Studio antropologico di due inumati dall`acropoli di

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Studio antropologico di due inumati dall`acropoli di
STUDIO ANTROPOLOGICO DI DUE INUMATI DALL’ACROPOLI DI POPULONIA
Antropologia sul campo
I reperti in oggetto provengono da due tombe rinvenute sull’acropoli
di Populonia nel corso della campagna 2003: una tomba terragna in cui fu
sepolto un individuo adulto, ed una in struttura litica contenente un infante.
Una meticolosa opera di recupero ha dato la possibilità di fare alcune osservazioni sullo stato dei reperti, utili per ricostruire quelli che furono i gesti
compiuti intorno ai cadaveri al momento del loro seppellimento e i fenomeni
naturali che avvennero durante la permanenza dei due soggetti nelle tombe,
fino al momento della loro scoperta. Innanzi tutto è necessario dire che il
primo soggetto è una femmina adulta di circa 30 anni e l’infante ha una età
di circa 4-5 anni (vedi oltre). Entrambe le tombe sono primarie, dato che le
ossa delle mani dei due scheletri sono in posizione fisiologica.
Il cadavere della donna fu posto in piena terra (Figg. 1-3): lo si deduce
dalla mancanza di movimento delle ossa, soprattutto del cinto pelvico che non
si è aperto non coinvolgendo i femori (le patelle infatti sono rimaste al loro
posto); così dicasi delle altre ossa dell’arto superiore ad eccezione dell’ulna di
destra; questa è più in basso della posizione naturale; il fenomeno può essere
dipeso dallo stato iniziale del torace, che si è dimostrato assai sconvolto al
momento del rinvenimento, ma che durante il seppellimento dell’individuo
doveva essere protetto da qualcosa di rigido (un corpetto di tessuto compatto
o di cuoio?); ciò permise la conservazione di uno spazio vuoto secondario
dove le coste si aprirono prima che la terra, al cedimento successivo della
struttura della veste in quel punto, arrivasse al contatto delle coste. In quel
momento anche l’ulna nell’affondamento assunse la posizione evidenziata.
Ebbe modo di muoversi anche l’omero di sinistra (che mostra la faccia posteriore), probabilmente anche per l’angustia della tomba in quel settore (lo si
deduce dalla posizione delle due clavicole, che si presentano verticalizzate e
dalla posizione delle scapole che mostrano all’osservatore il bordo ascellare) e
per l’inclinazione della parete della fossa. Discorso a parte merita la posizione
della testa: essa fu posta su un piano più alto rispetto al fondo della tomba su
cui insiste il postcraniale, tanto che a cadavere dissolto la faccia con la mandibola si affondò verso le vertebre cervicali. Anche la parte distale dei piedi
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Fig. 1 – Saggio XX, tomba 1,
att. 327.
Fig. 2 – Saggio XX, tomba 1,
rilievo.
Fig. 3 – Saggio XX, tomba 1,
particolare.
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Fig. 4 – Saggio XXII, tomba 2, att. 412.
Fig. 5 – Saggio XXII, tomba 2,
particolare.
cadde su se stessa perché il tipo di calzature (scomparse) aveva determinato
la formazione di uno spazio vuoto che permise questo movimento.
Anche il cadavere del bambino risulta inserito in spazio pieno (Figg. 4-5),
nonostante il tipo di tomba: il torace si è conservato fisiologicamente a posto,
segno di un contatto se non subitaneo, abbastanza precoce con la terra che forse
si infiltrò dalle sconnessioni esistenti tra le lastre orizzontali (ora scomparse per le
arature posteriori: notare a proposito lo stato dell’interno della tomba al momento dello scavo) che formavano la copertura della cista litica. La posizione della
testa, reclinata verso il lato destro, è quella assunta dal cadaverino al momento
della sepoltura. La mano destra giace sotto l’ileo dello stesso lato, mentre l’arto
superiore di sinistra è discosto leggermente dal torace; la posizione aperta degli
arti inferiori è quella fisiologica dei bambini di quell’età al momento del riposo
(il fenomeno dipende dall’immaturità dell’articolazione ileo-femorale).
Analisi paleobiologiche
METODOLOGIA DI STUDIO ANTROPOLOGICO
I caratteri metrici relativi al cranio e al post-craniale sono stati rilevati
secondo il metodo di R. Martin e K. Saller (1956-1959); i valori metrici
assoluti secondo Hug (1940). La determinazione della statura modale (nel
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vivente) è stata eseguita secondo il metodo di Trotter-Gleser (1952-1958) per
il bianco. La determinazione del sesso negli individui adulti è stata operata
sulle ossa del bacino e del cranio secondo il metodo combinato di Novotny
(1975), di Schultz (1930) e le raccomandazioni di Ferembach et al. (1977-79).
L’età modale alla morte nei soggetti giovani è stata diagnosticata osservando
il grado di maturazione dentaria e misurando la lunghezza delle ossa lunghe
(STLOUKAL, HANAKOWA 1978). Per gli individui adulti l’età modale alla morte
è stata determinata tramite l’osservazione della maturazione della faccetta
pubica (UBELAKER 1978), il grado d’usura dentaria (BROTHWELL 1981; MILES
1963), l’osservazione della superficie auricolare dell’ileo (LOVEJOY et alii
1985) e il metodo combinato di Ferembach et alii (1977-79). Per i marcatori
occupazionali e per i caratteri anatomici sono stati consultati rispettivamente
Capasso et alii (1999) e Chiarugi, Bucciante (1978).
T1, saggio XX, att. 327
Individuo di circa 30 anni.
Cranio: praticamente completo, mancano alcune parti del mascellare destro, alcune parti della squama
del temporale dx e sx e della base cranica. Cassa toracica: sterno in frammenti, coste in frammenti,
colonna vertebrale completa. Cinto scapolare: clavicola dx e sx sono complete, le scapole hanno
la parte sottospinata incompleta; gli arti superiori sono completi a eccezione di alcune parti delle
estremità: la mano destra manca del semilunare e delle falangi del quarto e quinto dito; la sinistra
manca soltanto del semilunare e della falangetta del quarto dito. Cinto pelvico: il coxale destro è
privo di parte del pube; il sinistro è completo; il sacro è incompleto nella parte sinistra; gli arti inferiori sono completi a eccezione di alcune parti delle estremità, delle quali sono presenti entrambi
i calcagni e gli astragali, il cuboide destro, il secondo e terzo cuneiforme destro, tutti i metatarsali
destri e la falange del primo dito destro; del sinistro sono presenti tutti i tarsali, il primo metatarsale,
la metà inferiore del secondo metatarsale, quattro falangi e due falangette.
Si tratta di un individuo femminile per le piccole e appuntite mastoidi e per la forma del mento,
nonostante l’andamento della fronte e la notevole glabella tipiche del sesso maschile. Il sesso femminile è pienamente confermato dalle caratteristiche del bacino. La forma del volto è allungata ed
è decisamente prognata. La fronte è larga, il naso è lungo e sottile, le orbite sono piuttosto alte.
L’età è adulta ma piuttosto giovane: dalla osservazione della superficie della faccetta pubica e della
superficie della faccetta auricolare dell’ileo, dal grado di sinostosi delle suture craniche e dal grado
di usura dentaria, si ipotizza un età al momento della morte di circa 30 anni.
T2, saggio XXII, att. 412
Bambino di circa 4-5 anni: età dedotta dall’eruzione dentaria e dalla misura di alcune ossa lunghe:
omero s 130 mm, femore d 168 mm, radio s 96 mm.
Il cranio è dolicocranico (Ind. cranico orizzontale 72,97), di forma pentagonoide in norma superiore e
mostra, in norma laterale, un andamento curvo sulla volta cranica e un andamento piano della regione
obelica con leggera batrocefalia; in norma posteriore il profilo è a casa con lofo. Il lofo inizia dalla metà
della squama del frontale per prolungarsi fino alla parte anteriore dei parietali, dando alla parte superiore
della fronte un aspetto leggermente atipico. Il cranio è piuttosto basso sia rispetto alla lunghezza (Ind.
vertico-longitudinale 65,40) che alla larghezza (Ind. vertico-trasversale 89,63); la fronte è larga (Ind.
fronto-parietale trasverso 71,11), mediamente divergente (Ind. frontale trasverso 88.07), il volto mediamente lungo (Ind. facciale totale 89,68) è prognato (Ind. gnatico 106,31), con orbite alte (Ind. orbitale
88,57 d, 91,18 s) e naso stretto e lungo (Ind. nasale 44,68). La capacità cranica è media (1285 cm3).
Il cinto scapolare ha una clavicola destra di robustezza media (Ind. di robustezza 24,29), presenta
evidenti inserzioni muscolari e mostra una evidente tuberosità costale (notch like defect); la sinistra,
decisamente più lunga della destra, è invece piuttosto gracile (Ind. di robustezza 22,48), con inserzioni
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meno evidenti. Le scapole dx e sx presentano la parte sottospinata incompleta.
L’arto superiore ha omeri gracili (Ind. di robustezza 16,72 d, 17,28 s): euribrachico il destro (Ind.
diafisario 80), platibrachico il sinistro (Ind diafisario 74,36). Gli indici mostrano comunque una
maggiore robustezza del sinistro rispetto al destro, il quale è comunque più lungo. Le inserzioni
muscolari sono poco evidenti; la parete della fossa olecranica si presenta molto sottile, indice di una
usura dovuta a un movimento prolungato di flessione dell’ulna sull’omero. Il radio è bilateralmente
gracile (Ind di robustezza 15,57 d, 15 s) con lievi inserzioni muscolari.
Le ulne sono entrambe di robustezza media (Ind. di robustezza 13,96 d, 14,62 s) e euroleniche (Ind.
olenico 97,37 d, 90 s); la sinistra presenta leggeri processi osteofitici sulla sommità dell’olecrano e
entrambe mostrano erosioni sulla superficie articolare delle epifisi distali.
Il cinto pelvico ha un indice cotilo-sciatico decisamente femminile (121 s, 138 d).
Gli arti inferiori presentano femori di robustezza media (Ind. di robustezza 12,73 d, 12,30 s), ambedue con pilastro nullo (Ind. pilastrico 94, 74 d, 94,55 s) e platimerici (Ind. merico 75,81 d, 84,75
s); da rilevare sulla faccia anteriore del collo di ambedue le ossa due impronte con erosione ossea,
il destro mostra un lieve terzo trocantere, il femore sinistro mostra il terzo trocantere e la faccetta
di Poiret. Si osservano inoltre tracce di artrosi sulla articolazione rotulea, specialmente sul femore
sinistro. Sembrerebbe quindi che l’individuo abbia tenuto abitualmente una posizione asimmetrica
delle gambe, con la sinistra probabilmente più flessa della destra. Le tibie sono ambedue mediamente robuste (Ind. di robustezza 19,58 d, 19,68 s) e euricnemiche (Ind. cnemico 70,97 d, 73,33 s);
presentano le faccette laterali tipiche della posizione accoccolata sulla faccia anteriore dell’epifisi
distale della tibia. Sono presenti leggere tracce di periostite sulla faccia anteriore della diafisi. Le
fibule mostrano scanalature mediamente evidenti. Da rilevare l’esostosi all’inserzione del tendine di
Achille, lo sperone calcaneare e il tubercolo peroneale. La statura media, di circa 168 cm, risulta tra
le stature considerate alte per il periodo in esame.
Paleopatologie inerenti l’individuo adulto femminile (T1)
L’osservazione sia della mandibola che dei mascellari della donna rinvenuta nella Tomba 1 ha evidenziato una serie di patologie a livello dentario: il
secondo incisivo superiore di destra presenta un’inclinazione anomala (definibile come malocclusione) dall’interno verso l’esterno con slargamento della
cavità alveolare; l’osso alveolare inferiore di destra evidenzia una retrazione
per gravi processi infiammatori (detta parodontosi) e si notano inoltre formazioni di orletti ossei sia a livello dei molari mandibolari che a livello dei molari
mascellari, quale risposta ad infiammazioni croniche dovute alla presenza di
tartaro. A causa probabilmente di queste gravi patologie, l’occlusione dentaria
costringeva la donna a masticazione più impegnata nel lato destro, con conseguente artrosi all’articolazione temporo-mandibolare di quel lato e maggiore
impegno del muscolo massetere, nonché all’angolo mandibolare all’inserzione
del muscolo pterigoideo interno sulla faccia linguale della mandibola.
L’osservazione dei marcatori di stress ergonomici ha evidenziato come
questo individuo, nonostante mostri arti superiori nel complesso piuttosto gracili e con inserzioni muscolari poco evidenti, presenti netti indizi di movimenti
ampi e ripetuti dell’arto superiore destro. Gli arti inferiori sono più modellati
e mostrano evidenti inserzioni muscolari, tracce di artrosi e altri caratteri che
indicano un’attività sottosforzo, con una posizione abituale a gambe flesse e
asimmetriche, posizione più accentuata a sinistra che a destra (uso del telaio
spinto con le gambe?), oltre a evidenti segni di deambulazione prolungata.
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Analisi paleonutrizionale
Gli elementi indagati sono stati: Ca, Sr e Zn. Il primo, parte integrante
della matrice ossea, ha come funzione principale quella di veicolare gli altri
due elementi per eliminare eventuali fenomeni diagenetici; il secondo delinea
una dieta vegetale e/o cerealicola, ma è anche un valido marcatore per una
assunzione di prodotti ittici (in particolare molluschi e pesci di piccola taglia).
Lo Zn delinea prevalentemente una alimentazione ricca di carni, in particolare rosse, di latte e derivati. I risultati relativi all’individuo sepolto nella T1,
l’unico studiato, sono riportati nella tabella e nei grafici seguenti.
T1
Ca mg/g
287
Sr ppm
312
Zn ppm
114
Sr/Ca
1.08
Zn/Ca
0.39
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La mancanza di ossa di animali erbivori non ha permesso di effettuare
la così detta “correzione col sito”; pertanto la discussione dei dati relativi
all’elemento Sr verte solo sul valore assoluto che, insieme a quello del suo
rapporto con il Ca, risultano decisamente elevati; se ne evidenzierebbe
una forte assunzione di cibi di origine vegetale e di carboidrati, oltre che
di prodotti ittici. I valori dello Zn/Ca risultano invece inferiori al valore
standard (0,67) a testimonianza di uno scarso apporto di proteine di origine
animale.
Analisi al 14C
La datazione effettuata dal Ce.Da.D. dell’Università degli Studi di
Lecce, mediante la tecnica della spettrometria di massa ad alta risoluzione,
ha restituito una data calibrata compresa tra il 1210 e il 1310 A.D., con una
probabilità dell’85,9% che sia quella reale.
LEONIA BURDASSI, GIULIANA PAGNI,
FRANCESCO MALLEGNI, FULVIO BARTOLI
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