che forse potrebbero far alterare il panorama del soccorso extra-ospedaliero, favorendo la nascita di nuove figure professionali con una graduale diminuzione del ruolo del volontariato. Questo processo, citato durante la IV Conferenza Nazionale del Volontariato svoltasi ad Arezzo lo scorso ottobre, evidenzia come stiano diminuendo consistentemente le organizzazioni composte di soli volontari: dal 34 per cento del 1997 al 21 per cento del 2000. “Questo fenomeno si rivela soprattutto nelle organizzazioni di volontariato che operano in convenzione e che, proprio per stare negli standard di personale e nei requisiti di qualità stabiliti per la gestione dei servizi, sono indotte ad avvalersi di operatori remunerati in grado di assicurare continuità e professionalità adeguata.”1 1 Fondazione Italiana per il volontariato, “Mappa e caratteristiche strutturali ed evolutive delle organizzazioni di volontariato in Italia e profili regionali”, Arezzo, ottobre 2002. 7 PREFAZIONE In questo lavoro ho cercato di analizzare il processo di professionalizzazione dei volontari che sono la base del soccorso extra-ospedaliero in molte province italiane, tra cui quella di Milano. I dati raccolti ci permetteranno di effettuare una valutazione sulla “sostenibilità” del ruolo del volontario in un’associazione di soccorso (Pubblica Assistenza Rho Soccorso), di conoscere il parere di chi coordina il soccorso (Servizio Sanitario Urgenza Emergenza 118 di Milano) e, infine, il parere dell’utente fruitore del soccorso stesso. 8 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia 1.1 Le radici dell’associazionismo “Gli Americani di tutte le età, condizioni e tendenze si associano di continuo. Non soltanto possiedono associazioni commerciali e industriali, di cui tutti fanno parte, ne hanno anche di mille altre specie: religiose, morali, gravi e futili, generali e specifiche, vastissime e ristrette. Gli Americani si associano per fare feste, fondare seminari, costruire alberghi, innalzare chiese, diffondere libri, inviare missionari agli antipodi; creano in questo modo ospedali, prigioni, scuole. Dappertutto, ove alla testa di una nuova istituzione vedete, in Francia, il governo (...), state sicuri di vedere negli Stati Uniti un'associazione.”1 Così Alexis De Tocqueville2 giovane magistrato francese, inviato negli Stati 1 Sito Internet www.lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/020125c.htm. 2 Alexis De Tocqueville nacque a Verneuil, presso Parigi, nel 1805. Eletto deputato nel 1839, dopo la rivoluzione del 1848 entrò nell’Assemblea costituente. Nel 1856 pubblicò “L’antico regime e la Rivoluzione” che rappresentò una svolta molto importante nello sviluppo della storiografia sulla Rivoluzione francese. Morì a Cannes nel 1859. 9 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Uniti a studiare il regime penitenziario americano, descrive nel 1835 in “La democrazia in America” il funzionamento della vita sociale di quel Paese. Anche in Italia l’associazionismo ha profonde radici: il principio della solidarietà, unitamente a propositi umanitari e di fede religiosa, diedero vita a un fenomeno che da secoli caratterizza il nostro sistema di soccorso. La più antica fra le istituzioni di volontariato laico è la Compagnia della Misericordia3 nata nel medio evo (1244) a Firenze per opera del frate domenicano Pietro da Verona, poi divenuto Santo con il titolo di “Pietro Martire”. Una diversa tradizione popolare vuole in un facchino dell’Arte della Lana, tal Piero di Luca Borsi, l’iniziatore della Compagnia della Misericordia. La leggenda narra di un gruppo di facchini che istituirono volontariamente, su proposta del Borsi, una sanzione per ogni offesa a Dio e il servizio verso il prossimo come ammenda. La prima traccia documentale che ne dà testimonianza è del 1321 ed è relativa all’atto di acquisto di una casa di proprietà di Baldinuccio Adimari sita davanti al Battistero, esistono poi alcuni atti e rogiti notarili, datati dal 1330, nei quali la Compagnia della Misericordia risulta beneficiaria di lasciti e donazioni. Risalgono invece al 1361 quattro registri in cui sono riportati i nomi degli ascritti suddivisi per quartiere4. 3 Sito Internet www.misericordie.org. 4 La data di nascita della Misericordia di Firenze che si legge in un codice scritto nel 1361 e tuttora conservato risulta essere il 1240, ossia, in cifre romane il MCCXL. Ma non è esatta: il tempo o l’acqua hanno cancellato due altre cifre, la data giusta è MCCXLIV, cioè 1244. 10 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia I primi compiti delle Compagnie furono il conforto ai moribondi, l’accompagnamento dei condannati a morte, nonché la sepoltura dei morti in povertà o abbandonati. L’opera era prestata in forma di assoluta gratuità con un cappuccio che assicurava l’anonimato e, per la prima volta, da personale laico e volontario. Fino a quel periodo, infatti, era solo il personale religioso ad occuparsi di chi si trovava nei lazzaretti ed ospedali. Con la metà del 1300 il Comune di Firenze, inizia a porre "maggiore attenzione" alle Confraternite con lo scopo, non dichiarato, di gestirne il patrimonio e di indirizzarne la politica sociale. Le Compagnie erano frequentemente beneficiarie di eredità e lasciti da parte di cittadini facoltosi, ma l’opposizione degli eredi naturali ne rendeva difficoltosa l’acquisizione spingendo i Capitani a chiedere, a più riprese, una legislazione speciale che favorisse i propri sodalizi. Nel 1363 la Repubblica adotterà un provvedimento che accoglie le richieste dei Capitani, ma che prevede, contemporaneamente, il diritto di prelazione dello Stato, a titolo di prestito, sul valore dei beni ricevuti in eredità dalle Compagnie. Poco dopo, nel 1366, la Compagnia di Orsammichele, di gran lunga la più ricca fra le Compagnie fiorentine del tempo, perde ogni autonomia essendo costretta ad accettare la nomina dei propri “Camarlinghi” (amministratori del patrimonio) da parte della Repubblica. Il fenomeno è universale e nel 1374 la Fraternita della Misericordia di Arezzo perde ogni autonomia e, vedendosi imporre i rettori da parte del Comune, diventa un ente pubblico. 11 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Verso la metà del XV secolo a Firenze, come nel resto della Toscana, tutte le Compagnie dedite alla beneficenza e all’intervento sociale finiscono sotto il controllo diretto o indiretto dello Stato che le indirizza e le riorganizza secondo i propri fini di politica sociale. A Firenze la Misericordia sarà ricostituita come organizzazione autonoma nel 1490, con nuovi Statuti che ne modificano profondamente il corpo sociale, rendendola sostanzialmente diversa dal vecchio sodalizio, prevedendo un numero di membri ristretto e selezionato laddove in origine vi era la più ampia partecipazione a base popolare. In Toscana, la politica dei Medici, inaugurata nel 1490 con la ricostituzione della Misericordia di Firenze, produce la progressiva trasformazione degli antichi sodalizi in "nuove" Confraternite di Misericordia. Questo processo sarà bruscamente interrotto il 21 marzo 1785 dal Decreto di soppressione delle Confraternite Laicali emanato da Pietro Leopoldo I di Lorena. Dal 1790, salito al trono granducale Ferdinando III, le Confraternite sono autorizzate a riprendere la loro attività seppure in modo condizionato; i moti del 1848 e, successivamente, la proclamazione dell'Unità d'Italia modificano il quadro di riferimento politico e la Capitale, ormai trasferitasi a Roma, fa sì che il Governo del Regno guardi con maggiore distacco alle logiche toscane. Durante i moti di Messina del 1848 un medico chirurgo di Capua, Ferdinando Palasciano, giovane ufficiale dell’esercito borbonico, avvertì il dovere morale di prestare le sue cure anche ai feriti nonostante l’ordine tassativo, dato dal 12 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia generale Filangieri, di non curare i ribelli siciliani. Ciò gli valse la minaccia di essere passato per le armi5. Caduta la monarchia borbonica, Palasciano poté esporre liberamente le sue idee e, in occasione del Congresso Internazionale dell’Accademia Pontaniana, svoltosi a Napoli nell’aprile del 1861, affermò: “Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra.”6 Con questo discorso, che ebbe vasta eco in tutta Europa, Palasciano proclamò per la prima volta uno dei principi fondamentali della Croce Rossa che presero forma grazie all’opera di Henry Dunant, considerato a pieno titolo il fondatore della Croce Rossa. Dunant nasce a Ginevra l'8 maggio 1828 e nel 1858 si reca in Algeria per affari e fonda la società cerealicola “Società Anonima dei Mulini di MonsDjemila”, ma nonostante i presupposti favorevoli non riesce ad operare. Dopo vari tentativi decide allora di parlare personalmente con Napoleone III, essendo quel territorio colonia francese, per assicurarsi il suo appoggio presso il governo algerino. Ma l'Imperatore si trova in Lombardia, alla testa dell'esercito francese a favore dell'indipendenza italiana contro gli Austriaci. 5 La condanna sarà poi tramutata da Re Ferdinando di Borbone in un anno di carcere, che sconterà a Reggio Calabria. 6 Sito Internet www.members.xoom.virgilio.it/CRILEVERANO/origini.htm 13 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Quando Dunant arriva in Lombardia, nel pieno della Seconda Guerra d'Indipendenza italiana, scoppia a Solferino il 24 giugno del 1859 una delle battaglie più sanguinose che l'Europa abbia mai vissuto. Dunant rimane sconvolto dal numero impressionante dei feriti e dei morti, ma soprattutto dal fatto che siano abbandonati a loro stessi: più di 40.000 persone giacciono sul campo di battaglia. Impotente di fronte a queste scene di disperazione, Dunant cerca invano medici, chirurghi e infermieri che possano alleviare le sofferenze di tanti uomini. Le cronache dell’epoca narrano delle donne di Castiglione delle Stiviere, che portarono soccorso ai feriti, nel tentativo di assistere quanti richiedevano il loro aiuto, a prescindere dalla bandiera o dall’uniforme. La storia della Croce Rossa si può affermare che inizi da queste esperienze di come la solidarietà umana possa vincere le suddivisioni di parte. Nonostante tutto Dunant è ben consapevole dell'insufficienza dei soccorsi in rapporto alle necessità. “Si rendono perciò necessari infermiere e infermieri volontari, diligenti, preparati, iniziati a questo compito, che, ufficialmente riconosciuti dai comandanti delle forze armate, siano agevolati ed appoggiati nell'esercizio della loro missione. Infine, in un'epoca in cui si parla tanto di progresso e di civiltà, visto che purtroppo le guerre non possono essere sempre evitate, non urge insistere perché si cerchi, in uno spirito d'umanità e di vera civiltà, di prevenire o almeno mitigarne gli orrori? “7 7 Sito Internet www.cri.it/descrgen/origini.htm 14 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Il suo fine è di sensibilizzare l'opinione pubblica per la realizzazione del suo progetto: creare una Società di soccorso volontario in ogni Stato, con il compito di organizzare ed addestrare squadre per l'assistenza dei feriti in guerra. Propone che i feriti e il personale sanitario siano ritenuti neutrali dalle parti belligeranti e protetti da un segno distintivo comune. Quattro anni più tardi a Ginevra l’idea concepita sul colle di Solferino fu attuata, il 26 ottobre 1863 alla Prima Conferenza Internazionale cui partecipano 18 rappresentanti di 14 paesi che firmano, il 29 ottobre, la "Prima Carta Fondamentale". Il riconoscimento ufficiale dell'attività di queste Società avviene mediante la conclusione di un trattato internazionale. Il Governo svizzero offre il proprio appoggio all'iniziativa convocando, l'8 agosto 1864, una Conferenza diplomatica alla quale partecipano i rappresentanti di 12 governi. La Conferenza si conclude il 22 agosto 1864 con l'adozione della prima "Convenzione di Ginevra per il miglioramento della sorte dei feriti in campagna", sottoscritta anche dall’Italia. Il documento, composto da dieci articoli, garantisce neutralità e protezione alle ambulanze e agli ospedali militari, al personale delle équipes sanitarie e al materiale utilizzato. La protezione è estesa anche alla popolazione civile che si adoperi per i soccorsi ai feriti e inoltre è stabilita la regola secondo la quale i feriti o malati saranno raccolti e curati indipendentemente dalla nazione di appartenenza. 15 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia La croce greca di colore rosso in campo bianco, i colori invertiti della bandiera svizzera in omaggio al Paese fondatore, da allora saranno il rifugio non solo per i militari ma significheranno anche, in occasione di calamità, aiuto alle popolazioni civili e ai profughi. L’11 dicembre dello stesso anno si tiene a Milano, il Congresso in cui si approva il regolamento del Comitato di Milano come Comitato Centrale per il coordinamento delle attività dei costituendi nuovi comitati. Il 20 giugno del 1866 l’Italia dichiara guerra all’Austria e le prime quattro squadre di soccorso partono alla volta di Custoza. Il 30 maggio 1882, viene emanata la Legge n°768 che autorizza il Governo del Re ad erigere in Corpo Morale l’Associazione della Croce Rossa Italiana. 1.2 L’unità del Paese In Italia favorite dalla libertà di associazione, che lo Statuto Albertino del 1848 estese a tutto il territorio nazionale, videro la luce diverse nuove associazioni. L’articolo 32 dello Statuto riconosceva: “Il diritto di adunarsi pacificamente e senz’armi, uniformandosi alle leggi che possano regolarne l’esercizio nell’interesse della cosa pubblica.” Venivano inoltre abrogati gli articoli del Codice penale che limitavano la libertà di associazione. 16 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Le società di mutuo soccorso nacquero, alla fine del 1700, come associazioni volontarie con lo scopo di migliorare le condizioni materiali e morali dei ceti lavoratori. Tali società si fondavano sulla mutualità, sulla solidarietà ed erano strettamente legate al territorio in cui venivano alla luce. La spinta alla loro nascita venne da una progressiva presa di coscienza da parte delle masse lavoratrici della propria condizione di sfruttamento e della ricerca in sé stesse, prima ancora che nelle istituzioni politiche, della forza e degli strumenti necessari per fare fronte al loro stato precario. La società di mutuo soccorso si basa sull'unione delle forze per raggiungere obiettivi di promozione economica e sociale, sulla responsabilità di gruppo nei confronti del comune destino di lavoro, sul senso di dignità e del protagonismo civile. I punti su cui si fondavano queste società erano la mutualità, la solidarietà fra i lavoratori, l'autogestione dei fondi sociali e la moralità. Non avevano, infatti, diritti i soci che si ammalavano a causa del loro dissennato stile di vita. Fra i principali obiettivi delle società di mutuo soccorso vi erano: l'istruzione, il mutualismo in caso di infermità e la previdenza. Obiettivi che nel tempo mutarono e, in seguito ad una trasformazione interna, fecero di queste realtà un’importante esperienza popolare nella gestione dell’intervento sanitario, assistenziale e di solidarietà, sino ad allora di competenza esclusiva dei religiosi. Tipico esempio di questa trasformazione è la Fratellanza Militare di Firenze. L'Associazione ebbe la sua costituzione nel 1872 ad opera di reduci, così 17 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia come avvenne per le altre fratellanze militari che nella provincia di Firenze erano oltre dieci. Nei primissimi anni la Fratellanza Militare ebbe come finalità il mutuo soccorso tra gli aderenti e, solo nel 1878, costituì al suo interno la "Compagnia Volontaria di Pubblica Assistenza" per portare aiuto ai diseredati e agli infortunati. Una compagnia volontaria, organizzata militarmente, dove i militi volontari eseguivano oltre che l'assistenza agli ammalati, il soccorso ed esercitazioni periodiche. I militi volontari svolgevano il proprio servizio in divisa militare che fu abbandonata solo all'inizio degli anni ‘50. Ancora oggi non è difficile trovare associazioni in cui i soccorritori sono chiamati “militi” e il responsabile dei volontari “comandante”. Si era agli albori dell'assistenza laica, che si potrebbe tradurre in: “Non più carità, ma solidarietà”.8 E la solidarietà non poteva essere solo appannaggio dei reduci e così si aprì a tutti coloro, uomini e donne, che erano animati da questi ideali. Nel XVII e XVIII secolo il trasporto degli ammalati nei luoghi di cura ed il conforto agli stessi si rifaceva ad una concezione di beneficenza e pietà cristiana. Sarà solo l’avvento dell’industrializzazione e con essa del sindacato, a portare una nuova idea secolarizzata della salute del singolo come bene da tutelare. Le Pubbliche Assistenze nascono a partire dal 1860 come laiche e libere 8 Sito Internet www.associazioni.comune.firenze.it/fratellanza/fm01f.htm. 18 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia associazioni di volontariato, sotto una grande molteplicità di nomi: Croce Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro, Società di Salvamento, Fratellanza Militare, Fratellanza Popolare. Unanimi nel loro impegno le Pubbliche Assistenze non fanno distinzioni di servizio tra nobili e popolo, ricchi e poveri, servono chiunque esprima un bisogno, non pongono condizioni all’aiuto prestato e sono aperte a chiunque voglia prendervi parte. Queste associazioni si sentivano le prime realtà veramente italiane e il colore della “croce” diverso dal rosso ne è una testimonianza. Il colore verde poi è da riferirsi a una tendenza repubblicana e di fratellanza militare di queste associazioni. L’organizzazione delle Pubbliche Assistenze era orientata alla partecipazione attiva e passiva di tutti gli associati basata sui principi della democrazia. Le associazioni erano, infatti, gestite dagli stessi soci e le cariche erano elettive. In un periodo storico in cui il diritto di voto era circoscritto a pochi cittadini maschi di censo elevato, le Pubbliche Assistenze erano il prototipo di una società in cui i valori di uguaglianza, democrazia e partecipazione erano già consolidati. Lo spirito associativo che pervade i singoli componenti di ogni realtà si concretizza con il desiderio di creare “associazioni” di associazioni. Unirsi per scambiare esperienze, unirsi per contare di più e raggiungere meglio i comuni obiettivi. Nel 1892 si svolge a La Spezia il primo Congresso delle Associazioni di Pubblica Assistenza che vede la partecipazione di 29 19 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia associazioni di cui 12 sono toscane. E’ in questa Regione, dove il volontariato organizzato si è maggiormente sviluppato ed esteso, che nel 1903 nasce il primo organismo di coordinamento a livello regionale: l’Unione Regionale Toscana che raccoglie le istanze e coordina l’attività delle Pubbliche Assistenze della Toscana. Nel 1904 venne costituita la Federazione Nazionale Associazioni di Pubblica Assistenza e Soccorso eretta ad Ente Morale nel 1911. Le associazioni federate godettero sempre della loro autonomia e tramite le unioni regionali erano l’esempio, raro nel periodo storico, di istituzione non centralizzata in cui l’organo sovraordinato svolge la funzione di indirizzo e di coordinamento tra le associazioni federate, senza per altro interferire nelle scelte delle singole associazioni. A Pisa il 21 novembre 1899 viene fondata l’Unione Federativa delle Misericordie; per secoli erano mancati i contatti tra le Misericordie e ciascuna associazione aveva avuto un’evoluzione autonoma che si era misurata solo con la sua realtà locale. Grazie alla collaborazione assicurata da alcune diocesi toscane, vennero individuate 77 misericordie che furono invitate al congresso di Pistoia (24 settembre 1899) per la stesura dello Statuto. Congresso a cui parteciparono 36 misericordie, tra cui grandi sodalizi delle città capoluogo della Toscana e piccole associazioni dell’estrema periferia. 1.3 La nascita delle associazioni nel nord Italia 20 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia La Croce Bianca sorge a Milano ai primi del Novecento per opera di Don Giuseppe Bignami, assumendo come emblema una croce bianca in campo blu per completare con le consorelle, Croce Rossa e Croce Verde, i colori della bandiera nazionale. In una parrocchia di periferia Don Giuseppe Bignami, che si ispirava al motto evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso”, vuole che i giovani crescano in un quieto vivere e s’impegnino ad aiutare gli altri. Tutto è realizzato su un piano solidaristico con l’entusiasmo dei giovani della parrocchia: poche barelle che vengono spinte di corsa al suono di una campanella. Dopo alcuni anni l’Associazione amplia le proprie iniziative comprendendo oltre al servizio di pronto intervento: l’assistenza notturna ad ammalati poveri, l’istituzione di corsi d’igiene e di pronto soccorso e un ambulatorio per prestazioni ai poveri privi di libretto comunale di assistenza. Mantenendo come finalità ultima l’assistenza materiale e morale di ogni sofferente. Nel 1914 si costituì il gruppo femminile che aveva lo scopo di occuparsi di attività assistenziali e di organizzare corsi per le infermiere volontarie. Nel 1916 nascono le prime due sezioni quella di Caronno e di Cassano d’Adda. Sempre a Milano, nel 1899, sorge la prima Pubblica Assistenza della Lombardia la Croce Verde A.P.M.9 seguita, nel volgere di qualche anno, da altre associazioni. 9 Il nome deriva dalla fusione, nel 1916, di due Associazioni: la Società Volontaria di Soccorso Croce Verde, nata nel 1905 e l’Assistenza Pubblica Milanese, nata nel 1899. 21 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia In Piemonte le iniziative spontanee nate all’interno delle grandi fabbriche e nei circoli operai o l’ispirazione di industriali illuminati e di operatori sanitari lungimiranti, furono determinanti per la nascita di numerose Pubbliche Assistenze: nel 1907 a Torino la Croce Verde, Asti nel 1909 e Nizza Monferrato nel 1910. Già nei primi anni del secolo queste istituzioni si diffusero sui principi della solidarietà sociale, della apoliticità e dell’assenza di qualsiasi fine di lucro. La cultura solidaristica si andava concretizzando attraverso l’impegno e la volontà di comuni cittadini appartenenti a tutti gli ambienti sociali e culturali. Nel 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia le associazioni presenti sul territorio nazionale diedero un’ulteriore conferma della loro importanza. A Milano le infermiere volontarie della Croce Bianca furono impegnate in molti ospedali cittadini: dall’Ospedale Maggiore al posto di soccorso della Sanità Militare di Via Benedetto Marcello. Le Misericordie svolsero, nelle loro singole località, un’intensa attività di assistenza e di soccorso particolarmente dedita alle necessità di aiuto verso le popolazioni interne e verso i profughi. In Piemonte e nel resto dell’Italia le Pubbliche Assistenze, pur sacrificate dalle necessità belliche e decimate dall’assenza dei volontari chiamati al fronte, si prodigarono per portare conforto e aiuto alle popolazioni. La Grande Guerra evidenziò le lacune delle norme della Croce Rossa e, nel 1929, vennero adottate due Convenzioni: la prima per il trattamento dei prigionieri di guerra, l’altra per migliorare la protezione dei feriti e dei malati. 22 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Per l’associazionismo l’avvento del regime fascista coincise con il periodo più difficile. Il regime trovava nel nord del Paese operaio associazioni che avevano avuto origine anche dal mondo sindacale e socialista, non poteva quindi vedere di buon occhio queste realtà che, per loro stessa natura, rappresentavano l’antitesi all’ordine imposto in quanto portatrici di valori quali: solidarietà, condivisione e servizio disinteressato. Il regime fascista aveva inoltre come obiettivo quello di convogliare ogni forma di attività assistenziale nello Stato e anche le associazioni dovettero assoggettarsi alle direttive centralistiche del governo. La Croce Verde Musocco (dal 1965 Croce Verde Sempione di Milano) nel 1923 vide sostituito il Consiglio di Amministrazione con elementi imposti dal Podestà del Comune che seguivano scrupolosamente le direttive diramate dalle gerarchie al potere. Qualche anno dopo Vittorio Emanuele III con la promulgazione del Regio Decreto 12 febbraio 1930 n°84 “Modifiche al R.D.L. 10 agosto 1928 n°2034”, contenente provvedimenti a favore della Croce Rossa Italiana, trasferirà tutte le competenze relative al soccorso alla stessa C.R.I. con il conseguente scioglimento di tutte le associazioni non ancora erette in Ente Morale, disponendo la confisca delle loro attrezzature e del loro patrimonio a favore dell'Istituzione di soccorso statalizzata. Il periodo fu particolarmente difficile per la Federazione delle Pubbliche Assistenze e per tutte le associazioni affiliate perché, nonostante fosse stata eretta a Ente Morale nel 1911, venne sciolta. 23 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia A Milano anche la Croce Bianca subì la stessa sorte e, a Torino, solo la Croce Verde tra le Pubbliche Assistenze riuscì ad operare ma con il commissariamento dei suoi organi dirigenti. Le Misericordie tuttavia, beneficiando della Legge Crispi 17 luglio 1890 che sanciva le Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB) e della benevolenza del Sovrano, dimostrata anche dalla partecipazione nel settembre del 1926 al loro Congresso Nazionale, poterono, seppur con limitata libertà, proseguire la loro opera. Per le associazioni sciolte ci fu anche l’umiliazione della consegna dei vessilli, da effettuarsi in cerimonia pubblica, a testimonianza dell’avvenuta resa al regime. Per molti anni le associazioni furono costrette ad operare sotto mentite spoglie ma, subito dopo la Liberazione, l’ideale che aveva ispirato la nascita di queste realtà riprende a guidare coloro che le faranno rinascere. Con il Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 13 novembre 1947, n°1256 vengono abrogate le norme contenute nell’art.2, lettere b), c), d) del R.D. 12 febbraio 1930 n°84. Inoltre sempre nello stesso Decreto vengono indicati i compiti della Croce Rossa Italiana e quelli effettuati da “altre associazioni locali ” che insieme avranno il non facile compito di organizzare il servizio di pronto soccorso nel Paese. Lasciato alle spalle l’orrore bellico il movimento delle Pubbliche Assistenze si ricompone spontaneamente e, nel 1946, a Milano si svolge il primo Congresso Nazionale. Sempre a Milano la Croce Bianca riprende la sua 24 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia attività senza mezzi e senza sede, usando per i suoi servizi vecchie ambulanze. Nel volgere di pochi anni riparte il servizio forzatamente interrotto. Le donne che avevano caratterizzato già dall’inizio del secolo quest’Associazione ritornano a partecipare attivamente e, dal 1947 al 1949, ben 11 corsi prepararono più di 300 infermiere. A Firenze l’8 gennaio 1947 si svolge il Congresso Nazionale delle Misericordie che pone le basi per la rinascita del movimento. La quasi totalità delle associazioni era stata depredata dei propri beni dalle truppe tedesche durante la ritirata dal suolo italiano. Il Decreto 12 febbraio 1930 n°84 faceva sentire i suoi effetti anche dopo la fine della guerra, lasciando aperto un contenzioso tra la Croce Rossa Italiana e diverse associazioni locali sulla proprietà dei beni, come risulta dall’esemplare caso della Croce Verde Quarto di Genova. L’Associazione, nata il 23 giugno 1911, grazie ad un’auto tassazione dei soci raccolse la cifra di £ 7.000 per costruire la nuova sede. Il giorno di Pasqua del 1928 ci fu la cerimonia di posa della prima pietra ma, in seguito al sopracitato Decreto, la Croce Verde venne sciolta e presso la nuova sede si installò il Pronto Soccorso della Croce Rossa. Contemporaneamente fu registrato l’atto di proprietà a favore della stessa CRI. Al termine della guerra un gruppo di vecchi soci della Croce Verde, il 1° Settembre 1945 chiese al Governo, attraverso il Comitato di Liberazione Nazionale, l’abrogazione del R.D. del 12 febbraio 1930 n°84, in forza del quale erano stati confiscati i beni della P.A. Croce Verde di Quarto dei Mille. 25 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Ha così inizio un lungo iter che terminerà con la restituzione della proprietà all’Associazione ben 55 anni dopo la confisca. Il Tribunale di Genova, con sentenza n°2266/87 del 10 dicembre 1987, passata in giudicato il 10 gennaio 1988, sanciva il riacquisto per usucapione da parte della P.A. Croce Verde di Quarto dei Mille della proprietà dell’immobile di Piazza Ippolito Nievo n°3. Il marchio pubblicistico impresso nel ventennio dal regime fascista alla Croce Rossa Italiana è rimasto fino ai giorni nostri. Questo Ente rappresenta un caso particolare nel panorama internazionale, dove le singole organizzazioni di Croce Rossa si presentano autonome rispetto agli Stati ospitanti e non così legate alle politiche statali. Basti pensare che la Corte dei Conti, in sede di esame dell’esercizio finanziario del 1996, sottolineava che l’89 per cento delle entrate correnti era costituito da trasferimenti statali10. Questo marchio si può notare anche dalla Legge 23 dicembre 1978 n°833 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale dove l’art.70 recita: “Con effetto dal 1° gennaio 1980, con decreto del Ministro della sanità, sentito il Consiglio sanitario nazionale, sono trasferiti ai comuni competenti per territorio per essere destinati alle unità sanitarie locali i servizi di assistenza sanitaria dell’Associazione della Croce Rossa Italiana (CRI), non connessi direttamente con le sue originarie finalità, nonché i beni mobili ed immobili destinati ai predetti servizi ed il personale ad essi adibito, previa individuazione del relativo contingente. (...) 10 Quotidiano “La Padania”, 17 aprile 1998. 26 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Il Governo, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, è delegato ad emanare, su proposta del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro della difesa, uno o più decreti aventi valore di legge ordinaria per il riordinamento della Associazione della Croce rossa italiana con l'osservanza dei seguenti criteri direttivi: 1) l'organizzazione dell'Associazione dovrà essere ristrutturata in conformità del principio volontaristico della Associazione stessa; 2) i compiti dell'Associazione dovranno essere rideterminati in relazione alle finalità statutarie ed agli adempimenti commessi dalle vigenti convenzioni e risoluzioni internazionali e dagli organi della Croce rossa internazionale alle società di Croce rossa nazionali; 3) le strutture dell'Associazione, pur conservando l'unitarietà del sodalizio, dovranno essere articolate su base regionale; 4) le cariche dovranno essere gratuite e dovrà essere prevista l'elettività da parte dei soci qualificati per attive prestazioni volontarie nell'ambito dell'Associazione." Questa Ente è stato a lungo in crisi11, commissariato per ben 17 anni e, nonostante sia stata impressa una riforma in senso democratico anche con l’entrata in vigore del nuovo Statuto il 9 ottobre 2002 elaborato in sede governativa e non dalla base del movimento, la Croce Rossa Italiana non ha ancora raggiunto quella indipendenza e autonomia dal Governo che dovrebbe avere. 11 “Storia e realtà di una grande Istituzione di promozione e volontariato”, colloquio con l’On. Garavaglia in “Rivista del Volontariato”, 1999. 27 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia Significative sono state le influenze esterne verso il Consiglio Direttivo Nazionale che recentemente si sono tradotte in una sospensione delle elezioni dei Consigli Direttivi Regionali e Provinciali, assecondando quanto richiesto dal Ministero della Salute. Sospensione delle elezioni che si è tradotta, dopo un breve periodo, in un ulteriore commissariamento come comunicato il 12 ottobre 2002 agli organi periferici12 dal Presidente Generale della CRI Garavaglia: “Carissimi, mantenendo l’impegno di informare sulla situazione critica della nostra Associazione, con rammarico devo ammettere che ora è allarmante. Infatti la maggioranza parlamentare non ha ritenuto, a tutt’oggi, di dover convertire in legge il Decreto dell’8 agosto 2002 n°187. La sua decadenza interrompe la proroga dei nostri Organi, con gravi ripercussioni sull’ordinato prosieguo dell’attuale gestione. (…) Abbiamo inoltre approvato, all’unanimità della nostra Assemblea Generale il 1° giugno scorso, il nuovo Statuto elaborato in sede governativa, nonostante fosse già stato approvato, e per tempo, uno Statuto più correttamente elaborato in autonomia e indipendenza – come è dovuto – dalla C.R.I. con l’Assemblea Generale del 20/21 febbraio 2001. Il nostro immediato futuro sarà quindi determinato dal Governo; a noi spetta di lavorare, comunque, con immutato impegno al servizio della C.R.I.” Sempre il Presidente Generale il 25 ottobre 2002 comunica l’avvenuta 12 Prot. PG/1669/02, lettera inviata ai Membri del Consiglio Direttivo Nazionale, ai Presidenti dei Comitati Regionali e Provinciali, ai Responsabili dei Comitati Locali. 28 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia nomina dell’Ambasciatore Staffan De Mistura, quale Commissario Straordinario dell’Associazione, che si dimetterà poco dopo a causa di “nuovi e irrinunciabili impegni di carattere internazionale”13. Ora il nuovo Commissario Straordinario è l’avvocato Maurizio Scelli. 1.4 Oltre il soccorso Negli ultimi decenni tutte le organizzazioni impegnate nel soccorso allargano il loro campo operativo sensibili, come sempre, alle esigenze della popolazione. La Confederazione delle Misericordie nel 1963 fonda il Movimento dei Fratres che opera nel settore della raccolta sangue e, nel 1989, pubblica una rivista mensile cui viene dato il nome di “Civiltà dell’amore”. Nel 1993 le Misericordie insieme ad un’organizzazione caritativa di fede islamica14, organizzarono due colonne di aiuti per le popolazioni musulmane duramente colpite dalla guerra civile in corso nei territori della ex-Jugoslavia. Nel 1995 viene costituito l’Ufficio Gestione Emergenze di Massa a cui viene affidato il compito di riorganizzare le attività di protezione civile della Confederazione. La Croce Bianca e le sue numerose sezioni, si adoperarono in aiuto delle popolazioni colpite da gravi calamità naturali. Lo testimoniano gli interventi 13 14 Sito Internet www.cri.it/notizie/statuto02/nomina.htm. La “Human Appeal International”. 29 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia nel Polesine del 1951, nel Vajont nel 1963, a Firenze nel 1968, nel Friuli nel 1976 e in Irpinia nel 1980. Le Pubbliche Assistenze nel 1987 con il Congresso Nazionale di Lerici elaborano un nuovo Statuto che modifica il nome della Federazione in ANPAS, Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze. Il cambiamento oltre che d’immagine è l’espressione di un’evoluzione che mira al rafforzamento di una concezione unitaria del Movimento assai diversificato storicamente, culturalmente e geograficamente. Al rinnovamento è associata l’estensione dell’impegno in progetti di solidarietà internazionale in Bielorussia, nella exJugoslavia, in Bulgaria e nel Saharawi. La Croce Rossa Italiana, facendo parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa, è sempre stata in prima linea in aiuto alle popolazioni coinvolte in eventi bellici. Migliaia di volontari hanno garantito non solo la professionalità dell’intervento, ma anche la tenuta a livello psicologico e fisico delle popolazioni. Diverse inoltre le attività svolte dalle Componenti volontarie che spaziano dall’ambito sanitario ad attività tese alla tutela e promozione dei diritti umani. Un’indagine dell’ottobre 1995 vede il sistema di soccorso in Italia composto da 2.376 sedi di ambulanze così suddivise15: • 648 gestite dall’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze; • 604 gestite dalla Croce Rossa Italiana; 15 “Mensile Italiano del Soccorso”, n°4, ottobre 1995. 30 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia • 566 gestite dalla Federazione delle Misericordie; • 558 gestite da USL, associazioni o società private. Le ambulanze di tutte le entità che operavano nel soccorso erano 8.546, un numero quattro volte superiore rispetto al 1963, per una popolazione che nel frattempo era aumentata di poco più del 13 per cento. Oltre il 76 per cento dei servizi di soccorso era gestito da associazioni di volontariato. Queste istituzioni che nei secoli passati seppero rispondere spontaneamente ai bisogni della popolazione, affrontarono per prime situazioni delicate e importanti che nessuno era stato pronto a gestire, ottennero solo recentemente con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, un riconoscimento da parte dello Stato. La Legge 23 dicembre 1978 n°833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale così recitava all’art.1: ”Le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale nei modi e nelle forme stabilite dalla presente legge.” e all’art.45: “E’ riconosciuta la funzione delle associazioni di volontariato liberamente costituite conseguimento dei aventi fini la finalità istituzionali del di concorrere Servizio al Sanitario Nazionale.” Ma è solo nel 1991 che si avrà un riconoscimento più esteso al fenomeno del volontariato con la promulgazione della Legge 11 agosto 1991 n°266 “Legge 31 CAPITOLO I Aspetti storici delle associazioni di soccorso sanitario in Italia quadro sul volontariato” che, seguita dalle leggi regionali, portò ad una piena e globale affermazione di un settore che aveva avuto un grande sviluppo negli ultimi decenni. In Lombardia trova piena applicazione con la Legge Regionale 24 luglio 1993, n°22 “Disciplina del volontariato”, che all’art.1 enuncia: “La regione riconosce il ruolo del volontariato come strumento di solidarietà sociale e di concorso autonomo alla individuazione dei bisogni ed al conseguimento dei fini istituzionali dei servizi, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia ed il pluralismo, ne riconosce la funzione di promozione culturale e di formazione ad una coscienza della partecipazione.” 32 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero 2.1 Il trasporto sanitario “Al numero di telefono ufficiale del Comitato della Croce Rossa, il 22.275 in Via Po a Frosinone c’è un asilo infantile. Non è la prima sorpresa, attraverso un complesso giro, ci viene infine dato per buono il 20.702. Dall’altro capo del filo risponde il padre del dott. Lunghi, vice presidente del Comitato, che come presidente ha un patrizio, il marchese Bisleti. Riferiamo testualmente: la Croce Rossa dispone di un’ambulanza vecchia di sei-sette anni; se qualcuno chiama l’asilo, gli danno il numero di mio figlio, che a sua volta telefona al segretario, il signor Alberto Bragaglia, al 20.897. E’ quest’ultimo che provvede ad avvertire, in caso di richiesta, l’autista, un pensionato che ha il telefono in casa e se esce fa sempre sapere dove è diretto. Il servizio procede così.”1 Con quest’esempio di catena telefonica di Sant’Antonio viene riportata la modalità di chiamata di un’ambulanza nel “Rapporto sul soccorso stradale sanitario” edito nel 1965. 1 Pino ABATE, “Rapporto sul soccorso stradale sanitario”, Quattroruote, marzo 1965 pag.114. 33 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Questo caso non è l’unico ma, neanche così raro, per riuscire ad attivare un mezzo di soccorso in Italia in pieno boom industriale. Ad Arona, nella provincia di Novara, in caso di bisogno l’utente poteva chiamare, se ne fosse stato a conoscenza, l’ospedale di terza categoria SS. Trinità, componendo i numeri: 21.76, 33.76 o 23.42. Dall’altro capo del filo il centralinista nel tardo pomeriggio del 12 febbraio del 1965 rispondeva così: “In questo momento l’autista è a casa; se occorre, lo chiamo per telefono; e così pure il medico.”2 Poco meno di trenta anni dopo con l’istituzione del numero unico “118” il sistema di soccorso italiano colma una grande lacuna organizzativa, ponendosi al passo degli altri paesi in cui il legislatore aveva prestato maggior attenzione al soccorso extra-ospedaliero. Oggi nella provincia di Milano il 67 per cento delle ambulanze viene inviato al richiedente entro 90 secondi dalla ricezione della chiamata3. Il soccorso, nella accezione generale del termine, è un concetto che nasce e si sviluppa negli ultimi secoli. In precedenza la medicina non riconosceva al soccorso dignità sanitaria, ad eccezione dell’attività militare ove era contemplato lo “sgombero” dal campo di battaglia indifferentemente dei feriti o dei morti rimasti sul terreno. Esempi si ritrovano negli ospedali militari dell’Impero Romano. Nel XIII secolo l'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, utilizzava per 2 Ibidem pag.113. 3 Fonte S.S.U.Em. 118 di Milano. 34 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero il trasporto di malati la “zana”, specie di gerla dentro la quale si metteva l'infortunato che veniva poi trasportata a spalla. Negli anni successivi fu utilizzato il “cataletto” a mano che consisteva di due semplici pertiche da sollevare a braccia, l'ammalato veniva adagiato disteso dentro una sorta di cassone, oppure semiseduto su una portantina. In origine il termine ambulanza stava ad indicare una formazione militare composta da personale sanitario, che costituiva solitamente un ospedale da campo al seguito dell'esercito di appartenenza. I feriti aspettavano sul campo la fine della battaglia e poi, magari un giorno o due dopo, venivano caricati su degli enormi "furgoni" tirati fin da 40 cavalli e portati agli ospedali, distanti a volte anche 50 o 100 Km. di strada interamente sterrata. Da molte descrizioni fatte da feriti sopravvissuti ai viaggi verso gli ospedali, ricaviamo come le maggiori sofferenze e, spesso, le cause di morte per la riapertura delle ferite, fossero proprio le scosse di un lungo viaggio in pratica senza assistenza. Il termine continuò ad avere questo utilizzo fino alla fine del 1700, specie presso le truppe francesi ove vennero istituiti gli ospedali ambulanti che seguivano l'esercito. L'utilizzo del termine ambulanza per indicare un mezzo finalizzato al soccorso ed al trasporto dei feriti, viene attribuito al barone Larrey4. Egli, con 4 Dominique-Jean Larrey nacque in Francia nel 1766. Larrey notò che le modalità di soccorso ai feriti comportavano tempi molto lunghi per il loro raggiungimento. La conseguenza diretta di questo fatto era naturalmente una mortalità molto elevata. Presentò a Napoleone un progetto intitolato "Chirurgia delle battaglie" che era una riorganizzazione dell'assistenza sanitaria con il raggiungimento dei feriti già nel corso della battaglia con una immediata prestazione delle prime cure necessarie (oggi la definiremmo una "stabilizzazione sul posto" prima del trasporto). 35 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero l'introduzione della sua “ambulanza volante” nel 1797, capì per primo l'importanza di un trattamento immediato, seguito da un trasporto appropriato del ferito verso un ospedale o altro luogo attrezzato. E’ anche da sottolineare che fino al XVII secolo la presenza dei medici negli ospedali era decisamente episodica e si limitava spesso a consulti programmati, mentre l’accettazione del paziente veniva normalmente eseguita dal personale religioso. L’ambulanza di Larrey era costruita per il trasporto di due feriti al massimo, adagiati supini a fianco a fianco, su dei lettini, precursori delle moderne barelle, che erano composti da una struttura metallica sulla quale si poggiava un materasso in crine di cavallo ricoperto in pelle. Per la comodità dei feriti i lettini, oltre ai materassi, erano dotati di cuscini in piume, anche questi rivestiti in pelle. Non mancavano le coperte. L'arredo interno era completato da un ulteriore rivestimento in pelle nella parte inferiore delle pareti, ove erano ricavate numerose tasche che contenevano materiale di medicazione. Fu il primo mezzo adibito al trasporto dei feriti, con criteri di costruzione che prevedevano un sistema ammortizzante e condizioni igieniche garantite dal ricambio d'aria. La riorganizzazione con il sistema di Larrey migliorò sensibilmente le percentuali relative alle statistiche riguardanti la sopravvivenza dei soldati feriti. Le perdite totali dei francesi nelle 26 campagne dal 1792 fino alla battaglia di Waterloo nel 1815, furono di due milioni e mezzo di uomini: di questi solo 150.000 morirono sui campi di battaglia; tutti gli altri perirono 36 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero dopo il trasporto in ospedali da campo in seguito ad infezioni, malattie contagiose, stenti. Nel XIX secolo lo sviluppo dei carri ambulanza fu dettato, come nelle epoche precedenti, dalle esigenze militari che richiedevano mezzi che consentissero il trasporto di un alto numero di feriti, del materiale necessario e dei soccorritori. Meritoria fu in tal senso l'opera di Florence Nightingale5, che mise in atto una vera e propria rivoluzione per quanto riguardava il trattamento dei feriti che molto spesso perivano colpiti da tifo e colera. Quello che la Nightingale colse, al di là dei grossi meriti in campo assistenziale che la fanno considerare la madre della moderna professione infermieristica, si può facilmente riassumere con questa sua frase: “Un trasporto soddisfacente di ammalati e feriti è il primo requisito per salvare loro la vita.”6 Durante la terza guerra d'Indipendenza nel 1866 si cominciarono a diffondere in Italia carri ambulanza, grazie alla progettazione del medico Agostino Bertani7. La sua ambulanza venne così definita all'epoca: 5 Florence Nightingale nacque a Firenze nel 1820. Lavorò come volontaria durante la guerra di Crimea. Nel 1856 fece ritorno in Gran Bretagna, dove fondò un collegio per infermiere, segnando così l'inizio della formazione infermieristica professionale. 6 Sito Internet www.volontari.org/gruppo-story.htm. 7 Agostino Bertani nacque a Milano nel 1812, medico, patriota e uomo politico mazziniano. Nel 1848 fu con il Cattaneo tra gli organizzatori delle Cinque Giornate di Milano, l’anno successivo diresse i servizi sanitari durante la difesa della Repubblica Romana. 37 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero “E' essa un veicolo montato su quattro ruote e sette molle. Riesce utilizzabile su qualsiasi strada e ha una notevole capienza perché può portare cinque feriti distesi su appositi lettini e altri tre seduti davanti.”8 Per quanto riguarda i carri ambulanza si impose una certa tendenza alla costruzione di carri leggeri, atti al trasporto di un unico infortunato in barella; talvolta lo spazio interno consentiva anche ad un soccorritore di stare accanto al trasportato anche se la prassi era di correre il più velocemente possibile verso l'ospedale, in quanto le possibilità assistenziali sul posto e durante il trasporto erano alquanto limitate. In alcune città si adottarono allestimenti di barelle su biciclette o tandem per dare vita alle ciclo-lettighe, diffuse allora e rimaste in uso fin dopo la Seconda Guerra Mondiale. Intorno agli anni '20 del secolo scorso, si iniziò a privilegiare l'automobile. I nuovi autoveicoli consentivano di avere tre soccorritori a bordo e le ambulanze, avevano all'interno una barella principale cui spesso se ne sovrapponeva un'altra ed il vano sanitario chiuso o finestrato. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale vide un rapido sviluppo degli automezzi e di conseguenza delle ambulanze, pur conservando la vecchia logica militare di avere mezzi per il trasporto di più feriti, le parti in guerra diedero grossa importanza al trattamento precoce degli stessi. 8 Sito Internet www.volontari.org/gruppo-story.htm. 38 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Si svilupparono i sistemi di segnalazione: negli Stati Uniti erano diffuse le sirene già da un decennio, mentre in Italia le ambulanze si notavano grazie a una croce luminosa che si accendeva sul tetto. Dal 1959 in Italia iniziò a comparire per obbligo di legge il lampeggiante blu9; le ambulanze venivano costruite su telai di automobili, le dimensioni esterne erano ridotte e lo spazio interno consentiva solo ad un soccorritore di sedere a fianco del trasportato: la filosofia era sempre quella di correre verso l'ospedale. Alla fine degli anni '60 vennero privilegiati i furgoni che costituivano la base per la maggioranza delle ambulanze. Gli interni erano semplici e spartani, la barella era piuttosto pesante ed era necessario appoggiarla su un carrello all'arrivo in ospedale. Il soccorso è strettamente legato al progresso della medicina: i metodi di rianimazione prevedevano solamente la ventilazione artificiale eseguita con il movimento delle braccia (metodo Silvester) e, solo nel 1958, Peter Safar introduce la tecnica del “bocca a bocca”. Nei primi anni ’60 si inizia a praticare il Massaggio Cardiaco Esterno (MCE) ed Ambu inventa il pallone a valvola per la ventilazione artificiale, che prenderà poi il suo nome. 2.2 Oltre il trasporto: il soccorso sanitario 9 Decreto del Presidente della Repubblica 15 giugno 1959, n°393. 39 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero La svolta avvenne alla metà degli anni '60 negli Stati Uniti. Nel 1966, il Consiglio Nazionale di Ricerca dell'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense pubblicò un impressionante rapporto sulle morti evitabili causate dalle carenze strutturali extra-ospedaliere e dei dipartimenti d'urgenza. Il Governo federale ne prese atto ed incaricò il Dipartimento dei Trasporti di riordinare il soccorso territoriale, contemporaneamente alla pubblicazione da parte dell’American Heart Association delle linee guida per la rianimazione cardiopolmonare ed il riconoscimento del concetto di “Golden Hour”. Secondo questo concetto tutto ciò che, in caso di trauma, avviene entro la prima ora ha ripercussioni dirette sulla prognosi. Ciò fa si che si convenga che non è più possibile interpretare il soccorso semplicemente come l’ospedalizzazione del paziente il più velocemente possibile, con qualsiasi mezzo ed in qualunque ospedale. Diventa perciò fondamentale facilitare all’utente l’accesso al sistema di soccorso, fornire tempestivamente sul posto assistenza qualificata ed indirizzare il paziente al luogo di cure adeguate. Viene istituito l'Emergency Medical Service (EMS) che adotta come simbolo la “Star of Life”10, ora utilizzato universalmente come simbolo dell’emergenza. 10 L’emblema fu utilizzato dall'American Medical Association. Una croce azzurra a sei barre, denominata Star of Life che fu fusa con il bastone di Esculapio. Alle sei barre venne dato un significato specifico che rappresentasse i vari elementi dei servizi medici di emergenza: - ricezione della chiamata; - invio dell’ambulanza;- arrivo sul posto; - trattamento sulla scena; - cure durante il trasporto; - trasferimento alla cura definitiva (ospedaliera). In Italia l'adozione della Star of Life, denominata "simbolo internazionale di soccorso" è stata, prevista dal Decreto Ministeriale n°553 del 1987 con il quale il Ministero dei trasporti suddivideva le ambulanze italiane in tipo A, di soccorso, e B, di trasporto. Non è previsto il suo utilizzo sulle ambulanze militari e su quelle della Croce Rossa Italiana. 40 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Nel 1968 nasce il “911” come numero telefonico unico per il soccorso. Vengono creati i professionisti del soccorso, gli Emergency Medical Technicians e i Paramedics, nonché gli Emergency Medical Dispatchers. Finalmente l’emergenza extra-ospedaliera viene riconosciuta come parte integrante e fondamentale nella cura del paziente. I mezzi diventano sempre più attrezzati mentre si iniziano a praticare sul posto manovre di stabilizzazione dell’infortunato e di terapia precoce. Nel 1984 Roy Kendrick, volontario californiano, ideò il “KED” uno strumento per l'estricazione atraumatica di vittime coinvolte in incidenti stradali. In Italia nel 1964, sulle strade, morirono 9.839 persone ma bisogna precisare che all’epoca le statistiche ufficiali consideravano morte per incidente stradale solo le vittime decedute sul luogo dell’evento o durante il trasporto ospedaliero. Una stima di quel periodo considera in realtà 15.000 persone decedute a causa di un incidente, alle quali si deve aggiungere l’impressionante numero di feriti che furono 230.75911. Secondo una relazione presentata ad un Convegno sulla rianimazione tenuto a Losanna nel 1960, per almeno il 50 per cento degli infortunati che morivano prima del ricovero in ospedale, il decesso era causato da asfissia e si poteva evitare o ritardare con un’assistenza appropriata: in certi casi sarebbe bastata una conoscenza minima delle norme di primo soccorso. 11 A partire dal 1999 viene adottata una definizione conforme alle norme internazionali: morti, le persone decedute sul colpo (entro le 24 ore) o quelle decedute dal 2° al trentesimo giorno, a partire da quello dell’incidente compreso; feriti, le persone che hanno subito lesioni al proprio corpo in seguito ad incidenti. 41 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Inoltre, secondo un’indagine statistica svolta nello stesso periodo dal Prof. Giorgio Damia della Clinica chirurgica dell’Università di Milano con la collaborazione della Vigilanza Urbana, su 5.000 infortuni presi in esame, il 75 per cento delle vittime era stato trasportato all’ospedale da un mezzo di fortuna, vale a dire con una macchina di passaggio dal luogo dell’incidente oppure, nel caso dei pedoni, direttamente dall’investitore12. I “soliti volenterosi”, come venivano definiti all’epoca, spesso si trasformavano da “buoni samaritani” in “assassini involontari”. Ai tempi l’idea del soccorso ai feriti coincideva con l’immagine di un’auto che si dirigeva a velocità sostenuta verso il più vicino ospedale, suonando il clacson, attraversando i semafori rossi con un fazzoletto bianco che sventolava dal finestrino. Il problema non era solo organizzativo, nello stesso tempo mancava l’educazione e l’attenzione a queste problematiche. Significativo a proposito l’istituzione del numero unico per il soccorso meccanico ma non sanitario. Il numero di soccorso per guasto meccanico “116” era valido per tutta l’Italia tranne alcune province del sud che avevano addirittura un numero di due cifre lo “01” (Catanzaro, Enna, Lecce, Potenza). I numeri di soccorso stradale sanitario erano consultabili in un manualetto di istruzioni del soccorso meccanico, edito dall’ACI nel 1965, sotto il titolo “Dislocazione provinciale delle autoambulanze”, c’era un elenco con tutti i 12 Pino ABATE, “Rapporto sul soccorso stradale sanitario”, Quattroruote, marzo 1965 pag.106. 42 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero comuni che disponevano di ambulanze con indirizzi, numeri di telefono e in cui vi erano diversi errori. Milano fu una tra le prime città in Italia che istituì il numero unico per la ricezione delle chiamate di soccorso: il 77.33 attivato nel 1962 dai Vigili Urbani presso il Comando di Piazza Beccaria. La funzione era la ricezione delle chiamate di ambulanza e lo smistamento delle stesse alle “croci”, secondo il criterio della vicinanza topografica tra il luogo dell’evento e la sede della “croce”. L’elevato numero di sedi di ambulanza, decentrate nelle varie zone, caratteristica peculiare della città di Milano, configurava spontaneamente una dislocazione capillare delle ambulanze che si trovavano così nelle vicinanze dei possibili luoghi di chiamata, anche se alcune zone erano relativamente sguarnite. Al riguardo occorre considerare anche la creazione delle cosiddette “colonnine”, come posti di stazionamento delle ambulanze sulla pubblica via. Le “colonnine” erano dei telefoni posizionati in contenitori metallici e collegati via cavo alla Centrale Operativa dei Vigili Urbani che poteva comunicare direttamente con l’equipaggio dell’ambulanza. Questi punti di stazionamento delle ambulanze vengono tuttora utilizzati al fine di dislocare strategicamente i mezzi di soccorso negli orari diurni quando gli spostamenti risultano difficoltosi a causa del traffico. 43 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Un secondo numero, il 38.83 per le chiamate di soccorso sanitario, era quello fornito dal centralino della Croce Rossa di Via Pucci, che normalmente evadeva le richieste degli utenti con le ambulanze a propria disposizione. Ogni associazione poi, territorialmente radicata, pubblicizzava il proprio numero di chiamata ambulanza e, all’occorrenza, predisponeva l’invio del mezzo. Questo spesso si traduceva con l’invio di due o più ambulanze che accorrevano presso il luogo dell’evento a causa di una richiesta di soccorso effettuata, ad esempio per incidente stradale, da più persone ai diversi numeri di telefono disponibili. A Milano nel 1983 il cittadino aveva a disposizione tre opzioni nel caso avesse avuto bisogno di un servizio sanitario urgente13: 1) chiamare un medico al proprio domicilio; 2) chiamare un’ambulanza facendo riferimento ad uno o più numeri telefonici a sua disposizione; 3) recarsi con i propri mezzi presso un pronto soccorso ospedaliero. Veniva lasciata al cittadino la valutazione di chi chiamare. Non veniva reputata idonea una funzione di consulenza fatta da medici: “…per ragioni di costi e non da ultimo per il fatto che egli tenderebbe, per ovvie ragioni di autotutela, ad inviare sempre il soccorso più qualificato e più costoso.”14 13 “La rete dei servizi di emergenza sanitaria nella Città di Milano”, Comune di Milano Assessorato Igiene e Sanità, Milano 1983. 14 Ibidem pag.106. 44 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Era invece presa in considerazione l’ipotesi di utilizzare personale infermieristico per la ricezione della chiamata di soccorso. Nel 1983 l’Assessorato alla Sanità del Comune Milano in uno studio su “La rete dei servizi di emergenza sanitaria nella Città di Milano”, individuava l’esigenza, a livello cittadino, di un coordinamento obbligatorio assunto dall’Ente Pubblico: “delle varie organizzazioni di trasporto infermi e si può inizialmente sostanziare in: - censimento particolareggiato e aggiornato delle risorse di ciascuna organizzazione…; - verifica di copertura di tutte le zone della città per un intervento in tempi minimi…; - programmazione della presenza oraria del personale per evitare gli attuali vuoti di intervento…; - disciplina dei raccordi tra Croci ed Ospedali; (...) Lasciando autonomia gestionale alle singole associazioni, va comunque diffuso, come informazione ed immagine alla popolazione, il modello unitario del servizio trasporto infermi. Pertanto da una parte il coordinamento centrale controllerà l’omogeneizzazione delle prestazioni erogate, dall’altra verrà pubblicizzato il centralino unico come momento di chiamata del servizio.”15 Dalla stessa indagine si ricava che le ambulanze che costituivano il parco mezzi delle 18 associazioni operanti nella Città di Milano erano 137, utilizzate sia per il soccorso che per altri tipi di servizi tra cui trasferimenti tra ospedali 15 Ibidem pagg.114 e 115. 45 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero e dimissioni verso le abitazioni. Le ambulanze con allestimento a centro mobile di rianimazione erano sette. Erano 183 i dipendenti assunti dalle associazioni che operavano a Milano e che assicuravano normalmente il servizio negli orari diurni dei giorni feriali. I volontari erano 1.975 di cui 425 (stima) appartenevano alla Croce Bianca di Milano16. Verso la fine degli anni ’60 si era diffuso in Europa l’utilizzo di elicotteri medicalizzati di soccorso a uso civile: sia per interventi “primari”, cioè l’invio del mezzo direttamente sul luogo dell’evento, che “secondari”, cioè il trasporto da ospedale a ospedale di un paziente che presenti una patologia particolarmente grave. L’evoluzione tecnica, che ha favorito la sempre maggior sicurezza operativa e la diminuzione dei costi di gestione, ne ha permesso la rapida diffusione. Anche in questo caso il primo utilizzo dell’elicottero come mezzo di soccorso fu in ambito militare, da parte delle forze armate americane, durante il conflitto coreano nel 1950-1953. In Italia il primo utilizzo in ambito civile si registra nel 1966 durante le alluvioni in Veneto e in Toscana e poi, durante il terremoto del Belice, nel 1968. Per arrivare all’utilizzo dell’elicottero come mezzo di soccorso non legato a interventi che oggi chiameremmo di protezione civile, si dovrà attendere fino alla metà degli anni ’80 quando, in alcune regioni del Centro Nord, ha inizio in via sperimentale l’utilizzo dell’elicottero per portare direttamente sul luogo 16 Ibidem da pag. n.135 a pag. n.153. 46 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero dell’evento un’équipe sanitaria specializzata in grado di prestare le prime cure e di procedere alla stabilizzazione del paziente. A Milano il servizio di elisoccorso viene assegnato dalla Regione Lombardia all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda e ha inizio in via sperimentale il 1 agosto 1986 con la creazione di un Polo di Elisoccorso. Durante il primo periodo di sperimentazione durato fino al 22 ottobre dello stesso anno, l’elicottero eseguì un solo intervento primario e 32 interventi secondari17. Durante la seconda fase della sperimentazione durata un solo mese con inizio il 23 ottobre 1986, la Direzione Sanitaria si avvale della consulenza della Unione Regionale Lombarda delle Associazioni di Pubblica Assistenza per infermieristico la cogestione, dell’Ospedale unitamente Niguarda, della al personale nuova “Sala medico e Operativa Emergenze”. I 25 volontari delle Pubbliche Assistenze a turno si occupano della sala radio, dei contatti con le associazione sul territorio, della raccolta dei dati relativi al servizio. I risultati sono ottimi come risulta dal rapporto sul “Servizio sperimentale di ELI-SOCCORSO” redatto dall’Ospedale Niguarda Ca’ Granda al termine della sperimentazione: “L’informazione prima ed il coinvolgimento poi dei Volontari delle varie Croci di Pubblica Assistenza ha consentito: - di iniziare un rapporto completamente diverso tra i servizi di ambulanza e l’ospedale, superando quelle barriere psicologiche 17 Per primario si intende l’intervento effettuato portando direttamente medico e infermiere sul luogo dell’evento. Per secondario si intende il trasporto di un paziente generalmente da un ospedale ad un altro. 47 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero che in taluni casi li vedevano tra loro antagonisti e privi di una necessaria collaborazione. Questa crescita culturale è fondamentale per una rapida ed atraumatica costituzione di un sistema integrato per la gestione dell’emergenza territoriale. - di poter gestire la sala emergenze ed il servizio elicottero in maniera continuativa ed efficace, a fronte di una presenza di personale infermieristico assai limitato. (…) - di riuscire ad utilizzare l’elicottero per soccorsi primari stante la collaborazione dei servizi di ambulanza, ora pienamente coinvolti nella gestione del servizio.” Nel 1992 viene attivata la Centrale Operativa dell’Elisoccorso e, tramite pubblico concorso, vengono selezionati 10 Operatori Tecnici tra i volontari che avevano maturato precedentemente esperienza nella sala operativa18. Sempre nel 1992 nella stessa Centrale ha inizio il servizio di automedica intesa come mezzo di soccorso “avanzato” che porta, al di fuori delle mura ospedaliere e direttamente sul luogo dell’evento, una équipe sanitaria composta da un medico anestesista-rianimatore e da un infermiere professionale con esperienza nell’urgenza. Anche in questo caso assistiamo 18 Per accedere al ruolo di Operatore Tecnico oltre ai normali requisiti per l’assunzione in un ente pubblico, bisogna avere “almeno un anno di esperienza per la gestione dei mezzi di soccorso medicalizzato” (tratto dall’Avviso pubblico per chiamata diretta del 16/09/1999). Negli anni il numero di volontari che hanno partecipato alle prove di selezione è andato aumentando: 1° concorso per 10 posti del 1992 sono pervenute 12 domande; 2° concorso per 8 posti del 1993 sono pervenute circa 40 domande; 3° concorso per 1 posto del 1996 sono pervenute circa 50 domande; 4° concorso per 9 posti del 1999 sono pervenute circa 150 domande; 5° concorso per 4 posti (tempo determinato) del 2002 sono pervenute circa 70 domande. (Fonte S.S.U.Em. 118 di Milano) 48 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero ad una collaborazione con le Associazioni di volontariato: l’ambulanza, l’autista e un soccorritore vengono messi a disposizione dalle Pubbliche Assistenze e dalla Croce Bianca di Milano. 2.3 La nascita del numero unico nazionale di soccorso In base alle esperienze maturate nella gestione del numero unico di alcune realtà locali di soccorso nasce nel 1992, il numero unico nazionale “118”. Il DPR del 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, stabilisce all’art.3 – comma 1, che: “Il sistema di allarme sanitario è assicurato dalla Centrale operativa, cui fa riferimento il numero unico telefonico nazionale 118. Alla Centrale operativa affluiscono tutte le richieste di intervento per emergenza sanitaria. La Centrale operativa garantisce il coordinamento di tutti gli interventi nell’ambito territoriale di riferimento.” Il comma 3 dello stesso articolo prevede che: “L’attivazione della Centrale operativa comporta il superamento degli altri numeri di emergenza sanitaria di enti, associazioni, e servizi delle USL nell’ambito territoriale di riferimento, anche mediante convogliamento automatico delle chiamate sulla Centrale operativa del 118.” L’istituzione di un numero telefonico unico per le chiamate d’emergenza non ha significato approntare una sola centrale per il fabbisogno nazionale, ma 49 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero piuttosto razionalizzare il territorio e suddividerlo in aree di responsabilità con più centri operativi. Ogni provincia dispone di una propria centrale operativa ad eccezione di quella di Milano che, per estensione e densità di popolazione ne conta due: quella delle città Meneghina e quella della città di Monza19. Tutte le altre, per esempio Roma, Napoli e Bologna, dispongono di una centrale operativa ciascuna. La provincia è stata scelta come zona di competenza territoriale per realizzare le centrali operative dei diversi 118 per due ragioni: la prima era la necessità tecnica degli impianti di telecomunicazione di classificare l’origine delle chiamate dal prefisso teleselettivo di provenienza; la seconda ragione originava dal fatto che già altri numeri d’emergenza come il 113 o il 112, avevano adottato questo tipo di sistema. Per le associazione di soccorso si chiude un’epoca, si spezza quel filo che per anni le ha legate direttamente al cittadino. Il passaggio non è indolore, si deve invitare chi ha bisogno di un’ambulanza a chiamare un altro ente: il 118. Tutti i numeri telefonici facenti capo ai centralini delle diverse associazioni perdono il loro significato iniziale di “associazione di soccorso della zona” cui far riferimento in caso di bisogno e diventano numeri per i cittadini bisognosi di servizi non riconducibili al soccorso. Ma i vantaggi sono comunque evidenti sia per l’utente che per le associazioni. Per il cittadino il numero unico vuol dire garanzia che per tutto 19 Per la Provincia di Milano il 118 di Monza garantisce il soccorso nell’area di Monza e Brianza (prefissi telefonici 039 e 0362). 50 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero l’anno in qualsiasi ora in situazioni di urgenza o emergenza, avvenga l’invio immediato del mezzo di soccorso sanitario più qualificato e indicato per il suo problema. Per le associazioni significa avere un punto di riferimento su cui contare per le innumerevoli situazioni che il soccorso presenta: non sono più sole. L’istituzione del numero unico per il soccorso 118, non ha quindi significato la realizzazione di un nuovo sistema di soccorso, bensì la sua ristrutturazione sulla base di un impianto già funzionante e facente capo ad una realtà che in buona parte era stata per decenni garantita da diverse associazioni di volontariato. La struttura sanitaria pubblica si integra pertanto con un patrimonio solidaristico ricco di idee e di esperienze maturato nel passato, operando in termini costruttivi per il soddisfacimento dei bisogni attuali e ponendo le basi per un’ulteriore crescita. Cambia radicalmente il rapporto con il paziente: riorganizzando il sistema e istituendo un organo di coordinamento ma lasciando invariata la forza lavoro, il sistema di soccorso trae dei benefici, poiché queste forze ora sono state razionalizzate. Al numero 118 vengono riconosciute le seguenti funzioni: ricezione delle richieste di soccorso; valutazione e tempestiva risposta al caso; continua verifica della disponibilità e dislocazione dei mezzi; aggiornamento della banca dati sulla disponibilità dei posti letto in area critica (terapia intensiva); attività di supporto e controllo dei mezzi in missione; gestione delle maxi 51 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero emergenze e coordinamento del trasferimento urgente di pazienti tra ospedali. Non cambia invece il personale che compone gli equipaggi dei mezzi di soccorso delle associazioni chiamati Mezzi di Soccorso di Base (MSB), che sono figure professionali assunte dall’associazione, oppure volontari adeguatamente addestrati, ma non sono quasi mai persone che hanno avuto una formazione sanitaria (non sono cioè né medici né infermieri). A questi mezzi gestiti dalle associazioni vengono affiancati i Mezzi di Soccorso Avanzato (MSA) che sono invece mezzi con il personale sanitario composto da un medico, un infermiere professionale e da un soccorritore preposto alla guida del mezzo. L’istituzione del 118 apporta diverse novità: la già citata revisione del concetto di soccorso extra-ospedaliero; la creazione di una struttura sanitaria che si avvale dei sistemi telematici per fornire un servizio; un nuovo tipo di contatto tra il cittadino e la sanità pubblica che si traduce con la nascita di una nuova figura professionale, quella dell’Operatore Tecnico del soccorso d’urgenza, che è in grado di comprendere sia le problematiche di carattere sanitario, che di utilizzare sistemi informatici complessi. L’idea che l’operatore debba, di routine, valutare un paziente e prendere decisioni anche importanti nello spazio di un minuto, utilizzando protocolli d’interrogazione telefonica, fanno sì che venga riconosciuta la vera rilevanza dell’attività. Egli diventa il “biglietto da visita” del sistema di soccorso, parte inscindibile del primo anello della “catena di sopravvivenza”. 52 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero L’operatore tecnico è una persona con esperienza maturata come volontario o dipendente in un’associazione di soccorso che viene assunta dall’Azienda Ospedaliera attraverso un pubblico concorso e, in seguito, appositamente formata all’attività di centrale. È la figura numericamente preponderante nella COEU (Centrale Operativa Emergenza Urgenza) di Milano. Svolge attività di filtro alla domanda sanitaria “interfacciandosi” direttamente con il cittadino, effettua la scrematura fra richieste di soccorso urgente e non urgente, raccoglie i dati logistici dell’intervento, applica il primo filtro sanitario utilizzando i codici colore che indicano la criticità dell’evento in base alle informazioni ottenute dall’interrogazione telefonica e procede all’invio dei mezzi di soccorso secondo le procedure. L’utilizzo dei codici colore deriva dal Decreto del Ministero della Sanità del 13 maggio 1992 “Criteri e requisiti per la codificazione degli interventi di emergenza”20 la cui codificazione si può così riassumere: CODICE VERDE TIPOLOGIA DELL’EVENTO Paziente poco critico – parametri vitali nella norma, assenza di rischi evolutivi, trauma minore. GIALLO Paziente mediamente critico – alterazione di un solo parametro vitale, trauma senza fattori aggravanti ROSSO Paziente molto critico – assenza di un parametro vitale, alterazione di almeno due parametri vitali. 20 Prima dell’introduzione dei codici colore già alcune associazioni utilizzavano dei codici. Le Pubbliche Assistenze utilizzavano i codici dal 1 al 4 per indicare le condizioni del paziente. 53 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Questi codici vengono comunicati al personale dell’ambulanza che si reca sul luogo dell’evento utilizzando i dispositivi d’emergenza (lampeggianti e sirena) nel caso di codice giallo o rosso. Prima di partire dal luogo dell’evento l’equipaggio dell’ambulanza comunica alla Centrale Operativa il codice con cui si dirige verso l’ospedale e, nel caso di mancato trasporto, vengono comunicati i seguenti codici: CODICE ESITO DELLA MISSIONE BIANCO Paziente che rifiuta il trasporto verso l’ospedale NERO Paziente deceduto L’operatore tecnico è una peculiarità della Centrale Operativa di Milano: è personale che ha accumulato una lunga esperienza territoriale nelle associazioni di soccorso, esperienza che viene travasata all’interno della struttura con passione propria di chi ha svolto volontariamente questa attività. Molti operatori proseguono poi la loro opera di soccorritori volontari nelle associazioni di provenienza. In generale all’operatore tecnico, tramite procedure di centrale, compete la determinazione della gravità presunta dell’evento, l’invio dei mezzi MSB o MSA, l’inoltro alle figure sanitarie delle richieste di consulenza professionale o medico legale e la gestione logistica degli interventi. L’Infermiere di Centrale, che non risponde direttamente alle richieste di soccorso, è un infermiere professionale dell’Azienda Ospedaliera con esperienza di area critica, esperienza sui mezzi di soccorso avanzato e 54 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero svolge, in collaborazione con il medico di centrale, attività di filtro sanitario approfondito per la valutazione dell’invio di un mezzo di soccorso avanzato. Al bisogno fornisce istruzioni prearrivo all’utente e consulenza sanitaria agli equipaggi del MSB, raccoglie informazioni dal MSA sulle necessità mediche o chirurgiche dei pazienti soccorsi e ne ricerca la destinazione ospedaliera adeguata. L’art.4 del già citato DPR 27 marzo 1992 - comma 1 stabilisce che: “La responsabilità medico-organizzativa della Centrale operativa è attribuita nominativamente, anche a rotazione a un medico ospedaliero con qualifica non inferiore ad aiuto corresponsabile, preferibilmente anestesista, in possesso di documentata esperienza ed operante nella medesima area dell’emergenza.” Da qui la figura del Medico che ha la responsabilità medico legale della Centrale Operativa. Gestisce non solo le funzioni già descritte proprie dell’infermiere, ma anche tutte le questioni mediche e legali. Si presta a consulenze sanitarie a medici ospedalieri per la ricerca di posti letto di area critica, autorizza i trasporti secondari di pazienti critici a mezzo del elicottero e ordina la chiamata del personale reperibile in caso di maxi emergenze, ossia quegli eventi di notevole gravità per il numero di vittime coinvolte. In Italia l’attivazione delle centrali 118 nelle varie regioni è stata lenta e ricondotta più volte alla definizione "a macchia di leopardo", proprio per sottolineare la disomogeneità nella diffusione dei sistemi operativi. Nel 1992 il servizio era limitato ad alcune regioni dell’Italia settentrionale, in particolare del settore centro-orientale (Friuli, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, 55 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero Emilia Romagna, Piemonte), anche se non in tutte le province, ad eccezione del Friuli dove era completamente operativo. Alla fine del 1996 la diffusione dei sistemi 118 evolve abbastanza nettamente ma non dappertutto: le regioni del nord e del centro Italia risultano interamente attivate, eccezion fatta per l’Umbria. Nelle regioni meridionali bisogna attendere il 1997 per avere le prime province attivate in Calabria e un servizio in embrione in alcune province siciliane. In Basilicata come riportava l’8 ottobre 2002 “La Gazzetta della Basilicata”, si auspicava una rapida attivazione di questo importante servizio21. Ritornando alla realtà di Milano il 118 coordina 49 ambulanze (21 a Milano e 28 in Provincia) con disponibilità continua di 16 o 24 ore nell’arco della giornata, a queste si aggiungono circa 100 ambulanze a disponibilità discontinua. Coordina inoltre 5 auto con medico e infermiere a bordo in Milano e una in Provincia che a breve diventeranno 4. Dispone infine di un elicottero in grado di raggiungere in pochi minuti tutta l’area provinciale e quella delle province limitrofe, portando direttamente sul luogo dell’evento un’équipe sanitaria. Tutto questo non tralasciando il coinvolgimento dei volontari delle associazioni che, negli anni, hanno potuto visitare la Centrale Operativa 21 Nella Regione Puglia all’inizio del 2002 il servizio 118 è stato avviato sperimentalmente nell'Ausl BA/4. La “Gazzetta del Mezzogiorno”, 28 febbraio 2002. 56 CAPITOLO II Evoluzione del soccorso sanitario extra-ospedaliero permettendo di rafforzare quella collaborazione indispensabile per una buona riuscita dell’attività di soccorso. Nel 2001 il Servizio Urgenza ed Emergenza 118 di Milano rispondeva a 519.110 chiamate, disponendo l’invio di 228.713 mezzi di soccorso, di cui 8536 con medico e infermiere a bordo (656 eseguiti dall’elicottero). All’ottantadue per cento dei richiedenti veniva data una risposta telefonica entro 30 secondi dalla richiesta di soccorso e il 57 per cento dei richiedenti, in ambito urbano, vedeva giungere un’ambulanza in loro aiuto entro 8 minuti dalla richiesta22. Nella Provincia di Milano la sinergia tra la tradizione delle Associazioni di volontariato e la forza dell’Ente Pubblico ha evitato che l’utente in caso di bisogno si sentisse rispondere: “In questo momento l’autista è a casa; se occorre, lo chiamo per telefono; e così pure il medico”. 22 Fonte S.S.U.Em. 118 di Milano. 57 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione CAPITOLO III Analisi di un’Associazione 3.1 Cenni storici sulla Pubblica Assistenza Rho Soccorso "Il Servizio Ambulanza dell’Avis di Rho1 da oltre due anni effettua un servizio validissimo ed insostituibile con uno svolgimento regolare e quotidiano: dalle ore 18 alle 24 nei giorni lavorativi e dalle 8 alle 24 nei giorni di sabato, domenica ed ogni altro giorno festivo. Sorto con l’intento d’integrare il servizio trasporto ammalati dell’Ente Ospedaliero di Rho, il Servizio Ambulanza conta ora 80 volontari regolarmente diplomati dall’Associazione Italiana Soccorritori (A.I.S.) i quali mettono parte del loro tempo libero a disposizione della collettività nei momenti di bisogno per un pronto intervento sanitario.” Così riportava il supplemento del settimanale di cronaca locale “Rho settegiorni” del 13 ottobre 1979 in occasione del 35° anniversario di fondazione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue (AVIS), Sezione di 1 L’Associazione cambierà poi nome il 1° gennaio 1990 in Rho Soccorso Pubblica Assistenza. 58 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Rho, nata nella primavera del 1944 con l’obiettivo di soddisfare il bisogno di sangue dell’Ospedale di Circolo nel periodo bellico. Il Servizio Ambulanza2 nasce nell’ottobre del 1977, per far fronte alle carenze del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rho che, con i propri mezzi, assicurava il soccorso per i 150.000 abitanti che afferivano al nosocomio, ma in alcuni orari era carente come riferiva Giorgio Paramidani3: “Certamente se non ci fossimo stati noi questi ammalati sarebbero ugualmente stati soccorsi. In molti casi, però, avrebbero dovuto aspettare che l’ambulanza dell’ospedale rientrasse o che ne arrivasse una da Milano. A Rho infatti durante l’orario normale di lavoro ci sono sufficienti mezzi e autisti per svolgere il servizio. A partire dalle ore 18-19 rimangono solamente in servizio due autisti che sono anche al centralino. Succede a volte che durante questo orario, oppure al sabato o alla domenica, ci siano due chiamate contemporanee. In casi simili può uscire solo una lettiga…” La locale Sezione dell’AVIS da sempre sensibile a queste problematiche che coinvolgevano la “salute” del cittadino decide di istituire al proprio interno, basandosi sulla forza dei numerosi associati, un gruppo che si occupi di sopperire a questa carenza4. 2 Il Servizio Ambulanza iniziò l’attività il 15 ottobre 1977, alla fine dello stesso anno i servizi svolti furono 148 di cui 88 di soccorso. 3 Giorgio Paramidani, fu inizialmente il Responsabile del Servizio Ambulanza come gruppo all’interno dell’AVIS di Rho e poi primo Presidente dell’AVIS Rho Servizio Ambulanza come Associazione indipendente. 4 Nel 1978 la Sezione si fa inoltre promotrice della realizzazione di un Centro di Emodialisi che verrà inaugurato il 20 maggio 1979 presso l’Ospedale di Passirana di Rho, grazie ad una sottoscrizione cittadina che permette la raccolta di £. 43.000.000. 59 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione La nascita di quella che diventerà poi la “Pubblica Assistenza Rho Soccorso” ha alcune peculiarità su cui vale la pena di soffermarsi. L’Associazione nasce per “gemmazione”, aveva cioè alle spalle una struttura solida, radicata da oltre 30 anni nel territorio, che decideva di allargare il proprio campo di azione e di agire rapidamente una volta individuato un bisogno. Si agisce tanto rapidamente che vengono “ignorate” le autorizzazioni, necessarie per l’espletamento dell’attività di trasporto ammalati. La benevolenza dell’Ente Ospedaliero di fatto permetteva ad un’Associazione conosciuta di svolgere un’attività per la quale servivano altre autorizzazioni, concedendo spazi all’interno dell’ospedale e permettendo che il proprio personale, nella fase iniziale, affiancasse e addestrasse i volontari che salivano in ambulanza. Lo stesso dicasi per l’utilizzo degli apparati radio ricetrasmittenti il cui uso veniva autorizzato dalla Vigilanza Urbana di Rho che “concedeva” l’uso della frequenza da loro utilizzata e data in concessione dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Ma in generale era sempre la popolazione che permetteva all’Associazione di crescere, fidandosi di questa realtà che da anni conosceva, rispondendo ad ogni richiesta di aiuto finalizzata all’acquisto di una nuova ambulanza. Degna di nota anche l’assenza delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni (di diverso schieramento politico) che probabilmente, 60 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione non capivano la necessità di un servizio svolto in parallelo a quello dell’Ospedale. L’Associazione nasce pertanto dalla sensibilità di chi voleva migliorare un servizio esistente la cui carenza non veniva da tutti vista o riconosciuta. E’ la qualità del servizio e non l’assenza dello stesso su cui si interviene. Nello stesso periodo e a pochi chilometri di distanza da Rho, altre realtà locali si muovevano per avere un servizio ambulanza nel loro comune. Erano gruppi di cittadini che facevano qualcosa che la struttura pubblica non poteva o non voleva fare. Nel novembre del 1976 nasce nel Comune di Cornaredo la Croce Verde Nord Ovest che inizierà ad operare con un’ambulanza poco dopo. Nel Comune di Arluno l’Associazione nasceva così: “Correva l’anno 1974, quando un gruppo di giovani volonterosi, discutendo del più e del meno, arrivarono ad una conclusione molto importante: la mancanza di mezzi di soccorso istituzionali e la lunghezza dei tempi d’intervento di quelli esistenti. Decisero, pertanto, di sopperire a tale carenza istituendo un gruppo di persone che si facessero carico di colmare tale lacuna. Inizialmente i problemi da superare furono enormi: la mancanza di mezzi, l’assenza di un locale per le riunioni e la costituzione di un gruppo di volontari addestrati, la carenza di preparazione adeguata al compito da svolgere, l’assenza di personale per sostenere l’iniziativa… Si cominciò con il richiedere l’appoggio delle amministrazioni comunali che circondavano l’abitato di Arluno; la richiesta di fondi per sostenere l’iniziativa ad associazioni e privati; a ricercare 61 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione attraverso amicizie o conoscenze, personale da preparare adeguatamente allo scopo; a prendere contatto con altre organizzazioni già inserite nell’iniziativa; a richiedere permessi, atti, accordi, ecc. Trovato un gruppo su cui fare affidamento, il 23 aprile 1976, dieci signori si ritrovarono presso lo studio notarile per costituire un’associazione senza scopo di lucro denominata Comitato Volontario di Pronto Soccorso di Arluno.”5 Nel volgere di qualche anno ben tre associazioni nascevano per sopperire a carenze che ormai non venivano più tollerate. Questi gruppi erano formati da cittadini che prendevano sul serio la dimensione partecipativa della democrazia partendo dai bisogni della loro comunità e, come descritto nel rapporto ISTAT “La situazione del Paese nel 2001”: “La partecipazione sociale si inserisce a pieno titolo, accanto alla distribuzione del benessere e alla fruizione culturale, nel quadro dell’inclusione e della coesione sociale, caratterizzandosi in particolare come elemento chiave dei processi integrativi di sviluppo e consolidamento del senso civico, di cittadinanza e di appartenenza.”6 La peculiarità dell’attività svolta poneva subito in primo piano la qualità del servizio. Quella che era un’anticipazione nella risposta di bisogni emergenti, la spontaneità, la gratuità e il servizio per gli altri, non poteva però assolutamente prescindere dalla capacità di competenza e preparazione. 5 Sito Internet “Comitato Volontario Pronto Soccorso di Arluno”. 6 Pag. 231. 62 prestare l’attività con CAPITOLO III Analisi di un’Associazione A Rho si organizzano i primi corsi di primo soccorso, aperti a tutti, in cui venivano date nozioni basilari di comportamento nel soccorso ai traumatizzati del traffico e alle persone colpite da malori. Ha così inizio un processo di formazione sanitaria che oltre a preparare i volontari che saliranno in ambulanza, consentirà di diffondere nella popolazione un nuovo modo di agire in caso di bisogno. I corsi denominati A.I.S.7 (Associazione Italiana Soccorritori), di otto lezioni di due ore ciascuna, comprendevano cinque lezioni di “chirurgia” e tre di “rianimazione” con prove pratiche e proiezioni di diapositive. Alla fine del corso vi era un esame teorico che non poteva essere sostenuto da chi aveva fatto più di due assenze. Le lezioni erano tenute da medici dell’Ospedale di Rho e gli esami finali si concludevano con un’altissima percentuale di idonei che sfiorava il 100 per cento. I corsi non richiedevano molto impegno ai partecipanti ed erano facilmente organizzati dall’Associazione. Si svolgevano normalmente in primavera e in autunno di ogni anno con circa 50 persone iscritte ad ogni corso. Diversi erano poi i partecipanti che diventavano volontari. L’Associazione nel 1983 aderiva alla Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, trovando in questa organizzazione, largamente diffusa in tutto il Paese, una collocazione pienamente rispondente agli ideali di solidarietà e di 7 L’Associazione Italiana Soccorritori ha sede nazionale a Milano presso l'Ospedale Maggiore Policlinico. E’ un'associazione di volontariato senza fini di lucro, suddivisa in sezioni operanti in molti città italiane, che si prefigge lo scopo di organizzare corsi per la preparazione al primo soccorso. 63 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione servizio che la animavano (e la animano tuttora) e un indispensabile supporto tecnico/amministrativo che le permetteva di far fronte alla complessità di un settore in rapido mutamento. E’ proprio in accordo a questi ideali che l’Associazione si impegna a fondo nel settore della formazione, curando particolarmente la preparazione teorica e pratica dei suoi soccorritori. Nel 1986 l’attività del servizio ambulanza viene estesa sulle 24 ore a tutti i giorni dell’anno e, ancora una volta, le motivazioni che spingono l’Associazione e i suoi appartenenti a farsi carico di questo servizio essenziale, sono la consapevolezza che esiste una carenza di risorse e la convinzione che unendo la volontà e la disponibilità di chi accetta di essere parte attiva nella società si possa garantire alla popolazione un diritto fondamentale, quale è quello di essere soccorsi rapidamente ma soprattutto bene. Dal 1987 cambia completamente la struttura dei corsi, si abbandona il corso A.I.S. orientato alla formazione generica della popolazione, per passare ad un corso che formi principalmente i soccorritori che saliranno poi in ambulanza, pur lasciando aperta la partecipazione a tutti. Si adotta pertanto il “Corso ANPAS” così chiamato perché era stato concepito dall’Unione Regionale Lombarda delle Pubbliche Assistenze e curato dal Centro di Formazione del Volontariato della Lombardia, con l’intento di fornire le linee guide per la formazione alle associazioni consociate. 64 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Il corso si articolava in 13 lezioni teoriche tra cui alcune espressamente dedicate a chi operava sui mezzi di soccorso: gli aspetti medico legali, il trattamento dell’ammalato psichiatrico, il trasporto dei pazienti infettivi. Per la prima volta ci sono delle lezioni pratiche (sei) finalizzate all’uso dei presidi sanitari (barella a cucchiaio, estrattore, aspiratore endocavitario, ecc.) in dotazione all’ambulanza che nel frattempo erano aumentati notevolmente. I docenti delle lezioni teoriche erano come sempre medici dell’ospedale ed ex volontari laureati, mentre per le lezioni pratiche sono gli stessi soccorritori, tra i più motivati e preparati, a fare da istruttori. Nasce così una nuova figura all’interno dell’Associazione che si occupa espressamente della formazione e dell’aggiornamento dei volontari maturando una competenza specifica non reperibile altrove. Dal libretto del corso A.I.S. si passa ad un testo completo che racchiude l’esperienza maturata dal Movimento delle Pubbliche Assistenze e preparato con la collaborazione di alcuni specialisti del settore. Finalmente viene predisposto dal Centro di Formazione del Volontariato un progetto globale rivolto alla formazione del personale che salirà in ambulanza, progetto “che rappresenta la prima esperienza italiana del settore”8. Il 1988 sarà anche l’ultimo anno in cui l’Associazione riuscirà ad organizzare due corsi. 8 Carlo CARAVAGGI in “Primo Soccorso”, AA.VV., Centro di Formazione del Volontariato Unione Regionale Lombarda. 65 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Con l’introduzione delle lezioni pratiche l’impegno richiesto aumenta notevolmente, ogni corsista deve essere seguito personalmente e questo comporta un gran numero di formatori. Vista la complessità e la preparazione che l’attività di soccorso richiedeva, vengono diversificati, in base alle competenze, i ruoli di ogni soccorritore. Si va dal “tirocinante”, che dopo aver frequentato il corso, entra in Associazione e affianca il personale effettivo, al “caposervizio”, che ha la responsabilità sanitaria dell’intervento, ed è colui che decide come agire sulla scena dell’evento. A queste figure si affianca il “centralinista” che ha il compito di rispondere, direttamente alla chiamata di soccorso e la figura storica dell’”autista d’ambulanza” che per l’esperienza maturata era sempre stato un punto di riferimento nella gestione del servizio. Per ogni ruolo veniva predisposto, dall’Associazione in assoluta autonomia, un iter formativo che si concludeva con un esame finale da sostenersi di fronte alla “Commissione Sanitaria” che ne certificava l’idoneità. Il centralinista era l’embrione di quello che poi sarebbe diventato in alcune Centrali Operative del 118 l’operatore tecnico. Riceveva le chiamate di soccorso facendosi carico di espletarle con i propri mezzi o, in carenza, contattando le associazioni più vicine, allertava in caso di necessità i Vigili del Fuoco e le Forze dell’Ordine, contattava l’ospedale di destinazione per informarlo delle condizioni del paziente sull’ambulanza in arrivo. 66 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Nel 1990 in relazione allo sviluppo che l’Associazione aveva avuto si rende giuridicamente necessaria un’assoluta autonomia gestionale: l’AVIS Rho Servizio Ambulanza, in accordo con la locale Sezione dei Donatori di Sangue, cambia nome in Pubblica Assistenza Rho Soccorso ottenendo poco dopo la personalità giuridica e l’iscrizione al Registro Regionale del Volontariato9. Non viene però meno l’attenzione con cui Rho Soccorso addestra e prepara i soccorritori secondo quanto previsto dalla nuova normativa della Regione Lombardia che andremo ad esaminare in seguito. Il soccorso come missione non preclude la soddisfazione di bisogni emergenti nella popolazione e, in particolare in quella anziana. Nel 1993 viene infatti attivato il servizio di teleassistenza domiciliare che ha permesso di monitorare costantemente fino a 110 utenti in buona parte anziani che, dalle loro abitazioni, potevano in caso di bisogno contattare direttamente 24 ore su 24 il centralinista dell’Associazione. Il servizio veniva e viene tuttora offerto direttamente ai privati o ai cittadini tramite i comuni che si sono convenzionati con la P.A. Rho Soccorso. Sulla scorta di questa esperienza e di quella di altre associazioni, la Provincia di Milano istituirà un servizio simile a favore della popolazione anziana solo nel 2001. 9 Riconoscimento giuridico con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n°604 del 4 febbraio 1993. Iscrizione al Registro Regionale del Volontariato Sez. Sociale. 67 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione L’esperienza maturata viene tradotta negli ultimi anni in attività di formazione al primo soccorso a favore del personale di aziende ed enti pubblici, in ossequio a quanto richiesto dal Decreto Legislativo del 19 settembre 1994 n°626. Nel febbraio del 1994, in seguito all’attivazione del Servizio 118 nella Provincia di Milano, l’Ospedale di Rho abbandona completamente l’attività di soccorso sanitario che viene svolta in toto dall’Associazione. Nel 1999 la Regione Lombardia con DGR n°45819 del 22 ottobre 1999, relativo ai programmi formativi regionali, impone uno standard per tutte le associazioni che operano del soccorso. Per la prima volta si ha una normativa nel settore con delle linee guida e la determinazione di un apposito corso di 120 ore per la formazione degli “Operatori non sanitari” del soccorso extra-ospedaliero. Con l’istituzione di questo percorso formativo la Regione si propone i seguenti obiettivi: • Il soccorritore alla fine del corso deve essere in grado di condividere gli obiettivi del S.S.U.Em. 118 della Regione Lombardia e della propria provincia cooperando con la Centrale Operativa e gli altri soggetti deputati al soccorso nella gestione dei servizi in emergenza e urgenza. • Mantenere il mezzo di soccorso in funzione e operativo usando appropriatamente gli strumenti e le attrezzature in dotazione. • Assistere per quanto gli compete le persone infortunate per traumi o malori garantendo le manovre salvavita, il sostegno delle funzioni vitali, la mobilizzazione atraumatica e il trasporto adeguato all’ospedale di competenza. 68 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione • Applicare tutte le misure preventive atte ad eliminare fattori di rischio per la persona infortunata e per l’équipe durante le fasi del soccorso. • Acquisire un metodo di lavoro che gli permetta di affrontare con stabilità emotiva e sicurezza situazioni stressanti e di analizzare il proprio operato in funzione di un progressivo miglioramento.10 A Rho il corso trova la sua prima applicazione nel 2001–2002, e risulta subito evidente il grosso impegno richiesto sia ai partecipanti sia all’Associazione che ha l’onere di organizzarlo completamente seguendo i dettami della Regione. Al termine del corso l’esame si svolge di fronte ad una Commissione esterna composta da un medico e un infermiere del Servizio 118 di Milano, un rappresentante dell’ANPAS e un istruttore dell’Associazione. L’esame si articola in tre prove: • valutazione teorica mediante test a risposta multipla sulla conoscenza delle linee guida; • addestramento pratico relativo all’uso di presidi o tecniche; • scenario di simulazione di una missione di soccorso. Per superare l’esame il punteggio deve risultare maggiore o uguale al 75 per cento in tutte le prove effettuate. Nel caso in cui l'esaminando non risulti idoneo può ripetere la prova di valutazione una sola volta, presentando una dichiarazione dell’Associazione, di avvenuto “riaddestramento”. La possibilità 10 Regione Lombardia, Linee Guida. 69 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione di ripetizione, comunque, va riferita all’insufficienza in una sola prova; se il candidato risulta insufficiente in due prove deve ripetere la sessione d’esame per intero. Il verbale compilato dalla Commissione esaminatrice riporta i punteggi delle tre prove, ma il certificato rilasciato riporta solo la dicitura “IDONEO”. Esiste poi un ulteriore corso che è finalizzato alla formazione degli Istruttori dei Soccorritori, il cui accesso è riservato ai candidati che hanno superato la prova di certificazione per soccorritore con un punteggio maggiore o uguale al 90 per cento in ciascuna delle 3 prove di valutazione. Anche in questo caso l’esame prevede tre prove: • valutazione teorica mediante test; • esposizione di una lezione breve di argomento sanitario; • gestione di una stazione di addestramento pratico relativo a presidi o tecniche. La Certificazione per soccorritori è richiesta anche ai volontari già in servizio prima dell’entrata in vigore del DGR n°45819, indipendentemente dalle competenze e dall’esperienza maturata. Dovranno infatti sostenere l’esame (ma non fare il corso) per dimostrare di saper fare quello che hanno sempre fatto. Nell’Italia delle sanatorie, dei condoni e degli indulti la Regione Lombardia si preoccupa di verificare la professionalità dei volontari. Ritornando alla Pubblica Assistenza Rho Soccorso notiamo che dal 2001 è convenzionata con la Centrale Operativa 118 di Milano diventando di fatto 70 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione referente per l’urgenza-emergenza per tutta la zona del Rhodense e dei comuni del nord-ovest di Milano. La “fotografia” al 31 dicembre 2002 della P.A. Rho Soccorso può essere così riassunta: 214 11 volontari; dipendenti (di cui 10 erano volontari dell’Associazione); 6 obiettori di coscienza; 5 ambulanze e 3 autovetture; 13.515 i servizi svolti nel corso del 2002. I dipendenti, assunti con contratto a tempo indeterminato, assicurano il servizio nei giorni feriali dalle ore 07.00 alle ore 18.00, i volontari completano la copertura del servizio svolgendo i turni dalle ore 18.00 alle ore 07.00 dei giorni feriali e sulle 24 ore il sabato e nei giorni festivi. La suddivisione dei turni tra i soccorritori viene fatta periodicamente attraverso riunioni di squadra (vi sono 6 squadre) in cui ogni soccorritore comunica la propria disponibilità. Dall’aprile del 1986 questo sistema ha permesso di assicurare ininterrottamente 24 ore su 24 la regolare copertura del servizio di soccorso. L’Associazione è governata da un Consiglio Direttivo che viene eletto ogni 4 anni da tutti i volontari con almeno 6 mesi di anzianità. A questo organo si affiancano il Collegio dei Sindaci che ha il compito di controllo contabile dell’amministrazione, in base a quanto disposto dall’art. 2403 del Codice civile, e il Collegio dei Probiviri che delibera con giudizio insindacabile, sui 71 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione ricorsi presentati dai volontari contro i provvedimenti adottati dal Consiglio Direttivo. Tutte le cariche sociali sono gratuite salvo il rimborso delle spese effettivamente sostenute. I volontari svolgono la loro opera gratuitamente e ricevono, durante una festa che si svolge alla fine di ogni anno, i seguenti riconoscimenti in base all’anzianità maturata in Associazione: Dopo 5 anni di servizio: Targa Dopo 10 anni di servizio: Medaglietta d’oro Dopo 15 anni di servizio: Orologio in acciaio Dopo 20 anni di servizio: Penna stilografica Dopo 25 anni di servizio: Fine settimana a Parigi per due persone L’Associazione si sostiene economicamente grazie a convenzioni o contratti stipulati in base alla tipologia del servizio offerto, come risulta dalla seguente tabella: S.S.U.Em 118 Milano: Servizi di soccorso sanitario Azienda Ospedaliera: Servizi secondari di trasporto degenti Comuni: Servizio di teleassistenza domiciliare Associazioni Sportive: Servizi di assistenza alle manifestazioni sportive A questi si aggiungono le offerte volontarie fatte da privati cittadini, aziende e associazioni di categoria. Vengono inoltre eseguite sporadiche raccolte di fondi ma solo in caso di effettiva necessità di cassa. Non bisogna infatti dimenticare che i servizi svolti per gli enti pubblici in generale, per le aziende 72 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione ospedaliere in particolare, vengono rimborsati con ritardi che in alcuni casi raggiungono e superano l’anno. Il cittadino che viene soccorso in seguito ad una chiamata al 118 ha diritto al soccorso e al trasporto gratuito verso l’ospedale, negli altri casi vengono applicate le tariffe stabilite dalla Regione Lombardia con la delibera di Giunta n°393 del 1997. A titolo esemplificativo un servizio svolto per una dimissione da un reparto ospedaliero verso il domicilio, per un totale di 15 chilometri percorsi, costa al trasportato 27,50 euro. Un’ambulanza per il soccorso mediamente attrezzata costa circa 75.000 euro. La Pubblica Assistenza Rho Soccorso è iscritta all’Albo Ufficiale delle ONLUS, il cui termine sta ad indicare le Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale. Questo significa che l’Associazione non lucra sui servizi effettuati: una volta coperte le spese di stipendi, acquisto materiali, manutenzione sede, attrezzature e quant’altro, i soldi che restano vengono reinvestiti per migliorare l’attività svolta dalla Rho Soccorso a favore dei cittadini. 3.2 Indagine sui volontari Passeremo ora ad analizzare i dati relativi alla partecipazione dei volontari partendo dal contesto nazionale fino ad arrivare al contributo della P.A. Rho Soccorso. 73 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Verranno infine analizzati i risultati relativi al questionario distribuito ai volontari della stessa Associazione. 3.2.1 Il contesto nazionale L’associazionismo in Italia rappresenta una realtà molto variegata in cui gli individui trovano spazio per dar luogo a diverse forme di partecipazione sociale sia in termini di riunioni che di attività gratuite. Nel complesso, nel corso del 2000, il 20,9 per cento delle persone di 14 anni e più (pari a 10 milioni e 342 mila persone) ha partecipato, a vari livelli, alla vita di associazioni sindacali, gruppi di volontariato e associazioni di altro tipo (ecologiste, culturali, di diritti civili). Complessivamente il panorama della partecipazione sociale offre l’immagine di una diffusione più estesa dei comportamenti associativi nel Nord in generale e nel Nord-Est in particolare, mentre il Mezzogiorno mostra un basso livello di coinvolgimento11. Ai primi posti della graduatoria delle regioni che presentano i livelli più alti di attività gratuite svolte a favore di associazioni troviamo: Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Il livello minore di coinvolgimento si registra in tutto il Mezzogiorno ad eccezione della Sardegna. 11 ISTAT, “Rapporto Annuale – La situazione del Paese 2001”, pag. 238, 239. 74 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione In generale l’associazionismo è più diffuso nei piccoli comuni (da 2.001 a 10.000 abitanti) e anche nei piccolissimi (con meno di 2.000 abitanti), mentre nei grandi centri i livelli di partecipazione risultano più bassi. La partecipazione alla vita associativa è fortemente condizionata dalla fase del ciclo della vita che gli individui stanno attraversando; così le attività di volontariato prevalgono nella fase giovanile della vita degli individui. Il modello di partecipazione maschile è fortemente concentrato nelle età centrali della vita, i cui massimi livelli di partecipazione si hanno tra i 35 e i 54 anni in tutti gli ambiti associativi. Nel caso femminile, in ambiti quali il volontariato e l’associazionismo culturale, i livelli massimi di partecipazione si hanno in corrispondenza delle età più giovani tra i 14 ed i 24 anni. Per le donne poi al crescere dell’età aumenta, rispetto all’uomo, il carico di lavoro familiare ed extra-domestico che possono costituire un ostacolo ad un coinvolgimento nella vita associativa. Dopo i 60 anni l’associazionismo diminuisce sia per gli uomini che per le donne. Relativamente allo status professionale le categorie di cittadini più impegnate sono quelle degli alti e medi livelli professionali e degli studenti coerentemente, del resto, con i relativi dati di età. Possedere un titolo di studio più elevato significa anche interessarsi di più alle problematiche delle associazioni di volontariato. Nel 2000, rispetto a cinque anni prima, il quadro dell’associazionismo è sostanzialmente stabile, con un leggero aumento dello svolgimento di una attività gratuita. La crescita è soprattutto evidente nel Nord-Ovest: in 75 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione particolare Valle d’Aosta e in Lombardia dove, nel 2000, su 100 persone 11,4 svolgevano attività gratuita in associazioni. Più in generale si può notare che è il Trentino Alto Adige la regione in cui l’attività gratuita è più diffusa (18,7 persone su 100), seguito dal Veneto (14,8). E’ invece minore nel Sud del Paese in cui abbiamo la Sicilia con 4,9 persone su 100 che effettuano attività gratuita in associazioni, seguita dalla Calabria (4,7) e dall’Abruzzo (4,3). 3.2.2 La Pubblica Assistenza Rho Soccorso Il 19 dicembre 2002 l’Associazione festeggiava il 25° anniversario di fondazione e, dal 1977, oltre 1.000 volontari hanno dato il loro contributo perché fosse raggiunto questo traguardo. Di seguito verranno analizzati 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Volontari entrati in Rho Soccorso dal 1983 Maschi Femmine 19 83 19 84 19 85 19 86 19 87 19 88 19 89 19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 Numero totale alcuni dati relativi a 987 volontari di cui 214 tuttora in servizio. Anno di ingresso 76 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Dal grafico sopra riportato possiamo vedere, suddivisi per genere, il numero di volontari entrati in Associazione dal 1983. La brusca diminuzione del 1989, come precedentemente riportato, è dovuta all’effettuazione di un solo corso. Una diminuzione altrettanto significativa la troviamo nel 2002 quando, al termine del nuovo corso di formazione della durata di 120 ore, abbiamo il valore più basso in assoluto degli ultimi 20 anni. Significativo l’aumento in percentuale della presenza femminile tra i nuovi volontari che, nell’anno appena trascorso, arriva al 75 per cento. Nel grafico successivo abbiamo le età medie di entrata suddivise per genere. Età media d'ingresso in Associazione 36 34 Età 32 Maschi 30 28 26 Femmine 24 19 83 19 84 19 85 19 86 19 87 19 88 19 89 19 90 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 22 Anno d'ingresso Rispetto al 1983, in cui l’età media era di 24 anni, si sono avute notevoli variazioni che nel complesso dimostrano un aumento dell’età media che ha toccato i 32 anni nel 1991, per poi discendere a 26 nei volontari entrati lo scorso anno. Nei 20 anni di osservazione le femmine avevano un’età media di tre anni inferiore ai 26 dei maschi. 77 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Nel grafico che segue notiamo i comuni di residenza dei volontari in cui si evidenzia come l’Associazione sia specificamente una realtà locale, dove i volontari entrano a farvi parte principalmente per la vicinanza alla loro abitazione. Il 63,6 per cento dei volontari risiede o ha risieduto nel Comune di Rho il ho R La in at e za go Va n lia no gn a Pr e Comune Po g na o Pe r no er vi a N or na r se C Ar e Se tti m o ed o Comuni di residenza dei volontari 700 600 500 400 300 200 100 0 Al tri Numero rimanente proviene dai comuni limitrofi. Analizziamo ora l’anzianità media dei 214 volontari in servizio al 31 dicembre 2002. Anzianità dei volontari presenti in Associazione 35 Percentulae 30 25 20 15 10 5 0 0-3 4-6 7-9 10-12 Anni di anzianità 78 13-15 16-18 oltre 18 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Dal grafico si può notare, come era del resto prevedibile, una diminuzione costante dei volontari in servizio con il passare degli anni. La curiosa impennata finale è dovuta al contributo di alcuni volontari che erano presenti alla fondazione dell’Associazione e che, forse, sentono questo motivo come ulteriore stimolo per proseguire l’attività. Normalmente dopo i 15 anni di anzianità troviamo una o due presenze per ogni anno d’ingresso. Il 31,7 per cento ha un’anzianità inferiore ai 3 anni e se traduciamo questo dato come anzianità dei componenti dell’equipaggio dell’ambulanza, notiamo come, sulle 3 persone normalmente presenti, abbiamo percentualmente la presenza di almeno due componenti con un’anzianità di servizio superiore ai tre anni con un evidente beneficio in termini di esperienza. Nel grafico che segue vediamo invece l’andamento di genere in funzione dell’anzianità. Percentuale Presenza per genere in funzione dell'anzianità 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Maschi Femmine 0-3 4-6 7-9 10-12 13-15 16-20 oltre 20 Anni di anzianità Fino a 14 anni di anzianità i due sessi sono rappresentati, seppur con percentuali diverse, abbastanza equamente e, dopo i 14 anni si assiste ad 79 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione una tendenza che vede un’affermazione maschile nella presenza. Se poi consideriamo la bassa percentuale di volontari con un’anzianità superiore ai 14 anni, possiamo affermare che la composizione degli equipaggi dell’ambulanza normalmente assicura almeno un componente per genere. Quali sono i motivi per cui un volontario si dimette? Sono state analizzate 214 lettere di dimissioni da cui emerge che i motivi di lavoro/studio e quelli personali/familiari incidono per il 65 per cento. Il 7,9 per cento abbandona per motivi relazionali legati ai rapporti con altri volontari o con il Consiglio Direttivo. Questi dati non tengono conto di chi ha abbandonato l’Associazione senza far pervenire la lettera di dimissione, o di chi ha chiesto un periodo di aspettativa che poi si è concluso con l’abbandono definitivo. Forse l’attaccamento all’Associazione o la speranza di rientrare fanno preferire questo iter. Pur essendo possibile sono rarissimi i rientri di ex volontari. Numero Motivo della dimissione dall'Associazione 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Lavoro Non Spec. Pers/Famil Relazionali Motivo Passiamo ora a un’analisi dei volontari presenti al 31 dicembre 2002 in Rho Soccorso. 80 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Nel primo grafico della distribuzione delle età si nota che le età più giovani12 (18-27) sono rappresentate maggiormente dal sesso femminile. Questo dato risulta in linea con il dato nazionale che vede una maggiore partecipazione femminile, che decresce nelle età centrali, per poi scomparire quasi del tutto Fasce di età dei volontari in servizio Femmine Maschi 60 Numero 50 40 30 20 10 0 18-27 28-37 38-47 48-57 58-67 Età dopo i 47 anni. Oltre i tre quarti (77,5 per cento) dei volontari ha meno di 38 anni, evidenziando la giovane età dei componenti. Questo dato, rispetto a quello nazionale, è probabilmente accentuato dal tipo di attività svolta che richiede un costante aggiornamento e anche un discreto impegno fisico. Analizziamo ora gli incarichi di ognuno che, come precedentemente segnalato, sono diversi. Questo ulteriore impegno viene assunto, da chi lo desidera, per garantire una migliore efficienza organizzativa e qualitativa. Gli incarichi sono tutti preceduti da un iter formativo che solo recentemente non si conclude con un esame finale. Viene infatti privilegiato un maggior coinvolgimento dei compagni di 12 L’età minima per l’ingresso in Associazione è di 18 anni. 81 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione squadra che già ricoprono lo stesso ruolo e che affiancano il discente fino a dare un parere finale sull’idoneità. Normalmente l’affiancamento è preceduto da un corso teorico pratico e per alcuni incarichi, quali l’autista e il caposervizio, è prevista un’anzianità minima. Alla fine del percorso formativo il Consiglio Direttivo delibera l’autorizzazione a ricoprire il ruolo, senza entrare nel merito delle competenze13. Suddivisione dei ruoli certificati capi servizio centralinisti autisti Numero di volontari 100 80 60 40 20 0 f m totale Oltre il 60 per cento dei volontari ha un ruolo e, tra questi, il 27 per cento ne ha almeno due. Il ruolo in cui si evidenzia una maggiore differenza di genere è l’autista di ambulanza, dove la presenza femminile è poco rappresentata (6 per cento), anche tra i capiservizio si nota con il 59,3 per cento, una 13 Il conseguimento del ruolo si ottiene seguendo il seguente questo iter: Centralinisti Corso e affiancamento per 5 turni al centralinista titolare. Al termine del tirocinio parere da parte dei centralinisti titolari. Capiservizio Corso e affiancamento per 20 servizi (di qualsiasi codice colore) ai capiservizio titolari. Al termine del tirocinio parere da parte dei capiservizio titolari. Autisti d’ambulanza Corso teorico, scuola guida e guida del mezzo per 40 servizi affiancato dall’autista titolare. Alla fine di tutti gli iter formativi vi è la nomina formale da parte del Consiglio Direttivo. 82 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione maggiore incidenza maschile. Sono invece più numerose, anche se di poco, le femmine tra i centralinisti (54,4 per cento) e tra i certificati (55,1 per cento). Vediamo ora il periodo che intercorre tra l’ingresso in Associazione e il conseguimento di un ruolo. Come abbiamo già accennato per diventare autista e caposervizio bisogna avere un’anzianità minima di un anno, prima di iniziare l’iter formativo che generalmente si conclude nell’arco di sei mesi. Non è invece prevista l’anzianità minima per il centralinista, in relazione anche alle diminuzione delle competenze richieste dopo l’attivazione del servizio 118. Il 64,7 per cento diventa autista tra il terzo e il quinto anno dall’ingresso in Rho Soccorso, simile l’andamento per i capiservizio dove il 67,7 per cento consegue il ruolo con un anno in anticipo rispetto agli autisti. Per i centralinisti la “tempistica” è ancora più abbreviata: il 63 per cento dopo tre anni è già centralinista, con una percentuale significativa già dopo il primo anno (19,8 per cento). Sono invece più esperti i volontari che hanno deciso di sostenere l’esame di certificazione regionale: il 70,4 per cento ha un’anzianità inferiore a 8 anni14. Per tutti, con il passare degli anni, diminuisce la percentuale di chi segue un corso interno per qualificarsi. Generalmente se non si consegue un ruolo nei primi anni di vita associativa non lo si consegue più. 14 Non sono stati computati i volontari con certificazione ottenuta in seguito al corso di 120 ore, ma solo quelli già presenti in Associazione che hanno superato l’esame. 83 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Forte è, ed è stata, la differenza di genere nel coinvolgimento nelle cariche elettive: Consiglio Direttivo, Collegio dei Sindaci e Collegio dei Probiviri. Le femmine al 31 dicembre 2002 non sono rappresentate nel Consiglio Direttivo, mentre vi è una partecipazione in attività di coordinamento e di formazione (capisquadra, istruttori, formatori). 3.2.3 Analisi dei dati relativi al questionario distribuito ai volontari La ricerca è finalizzata alla valutazione della “sostenibilità” del ruolo del volontario che opera nel soccorso sanitario alla luce del crescente impegno formativo che questo comporta. La distribuzione e la raccolta del questionario è stata attuata con la seguente metodologia: a) informazione preliminare sulle finalità data ai volontari durante le riunioni che periodicamente vengono svolte per la suddivisione dei turni; b) distribuzione del questionario presso la sede sociale dal 13 novembre al 7 dicembre 2002; c) consegna del questionario compilato in un’urna chiusa; d) ogni volontario era invitato ad apporre la dicitura “consegnato” a fianco del proprio nome sull’elenco appositamente predisposto; e) elaborazione dei dati tramite software EPI-INFO15. 15 Centers for Disease Control and Prevention, USA, Agenzia del Department of Health and Human Services. 84 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Alla data del 7 dicembre risultavano consegnati 143 questionari su 214 distribuiti. Nel periodo di distribuzione 17 volontari non hanno frequentato l’Associazione perché in “aspettativa” o per altri motivi. La percentuale dei questionari ritirati risulta pertanto essere del 72,6 per cento. Da un’analisi effettuata sul restante 27,4 per cento si ha una popolazione che non evidenzia peculiarità tali da alterare il significato dei dati raccolti. Passando alla valutazione dei risultati si nota come i soccorritori di Rho Soccorso sono nel 67,8 per cento celibi o nubili, a conferma del dato precedentemente analizzato che vede una popolazione relativamente giovane. Il titolo di studio conferma il dato ISTAT che sottolinea l’elevato numero di volontari in possesso di una scolarizzazione elevata: il 16,1 per cento possiede una laurea o un diploma universitario, il 61,5 per cento è in possesso di diploma. Tra i diplomati, il 46,5 per cento studia ed è iscritto ad un corso universitario. Oltre i tre quarti dei volontari hanno un titolo di studio superiore. Gli impiegati (32,9 per cento) con gli studenti rappresentano il 60,2 per cento dell’intera popolazione, vengono poi i liberi professionisti/dirigenti. Una sola persona è disoccupata e nessuno è in cerca di prima occupazione. Gli operai rappresentano il 4,9 per cento dell’intera popolazione. Tra i lavoratori dipendenti il contratto a tempo indeterminato è quello maggiormente applicato nel 74 per cento dei casi. 85 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione L’impegno di lavoro o di studio occupa nel 57,3 per cento dei casi da 26 a 50 ore settimanali e, per il 32,9 per cento, si ha un impegno che supera le 50 ore e, coerentemente con l’attività svolta, distribuite settimanalmente. Nessuno dei volontari ha un impegno di tipo politico, mentre il 53,8 per cento ha ulteriori impegni di tipo sociale o di altro tipo, che occupano meno di 10 ore settimanali nella quasi totalità dei casi. Analizziamo ora come i volontari hanno scoperto l’esistenza di Rho Soccorso: il veicolo principale (67,1 per cento) è la conoscenza di un altro volontario presente in Associazione, la stampa locale incide per il 14,7 per cento, i corsi informativi presso le scuole superiori o aziende contribuiscono nel 7 per cento dei casi. Il corso di primo soccorso è stato seguito principalmente per “Essere preparati in caso di necessità ” dal 66,4 per cento o per seguire un amica/o dal 21 per cento dei casi16. Tra i motivi che spingono verso l’attività di volontariato troviamo: il voler essere utile agli altri nel 67,1 per cento dei casi, nel 50,4 per cento dei casi dal piacere per il tipo di attività svolta e, per ultimo, il desiderio di conoscere altre persone e voler impegnare il proprio tempo libero (21,7 per cento)16. I volontari dopo il corso decidono di entrare in Rho Soccorso perché la sede è vicina alla propria abitazione (49,7 per cento) o vi è già un amico o conoscente nel 44,8 per cento dei casi. Anche le modalità con cui viene 16 Siamo in presenza di una domanda con risposta multipla e la somma delle percentuali può essere superiore a 100. 86 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione svolto il corso e le professionalità dei docenti possono favorire l’ingresso in Associazione (18,9 per cento)17. Ingresso che poi ha soddisfatto (61,5 per cento) o abbastanza soddisfatto (35,7 per cento), le aspettative dei volontari. Mediamente i volontari nell’arco del mese effettuano dalle 21 alle 40 ore di turno (60,8 per cento) e, il 40,6 per cento preferirebbe non fare il turno notturno perché non lo ritiene conciliabile con i propri impegni di studio/lavoro. Un ulteriore 21 per cento ritiene questo tipo di turno conciliabile solo se si effettuano pochi servizi, permettendo loro di riposare ed essere in grado di affrontare la successiva giornata lavorativa o di studio. Indipendentemente dal tipo di turno (notturno, festivo, serale) il 61,3 per cento dei volontari farebbe più turni se avesse maggior tempo libero a disposizione. Abbiamo precedentemente visto che buona parte dei soccorritori ha un ruolo (autista, centralinista o caposervizio), analizziamo ora il motivo per cui gli altri non ce l’hanno. Nel 65,8 per cento dei casi si tratta di volontari che sono appena entrati in Rho Soccorso e vogliono maturare un’adeguata esperienza. Non spaventano invece le maggiori responsabilità che il ruolo comporta, che sono un deterrente per il 7,3 per cento dei volontari. Il livello di scolarità non incide significativamente sulla decisione di conseguire o meno un ruolo. 17 Siamo in presenza di una domanda con risposta multipla e la somma delle percentuali può essere superiore a 100. 87 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione Passiamo ora ad analizzare i dati riferiti alla certificazione regionale che in futuro sarà obbligatoria per operare su un’ambulanza di soccorso. Finora hanno affrontato l’esame, che si svolge davanti ad una Commissione esterna, 102 volontari con una percentuale di bocciati del 3 per cento contro il 10 per cento del totale degli esaminati dal personale della Centrale Operativa del 118 di Milano. L’impegno richiesto per sostenere l’esame non è indifferente: oltre il 36 per cento ha dedicato in Rho Soccorso più di 25 ore per esercitazioni e lezioni di aggiornamento; a questo si aggiunge il tempo dedicato per lo studio a casa che, nel 27,3 per cento dei casi, è stato superiore alle 25 ore. Al 70,9 per cento dei volontari non è pesato, o è pesato poco rimettersi in discussione, seguirebbero altri corsi nel 78,1 per cento dei casi e, il 61,8 per cento sosterrebbe ulteriori esami, ad esempio quello per la defibrillazione precoce che consente l’effettuazione di un atto medico delegato. In generale il 52 per cento si sente più preparato rispetto a prima, mentre per il 23,6 per cento non è cambiato nulla. L’80 per cento dei volontari che ancora non sono certificati è disposto a sostenere l’esame e, nel caso di esito negativo, il 78,2 per cento lo ripeterebbe. L’86 per cento dei soccorritori (certificati e no) ritiene che la preparazione sia idonea o abbastanza idonea per il ruolo che ricopre e, nel 74,6 per cento dei casi, si dice pronto a imparare l’utilizzo di nuove strumentazioni. Ritenendo 88 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione poi, nel 65,7 per cento dei casi, che non servano dei professionisti per il mezzo di soccorso di base (MSB). Il piacere per questo tipo di attività è rappresentato dal fatto che il 40,6 per cento la svolgerebbe come lavoro in Associazione o presso il Servizio 118. Dalla tabella sotto riportata vediamo che non ci sono sostanziali differenze in merito alla domanda “Ti senti sicuro quando effettui un intervento? ” La certificazione non incide su questo aspetto psicologico. Si Abbastanza Poco No Non risponde Certificati 20,4% 67,3% 10,2% - 2,1% Non certificati 17,0% 75,0% 4,5% 1,1% 2,4% Certificati e no, concordano (66,4 per cento) che il percorso formativo è impegnativo per un volontario, in particolare per il tempo che richiede. Se in futuro per i volontari non fosse più possibile effettuare i servizi di soccorso il 46,4 per cento di loro protesterebbe e si dimetterebbe dall’Associazione, mentre il 40,6 per cento proporrebbe lo svolgimento di altre attività18. La famiglia del volontario apprezza e incoraggia questa attività (59,8 per cento) anche se in parte ritiene che sia troppo impegnativa (25,9 per cento)18. Il 23,1 per cento dei volontari si dimetterebbe dall’Associazione nel caso non 18 Siamo in presenza di una domanda con risposta multipla e la somma delle percentuali può essere superiore a 100. 89 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione si sentisse all’altezza del ruolo o l’attività non lo gratificasse più (29,4%). Mentre il 7,7 per cento lascerebbe se non condividesse le scelte del Consiglio Direttivo. La Rho Soccorso è anche un luogo in cui si sviluppano i rapporti interpersonali: più del 75 per cento incontra gli altri volontari fuori dall’ambito associativo e, tra di loro, il 45,4 per cento con frequenza settimanale. Questo dato risulta rafforzato dalle numerose amicizie che sono nate e da alcune unioni sfociate in matrimonio tra i volontari che si sono conosciuti in Associazione. Terminando, ben l’86 per cento suggerirebbe ad un conoscente di entrare nella Pubblica Assistenza Rho Soccorso. Dall’analisi dei dati notiamo che ci troviamo di fronte ad una fetta di popolazione, per lo più giovane, che possiede un’alta scolarità e che si impegna a svolgere una delicata attività, dedicando ad essa parte del proprio tempo libero, con la consapevolezza che non è un passatempo. L’impegno per l’effettuazione dei turni, per l’aggiornamento e il desiderio di essere all’altezza del ruolo, evidenziano una forma di volontariato in cui la professionalizzazione è ritenuta necessaria e non derogabile di fronte all’esigenza del cittadino di veder soddisfatto un suo fondamentale diritto. E’ proprio il tipo di attività e non una generica forma di volontariato, che attrae i volontari in Rho Soccorso che, come abbiamo visto, in buona parte abbandonerebbero l’Associazione se i servizi di soccorso venissero a mancare. Il piacere per questo tipo di attività, che molti di loro svolgerebbero 90 CAPITOLO III Analisi di un’Associazione come professione, si fonde con lo stare bene in Associazione al punto che questa diventa la base per costruire ulteriori rapporti che si sviluppano fuori dalla normale attività associativa. Il desiderio di coinvolgere altre persone, invitandone l’ingresso, evidenzia poi come si ritenga importante questa esperienza per la propria crescita, al punto di consigliarla ad un amico. 91 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Quando si parla di volontariato è quasi d’obbligo il riferimento alla nozione di solidarietà. Va ricordato che la nozione di solidarietà assume significati diversi; in particolare il suo uso di senso comune designa disposizione morale ed è sinonimo di altruismo. Nella definizione scientifica, introdotta e codificata in particolare dalla sociologia, è sinonimo di connettivo sociale. E’ stato Emile Durkheim, il sociologo francese considerato uno dei padri fondatori della sociologia, ad introdurne e considerarne il significato. La solidarietà costituisce un modo per descrivere la società in termini di legame sociale, in cui l’appartenenza del singolo contribuisce ad identificarlo e caratterizzarlo come individuo sociale. Diversi tipi di solidarietà indicano forme diverse del legame sociale e quindi società diverse. La scelta di questo termine da parte di Durkheim non è casuale: egli era impegnato a confutare le teorie liberali dell’epoca, fondate sul presupposto individualistico, e a dimostrarne che anche nella società moderna, di stampo appunto liberale e individualistico, il legame sociale trascende l’individuo. 92 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità La solidarietà cui fa riferimento il linguaggio corrente designa una disposizione morale verso l’altro che appartiene alla coscienza del singolo individuo e ai principi morali che egli sceglie di seguire. Con questo significato essa deriva soprattutto dalla tradizione cristiana e ha forti legami con le culture caritative. La sua espressione più emblematica è nella parabola del buon samaritano: la disponibilità a condividere le proprie risorse con l’altro in condizioni di bisogno, un estraneo, ad ascoltare e accettare in totale gratuità, senza che si costruisca su questa condivisione un legame durevole. Dopo aver prestato il proprio aiuto il buon samaritano se ne va. Il termine è quindi espressione della coscienza individuale e del suo operare in sostituzione e non in opposizione alle strutture presenti nella società. E’ un impegno che va dalla condivisione alla partecipazione, al desiderio di crescere e di progredire per far fronte all’esigenza di chi ha un bisogno. Ma se la solidarietà da sola non basta per svolgere il soccorso extraospedaliero, vediamo ora, per difetto se basta la professionalità senza la componente solidale che è propria dei volontari. Prenderemo come riferimento uno dei pochi ospedali della Provincia di Milano che aveva, fino a qualche anno fa, un proprio servizio ambulanze per cui impiegava dipendenti della struttura ospedaliera. All’ospedale in questione, quello di Rho, facevano riferimento i cittadini di nove comuni, per un totale di oltre 150.000 residenti. l’Ospedale si trovava, e si trova, in una zona altamente industrializzata, attraversata da autostrade e strade a scorrimento veloce. 93 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Riassumiamo con questa breve sequenza come, nell’aprile del 1992, i professionisti evadevano una chiamata di soccorso. 1) Richiesta di soccorso ambulanza. L’utente aveva a disposizione un solo numero di telefono di sette cifre. 2) Ricezione della chiamata. Il telefono non era presidiato. La risposta al richiedente veniva erogata dal personale che casualmente transitava vicino al telefono e che poteva avere le seguenti qualifiche: a) medico; b) infermiere professionale; c) infermiere generico; d) ausiliario; e) volontario di Rho Soccorso, quando sollecitato dai precedenti. Assenza di un sistema informatico di ricezione delle chiamate e assenza di una modulistica per la registrazione cronologica di tutte le richieste pervenute. Modulistica di ricezione della singola chiamata in copia unica, che veniva consegnata all’autista dell’ambulanza. Apparato radio ricetrasmittente situato in un locale diverso da quello in cui pervenivano le chiamate di soccorso. Tutto il personale era autorizzato all’uso della radio per cui valgono le stesse considerazioni fatte per il telefono. 3) Uscita dell’ambulanza. 94 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Era il personale del Pronto Soccorso (infermieri professionali, generici, ausiliari) che momentaneamente veniva “staccato” per effettuare il servizio, per altro senza un vestiario adeguato (camici, zoccoli). La guida dell’ambulanza era effettuata da un autista/centralinista dell’Ospedale che lasciava momentaneamente la portineria per guidare il mezzo. 4) Ambulanze a disposizione: • Volkswagen Transporter acquistata nel 1981. • Fiat Ducato (due unità) acquistate nel 1984. Questa era la modalità del servizio erogato dai professionisti dell’Ospedale di Rho solo 10 anni fa. Certo non ci si poteva aspettare l’efficienza che il Servizio 118 ha portato ma, dalla modalità, si può notare che sarebbero bastate poche azioni per migliorare il servizio offerto al cittadino. 4.1 Analisi dei dati relativi al questionario distribuito al personale del S.S.U.Em. 118 di Milano Una valutazione sulla professionalità dei soccorritori delle associazioni, anche in termini di qualità erogata, non poteva prescindere dal parere dell’attore principale che coordina l’intero sistema di soccorso. Si è pertanto richiesta la collaborazione del personale della Centrale Operativa del 118 di 95 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Milano in tutte le sue componenti (Operatori tecnici, Infermieri e Medici), al fine di avere la loro percezione sulla qualità che possiamo scomporre in due momenti: 1) qualità espressa sul luogo dell’evento grazie al parere di medici, infermieri e operatori che lavorano sui mezzi di soccorso avanzato (MSA) e si avvalgono della collaborazione del mezzo di soccorso di base (MSB) che, come abbiamo visto, è sempre composto da personale delle associazioni che non ha un curriculum di studio in campo sanitario (non sono cioè né medici né infermieri); 2) qualità espressa dall’associazione di soccorso dal momento in cui riceve la chiamata al momento in cui consegna il paziente in ospedale e riassumibile come: a) corretta interpretazione del centralinista dell’associazione del servizio da svolgere, comunicato dalla Centrale Operativa; b) corretto arrivo dell’ambulanza sul luogo dell’evento; c) corretta esecuzione della prestazione sanitaria; d) corretta comunicazione dal luogo dell’evento alla C.O. sulle condizioni dell’assistito e su eventuali problematiche connesse alla missione; e) corretta consegna del paziente all’ospedale indicato; Va comunque specificato che ogni figura professionale che opera presso il 118 svolge sia attività all’interno della Centrale Operativa, che attività di 96 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità soccorso extra-ospedaliero sui mezzi di soccorso avanzato (MSA), avendo pertanto una visione globale sul servizio svolto dalle associazioni. Compete inoltre al personale della Centrale Operativa il parere vincolante sulla valutazione dei livelli di preparazione per il rilascio della certificazione di soccorritore e di istruttore. Il questionario è stato consegnato al personale del 118 dal 15 dicembre 2002 al 17 gennaio 2003. La distribuzione è stata preceduta da una comunicazione del Responsabile della formazione della Centrale Operativa sulle finalità della ricerca. Per l’elaborazione dei dati è stato utilizzato il software EPI-INFO1. Sono state coinvolte le seguenti figure professionali: Personale Questionari compilati Percentuale Medici 12 9 75% Infermieri 15 15 100% Operatori Tecnici 54 49 90,7% Il primo dato che emerge sul personale che ha consegnato il questionario è che ben l’84,9 per cento ha esperienza di volontariato nel campo del soccorso sanitario. E’ doveroso ricordare che l’assunzione degli operatori tecnici era vincolata al requisito di avere “almeno un anno di esperienza per la gestione dei mezzi di soccorso”; esperienza che veniva fatta, nella maggioranza dei casi, in associazioni di volontariato. Anche parte dei medici 1 Centers for Disease Control and Prevention, USA, Agenzia del Department of Health and Human Services. 97 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità (44,4 per cento) e più della metà degli infermieri (60 per cento), ha avuto una precedente esperienza di volontario nel soccorso. Passiamo alla valutazione delle prime due domande che sono finalizzate a determinare se il processo di certificazione dei soccorritori produce degli effetti positivi sulla qualità erogata dalle associazioni. E’ bene precisare che tuttora sono stati certificati circa un terzo dei 5.000 soccorritori che come formazione afferiscono al 118 di Milano. Sono migliorate le comunicazioni verso la Centrale Operativa? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 18,4% 4,2% Abbastanza 55,1% 70,8% Poco 24,5% 25,0% - - 2,0% - Per nulla Non risponde E’ migliorata la qualità degli interventi di soccorso? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 10,2% - Abbastanza 61,3% 54,1% Poco 20,4% 37,5% Per nulla 2,0% 4,2% Non risponde 6,1% 4,2% 98 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Da questi dati si può notare come il processo di certificazione stia producendo degli effetti positivi, in particolare per quanto riguarda le comunicazioni verso la centrale operativa (comunicazioni sulle condizioni dell’assistito, richiesta di informazioni, ecc.). Bassa invece la percentuale di chi ritiene che non sia cambiato nulla. Un’altra serie di domande era riferita a valutare le differenze di qualità erogata in termini organizzativi (associazione convenzionata o meno), territoriali e temporali. Per convenzione si intende il rapporto che intercorre tra le associazioni che garantiscono con continuità la disponibilità delle loro ambulanze, nel rispetto di standard qualitativi e ricevendo, dall’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda, un compenso forfetario che è calcolato in base alle spese effettivamente sostenute. Esiste poi un secondo tipo di rapporto tra le associazioni e il 118 che si chiama a “gettone”. Il termine è utilizzato per indicare il compenso che viene misurato moltiplicando il valore del gettone per il numero di servizi svolti2. Il dato territoriale è legato all’ubicazione dell’associazione e serve per valutare un’eventuale differenza in termini di qualità tra le associazioni che operano a Milano rispetto a quelle che operano nella Provincia3. Il dato temporale soddisfa due condizioni: la prima è una valutazione della 2 Le associazioni convenzionate si impegnano a garantire per 16 o 24 ore tutti i giorni dell’anno la disponibilità di una o più ambulanze. Le associazioni che hanno il rapporto a gettone non hanno nessun obbligo di presenza continuativa. 3 Sono escluse le associazioni che afferiscono al 118 di Monza. 99 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità qualità erogata nell’arco della settimana; la seconda condizione è una valutazione della qualità ad oggi rispetto a quella espressa nell’anno 1999, data in cui non era iniziato il processo di certificazione dei soccorritori e c’erano solo 10 associazioni in rapporto di convenzione. Questo dato è interessante perché può indicare la linea di tendenza su cui si muovono le associazioni. La qualità è maggiore nelle associazioni convenzionate? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 10,2% 8,3% Abbastanza 57,2% 58,4% Poco 22,4% 25,0% Per nulla 4,1% 8,3% Non risponde 6,1% - La qualità è maggiore nelle associazioni di Milano? Operatori Tecnici Medici/Infermieri 8,2% 8,3% Abbastanza 49,0% 45,9% Poco 22,4% 25,0% Per nulla 14,3% 20,8% 6,1% - Molto Non risponde 100 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità La qualità è maggiore negli orari diurni dei giorni feriali? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 24,5% 12,5% Abbastanza 61,3% 66,6% Poco 10,2% 16,7% Per nulla 2,0% 4,2% Non risponde 2,0% - La qualità è maggiore negli orari notturni e nei giorni festivi? Operatori Tecnici Medici/Infermieri - - Abbastanza 16,3% 4,2% Poco 53,1% 66,6% Per nulla 24,5% 29,2% 6,1% - Molto Non risponde La qualità è maggiore rispetto a tre anni fa? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 32,7% 12,5% Abbastanza 46,9% 70,8% Poco 16,3% 16,7% - - 4,1% - Per nulla Non risponde 101 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Dai dati ricavati si può notare che il servizio svolto dalle associazioni convenzionate viene giudicato migliore rispetto alle altre. Forse avere una convenzione sottende una struttura che rispetta alcune caratteristiche di qualità che vengono poi rafforzate dalla convenzione stessa. In base ai risultati si può notare che a Milano sembra vi sia una maggiore qualità rispetto alla Provincia. La composizione degli equipaggi che negli orari diurni dei giorni feriali sono formati dai dipendenti delle associazioni, permette un servizio di qualità superiore. Il dato è confermato dalla successiva domanda che era complementare alla precedente, cioè quando gli equipaggi sono composti dai volontari. Unanime è il parere del personale della Centrale Operativa che vede il servizio svolto dalle associazioni decisamente migliore rispetto a tre anni fa. Passiamo ora a due domande sulla formazione dei volontari. Ritiene che la formazione dei volontari sia idonea? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Molto 12,2% 4,2% Abbastanza 53,0% 54,2% Poco 32,7% 29,2% 2,0% 4,2% - 8,3% Per nulla Non risponde 102 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Oltre il 58 per cento del personale sanitario e quasi il 65 per cento degli operatori, ritiene che la formazione del personale che opera sui mezzi di soccorso di base (MSB) è molto o abbastanza idonea. Chi invece giudica inidonea la formazione è comunque ottimista sui margini di miglioramento. Se ritiene che la formazione non è idonea può essere migliorata? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Si 94,4% 86,7% No 5,6% 13,3% La composizione degli equipaggi delle ambulanze è stato un argomento che ha sempre appassionato gli addetti ai lavori e diverse sono le scuole di pensiero che si sono succedute negli anni: ambulanze con o senza medici, con o senza infermieri, equipaggi composti solamente da soccorritori. Preso atto che ora vi sono due tipologie di mezzi di soccorso: quello avanzato (MSA) con medico e infermiere e quello di base (MSB) composto da soli soccorritori, notiamo che sia gli operatori (in percentuale maggiore), che i medici e gli infermieri ritengono non sia opportuno avere sul mezzo di soccorso di base (MSB) esclusivamente personale sanitario. Sembra quindi che il ruolo degli equipaggi degli MSB non sia messo in discussione. Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente personale sanitario? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Si 12,2% 29,2% No 87,8% 66,6% 103 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Non risponde - 4,2% Risulta poi una certa preferenza da parte di medici e infermieri per gli equipaggi degli MSB composti esclusivamente da dipendenti delle associazioni più che da volontari. Più equilibrate invece le risposte degli operatori. Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente dipendenti e non volontari? Operatori Tecnici Medici/Infermieri Si 46,9% 62,5% No 51,1% 37,5% 2,0% - Non risponde Anche per quanto riguarda gli atti medici delegati, che recentemente sono stati autorizzati dalla Legge 3 aprile 2001 n°120 “Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extra-ospedaliero”4, notiamo una certa riluttanza da parte del personale sanitario verso questa nuova frontiera che si apre al personale laico (non sanitario) dei mezzi di soccorso. Ritiene sia opportuno far compiere atti medici delegati a personale non sanitario? Si Operatori Tecnici Medici/Infermieri 63,3% 37,5% 4 Legge che all’art.1 recita “E’ consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico in sede extra-ospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare”. 104 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità No Non risponde 34,7% 54,2% 2,0% 8,3% L’ultimo gruppo di domande era riferito alle lamentele ricevute in seguito ai servizi effettuati dalle associazioni. Se analizziamo il motivo della lamentela notiamo che ben un terzo delle lamentele è dovuto alla mancanza di “cortesia” da parte degli equipaggi. Motivo della lamentale Cortesia Competenza Entrambi Altro 33,4% 16,6% 36,7% 13,3% Dalla tabella sotto riportata vediamo invece a chi erano maggiormente rivolte le lamentele. Dipendenti Volontari 6,7% 15,0% Equipaggi con: Entrambi Non specificato 5,0% 73,3% La Centrale Operativa del 118 di Milano, relativamente alla formazione dei soccorritori, si è posta i seguenti obiettivi che possono essere così riassunti5: • Omogeneità culturale; • Omogeneità d’azione; • Omogeneità di comportamento; • Standard minimo di conoscenze; • Standard minimo di abilità tecniche; • Standard minimo di capacità operativa. 5 Fonte S.S.U.Em. 118 di Milano. 105 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità In base ai dati elaborati dai questionari appare come la qualità erogata dalle associazioni sia aumentata negli ultimi anni evidenziando un percorso di progressivo miglioramento. A questo si deve aggiungere il parere del personale del 118 che, pur non ritenendo idonea la formazione dei volontari, crede comunque che questa possa essere migliorata. Il giudizio sembra quindi fondarsi sul fatto che la formazione trova nei soccorritori un terreno su cui attecchire e consolidarsi, permettendo il raggiungimento degli obiettivi sopracitati. Inoltre, è ragionevole pensare che se, oltre alla formazione fine a se stessa, vi sarà un coinvolgimento attivo delle associazioni finalizzato alla condivisione di obiettivi e fini, questo produca una sinergia d’intenti a tutto vantaggio della qualità erogata. 4.2 Analisi dei dati relativi al sondaggio telefonico rivolto ai cittadini soccorsi dalla P.A. Rho Soccorso Lo scopo del sondaggio telefonico era di verificare la qualità non espressamente sanitaria degli interventi eseguiti dai soccorritori dell’Associazione. E’ stato pertanto analizzato il grado di soddisfazione dell’utente, valutando aspetti che non sono immediatamente riconducibili alla prestazione sanitaria erogata, ma che comunque rientrano in un concetto di qualità totale del servizio. Esulava ai fini di questa ricerca, analizzare per 106 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità ogni intervento la qualità sanitaria della missione di soccorso, che può essere intesa come: • corretta valutazione delle condizioni dell’assistito; • corretta erogazione della prestazione sanitaria. Questo perché la qualità andrebbe misurata a “caldo”, da personale sanitario e non, nel contesto in cui la missione si svolge. L’attività di soccorso, infatti, si differenzia moltissimo da una prestazione sanitaria erogata nell’ambiente ospedaliero: ogni intervento presenta diverse variabili che possono influire sull’efficacia della prestazione stessa. Basti pensare ad un incidente stradale in cui sono coinvolti più mezzi, in autostrada, di notte e con condizioni meteorologiche avverse. Inoltre, una verifica della qualità fatta solo a posteriori, e cioè all’arrivo in pronto soccorso tramite il personale di accettazione, sarebbe stata viziata dalla loro inesperienza nello specifico campo del soccorso extra-ospedaliero. Ai fini del sondaggio sono state analizzate le missioni svolte nel mese di novembre e parte di dicembre dell’anno 2002 (per un totale di 400). Le domande sono state rivolte, un mese dopo l’effettuazione della missione, alle stesse persone soccorse (in quattro casi sono state rivolte ai parenti presenti al momento dell’intervento). Sono stati presi in considerazione le missioni con tutti i codici d’invio (verde, giallo e rosso) che avevano avuto come esito il codice di rientro verde. Sono stati volutamente evitati gli altri codici di rientro (giallo e rosso) perché evidenziavano uno stato critico delle condizioni del paziente. Sono stati 107 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità intervistati telefonicamente soggetti vittime di malori o incidenti e soccorsi da equipaggi di ambulanza composti da volontari o dipendenti, per interventi con le seguenti caratteristiche: -23 con missione a seguito di un evento medico (malore); - 8 con missione a seguito di un evento traumatico (incidente); -18 con missione svolta dai dipendenti; -13 con missione svolta dai volontari. Alle persone contattate veniva fatta la seguente premessa: “Buongiorno è la Pubblica Assistenza Rho Soccorso, stiamo svolgendo un’indagine telefonica per migliorare il nostro servizio, possiamo porle qualche domanda? ” Analizzando le risposte notiamo che per l’80,6 per cento dei trasportati l’arrivo dell’ambulanza è stato rapido e, per il 12,9 per cento l’arrivo è stato abbastanza rapido. Solo in due casi l’arrivo è stato giudicato poco rapido: le due chiamate avevano un codice d’invio giallo6: una nel Comune di Rho per un evento medico con un tempo di arrivo di 4 minuti; l’altra per un incidente stradale in una località in ambito extraurbano, distante dal punto di partenza, con un tempo di arrivo di 14 minuti7. Alla domanda se i soccorritori avevano un aspetto curato, risponde sì l’80,6 per cento dei trasportati, mentre dice abbastanza curato il resto. 6 La sirena e i lampeggianti vengono utilizzati solo per le missioni con codici gialli e rossi. 7 Il tempo che impiega l’ambulanza per raggiungere il luogo dell’evento dipende dall’utilizzo dei sistemi di segnalazione (sirena e lampeggianti), dal traffico e da molte altre cause; comunque in casi gravi non dovrebbe superare gli 8 minuti per le aree urbane ed i 20 minuti per quelle extraurbane. 108 CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Alcune domande rivolte agli utenti erano inerenti al supporto psicologico che i soccorritori gli avevano dato; supporto che si manifesta sia con la cortesia che con l’attenzione verso il problema dell’utente. Questi sono i punti di forza dei soccorritori di Rho Soccorso (indipendentemente dal fatto che siano volontari o dipendenti): ben il 96,7 per cento dichiara che l’equipaggio è stato cortese; identica la percentuale degli utenti che dicono che i soccorritori sono stati attenti al suo problema. I pazienti sono anche soddisfatti della competenza dei soccorritori, infatti l’83,8 per cento degli intervistati dichiara che l’equipaggio era sembrato competente. La pulizia e l’ordine dell’ambulanza soddisfa “solo” il 77,7 per cento dei trasportati. Forse su questo dato incide anche la frequenza con cui vengono effettuati i servizi e quindi la possibilità da parte dell’equipaggio di riordinare adeguatamente il mezzo. In generale, ben il 90,3 per cento si dichiara soddisfatto del servizio ricevuto e, chi è stato soccorso da volontari nel 55,5 per cento dei casi non sapeva che lo fossero. Questo dato evidenzia come sia in parte sconosciuto dall’utenza l’attività che i volontari svolgono sui mezzi di soccorso. In base ai dati raccolti vediamo le differenze emerse tra il personale dipendente e il personale volontario di Rho Soccorso. Gli utenti rispondono sì alle seguenti domande: I soccorritori avevano una aspetto curato? 109 Volontari Dipendenti 83,3% 84,6% CAPITOLO IV Solidarietà e Professionalità Sono stati cortesi nei suoi confronti? 94,4% 100% Le sono sembrati attenti al suo problema? 94,0% 100% Le sono sembrati competenti? 77,7% 92,3% L’ambulanza era curata (pulita/ordinata)? 80,0% 66,6% Da questa tabella notiamo come vi sia una percentuale di soddisfazione maggiore da parte degli utenti soccorsi dai dipendenti. In generale il quadro che emerge dal sondaggio telefonico non evidenzia utenti insoddisfatti, mentre la quasi totalità si dichiara soddisfatto o abbastanza soddisfatto del servizio ricevuto. 110 CAPITOLO V Conclusioni CAPITOLO V Conclusioni Riflettere sull’identità del volontariato può servire per fare alcune considerazioni e precisazioni. Una prima precisazione potrebbe essere quella di definire se la presenza di volontari è sufficiente per affermare che ci troviamo di fronte ad una organizzazione di volontariato, oppure se è la rispondenza della sua struttura e del suo intervento ad alcuni elementi di fondo che potremmo definire come: • la spontaneità; • la gratuità; • il servizio per gli altri. L’identità del volontariato si definisce anche dai suoi ruoli: • di anticipazione nella risposta a bisogni emergenti; • di integrazione dei servizi pubblici e privati; • di stimolo delle istituzioni pubbliche a tutela dei diritti dei cittadini; • di formazione della cultura della solidarietà e delle reti informali; • di solidarietà di base. 111 CAPITOLO V Conclusioni Il volontariato ha quindi in questo senso una valenza politica nel suo ruolo di stimolo delle pubbliche istituzioni, con un apporto di cambiamento culturale e politico alla vita sociale1. Il volontariato e le sue associazioni preesistono, storicamente ma soprattutto concettualmente, anche alla pubblica amministrazione: il volontariato può agire al di là di una struttura ove opera, al di là di un finanziamento o di un sostegno strutturale, al di là di un sostegno legislativo. Potremmo dire che al volontariato non serve una legge particolare: nel XIX secolo fu sufficiente lo Statuto Albertino per far fiorire l’associazionismo; con la promulgazione della Costituzione il volontariato ha trovato l’essenza del suo essere2. Oggi ci troviamo di fronte a quattro diversi tipi di volontariato3, che hanno tutti come origine quello “caritativo”, la cui radice fa riferimento al tradizionale impegno di matrice confessionale, in particolare cattolica. Da questa matrice si è poi distaccato un secondo tipo, che si potrebbe definire di “volontariato corporato”, per sottolineare l’inquadramento dei volontari in grandi enti privati, laici e religiosi di dimensioni rilevanti, in cui i volontari sono impiegati a titolo gratuito per umanizzare il trattamento di malati e anziani. Di natura completamente diversa è il “volontariato militante”, che ha origine più recente 1 Sito Internet del “Consorzio di Bioingegneria e Informatica Medica”. 2 Troviamo nella Carta Costituzionale diversi richiami agli artt. 2, 3 e 18. 3 Ota de LEONARDIS, “In un diverso welfare”, Feltrinelli, Milano, marzo 2002 pag. 53. 112 CAPITOLO V Conclusioni e nasce dai movimenti di protesta degli anni Settanta e interpreta l’azione volontaria come militanza nella lotta contro l’emarginazione, il degrado urbano e ambientale. Più del rapporto con il singolo destinatario è enfatizzata l’azione di pressione politica e sociale. In questo lavoro ci siamo occupati dell’ultimo tipo di volontariato che definiamo come “volontariato professionale”, nato come caritativo e di reciproco aiuto che si trasforma in professionale. Esso si compone di organizzazioni che forniscono servizi specifici, che richiedono un grado di preparazione professionale e impiegano, a titolo gratuito, volontari che si sono specificamente formati e sono in grado di offrire un’attività qualificata. Non di rado questo tipo di volontariato costituisce una forma di training professionale per i giovani e una tappa nel percorso di entrata nel mercato del lavoro, nel campo delle professioni sociali. Spesso il tipo di servizio erogato richiede che alla figura del volontario si affianchi quella del dipendente che concorre ad assicurare la continuità del servizio4. In alcuni casi si inventano nuove professioni che non trovano riscontro nel panorama normativo/contrattuale e che poi vengono mutuate in altre contesti: come nel caso dell’Operatore Tecnico della Centrale Operativa che abbiamo visto precedentemente. 4 Vi è una diminuzione costante delle organizzazioni composte da soli volontari, dal 34% del 1997 al 21% del 2000. “VITA NON PROFIT Magazine”, 5 luglio 2000 pag.11. 113 CAPITOLO V Conclusioni La stessa figura del soccorritore potrebbe trovare, anche in Italia, un riconoscimento legislativo come è accaduto in altri Stati che hanno dedicato maggior attenzione al soccorso extra-ospedaliero. Negli Stati Uniti, ad esempio, non vi sono né medici né infermieri a bordo delle ambulanze ma dei tecnici del soccorso chiamati EMT (Emergency Medical Technicians). Una volta che l'allarme giunge alla centrale del 911, viene attivato il mezzo di soccorso che può variare dal First Responder, cioè con a bordo personale addestrato ed autorizzato a fare il BLS (Basic Life Support) fino a Paramedic che può compiere azioni di tipo "avanzato" ALS (Advanced life support), sulla base di atti medico delegati. Vi sono tre livelli di formazione per i tecnici dell'emergenza e la maggior parte del personale lavora sulla base di protocolli scritti o comunque di procedure standardizzate. Grazie a ciò la valutazione iniziale del paziente può essere fatta dai tecnici del soccorso, mentre il paramedico di livello elevato e ben addestrato può fare le stesse manovre, e con la stessa efficacia, che farebbe un medico. Questa potrebbe essere una via percorribile anche nel panorama del soccorso italiano. Ma riuscirà ancora il volontario a conciliare gli impegni della propria vita con un’attività che richiede un’indispensabile formazione, una richiesta di conoscenze e un’assunzione di responsabilità sempre più forti?5 5 Un esempio è la Legge 3 aprile 2001 n°120 “Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extra-ospedaliero”. 114 CAPITOLO V Conclusioni Abbiamo precedentemente visto come l’aggiornamento e il desiderio di essere all’altezza del ruolo, evidenziano un tipo di volontariato in cui la professionalizzazione è ritenuta necessaria, nella consapevolezza che questa sia fondamentale per il tipo di attività svolta. Ma abbiamo anche visto che il percorso formativo è ritenuto impegnativo per i volontari, in particolare per il tempo che richiede e che potrebbe non conciliarsi con le nuove tipologie contrattuali, da poco presenti nel mercato del lavoro, che hanno come parola d’ordine la flessibilità. Una flessibilità che può essere un ostacolo per un’attività di volontariato impegnativa e in cui è richiesta una presenza continuativa. La gestione di un’attività così complessa non può poi prescindere da associazioni gestite da dirigenti che siano in grado di far fronte in termini di competenza, conoscenza e capacità a questa attività che abbraccia problematiche così vaste6. Inoltre, verrà ancora consentito alle associazioni di svolgere questa attività? La formazione potrebbe anche avere una duplice funzione e diventare l’involontario strumento politico per ridimensionare il ruolo del volontariato nell’ambito del soccorso extra-ospedaliero. Basti pensare alle conseguenze che un corso di formazione di 300 ore o più potrebbe avere. In questo lavoro, sono stati analizzati anche alcuni aspetti che concorrono a definire un’ipotesi di valutazione della qualità che viene erogata dalle 6 La P.A. Rho Soccorso oltre al supporto di ANPAS Lombardia, si avvale della consulenza di un legale e di un esperto contabile/amministrativo. 115 CAPITOLO V Conclusioni associazioni di volontariato. Valutazione che qui si è ispirata ad un concetto di “Analisi Partecipata della Qualità” (APQ), espressione in cui l'elemento peculiare è costituito proprio dal carattere partecipativo della metodologia. Essa si contraddistingue per il coinvolgimento di operatori e utenti sotto tre diversi profili: come fonti di opinioni ed informazioni, come soggetti attivi nella raccolta delle informazioni stesse, come utilizzatori dei risultati7. Anche in termini di qualità, come abbiamo precedentemente visto, notiamo una soddisfazione da parte di chi coordina il sistema di soccorso (S.S.U.Em. 118 di Milano) e dell’utente, soddisfazione che è destinata a crescere e consolidarsi a processo di certificazione concluso. Qualità che le associazioni oggi presenti riescono ad assicurare, qualità che è frutto di competenza, ma anche di passione. 7 Il metodo APQ, messo a punto dal CERFE - Laboratorio di scienze della cittadinanza - a partire dal 1992, si basa sulla scomposizione della qualità in nove aree tecniche, per la cui identificazione ci si è ispirati a due ordini di distinzioni operate da A. Donabedian in "La qualità dell'assistenza sanitaria”, Firenze, NIS, 1990. 116 Allegati 1) Questionario per i volontari della P. A. RHO SOCCORSO. 2) Questionario per il personale del servizio S.S.U.Em. 118 di Milano. 3) Sondaggio telefonico ai pazienti soccorsi dalla Rho Soccorso. 117 RHO SOCCORSO Pubblica Assistenza Il questionario è rivolto ai volontari dell’Associazione ed è finalizzato alla realizzazione di una tesi di laurea. I dati verranno elaborati in modo aggregato, nel rispetto della normativa vigente, e rappresenteranno il parere dei volontari nel loro insieme. I risultati saranno divulgati e potranno inoltre essere utilizzati per il conseguimento dei fini statutari. Si ringrazia per la cortese collaborazione. N.___________ 1) Età anni: 4) Coniugato: { Sì 2) Sesso: { F { M { No 5) Numero di figli: 3) Hai fratelli/sorelle: { Sì 6) Sei in Rho Soccorso dall’anno: 7) Titolo di studio: { Licenza elementare { Qualifica professionale { Diploma universitario { Licenza media { Scuola media superiore { Diploma di laurea 8) Professione: { In cerca di prima occupazione { Studentessa/te { Impiegata/o { Casalinga { Libero professionista/dirigente { Pensionata/o { { { { { { (Se studi e lavori segna entrambi) 9) Se studi cosa frequenti: { Istituto { No Disoccupata/o Operaia/o Operatore sanitario (medico, inferm., oper.) Artigiano/Commerciante Insegnante Altro { Università (facoltà):_____________________________________________ 10) Se sei un/a lavoratore/trice dipendente hai un contratto a tempo:{ Determinato { Indeterminato 11) Quanto ore in una settimana ti impegna il lavoro/studio: { 0-25 { 26-50 { Oltre 50 { 3-5 { 6-7 (Compresi i tempi per lo spostamento e la pausa per il pranzo) 12) Per quanti giorni alla settimana: { 0-2 13) Hai altri impegni (oltre al lavoro/studio e all’associazione): 14) Se sì, per quante ore sei impegnata/o settimanalmente: 15) Per impegno di tipo sociale: { Sì { No 16) Per impegno di tipo politico: { Sì { No 17) Per impegni di altro tipo: { Sì { No 18) Come hai conosciuto Rho Soccorso: { Dalla stampa locale { Da incontri informativi a scuola/lavoro { Sì { No { 1-10 { Oltre 10 Se sì da che anno: Se sì da che anno: Se sì da che anno: { Da un amico/conoscente volontario di Rho Soccorso { Altro: _______________________________________ 19) Perché hai deciso di seguire il corso di Primo Soccorso (massimo due risposte): { Per essere preparato in caso di necessità { Perché si era iscritto/a un mio amico/a { Perché mi serviva per lo studio/lavoro { Altro: _______________________________________ 20) Perché hai deciso di fare il volontario (massimo due risposte): { Perché volevo essere utile agli altri { Perché mi piaceva questo tipo di attività { Perché volevo conoscere altre persone { Perché volevo impegnare il mio tempo libero { Altro: ______________________________________________________________________________ 21) E perché hai scelto Rho Soccorso (massimo due risposte): { Perché la sede era vicina a casa { Perché avevo degli amici/conoscenti { Perché mi era piaciuto il corso di P.S. { Altro: _______________________________________ 22) Pensi di aver soddisfatto le tue aspettative: { Sì { Abbastanza { Poco { No 23) Quanti minuti impieghi per raggiungere l’associazione da casa: { 0-15 { Oltre 15 24) Quante ore sei in servizio mediamente in un mese: { 10-20 { 21-40 { Oltre 40 25) Quale turno preferiresti non fare: { Serale { Festivo { Notturno { Prefestivo { Per me è indifferente 26) Ritieni che il turno notturno sia: { Conciliabile con la mia attività di studio/lavoro { Non conciliabile con la mia attività di studio/lavoro { Conciliabile solo se “esco” poche volte 27) Se avessi a disposizione più tempo libero faresti più turni: { Sì { No segue ª Rispondi solo se non sei autista/caposervizio/centralinista. 28) Perché hai deciso di non ricoprire questi ruoli (max due risposte): { Sono entrata/o da poco in associazione { Prima voglio maturare un’adeguata esperienza { Richiedono un maggiore impegno { Richiedono un’assunzione di ulteriori responsabilità { Altro: ______________________________________________________________________________ Rispondi solo se hai la certificazione 118: 29) Quante ore hai dedicato in associazione per prepararti: 30) Quante ore hai studiato a casa: 31) Ti è pesato rimetterti in discussione: { Sì { Abbastanza 32) Ti senti più preparata/o rispetto a prima: { Sì { Abbastanza 33) Sei disposta/o ad effettuare altri corsi (es. defibrillazione precoce): 34) Sei disposta/o a sostenere altri esami: { { { { { { 0-25 0-25 Poco Poco Sì Sì { { { { { { Oltre 25 Oltre 25 No No No No Rispondi solo se non hai la certificazione 118: 35) Sei disposta/o a sostenere l’esame: { Sì { No 36) Se no perché: { Non ho tempo { Non è giusto vista la mia esperienza (massimo 2 risposte) { Non voglio studiare { Mi preoccupa l’esame { Altro: ____________________________________________________ 37) Se sei disposta/o a sostenere l’esame come reagiresti nel caso non lo superassi: { Rifarei l’esame { Lascerei perdere { Altro: ____________________________________________________ 38) Ritieni impegnativa questa formazione (corso e aggiornamenti) per un volontario: { Sì { No 39) Perché: ___________________________________________________________________________ 40) Ritieni che la formazione sia idonea al ruolo che ricopri: { Sì { Abbastanza { Poco { No 41) Quando effettui un intervento ti senti sicuro: { Sì { Abbastanza { Poco { No 42) Ti preoccupano le innovazioni (es. nuova strumentazione): { Sì { Abbastanza { Poco { No 43) Hai anche altri incarichi non operativi (es. caposquadra, istruttore, dirigente): 44) Se sì, quante ore sei mediamente impegnata/o in una settimana: 45) Di cui in associazione: 46) Di cui in altri luoghi (es. a casa per preparare materiale): { { { { Sì 1-6 1-3 1-3 { { { { No Oltre 6 Oltre 3 Oltre 3 47) Ritieni che i servizi per il 118 debbano essere svolti solo da professionisti: { Sì { No 48) Perché: ___________________________________________________________________________ 49) Ti piacerebbe fare questa attività come dipendente in associazione o al 118: { Sì { No 50) Se non fosse più possibile per i volontari fare servizi per il 118 tu cosa faresti (massimo due risposte): { Resterei in associazione per fare gli altri tipi di servizi (dimissioni – dialisi – teleassistenza) { Proporrei di valutare altre esigenze della popolazione ed eventualmente di farvi fronte { Protesterei per far lasciare quest’attività ai volontari { Mi dimetterei { Altro: ______________________________________________________________________________ 51) Come viene vista in famiglia la tua attività di volontario in Rho Soccorso (massimo due risposte): { E’ apprezzata e incoraggiata { Ritengono che sia troppo impegnativa { Ritengono che sia troppo rischiosa { Non entrano nel merito delle mie scelte { Altro: ______________________________________________________________________________ 52) Suggeriresti ad un conoscente di entrare in associazione: { Sì { No 53) Perché: ___________________________________________________________________________ 54) Cita il motivo principale per il quale ti dimetteresti dalla Rho Soccorso: { Non sentirmi utile agli altri { Non sentirmi gratificato da quello che faccio { Non sentirmi all’altezza del mio ruolo { Le dimissioni dei miei amici dell’associazione { Non condividere le scelte del Consiglio Dir. { Altro :________________________________________________ 55) Frequenti alcuni dei volontari anche fuori dall’associazione: 56) Se sì con che frequenza: { Settimanale { Sì { No { Quindicinale { Mensile Se vuoi aggiungere altro: _______________________________________________________________________ Questionario n°_____ Il questionario è rivolto al personale del servizio S.S.U.Em. 118 di Milano ed è finalizzato alla realizzazione di una tesi di laurea in Scienze Politiche sulla formazione dei volontari che operano nel soccorso. I dati verranno elaborati in modo aggregato, nel rispetto della normativa vigente, e rappresenteranno il parere del personale di Centrale nel suo insieme. Un questionario simile è stato distribuito ai volontari di un’associazione convenzionata e, a breve, verrà effettuato un sondaggio telefonico rivolto agli utenti soccorsi dalla stessa associazione. Due domande su di Lei: 1) Qual è il suo ruolo: { Operatore { Infermiere { Medico 2) E’ o è stato volontario in un’associazione che svolgeva soccorso sanitario: { Sì { No Qualche domanda sulle associazioni che svolgono i servizi per conto del 118: Da quando è in atto il processo di certificazione dei soccorritori nota le seguenti differenze: 3) Sono migliorate le comunicazioni verso la centrale: { Molto 4) E’ migliorata la qualità degli interventi di soccorso: { Molto { Abbastanza { Abbastanza { Poco { Poco { Per nulla { Per nulla In generale, nota inoltre le seguenti differenze sulla qualità? 5) E’ maggiore nelle associazioni convenzionate: { 6) E’ maggiore nelle associazioni di Milano: { 7) E’ maggiore negli orari diurni dei giorni feriali: { 8) E’ maggiore negli orari notturni e nei giorni festivi:{ 9) E’ maggiore rispetto a tre anni fa: { Molto Molto Molto Molto Molto 10)Ritiene che la formazione dei volontari sia idonea: { Molto { { { { { Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza { Abbastanza { { { { { Poco Poco Poco Poco Poco { { { { { { Poco Per nulla Per nulla Per nulla Per nulla Per nulla { Per nulla 11) Se ritiene che la formazione non è idonea a suo parere può essere migliorata: { Sì { No 12) Se no perché: _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________________________ 13) Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente personale sanitario: { Sì { No 14) Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente dipendenti e non volontari: { Sì { No 15) Ritiene sia opportuno far compiere atti medici delegati a personale non sanitario: { Sì { No 16) Ha ricevuto lamentele sull’operato dei volontari/dipendenti delle associazioni: 17) Se sì in merito a: { Cortesia { Competenza 18) Erano maggiormente rivolte a: { Volontari { Dipendenti { Sì { No { Altro { Non specificato Se vuole aggiungere altro:_______________________________________________________ ____________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ Grazie per la cortese collaborazione. Sondaggio telefonico agli utenti trasportati Servizio n°:__________ Servizio svolto da: { Dip. Codice d’uscita: { V { G { Volontari 1) L’arrivo dell’ambulanza è stato rapido: 2) I soccorritori avevano un aspetto curato: 3) Sono stati cortesi nei suoi confronti: 4) Le sono sembrati attenti al suo problema: 5) Le sono sembrati competenti: 6) L’ambulanza era curata (pulita/ordinata): 7) In generale è soddisfatto del servizio ricevuto: { { { { { { { Da chiedere solo se il servizio è stato svolto da volontari: 8) Sapeva che i soccorritori erano dei volontari: Scheda n°______ Si Si Si Si Si Si Si { { { { { { { Tipo: { Medico { Trauma Comune: { Rho { Altro Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza Abbastanza { { { { { { { Poco Poco Poco Poco Poco Poco Poco { Si { { { { { { { No No No No No No No { No compilata da ________________________________________________ Bibliografia AAVV, “Guida al trasporto sanitario d’urgenza”, Corriere Medico, 1984. 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