Dr.ssa For. E. Lombardi – Progetto Ambiente

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Dr.ssa For. E. Lombardi – Progetto Ambiente
Dr.ssa For. E. Lombardi – Progetto Ambiente
Via delle Fontane, 7 – Villa di Salò (BS)
Studio idrobiologico torrente Vrenda – Odolo (BS).
Analisi delle comunità macrobentonica ed ittica.
Relazione Tecnica
Dott. Sc. Amb. Alessandro Marieni
Dott.ssa Biol. Antonella Anzani
24/06/2011
STUDIO IDROBIOLOGICO
T O R R EN T E V R E N D A
ODOLO (BS).
ANALISI DELLE COMUNITÀ
MACROBENTONICA
ED ITTICA.
Centro Studi Biologia e Ambiente di A. M. Anzani ed A. Marieni snc
Cod. Fisc. / P. I.V.A. 02754920136
R.E.A. n. 277385
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Studio idrobiologico torrente Vrenda, Odolo (BS). Analisi delle comunità macrobentonica ed ittica.
INDICE
1. INTRODUZIONE
………………………………………………………………………… pag. 3
2. MATERIALI E METODI
…………………………………………………………………..……
2.1 INDICE BIOTICO ESTESO (IBE, P.F. GHETTI 1997)
……………………
pag. 6
2.2 ANALISI DEL POPOLAMENTO ITTICO
……………………
pag. 10
3. DETERMINAZIONE DELL’INDICE IBE
4.
BIBLIOGRAFIA
.…………………………………………………………. pag. 12
3.1 STAZIONE IBE VRE01
…………………………………..…………
pag. 12
3.2 STAZIONE IBE VRE02
………………………………………………
pag. 16
LA COMUNITÀ ITTICA
5. CONCLUSIONI
pag. 6
.……………………………………………………………………… pag. 22
4.1 STAZIONE ITTIOFAUNA VRE01
…………………………………….… pag. 22
4.2 STAZIONE ITTIOFAUNA VRE02
………………………………………. pag. 25
.………………………………………..………………………………. pag. 38
……………………………………………………………………………………. pag. 40
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1
Studio idrobiologico torrente Vrenda, Odolo (BS). Analisi delle comunità macrobentonica ed ittica.
1.
3
INTRODUZIONE
Il presente studio idrobiologico, volto all’analisi dello stato delle comunità macrobentonica ed ittica, si
inserisce, quale documento di supporto, nel “Progetto di riqualificazione dello stato ambientale del T.
Vrenda nell’ambito del progetto strategico sovracomunale di “Riqualificazione dello stato ambientale dei
torrenti in Valle Sabbia (Bs)”, presentato dal Comune di Odolo (BS) e finalizzato al miglioramento della
qualità ambientale del torrente Vrenda.
In particolar modo gli obiettivi del progetto sono:
1. recuperare la capacità autodepurante del corso d’acqua;
2. rafforzare il corridoio ecologico;
3. favorire la fruizione al torrente.
In tale contesto la scrivente società, CENTRO STUDI BIOLOGIA E AMBIENTE snc (p.iva 02754920136,
sede legale C.so XXV Aprile, 87, Erba – CO) è stata incaricata dalla Dr.ssa For. E. Lombardi di svolgere le
indagini e i campionamenti idrobiologici del caso, necessari per la caratterizzazione dello stato
dell’ecosistema acquatico del torrente Vrenda.
Tale indagine si configura non solo come studio di supporto al progetto di riqualificazione, ma, analizzando e
definendo lo stato di fatto del corso d’acqua, fornisce un indirizzo per gli interventi futuri ed individua degli
indicatori da monitorare successivamente alle opere di riqualificazione previste, per una puntuale
valutazione dell’efficacia degli interventi attuati.
La campagna di monitoraggio è stata effettuata il 12 maggio 2011.
L’attività di campo è stata condotta nel rispetto delle disposizioni contenute nel documento autorizzativo
rilasciato dal competente ufficio della Provincia di Brescia (vs rif n. 005217611 del 12 maggio 2011 –
Registro atti a rilevanza esterna – progressivo n. 1489/11).
Le operazioni sul campo sono state condotte in collaborazione con la Polizia Provinciale – Servizio di
Vigilanza Ittica.
Il torrente Vrenda e l’area di studio
2
Il torrente Vrenda, complessivamente, drena un bacino imbrifero di 40,3 km , dei quali buona parte fuori dal
territorio comunale di Odolo (BS). L’asta principale si sviluppa con direzione Sud-Ovest – Nord-Est per
circa 12 km fino a Sabbio Chiese, dove confluisce in destra idrografica nel fiume Chiese. Il suo bacino
idrografico è ricompreso in quello più vasto del fiume Chiese.
Tra i principali tributari abbiamo il rio Selva, in destra, mentre in sinistra il rio Gnone ed il rio Fontane, per
quanto riguarda il settore Sud del bacino. A valle di Odolo, invece, il Vrenda riceve l’apporto idrologico del
reticolo idrografico che drena il settore Ovest del bacino, essenzialmente in comune di Bione.
Il tratto iniziale del Vrenda, fino alla loc. S. Gottardino, mostra un buon grado di naturalità, data anche la
scarsa antropizzazione del territorio circostante, mentre più a valle, entrando nella conca di Odolo, si
immette in una profonda trincea dove alterna alveo naturale ad alveo artificiale. Il tratto che attraversa
l’abitato di Odolo è prevalentemente tombinato e canalizzato, con impermeabilizzazione dell’alveo e
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sponde cementificate. Diverse le opere di deviazione del corso delle acque in coincidenza delle attività
produttive, o in vecchi canali a servizio delle antiche fucine atte alla lavorazione del ferro ed attualmente
abbandonate. La funzionalità fluviale diventa da scadente a pessima (Progetto di fattibilità per la
riqualificazione dello stato ambientale del torrente Vrenda e relativi allegati, Progetto Ambiente).
Dal punto di vista qualitativo i dati bibliografici disponibili (ARPA, 1999-2001) indicavano, presso la stazione
di Sabbio Chiese,a chiusura di bacino, uno Stato Ambientale del Corso d’Acqua (indice SACA) pessimo,
fino al 2001: le acque risultavano, infatti, compromesse sia dalla presenza di metalli, quali Rame e Zinco,
che dall’alta carica batterica, in particolar modo di coliformi fecali.
Successivamente alla realizzazione del collettore fognario la qualità delle acque ha subito un discreto
miglioramento portando il SACA da scadente a sufficiente (2007).
Fig.1.1:inquadramento geografico dell’area di studio lungo il torrente Vrenda, comune di Odolo (BS). Localizzazione delle stazioni di
monitoraggio.
Per il presente studio, le stazioni di monitoraggio (Fig.1.1) sono state collocate una subito a monte dell’area
interessata dal progetto di riqualificazione (VRE01), un tratto del Vrenda ancora caratterizzato da un buon
grado di funzionalità fluviale e di naturalità, l’altra subito dopo l’abitato di Odolo, a valle del tratto tombinato
e canalizzato (VRE02).
L’area di studio, complessivamente, presenta interruzioni del continuum fluviale per l’esistenza sia di opere
idrauliche trasversali e di un tratto totalmente cementificato e tombinato, che per ostacoli naturali invalicabili.
Dal punto di vista dell’ittiofauna l’area appartiene al distretto biogeografico Padano – Veneto, compresa nella
subarea di pertinenza alpina sul versante padano (Fig.1.2).
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Sulla base dei criteri di zonizzazione longitudinale del corso d’acqua (Illies, 1961) il tratto esaminato viene
classificato come epirhythron.
La zona indagata presenta caratteri molto interessanti per quanto concerne il contesto ittico. Infatti, benché
si collochi all’interno della zona salmonicola, le caratteristiche idrologiche e morfologiche ben si prestano ad
ospitare anche la tipica fauna dei Ciprinidi reofili con deposizione litofila.
La competenza amministrativa del tratto di torrente campionato è della Provincia di Brescia.
Fig. 1.2 Localizzazione dell’area di studio nel contesto biogeografico dell’ittiofauna del centro –Nord Italia (Forneris, 2007 ridisegnata).
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2.
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MATERIALI E METODI
2.1 INDICE BIOTICO ESTESO
(IBE, P.F. GHETTI 1997)
Lo scopo di questo indice è quello di “… formulare diagnosi della qualità di ambienti di acque correnti sulla
base delle modificazioni nella composizione delle comunità di macroinvertebrati, indotte da fattori di
inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisiche dell’alveo bagnato” (Ghetti,
1997).
La metodologia nasce dallo sviluppo del Trent Biotic Index (Woodiwiss, 1964), aggiornato come Extended
Biotic Index – E.B.I. (Woodiwiss, 1978), adattato e standardizzato per i corsi d’acqua italiani, e si basa
sull’analisi della struttura delle comunità bentoniche.
Sfruttando la dipendenza degli animali bentonici dai substrati e la particolarità della comunità di essere
costituita da popolazioni con diversi livelli di sensibilità alle condizioni di stress, l’I.B.E. fornisce informazioni
di tipo integrale, evidenziando gli effetti prodotti nel tempo da una fonte di alterazione. Possiede, cioè, una
buona capacità di sintesi. Tuttavia, essendo difficile stabilire una relazione biunivoca tra causa ed effetto,
non è possibile identificare il tipo di alterazione che ha prodotto la deviazione dalla “comunità attesa”.
I taxa considerati ed il livello di determinazione tassonomica richiesto sono riportati nella tabella 2.1.
I valori decrescenti dell’indice indicano un allontanamento dalla situazione ideale in cui dovrebbe trovarsi
quella determinata tipologia fluviale.
Relazione tra caratteristiche ambientali e comunità macrobentoniche
Gli invertebrati che colonizzano gli ambienti di acque correnti (lotici), vengono suddivisi in microinvertebrati e
macroinvertebrati. I primi raramente superano il millimetro di lunghezza e appartengono ai taxa dei Protozoi,
Cnidari, Rotiferi, Nematodi, Gastrotrichi, Tardigradi, Idracarini, Ostracodi. I macroinvertebrati, di norma,
hanno dimensioni superiori ad alcuni millimetri ed appartengono ai gruppi degli Insetti, Crostacei, Molluschi,
Irudinei, Tricladi, Oligocheti, Nemertini e Nematomorfi.
Questi animali svolgono almeno una parte del loro ciclo vitale colonizzando i diversi substrati disponibili nei
vari habitat dell’ambiente fluviale.
Si tratta, quindi, di comunità essenzialmente bentoniche, suddivisibili in epibentoniche, che vivono
essenzialmente sulla superficie del substrato, e freaticole che vivono all’interno dei sedimenti.
La struttura delle comunità è influenzata da diversi fattori quali: tipo di substrato, profondità dell’acqua,
turbolenza, velocità della corrente, portata, temperatura dell’acqua, torbidità, colore e solidi sospesi, durezza
delle acque, ossigeno disciolto, nutrienti e altri fattori quali la presenza di sostanze organiche più o meno
metabolizzabili, di sostanze inorganiche direttamente o indirettamente tossiche, nonché modificazioni fisiche
e morfologiche degli habitat. Lungo l’asta fluviale, dalle sorgenti alla foce, si assiste ad una variazione
naturale e continua di questi fattori. Sulla base di tale evidenza, il fiume può essere suddiviso
longitudinalmente in diverse tipologie. Ad ogni tipologia corrispondono particolari caratteristiche delle
comunità bentoniche in merito a struttura e funzione. All’interno di ciascun habitat è inoltre possibile
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distinguere una serie di habitat secondari rappresentati, ad esempio, da raschi (riffles), buche (pools) e tratti
turbolenti (runs) a loro volta composti da un mosaico di microhabitat quali piccoli salti, ambienti freaticoli,
igropetrici e ipogei.
In un corso d’acqua, il settore prossimo alle sorgenti è solitamente caratterizzato da un ambiente acquatico
in cui l’influenza della vegetazione delle rive è determinante, essendo ampia la zona con vegetazione
rispetto alla larghezza dell’alveo. La turbolenza è piuttosto elevata, così come il contenuto di ossigeno e la
trasparenza, mentre la temperatura si mantiene abbastanza costante. Dalle sponde proviene una grande
quantità di materiale organico particolato e grossolano (CPOM, Coarse Particulate Organic Matter) mentre la
produzione primaria autoctona è molto bassa. Gli organismi più diffusi sono invertebrati tagliuzzatori, che
vivono a spese del CPOM rielaborandolo in FPOM (Fine Particulate Organic Matter). Gli organismi collettori,
filtratori e raccoglitori si nutrono a loro volta di questo particolato organico fine. Sono ben rappresentati
anche i predatori. Verso valle, aumenta la larghezza dell’alveo e si fa meno sensibile l’apporto di materiale
dalle sponde rispetto a quello veicolato dalla corrente. Si riduce la turbolenza, la temperatura è variabile e le
acque conservano una buona trasparenza. I muschi sono ben sviluppati e abbondanti le alghe cui si deve
l’incremento della produzione primaria autoctona, inoltre dagli affluenti proviene ulteriore FPOM. In accordo
con queste caratteristiche dell’ambiente, gli organismi tagliuzzatori sono meno abbondanti rispetto ai
raschiatori e ai collettori. Proseguendo ancora verso valle, oltre alla larghezza, aumenta anche la profondità.
Le acque sono più torbide in relazione al particolato in sospensione proveniente dal dilavamento del bacino
imbrifero. Nonostante l’incremento dei nutrienti, la torbidità riduce la produzione primaria. La temperatura
subisce notevoli variazioni. Lungo le rive si possono trovare golene o lanche in cui la vegetazione è molto
sviluppata. Dominano gli organismi collettori sui tagliuzzatori e sui raschiatori mentre la presenza dei
predatori è costante.
Al verificarsi di una alterazione dei normali andamenti dei parametri ambientali si modificano in maniera
anomala le caratteristiche degli habitat e la comunità macrobentonica si riorganizza adeguandosi alle nuove
condizioni.
Campionamento
L’indagine a carico della fauna macrobentonica è stata condotta sia per una ricostruzione di massima della
matrice ecologica che descrive la comunità di macroinvertebrati, sia in funzione del calcolo dell’Indice Biotico
Esteso.
La procedura seguita è il metodo IBE standardizzato, adattato ai corsi d’acqua italiani (P.F. Ghetti, 1997),
secondo cui un corretto campionamento e una verosimile ricostruzione della comunità della sezione
indagata, sono una condizione essenziale per una corretta applicazione dell’indice stesso.
Si è provveduto alla raccolta dei campioni mediante retino immanicato, munito di bottiglia di raccolta,
operando lungo una sezione trasversale, leggermente angolata rispetto alle sponde, e cercando di
interessare il maggior numero di habitat presenti nella stazione.
Il passaggio è stato ripetuto diverse volte, mantenendo il retino radente il fondo, orientato contro corrente in
modo da intercettare il particolato sollevato smuovendo il deposito.
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Il campionamento è stato integrato con ricerca a vista degli invertebrati lungo le sponde nei punti
immediatamente a monte e a valle della sezione.
Il campione è stato successivamente sottoposto ad analisi preliminare in campagna, mediante osservazione
di piccoli subcampioni separati dal detrito. Si è quindi proceduto all’identificazione delle unità tassonomiche
associando a ciascuna una classe di abbondanza (abbondante, comune, raro) e calcolando un valore
preliminare dell’indice.
Tutto il materiale raccolto è stato fissato ed osservato in seguito in laboratorio dove si è proceduto con la
conta degli individui e la valutazione definitiva dell’indice, per il cui calcolo è stata seguita la metodica
standardizzata IBE (P.F. Ghetti, 1997) (tab.2.1).
L’indice inizialmente viene calcolato come valore numerico ricavato mediante una tabella a doppia entrata.
L’ingresso verticale è costituito dal numero di unità sistematiche presenti nel campione, escluso le presenze
di drift; l’ingresso orizzontale, invece, è definito dal gruppo faunistico più sensibile (tab.2.2).
I valori del punteggio IBE sono compresi tra 1 e 14. Tale range è suddiviso in ulteriori 5 intervalli a cui sono
associate le classi di qualità. Ad ogni classe, poi, è riferito un colore diverso. Questa codificazione risulta
particolarmente utile per la stesura di carte tematiche riferite all’indice (tab.2.2).
Gruppi Faunistici
Livello di determinazione tassonomica per
definire le “unità sistematiche”
Plecotteri
Tricotteri
Efemerotteri
Coleotteri
Odonati
Ditteri
Eterotteri
Crostacei
Gasteropodi
Bivalvi
Tricladi
Irudinei
Oligocheti
Genere
Famiglia
Genere
Famiglia
Genere
Famiglia
Famiglia
Famiglia
Famiglia
famiglia
Genere
Genere
Famiglia
Altri taxa da considerare nel calcolo dell’IBE
Sialidae ( Megalotteri )
Osmylidae ( Planipenni )
Prostoma ( Nemertini )
Gordiidae ( Nematomorfi )
Tab. 2.1. Limiti obbligati per la definizione delle Unità Sistematiche ( U.S.).
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NUMERO TOTALE DI U.S. ( INGRESSO VERTICALE )
GRUPPI FAUNISTICI
(INGRESSO ORIZZONTALE)
0-1
2-5
6-10
11-15
16-20
21-25
26-30
31-35
36-…
-
-
8
9
10
11
12
13*
14*
una sola U.S.
-
-
7
8
9
10
11
12
13*
più di unaU.S.
-
-
7
8
9
10
11
12
-
una sola U.S
(esludere Baetidae e Caenidae°°)
-
-
6
7
8
9
10
11
-
Trcotterii presenti
-
5
6
7
8
9
10
11
-
-
4
5
6
7
8
9
10
-
-
4
5
7
8
9
10
-
-
3
4
5
6
7
8
9
-
2
3
4
5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Plecotteri presenti
(Leuctra°)
Efemerotteri presenti
più di una U.S.
più di una U.S
una sola U.S
(includere Baetidae Caenidae)
Gammarudi e/o Atiidi
e/o Paleomonidi
presenti
tutte le U.S.
sopra
assenti
Asellidi e/o
Niphargidi
presenti
tutte le U.S.
sopra
assenti
Oligocheti o
Chironomidi
presenti
tutte le U.S.
sopra
assenti
Altri organismi
tutte le U.S.
sopra
assenti
1
-
6
° Nelle comunità in cui Leuctra è presente come un ico taxon di Plecotteri e sono contemporaneamente assenti gli Efemerotteri (oppure
presenti solo Baetidae e Caenidae), Leuctra deve essere considerata a livello dei Tricotteri per definire l’entrata orizzontale in tabella;
°° per la definizione dell’ingresso orizzontale in tabella le famiglie Baetidae e Caenidae vengono considerate a livello dei Tricotteri;
- giudizio dubbio, per errore di campionamento, per presenza di organismi di drift erroneamente considerati nel computo, per ambiente non
colonizzato adeguatamente, per tipologie non valutabili con l’I.B.E. ;
* questi valori di indice raramente vengono raggiunti nelle acque correnti italiane per cui occorre prestare attenzione, sia nell’evitare la
somma di biotipologie, che nel valutare gli effetti prodotti dall’inquinamento trattandosi di ambienti caratterizzati da elevata biodiversità.
Classi di qualità
Valore di I.B.E.
Classe I
10-11-12-…
Classe II
8-9
Classe III
6-7
Classe IV
4-5
Classe V
0-1-2-3
Giudizio di qualità
Colore relativo alla classe di qualità
Ambiente non inquinato o comunque
non alterato in modo sensibile
Ambiente con moderati sintomi di
inquinamento o di alterazione
Ambiente inquinato o comunque
alterato
Ambiente molto inquinato o comunque
molto alterato
Ambiente fortemente inquinato o
fortemente alterato
Tab. 2.2 Tabella di calcolo e di conversione dei valori di I.B.E. in classi di qualità, con relativo giudizio e colore per la rappresentazione
in cartografia.
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2.2
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ANALISI DEL POPOLAMENTO ITTICO
Campionamento
Per caratterizzare le comunità ittiche del torrente Toscolano sono state reperite informazioni attraverso
osservazioni dirette su campioni prelevati mediante elettropesca.
Presso le stazioni di misura sono state eseguite analisi sia di tipo qualitativo sia quantitativo.
La metodica seguita per il campionamento quantitativo è quella standardizzata “Moran-Zippin” con
applicazione di 2 passate successive con elettrostorditore a corrente continua pulsante, su un campo
delimitato a monte e a valle da reti od ostacoli naturali. L’applicazione di tale metodica, ai sensi delle norme
vigenti, è stata preventivamente autorizzata dagli Enti preposti.
Ogni passaggio con l’elettrostorditore è stato effettuato applicando campi elettrici con caratteristiche diverse
in funzione della diversa risposta fisiologica delle differenti specie potenzialmente presenti. Si è quindi
operato con potenze sviluppate dal generatore comprese tra 0,2 e 1,5 kW, esclusivamente con corrente
continua ad impulsi variabili tra 20 e 60 Hz.
Misure in campo ed elaborazione dei dati: misure biometriche, Indice FHP, Indice Ittico.
La postazione di misura, costituita da tavolo, ittiometri e bilance, è stata allestita nelle immediate vicinanze
del corso d’acqua per ridurre al minimo lo stress da trasporto per gli animali.
I pesci campionati sono stati dapprima depositati in una vasca di stazionamento costantemente riossigenata
mediante ricambio idrico e successivamente trasferiti in bagno di anestetico (fenossietanolo al 3%) per un
periodo di induzione di 3 minuti per ottenere un effetto sedativo. Sui pesci sedati sono state, quindi,
effettuate le misure biometriche relative a lunghezza e peso, successivamente organizzate per
l’elaborazione della curva Lt-W e per il calcolo del coefficiente di condizione kc (Giussani, 1997). Ogni
individuo è stato fotografato e catalogato.
Per le specie più rappresentative, per ogni classe di lunghezza, sono state prelevate alcune scaglie al fine di
definirne l’età con metodo scalimetrico. Le scaglie, conservate in soluzione di etanolo al 75%, sono state
successivamente lavate e preparate con soluzione di idrossido di potassio al 5%, montate su vetrino ed
esaminate allo stereoscopio. Ogni scaglia è stata fotografata e la conta degli annuli è stata successivamente
effettuata tramite l’ausilio di software fotografici. Ciò ha consentito di creare un dataset costituito da coppie di
valori età-lunghezza sulla base del quale è stata retrocalcolata la curva di accrescimento teorico secondo il
modello di Von Bertalanffy (Gayanilo et al, 2006), utilizzata poi per l’interpretazione della scomposizione del
campione in coorti. Le elaborazioni statistiche sono state effettuate con l’ausilio del software FISAT II – FAO
ICLARM.
Per ciascun esemplare campionato è stato elaborato l’indice FHP (Fish Health Profile, J. Richardson, 1998),
in una sua versione semplificata. Tale procedura costituisce un semplice e valido metodo per valutare lo
stato di salute dei popolamenti ittici, basato sulle condizioni in cui si trovano alcuni organi e strutture
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morfologiche significative. L’indice si fonda sul principio che lo stato di salute complessivo di un pesce può
essere desunto dallo stato di condizione di alcuni elementi facilmente osservabili. L’utilizzo dell’indice è
funzionale all’individuazione di siti in cui i pesci mostrano significativi scostamenti da condizioni normali. Dal
momento che l’applicazione rigorosa del metodo prevede analisi necroptiche di alcuni organi, in
considerazione della natura conservativa del presente monitoraggio, il medesimo è stato applicato
limitatamente alle azioni non invasive, legate all’osservazione dei soli caratteri esterni quali opercoli,
branchie, occhi e pinne.
Per la descrizione delle cenosi ittiche è stato applicato l’Indice Ittico nella versione di Forneris del 2006.
Benché si tratti di un indice valido per i soli ambiti biogeografici padano-veneto e tosco-laziale, vista la
localizzazione dell’area di studio tale indice è stato ritenuto significativo ed adeguato alle esigenze del caso.
L’obiettivo è quello di valutare la qualità naturalistica della componente ittica di un corso d’acqua. Si tratta
quindi di produrre delle informazioni parametrizzate ed omogeneizzate al fine di poter effettuare dei
confronti.
Come ogni indice, non spiega le cause dello stato osservato, che vanno invece ricercate tramite attenta
interpretazione di tutti i dati raccolti. Lo strumento analitico valuta la differenziazione, in termini di ricchezza
di specie, di un sito attraverso una caratterizzazione della cenosi ittica, considerando la presenza di specie
rare, endemiche e di interesse naturalistico e alloctone.
Sulla base delle caratteristiche geografiche, geomorfologiche, idrologiche e biogeografiche del sito, viene
individuata la composizione e la struttura della comunità ittica di riferimento. Successivamente viene
effettuato un confronto con la cenosi di riferimento tipica per la tipologia ambientale in cui ricade il sito di
campionamento. Tale operazione consente di definire un giudizio di qualità sintetico, analogamente ad altri
indici utilizzati in ecologia.
Sebbene vengano condivisi nel complesso i fondamenti e gli assunti scientifici su cui si basa la metodica,
riteniamo tuttavia eccessivamente drastica l’interpretazione degli autori (Forneris et al, 2006) circa il ritenere
alloctona, in toto, la specie Salmo (trutta) trutta. La biogeografia, nonché la filogenesi della specie, è tutt’altro
che chiarita ed attualmente molto dibattuta e, finché non verrà raggiunta dall’ittiologia una posizione chiara,
riteniamo più cautelativo non attribuire una connotazione negativa alla presenza della specie nelle acque
dell’area alpina e appenninica salmonicola del distretto padano-veneto, ad esclusione dei casi di simpatria
con i Salmonidi endemici S. (trutta) macrostigma e S. (trutta) marmoratus. Si ritiene comunque di
considerare alloctoni gli individui della specie Salmo (trutta) trutta qualora sia possibile ricondurli con
ragionevole certezza allo strain atlantico.
L’indice che viene applicato, quindi, costituisce una parziale ed originale revisione della metodica che viene
qui proposta esclusivamente con finalità descrittive della comunità ittica per gli scopi del presente studio.
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3.
12
DETERMINAZIONE DELL’INDICE IBE
3.1 STAZIONE IBE VRE01
Localizzazione e descrizione
Stazione IBE VRE01
Coordinate Gauss Boaga:
Quota
389 m
Odolo (BS)
Località
San Gottardino
6.6 km2
Distanza dalla sorgente
2.8 km
1607120 E
Comune:
Bacino sotteso
5054674N
Fig. 3.1 Localizzazione e immagine relativa alla stazione IBE VRE01. La linea rossa indica il transetto lungo cui è stato eseguito il
campionamento della fauna macrobentonica.
La stazione denominata IBE VRE01 è stata localizzata appena a monte della località San Gottardino, in
comune di Odolo. Il sito è ritenuto rappresentativo delle condizioni ambientali del Vrenda nel tratto meno
alterato, a monte del centro abitato.
La stazione è ascrivibile ad un mesohabitat di run, delimitato a monte da una pool poco profonda e a valle
da un breve riffle.
La sezione trasversale è piuttosto regolare, ampia dai 3,9 m, con profondità media di 0,2 m ed un massimo
di circa 0,6 m in corrispondenza di locali escavazioni del fondale (Fig. 3.1).
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13
Il profilo della sezione è subpianeggiante e l’alveo è caratterizzato per l’80% da ghiaia, per il 10% da sabbia
mentre il restante 10% è costituito da ciottoli, rari massi e roccia affiorante.
I substrati sono colonizzati da un feltro sottile di organismi incrostanti, rilevabili solo al tatto. Ad esclusione
delle immediate vicinanze di uno scarico rilevato in occasione della presente indagine, posto comunque a
valle del transetto di campionamento, non si rilevano tracce di anaerobiosi, così come sono assenti batteri
filamentosi. La capacità di ritenzione della sostanza organica è moderata e si osservano locali depositi di
frammenti vegetali grossolani.
I muschi sono abbonanti mentre sono assenti macrofite acquatiche.
Applicazione Indice IBE
Prima del campionamento sono stati misurati alcuni parametri chimici e fisici dell’acqua mediante utilizzo di
sonda da campo multiparametrica (HANNA HI9828). I dati emersi sono riportati nella tabella successiva
(Tab. 3.1). Le acque sono caratterizzate da un buon grado di ossigenazione ed il valore di temperatura
misurato è compatibile con le caratteristiche geografiche, morfologiche e di portata del corso d’acqua in quel
tratto.
Parametri chimici e fisici della acque – IBE VRE01 (12 maggio 2011)
Temperatura
13,92 °C
pH
Ossigeno disciolto
8,63 mg/L
Conducibilità
Ossigeno disciolto (%)
87,0 %
6,53
TDS
702 µS/cm
491 mg/L
Tab. 3.1. Principali variabili chimiche e fisiche rilevate in campo nel corso del monitoraggio.
Particolare attenzione meritano, invece, i valori di pH, conducibilità e TDS registrati: 6,53 unità di pH
indicano acque leggermente acide, mentre gli alti valori misurati per conducibilità e TDS, possono essere
spiegati con una presenza significativa di soluti disciolti. Interessante è definirne la provenienza: dal
sopralluogo effettuato in fase di scelta del luogo dove posizionare la stazione di monitoraggio, non erano
emerse particolari evidenze sulla presenza di scarichi puntuali e/o diffusi sul tratto di monte del torrente.
Da segnalare solo uno scarico attivo (Fig.3.3), presente in sinistra idrografica, all’altezza della stazione
VRE01, individuato solo al momento della raccolta dei dati. Molto probabilmente si tratta di un terminale
fognario proveniente dagli edifici presenti lungo la strada (Fig.3.2). La presenza di batteri filamentosi è un
segnale inequivocabile di reflui civili.
La motivazione, però, dei dati “anomali” potrebbe anche trovarsi in un arricchimento naturale delle acque di
soluti in seguito a scorrimento su particolari substrati minerali e/o per apporti di acqua di falda/sorgenti
mineralizzata.
Le operazioni di campo hanno consentito di ricostruire una matrice della comunità macrobentonica costituita
da 281 individui appartenenti a 19 unità sistematiche differenti (sono state prese in considerazione le sole
u.s. previste dall’Indice Biotico Esteso), di cui il 2,5% Plecotteri (Fig.3.4), il 68,7% Efemerotteri (Fig.3.5), il
5,0% Tricotteri, l’8,9% Coleotteri, l’8,5% Ditteri ed il 6,4% Oligocheti (Fig.3.9, abbondanze espresse in
numero di individui).
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Fig. 3.2 Localizzazione dello scarico.
14
Fig. 3.3 Scarico attivo individuato presso la stazione VRE01.
In termini di tipologia di alimentazione sono dominanti gli organismi collettori aspiratori (Figg. 3.11, 3.12). Per
quanto riguarda la resistenza ai fattori di stress sono ben rappresentati, con percentuali quasi uguali, gli
organismi sensibili e quelli tolleranti alle alterazioni, presenti rispettivamente al 44,5% ed al 41,6% (Fig.
3.10).
La comunità appare nel complesso discretamente strutturata e caratterizzata da elevati valori di biomassa.
Per quanto riguarda la definizione dell’IBE, 5 delle 19 unità sistematiche campionate sono da considerarsi di
drift poiché rappresentate da un numero di individui inferiore alla soglia minima per il computo nell’indice. Il
calcolo dell’indice, con 14 u.s. utili e Plecotteri presenti con una sola u.s., fornisce un valore pari a 8, cui
corrisponde una classe di qualità II con un giudizio di “Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di
alterazione” (Tab. 3.2)
Fig. 3.4 Plecottero del genere Nemoura.
Fig. 3.5 Efemerottero del genere Ecdyonurus.
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STAZIONE IBE VRE01
TABELLA DELLE UNITA’ SISTEMATICHE
CALCOLO DELL’INDICE I.B.E.
GRUPPI
FAUNISTICI
UNITA’
SISTEMATICHE
FREQUENZA
PLECOTTERI
Nemoura
Protonemura
6
1*
EFEMEROTTERI
Ecdyonurus
Ephemerella
Torleya
Habrophlebia
Baetis
14
100
7
4
68
Numero di unità sistematiche campionate: 19
Numero di unità sistematiche considerate di
drift: 5
Numero di unità sistematiche valide per il
calcolo: 14
Ingresso orizzontale:
PLECOTTERI, 1 u.s.
Limnephilidae
Rhyacophilidae
Sericostomatidae
Hydropsychidae
3
7
1*
3*
COLEOTTERI
Elminthidae
Helodidae
Hydraenidae
21
3
1*
DITTERI
Simuliidae
Athericidae
Chironomidae
1*
9
14
OLIGOCHETI
Naididae
Lumbriculidae
12
6
TRICOTTERI
Valore I.B.E.: 8
CLASSE: II
GIUDIZIO:
Ambiente
con
moderati
inquinamento o di alterazione
sintomi
di
RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA:
retino verde
Tab. 3.2 Tabella indice I.B.E. per la stazione VRE01. Con il simbolo * sono indicate le unità sistematiche considerate di drift.
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16
3.1 STAZIONE IBE VRE02
Localizzazione e descrizione
Stazione IBE VRE02
Coordinate Gauss Boaga:
167823 E
Comune:
5656300 N
Odolo (BS)
Bacino sotteso
8.8 km
2
Quota
331 m
Località
Forno
Distanza dalla sorgente
5.6 km
Fig. 3.5 Localizzazione e immagine relativa alla stazione IBE VRE02. La linea rossa indica il transetto lungo cui è stato eseguito il
campionamento della fauna macrobentonica.
La stazione denominata IBE VRE02 si trova nella parte terminale del tratto urbanizzato del torrente Vrenda,
presso l’abitato di Odolo. Nello specifico, il sito di campionamento si colloca nei pressi di un’area industriale
dismessa, poco oltre il termine del tratto canalizzato del corso d’acqua (Fig. 3.5).
Il contesto ambientale risente degli effetti negativi legati alla forte antropizzazione del sito. La sponda destra
è caratterizzata dalla presenza di un muro di contenimento che svolge anche la funzione di argine. La
sponda sinistra, invece, è costituita da una ripida scarpata, in parte rocciosa, che raccorda il fondovalle con
una strada sovrastante. Il campionamento della fauna macrobentonica è stato eseguito lungo un transetto
che ha interessato la parte terminale del mesohabitat di pool che si sviluppa nei pressi del ponte che
raccorda Via Garibaldi a Via Cadella ed il run che in cui sfuma la parte terminale della buca (Fig.3.5) .
In questo punto l’alveo è subpianeggiante, ha una larghezza di 4 m e profondità uniforme, mediamente di
circa 0,5 – 0,6 m. Il substrato è composto per l’80% da ghiaia, per il 10% da roccia, per il 5% da sabbia e per
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17
il restante 5% da ciottoli. Localmente, soprattutto nelle zone dove il corso d’acqua tende a formare
microhabitat marginali con acqua calma e poco profonda, sono presenti depositi limosi di sostanza organica
fortemente ossidata e colonizzazioni di sewage fungus (Fig. 3.6). Il detrito organico è abbondante e
caratterizzato da frazioni grossolane, fibrose e poplose, mentre i substrati appaiono frequentemente
colonizzati da alghe crostose e filamentose.
Fig. 3.6 Depositi di limo recanti evidenze di forte ossidazione e colonizzazione di sewage fungus rilevati presso la stazione VRE02.
Applicazione Indice IBE
Nella tabella seguente (Tab. 3.3) sono riportati i dati misurati con sonda da campo (HANNA HI9828) in
occasione del campionamento della fauna macrobentonica.
Parametri chimici e fisici della acque – IBE VRE02 (12 maggio 2011)
Temperatura
17.97 °C
pH
Ossigeno disciolto
8.40 mg/L
Conducibilità
Ossigeno disciolto (%)
91.8 %
7.58
TDS
1029 µS/cm
720 mg/L
Tab. 3.3 Principali variabili chimiche e fisiche rilevate in campo nel corso del monitoraggio.
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18
La situazione che emerge mette in luce un contesto idrolchimico caratterizzato da una notevole quantità di
soluti che determinano una conducibilità elettrica molto elevata. Sebbene non si escludano mineralizzazioni
naturali, come già discusso per la precedente stazione VRE01, gli elevati valori misurati, di gran lunga
superiori anche a quanto osservato presso la stazione posta a monte del centro abitato, sono in parte
probabilmente in relazione a composti di origine antropica. Anche la temperatura appare eccessivamente
elevata rispetto ai valori naturali attesi.
Presso la stazione sono stati campionati 212 individui, appartenenti a 14 unità sistematiche differenti (sono
state prese in considerazione le sole u.s. previste dall’Indice Biotico Esteso), di cui lo 0.9 % Plecotteri, il
66.0% Efemerotteri, lo 0,5% Tricotteri, lo 0.5% Coleotteri, lo 0.5% Odonati, il 19.3% Ditteri (Fig. 3.7) ed il
12,3% Oligocheti (Fig. 3.8) (Figg. 3.9, abbondanze espresse in numero di individui).
La matrice ecologica campionata ha evidenziato una dominanza di organismi poco sensibili
all’inquinamento, prevalentemente detritivori, (Figg. 3.10, 3.11, 3.12) e la diversità biologica si è attestata su
valori bassi. Di contro, invece, i valori di biomassa sono decisamente elevati. Per quanto riguarda il calcolo
dell’Indice Biotico Esteso, delle 14 unità sistematiche campionate, 5 sono da considerarsi di drift poiché
rappresentate da un numero di individui inferiore alla soglia minima per il computo dell’IBE. Il calcolo
dell’indice, quindi, con 9 u.s. valide ed Efemerotteri presenti con una sola u.s. oltre a Baetis, fornisce un
valore pari a 6, cui corrisponde una classe di qualità III e giudizio di “Ambiente inquinato o comunque
alterato” (Tab. 3.4).
Fig. 3.7 Dittero della famiglia Chironomidae.
Fig. 3.8 Oligocheta della famiglia Naididae.
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STAZIONE IBE VRE02
TABELLA DELLE UNITA’ SISTEMATICHE
CALCOLO DELL’INDICE I.B.E.
GRUPPI
FAUNISTICI
UNITA’
SISTEMATICHE
FREQUENZA
PLECOTTERI
Nemoura
2*
EFEMEROTTERI
Baetis
Ephemerella
Torleya
100
39
1*
TRICOTTERI
Rhyacophilidae
1*
COLEOTTERI
Elminhtidae
1*
Numero di unità sistematiche campionate: 14
Numero di unità sistematiche considerate di
drift: 5
Numero di unità sistematiche valide per il
calcolo: 9
Ingresso orizzontale:
EFEMEROTTERI 1 sola u.s.
(esclusa baetis)
Valore I.B.E.: 6
CLASSE: III
ODONATI
Somatochlora
1
GIUDIZIO:
Ambiente inquinato o comunque alterato
DITTERI
Athericidae
Chironomidae
Tipulidae
1*
37
3
RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA:
Lumbricidae - Criodrilidae
Lumbriculidae
Naididae
Tubificidae
3
3
10
10
OLIGOCHETI
retino giallo
Tab. 3.4 Tabella indice I.B.E. per la stazione VRE02. Con il simbolo * sono indicate le unità sistematiche considerate di drift.
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20
Fig.3.9 Composizione delle comunità di macroinvertebrati campionate sul torrente Vrenda (VRE01, VRE02).
Fig.3.10 Espressione della composizione della comunità macrobentonica in base alla sensibilità dei diversi taxa alle alterazioni
ambientali.
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Fig.3.11 Espressione della composizione della comunità macrobentonica in base al ruolo trofico svolto dai diversi taxa campionati.
Fig.3.12 Espressione della composizione della comunità macrobentonica in base alle diverse modalità di accesso alla risorsa
alimentare.
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4.
22
LA COMUNITÀ ITTICA
4.1 STAZIONE ITTIOFAUNA VRE01
Presso lo stesso sito in cui è stata campionata la fauna macrobentonica si è provveduto ad effettuare anche
un’indagine quali-quantitativa della comunità ittica. La codifica della stazione è pertanto la stessa definita per
il macrobentos e cioè VRE01. (Figg. 1.1, 3.1)
2
Il prelievo è stato effettuato sondando un’area di circa 100 m , comprensiva di tutti i mesohabitat caratteristici
di questo tratto del Vrenda.
CARATTERISTICHE DELL’HABITAT
In questa zona il corso d’acqua è piuttosto piccolo, con larghezza compresa tra 3 e 5 m. Il profilo
longitudinale è subpianeggiante, localmente interrotto da brevi tratti con pendenza maggiore, ma sempre
contenuta entro i 20°. Si tratta di una sequenza d i mesohabitat di pools poco profonde, caratterizzate da
porzioni distali allungate che sfumano in mesohabitat di run, con substrato ghiaioso-sabbioso e bassa
profondità. Questi ambienti si alternano a mesohabitat di riffles poco turbolenti, caratterizzati da substrato a
massi e ciottoli. Il tratto indagato presenta alveo e sponde naturali, con abbondante vegetazione arborea
lungo le rive, prevalentemente Ontani e Noccioli, che determinano una completa copertura del corso
d’acqua. La funzionalità ecologica dell’habitat e alta.
Sebbene non siano presenti macrofite acquatiche, sono molto abbondati i muschi e le alghe del genere
Fontinalis.
Le zone di rifugio per l’ittiofauna sono abbondanti e rappresentate da rifugi tra i massi, da radici lungo le
sponde e da tronchi e rami presenti in alveo. Sono altresì abbondanti i substrati idonei alla riproduzione dei
Salmonidi e dei Ciprinidi a deposizione litofila.
COMUNITÀ ITTICA
Il campionamento ha consentito di censire una comunità monospecifica costituita esclusivamente da Trota
fario (Salmo [trutta] trutta). In accordo con la vocazionalità salmonicola per questo tratto, tuttavia, non è stata
riscontrata la presenza delle tipiche specie accessorie quali Vairone (Leuciscus souffia muticellus) e
Scazzone (Cottus gobio), benché l’habitat mostri spiccati caratteri di idoneità.
2
Si ritiene che il valore complessivo di biomassa, pari a 13.19 g/m , sia inferiore alla capacità portante di
2
questo ambiente, così come la densità ittica che si è attestata sul valore di 0.24 ind/ m .
La comunità ittica, pertanto, non è ritenuta adeguata alle potenzialità biogeniche del sito, sia in termini di
composizione che di densità.
Sebbene gli esemplari di Trota fario campionati mostrassero adeguate condizioni fisiologiche (Fig. 4.2),
l’assenza di altre specie ittiche attese per questa tipologia di ambiente unitamente ad una forte dipendenza
della popolazione di salmonidi da interventi antropici di restocking, fa si che l’applicazione dell’Indice Ittico
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23
restituisca la Classe V, cui corrisponde il Giudizio di Stato Pessimo, con una comunità ittica del tutto
inadeguata alle caratteristiche dell’habitat indagato.
Come detto, l’unica specie ittica censita presso la stazione è Salmo (trutta) trutta. La popolazione è apparsa
poco densa e mal strutturata (Fig. 4.3). In particolare si evidenzia come l’omogeneità di taglia ed il fenotipo
prevalentemente riscontrato suggeriscano una forte dipendenza da eventi di semina di novellame di Trota
fario proveniente da allevamenti commerciali (Fig. 4.1).
Sebbene sia stato effettuato un campionamento di tipo conservativo, è stato trattenuto un esemplare
subadulto di Trota fario appartenete alla coorte più rappresentativa del campione, per effettuare alcune
osservazioni a carico degli organi interni e per l’analisi del contenuto stomacale. Benché si sia trattato di una
osservazione estemporanea e del tutto irrilevante a fini statistici, le informazioni derivanti da questa analisi
sono significative, specialmente in relazione a quanto descritto per la comunità macrobentonica. Il contenuto
stomacale, infatti, ha dimostrato come queste trote sfruttino adeguatamente le risorse trofiche rappresentate
dal macrobenthos, predando prevalentemente gli Efemerotteri ed i Tricotteri più abbondanti. Sono ben
rappresentati nella dieta anche organismi terrestri quali Imenotteri, Ditteri e Coleotteri, unitamente ad altri
invertebrati come Molluschi e larve di Lepidotteri.
Fig. 4.1 Sopra: esemplare adulto con fenotipo caratteristico dello strain “atlantico”. Sotto: sub-campione proveniente dalla stazione
VRE01, rappresentativo della struttura demografica. La maggior parte dei subadulti sono riconducibili a semine di novellame
avvenute verosimilmente nel 2009 o nel 2010.
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24
Fig. 4.2 Curva lunghezza-peso relativa al campione di S. (trutta) trutta della stazione VRE01.
Fig. 4.3 Struttura della popolazione di S. (trutta) trutta campionata presso la stazione VRE01. Gli individui di taglia 121 – 180 mm
sono riconducibili ad azione di restocking.
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25
4.2 STAZIONE ITTIOFAUNA VRE02
La comunità ittica è stata indagata, anche in questo caso, nello stesso sito presso cui è stato eseguito il
secondo campionamento del macrobenthos, in un settore del Vrenda posto a valle dell’area industriale di
Odolo (Figg. 1.1, 3.5). La fauna ittica è stata censita secondo le stesse modalità operative seguite in
precedenza, cercando di sondare tutte le tipologie di meso e microhabitat presenti. Al fine di ottenere dati il
più possibile confrontabili con quelli riferiti alla stazione VRE01, si è cercato di applicare un analogo sforzo di
2
campionamento, effettuando un censimento quali-quantitativo su una superficie di circa 100 m .
CARATTERISTICHE DELL’HABITAT
In questo tratto il corso d’acqua ha una pendenza maggiore, superando un dislivello di alcune decine di
metri. Tuttavia la pendenza non è regolare, ma il profilo longitudinale alterna tratti sub verticali a settori sub
orizzontali. I tratti verticali sono spesso in corrispondenza di affioramenti rocciosi che definiscono soglie su
cui si sviluppano cascate. La più evidente di queste è senza dubbio la cascata che delimita a monte la
stazione Ittiofauna VRE02, alla base della quale si trova un ampio mesohabitat di pool largo circa 10 m,
allungato per 6 m, avente profondità media superiore ai 0,5 m, con un massimo alla base della cascata di
circa 1,5 – 2 m (Fig. 4.4).
Fig. 4.4 Fotografia della buca che delimita a monte la stazione ittiofauna VRE02.
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A valle della buca si sviluppa un tratto piuttosto lungo con scarsa pendenza, caratterizzato prevalentemente
da una sequenza di brevi riffles poco turbolenti e pools con profondità inferiore al metro e di forma allungata
che sfumano in mesohabitat di run. Più a valle, invece, il Vrenda supera un altro dislivello verticale in
corrispondenza della briglia nei pressi del ponte di Via Garibaldi. Tuttavia l’estensione di questa stazione non
raggiunge tale briglia, ma coincide con la buca presso il ponte pedonale che porta verso Via Cadella, posto
circa 100 m più a monte.
Sebbene la larghezza media del corso d’acqua si aggiri attorno ai 4 m, in corrispondenza delle buche
talvolta l’alveo si allarga fino a raggiungere circa i 10 m.
I substrati più diffusi hanno granulometria fine, prevalentemente sabbia e ghiaia, ma sono comunque
presenti, benché minoritariamente, anche ciottoli e piccoli massi.
La stazione VRE02 si sviluppa in una zona industriale abbandonata, come testimoniano alcuni ruderi di
opifici. Manufatti quali argini, muri di contenimento e strutture metalliche caratterizzano la sponda destra
idrografica, mentre la sponda opposta è prevalentemente rocciosa e molto ripida. Lungo le rive e nell’alveo
sono abbondanti rifiuti provenienti dalla zona urbana ed industriale posta più a monte. Nel complesso il
contesto ambientale appare degradato. La vegetazione presente è prevalentemente arbustiva, caratterizzata
dal rovo. La vegetazione arborea si sviluppa sulla sponda sinistra ed è costituita da Ontani e Robinia.
In alveo sono presenti numerosi rifugi efficaci per l’ittiofauna, quali ripari tra anfratti rocciosi, tronchi e massi
nonché locali sottoescavazioni delle sponde. Gli habitat idonei per la riproduzione dei Salmonidi e dei
Ciprinidi a deposizione litofila sono molto diffusi in questo tratto.
Non sono presenti macrofite acquatiche mentre sono frequenti alghe verdi filamentose, specie nei tratti
caratterizzati da maggior turbolenza., I muschi, invece, sono molto abbondanti e colonizzano rocce e massi
in prossimità dell’acqua.
Vista la conformazione dei luoghi e la presenza di numerosi ostacoli ai movimenti attivi valle-monte da parte
dell’ittiofauna nel tratto del Vrenda tra la stazione VRE02 e la confluenza con il Chiese, si esclude che
possano verificarsi fenomeni di migrazione verso questo tratto.
COMUNITÀ ITTICA
Presso questo sito di campionamento sono state censite 4 diverse specie (Figg. 4.13, 4.14).
Le specie autoctone sono il Barbo comune (Barbus plebejus) (Fig. 4.10), ed il Cavedano (Leuciscus
cephalus) (Fig. 4.7); l’endemismo è rappresentato dal Vairone (Leuciscus souffia muticellus) mentre gli
esemplari di Trota fario campionati non sono riconducibili a popolazioni selvatiche autoctone (Salmo [trutta]
trutta) (Figg. 4.5, 4.6).
2
La standing crop complessiva si è assestata sul valore di 94.61 g/m ritenuto decisamente elevato per
2
l’habitat considerato, così come la densità di individui, pari a 2.04 ind/m . Le presenze dominanti sono
2
2
rappresentate dal Vairone (densità 1.56 ind/m , biomassa 32.60 g/m ) e dal Barbo comune (densità 0.34
2
2
ind/m , biomassa 41.00 g/m ) ad indicare la diffusa presenza di microhabitat particolarmente adatti per
queste specie. La Trota fario è presente, benché la densità sia inferiore rispetto al tratto posto più a monte
2
2
(densità 0.07 ind/m , biomassa 17.26 g/m ). In questa stazione compare anche il Cavedano seppure con
2
2
una scarsa rappresentatività (densità 0.03 ind/m , biomassa 3.75 g/m ). Nonostante ciò, il campione di
questa specie, anche se non significativo dal punto di vista statistico, tende ad evidenziare una buona
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Fig. 4.5
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Esemplare maschio di S. (trutta) trutta di buona taglia campionato presso la stazione VRE02.
Fig. 4.6 Esemplare femmina di S. (trutta) trutta con fenotipo molto differente dalla caratteristiche tipiche degli individui selvatici
autoctoni, campionato presso la stazione VRE02. Si tratta di pesce di immissione ben adattato a questo habitat.
Fig. 4.7 Esemplari di L. cephalus campionati presso la stazione VRE02.
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struttura, indice di una presenza non occasionale (Figg. 4.18, 4.22). In relazione al’habitat di transizione tra
la zona a vocazione tipicamente salmonicola e quella dei Ciprinidi reofili, in considerazione anche del
distretto biogeografico di appartenenza, non è stata riscontrata la presenza del Barbo canino (Barbus
meridionalis) e dello Scazzone (Cottus gobio), quali unità tassonomiche attese.
Gli individui di Trota fario censiti sono riconducibili ad immissioni sia di novellame, che dimostra un buon
grado di adattamento, sia di individui “pronta-pesca” (Fig.4.17, 4.21). L’abbondanza di shelters efficaci e le
risorse trofiche disponibili, unitamente ad una pressione di pesca non eccessiva, consente agli individui
immessi di sopravvivere e di accrescersi, come dimostrato da numerosi individui con peso superiore ai 500 g
campionati nelle buche più ampie (Fig. 4.5). Per quanto riguarda questi Salmonidi, l’applicazione dell’indice
FHP non ha messo in luce particolari aspetti di stress a carico degli esemplari esaminati, così come non
sono state rilevate particolari patologie e parassitosi. Non sono state raccolte, invece, testimonianze circa la
possibilità che questi salmonidi riescano a riprodursi con successo. Tale situazione, benché possa essere in
parte correlata anche ad alterazioni ambientali che influiscono negativamente sul successo riproduttivo, è in
realtà un fenomeno comune ad altri corsi d’acqua ripopolati esclusivamente con stock di trote di provenienza
commerciale, contraddistinti da scarsa rusticità e difficilmente in grado di riprodursi in natura.
Fig. 4.8
Sopra: lesioni riconducibili ad infezioni batteriche
riscontrate in esemplari di L. souffia muticellus
campionati presso la stazioner VRE02.
Fig. 4.9
Sotto: Maschio adulto di B.plebejus con lesione da
attacco di uccello ittiofago. La ferita è bilaterale e
simmetrica.
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Fig. 4.10 Femmina adulta di B.plebejus campionata presso la stazione VRE02.
Di contro sono abbondanti i Ciprinidi reofili quali il Barbo comune ed il Vairone. Entrambe le popolazioni
sono apparse adeguatamente dense e ben strutturate (Figg. 4.15, 4.16, 4.19, 4.20).
Contrariamente a quanto osservato per Trota fario, la maggior parte degli esemplari di Vairone campionati
recavano lesioni da infezioni batteriche, verosimilmente riconducibili ad Aeromonosi, quali erosione delle
pinne, protrusione delle scaglie, emorragie diffuse e soprattutto le tipiche ulcere crateriformi che
caratterizzano il decorso finale degli edemi e delle necrosi cutanee (Fig. 4.8).
La popolazione di Barbo comune, invece, appare in salute. Per questa specie sono invece state riscontrate,
su alcuni individui, lesioni riconducibili ad attacchi da parte di uccelli ittiofagi come Ardea cinerea (Airone
cenerino) (Fig. 4.9).
L’indice ittico applicato a questo campione ha fornito una Classe III, con giudizio di Stato Sufficiente che
evidenzia una ittiocenosi che si scosta solo lievemente da quella attesa.
Le specie più rappresentative per questa stazione sono Leuciscus souffia muticellus e Barbus plebejus.
Entrambe colonizzano diffusamente l’intero tratto anche se mostrano di prediligere microhabitat differenti, a
fronte della loro diversa ecologia: ad ampia vagilità e reofilo il Vairone, spiccatamente bentonico il Barbo
comune.
Sia per il Vairone che per il Barbo comune
il campionamento ha evidenziato l’imminenza del periodo
riproduttivo: le femmine, infatti, presentavano l’addome rigonfio a causa degli ovari in avanzato stato di
maturazione ed in alcuni casi è stato anche possibile ottenere la fuoriuscita di uova attraverso lieve
pressione lungo i fianchi. I maschi, invece, presentavano la tipica livrea nuziale.
Nel caso del Vairone, inoltre, il ritrovamento sia di giovani dell’anno di recente nascita (Fig. 4.12) sia di
femmine ovigere, sembrerebbe indicare un periodo riproduttivo dilatato, con inizio della fregola già alla fine
di Marzo di quest’anno. In ogni caso la presenza di localizzati sciami di giovani dell’anno testimonia il
successo riproduttivo della specie. L’elevato grado di strutturazione della popolazione ed il considerevole
numero di individui campionato ha permesso di scomporre il campione in coorti, dalle quali sono stati poi
dedotti i valori di accrescimento. I dati emersi evidenziano valori in linea con i dati riportati in bibliografia
(Zerunian, 2006), nonché coerenti con altri dati raccolti dalla scrivente società e riferiti ad altre popolazioni di
Vairone del Distretto Padano-Veneto. Nel Vrenda i Vaironi si accrescono fino a 20 mm nell’arco delle prime
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settimane di vita, tendendo in questa fase a formare fitti branchi nelle zone che offrono maggiore protezione.
Crescono, poi, fino a 55 mm (s.d ± 5.6) nel corso del primo anno di vita. Il tasso di accrescimento è molto
alto anche durante il secondo anno, mantenendosi pressoché invariato e consentendo agli individui di
raggiungere i 100 mm di lunghezza (s.d ± 9.5). Gli individui di taglia superiore ai 120 mm hanno, invece,
un’età di almeno 3 anni. La curva di crescita derivata, infine, evidenzia un repentino arresto degli
accrescimenti dopo il terzo anno, evidenziando una lunghezza massima teorica inferiore ai 180 mm (Fig.
4.25). Gli individui con lunghezza superiore ai 120 mm sono verosimilmente riproduttori. Nel complesso, la
popolazione presenta una contrazione delle classi di età superiori ai 3 anni. Tale fatto potrebbe essere
messo in relazione alle evidenziate patologie che affliggono i Vaironi in questo settore. Si tratterebbe quindi
di patologie croniche che, seppur non incidono in maniera eccessiva sulla popolazione consentendo la
sopravvivenza di un adeguato numero di riproduttori, determinano una sensibile riduzione della longevità di
questi pesci.
Vista la significativa presenza di B.plebejus, si è deciso di ricostruire anche per questa popolazione una
curva di crescita teorica. Tuttavia, rispetto a quanto effettuato per il Vairone, visto il numero inferiore di
individui campionati, si è ritenuto opportuno procedere alla stima dell’età con metodo scalimetrico (Fig. 4.11)
rispetto all’analisi statistica delle coorti.
Sulla base di questo, sono stati ricavati i seguenti accrescimenti teorici: K 0.02 (regressione basata su di un
dataset eta/lunghezza espresso in mesi e mm), L∞ 365 mm, lunghezza media di 126 mm ad 1 anno di vita,
177 mm a 2 anni, 216 mm a 3 anni, 248 mm a 4 anni, superando i 270 mm solo oltre i 5 anni (Fig. 4.26). A
parità di età, inoltre, sono stati osservati accrescimenti inferiori per i maschi rispetto alle femmine.
In generale si tratta di accrescimenti lenti e piuttosto contenuti, come tipicamente si riscontra nelle acque
salmonicole colonizzate anche da questo Ciprinide, tendenzialmente meno produttive dei tratti di fondovalle,
in cui il Barbo comune riesce a raggiungere taglie maggiori. Nonostante siano stati campionati individui di 8
e 9 anni, le coorti più rappresentative sono quelle riferite alle età 2 e 3 anni.
Fig. 4.11 Scaglia di B.plebejus maschio di 6 anni, campionato
presso la stazione VRE02, avente lunghezza di 236 mm.
Fig. 4.12 Individuo di recente schiusa di L.souffia muticellus
campionato presso la stazione VRE02.
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Fig. 4.13 Struttura della comunità ittica campionata presso la stazione VRE02.
Fig. 4.14 Composizione specifica della comunità ittica censita presso la stazione VRE02.
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Fig. 4.15 Curva lunghezza-peso relativa al campione di L. souffia muticellus della stazione VRE02.
Fig. 4.16 Curva lunghezza-peso relativa al campione di B. plebejus della stazione VRE02.
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Fig. 4.17 Curva lunghezza-peso relativa al campione di S. (trutta) trutta della stazione VRE02.
Fig. 4.18 Curva lunghezza-peso relativa al campione di L. cephalus della stazione VRE02.
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Fig. 4.19 Struttura della popolazione di L. souffia muticellus campionata presso la stazione VRE02.
Fig. 4.20 Struttura della popolazione di B. plebejus campionata presso la stazione VRE02.
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Fig. 4.21 Struttura della popolazione di S. (trutta) trutta campionata presso la stazione VRE02.
Fig. 4.22 Struttura della popolazione di L. cephalus campionata presso la stazione VRE02.
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Fig. 4.23 Struttura della popolazione di S. (trutta) trutta campionata presso la stazione VRE02.
Fig. 4.24 Struttura della popolazione di L. cephalus campionata presso la stazione VRE02.
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Fig. 4.25 Curva di crescita definita per L. souffia muticellus sulla base dei dati provenienti dalla stazione VRE02.
Fig. 4.26 Curva di crescita definita per B. plebejus sulla base dei dati provenienti dalla stazione VRE02.
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5.
38
CONCLUSIONI
Le indagini condotte hanno consentito di produrre una serie di dati di dettaglio adeguati per la descrizione
del comparto idrobiologico del torrente Vrenda, nei pressi del Comune di Odolo.
Nello specifico, le stazioni di indagine delle comunità macrobentonica ed ittica sono state localizzate a monte
e a valle dell’insediamento antropico, a spiccata connotazione industriale e produttiva, che rappresenta
l’elemento principale che ha condizionato nel tempo l’evoluzione del contesto idrobiologico del corso
d’acqua.
Nella stazione codificata VRE01, posta più a monte del campo di indagine, sono state accertate condizioni di
habitat favorevoli ad una adeguata espressione del potenziale biologico di questo torrente. Tuttavia,
sebbene la comunità macrobentonica risulti sostanzialmente in linea con il contesto atteso per questo tipo di
habitat, altrettanto non si può dire per la fauna ittica. In questa stazione, infatti, è stata riscontrata la sola
presenza di Trota fario, rappresentata da individui quasi esclusivamente riconducibili ad interventi gestionali
antropici. Si tratta di Salmonidi di immissione, benché introdotti allo stadio giovanile, che acclimatati si
accrescono utilizzando adeguatamente le risorse ambientali offerte dall’habitat. Questi individui, pur
raggiungendo l’età adulta, si ritiene non posseggano idonee caratteristiche di rusticità che consentano loro di
espletare il ciclo riproduttivo in accordo con i tempi e le modalità tipiche delle popolazioni selvatiche. Presso
la stazione VRE01, inoltre, l’habitat è vocazionale per altre due specie ittiche, il Vairone (Leuciscus souffia
muticellus) e lo Scazzone (Cottus gobio), tuttavia il campionamento effettuato induce a ritenere che queste
due unità tassonomiche non siano ad oggi presenti. E verosimile che le due specie colonizzassero un tempo
questo settore, in considerazione della vocazionalità dell’habitat e dell’ambito biogeografico in cui si trova
l’area di studio. Auspicabili interventi mirati di restocking potrebbero portare ad una efficace ricolonizzazione
di questo tratto da parte di L. souffia muticellus e C. gobio. Anche per quanto riguarda i Salmonidi, le
caratteristiche ambientali sono idonee al sostentamento di popolazioni selvatiche, a condizione di introdurre
individui contraddistinti da adeguata rusticità e comprovata origine genetica, compatibile con le popolazioni
autoctone dell’area.
La seconda stazione, VRE02, invece, denota significativi elementi di pressione di origine antropica. La
matrice macrobentonica appare alterata nella sua composizione, risultando lacunosa delle unità
tassonomiche più sensibili. Di contro sono invece abbondanti alcuni taxa di invertebrati più resistenti, che
contribuiscono a determinare elevati valori di biomassa.
La comunità ittica è sufficientemente articolata e dimostra di utilizzare adeguatamente le risorse trofiche
disponibili, costituite in prevalenza dal macrobethos. Come osservato anche presso la stazione VRE01, i
Salmonidi presenti sono riconducibili essenzialmente ad azioni di restocking di Trota fario d’allevamento e
mancano evidenze di riproduzione spontanea. Tuttavia in questo caso le caratteristiche dell’habitat offrono,
agli individui in grado di acclimatarsi, migliori possibilità di sopravvivenza che, unitamente alla disponibilità di
pesce-foraggio rappresentato dal Vairone, permettono alle Trote di raggiungere taglie verosimilmente anche
superiori al chilogrammo. In considerazione di ciò, quindi, pur in presenza di una scarsa qualità delle acque,
come indicato dall’indice IBE, S.(trutta) trutta si dimostra una specie più sensibile alle alterazioni fisiche
dell’habitat piuttosto che al contesto idrochimico. Quanto osservato suggerisce come la Trota fario sia
avvantaggiata da situazioni in cui la contaminazione organica sia in grado di incrementare la biomassa del
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macrobenthos meno sensibile. Analoghe considerazioni vengono fatte per la popolazione di Barbus
plebejus.
Altrettanto, invece, non può dirsi per il Vairone. Questo ciprinide reofilo ha infatti dimostrato di risentire
negativamente dell’alterazione delle acque. In contesti di inquinamento, in particolare quello organico
proveniente da reflui civili, la probabilità di contrarre patologie soprattutto di origine batterica e virale è più
elevata (Ghittino, 1985). La popolazione di L. souffia muticellus campionata ha evidenziato patologie
croniche riconducibili prevalentemente a setticemie batteriche. La malattia sembrerebbe evolvere in forma
latente negli stadi giovanili, mentre si manifesta in forme sempre più evidenti con il progredire dell’età,
determinando una sensibile contrazione demografica, per incremento di mortalità, solo dopo il 3° o 4° anno
di vita.
Anche presso la stazione VRE02 non sono stati campionati esemplari di Cottus gobio. Oltre a questa specie,
nella transizione tra la zona a Salmonidi e quella a Ciprinidi reofili, a fianco del Barbo comune dovrebbe
essere presente anche l’endemico Barbus meridionalis, che invece risulta assente.
In conclusione si propone di ripetere l’indagine della comunità macrobentonica al termine degli interventi in
progetto per il miglioramento ambientale del torrente Vrenda in comune di Odolo, al fine di valutare gli effetti
positivi a breve e medio termine. Il monitoraggio della fauna ittica, invece, consente di valutare gli effetti a
medio e lungo termine.
Parallelamente al monitoraggio, si auspica di intraprendere con le Autorità competenti specifiche azioni di
ricostituzione delle popolazioni delle specie di interesse conservazionistico quali Scazzone e Barbo canino
all’interno dell’area di studio, nonché interventi di restocking di Vairone presso il settore del Vrenda a monte
di Odolo.
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