montaione - 1001 miglia

Transcript

montaione - 1001 miglia
Comune di Montaione
Provincia di Firenze
Regione Toscana
MONTAIONE
Montaione è un comune italiano della provincia di Firenze in Toscana.
Storia
La leggenda della fondazione
Secondo la leggenda un giovane nobile volterrano di nome
Ajone, passò un giorno per una contrada lontana e nel più
profondo del bosco incontrò la casa di Ine che piangeva la sua
bellissima figlia, Figline, rapita da tal Gambasso.
Ajone decise di riportare a casa Figline e marciò in guerra contro
Gambasso.
Riportata Figline dalla madre ottenne di sposarla e fondò sia il
paese di "Monte Ajone" che il castello di Figline, a poca distanza
da esso.
I discendenti di Ajone e di Gambasso mantennero comunque
un'accesa rivalità.
Un giorno i discendenti di Ajone a di Figline furono attaccati da
un esercito nemico che dopo lungo assedio distrusse il castello,
passando per le armi tutti i difensori.
I popolani di Montaione smarrita la loro guida e la fede, ritornarono all'idolatrìa e decisero di sacrificare la più bella
ragazza del paese, il cui nome era Filli, agli dèi in augurio di pace e felicità.
Un cavaliere fiorentino, sentita la notizia, si precipitò a Montaione e inorridito dal sacrificio umano (e forse attratto dalla
bellezza della fanciulla), obbligò i popolani a liberare la fanciulla e a sacrificare, al suo posto, una vitella.
Fu così chiamato il "Sire della Vitella".
Filli, liberata, per riconoscenza verso il suo salvatore gli donò il vestito rosso stracciato che indossava e che egli usò,
con orgoglio, come sua bandiera.
Filli e il Signore della Vitella si sposarono e ricostruirono il castello di Figline dove vissero innumerevoli anni.
Il Sire della Vitella era così innamorato della sua sposa che non faceva altro che chiamarla "Filli mia bella", "Filli
desiata", "Filli cara"… fu così che fu chiamato egli stesso e il luogo dove vivevano "Fillicara".
I loro discendenti si chiamarono così Fillicara o "Filicaja" o "da Filicaja" ed ebbero come emblema il simbolo del vestito
di Filli.
Nel 1623 Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del più famoso omonimo, durante una permanenza a Montaione
presso i da Filicaja scrisse "L'Ajone", che interpreta a suo modo la leggenda, aggiungendovi che al suo tempo nel
"palazzo" dei da Filicaja a Montaione "(…)si sguazza, e mangia altro che ghiande / e d'un buon vino vi beon le pile".
Origini
I primi documenti che menzionano Montaione risalgono al XIII secolo.
Il territorio era frequentato in epoca etrusca e romana, come testimoniano i
ritrovamenti archeologici (necropoli e resti di fornaci presso Poggio all'Aglione,
Bellafonte, Iano e Castelfalfi).
Sotto Poggio all'Alglione sono presenti resti di una villa romana con pavimenti
a mosaico e una cisterna per l'acqua. L'oratorio di San Biagio, a circa 500 m
dal paese, conserva una cripta paleocristiana.
L'etimologia del nome è stata fatta risalire, senza prove certe, ad una
fondazione da parte di uno degli ultimi duchi longobardi del ducato di Tuscia,
nell'VIII secolo, un certo Allone, da cui avrebbe preso il nome un luogo
chiamato nei documenti Mons Allonis, forse identificabile con Montaione.
La prima citazione sicura del toponimo "Montaione" compare in un atto
volterrano del 1113, e solo in un altro atto del 1224 è attestata l'esistenza del
castello e della sua "curia" (territorio di pertinenza).
L'organizzazione comunale è documentata a partire dal 1256.
XIII e XIV secolo
Nel 1297 un accordo tra il comune di Firenze e quello di San Miniato stabilì i confini tra i rispettivi territori: Gambassi e
Castelfiorentino erano compresi nel territorio fiorentino, mentre Montaione spettava al territorio sanminiatese.
La tradizione vuole che nel castello di Montaione esistessero diverse fornaci per la produzione di bicchieri in vetro.
Nel 1335 è attestata una licenza a un tal Bartolo Bennati per aprire questa produzione a Montaione, sottoposta ad una
gabella di quindici lire, alla proibizione di impegnare nel lavoro alcun gambassino o altri nemici del comune e
all'obbligo di vendere i bicchieri a due denari e mezzo l'uno, ovvero a mezzo denaro meno che a Gambassi.
Nel 1368 Firenze assediò San Miniato, che aveva aderito alla parte ghibellina e Montaione inviò un'ambasceria a
Firenze per sottomettersi, insieme al castello di Figline e ad altri borghi del territorio.
San Miniato non più sostenuta dal proprio territorio fu presa il 9 gennaio del 1370 e Montaione passò definitivamente
sotto il dominio fiorentino, insieme a Tonda, San Quintino, Castelnuovo, Cojano, Barbialla, Cigoli, Monte Bicchieri,
Stibbio e Leporaia.
Nell'aprile dello stesso anno fu istituita una podesteria con giurisdizione su Montaione e i castelli di Figline e di Tonda,
con sede per metà nel castello di Montaione e per metà nel castello di Tonda.
Un'altra podesteria venne istituita per i castelli di Barbialla e Collegalli, più tardi riunita con quella di Montaione.
Nel 1390 terminò una disputa tra Montaione e San Miniato per il possesso della "Selva di Camporena", che sembra
avesse importanza per la produzione vetraria di Montaione: vennero stabiliti all'interno della zona i confini tra le due
comunità.
Nel 1395 il castello di Castelfalfi andò distrutto negli scontri tra Firenze e Pisa e venne in seguito ricostruito con
l'attuale aspetto.
Dal XV al XIX secolo
Nel 1452 ser Giovanni di Simone da Filicaja acquistò il castello di
Figline come base personale nella guerra contro Pisa, e da quel
momento il castello prese il nome del nuovo signore.
Nel 1454 Giovanni da Filicaja fu inoltre podestà di Montaione.
Nell'ottobre del 1529 le truppe di Carlo V posero Firenze sotto
assedio.
La Valdelsa, dove i vari castelli fiorentini si erano arresi senza
combattere, vide gli scontri tra le truppe imperiali e i fiorentini
guidati da Francesco Ferrucci, mentre nei paesi, ed anche a
Montaione scoppiava un'epidemia di peste.
Con la battaglia di Gavinana e la morte del Ferrucci, Firenze si
arrese e dovette accettare il rientro dei Medici.
La Valdelsa per i danni degli eventi bellici fu esentata dalle
imposte dal governo fiorentino e furono fuse le podesterie di Castelfiorentino e Barbialla.
Lavorazione del vetro
Proseguendo una tradizione già iniziata in precedenza, nel corso del XV secolo si sviluppò ulteriormente la
produzione di bicchieri: numerosi bicchierai montaionesi lavorarono a Firenze e i cristalli montaionesi sono riconosciuti
per la loro qualità: nel 1738 un bando del granduca di Toscana ordinava che i lavoranti delle fornaci per la produzione
di vetri di Firenze dovessero essere "Maestri di Montaione e loro figliuoli".
L'ultima fornace di Montaione (di un certo Pomponi) era ancora attiva a metà dell'‘800.
XX secolo
Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo il territorio di Montaione subì diverse variazioni nella sua superficie, prima
con l'aggregazione delle frazioni di Castelnuovo e di Coiano al comune di Castelfiorentino, nel 1876, e quindi con
quello della popolosa frazione di Gambassi, divenuto comune autonomo, insieme a Varna, Catignano e Il Castagno,
nel 1917, in seguito ad una lunga discussione.
Monumenti e luoghi di interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Regolo
Chiesa e convento di San Vivaldo nella omonima frazione
Santuario della Pietrina nei pressi della frazione Palagio
Chiesa di San Bartolomeo a Santo Stefano
Architetture civili
Villa da Filicaja nella frazione di Filicaja
Architetture militari
Castello di Iano.
Castello di Camporena. Nominato già in un documento volterrano del 1089 e ricostruito da San Miniato nel 1122, fu
poi rivendicato da Pisa, che lo occupò nel 1329 e fu quindi distrutto dai fiorentini.
I resti del castello sono visibili nel bosco sulla collina che domina la valle del Roglio: una cantina, le fondamenta di un
muraglione e le basi di due torrioni. Una leggenda dice che un passaggio sotterraneo segreto partirebbe da
Camporena e arriverebbe fino a Vignale dove, naturalmente, ci sarebbe un grande tesoro.
Castello di Vignale. Attestato come esistente nel 1138, nel 1186 fu diviso da Arrigo VI tra il vescovo di Volterra e i
conti della Gherardesca.
Qui passava il confine prima tra Firenze e San Miniato e poi tra Firenze e Pisa.
Il 9 giugno 1338 vi fu firmato l'accordo di concordia tra Firenze e Volterra.
Abbandonato nel secondo dopoguerra, vi si conservano i resti di un mulino, dei bastioni e, più in alto, della chiesa e
della canonica.
Castello di Collegalli. Il castello è nominato per la prima volta nel 1123.
Nel 1312 nella battaglia di Barbialla i conti di Collegalli assalirono e sconfissero i soldati pisani che tornavano
dall'assedio di Firenze, alla guida di Arrigo di Lussemburgo.
Nel 1329 Collegalli partecipò con i suoi sindaci alla firma della pace di Montopoli. Nel 1370 passò ai fiorentini, che vi
stabilirono una podesteria (Collegalli e Barbialla).
Il castello trasformato in villa oggi appartiene alla famiglia Burgisser che lo acquistò nei primi anni del Novecento.
Castello di Figline. Le prime notizie di un castello di nome Figline sono degli inizi del XII secolo: il sito del castello
doveva trovarsi dove ora è la "Villa da Filicaja", oppure spostato di qualche centinaio di metri più a sud. Nel 1297 il
castello fu distrutto e abbandonato e successivamente ricostruito nello stesso luogo o spostato più a nord dalla
famiglia dei Figlinesi.
Nel 1452 ser Giovanni di Simone da Filicaja acquistò il castello di Figline, che da quel momento prese il nome del
nuovo signore. Il castello servì da base alle truppe fiorentine guidate da Antonio da Filicaja, Averardo Salviati e
Niccolò Capponi che entrarono vittoriose a a Pisa l'8 giugno del 1509.
Il castello fu anche dimora del poeta Vincenzo da Filicaja.
Durante i secoli il piccolo borgo subì diverse trasformazioni e oggi ha più l'aspetto di una villa che di un centro abitato.
È rimasto di proprietà della omonima famiglia.
Castello di Barbialla. Fu in possesso dei conti Cadolingi e dei conti della Gherardesca già prima del 1109. Nel 1186
passò al vescovo di Volterra e quindi al comune di San Miniato.
Nel 1370 passò a Firenze, nel 1431 fu conquistato dai pisani per essere poi liberato dai fiorentini ed infine
saccheggiato ancora dai pisani.
È stato completamente ristrutturato negli anni '80 da Raul Gardini ed attualmente è utilizzato come foresteria di una
multinazionale.
Calstelfalfi. Secondo la tradizione sarebbe stato fondato dal longobardo Faolfi agli inizi dell'VIII secolo, dal quale
sarebbe derivato il nome di castrum Faolfi, poi mutato in Castelfalfi. Compare citato in un documento di donazione del
745 da parte di Walfredo di Ratgauso della Gherardesca alla
Badia di Monteverdi in Maremma.
Nel 1139 fu venduto da Ranieri della Gherardesca al vescovo di
Volterra e nel Duecento il piviere di Castelfalfi aveva 13 chiese
suffraganee.
Nel 1475 gli allora proprietari, Giovanni di Francesco Gaetani e
sua moglie Costanza de' Medici, ristrutturarono il castello e vi
costruirono l'adiacente villa. Castelfalfi fu saccheggiato e
incendiato nel 1554 dalle milizie di Piero Strozzi al tempo della
guerra fra Firenze e Siena.
Passò poi ai Medici Tornaquinci.
Castello di Tonda.Nominato per la prima volta in un documento
volterrano del 1161, fu assegnato in feudo nel 1212, insieme ad
altri beni, ai fratelli pisani Ventilio e Guido di Ildebrandino.
In seguito il castello passò al conte Ranieri della Gherardesca e fu venduto nel 1267 al comune di San Miniato per
833 lire, 6 soldi e 8 denari.
Passato a Firenze nel 1370, nel 1379 fu assegnato alla podesteria di Montaione, della quale fu sede insieme a
Figline.
Il borgo è proprietà di una società svizzera e dopo i restauri adibito a struttura turistica.
Castello della Sughera Il castello è menzionato la prima volta nel 1186, in occasione della sua donazione da parte
dell'imperatore Arrigo VI al vescovo di Volterra (Ildebrando Pannocchieschi.
Il borgo conserva una stretta strada principale e angusti vicoli, il pozzo e i resti di una vecchia cappella. È tuttora
abitato.
Castello di Scopeto. Attestato nelle fonti già nel 1004, di incerta identificazione, probabilmente non lontano da
Barbialla.
Castello di Santo Stefano. Il castello è nominato per la prima volta in un atto nel 1182. Si conservano su un rilievo alla
spalle della chiesa di San Bartolomeo e presso una fattoria, i resti del cassero, sottoposti recentemente ad indagini
archeologiche.
Siti archeologici
Cisterna tardo-romana adibita a riserva d'acqua per una villa romana in località Poggio all'Aglione.
Aree naturali
"bosco delle Corbezzolaie", dove sopravvive una faggeta eterotropica posta ad un'altitudine insolitamente bassa,
insieme a flora di elementi colchici a laurifille e ad una consistente popolazione della rara e protetta salamandra dagli
occhiali, dal 2007 area naturale protetta di interesse locale "Alta valle del torrente Carfalo".
Cultura
Musei
Museo archeologico, situato nel Palazzo Pretorio, nel centro del paese
Personalità legate a Montaione
Nel 1582 Montaione diede i natali a Cristoforo di Francesco del Bianco, che fu segretario di Scipione Ammirato,
l'autore delle "Istorie Fiorentine" e alla sua morte ne ereditò i beni ed il nome (Scipione Ammirato il Giovane) e ne fece
pubblicare le opere.
Fu inoltre dottore in teologia, segretario di Ferdinando I de' Medici, per il quale si recò anche presso la corte francese.
A lui si deve la ricostruzione della chiesa di San Regolo a Montaione, nella quale fu quindi sepolto, con una spesa di
14.000 scudi e un lascito per l'assegnazione annuale di una dote ad una fanciulla povera, che rimase attivo fino agli
inizi del XX secolo.
Nel 1642 nacque e a Firenze Vincenzo da Filicaja che ebbe fama come poeta e dimorò spesso nella tenuta familiare
di Montaione, chiamata da lui ancora coll'antico nome di Figline.
Francesco Chiarenti nacque a Montaione nel 1766, studiò medicina e formulò un'interessante teoria sui vasi linfatici.
Si occupò di agricoltura e pubblicò importanti testi, per cui fu socio delle principali accademie d'Inghilterra e di Francia.
Durante l'occupazione napoleonica, fece parte del triumvirato che governò la Toscana dal 27 novembre 1800 al 27
marzo dell'anno seguente e fu detto "dei cento giorni".
Morì nel 1828 e fu sepolto a nella chiesa di San Regolo a Montaione.
Economia
Dopo i tentativi di industrializzazione degli anni sessanta e settanta, a partire dalla seconda metà degli anni novanta si
sono sviluppati i settori dell'agriturismo e della produzione agricola di qualità e biologica, che hanno generato anche
un indotto nel settore dei servizi e contribuendo al risanamento ambientale.
Sono comunque presenti alcune attività manifatturiere.
Agricoltura
Il settore primario è attivo principalmente nella coltivazioni della vite e dell'olivo, con le relative produzioni di vino
(principalmente Chianti DOCG) e di olio extra vergine d'oliva: Si coltiva inoltre lo zafferano e viene prodotto miele.
In via di scomparsa ma ancora presente la coltivazione dei cereali (essenzialmente frumento e avena) e del girasole.
Sul territorio è presente anche una fondazione per il recupero degli equini maltrattati, unica esperienza di questo
genere in Europa meridionale.
Industria
Il settore secondario è principalmente attivo nelle piccole aziende di confezioni di abbigliamento e produzione di parti
per calzature.
Sono presenti anche una media industria alimentare e una di materie plastiche.
Servizi
Il settore terziario è essenzialmente rappresentato dai servizi al turismo.
Sono presenti una decina di aziende agrituristiche, diversi alberghi e numerosi ristoranti.
Tra le strutture ricettive sono inoltre presenti vecchi casolari di campagna ristrutturati e affittati stagionalmente.
Il comune è il più importante della provincia per l'afflusso turistico, dopo Firenze stessa ed è stato soprannominato il
"paese del turismo verde".
Sono inoltre presenti piccole aziende di software e di grafica.