Stefano Rusconi:un pivot per amico

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Stefano Rusconi:un pivot per amico
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Steffano Rusconi:un pivot per amico
d u e parole
con...
Nel ventre del Palalido, abbiamo scambiato due chiacchiere con
Stefano Rusconi, cestista della gloriosa Olimpia Adecco Milano
e primo giocatore italiano a misurarsi nella NBA.
C
HE
EH,
PA L L E
QUESTI
ALLENAMENTI
S T E FA N O ? !
«Oh insomma ... Ma non diciamolo
a coach Crespi! Scherzi a parte, gli
allenamenti sono fondamentali, perché è in quei momenti che si
cementa il gruppo e che si creano i
presupposti per vincere le partite».
Hai ragione. Parliamo della
squadra: fa piangere!
Stefano si mette a ridere… «Beh, i
risultati non sono esaltanti, ma la
squadra è nuova e occorre del
tempo per conoscersi bene e amalgamarsi. Questa stagione, consideriamola di transizione. Comunque
sono fiducioso e penso che finiremo
la stagione in crescendo».
Toglimi una curiosità: come ti sei
avvicinato al basket?
«Premetto una cosa: fin da piccolo
mi è sempre piaciuto questo sport e
ho iniziato a muovere i primi passi
attraverso il minibasket. A 14 anni, ho
iniziato a fare tutta la trafila delle
squadre giovanili di Varese, fino ad
arrivare in prima squadra. Ho esordito in serie A giovanissimo, a circa 17
anni. Lì mio idolo e modello è stato
Dino Meneghin».
Già, Dino Meneghin... Arrivò a
Milano alla tua età (30) e vinse
tutto.
«Ricordo tutto! Ho seguito la sua carriera e devo dire che è stata grande.
Quello che ha fatto a Milano,
insieme a fuoriclasse come D'Antoni,
McAdoo e Premier, non ha paragoni !
Spero di riuscire a fare anche solo la
metà».
Speriamo. Come ti trovi a Milano?
«Well...C'è un po’ di caos, ma è normale visto che siamo in una grande
metropoli. Inoltre è una città che
offre molte opportunità di svago».
Scusa, ma quello chi è?
«Ah, è Flavio “Lupo” Portaluppi... il
capitano! È invidioso dei miei capelli biondi ossigenati... Lui, poverino
non ne ha!».
Dimmi una cosa: l’esperienza nel
magico mondo della Nba con i
Phoenix Suns come è stata?
«Mmm Bella. È un altro mondo,
rispetto al nostro».
Come mai ci sei stato poco?
«A essere sincero non volevo stare a
guardare gli altri giocare... Avevo un
minutaggio molto basso e ho fatto
altre scelte professionali. Sono tornato a Treviso e poi ho fatto un’esperienza in Spagna al Tau Vitoria.
Adesso sono qui, a Milano e spero di
fare qualcosa di buono.
Ma sono sicuro che rifarei l’esperienza americana, perché si impara
molto a tutti i livelli: umano, sociale,
sportivo, culturale».
Che differenza c’è tra un cestista
americano e uno europeo?
«Soprattutto atletica, perché devi
essere sempre al 100% della forma
fisica e la sola tecnica non
basta per ben figurare.
Inoltre mentalmente gli
americani sono più aperti e
vincenti, mentre gli europei si abbattono subito di fronte alle prime difficoltà. Non a caso, gli europei che
hanno giocato e che giocano con
successo nella Nba, sono stati
Drazen Petrovic, Arvydas Sabonis e
Toni Kukoc, atleti più vicini al modello del cestista americano».
La nazionale italiana, guidata da
Boscia Tanjevic, lo scorso giugno
ha vinto i campionati europei. Ma
tu non c'eri. Come lo spieghi?
«Mah, non avevo voglia di partecipare... No, dai scherzo! La verità è
un’altra: coach Tanjevic, mi fece
capire chiaramente che avrei dovuto fare il cambio degli altri pivot e
sinceramente ho preferito rinunciare
e recuperare per bene da un infortunio alla caviglia».
Ok ragazzo “Nuvola” ti è grata
per la tua simpatia e disponibilità e…
«Ah, “Nuvola”. Vabbè, a Milano piove
sempre quindi il nome è azzeccato!».
Spiritosone… Vuoi dare un saluto
agli appassionati sandonatesi?
«Ma certo! Ciao ragazzi, mi raccomando fate i bravi e venite a trovarmi... No, non a casa mia! Vi aspetto
al Forum di Assago, per le nostre partite casalinghe o al Palalido di Milano
dove mi alleno tutti i giorni, dalle 7
alle 9,30. Eh, lo so: che palle ‘sti
allenamenti!».
S t ef an o, mi e r o s co r da t o di
chiedertelo: sei altissimo e
grossissimo, come fai con i
vestiti?
«Sono anche bellissimo non solo
alto e grosso, eh! In effetti, con i capi
di abbigliamento è un problema:
devo sempre ordinarli su misura
dopo un’infinità di prove! Persino il
mio letto è fatto su misura: 2, 20 cm!
Essere così alti, solitamente non è
bello, ma io son contento così!
Difficilmente qualcuno mi provoca…».
CRISTIANO MEZZI