proclamato lo stato di agitazione del personale

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proclamato lo stato di agitazione del personale
SINDACATO CULTURA LAVORO
NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE
GENERALE AD USO DEI QUADRI
SINDACALI
NUMERO CXVI
OTTOBRE 2015
00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it
PROCLAMATO LO STATO DI AGITAZIONE DEL
PERSONALE DEL COMPARTO MINISTERI PER IL
MANCATO AVVIO DELLE TRATTATIVE PER IL
RINNOVO CONTRATTUALE.
ASSEMBLEE CITTADINE E SCIOPERO NAZIONALE
La Federazione Confsal-UNSA, ai sensi
dell’art. 2, comma 2
della Legge n. 146/90, come modificato
dalla Legge n. 83/2000, ha proclamato lo stato di agitazione del personale del
Comparto Ministeri.
La decisione dello
stato di agitazione è
motivata dal mancato avvio delle procedure negoziali volte a
rinnovare il contratto
di lavoro del personale del comparto dei
ministeri.
La sentenza della
Corte Costituzionale
n. 178/15 pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale il 29 luglio 2015
ha dichiarato incostituzionale il blocco dei
contratti nel pubblico
impiego.
Detta sentenza ha
prodotto un immediato obbligo, ad oggi
non assolto, da parte
del Governo di far
cessare il blocco contrattuale nel pubblico
impiego
–
dichiarato incostituzionale- dando avvio
immediato alle trattative per i rinnovi
contrattuali,
senza
cui il blocco del contratto rimane di fatto
prorogato, aggravando ancor di più la
situazione dei
Dipendenti pubblici
che già da anni sono
stati reiteratamente
colpiti da misure pregiudizievoli. La Federazione Confsal-Unsa
ritiene inaccettabile
l’inerzia del Governo
che non ha ancora
emanato un atto di
indirizzo all’Aran per
la riapertura del contratto, di fatto mantenendo in essere il
blocco contrattuale,
anche in presenza di
una sentenza della
Consulta.
In caso di esito negativo del tentativo di
conciliazione o di
mancata convocazione, si preannuncia
fin d’ora la proclamazione di azioni di
sciopero del personale sopra indicato.
Nel contempo, la Federazione
ConfsalUnsa non è rimasta
certamente a guardare, ma ha diffidato
Renzi e Madia per
l’immediata apertura
contratti e il rispetto
della sentenza della
corte costituzionale.
DIFFIDA A RENZI E
MADIA PER IMMEDIATA APERTURA
CONTRATTI E RISPETTO SENTENZA
CORTE
COSTITUZIONALE.
Con la diffida, inviata
a firma del Segretario
Generale
Massimo
Battaglia al Presidente del Consiglio dei
Ministri M. Renzi, al
Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione M. Madia, e al
presidente dell'Aran
S. Gasparrini, l’UNSA, ha chiesto l'immediata
riapertura
dei negoziati per il
rinnovo contrattuale.
L'apertura immediata
del confronto sulla
contrattazione,
in
attuazione della sentenza della Consulta
pone fine all’illegittimo blocco dei negoziati nel pubblico impiego e quindi se entro 30 giorni dall’invio della diffida, non
ci saranno risposte
politiche la ConfsalUNSA e pronta a presentare denuncia alla Procura di Roma
per omissione di atti
di ufficio. Il Segretario Generale della
Federazione, che è
stata tra i promotori
del ricorso contro il
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Giuseppe Urbino Segretario Nazionale
Confsal-Unsa Beni Culturali
Sommario:
VINCITORI DI CONCORSO CONTRO
NUOVO ANNUNCIO FRANCESCHINI
3
BANDO PER L'ACQUISIZIONE DELLA
QUALIFICA DI RESTAURATORE DI
BENI CULTURALI RICHIESTA PROROGA
5
7
LA RECENTISSIMA VITTORIA, CHE CI
CARATTERIZZA A LIVELLO LOCALE,
NONCHE’ NAZIONALE, CI FA ESSERE
ORGOGLIOSI DI QUESTA SEZIONE,
ED I CONTENUTI DELLE GIUSTE
RIVENDICAZIONI “in” FAVORE
DELLA BELLEZZA, DELL’AMBIENTE,
DEI BENI CULTURALI
LO SPRECO DI RISORSE DELLA
“NAZIONALE” Quando una Direzione
non conosce cosa possiede…
10
DIREZIONE GENERALE BIBLIOTECHE
E ISTITUTI CULTURALI- ART. 16,
COMMA 1 SEXIES, D.L. 19.6.2015, N.
78, CONVERTITO IN LEGGE, CON
MODIFICAZIONI DALL'ART. 1, COMMA 1, DELLA L. 6.8.2015, N. 125
13
DUE QUESTIONI INELUDIBILI PER IL
GOVERNO RINNOVO DEI CONTRATTI
DI LAVORO E DETASSAZIONE DELLE
RETRIBUZIONI
15
MIBACT: AUDIZIONE CONFSAL-UNSA
PRESSO LA COMMISSIONE PER IL
SISTEMA MUSEALE NAZIONALE
17
P.A.: PROTESTA DIPENDENTI MEF
CONFSAL-UNSA, NO BLOCCO SALARIO ACCESSORIO E CONTRATTO
18
CONTROLLO DEI BADGE DEI LAVORATORI: LE NOVITÀ DEL JOB ACT
19
LEGGE 104/92, AGEVOLAZIONI
LAVORATIVE PER HANDICAP E
INVALIDITÀ
20
INFORTUNIO SUL LAVORO: SE SI
SUPERA IL COMPORTO NO LICENZIAMENTO
21
TARI 2016: DA QUEST’ANNO AUMENTA L’IMPOSTA SUI RIFIUTI
ASSEGNO DI ACCOMPAGNAMENTO
ALL’INPS: QUANDO E COME CHIEDERLO
22
DIPENDENTE IN MALATTIA NON PUÒ
SVOLGERE ALTRI LAVORI
23
CHI HA LA 104 DIRITTO AL TRASFERIMENTO SENTENZA A SASSARI
24
EFFETTI OPERATIVI DELLA RIFORMA DELLA P.A.
25
LIFE SUCCESSI ANNUNCIATI
26
FESTIVAL CINEMA VINTAGE
GUSTO DELLA MEMORIA”
“IL
27
IL BILANCIO DELLA FESTA
CINEMA DI ROMA 2015
DEL
28
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
del rispetto delle sentenze della Corte Costituzionale da
parte dell’Esecutivo. E’ d’obbligo da parte nostra procedere con coerenza sul percorso
già iniziato diversi anni fa,
quando anche da soli abbiamo reclamato “il diritto al
contratto” in più piazze e in
più occasioni.
Urge pertanto programmare
una giornata nazionale di assemblee su tutti i posti di lavoro per chiamare a raccolta i
lavoratori e responsabilizzarli
sul ruolo di ciascuno in questa battaglia di civiltà.
blocco contrattuale e pertanto
resta in attesa della convocazione ufficiale sul rinnovo, a
prescindere da quello che è
contenuto in Legge di Stabilità o dal tavolo per la riduzione
dei comparti.
ASSEMBLEE CITTADINE IN
TUTTA ITALIA PER IL GIORNO 6 NOVEMBRE 2015
Il Governo con le esigue risorse messe a disposizione nella
Legge di Stabilità per il rinnovo dei contratti del pubblico
impiego sta disattendendo i
principi della sentenza della
più alta Corte italiana, chiamata dal nostro ordinamento
a far rispettare la Costituzione
a tutti i cittadini e agli altri
poteri dello Stato. Ci troviamo
in un passaggio storico della
Repubblica in cui si intrecciano la dignità del lavoratore e il
rispetto dell’ordinamento democratico. Quale forza sociale, quale soggetto rappresentante e rappresentativo, siamo
chiamati a sollevarci con tutte
le forze che abbiamo a nostra
disposizione, a difesa della
nostra dignità di lavoratori e
Questa giornata sarà il 6 novembre 2015 per l’indizione di
assemblee cittadine a livello
nazionale dalle ore 12.00 alle
ore 14.00, ed in particolare
proprio per dare maggior segno della protesta, per coloro
che lavorano a Roma, l’assemblea cittadina si terrà
presso il Centro Congressi Roma Eventi, Via Alibert 5a,
Piazza Di Spagna dalle ore 10.30 alle ore 14.00.
I dirigenti sindacali ed in particolare tutti i coordinamenti
territoriali, sono chiamati ad
adoperarsi per far intervenire
il maggior numero possibile di
colleghi, in quella che potrà
essere una tappa di avvicinamento allo sciopero di categoria se il Governo non recedesse dalle proprie posizioni.
INDETTO
LO
SCIOPERO
PER IL 4 DICEMBRE 2015
PER UN CONTRATTO DIGNITOSO
La Federazione Confsal-UNSA
ha indetto per il giorno 4 dicembre 2015 uno sciopero
nazionale dove si fermeranno
tutti i Ministeri del Paese per
ottenere un rinnovo dignitoso
del contratto, perché le risorse previste nella Legge di stabilità sono un insulto a milioni di lavoratori. Rammentiamo, se ancora ce ne fosse bisogno che l’Unsa, è stata la
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sigla sindacale che ha presentato il ricorso definito poi con
la sentenza della Corte Costituzionale n. 178/15 che giudica incostituzionale il blocco
dei contratti del pubblico impiego, sentiamo la responsabilità di farci capofila di una
ennesima battaglia sociale e
professionale, che vede coinvolti i lavoratori pubblici e le
loro famiglie, ancora trattati
con dispregio dal potere politico. Pertanto, è inconcepibile
che il Governo stanzi la miseria di 5 euro a testa al mese
per il rinnovo del contratto, e
in più taglia vigliaccamente il
salario accessorio del personale, dando luogo ad una vera
decurtazione di stipendio.
Alla faccia del rinnovo del
contratto e della sentenza della Corte! Intendiamo richiamare il Presidente del Consiglio che non si possono liquidare le aspettative dei lavoratori del Pubblico Impiego, i
quali non vivono su aerei di
stato, ma sopravvivono con
1.200-1.500 euro al mese e
che da 6 anni contribuiscono
allo sforzo del Paese per uscire dalla crisi, mentre la classe
politica ha continuato a beneficiare del pozzo senza fondo
del finanziamento pubblico ai
partiti.
Cosi come si è espresso il segretario generale Massimo
Battaglia, siamo indignati, delusi e saturi e quindi ha invitato tutte le forze politiche e i
mezzi di informazione ad aprire un serio dibattito sulla PA,
scevro da pregiudizi, poiché si
discute del destino di 3 milioni di persone e di servizi essenziali al paese. Con lo sciopero del 4 dicembre p.v. si
fermeranno tribunali, carceri,
prefetture, questure, ragionerie, motorizzazioni, musei, direzioni territoriali del lavoro e
tutti gli uffici ministeriali.
Giuseppe Urbino
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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CONCORSONE: VINCITORI DI CONCORSO
CONTRO NUOVO ANNUNCIO FRANCESCHINI
Il 15 ottobre u.s. il Ministro
dei beni, delle attività culturali e del turismo Dario
Franceschini annuncia su
facebook un concorso straordinario per 500 tecnici –
funzionari bibliotecari, archeologi, storici dell’arte,
esperti di promozione e comunicazione etc. – per far
fronte alle carenze di organico del Ministero, gravose
e sempre più insostenibili.
Nei giorni immediatamente
a seguire si apprende inoltre, dalla carta stampata,
della volontà del Ministro di
assumere per il Giubileo
100 assistenti alla vigilanza
tramite Ales spa, la società
in house del Mibact.
Belle notizie? Fino ad un
certo punto. Un concorso
pubblico per 500 posti, con
decine di migliaia di partecipanti, ha un costo altissimo e tempi lunghi (in media due/tre anni nonostante il Ministro abbia coraggiosamente ridotto le tempistiche ad uno solo). Inol-
tre il personale selezionato
da Ales spa, che viene impiegato nell’ambito pubblico, costa allo Stato circa il
doppio di un proprio dipendente e la stessa procedura
selettiva per 100 addetti
alla vigilanza avrebbe un
costo notevole per la partecipata che, in quanto tale,
impiega soldi pubblici. Ma
l’immissione di nuovo personale, più giovane e professionalizzato, è indifferibile... La soluzione esiste, è
a costo zero, è giusta e doverosa: condividere le graduatorie vigenti di concorsi
conclusi che prevedono le
stesse figure professionali.
Amplissimo è il contesto
legislativo che non soltanto
rende possibile la condivisione ma che, anzi, spinge
le amministrazioni pubbliche a farne uso. Per questioni di economicità e serietà. Anche la riforma della PA, Legge 124/2015, all’Art. 17 pone in rilievo la
necessità di varare, tramite
decreti delegati attuativi,
l’“introduzione di norme
transitorie finalizzate all’assunzione di vincitori di concorso”, oltre 4.000 in Italia.
Proprio il giorno precedente
all’annuncio del Ministro,
la Commissione Cultura
della Camera dei Deputati
ha riconfermato in un proprio parere al Decreto Legge Colosseo che “la consapevolezza legislativa dell’importanza economica e
occupazionale dei beni culturali medesimi [...], anche
ai fini dell’impiego delle enormi competenze accumulate dai giovani, che hanno
anche superato concorsi, in
seguito ai quali – tuttavia –
non sono stati ancora assunti [...] quindi, si apre la
possibilità per lo Stato e
per gli enti territoriali di attingere – ai sensi delle disposizioni vigenti – alle graduatorie aperte dei concorsi”. In sostanza, condividere le graduatorie di concorsi conclusi che prevedono
le stesse figure professionali. Perché uno Stato che indice un concorso pubblico
e poi lascia “appesi” i partecipanti senza assumerli
non soltanto è ingiusto, ma
è anche irresponsabile. Allontana i vincitori, e le loro
famiglie, da qualunque fiducia nell’amministrazione
e, in un momento di crisi
come questo, nel futuro. Da
ormai due anni i vincitori
del cosiddetto Concorsone
(22
procedure
selettive
pubbliche di Roma Capitale
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bandite nel 2010, espletate e concluse nel 2014)
- alla luce di un piano
assunzionale
triennale
capitolino che ha previsto, sui 1995 vincitori
complessivi, solo 242 e
74 assunzioni rispettivamente per il 2014 e per il
2015, tralasciando le insegnanti - hanno avviato
con
l’amministrazione
Mibact un proficuo dialogo per favorire la condivisione di proprie graduatorie di interesse del Ministero: una possibilità
unica per soddisfare il
fabbisogno immediato di
personale del Mibact, per
garantire l’assunzione di
coloro che hanno legittimamente vinto un concorso pubblico e per...
applicare le leggi!
Alla luce quindi dei dialoghi intercorsi tra l’amministrazione ministeriale e
i vincitori del Concorsone
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
nonché del quadro normativo vigente, si considera gravissima la scelta
politica del Ministro di
bandire un nuovo concorso pubblico per 500
tecnici e, se si confermano le indiscrezioni emerse sulla stampa, di autorizzare Ales spa alla selezione di 100 addetti alla
vigilanza essendo, nel
primo caso per la quasi
totalità e nel secondo caso integralmente, le figure professionali richieste
già comprese tra quelle
condivisibili del Concorsone. Le relative graduatorie sono già inserite nel
monitoraggio telematico
avviato dal Dipartimento
della Funzione Pubblica
della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in applicazione
dell’Art.
4,
comma 5, del Decreto
Legge 101/2013, convertito con modificazioni
N. 116 — OTTOBRE — 2015
dalla Legge 125/2013,
strumento atto anche a
favorire la condivisione di
graduatorie vigenti da
parte di diverse amministrazioni pubbliche.
Non condividere le graduatorie del Concorsone
impegnerà risorse che
potevano essere investite
in maniera più proficua,
eludendo i criteri, sanciti
dalla nostra Costituzione,
di efficienza, efficacia ed
economicità della pubblica amministrazione; allo
stesso tempo tale scelta
costituirà per i cittadini
l’ennesima presa in giro
da parte dei propri governanti perché le leggi in
Italia, proprio quelle che
potrebbero sanare le ingiustizie, vengono approvate ma mai applicate.
I vincitori del Concorsone
di Roma Capitale – assunti in quantità misere
– hanno le professionalità
necessarie e vantano allo
stesso tempo un diritto
soggettivo, cioè il diritto
avente forza di legge, per
essere assunti e risolvere
le carenze di organico del
Ministero.
A costo zero. Mettendo la
propria professionalità al
servizio dell’amministrazione pubblica. Dando
attuazione all'art. 97 della Costituzione e sanando un’ingiustizia. Questa
è la Politica. Quella che
risolve le necessità, sana
i torti, rilancia il Paese e
la Speranza.
PPNews
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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BANDO PUBBLICO PER L'ACQUISIZIONE DELLA
QUALIFICA DI RESTAURATORE DI BENI
CULTURALI – RICHIESTA DI ULTERIORE PROROGA.
Il Coordinamento Nazionale in data 23 ottobre
u.s. ha inviato una nota
che si riporta qui di seguito, al Ministro, al Capo di Gabinetto, al Segretario Generale e al Direttore Generale Educazione
e Ricerca, in merito al
Bando Pubblico per l’acquisizione della qualifica
di Restauratore:
Il giorno 30 ottobre alle
ore 12,00 scade la presentazione per via telematica del “Bando pubblico per l'acquisizione
della qualifica di restauratore di beni culturali”
indetto con Decreto direttoriale della Direzione
Generale Educazione e
Ricerca
diretto
dalla
Dott.ssa Caterina Bon
Valsassina. Questo Bando dopo una dozzina
d'anni di ansie e di martirio per i Restauratori
sia pubblici che privati
dovrebbe risanare anni
ed anni di contraddizioni
e di malgoverno del MiBACT per quanto attiene
questo fondamentale settore.
Essendo la presentazione
delle singole domande assai complessa ed elaborata e siccome sono state
apportate alcune modifiche al bando il quale fra
l'altro prevede l'inserimento di un’infinità di
dati anche ripetuti all'ennesima potenza si rischia
che centinaia di restauratori possano non riuscire
ad inviare in data utile gli
elaborati elettronici di tale selezione telematica;
ciò vanificherebbe il tentativo in atto di compiere
finalmente una sanatoria.
Si chiede pertanto alle
SS.LL, ognuno per propria competenza, a nome
di tutti i restauratori
pubblici e privati, che fra
l'altro stanno attendendo
la consegna degli atti
conservati negli archivi
degli enti del MiBACT e
che debbono essere scansionati ad uno ad uno e
poi allegati, di poter posporre questa data di
scadenza del 30 ottobre
2015 troppo prossima, di
almeno ulteriori trenta
giorni.
Fiduciosi in un positivo
accoglimento della presente e nell’attesa di un
cortese cenno di riscontro, si coglie l’occasione
per inviare cordiali saluti.
Stefano Innocentini
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
Intendiamo pubblicare l’articolo a firma del dirigente sindacale Confsal-Unsa Beni Culturali Rodolfo Corrias, apparso su “ La Caffettiera” che si propone come Bollettino n. 1 per
quanto concerne l’attività collegata all’Associazione Italia Nostra Sezione di Ciampino, in
particolare intendiamo segnalare l’avvio del procedimento per l’apposizione del vincolo
da parte del MiBACT sull’area della Ex Tenuta dei Colonna, circummurata.
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N. 116 — OTTOBRE — 2015
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Rodolfo Corrias—Dirigente Sindacale Confsal-Unsa e
Presidente Italia Nostra Sezione di Cimapino
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
LO SPRECO DI RISORSE DELLA “NAZIONALE”
Quando una Direzione non conosce cosa possiede...
Nuova intervista a Learco Nencetti, della Segreteria Regionale della Toscana
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
DIREZIONE GENERALE BIBLIOTECHE E ISTITUTI CULTURALI- ART. 16, COMMA 1
SEXIES, D.L. 19.6.2015, N. 78, CONVERTITO IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI
DALL'ART. 1, COMMA 1, DELLA L. 6.8.2015, N. 125
Si riporta qui di seguito la nota pervenutaci da parte dei
lavoratori della Direzione Generale Biblioteche:
Il sotto indicato personale della Direzione Generale Biblioteche rappresenta a codeste
OO.SS. che le norme recentemente introdotte nell'ordinamento giuridico dalla L. 6 agosto 2015, n. 125, di conversione in legge del D.L. 19.6.2015, n. 78, intervengono
in materia di tutela dei beni
librari di proprietà non statale, modificando gli articoli 4, 5
e 63 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Con
l'abrogazione del comma 2
dell'art. 5 del D.Lgs. 22.1.2004, n. 42, che, attribuiva alle Regioni "le funzioni di
tutela... che abbiano ad oggetto manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli, raccolte librarie, nonché libri, stampe
incisioni non appartenenti allo Stato... ";l'Art. 16 della L. 6
agosto 2(15, n. 125 ha nuovamente attribuito allo Stato l'esercizio delle funzioni di tutela in materia di beni librari di
proprietà non statale. Le ex
Soprintendenze bibliografi Aie
regionali hanno portato a termine i procedimenti avviati
entro il 14 agosto, e a decorrere dal 15 agosto 2015, data
di entrata in vigore della Legge, non essendo previsto un
regime trans torio, tutte le attività sono state sospese in
attesa di una regolamentazione della materia. La L. 125/2015, pur generando un rilevante aggravio di procedure al
Ministero, non ha previsto
norme transitorie che consentissero un nuovo assetto riorganizzativo, per cui la Direzio-
ne Generale Biblioteche, su
cui ricadono ora le nuove funzioni, priva della necessaria
articolazione sul territorio e
delle risorse umane adeguate
da un punto di vista quantitativo e con competenze tecniche specifiche, è Stata subissata da tutte le richieste dell'utenza (bibl. comunali, di
associazioni, di istituzioni varie, privati cittadini, antiquari
etc.) provenienti dall'intero
territorio nazionale riguardanti le funzioni sinora svolte dalle Soprintendenze bibliografiche delle Regioni in materia Ai
tutela di beni librari di proprietà non statale come appresso indicato:
•accertamento
dell'interesse
culturale dii manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli,
raccolte librarie nonché libri,
stampe e incisioni, bon appartenenti allo stato: sia tramite procedimenti di verifica
di interesse culturale che di
dichiarazione di interesse culturale, su istanza di parte oppure d'ufficio (artt 12-15 del
Codice dei beni culturali e del
paesaggio);
nella fattispecie:
•deve
essere accertato l'
"eccezionale interesse culturale" per le raccolte librarie (art.
10 comma 3 lettera c);
•deve
essere accertato il
"carattere di rarità e pregio":
per "i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli,
nonché i libri, le stampe e le
incisioni, con relative matrici" (art. 10 comma 4 lettera c);
•per "le carte geografiche e gli
spartiti musicali" (art. 10
comma 4 lettera d);
•per "le fotografie, con relativi
negativi e matrici, le pellicole
cinematografiche ed i supporti
audiovisivi in genere" (art. 10
comma 4 lettera e);
•facoltà di procedere in ogni
tempo ad ispezioni volte ad
accertare l'esistenza e lo stato
di conservazione e di custodia
dei beni culturali (art.19);
•autorizzazione (lettera b, Art.
21) dello spostamento, anche
temporaneo, dei beni bibliografici, salvo quanto previsto
al comma 2 e lo scarto (lettera
c, Art. 21);
•formulazione di proposte per
l'esercizio del diritto di prefazione (Artt. 60 e ss.);
•rilascio
dell'autorizzazione
preventiva al trasferimento ed
all'esportazione
temporanea
di beni librari in occasione di
mostre e manifestazioni culturali, all'interno del territorio
nazionale (artt. 48 ) e fuori dal
territorio della Repubblica
(Art. 66);
•nel caso di prestito di opere
provenienti dall'estero espletamento delle pratiche per
l'importazione temporanea;
•rilascio di attestati di esportazione temporanea e licenze
di esportazione temporanea
che possono essere richiesti
da librai in occasione di mostre mercato estere, da case
d'asta per far visionare a
cliente straniero opere che
saranno messe all'asta in Italia;
•espletamento
di richieste di
certificazione di spedizione/
importazione temporanea da
parte di case d'asta per far
visionare a cliente italiano opere che saranno messe all'asta all'estero;
•rilascio di attestati di libera
circolazione per l'uscita
Continua→→
PAGINA 14
definitiva dal territorio della
Repubblica (art. 78) di beni
bibliografici e, in caso di diniego, avvio del procedimento di
dichiarazione di bene culturale (art. 14);
•facoltà di proposta al Ministero per l'acquisto coattivo dei
beni librari per i quali è stato
richiesto l'attestato di libera
circolazione (art. 70) in caso di
esportazioni di beni bibliografici fuori dal territorio dell'Unione Europea, rilascio della
licenza di esportazione (art.
74);
•proposta alla Direzione Generale della custodia coattiva di
beni librari di cui è stato verificato il rischio di dispersione
o di distruzione (art. 43);
•adozione di misure urgenti di
salvataggio e recupero, in caso
di calamità naturali che abbiano provocato danni al patrimonio bibliografico sottoposto a tutela; verifica dell'idoneità di sedi, attrezzature e
impianti destinati alla conservazione di raccolte bibliografiche di enti pubblici e di privai
dichiarati di eccezionale interesse culturale;
•autorizzazione,
su presentazione di un progetto, per l'esecuzione di opere e lavori di
qualunque genere su beni librari ed approvazione delle
professionalità che eseguono
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
gli interventi. A tal fine se necessario Prescrizione di disposizioni vincolanti per l'esecuzione del progetto (artt. 21 e
31-33 [restauro]);
•rilascio di autorizzazioni derivanti da presentazione di denuncia di trasferimento (art
59);
•autorizzazione per la digitalizzazione e riproduzione per beni oggetto di tutela (art 21,
29);
•collaborazione e emissione di
pareri tecnici a Carabinieri
Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e Uffici doganali;
•effettuazione
di controlli sul
commercio antiquario, specie
in occasione di aste (verifica
dei cataloghi e in loco dei materiali che potrebbero essere
oggetto di dichiarazione di interesse), mostre mercato, mostre, mercatini antiquariato.
Solo negli ultimi giorni, a quasi di 2 mesi dall'entrata in vigore della L.125/2015, sono
pervenute le prime disposizioni ministeriali che prevedono
per il lavoro sul territorio, in
attesa di specifici accordi con
le singole Regioni (come previsto dalla modifica del comma
3 dell'art. 5 del Codice dei beni culturali e del paesaggio),
che la Direzione Generale Biblioteche si avvalga per l'attività istruttoria necessaria alla
N. 116 — OTTOBRE — 2015
predisposizione degli atti finali, delle specifiche competenze
tecniche scientifiche del personale delle Soprintendenze
archivistiche e di quello del
personale delle Biblioteche
pubbliche statali ubicate nei
medesimi territori. Il sotto indicato personale della Direzione Generale Biblioteche ritiene opportuno al riguardo informare codeste 00.SS. circa
l'aggravio di competenze che
ricadrà non solo sulla periferia, ma anche sul personale di
questa Direzione, in quanto gli
atti autorizzativi sulle numerose materie sopraelencate in
ogni caso verranno demandati
alla Direzione Generale, la
quale si vede accrescere la
propria utenza in materia di
tutela dalle 46 biblioteche statali sinora amministrate alle
più di 15.000 istituzioni bibliotecarie non statali dislocate sul territorio nazionale, cui
vanno ad aggiungersi le categorie interessate, come gli antiquari e i privati cittadini possessori di beni librari sottoposti a tutela. Considerato quanto sopra si chiede un interessamento di codeste 00.SS. che
preveda anche un'apposita
assemblea convocata ad hoc
presso la sede della Direzione
Generale Biblioteche.
Seguono Firme
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 15
NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL
DUE QUESTIONI INELUDIBILI PER IL GOVERNO
RINNOVO DEI CONTRATTI DI LAVORO E
DETASSAZIONE DELLE RETRIBUZIONI
FATTORI PRIORITARI PER LA CRESCITA ECONOMICA E
L’EQUA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
La Confsal ripropone con forza e urgenza all’attenzione del
Governo Renzi due annose e
gravi questioni che incidono
negativamente sulla crescita
economica e occupazionale e
sul benessere economico e
sociale dei lavoratori.
Le due questioni sono rappresentate dal mancato rinnovo
dei contratti di lavoro e dall’alta imposizione fiscale alla
fonte sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Nel settore privato sono scaduti, e
quindi in prorogatio, o sono in
scadenza nei prossimi mesi
contratti nazionali di categoria che interessano 5,2 milioni di lavoratori nei più importanti settori produttivi manifatturieri, incluso quello dei
metalmeccanici, e dei servizi
essenziali.
Una parte dei datori di lavoro
organizzati, inclusa Confindustria, ha messo in atto una
discutibile “resi-stenza” in
merito all’apertura dei negoziati per i rinnovi contrattuali
con i sindacati rappresentativi
sulla base del modello contrattuale vigente, anche in
presenza di piattaforme rivendicative innovative e equilibrate, sia sul piano normativo
che economico.
Confindustria, in particolare,
ha avanzato la proposta rivolta ad alcuni sindacati maggiormente rappresentativi di
ridiscutere
prioritariamente
un accordo su un nuovo modello contrattuale, alla cui
sottoscrizione subordina l’apertura dei negoziati per il
rinnovo dei contratti nazionali
di categoria. Pertanto, le relazioni industriali tra datori di
lavoro organizzati e sindacati
maggiormente rappresentativi
risentono della mancanza di
un
accordo
quadro
“condiviso” sul modello con-
trattuale, nonché dell’assenza
di regole cogenti erga omnes
sulla rappresentanza e sulla
rappresentatività
sindacale,
peraltro in un momento sociopolitico complesso e di difficile
e, a volte, non univoca lettura
degli indicatori economici.
Per la Confsal il rinnovo dei
contratti, secondo il modello
contrattuale vigente, da realizzare attraverso la mediazione più alta possibile è da considerarsi
urgente,
perché
strettamente funzionale alla
crescita economica e all’equità
retributiva. E’ chiaro che questo non vuol significare che
non si debba aprire in tempi
relativamente brevi il confronto per la stesura e la sottoscrizione di un accordo quadro per un nuovo modello
contrattuale con istituti innovativi e raccordati con la recente legislazione sul lavoro.
Continua→→
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Il governo, da parte sua, non
sembra garantire la dovuta
responsabile attenzione sulla
situazione economica di milioni di lavoratori nel settore privato, pesantemente penalizzati dal mancato rinnovo dei
contratti, non tenendo sufficientemente conto che esso
costituirebbe un importante
fattore per l’aumento della domanda interna e la conseguente crescita economica e
occupazionale, nonché per la
risoluzione della grave questione retributiva, che penalizza sempre più i lavoratori.
Al momento, la Confsal è fortemente preoccupata per la
sostanziale inerzia del governo, sia sul fronte dei rinnovi
contrattuali del settore privato
e sia sul fronte dell’annunciata e finora mancata legge sulla
rappresentanza e sulla rappresentatività sindacale.
La nostra preoccupazione è
basata sulla piena consapevolezza del profondo e diffuso
disagio dei lavoratori e, pertanto, si traduce quotidianamente in una attività di pressione politica, di giusta rivendicazione e di lotta. Il settore
pubblico, come è noto, è penalizzato dal blocco, per effetto
di legge, dei rinnovi contrattuali che interessa circa 3,5
milioni di pubblici dipendenti
e che si trascina ormai da sei
lunghi anni.
La Corte Costituzionale, con
sentenza n. 178/2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
nel luglio scorso, si è pronunciata per l’immediata apertura
del negoziato per il rinnovo dei
contratti di lavoro dei dipendenti del pubblico impiego. Il
governo non sembra tener
conto nella giusta misura della pronuncia della Corte Costituzionale e non è orientato
– almeno al momento – a
stanziare nella prossima legge
di stabilità 2016 le necessarie,
congrue risorse, al fine di assicurare al tavolo negoziale
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
una seria e equa disponibilità
finanziaria. Intanto, il governo
ha dato mandato all’Aran per
la “riapertura” della consultazione delle confederazioni sindacali rappresentative sulla
nuova configurazione dei comparti e delle aree dirigenziali
di contrattazione secondo la
vigente previsione di legge.
L’Aran, sulla base del suddetto mandato, ha convocato le
confederazioni sindacali rappresentative. Pertanto, la Confsal è impegnata a fornire il
consueto, serio contributo
propositivo e negoziale, affinché la trattativa abbia gli sperati esiti positivi in tempi ragionevolmente brevi e comunque utili per l’immediata apertura dei negoziati sui rinnovi
contrattuali.
Ma, al di là delle oggettive difficoltà relative ad un accordo
sulla nuova configurazione dei
comparti e delle aree dirigenziali di contrattazione, la vera
questione centrale rimane l’apertura dei negoziati sul rinnovo dei contratti scaduti nel
lontano 31 dicembre 2009,
sulla base di uno stanziamento finanziario che renda piena
giustizia a 3,5 milioni di lavoratori del pubblico impiego.
La Confsal, con le sue Federazioni interessate, considera
improcrastinabili i rinnovi
contrattuali dei pubblici dipendenti, sia sul piano della
equità retributiva e sia su
quello del puntuale rispetto
della sentenza n. 178/2015
della Corte Costituzionale. Dagli esiti di questa decisiva vertenza si potrà comprendere se
i lavoratori pubblici italiani
sono o meno ancora in uno
Stato di diritto che, attraverso
le aziende pubbliche, garantisce eque e puntuali retribuzioni. La seconda questione che
penalizza fortemente i lavoratori, sia privati che pubblici, è
costituita dall’alta imposizione
fiscale alla fonte sulle retribuzioni.
N. 116 — OTTOBRE — 2015
I lavoratori, attraverso le loro
rappresentanze sociali, hanno
ricorrentemente evidenziato e
documentato l’insostenibilità
della imposizione fiscale complessiva sulle retribuzioni, che
risulta tra le più alte dell’Eurozona.
La Confsal, fortemente impegnata da tempo sulla questione fiscale, ha recentemente
rinnovato la richiesta di un
immediato provvedimento legislativo finalizzato a una concreta riduzione dell’imposizione fiscale sulle retribuzioni dei
lavoratori. A questa nostra
pressante richiesta il Governo
Renzi non ha dato una adeguata risposta e anzi ha manifestato l’intenzione di procrastinare la previsione di legge
relativamente a un intervento
fiscale a favore dei lavoratori
alle prossime leggi di stabilità,
ovvero a fine legislatura.
Ora, quanto sia socialmente
iniqua e non funzionale al sostegno della domanda interna
e quindi alla crescita economica e occupazionale l’inerzia
del governo in merito al rinnovo dei contratti e alla defiscalizzazione delle retribuzioni, lo
comprendono pienamente tutti i lavoratori italiani e le loro
famiglie, che vivono quotidianamente il grave disagio socio-economico derivante inequivocabilmente dalla insufficiente attenzione per il lavoro
e per la crescita economica da
parte dell’impresa organizzata
e soprattutto del governo.
Noi della Confsal assicureremo come sempre il nostro
continuo e fattivo impegno,
affinchè le retribuzioni nette
dei lavoratori italiani raggiungano, attraverso la leva contrattuale e quella fiscale, il livello delle retribuzioni corrisposte nei maggiori Paesi dell’Eurozona, in funzione del raggiungimento dell’equità retributiva netta e dello sviluppo
economico del Paese.
Marco Paolo Nigi
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA
MIBACT: AUDIZIONE CONFSAL-UNSA PRESSO LA
COMMISSIONE PER IL SISTEMA MUSEALE NAZIONALE
In data 21.10.2015 si è svolta
l’audizione dinnanzi alla Commissione MiBACT per il Sistema Museale Nazionale.
La Commissione era rappresentata dal Presidente Prof. Lorenzo
Casini, dal Dott. Daniele Jalla,
dal Dott. Alberto Garlandini e dalla Dott.ssa Anna Crevaroli.
Per la Federazione Confsal-Unsa
era presente il Dott. Giuseppe
Urbino Segretario Nazionale del
Coordinamento Beni Culturali.
Nel contesto abbiamo sottolineato che la riforma introdotta non
riguarda solo i musei statali, ma
si estende nella sua ampiezza
verso tutto il sistema museale
italiano, anche se in particolare
per il nostro Ministero, ha creato
non poche difficoltà nella sua applicazione. Tuttavia, abbiamo
espresso le criticità rilevanti e
posto in maniera propositiva alcune argomentazioni in favore
del personale e dell’intero assetto istituzionale, affinché questa
riforma museale possa essere
opportunamente calata nella realtà e quindi comportare una
buona occasione di crescita organizzativa e nuove potenzialità
di valorizzazione. Pertanto, nel
concreto il decreto ministeriale
del 23.12.2014, è intervenuto
sull’organizzazione ed il funzio-
namento dei musei statali, e
quindi ha dettato disposizioni nel
quadro delle linee fissate dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n°171 del 29.08.2014, che disciplina l’organizzazione del Ministero dei beni
e delle attività culturali e del turismo (Mibact). Abbiamo altresì
fatto presente che pochi giorni fa
il Ministro, ha sottolineato che i
beni culturali rappresentano un
importante settore strategico per
lo sviluppo del nostro Paese, con
un patrimonio che non ha eguali,
eppure un settore da troppi anni
trascurato per mancanza di fondi,
a ciò è da aggiungersi la mancanza di centinaia di addetti alla
vigilanza e funzionari nell’organico, rispetto al personale necessario per adempiere ai vari compiti istituzionali. La carenza risulta così allarmante che è in discussione l’ordinaria apertura dei
siti culturali e che se anche operando un’azione di ridistribuzione
di personale sul territorio, risultano comunque mancanti almeno
3000 unità di personale addetto
alla sicurezza e vigilanza, 200
Amministrativi e 500 tecnici. È
intenzione del MiBACT pervenire
all’assunzione di 500 tecnici, per
ovviare almeno in parte a quanto da
anni questo sindacato ha sempre
denunciato e che solo ora emerge
con forza, la necessità di provvedere
in merito.
Infatti, con la Legge di Stabilità 2016, potrà essere indetto in deroga alle
limitazioni normative esistenti (entro
il prossimo marzo), la procedura
concorsuale di cui sopra, in quanto
finalmente lo stesso Ministero si è
reso conto che tali determinazioni
assunzionali si siano rese indifferibili.
Anche se l’apporto di nuove assunzioni così determinato rappresenta
la classica “goccia nell’oceano”, poiché si tampona una situazione emergenziale, dettata dalle esigenze
della riforma ancora in itinere, e si
lascia completamente incurante tutti
gli altri aspetti occupazionali che
concorrono alle esigenze dell’ordinaria e regolare apertura dei siti museali, dal momento che il bando non
riguarderà, tutte le carenze presenti
nell’organico, ma servirà soltanto a
ricoprire quei posti di rilevante interesse e lasciando invece fuori tutto
ciò che è determinate per assicurare
il funzionamento e la fruizione dei
beni culturali al vasto pubblico interessato. Inoltre, abbiamo rappresentato le problematiche tutt’ora in discussione a livello di contrattazione
nazionale, le problematiche afferenti
la mobilità su base volontaria, gli
organici, i passaggi orizzontali, le
code degli sviluppi economici, scorrimento delle graduatorie degli idonei
dei concorsi interni, nonché la rivisitazione di alcuni profili professionali,
il Coordinamento Nazionale ConfsalUnsa non può derogare agli impegni
assunti nei confronti dei lavoratori
del MiBACT e quindi sottolinea l’esigenza di affrontare organicamente le
questioni in aderenza al buon esito
della riforma che se anche a nostro
parere non è perfetta può essere
resa perfettibile coniugando l’interesse dei lavoratori con le esigenze
dell’Amministrazione.
Infine, abbiamo esortato la commissione a segnalare con attenzione le
problematiche attinenti il personale e
ad orientare l’azione del Ministro
verso forme di investimenti e misure
occupazionali più rispondenti alla
realtà.
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
P.A.: PROTESTA DIPENDENTI MEF
NEI CORRIDOI E IN CORTILE
CONFSAL-UNSA, NO BLOCCO SALARIO ACCESSORIO E CONTRATTO
“Circa 2.000 dipendenti
del Mef sono usciti dagli
uffici e hanno protestato
nei cortili e nei corridoi
nella sede del ministero
di via XX Settembre". E'
quanto afferma il Massimo Battaglia, segretario
generale di Confsal-Unsa,
sindacato rappresentativo nei ministeri. "La protesta parte da tutte le
Rsu ed è contro il blocco
del salario accessorio e
del contratto".
Nel mirino quindi le novità contenute in legge di
Stabilità, in particolare il
congelamento delle risorse destinare al salario accessorio. Fondi che nel
2016 non potranno superare l'ammontare del 2015, anzi saranno ridotti
in misura proporzionale
alla contrazione del personale.
Tutto ciò, viene spiegato
nel testo della manovra,
in attesa dell'attuazione
della riforma Madia, da
cui scaturirà un Testo unico per il pubblico impiego. "In questo periodo
in cui gli uffici del Mef
sono alle prese proprio
con la messa a punto
della Legge di Stabilità spiega Battaglia - il blocco delle risorse ha provocato la protesta, una ribellione spontanea che
potrebbe anche diffondersi presso gli altri ministeri".
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE
In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro
contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli
CONTROLLO DEI BADGE DEI LAVORATORI:
LE NOVITÀ DEL JOB ACT
IL JOBS ACT MUTA PROFONDAMENTE LE REGOLE E LA DISCIPLINA DEI CONTROLLI SUI BADGE
DEI LAVORATORI E SEMPLIFICA DI MOLTO LA POSSIBILITÀ DI CONTROLLO DA PARTE DELLE
AZIENDE. VEDAMO COME LE AZIENDE POSSONO AGIRE.
Se un’azienda deve installare un nuovo sistema di
controllo degli accessi e registrazione delle presenze,
che prevede la timbratura
in entrata e in uscita tramite un badge elettronico, ora
può farlo secondo la nuova
disciplina introdotta dal
Jobs Act. Questo nuovo sistema può sostituire quello
preesistente che, al contrario di ora, doveva essere installato dopo che l’azienda e
le rappresentanze sindacali
avevano sottoscritto a suo
tempo un accordo sindacale. La riforma chiarisce espressamente che sono esonerati dall’obbligo di autorizzazione preventiva, amministrativa o sindacale,
tutti gli impianti che hanno
lo scopo di registrare gli
accessi e le presenze. L’azienda potrà dunque sostituire il vecchio sistema con
quello nuovo senza dover
seguire alcuna procedura
di autorizzazione prevista
dallo Statuto dei Lavoratori.
Ma la parte più rilevante
delle nuove norme concerne
la possibilità, per il datore
di lavoro, di utilizzare le informazioni
ottenute
dai
nuovi controlli anche per
fini disciplinari ed intimare, così eventuali sanzioni
o, addirittura, il licenziamento.
Così, per esempio, potrà essere licenziato il dipendente che venga pizzicato a
chattare su Facebook o a
navigare su siti vietati, con
il computer aziendale, durante le ore di lavoro, oppure per non avere timbrato
correttamente il badge.
L’articolo dello Statuto dei
lavoratori modificato dal
Jobs Act, stabilisce che le
informazioni assunte tramite strumenti di controllo a
distanza, e quindi anche
dai sistemi di rilevamento
del badge, possono essere
utilizzate a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro,
e in particolare per l’esercizio del potere disciplinare.
La condizione è che il datore abbia dato al dipendente
una adeguata informazione
sulle modalità d’uso degli
strumenti e di effettuazione dei controlli. La norma
fa espresso riferimento a
quanto disposto dal Codice
della privacy, e quindi l’informativa è quella ivi prevista: non viene, pertanto, introdotto un nuovo adempimento.
Viene, però, fissato un discrimine chiaro tra le informazioni utilizzabili e quelle
che invece non lo sono, per
tutti gli atti di gestione del
rapporto di lavoro.
Il datore di lavoro può,
quindi, utilizzare lecitamente le informazioni raccolte
con un impianto di controllo a distanza per contestare al dipendente determinate mancanze disciplinari (e
irrogare le relative sanzioni)
solo se:
– ha dato al dipendente l’informazione preventiva;
– ha installato correttamente l’impianto;
– ha raccolto i dati nel rispetto dei principi del Codice della privacy.
Inoltre, per i controlli effettuati sugli strumenti telematici l’informativa non basta. Il datore di lavoro, infatti, deve adottare e portare a conoscenza dei lavoratori il codice disciplinare
interno, tramite il quale essi sono informati sulla policy aziendale riguardante
l’uso del badge e le relative
sanzioni.
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
LEGGE 104/92, AGEVOLAZIONI LAVORATIVE PER HANDICAP E INVALIDITÀ
PERMESSI, CONGEDI, COLLOCAMENTO MIRATO: TUTTI I BENEFICI LAVORATIVI DELLA LEGGE
104 PER HANDICAP NON GRAVE E LE AGEVOLAZIONI PER INVALIDITÀ.
Tutte le persone a cui è riconosciuto
un handicap, anche se non grave
hanno diritto a delle agevolazioni
lavorative, per garantire anche a chi
si trova in tale condizione di svantaggio il pieno diritto al lavoro: alcuni
benefici relativi all’impiego svolto
sono connessi all’handicap, altri al
riconoscimento dell’invalidità.
Handicap ed invalidità non devono
però essere confusi: mentre, con
invalidità, s’intende comunemente la
riduzione della capacità lavorativa di
un soggetto, per handicap si intende
la condizione di svantaggio, conseguente ad una menomazione o ad
una disabilità, che limita o impedisce
il ruolo sociale di un soggetto (in
rapporto all’età, al sesso ed al contesto socio-culturale).
Un soggetto può possedere nello
stesso tempo sia il riconoscimento
dell’handicap (non grave, in situazione di gravità o superiore ai 2/3),
sia il riconoscimento dell’invalidità
(per avere dei benefici, la percentuale d’invalidità deve essere superiore
al 33,33%).
Vediamo ora quali sono i benefici
lavorativi previsti per tali soggetti
svantaggiati.
Congedo per assistere figli disabili
La legge prevede che il lavoratore,
genitore di un minore disabile con
handicap grave, abbia diritto al congedo parentale retribuito prolungato. In particolare, la durata massima del congedo parentale si può
protrarre per un massimo di 3 anni,
con un’indennità pari al 30% dello
stipendio; in alternativa, il genitore
può chiedere 2 ore di permesso gior-
naliero retribuito, oppure 3 giorni al
mese di permesso retribuito. Questi
benefici possono essere richiesti
sino al compimento di 12 anni d’età
del bambino, grazie al Jobs Act.
È indispensabile, per accedere all’agevolazione, il certificato di handicap
con connotazione di gravità, ai sensi
della Legge 104.
Permessi retribuiti Legge 104
Chi assiste un figlio o un familiare
con handicap grave, ha diritto a 3
giorni retribuiti di permesso mensile. Alla stessa agevolazione accede
anche il lavoratore portatore di handicap con connotazione di gravità. Il
permesso può essere anche frazionato ad ore (2 ore al giorno), ed è
necessaria la certificazione specifica, per poterne fruire.
Congedo retribuito di due anni
Chi assiste un parente con handicap
grave (certificato) ha diritto a un
congedo retribuito, della durata
massima di 2 anni nell’arco della vita
lavorativa: è possibile assentarsi
anche in maniera frazionata.
Il beneficio spetta, nell’ordine: al coniuge che convive col lavoratore, ai
genitori, ai figli conviventi, ai fratelli
ed alle sorelle conviventi e, in mancanza, ad altri parenti o affini fino al
terzo grado; è indispensabile la convivenza col soggetto disabile.
Contributi figurativi aggiuntivi
Il lavoratore con invalidità sopra il
75% ha diritto, a partire dalla data di
riconoscimento di tale percentuale di
riduzione della capacità lavorativa, a
2 mesi l’anno di contributi figurativi,
che si aggiungono alla contribuzione
versata per raggiungere prima la
pensione. In questo modo, è possibi-
le anticipare la pensione sino a 5
anni.
Pensione anticipata
I lavoratori invalidi dall’80% in su
hanno anche diritto di accedere alla
pensione di vecchiaia anticipata,
ossia con 60 anni per gli uomini e 55
per le donne. Si applica, a questi
requisiti, l’adeguamento della speranza di vita (dunque per il 2015 i
requisiti sono 55 anni e 3 mesi e 60
anni e 3 mesi, dal 2016 55 anni e 7
mesi e 60 anni e 7 mesi); per ricevere la pensione, si deve anche attendere una finestra di 12 mesi dalla
data in cui maturano i requisiti.
Scelta della sede di lavoro
Il lavoratore con handicap grave, o
che assiste un familiare in possesso
di handicap grave, ha diritto a scegliere la sede di lavoro più vicina al
proprio domicilio, a meno che non
sussistano ragioni ostative motivate
dall’azienda.
Se il lavoratore, nelle medesime
condizioni, è dipendente pubblico ed
ha un’invalidità superiore a 2/3, ha
diritto di scelta prioritaria tra le sedi
disponibili.
Rifiuto al trasferimento
Il lavoratore con handicap grave, o
che assiste un familiare in possesso
di handicap grave, non può essere
trasferito in altra sede contro la
sua volontà: questo, anche se sussistono ragioni motivate dall’azienda,
poiché si tratta di un diritto soggettivo in capo al dipendente.
Lavoro notturno
Il lavoratore che ha a proprio carico
un soggetto disabile secondo la Legge 104 non può essere adibito al
lavoro notturno contro la sua volontà.
Collocamento mirato
I lavoratori con invalidità civile superiore al 45% hanno diritto al Collocamento Mirato, dunque ad accedere ai servizi di sostegno dedicati,
e ad iscriversi alle liste speciali, secondo quanto previsto dalla Legge
68.
Inoltre possono essere computati
nelle quote di riserva dell’azienda.
Hanno gli stessi diritti anche gli invalidi di guerra, del lavoro e per cause
di servizio con percentuale sopra il
33%, con minorazioni ascritte dalla
prima all’ottava categoria
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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INFORTUNIO SUL LAVORO: SE SI SUPERA IL COMPORTO NO LICENZIAMENTO
Anche se la malattia supera il numero di giorni consentiti dal contratto collettivo, il licenziamento è
illegittimo quando l’infortunio abbia un collegamento, sia pure lieve, con l’attività lavorativa.
Il dipendente in malattia non può
essere licenziato, salvo che la durata dell’assenza superi il tetto massimo di giorni (cosiddetto periodo di
comporto) stabilito dal contratto
collettivo; questa regola non si applica, tuttavia, al caso di infortuni sul
lavoro, per i quali anche se l’assenza del dipendente supera il limite
consentito dal comporto, questi non
può essere mai licenziato.
A ricordarlo è la Cassazione, inter-
venuta sull’argomento poche ore fa.
La Corte chiarisce che è sufficiente
un sia pur lieve collegamento tra
l’infortunio e l’attività lavorativa per
far scattare il divieto di licenziamento anche dopo il comporto.
Nel caso di specie, il dipendente era
caduto da una scala, per via della
rottura di un gradino della stessa,
mentre era intento a prelevare delle
pratiche in archivio. Si tratta, dunque, di infortunio avvenuto “in occa-
sione del lavoro”. Di conseguenza,
nonostante il lungo periodo di malattia, il dipendente ha diritto alla conservazione del posto di lavoro fino
alla guarigione clinica.
Sufficiente il rischio improprio
Quanto al collegamento tra l’infortunio e l’attività lavorativa, la Cassazione chiarisce che deve essere tenuto in considerazione non solo il
caso in cui l’incidente sia conseguenza immediata e diretta del lavoro (si pensi al classico caso del macchinario dell’azienda che, non funzionando correttamente, provoca un
danno fisico all’addetto), ma anche il
caso del cosiddetto rischio improprio, quel rischio, cioè, “non intrinsecamente connesso allo svolgimento
delle mansioni tipiche del lavoro
svolto dal dipendente, ma insito in
un’attività preparatoria e strumentale allo svolgimento delle suddette
mansioni e, comunque, ricollegabile
al soddisfacimento di esigenze lavorative”.
Di conseguenza, “l’occasio-ne di
lavoro” si configura anche nel caso
di incidente avvenuto durante un’operazione strumentale alle mansioni
assegnate all’operatore, come, ad
esempio, quella di salire su una scala per prelevare documentazione da
una scaffalatura.
TARI 2016: DA QUEST’ANNO AUMENTA L’IMPOSTA SUI RIFIUTI
Incremento tariffe dell’imposta sui rifiuti: da quest’anno verrà considerato il
numero di componenti della famiglia per le utenze domestiche.
Quest’anno non ci sarà l’imposta
sulla prima casa per gran parte degli
italiani, ma assisteremo, probabilmente, a un aumento dell’imposta
sui rifiuti, la famigerata Tari. E questo perché, la legge istitutiva del tributo, al fine di non concentrare, in
un solo anno, un notevole aumento
delle tariffe, aveva previsto, solo per
gli anni 2014 e 2015, un regime transitorio agevolato, con la possibilità di
derogare i valori minimi e massimi
dei coefficienti di produzione dei rifiuti (discostamento consentito di
non oltre il 50%) e di non considerare, per le utenze domestiche, il numero dei componenti la famiglia
(rendendo la Tari molto simile alla
Tarsu). Ora, però, le deroghe del
periodo transitorio sono scadute e
da quest’anno torna la regola gene-
rale. Cadendo la flessibilità sui coefficienti, le tariffe della Tari aumenteranno in quanto i Comuni:
– dovranno necessariamente adottare valori che si collocano all’interno
di quelli minimi e massimi indicati
dalla legge (salvo la possibilità di
deroga ai suddetti limiti in presenza
di circostanze particolari riferibili alla
specifica situazione locale);
– nella determinazione delle tariffe,
si potrà considerare l’incidenza del
numero di persone componenti il
nucleo familiare.
Non solo. Con l’approvazione del
decreto Enti locali si è stabilito che il
conto della Tari deve coprire tutte le
“componenti di costo fisse” e, tra
queste, c’è anche l’imposta non riscossa negli anni precedenti. In pratica, i Comuni, dovendo portare “a
pareggio” il bilancio del settore
“rifiuti”, dovranno spalmare, su tutti i
contribuenti, le quote di Tari evase
da chi non ha pagato. Il che significa
che i cittadini virtuosi dovranno versare la tassa due volte: una prima
per il proprio consumo, e una seconda per coprire i deficit delle casse
comunali derivanti dall’evasione dei
morosi. Il decreto “Enti Locali” considera, infatti, un “costo” della TARI le
mancate riscossioni del passato, in
quanto la tariffa deve garantire la
“copertura integrale dei costi” e dunque, anche quelli dei mancati pagamenti da parte dei contribuenti inadempienti. Insomma, chi verserà
l’imposta sui rifiuti dall’anno prossimo, pagherà anche una piccola aggiunta che costituisce una quota di
quanto non è stato pagato dagli altri.
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
ASSEGNO DI ACCOMPAGNAMENTO ALL’INPS: QUANDO E COME CHIEDERLO
Assegno di accompagnamento: quando può essere richiesto, come fare domanda, malattie fisiche
e mentali, accertamento sanitario, adempimenti.
L’assegno di accompagnamento
è una prestazione a carico dell’Inps, a favore di chi:
1) sia in posizione di invalidità
totale
2) non riesce a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore oppure non riesce
a compiere gli atti quotidiani della
vita. Tra le patologie che danno
diritto all’accompagnamento non
vi sono, dunque, solo quelle fisiche, che implicano una difficoltà
motoria, ma anche quelle mentali
(si pensi alla schizofrenia).
Per maggiori chiarimenti sulle condizioni e sulle patologie leggi la
guida sulla indennità di accompagnamento dell’INPS.
La nozione di incapacità di compiere autonomamente le comuni
attività del vivere quotidiano – in
presenza della quale si ha diritto a
ottenere l’indennità dall’Inps –
comprende anche le ipotesi in cui
la necessità si manifesta nel corso
della giornata ogni volta che il soggetto debba compiere una determinata attività della vita quotidiana
per la quale non può fare a meno
dell’aiuto di terzi. Dunque l’indennità con un accompagnato va
riconosciuta anche a coloro che
presentano disturbi della sfera
intellettiva, cognitiva o volitiva,
dovute a forme avanzate di gravi
stati patologici e che, in ragione di
ciò, non siano in grado di determinarsi autonomamente al compimento di tali atti nei tempi dovuti e
con modi appropriati per salvaguardare la propria salute e la propria dignità personale senza porre
in pericolo sé o gli altri.
L’assegno non è dovuto in caso di
ricovero in istituto di cura o di assistenza diretta a carico dello Stato.
Requisiti assegno di accompagnamento
Per ottenere l’indennità è necessario, oltre ai requisiti anzidetti,
essere inabili totali (al 100%), se
in età lavorativa, oppure, se minorenni o ultrasessantacinquenni,
avere difficoltà persistenti a
svolgere i compiti e le funzioni pro-
prie dell’età.
Inoltre, è necessaria la cittadinanza italiana, o, in alternativa, la cittadinanza comunitaria, qualora si
risulti iscritti all’anagrafe di un comune italiano, o, ancora, la cittadinanza di un Paese Terzo, se si
possiede un permesso di soggiorno almeno annuale, assieme alla
residenza stabile ed abituale in
Italia.
Accertamenti sanitari assegno
di accompagnamento
Prima di inviare domanda all’Inps,
è necessario munirsi di un certificato medico introduttivo. Tale
certificazione, che deve obbligatoriamente indicare le patologie invalidanti e la loro diagnosi, è rilasciata dal medico di base, che la
trasmette telematicamente all’Istituto.
Il medico, dopo la trasmissione
all’Inps, rilascerà al richiedente
una ricevuta contenente il codice
identificativo della procedura attivata, assieme a una copia del certificato medico originale, che dovrà
essere esibita alla successiva visita medica di verifica.
Il certificato medico introduttivo è
valido solo per 90 giorni dalla sua
emissione, per poter presentare la
domanda d’indennità di accompagnamento.
Domanda assegno accompagnamento
Una volta ottenuto il certificato medico, dovrà essere inoltrata la domanda d’indennità di accompagnamento. È possibile inviare la
richiesta tramite Patronato, unitamente al codice identificativo della
certificazione medica introduttiva,
o tramite il sito dell’Inps ,
Visita medica per assegno accompagnamento
Inoltrata la domanda, il richiedente
dovrà presentarsi a una visita medica d’accertamento, della quale
riceverà comunicazione riguardo
alla data .
Quando il cittadino è affetto da
patologia oncologica, la visita è
fissata prioritariamente, entro 15
giorni dalla presentazione della
domanda. Ove, invece, l’invalido
non possa essere trasportato, il
medico invierà telematicamente
una richiesta di visita domiciliare,
con preavviso di almeno 5 giorni
rispetto alla data fissata per la visita ambulatoriale. Se l’interessato
non si presenta, ha diritto a una
seconda convocazione: la seconda assenza, però, è considerata
come rinuncia alla domanda,
che perde efficacia. È comunque
possibile domandare, in caso d’impedimento, una data diversa.
La visita medica è effettuata da
una commissione medica della
Asl, integrata da un medico dell’Inps (CMI, commissione medica integrata): l’invalido può farsi
assistere da un medico di fiducia.
Al termine della visita, la commissione redige un verbale, firmato da
almeno 3 medici, e successivamente validato dal CML (Centro
Medico Legale) dell’Inps; l’Ente
può disporre in seguito dei nuovi
accertamenti.
Terminati gli accertamenti, viene
redatto il verbale definitivo, contenente l’esito degli stessi ed il
giudizio.
Pagamento assegno di accompagnamento
Il pagamento dell’indennità di
accompagnamento decorre dal
primo giorno del mese successivo
alla presentazione della domanda;
l’importo dell’indennità di accompagnamento è pari, per il 2015, a
508,55 Euro mensili.
Cumulabilità assegno di accompagnamento
L’indennità di accompagnamento
non è compatibile con prestazioni
assimilabili concesse per invalidità
per causa di servizio, di lavoro o di
guerra (in questo caso, l’invalido
può scegliere il trattamento più
favorevole).
È invece cumulabile con le pensioni
dirette
e
indirette
(anzianità, vecchiaia, anticipata,
superstiti…) e con le prestazioni
assistenziali (ad esempio, pensione di inabilità civile).
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 23
DIPENDENTE IN MALATTIA NON PUÒ
SVOLGERE ALTRI LAVORI INCOMPATIBILI
Licenziamento del lavoratore formalmente malato a casa ma trovato
fuori a dare una mano nell’attività della figlia.
Se il certificato medico dice
che il dipendente è malato
ed è a casa, è lì che questi
deve rimanere: e ciò non
tanto per farsi trovare dal
medico fiscale per la visita di controllo dell’Inps
(dopo la visita, infatti, se la
malattia lo consente, ben
potrebbe uscire di casa),
ma per non rallentare o
pregiudicare del tutto la
sua guarigione, al cui
buon esito il lavoratore deve sempre collaborare.
Peggio vanno le cose, poi,
se il certificato medico attesta una malattia invece inesistente.
Qualsiasi, comunque, sia la
ragione per cui il lavoratore
– formalmente a casa in
malattia – viene trovato
fuori dall’abitazione (anche
da un’agenzia investigativa
privata e non necessariamente dal datore o dal medico dell’Inps), egli può essere licenziato. E questo
perché, giustamente, viene
meno quel rapporto di fiducia e fedeltà che lo deve
legare all’azienda affinché
questa gli affidi gli incarichi
lavorativi. È quanto chiarito dalla Cassazione in una
sentenza di poche ore fa.
Nel caso di specie, un lavo-
ratore, assente dal lavoro
per la necessità di riposo
dovuto a un infortunio sul
lavoro era stato trovato dal
detective assoldato dal datore a svolgere alcune mansioni nella caffetteria della
figlia.
Evidente l’abuso compiuto
dall’uomo, abuso che ha
portato addirittura a mettere in discussione l’impedimento fisico da lui lamentato e utilizzato come giustificazione per il mancato
svolgimento dell’attività lavorativa per la sua società.
In questi casi il licenziamento è più che legittimo.
PAGINA 24
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
CHI HA LA “104” HA DIRITTO AL TRASFERIMENTO
SENTENZA STORICA A SASSARI
I giudici annullano un articolo del contratto nazionale di lavoro del
settore Scuola. Impiegata ottiene il cambio di sede per curare il figlio.
La corte d’Appello: l’articolo 7 sulla mobilità lede una norma imperativa
Il contratto integrativo nazionale della scuola non può subordinare alle
esigenze organizzative dell’amministrazione il diritto al trasferimento di
sede, stabilito dalla legge 104 del
1992, del dipendente che assiste un
familiare disabile. Con una sentenza
destinata a fare giurisprudenza, la
corte d’appello di Sassari ha annullato l’articolo 7 del Contratto nazionale integrativo della scuola sulla
mobilità del personale docente e
Ata.
I giudici hanno accolto il ricorso di
una impiegata sassarese, madre di
un ragazzo malato, che un anno fa
aveva chiesto di essere trasferita da
Palau a Sassari per poter assistere il
figlio residente in città. Il trasferimento era stato negato ed era nato un
lungo contenzioso, nel quale la donna è stata assistita dagli avvocati
della Uil Scuola, Nanni Campus ed
Ettore Fais. In un primo momento il
tribunale aveva dato torto all’impiegata, ma la sentenza è stata ribaltata in appello. Le motivazioni del secondo verdetto sono state depositate in cancelleria nei giorni scorsi. Il
collegio – composto dal presidente
Francesco Mazzaroppi e dai giudici
Maria Teresa Spanu e Maura Nardin
– ha pienamente condiviso la tesi
degli avvocati del sindacato.
Secondo i giudici, il contratto nazionale della scuola viola la norma imperativa fissata dall’articolo 33 della
legge 104 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
disabili. I giudici hanno riaffermato
che la norma tutela interessi primari
costituzionalmente garantiti i quali
«non possono essere disattesi –
hanno scritto – nel nome di situazioni cui la legge non assicura la medesima tutela». Tra queste “situazioni”
ci sono evidentemente le, pur importanti, esigenze organizzative del
comparto scuola che tuttavia
«devono passare in secondo piano –
hanno scritto i giudici – di fronte al
diritto del disabile all’assistenza». La
sentenza ha riconosciuto il diritto
della madre lavoratrice ad avvicinarsi alla città di residenza per assistere
il proprio figlio. L’Ufficio scolastico
regionale è stato condannato a risarcire il danno alla impiegata e a pagare le spese di lite.
La donna quest’anno lavorerà nella
sede scolastica da lei stessa indicata al momento del bando sulla mobilità del personale, aperto con ordinanza ministeriale del 28 febbraio
2014. L’impiegata aveva invocato
l’articolo 33 della 104 che riconosce
al lavoratore «il diritto a scegliere,
ove possibile, la sede di lavoro più
vicina al domicilio della persona da
assistere e non può essere trasferito
senza il suo consenso ad altra sede». Ma la risposta dell’Ufficio scolastico era stata negativa. L’amministrazione aveva applicato il contratto
nazionale di lavoro che, nella parte
sulla mobilità annuale dei dipendenti, non tiene conto della legge 104
«poiché – era stata la risposta alla
dipendente – tale materia è rimessa
da sempre alla contrattazione integrativa annuale».
Il 15 maggio del 2015 questa impostazione era stata condivisa dal giudice del lavoro al quale la lavoratrice
si era rivolta. Il tribunale aveva negato la sussistenza di un diritto assoluto del lavoratore pubblico titolare dei
benefici assegnati dall’articolo 33
della 104. In altre parole, nell’ambito
dei trasferimenti di sede il contratto
integrativo “pesava” più della legge.
In appello questo concetto è stato
ribaltato a favore della lavoratrice
madre, ma soprattutto del diritto di
suo figlio all’assistenza.
«È indiscutibile che il contratto risponda all’esigenza di dare un ordinato assetto dell’organizzazione amministrativa – hanno scritto i giudici
di secondo grado –, ma questo non
comporta, come sembra affermare
la sentenza di primo grado, che
qualsivoglia esigenza del datore di
lavoro sia idonea a comprimere il
diritto del disabile, perché altrimenti
questo diritto verrebbe cancellato
dalla mera affermazione dell’interesse organizzativo o economico del
datore di lavoro».
«La conseguenza di quanto fin qui
esposto – ha concluso il collegio
presieduto dal giudice Mazzaroppi –
comporta l’affermazione del diritto
della ricorrente all’assegnazione del
primo posto disponibile, tra quelli
indicati nella domanda, non assegnato a persone con diritto di priorità
assoluta».
Prima di affermare il diritto della impiegata a lavorare nella città dove
vive il figlio, i giudici hanno annullato, per contrasto con una norma imperativa, dell’articolo 7 del contratto
nazionale 2014 per la mobilità del
personale docente e di tutte le norme ad esso coordinate.
La sentenza potrebbe dare il via a
una valanga di ricorsi contro trasferimenti negati.
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 25
EFFETTI OPERATIVI DELLA RIFORMA DELLA
P.A. (D.L. 90/2014, CONVERTITA IN LEGGE,
07/08/2015, N° 124 – G.U. 13/08/2015)
A seguito dell’approvazione
del decreto legge sul pubblico impiego (D.l 101/2013) e del decreto legge
sulla P.A. (D.l. 90/2014)
sono cambiate le regole per
la risoluzione unilaterale
del rapporto di lavoro da
parte delle Pubbliche Amministrazioni.
I provvedimenti in atto
hanno perseguito l’obbiettivo di limitare la possibilità
di proseguire il rapporto di
lavoro dopo il compimento
dell’età pensionabile per i
lavoratori del pubblico impiego, da un lato abolendo
il trattenimento in servizio,
quell’istituto che consentiva di restare per un altro
biennio sul posto di lavoro
dopo l’età per il pensionamento; dall’altro rendendo
strutturale la facoltà di risolvere unilateralmente il
rapporto di lavoro nei confronti dei lavoratori che
hanno raggiunto la massima anzianità contributiva
(41 anni e 6 mesi per le
donne e 42 anni e 6 mesi
per gli uomini ), che nel 2016 aumenteranno di ulteriori 4 mesi a seguito dell’incremento alla speranza
di vita (Legge Fornero ),
precisando che il limite ordinamentale, per la permanenza in servizio è di 65
anni, può essere solo superato per consentire al lavoratore di perfezionare il diritto alla pensione.
Le predette regole, sono
state cristallizzate dalla su
richiamata Circolare 2/2015 (Madia) con la quale
ha individuato i limiti e le
modalità per l’esercizio del
potere di collocare in pensione d’ufficio i dipendenti
pubblici.
Facciamo degli esempi, entrando nella specificità dei
casi:
Risoluzione Obbligatoria
Le Pubbliche Amministrazioni, devono collocare in
pensione d’ufficio a 65 anni
(raggiungimento del limite
ordinamentale per la permanenza in servizio) il lavoratore che ha a, tale età,
maturato un qualsiasi diritto a pensione. I destinatari di tale innovazione sono quei lavoratori che hanno maturato i requisiti di
accesso al pensionamento
entro il 31 dicembre 2011
(la vecchia quota 96) e coloro che hanno raggiunto la
massima anzianità contributiva con le nuove regole
Fornero (42 anni e 6 mesi).
Diversamente il rapporto di
lavoro prosegue sino all’età
per la vecchiaia, ovvero sino a 66 anni e 3 mesi di
età. Oltre tale data il rapporto, non può più protrarsi ad eccezione del caso in
cui il lavoratore non abbia
maturato i 20 anni di contributi (requisito minimo,
indispensabile per acquisire il diritto alla pensione di
vecchiaia).
In tale circostanza è prevista infatti la possibilità di
permettere il proseguimen-
to dell’impiego fino ai 70
anni (più l’adeguamento
alla stima di vita) se tale
prolungamento consente al
lavoratore di perfezionare i
20 anni di contributi.
Diversamente il trattenimento in parola non può
essere concesso. C’è da
precisare che questi vincoli
non si applicano al personale il cui limite ordinamentale sia fissato a 70 anni (magistrati, professori
universitari, dirigenti dello
stato, procuratori dello stato, etc.)
Risoluzione Facoltativa
L’art. 1, comma 5 del decreto legge 90/2014, consente inoltre alle Amministrazioni di anticipare ulteriormente la risoluzione unilaterale del rapporto di
lavoro rispetto a quanto sopra descritto ma solo se ciò
risponda a specifiche esigenze interne dell’ente pubblico, cioè dire, trattasi di
una risoluzione non obbligatoria bensì facoltativa e
come tale deve essere motivata al destinatario con riferimento alle esigenze organizzative e ai criteri di
scelta adottati.
La risoluzione in tali casi
può essere attivata solo nei
confronti dei lavoratori che
abbiano raggiunto la massima anzianità contributiva
(41 e 6 mesi donne e 42 e 6
mesi uomini) e prima di agire l’amministrazione dovrà dare un preavviso di 6
mesi al lavoratore.
PAGINA 26
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA
LIFE SUCCESSI ANNUNCIATI
Il fotografo Dennis Stock, magnificamente interpretato da Robert
Pattinson, sa di conoscere il proprio mestiere, mentre è frenato
da problemi economici e da una
vita familiare alquanto incerta.
Separato dalla moglie, che lo disprezza perché non trova il tempo di dedicarsi al figlio, si barcamena tra sevizi fotografici sui
set, alla ricerca di una dimensione artistica.
In questo preciso momento della
sua vita si imbatte per caso in
James Dean, non ancora famoso,
ma che sa nel profondo di avere
già trovato la sua strada per il
successo.
Anton Corbijn si cimenta in una
storia intimista che vede come
interpreti nientemeno che il
grande fotografo della Magnum e
il mito James Dean in un momento fulcro della loro vita professionale,
quando
entrambi
sanno di valere, ma non sono
ancora pienamente apprezzati
dagli altri: ciascuno di loro, consapevole della propria abilità,
pensa che farà la fortuna dell’altro.
Durante il viaggio intrapreso per
portare a termine il servizio fotografico commissionato dalla prestigiosa rivista Life - il titolo del
film gioca sul doppio senso del
significato life- vita - andranno
oltre questo iniziale intendimento. Si riconosceranno come entrambi orfani di uno dei due genitori e cominceranno ad aprirsi
l’uno all’altro, trovando ambedue
uno spunto per cambiare.
Corbijn ha vinto la scommessa di
farci entrare nella realtà di quell’epoca di trasformazione come
se fosse contemporanea e insieme di mostrarci le foto in bianco
e nero di Stock (si vede anche la
famosa foto di Marlon Brando
vestito da Napoleone): dal punto
di vista fotografico, nonostante il
film sia girato in digitale, è gratificante poter quasi toccare con
mano la consistenza della pellicola.
L’amore di Corbijn per il suo mestiere di fotografo l’ha senz’altro
favorito nelle scelte tecniche e
registiche, con qualche insistenza forse eccessiva per le scene in
camera oscura, quando Dennis
vi si ritira per sviluppare il suo
servizio.
Il film non vuole essere un biopic
sulla figura di James Dean; lo
segue e lo ritrae nella sua vita
privata e fa conoscere al pubblico lati sconosciuti del grande
attore.
Il pur convincente Dane DeHaan,
che lo impersona, sembra non
essere riuscito perfettamente a
scrollarsi dalle spalle il mito e
appare frenato nella sua interpretazione; si pensi, invece, alla
bravura di Michelle Williams alle
prese coll’intramontabile Marilyn
Monroe che ha rappresentato
con un taglio del tutto personale.
E’ il problema del distacco che,
per esempio, si deve creare
quando si passa da un’opera
scritta ad una girata: il film risulta convincente quando possiede un registro suo, non quando imita. Una pellicola che aiuta
a comprendere due diverse personalità e il nascere di un’amicizia.
Antonella D’Ambrosio
N. 116 — OTTOBRE — 2015
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 27
FESTIVAL CINEMA VINTAGE “IL GUSTO DELLA MEMORIA”
IV edizione Roma, Cinema Trevi - 7 e 8 novembre 2015
Dall'inedito ritrovato di Carlo Ludovico Bragaglia al documentario di Gianni
Amelio sulla scuola italiana, due giorni a ingresso gratuito all'insegna delle
immagini d'archivio, con Pupi Avati presidente di Giuria
Si tiene a Roma il 7 e l'8 novembre 2015 al Cinema Trevi (vicolo del Puttarello, 25) a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti – la quarta edizione del festival di cinema vintage “Il gusto della memoria,”
rassegna di film ispirati alle immagini d'archivio il cui tema di
quest’anno è "La Storia dal Basso". Attraverso le immagini presenti sull'archivio Nos Archives
(che custodisce in full HD 25mila
filmati realizzati tra il 1922 ed il
1984 girati in formato ridotto
8mm, 9,5mm, 16mm, 17,5mm e
Super8) registi, studenti di scuole di cinema, studenti dei licei
raccontano la Storia da un punto
di vista alternativo a quello ufficiale. Il festival, diretto dalla
montatrice e regista Cecilia Pagliarani e dall'artista Manuel
Kleidman, ha ottenuto quest'anno il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per
l'Unesco e avrà come presidente
di giuria il regista Pupi Avati.
Per il secondo anno consecutivo
sarà di scena il contest Junior,
dedicato a agli studenti under
18 delle scuole medie e superiori: tutti sanno ripetere ciò che è
scritto sui libri, ma chi potrebbe
raccontare piccoli episodi della
vita quotidiana di 90 anni
fa? Con una storia anche inventata e con i materiali cinematografici realizzati dal 1922 al 1970, presenti in nosarchives.com e
nell'archivio dell'Istituto Luce.
Sabato 7 novembre sarà proiettato, tra gli altri, il documentario
di Alessandro Piva, Pasta Nera,
che, attraverso rari filmati e fotografie d'archivio, racconta uno
dei migliori esempi di solidarietà
tra Nord e Sud del nostro Paese,
nell'immediato Dopoguerra. Domenica 8 novembre, invece, due proiezioni accompagneranno i film in concorso: un film
inedito ritrovato dai direttori del
festival, firmato da Carlo Ludovico Bragaglia e il documentario
di Gianni Amelio Registro di
classe, che attraverso immagini
d'archivio, montate dalla direttrice del festival Cecilia Pagliarani
racconta la scuola italiana dal
1900 al 1960.
Il contest del festival è articolato
in tre sezioni: Fiction, per cortometraggi della durata massima
di 12 minuti; Documentari, per
opere di reportage o di docufiction della durata massima di 30
minuti e infine la sezione Pubblicità, dedicata a spot
pubblicitari per prodotti attuali o
vintage, della durata massima di
45 secondi. Tutti i lavori contengono almeno il 60% di immagini
d’archivio.
“Il 2015 è l’anno – sottolinea la
direzione artistica - dei grandi
anniversari: il centenario dell'ingresso italiano nella Grande
Guerra, i 70 anni dalla fine della
Seconda Guerra Mondiale, ma
anche i 50 anni dalla prima passeggiata spaziale e i 40 dalla nascita di Microsoft. Che documenti ci faranno rivivere questi eventi? La storia ufficiale ci offrirà
sicuramente bellissimi film e approfondimenti. Ma cosa sappiamo degli uomini in trincea nel
1917? Come si viveva a Roma nel
1945? Chi ricorda i colori delle
divise dei nazisti a passeggio per
le città italiane? E quante limonate sono state consumate ascoltando la radiocronaca della prima passeggiata lunare? La Storia
ora si può raccontare anche grazie alle immagini che i privati
hanno lasciato in custodia a nosarchives.com, foto e filmini amatoriali”.
Il festival, fondato e diretto dalla
montatrice e regista Cecilia Pagliarani e dall’artista Manuel
Kleidman è organizzato dall’Associazione per la salvaguardia
della memoria filmica amatoriale
Come Eravamo, in collaborazione
con l’archivio di cinema amatoriale nosarchives.com. Un evento
unico, ispirato dall’opera di salvaguardia della memoria dell’archivio nosarchives, che possiede, restaura e digitalizza secondo
i più innovati dispositivi dagherrotipi, negativi su vetro, diapositive, Polaroid, filmini familiari e
di viaggi e di fatto costituisce
il primo archivio mondiale di
video ed immagini amatoriali.
Il portale ospita più di 25mila
filmati e un innumerevole repertorio di immagini che hanno fatto la Storia del Ventesimo secolo.
Per maggiori informazioni:
www.ilgustodellamemoria.it
[email protected]
Facebook: www.facebook.com/
IlGustoDellaMemoria
Twitter: https://twitter.com/
gustomemoria
Ufficio stampa:
Carlo Dutto
[email protected]
cell. 348 0646089
Twitter: Carlo Dutto Press
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 116 — OTTOBRE — 2015
IL BILANCIO DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2015
Si è appena conclusa la decima
edizione della Festa del cinema di
Roma, la prima sotto la direzione
di Antonio Monda, ma non si sono ancora del tutto sopite le scintille finali. Se infatti è abbastanza
manifesto l’unanime riscontro positivo sulla qualità dei film (Monda
con una non velata punta di orgoglio faceva notare che anche il
Fatto Quotidiano, di solito poco
clemente verso la Festa, ha parlato di ottimi titoli della selezione),
le critiche questa volta si sono
spostate sul Red Carpet e sulla
mancanza delle star che dieci anni prima attiravano migliaia di persone e che non si sono viste in
questa edizione. “Perché non c’era Cate Blanchett, visto che si è
parlato di una partnership con il
London Film Festival, dove l’attrice protagonista di Truth era presente per l’apertura?” E poi, “ha
senso spendere quattro milioni di
euro (su un budget totale di dieci
della Fondazione Cinema per Roma) per vedere sì dei bei film ma
che non sono prime mondiali e
che non vengono accompagnate
dalle star?” Domande che sono
state poste alla direzione della
Festa durante la conferenza
stampa finale e che ancora continuano ad avere una coda sui social network di chi ha partecipato
e assistito da attore o spettatore
alla appena conclusa manifestazione capitolina. Duplice è stata
la risposta ai quesiti sollevati, una
è arrivata attraverso un punto di
vista quantitativo e l’altra invece
qualitativo.
La prima l’ha fornita il direttore
generale Lucio Argano, che con
compito notarile ha diffuso i numeri della manifestazione che ha
segnato un declino del 20% di
presenze e di incassi rispetto alla
passata edizione scontando però
un giorno in meno di programmazione e la mancanza della sala
Santa Cecilia, che in parole povere significa partire con un handicap di 13.000 posti disponibili in
meno rispetto all’anno scorso. Un
dato che significa tutto e niente e
per cui c’è chi vede il bicchiere
mezzo vuoto e chi naturalmente
lo vede mezzo pieno come Monda
che, facendo i conti totali, ha parlato di una perdita totale di 9.000
spettatori rispetto all’anno prima,
per cui scontando l’handicap iniziale dei 13.000 si tramuta in un
aumento di 4000 spettatori finali.
Ma a noi non interessa entrare
più di tanto nei numeri, anche
perché la matematica in questi
casi è sempre un’opinione, ma
interessa spostarci sul piano qualitativo, dove Monda ha tenuto a
rimarcare le sue scelte, dovute ad
una esclusiva ricerca di merito,
motivo per cui ha dovuto respingere due film con tanto di cast
spettacolare (un divo australiano,
uno americano e una messicana)
che gli veniva offerto nel pacchetto, offerta che ha declinato perché
le opere in questione erano a suo
dire brutte. “Più qualità e meno
passerelle” è stato questo il leitmotiv che il direttore artistico, ha
ripetuto in più di una occasione,
anche se ha tenuto sempre aperta
una porticina per migliorare le
cose che hanno funzionato meno
e che vorrà limare per il suo percorso triennale. Così allo stesso
modo, Monda resta fedele alla
sua linea confermando che nemmeno nei prossimi anni saranno
introdotti premi, né ci saranno
sezioni in concorso ma, sulla
stessa falsariga del New York
Film Festival a cui si ispira chiaramente, la Festa deve restare una
vetrina dove poter assistere alle
proiezioni dei migliori film provenienti da ogni parte del mondo.
Altro motivo di soddisfazione è
infatti stato l’annuncio di aver
proiettato 53 film da ben 24 Paesi
differenti, mentre negli altri anni
non succedeva assolutamente
(elogio della multiculturalità o
stoccatina alla direzione precedente?).
Infine gli incontri, dove è stato
ammesso che qualcosa ancora da
ridefinire c’è, come il mancato
spazio per le domande del pubblico, e dove non è stata esclusa la
possibilità di riproporre in futuro i
duetti Monda-Sesti a cui abbiamo
già assistito negli anni passati. Un
bilancio che tutto sommato sintetizza quello che è stata questa
Festa e che dovrebbe essere
trampolino di lancio per qualche
nuova sperimentazione per il futuro. Futuro in cui il condizionale
sarà sempre d’obbligo, visto che
come tutti hanno sottolineato in
questi anni le sorti della Festa/
Festival sono state conseguenze
più della impazzita politica romana che figlie di un progetto e di
una programmazione a lungo termine.
Bilanci a parte, restano da comunicare i vincitori dei pochi premi
assegnati dalla Festa. Perché, se
è vero che, esclusa la sezione
Alice nella città, il palmares e i
concorsi sono stati aboliti, è rimasto invece il premio del pubblico,
assegnato e comunicato il giorno
dopo, a festival concluso, e che è
andato al film Angry Indian Goddesses del regista indiano Pan
Nalin. Per quanto riguarda invece
Alice nella città, il premio per il
miglior film in concorso va a Four
Kings, opera prima della regista
tedesca Theresa Von Eltz, il premio Taodue Camera d’Oro per la
miglior opera prima va a The Wolfpack di Crystal Moselle, mentre
Mustang della regista turca Deniz
Gamze Erguven ha ricevuto la
Menzione Speciale.
Antonio Napolitano