Scuola di Tan Barogan (Niger) 2006

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Scuola di Tan Barogan (Niger) 2006
Scuola di Tan Barogan (Niger) 2006-2012
UNA SILENZIOSA TESTIMONIANZA CRISTIANA IN TERRA MUSSULMANA
“ E’ GIUNTO IL MOMENTO DI STIMOLARCI GLI UNI GLI ALTRI NELLE OPERE DI BENE
NEL CAMMINO DI DIO” (Giovanni Paolo II, Marocco 1985)
Quando nel 2006 è stata costruita la scuola a Tan Barogan, uno dei primi bambini a frequentarla è
stato Mouhammadoune: aveva 9 anni e veniva isolato da tutti perché soffriva di disturbi mentali (“è
matto” mi dicevano)…il suo destino era di finire legato ad un albero. Ma il padre, Hammatan,
quando gli avevo detto che lo avrei iscritto a scuola era stato colpito e contento mentre gli altri
uomini mi dicevano di non iscriverlo. Ogni mattina prima di entrare a scuola andavo nella sua
capanna di fango e paglia, gli lavavo le mani e il naso in una bacinella di acqua terrosa e poi
camminavamo mano nella mano tra le capre e gli asini fino ad arrivare in classe. Il primo anno è
stata una lotta quotidiana, perché Mouhammadoune non era abituato a stare con gli altri (che lo
deridevano) e dovevo abbracciarlo forte per calmarlo ed impedirgli di picchiare.
Sono passati 6 anni e Mouhammadoune è ancora a scuola perché il maestro che mi ha succeduto,
Ghoumour, ha accettato la sfida di accoglierlo in classe (unico caso in tutto il Niger)…..ora ha 16
anni, non arriverà mai a raggiungere gli obiettivi formativi, ma ha imparato a stare insieme agli altri
con dignità: la scuola gli ha permesso di essere riconosciuto come essere umano degno di
amore come tutti gli altri.
Non solo: la presenza di Mouhammadoune (ultimo fra gli ultimi) aiuta a dare un senso, un
orientamento alla scuola…quando l’ho visto a Natale ho sentito come una grazia il suo essere li in
mezzo a noi…ci aiuta a comprendere cosa significhi che “La collocazione prioritaria dei poveri sia
prima di tutto una scelta di fede e che non abbia solo una valenza morale”(benedetto XVI,
Conferenza di Aparecida). Per raggiungere Mouhammadoune è stata necessaria una condivisione di
vita nella povertà di mezzi (una vita radicalmente più sobria) che ha poi permesso di costruire una
fiducia reciproca che è rimasta nel tempo, nonostante che io non possa più vivere con loro. E’ sulla
fiducia che è stato possibile continuare a sostenere la scuola nonostante la mancanza di mezzi
tecnici (es.: non possiamo comunicare via internet, solo per cellulare quando la ricezione è buona).
Il maestro gestisce i soldi per acquistare il cibo, libri, uniformi, paglia per la classe-capanna e
annota su un foglio le spese. GRAZIE A CHI IN QUESTI ANNI HA CREDUTO IN QUESTA
SCUOLA!!
Febbraio 2012
Cecilia Peduzzi