Rapporto di ricerca Salerno
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Rapporto di ricerca Salerno
QUADERNI DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO Rapporto di ricerca a cura del L.I.S.I.L. Vietri sul Mare 2001 Indice PREFAZIONE ............................................................................................7 PREMESSA .............................................................................................9 INTRODUZIONE ......................................................................................10 ALCUNI INDICATORI SUI CONSUMI CULTURALI E DEL TEMPO LIBERO IN ITALIA........................................................17 LE EVIDENZE.......................................................................................23 UNA PROVINCIA IN MOVIMENTO .............................................................23 UN TESSUTO DI ECCELLENZE E DI OPPORTUNITÀ .....................................24 LO SPAZIO AMBIENTALE DELLA CULTURA ......................................28 CULTURE POLITICHE ............................................................................30 La “politica del fare”................................................................................30 Verso un sistema della rappresentanza del sistema culturale? .............38 CULTURE ECONOMICHE ED IMPRENDITORIALI ..........................................41 CULTURE ED OPERATORI CULTURALI ......................................................51 Lo spazio autoreferente .........................................................................54 GLI ATTORI CULTURALI ......................................................................61 PERCORSI VERSO L’IMPRENDITORIALITÀ .................................................64 UNA PROGETTUALITÀ DIFFUSA ..............................................................67 TRA LOCALISMO E RETI LUNGHE ............................................................70 RETI INTERMEDIE PER PRODURRE COOPERAZIONE E FIDUCIA ....................76 DAL VERTICALE ALL’ORIZZONTALE ..........................................................81 I TERRITORI DELLE CULTURE...........................................................88 LE IDENTITÀ SPACCATE ........................................................................88 DAL PASSATO MITICO AI PROGETTI PER IL FUTURO ...................................91 LABORATORI DELLA CREATIVITÀ .............................................................95 PARCHI TERRITORIALI DELLE EMOZIONI .................................................103 NUOVI TERRITORI PER NUOVI ABITANTI: L’INTRATTENIMENTO NOTTURNO ........108 IL MEDITERRANEAN SEA PARK, METAFORA DELLE NUOVE OPPORTUNITÀ? ...........127 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale IL PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO.......131 Prefazione La provincia di Salerno, una delle più estese d’Italia, si presenta, nella realtà nazionale, come un’area di sviluppo turistico e imprenditoriale che una lunga tradizione culturale – l’’influsso greco, latino, arabo, normanno, spagnolo e francese – ha contribuito a consolidare attraverso i secoli. Segnali di vivacità e impegno culturale ce ne sono sempre stati; più difficile risulta quantificarne il riscontro sul territorio. La naturale posizione strategica di questa città fra due coste di rinomata bellezza paesaggistica e la sua posizione sul mare l’hanno resa sempre aperta a nuove tendenze culturali e innovative: Salerno vanta un alto tasso d’intellettualità e una categoria di professionisti di alto livello; ma le risorse umane, ancora oggi, non riescono a cogliere tutte le opportunità che la nuova economia sembra determinare con l’ingresso, nel mondo dell’informazione, di sempre più nuovi mezzi di comunicazione che se da una parte rendono edotti in breve tempo sui circuiti informativi, dall’altra presentano in maniera elusiva il coordinamento delle varie forze culturali e operative che possono determinare un processo di affermazione sul territorio e contribuire allo sviluppo socioeconomico. La Fondazione Antonio Genovesi Salerno, con il suo L.I.S.I.L. (Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale), realizzato grazie al contributo finanziario del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, ha ritenuto importante occuparsi delle attività culturali sul vasto territorio provinciale cercando di individuare punti di forza e debolezza; queste ultime sono emerse, in maniera vistosa, soprattutto nelle interviste. La ricognizione territoriale emersa coglie caratteristiche CENTRO STUDI SUL FALSO – MUSEO DEL FALSO ................................132 CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI ...................134 MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI PAESTUM ................................137 MUSEO DELLA PLASTICA ..................................................................139 PARCO LETTERARIO DI BRACIGLIANO .................................................141 PRO LOCO DI TEGGIANO ..................................................................144 BARONISSI JAZZ ..............................................................................146 CASA BABYLON THEATRE .................................................................147 EUFONIA ........................................................................................150 FESTIVAL DI MUSICA ANTICA .............................................................151 GIFFONI FILM FESTIVAL ...................................................................152 ISTITUZIONE DEI CONCERTI DI RAVELLO .............................................157 LINEA D’OMBRA SALERNOFILMFESTIVAL ............................................159 MEDFEST .......................................................................................161 TEATRO VERDI ................................................................................163 LA CITTÀ DEI GIOVANI .......................................................................165 PER ESEMPIO: INIZIATIVE E PROGETTI DI ALTRI CONTESTI ..........167 LIBRA - INCUBATORE ALLE IMPRESE DEL COMUNE DI BOLOGNA ................167 IL GRANDE COCOMERO LINK PROJECT - RICCIONE ......................................................169 - BOLOGNA ..................................................................170 CONCLUSIONI: GLI SCENARI E I TEMPI DELLA CULTURA...............173 POSTFAZIONE: NOTE PROGETTUALI ............................................177 IL CONTESTO LOCALE ........................................................................177 I TEMI DELLA RICERCA-AZIONE ............................................................178 LA RICERCA AZIONE E LA SUA ARTICOLAZIONE .......................................181 GLI ASSI DELLA RICERCA - AZIONE .......................................................183 APPENDICE .........................................................................................185 6 7 organizzative e comportamentali dei soggetti impegnati in manifestazioni ed eventi e mette in risalto, nel tessuto economicoculturale, gli orditi mancanti. Un ringraziamento va al prof. Ubaldo Scassellati Sforzolini, responsabile del L.I.S.I.L., al dott. Gianmario Folini, responsabile del presente lavoro, e ai dottori Giorgia Iovane e Alfonso Masullo, ricercatori del L.I.S.I.L. Premessa Il presente rapporto dà conto di quanto è emerso nella ricerca-azione dedicata al sistema delle attività culturali e artistiche della provincia di Salerno. Le pagine che seguono offrono pertanto un’analisi qualitativa, costruita attraverso sia interviste mirate condotte in profondità a circa 70 testimoni privilegiati sia alcuni focus group. La ricerca ha avuto come obiettivo quello di compiere una ricognizione settoriale e territoriale che consentisse di cogliere i temi principali e le modalità seguite dalle organizzazioni impegnate nella produzione di eventi, manifestazioni e spettacoli e di evidenziare le potenzialità di tali iniziative in rapporto allo sviluppo della cultura, alle ricadute economiche e alla valorizzazione delle risorse socioculturali del territorio. Il Presidente Vittorio Paravia In tutti gli intervistati, la ricerca-azione ha rilevato un atteggiamento critico più che autocritico e una insoddisfazione diffusa: si è ritenuto, pertanto, opportuno riportare nel testo le argomentazioni degli intervistati, evidenziando il punto di vista di esperienza che essi rappresentavano. I testi delle interviste non sono stati rivisti dagli autori e questo ha consigliato un loro utilizzo in forma anonima. Tuttavia si è scelto di citare esplicitamente la fonte, quando risultava indispensabile per la adeguata comprensione del contesto. 8 9 Introduzione L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Introduzione Quello della cultura, della comunicazione, dell’entertainment e del turismo è - in alcuni paesi del nord del mondo già lo è distintamente - il principale settore dell’economia del terzo millennio. Nella net society una quota crescente di scambi economici sarà riferibile alla commercializzazione di una vasta gamma di esperienze culturali: viaggi e turismo globale, parchi e città a tema, centri specializzati per il divertimento e il benessere, moda e ristorazione, sport professionistico, gioco d’azzardo, musica, cinema, televisione, oltre che il mondo virtuale del cyberspazio e dell’intrattenimento elettronico di ogni genere, stanno diventando rapidamente il nucleo di un nuovo capitalismo fondato sull’accesso ad esperienze culturali. Così si esprime Jeremy Rifkin nel suo ultimo saggio L’era dell’accesso, la rivoluzione della new economy: “Il capitalismo culturale sarà contraddistinto dalla mercificazione del divertimento e avrà come suo principale business la commercializzazione di risorse culturali”. Di fronte al dispiegarsi di nuovi paradigmi economici ed organizzativi, è sempre più difficile definire univocamente che cosa si possa e si debba intendere per industria culturale. La definizione di industria culturale, che viene oggi generalmente usata a scopo operativo, tende a privilegiare l’aspetto produttivo, a scapito di un’accezione più articolata del concetto. Tant’è che i sentieri della nuova economia sono principalmente costituiti da legami, relazioni, network, connessioni. Nella net society i beni si riferiscono a risorse cognitive, creative, ideative, necessarie a produrre sia beni economici di tipo immateriale - come software e applicazioni in ambienti digitali - che socialità e legami di comunità. Alcuni teorici della new economy sostengono, nelle loro estremizzazioni ed accelerazioni, la totale inadeguatezza della rappresentazione fordista nella creazione di prodotti e servizi culturali. Questo non significa che nel prossimo futuro assisteremo all’estinzione dei grandi gruppi transnazionali, dei prodotti culturali di massa, delle regole della standardizzazione e della serializzazione dei servizi. Anzi, se assumiamo la fusione tra America On Line, il più grande provider al 10 mondo con 40 milioni di abbonati e Warner Bros - CNN, una delle major cinematografiche e proprietaria di canali televisivi via cavo, nella net society la grande dimensione continuerà ad essere la principale strategia di gruppi economici e finanziari per la definizione di nuovi prodotti, di nuovi utenti, di nuovi contenuti. Tuttavia, a fianco di queste conglomerate dell’entertainment, prendono forma catene produttive e del valore composte da migliaia di laboratori artigianali, micro imprese, professionisti, forme diffuse di prosumerismo, imprese sociali che rispondono ad un domanda culturale sempre più personalizzata, “tribale”, esclusiva, qualificata, sofisticata. La connessione tra nuove tecnologie e industria culturale sta portando alla creazione di prodotti, aziende, professioni e modalità di presenza sul mercato del tutto nuove: grandi e micro aziende sono contemporaneamente presenti in più settori, cooperano con altre aziende - in forma di imprese reticolari, virtuali, integrate - per la realizzazione di prodotti, per la messa in comune di canali distributivi, per lo sviluppo di politiche di marketing e di allargamento dei mercati, per l’esplorazione di nuovi segmenti di consumatori. D’altra parte, vi è pure difficoltà a definire che cos’è oggi l’industria culturale e di quali settori si componga, dal momento che pare del tutto esaurita la principale categoria fondativa che individuava il principale spazio di mercato occupato da queste aziende: il tempo libero. Ha ancora senso la nozione di tempo libero, affermatosi nella società industriale come categoria opposta e residuale al tempo di lavoro? Oppure la situazione evolve verso una dimensione di vita composta da tanti micro-segmenti di attività non più separabili meccanicamente e funzionalmente? Alcuni studiosi prefigurano una società del tempo libero in cui a prevalere nella vita delle persone saranno principalmente gli aspetti collegati al consumo, alla libera fruizione di tempo e di spazio, e individuano nella figura del turista, cioè dell’homo turisticus, la naturale evoluzione dell’homo oeconomicus. In Francia il dibattito sulla fine del lavoro e sulla nuova società del tempo libero ha provocato un intenso dibattito intellettuale che ha visto il formarsi di due schieramenti. Da una parte André Gorz con affascinanti scenari che ipotizzano una società evoluta, con maggiori livelli di democrazia parte11 Introduzione L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale cipativa, più aperta al cambiamento ed all’innovazione; dall’altra Daniel Mothé che, contestando l’apologia del tempo libero, afferma che esso è sottoposto ad un processo di degrado verso il consumo, trasformandosi di fatto in un ulteriore fattore d’ineguaglianza. Quale che sia l’assetto della società e del lavoro nel terzo millennio, quel che sembra acquisito è l’importanza assunta dalla cultura: • nella sua determinazione economica, produttiva ed imprenditoriale; • nella determinazione più direttamente propria e cioè riferita alla condizione esistenziale, relazionale, simbolica ed antropologica che fa dell’uomo la forma più evoluta di organismo vivente e di animale sociale. Accanto ai macro - processi che rimandano all’impatto delle tecnologie della comunicazione, alla globalizzazione dei mercati, alla a/spazialità dei processi comunicativi e relazionali, si manifesta una sensibile riconsiderazione di tematiche riferite all’identità territoriale, alla coesione sociale, allo sviluppo locale, alla qualità della vita e delle relazioni umane. A molti potrebbe apparire un paradosso, ma le comunità che negli ultimi cento anni hanno opposto le maggiori resistenze al processo di civilizzazione industriale, contrapponendosi all’atomizzazione del soggetto e all’avanzare di una società standardizzata, si trovano oggi in una posizione privilegiata: modelli e stili di vita possono essere valorizzati in termini di economia della cultura e di produzione di contenuti per la nascente net industry. In questa prospettiva, le risorse locali di tipo culturale diventano un’opportunità strategica e un invidiabile asset per tutte quelle realtà territoriali che sono rimaste ai margini del processo di civilizzazione industriale. L’altra modernità del Sud Italia consiste nelle sue preesistenze di ordine culturale, antropologico, paesaggistico ed ambientale e nel valore che oggi assumono quei comportamenti, valori e attitudini percepiti nel precedente modello industriale, come tare storiche o come intralci al processo di modernizzazione. Le pratiche che definiscono diversi aspetti della cultura meridionale - la pratica del dono, l’attaccamento al luogo, la festa, l’ozio – sono un patrimonio di risorse culturali che nel nuovo assetto socioeconomico dovrebbe12 ro liberare iniziative imprenditoriali, occupazione qualificata ed un generale innalzamento della qualità della vita e del benessere economico degli abitanti. Al generale processo di trasformazione delle società, dell’economia, delle forme organizzative e dei contenuti produttivi, si accompagna una progressiva riduzione del tempo destinato al lavoro e l’aumento del reddito disponibile per attività del tempo libero. A partire dagli anni ’70, si registra un aumento di reddito destinato, da parte delle famiglie e degli individui, ai consumi culturali e in attività del tempo libero ed un sostanziale incremento della spesa pubblica per i servizi culturali concentrata in particolare nel tessuto delle città intermedie e nelle capitali delle aree, dove è sviluppata la maglia della piccola e media impresa e dei Distretti Industriali. In particolare, le politiche culturali hanno veicolato i profondi cambiamenti economici, politici e sociali ed hanno informato il processo di modernizzazione della società italiana. Femminismo, ambientalismo, movimenti per il riconoscimento dei diritti, protagonismo giovanile sono alcuni dei processi profondi che hanno attraversato la società italiana ed europea modernizzandola ed hanno rivoluzionato categorie e arcaiche distinzioni che agivano sulla differenziazione tra cultura colta e cultura popolare. Da ragionamenti squisitamente sociali e politici che volevano favorire l’accesso e la democrazia alla cultura, tipici degli anni ’70, le politiche culturali hanno assunto, nel corso degli anni ’80, argomentazioni più di natura economica e di marketing del territorio. La cultura e le politiche culturali hanno così assunto valenze strumentali nei processi di diversificazione economica delle aree urbane soprattutto laddove si erano manifestati con intensità i processi di deindustrializzazione e di declino del terziario tradizionale di tipo commerciale. Significativi progetti culturali hanno attraversato l’Europa ed hanno avuto come palcoscenico l’Inghilterra, l’Olanda, la Germania e la Francia, qualificandosi generalmente come progetti di rigenerazione urbana in realtà a declino industriale. L’utilizzo delle politiche culturali nella competizione tra aree urbane e destinate a favorire lo sviluppo turistico, attrarre investimenti e personale qualificato, elevare la qualità del sistema scolastico e formativo, etc. ormai appaiono oggi riduttive rispetto alle potenzialità di sviluppo attivabili attraverso la cultura. 13 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Negli anni ’90 è apparsa una nuova sensibilità ai temi della cultura e delle politiche culturali collegata alla nozione di cultural planning, ovvero alle connessioni che si possono e si vengono a stabilire tra cultura e sviluppo locale e urbano. “Il cultural planning può aiutare le amministrazioni locali ad individuare le risorse culturali delle quali le città dispongono e a pensare strategicamente al loro utilizzo in diversi settori come la pianificazione territoriale, il design dello spazio urbano, lo sviluppo industriale, il commercio, il turismo, il marketing urbano, lo sviluppo della vita associativa, l’istruzione e la formazione professionale”1. Il cultural planning, superando le tradizionali divisioni per settori, aree di competenza e corporazioni professionali, muove da un approccio di tipo olistico alla conoscenza ed alla valorizzazione delle risorse culturali. In questo senso vengono superate buona parte delle esperienze degli anni ’80 incentrate sul marketing territoriale e sul valore economico della cultura a vantaggio di un atteggiamento molto più attento ai bisogni del territorio e alle istanze di uno sviluppo sociale ed economico compatibile con le risorse locali. In questo spazio teorico e metodologico si colloca la ricerca-azione “Parco iniziative, progetti e risorse del sistema culturale della provincia di Salerno”, intesa come studio preliminare alla definizione di strategie di sviluppo locale centrate sulla cultura. Franco Bianchini, Politica culturale e rigenerazione urbana, in Il manuale delle professioni culturali, UTET, Torino, 1999. 1 14 PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO ALCUNI INDICATORI SUI CONSUMI CULTURALI E DEL TEMPO LIBERO IN ITALIA Pur essendo l’Italia una nazione che dispone di rilevanti risorse sia in relazione alla bellezza, la varietà e la complessità dei paesaggi naturali ed antropici che per il rilevante patrimonio storico, artistico ed architettonico di cui dispone, solo recentemente è iniziata una riflessione seria ed attenta ai legami che si vengono a stabilire tra cultura e consumi, cultura e divertimento, cultura ed economia, cultura e turismo. La crescita dei consumi culturali inizia a manifestarsi compiutamente dai primi anni ’80, quando si ri-scoprono caratteri nazionali per decenni offuscati dal mito della triste laboriosità industriale: creatività, ingegnosità, intellettualità, gusto estetico, piacere della festa, seduzione del ballo, fascinazione del corpo, libertà delle emozioni. È un vulcanico edonismo che a volte sconfina nella superficie liscia dell’apparire, ma che indica il passaggio verso una società ed un individuo liberato dal peso storico della ricostruzione post bellica, dalla miseria materiale e dalla povertà culturale. Nel corso degli anni ’90 i consumi culturali hanno continuato a registrare segnali di crescita qualificandosi ulteriormente soprattutto negli aspetti di fruizione colta. Alcune indicazioni sulla quantità e la qualità dei consumi culturali in Italia sono forniti dalla SIAE e raccolti nel volume “Lo spettacolo in Italia 1998”. Si tratta di statistiche relative agli incassi di teatri, cinema, competizioni sportive, mostre e fiere e gli introiti che derivano da manifestazioni in piazza, circhi, parchi divertimento e altre forme di svago a basso costo come videogiochi, biliardi, bowling, spettacoli viaggianti. Sulla base delle elaborazioni effettuate, la spesa per lo spettacolo e lo sport è aumentata nel 1998 del 9,5% rispetto all’anno precedente. Questo dato è parte dell’aggregato rappresentato dal “consumo finale delle famiglie”, contenuto nella Relazione generale sulla situazione economica del Paese 1998, pari a 1.224.882 miliardi. In particolare la spesa destinata, nello stesso anno, alla ricreazione e cultura è stata di 120.885 miliardi. 17 Alcuni indicatori sui consumi culturali e del tempo libero in Italia L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale I DATI SIAE DEL 1998 di Mauro Masi, Commissario Straordinario SIAE Cinema, teatro, musica Il 1998 s’è confermato positivo per il cinema con oltre 1.141 miliardi di spesa del pubblico (+18,7% sul ‘97), un incremento dei biglietti venduti del 15,3% e un aumento del prezzo medio del biglietto non molto superiore all’inflazione. I locali in cui si sono proiettati film sono aumentati del 9,4% rispetto al ‘97, passando da 4.206 a 4.603. Su 4.837 pellicole in circolazione, quelle nazionali sono state 1.020 (nel ‘97 erano state 1.050); 83 i film di produzione italiana rispetto ai 75 del ‘97. Le percentuali di biglietti venduti per ripartizione geografica risultano piuttosto stabili negli ultimi anni. Non emergono sostanziali differenze giacché l’Italia settentrionale acquista nel 1998 il 51,9% dei biglietti (contro il 52,4% del 1997), l’Italia centrale il 25,9% (contro il 26,5%), l’Italia meridionale il 13,8% (contro il 13,0%) ed infine l’Italia insulare l’8,4% (contro l’8,1%). Per quanto concerne infine le maggiori città d’Italia, la spesa per abitante è pari a 62.432 lire a Milano, 46.226 a Roma, 44.933 a Torino, 35.367 a Genova, 29.712 a Napoli ed infine 29.125 a Palermo. Il teatro di prosa, la rivista, e la commedia musicale registrano un aumento del 12,7% nella spesa del pubblico, che passa dai 273 miliardi del ‘97 ai 308 del ‘98, sono cresciute altresì le rappresentazioni (+4,1%), i biglietti venduti (+5,9%), ed anche il loro prezzo medio (+6,4%). La variazione dei biglietti venduti rispetto al ‘97 è stata del +5,2% al Nord, del +3,8% al Centro, del +12,1% al Sud e del +6,9% nelle Isole. La spesa per abitante nelle maggiori città d’Italia è pari a 30.310 lire a Milano, 17.215 a Roma, 16.287 a Napoli, 16.068 a Genova, 11.433 a Torino ed infine 6.432 a Palermo. Cresce delI’1,9% la spesa del pubblico per i concerti di musica classica che passa da 78,2 a 79,7 miliardi. Le rappresentazioni aumentano dell’1% (17.746 nel ‘97 e 17.927 nel ‘98). Pressoché stabile il prezzo del biglietto (+0,4%). La lirica e il balletto registrano un aumento della spesa del pubblico del +4,2% (da 146,6 a 152,8 miliardi) e delle rappresentazioni che sono state 5.931 rispetto alle 5.836 del ‘97. Il prezzo del biglietto aumenta dell’1 %. La variazione in percentuale sul ‘97 della vendita dei biglietti relativa ai concerti di musica classica, lirica e balletti è stata al Nord +4,4%, al Centro -2,2%, al Sud +0,3%, nelle Isole +3,0%. Per quanto concerne infine le maggiori città d’Italia la spesa per abitante è pari a 30.248 lire a Milano, 15.834 a Torino, 11.786 a Genova, 9.284 a Roma, 6.868 a Napoli ed infine 5.385 a Palermo. I concerti e gli spettacoli di musica leggera segnano un sensibile calo: i biglietti venduti diminuiscono da 7.592.450 a 6.804.815, con un decremento del 10,4% e conseguente diminuzione della spesa del pubblico (-10,7%, da 182,6 a 163,1 miliardi). Quasi invariato il prezzo del biglietto, -0,3%. 18 In particolare al Nord il numero dei biglietti venduti e diminuito del 14,7%, stabile al Centro (+1,9%), cala al Sud (-3,9%) e nelle Isole (-22,4%). La spesa per abitante è pari a 12.432 lire a Milano, 8.259 a Napoli, 6.515 a Torino, 6.291 a Roma, 3.338 a Palermo ed infine 3.274 a Genova. Ballo e trattenimenti vari Dopo tre anni di tendenza negativa, torna a crescere il settore del balla in cui si registra il +5,5% di spesa del pubblico che passa, per i soli biglietti d’ingresso, escluse quindi le consumazioni, da 849 miliardi del ‘97 a 895,9 miliardi del ‘98. In crescita le attività di divertimento a basso costo in pubblici esercizi: i videogiochi segnano un aumento del 22,4%, i biliardi del 9,6%, il bowling del 9,5%. Le mostre e le fiere registrano il +6,7%, così come le forme di spettacolo e di animazione nei villaggi turistici con un +13,8%. La spesa del pubblico nei luna park aumenta del 2,6%. Sport La spesa nel 1998 per assistere alle manifestazioni sportive è aumentata del 4,8%, dai 731,3 miliardi del ‘97 ai 766,7 del ‘98. L’aumento riguarda i maggiori incassi per gli incontri di calcio disputati da squadre di serie A e B e per le partite internazionali (+7,3%, da 433,2 a 464,8 miliardi); il tennis (+22,3%, da 7,9 a 9,6 miliardi); la pallacanestro (+11,2%, da 48,8 a 54,3 miliardi); il baseball (+231,0%, da 470 milioni a 1,08 miliardi). In calo l’affluenza del pubblico per le corse dei cavalli (-13,8%, da 14,2 a 12,2 miliardi), il rugby (-30% da 2,6 a 1,8 miliardi) e il ciclismo (-34,9%, da 1,3 miliardi a 877 milioni). Televisione Gli abbonamenti televisivi per uso privato alla televisione (escluse, quindi, le utenze speciali dei pubblici esercizi, circoli e associazioni) sono scesi da 15.962.819 del 1997 a 15.798.237 del 1998, con 164.582 utenze in meno pari ad un decremento di circa l’1%. È la seconda volta che si registra in Italia una diminuzione in valore assoluto e percentuale dall’inizio dell’attività della televisione pubblica. A questo calo si contrappone l’aumento delle utenze speciali, quelle relative agli apparecchi funzionanti all’esterno della cerchia familiare, che nel ‘98 ammontano a 113.733, equivalenti al 4,2% in più rispetto alle 109.145 dell’anno precedente. L’aumento del costo unitario del canone di abbonamento per uso privato ha consentito un incremento del relativo gettito passato dai 2.541,8 miliardi del ‘97 ai 2.596,7 miliardi del ‘ 98, con una crescita del 2,2%. In linea di massima si conferma la precedente distribuzione degli abbonamenti televisivi: a fronte di una media nazionale di 79,15 famiglie abbonate alla televisione, si registrano valori superiori al Nord (84,53) e al Centro (82,56) ed inferiori al Sud (70,53) e nelle Isole (66,95). 19 Alcuni indicatori sui consumi culturali e del tempo libero in Italia L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale L’analisi a dettaglio fornita dalla SIAE sulla spesa per abitante per Regione (Figura 1), fotografa una situazione che vede le regioni del Sud in fondo alla graduatoria, con un investimento in spettacoli pari a circa la metà rispetto alle regioni del Nord. In Campania la spesa annua media per abitante è compresa tra le 70 e le 100.000 lire, simile a quella registrata in Puglia, Molise e Sicilia e lievemente superiore alla Basilicata e alla Calabria. L’andamento della spesa per tipo di spettacoli nel periodo 1978 – 1998 (Figura 2) permette di tracciare il quadro evolutivo degli orientamenti, dei gusti e degli stili di spesa del pubblico italiano. Dei cinque settori considerati dalla SIAE – attività teatrali e musicali, sport, abbonamenti radio-TV, cinema, intrattenimenti – quello con le più significative performance di crescita è il settore dell’intrattenimento, 20 con un incremento complessivo nel periodo considerato superiore al 100%. Nel contesto generale intrattenimento e abbonamenti radiotelevisivi sono i due settori portanti dell’industria culturale italiana. Anche il cinema, grazie alle nuove tecnologie ed alla progettazione di spazi visivi adeguati alle nuove modalità di fruizione, conosce negli ultimi anni ’90 una ripresa di pubblico e di incassi dopo il lungo periodo di costante e significativo declino degli anni ‘80. Sport e attività teatrali non dimostrano una particolare reattività e presentano andamenti piuttosto costanti nel tempo. Secondo una rilevazione realizzata nel corso del 1996 dalla Fondazione Censis su un campione di famiglie italiane, la propensione più elevata di incremento dei consumi si registra nella sfera del tempo libero. La propensione dei consumi connessi alla fruizio21 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale ne del tempo libero – viaggi e vacanze, ma anche fruizione dei luoghi e delle strutture di intrattenimento – testimonia la nuova centralità di queste tipologie di consumi. Il settore dell’intrattenimento (entertainment) è quello che manifesta le maggiori prospettive di espansione nell’immediato futuro. L’Italia, pur essendo la nazione con il maggiore patrimonio di risorse turistiche del mondo, è povera di servizi e di offerte acquistabili e fruibili dai visitatori. Nelle località turistiche, soprattutto localizzate nelle regioni meridionali, l’offerta di intrattenimento è costituita principalmente dalla passeggiata sul lungomare. Poco sviluppate sono tutte le tipologie di offerta come musei, parchi tematici, discoteche, spazi emozionali, rassegne, etc. Attraverso una batteria di indicatori di origine economica, produttiva, culturale e sociale oltre che riguardanti i flussi turistici e la consistenza delle strutture di intrattenimento, il Censis ha tracciato un quadro provinciale delle opportunità di sviluppo dell’industria dell’intrattenimento. La ricerca ha permesso di individuare le potenzialità di sviluppo dei sistemi turistici e dell’intrattenimento. Dei cinque gruppi tipologici individuati, di particolare interesse è il gruppo “Le province dell’offerta di beni ambientali”, dove risulta collocata la provincia di Salerno. La caratteristica principale di tale gruppo è quella di disporre di elevate risorse di beni naturalistici ma limitata appare l’offerta di strutture per l’intrattenimento, così come la struttura commerciale e quella della ristorazione, mentre adeguata agli attuali flussi turistici risulta la dotazione ricettiva. In questa ricerca si evidenziano quindi elevate potenzialità per lo sviluppo di un’offerta integrata destinata alla domanda turistica, che abbia come fulcro le risorse ambientali ed il settore dell’intrattenimento. LE EVIDENZE UNA PROVINCIA IN MOVIMENTO Configurata come una vera e propria provincia cerniera, punto di snodo tra il Centro e il Sud Italia, grazie alle importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie, la provincia di Salerno ha caratteristiche tali da poter essere rappresentata come un’area vasta e complessa. Lo è certamente dal punto di vista della sua dimensione geografica, della consistenza demografica, del frazionamento amministrativo, del paesaggio naturale ed antropico che la caratterizza, della molteplicità orografica e geologica che la struttura, della storia civile, economica e produttiva che vi si è svolta, e infine, per l’articolazione e per le specificità dei sottosistemi territoriali che attualmente la compongono. L’economia provinciale ha subito nel corso degli ultimi vent’anni sostanziali trasformazioni: forte discesa del valore e del ruolo dell’agricoltura, crisi delle attività industriali, sostenuta crescita delle attività terziarie e di servizio. La diminuzione del peso e del valore prodotto dal settore industriale ed il coincidente aumento della quota di attività terziarie, ha proiettato la provincia di Salerno nel contesto delle aree colpite da processi di deindustrializzazione e dai contemporanei problemi di ridefinizione dell’identità economica, produttiva, territoriale ed urbana. Nell’ambito delle rilevanti trasformazioni da un assetto agricolo/industriale ad uno terziario/post industriale, la provincia di Salerno è connotata da un vitalismo molecolare che interessa: • • 22 23 il tessuto economico ed imprenditoriale, dove è in atto un rilevante processo di ricambio a base generazionale, dalla nascita di nuove realtà imprenditoriali anche in settori del tutto inediti rispetto alla storia economica del territorio, al consolidarsi di aree sistema di tipo distrettuale, alla delocalizzazione di unità produttive e commerciali da parte di imprese del Nord Italia; la composizione sociale, che muta in senso professionale, formativo, abitativo, relazionale, lavorativo, sulla base di una diffusione della cultura del lavoro autonomo e del fare impresa; Le evidenze L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • • • • • • la vocazione a fare coalizioni per competere che innervano il territorio di progettualità e di una nuova cultura della cooperazione; la riscoperta dell’urbanità, cioè del vivere in uno spazio che non è solo agglomerazione di funzioni, ma luogo dove si rappresenta la società come insieme di soggetti, interessi, domande, bisogni. Un processo di rigenerazione urbana concentrato nella città capoluogo, che fa da modello di riferimento per altre realtà cittadine della provincia. il consolidarsi di alcuni sottosistemi territoriali, organizzati intorno a specializzazioni economiche e produttive che intessono rapporti con altre aree sistema e mercati maturi; un processo di fibrillazione territoriale alimentato da ipotesi di smembramento e di ri-configurazione dell’attuale sistema amministrativo con la richiesta dei comuni più periferici di accorpamento ad altre province e regioni; una domanda di cultura sempre più articolata e sofisticata che comprende usi alternativi e moderni del tempo libero, investimenti in percorsi formativi, estetica del territorio non come limitata espressione architettonico-urbanistica ma come principio qualitativo per organizzare servizi e per passare dall’alloggiare all’abitare; la formazione di nuovi segmenti di classe dirigente provenienti da nuovi settori tra cui quello della cultura che chiede un sistema di regole certe e di servizi efficienti. • svolgendo anche un ruolo di stimolo e di sviluppo ad una serie di attività e di iniziative culturali che si muovono in altri campi e che tendono ad elevare i loro standard di qualità e di contenuto; il festival del documentario cinematografico prodotto nei paesi del bacino Mediterraneo, il MedFest di Ascea, che si svolge presso le strutture della Fondazione Alario e che dedica una specifica attenzione ai temi socioculturali e all’organizzazione socioantropologica dei vari paesi aderenti, costituendo un luogo di incontro e di scambio tra giovani registi, assolvendo di fatto un ruolo di stimolo all’interculturalità. Accanto a queste iniziative, che si segnalano per la qualità del prodotto culturale, non va dimenticato che la città di Salerno ed alcuni centri di riferimento dei diversi territori sub provinciali possiedono dei teatri in cui operano compagnie teatrali locali e filodrammatiche. Inoltre, nei comuni vocati turisticamente, l’offerta di iniziative culturali non è più ristretta alla sola promozione-organizzazione di sagre, ma si estende anche a serate di intrattenimento ed a iniziative con maggiori caratteri culturali. Una seconda forma di consumo culturale è costituita dagli interventi maggiormente qualificati e finalizzati allo sviluppo socioculturale del territorio. Si segnalano le iniziative del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dei Parchi Regionali della Campania, del Parco Letterario su Basile di Bracigliano. UN TESSUTO DI ECCELLENZE E DI OPPORTUNITÀ In provincia di Salerno si sono da tempo affermate diverse iniziative di eccellenza nel campo dello spettacolo, del cinema, della musica: • le manifestazioni musicali di Ravello che, ormai da una decina d’anni, costituiscono un rilevante appuntamento nel panorama degli spettacoli di musica concertistica italiani ed europei; • il festival del cinema per ragazzi di Giffoni, diventato il festival internazionale di cinema più importante in Italia dopo quello di Venezia; • il festival cinematografico Linea d’Ombra di Salerno, per le pellicole di elevato contenuto e forma artistica. Questa manifestazione sta 24 In terzo luogo, non va dimenticato che la provincia di Salerno possiede un patrimonio di siti preistorici che nelle grotte di Bulgheria, intorno a Camerota, e in quelle dei Monti Alburni, testimoniano presenze umane sin dall’epoca dell’Homo Erectus. Inoltre si ricorda che il Sele è stato fino all’epoca della conquista romana il confine tra il mondo etrusco e mondo greco, che Paestum ed Elea hanno rappresentato due modi diversi di contribuire all’acculturazione delle native popolazioni lucane; che i Longobardi hanno dato al territorio la struttura amministrativa che il periodo feudale non ha alterato; che l’Abbazia di Cava dei Tirreni è stata un centro di cultura e di 25 Le evidenze L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale organizzazione economica benedettina territorialmente più estesa di quella di Cassino; che Amalfi è stata una delle quattro Repubbliche marinare; che sono possibili itinerari religiosi con santuari veneratissimi in tutto il Mezzogiorno d’Italia e luoghi di fondazione di ordini religiosi durante il periodo della Controriforma né va dimenticata la diffusa presenza di artigianato artistico dove la ceramica di Vietri Cava dei Tirreni ha un peso nazionale. Nel complesso, quindi, siamo in presenza di un rilevante e vasto patrimonio storico-artistico-culturale che oggi è soltanto parzialmente valorizzato. Infine, occorre sottolineare che a Salerno, nel campo dello spettacolo e della comunicazione, sono state tentate diverse iniziative di formazione e di ricerca: • il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno si è impegnato nella diffusione della cultura della multimedialità a livello di insegnamento; • il Parco Scientifico e Tecnologico delle aree interne della Campania con sede a Salerno sostenuto dalle Facoltà tecnico-scientifiche, ha proposto un certo numero di iniziative nel campo della ricerca multimediale-immagine, ipertesti, realtà virtuale. In conclusione, negli ultimi dieci anni, in linea con tendenze più generali della società italiana ed europea, sul territorio salernitano sono nate decine di nuove manifestazioni: da quelle più specificatamente riferite alla ri-scoperta o all’invenzione di specialità e caratteristiche socioculturali, a vetrine nazionali ed internazionali della produzione artistica in particolare in campo cinematografico e musicale. Salerno, nella prospettiva di uno sviluppo socioeconomico articolato anche su settori economici afferenti alla cultura, può contare su: • un’evidente specializzazione in alcuni dei settori dell’economia della cultura e più segnatamente nei settori dei beni culturali e dello spettacolo (entertainment); • la connessione auto-rinforzante tra eventi culturali e turismo; • la presenza dell’Università di Salerno con specializzazioni dirette nei settori della comunicazione, della semiotica, dell’informatica e dell’antropologia con un bacino di studenti che comprende tutto il Sud Italia; • una nuova cultura politica ed amministrativa sensibile ai temi della qualità della vita e dei servizi del territorio; • la rete internazionale del Centro Universitario dei Beni Culturali di Ravello; • il supporto funzionale svolto dalla Fondazione Bancaria della Cassa di Risparmio di Salerno (Ca.Ri.Sal.) e dal suo istituto di ricerca Sichelgaita; • il fenomeno della “movida” nella città di Salerno, ovvero la presenza di circa 250 attività legate al mondo della ristorazione, della notte, delle tendenze giovanili, del divertimento nate negli ultimi anni a seguito di un progetto di rigenerazione urbana che ha interessato il centro storico della città capoluogo; • il supporto finanziario di diversi imprenditori locali verso iniziative a carattere culturale; • reti internazionali di rappresentanza e di cooperazione tra circuiti culturali nei settori del cinema e dell’audiovisivo. Il territorio provinciale è dotato di risorse, sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. Si tratta di risorse che se messe in rete in una logica sistemica e di integrazione possono costituire un ulteriore volano di crescita economica ed imprenditoriale, manifestando ricadute sia dal punto di vista occupazionale - opportunità di lavoro e di occasioni imprenditoriali in settori ed in attività collegati all’entertainment, all’edutainment, all’infotainment, al divertimento, al turismo ed al tempo libero - che di qualità complessiva del sistema territoriale. 26 27 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • LO SPAZIO AMBIENTALE DELLA CULTURA Il filo conduttore che delinea il “Parco iniziative, progetti e risorse del sistema culturale della provincia di Salerno” è il risultato di una ricerca di tipo qualitativo sugli aspetti inter-organizzativi, di network sociale, di interazione tra le principali imprese ed organizzazioni che agiscono in termini di produzione e distribuzione di spettacoli ed eventi e gli attori territoriali che definiscono obiettivi, risorse, priorità, strategie di sviluppo per il territorio. In un panorama di iniziative e di soggetti così articolato e complesso, e di una realtà socioeconomica in graduale ma radicale trasformazione, non è tuttavia facile scorgere percorsi che possano condurre alla nascita di un vero e proprio settore economico fondato sulla cultura o, più limitatamente, al potenziamento delle iniziative culturali già presenti ed alla contemporanea nascita di nuove realtà imprenditoriali in altri segmenti culturali che amplino lo spettro e la gamma delle opportunità culturali a livello territoriale. Questa valutazione è il risultato di una lettura comparata di tutte le testimonianze raccolte, in forma di interviste, nel corso della ricercaazione. I settanta attori coinvolti hanno espresso una valutazione riflessiva sullo stato della cultura in provincia di Salerno e sulle prospettive che possono portare ad una crescente valorizzazione dei settori culturali che già operano sul territorio provinciale. Molto critico d’altra parte è il giudizio sull’ambiente dove queste realtà si trovano ad operare e del contesto sociale, economico e culturale che le circonda. Si scorge l’immagine di un sistema sotto traccia, attraversato da rilevanti problemi che si possono sinteticamente e schematicamente racchiudere nel denso interrogativo che tormenta tutti sia gli operatori pubblici che privati del mondo culturale salernitano: • evolvere verso una visione contestuale che proietti le decine di iniziative culturali nello spazio di un futuro sempre più segnato da collaborazioni, innesti, contaminazioni e innovazioni; 28 privilegiare all’opposto comportamenti, assetti organizzativi e stili di lavoro che rafforzino le identità distintive di ciascuna manifestazione. Un quesito che rimanda simultaneamente sia alla crescita ed alla qualificazione dei singoli eventi che alla formalizzazione di una complessa maglia relazionale e di opportunità in grado di accompagnare l’esplorazione di vie di collaborazione del tutto nuove ed inedite per il territorio, per le realtà culturali stesse e più in generale per le politiche di sviluppo del territorio. Un interrogativo avvertito da un numero significativo di realtà che riconoscono i limiti del proprio assetto organizzativo, istituzionale e funzionale: poco adatto a favorire quelle configurazioni economiche ed imprenditoriali che sono sempre più alla base dell’organizzazione anche in campo culturale. In questa prospettiva, gli attori, i sottosistemi e gli elementi di forza del sistema territoriale salernitano costituiscono significativamente delle pre-condizioni necessarie, ma di per sé insufficienti a generare un sistema orientato allo sviluppo di un’economia della cultura. Le prospettive di crescita di attività immateriali legate alla conoscenza, alla cultura ed al turismo, in un contesto competitivo tra aree, sono prioritariamente il risultato di una lettura condivisa di obiettivi e strategie tra i principali sottosistemi chiamati a determinare non solo le politiche culturali ed economiche a livello locale, ma gli scenari ed i percorsi di futuro delle comunità. La necessità di condividere obiettivi e scenari di riferimento incontra una situazione più agìta sulla frammentarietà delle iniziative e la dispersione di risorse. L’intera classe dirigente locale mostra ancora una sostanziale difficoltà a comprendere il potenziale economico, sociale ed imprenditoriale che può scaturire dalla cultura. Nella ricerca svolta si è ritenuto viceversa di non procedere con un’analisi intra-organizzativa, per gruppi interni di operatori culturali, per una serie di valutazioni riferite: • alla debole struttura istituzionale e giuridica di buona parte delle realtà culturali operanti sul territorio; • all’osservazione dell’ambiente in cui queste realtà sono immer29 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • • se, che appare contraddistinto da una conflittualità più che da logiche di competizione/cooperazione; dalla mancanza di strutture di rappresentanza territoriale degli operatori culturali; dall’assenza di strutture di coordinamento delle politiche culturali a livello provinciale. Analizzando il contesto ambientale, ed in particolare i rapporti che si vengono a stabilire tra cultura e rappresentanza politica, tra cultura e sistema economico imprenditoriale, tra cultura e sistema formativo ed infine tra cultura ed identità, è stato comunque possibile individuare un primo scenario operativo di opportunità e risorse per una maggiore e più significativa integrazione della cultura nel contesto locale. CULTURE POLITICHE da evidenti e vigorosi processi di rinascita civile ed economica che hanno permesso di rigenerare gli stereotipi di un Sud afflitto da problemi strutturali e soffocato da organizzazioni malavitose. I risultati non si sono fatti attendere: aumento del numero di turisti che visitano le città, disponibilità dei principali mercati finanziari a veicolare risorse per il finanziamento di opere, interesse di grandi gruppi industriali a localizzare unità produttive e di servizio, sviluppo di forme di federalismo produttivo con i sistemi di piccola e media impresa del Nord. Si sono manifestati in tutto il Sud Italia segnali di rottura con una tradizione storica, politica ed economica spesso segnata dalla negazione di elementari diritti di cittadinanza e dal ricorso a pratiche diffuse di illegalità che controbilanciavano l’assenza di una qualsiasi forma di presidio e di governance del territorio. Oggi la frontiera per le aree più mature del Sud Italia si sposta altrove, nella possibilità, come afferma Franco Cassano ne Il Pensiero Meridiano, di “restituire al Sud l’antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere la lunga sequenza in cui esso è stato pensato da altri….. Ci si è modernizzati rendendo tutto vendibile e rendendo sistematico l’osceno, prostituendo il territorio e l’ambiente, i luoghi pubblici e le istituzioni……. Un pensiero del sud, un sud che pensa il sud, vuol dire guadagnare il massimo di autonomia da questa gigantesca mutazione, fissare criteri di giudizio altri rispetto a quelli che oggi tengono il campo, pensare un’altra classe dirigente, un’altra grammatica della povertà e della ricchezza, pensare la dignità di un’altra forma di vita. Significa non pensare più al sud o i sud come periferia sperduta e anonima dell’impero, luoghi dove ancora non è successo niente e dove si replica tardi e male ciò che celebra le sue prime altrove”. La “politica del fare” La riforma del sistema elettorale e la contemporanea emersione di un nuovo ceto politico, principalmente organizzato intorno al movimento dei sindaci, ha certamente marcato in termini di discontinuità anche il rapporto tra cultura e azione politica. Oggi, se vi è una rinnovata attenzione e sensibilità ai temi della qualità della vita nelle aree urbane, della compatibilità ambientale di opere e di infrastrutture pubbliche, ai problemi del disagio e dell’esclusione sociale, è anche perché la nuova classe politica ha innovato i metodi di governo del consenso, intercettando nuove domande sociali e nuovi bisogni, e trasformato la cultura amministrativa degli enti locali. Il processo si è concentrato soprattutto in quelle aree urbane e metropolitane dove con maggiore intensità e significatività si manifestavano problemi legati alla convivenza civile e al degrado delle relazioni sociali. In questo contesto città ed aree metropolitane del Sud Italia, come Palermo, Napoli, Salerno, Catania, Matera sono state interessate 30 In questo mutato scenario anche la provincia di Salerno – nella città capoluogo così come in diversi comuni densamente popolati - è stata oggetto e soggetto di una radicale trasformazione. Dopo decenni di sostanziale immobilismo, sono diventati operativi progetti, come quello di recupero e di riuso del centro storico della città di 31 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Salerno, ed ha preso avvio la progettazione di uno sviluppo socioeconomico compatibile con le risorse locali all’interno del percorso previsto dai Patti Territoriali. Si fa riferimento a una cultura del progetto, della programmazione e degli interventi volti alla qualificazione dell’abitare; si sono ri-scoperte potenzialità e vocazioni territoriali; si è manifestato diffusamente un protagonismo sociale che ha animato decine di associazioni, di gruppi informali, di organizzazioni operanti nei settori più diversi. La città di Salerno, dopo l’era Menna che aveva garantito stabilità e una continuità di sviluppo al capoluogo seppure contraddittoria in alcune sue manifestazioni, ha vissuto una lunga fase di giunte instabili. In questo periodo storico, il ceto politico e la classe dirigente si dimostrano disinteressati al governo del processo evolutivo della città preferendo una conflittualità tutta interna per la gestione del potere. La giunta del sindaco De Luca, insediatasi nel 1993, ha ereditato la situazione di un territorio scarso di infrastrutture, di identità e di funzioni e su questi aspetti la giunta comunale ha optato per il ri-disegno urbanistico della città facendo proprio il progetto preventivamente elaborato dall’architetto catalano Oriol Bohigas di un’urbanistica del possibile. “Si comincia a fare: la fase più visibile di questo fare è stato un imponente piano di demolizioni di ruderi fatiscenti che hanno risanato il territorio cittadino al fine di liberare aree e renderle disponibili a nuove realizzazioni e per ridare al cittadino il senso di vivere una città bella e da difendere. Ciò ha previsto una serie di interventi su alcuni aspetti, che hanno fatto anche sorridere: i marciapiedi e quindi la viabilità, la pubblica illuminazione che significa anche sicurezza, elementi di arredo urbano. Una grande operazione di risanamento, che nel centro storico non è stata fine a se stessa, ma accompagnata anche da un recupero del grande ruolo di aggregazione sociale da sempre detenuto dalla zona”. Contemporaneo al recupero del centro storico si sviluppa il grande fenomeno della Salerno degli anni ’90: la Movida, cioè la nascita di 32 duecentocinquanta attività dedicate al divertimento, al tempo libero, all’aggregazione giovanile. Il centro storico, dopo una lunga fase di abbandono e di degrado, torna ad essere il luogo sociale e culturale della città. Inoltre il recupero di alcuni contenitori culturali, come il Teatro Verdi, chiuso per quindici anni, e il cinema teatro Augusteo, hanno restituito alla città una programmazione in campo lirico e teatrale. La fase successiva che si profila è quella di realizzare alcune grandi opere infrastrutturali, destinate a creare la Salerno del 2005-2010: - la metropolitana leggera che collegherà il centro con lo stadio Arechi, quindi con la zona periferica della città. I lavori sono già in corso e saranno conclusi entro il 2002; - la strada lungo-Irno, che dalla valle dell’Irno permetterà un collegamento immediato con la foce del fiume; - la costruzione della Cittadella Giudiziaria, che consentirà di risolvere gravi problemi della giustizia a Salerno; - la stazione marittima, che servirà ad intercettare il flusso di movimento turistico connesso alle navi da crociera, ma anche a tutto lo sviluppo delle vie del mare, con Salerno posizionata al centro, a mo’ di luogo di cerniera, tra la costiera amalfitana e la costiera cilentana; - il palazzetto dello sport, che si ergerà tra lo stadio Arechi e l’ospedale di Torre Angellara - i lavori avranno inizio nel mese di dicembre - per dare a Salerno una struttura polifunzionale”. L’idea sottesa alla politica dell’amministrazione comunale è che la città, per diventare nuovamente un centro d’attrazione, per sviluppare una sua funzione culturale, ha bisogno innanzi tutto di contenitori e di strutture finalizzate. Salerno si è ri-progettata nella dimensione del recupero urbano e nel predisporre contenitori ed infrastrutture destinate ad ospitare attività, eventi, manifestazioni culturali nella e per la città. Un approccio alla costruzione di identità urbane e di ricentraggio di funzioni strategiche per il contesto territoriale, su cui si sono riversate rifles33 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale sioni ed interrogativi. In particolare, l’attenzione degli operatori culturali si concentra sulle relazioni che si stabiliscono tra qualificazione culturale ed interventi infrastrutturali. Carmine Spirito, Presidente dello Studio Asnova e animatore dell’Associazione Lineare A, osserva: Come da alcune soluzioni urbanistiche si sia generata una trasformazione sociale e come dal recupero di spazi degradati si sia creata aggregazione sociale soprattutto tra i giovani è un tema su cui è aperta la riflessione locale: “La capacità dello spazio, di questi spazi recuperati di creare aggregazione andrebbe studiata, perché questo è uno dei temi che gli architetti trattano di più. Spesso il sogno di ogni architetto è quello di creare una Piazza che sia anche luogo di incontro sfruttato, come il Foro Romano e francamente non è che ci riusciamo spesso”. “Non so quanta consapevolezza di attuare un processo di rigenerazione urbana ci fosse negli interventi urbanistici, che hanno significato soprattutto aggiustare marciapiedi, perché di questo si è trattato. Tutto è partito dal marciapiede di santa Lucia (di fronte al Comune, cuore della Movida n.d.r.), da sempre luogo del passeggio salernitano, almeno dall’inizio del secolo, e che 10 anni fa era completamente abbandonato. La ristrutturazione di un marciapiede, che vuol dire anche migliorare l’illuminazione, creare delle aiuole, ha innescato un processo di aggregazione e di insediamento di attività economiche, ma non credo che ci fosse una consapevolezza iniziale. C’era un bisogno molto sentito di riportare la città a livelli dignitosi, e su progetti di questo tipo aveva lavorato la precedente amministrazione, progetti che quella attuale ha realizzato. Una delle prime iniziative che si fecero per cambiare certe funzioni urbane fu la chiusura di corso Vittorio Emanuele al traffico, in occasione di un Festival dell’Unità. La strada sembrava indispensabile per il traffico salernitano e sembrava che quei 20 o trenta parcheggi fossero ineliminabili. Si trattò di una iniziativa “pesante”. Dopo un paio di giorni ci si rese conto che chiudere la strada non avrebbe creato grandi problemi. Sulla base di questa esperienza si fece la pedonalizzazione del Corso, con una grande guerra dei commercianti all’inizio. Dopo qualche anno, durante la ristrutturazione di Via dei Principati, dei cui negozianti temevo la reazione, furono proprio loro a chiedermi dei marciapiedi grandi e comodi che permettessero e facilitassero il passeggio, anche a scapito del parcheggio. Forse non c’è stata una consapevolezza immediata o preventiva, non c’è stata una progettualità, però è servito molto l’esempio. Fare delle cose, che è stata una novità introdotta da questa amministrazione, ha determinato subito una presa di coscienza. Penso che da questo punto di vista questo tipo di resistenze siano passate e che siano proprio questi privati a spingere adesso”. Vi è quindi un riconoscimento unanime sulla capacità dell’attuale amministrazione di intervenire sui problemi della città. Gli operatori culturali chiedono che la logica del recupero funzionale degli spazi si integri con azioni mirate ed incisive, tese a dare identità alla città dal punto di vista della sua offerta culturale. Al piano di recupero urbano deve collegarsi una strategia tesa a promuovere iniziative in campo culturale di grande livello e prestigio che offrano l’opportunità di posizionare la città all’interno di circuiti dell’eccellenza artistica ed a stimolare forme di attrattività territoriale legate al turismo culturale. “Non prendo l’aereo per venire a vedere il centro storico di Salerno, ma se si riesce a confezionare un pacchetto con la visita al museo provinciale, quella a Palazzo Genovesi, alcune manifestazioni di rilievo, queste cose possono costituire un richiamo turistico nazionale e internazionale. Fare un evento di per sé non lascia traccia se non è collegato ad una continuità di attività culturali: a Napoli se ne fanno tanti di eventi che non lasciano traccia, se non inseriti in un contesto organizzato, come avviene in altre città”. Domande che spingono la riflessione a considerare il rapporto virtuoso tra cultura e identità urbana, tra industria culturale e processi sociali, tra imprese culturali e contesto produttivo, tra dimensione economica della cultura ed occupazione. Negli ultimi anni a Salerno, e nel complesso della realtà provinciale, si colgono segnali di una forte riconsiderazione del valore sociale delle realtà culturali e dell’aiuto che esse possono fornire nel definire le attitudini di un 34 35 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale altrettanto chiaro che ci vorrebbe una mediazione tra competenze e politica. Che competenze va a spendere il medico patologo o ortopedico sulla cultura del teatro dello spettacolo di un consorzio dell’agro nocerino-sarnese?”. determinato territorio. È l’inizio di un percorso che richiederà diverso tempo perché all’incrocio tra cultura e territorio si situa la classe politica. “Questo è il problema, perché se anche questo rapporto si desse come immediato, se ne riconoscessero le potenzialità e le ricadute sul piano occupazionale, esso farebbe comunque i conti con una classe politica, a mio giudizio non formata sul piano culturale, né consapevole del valore culturale di un’iniziativa. Noi facciamo i conti con una classe politica che sta altrove rispetto a questo intreccio. L’assenza di una politica culturale fa sì che l’attività culturale si riduca poi di fatto o ad un’attività di puro intrattenimento o di pura esibizione spettacolare. Non avendo degli interlocutori con cui andare a discutere sulle possibili ricadute e non potendole determinare, si corre il rischio di mantenere sospeso un evento. Per cui quando proponi un progetto imprenditoriale in campo culturale, non vedi seduti intorno al tavolo l’assessore alla cultura, l’assessore alla pianificazione industriale, l’assessore alle politiche sociali, etc, ma vedi l’assessore alla cultura che si limita a dimostrarsi entusiasta, ma è completamente inutile. Siamo alla preistoria”. I tempi, i modi e gli interessi della politica sono attualmente poco rispondenti e coincidenti con le domande poste in essere dagli attori del sistema culturale salernitano. Si chiede un interesse vero e concreto verso l’organizzazione, la produzione di eventi e la messa a sistema di politiche per la cultura a fronte di uno stile politico orientato “all’esibizionismo, alla dimostrazione del proprio impegno in senso spettacolistico”. Nell’agenda dei problemi si afferma come punto qualificante e prescrittivo la nominazione e la declinazione territoriale del termine cultura: “Innanzitutto bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa si intende con il termine cultura. Molto spesso manca questo passaggio decisivo, su cui non trovano accordo né i cosiddetti intellettuali, tanto meno la classe politica che non ha né competenze né conoscenze per affrontare adeguatamente un discorso del genere”. Il rapporto tra politica e cultura assume, secondo un buon numero di intervistati, caratterizzazioni problematiche: ritardi nell’elaborazione teorica e strategica, difficoltà a comprendere le connessioni logiche, funzionali ed economiche della cultura nel contesto dello sviluppo locale. Emergono inoltre osservazioni sulla qualità del personale politico e sulla sua capacità di trattare le domande culturali: “… un amministratore non deve essere una persona colta ma una persona efficiente che, anche se non competente sul piano culturale, deve aver voglia di informarsi per valutare le proposte e operare delle scelte che vadano al di là della logica dell’appartenenza. Si capisce quindi perché a Salerno la cultura non decolla”; “Fino a quando avremo assessore alla cultura il medico, il notaio o il commerciante e come assessore all’urbanistica il professore di scuola media o di liceo non faremo grossi passi. Io non sono per i tecnici: è chiaro che un assessorato strategico come quello all’urbanistica ha bisogno di scelte politiche non tecniche ma è Le osservazioni critiche raccolte nei confronti del ceto politico locale sono però accompagnate da una significativa domanda di interlocuzione che stabilisca nuove procedure una diversa modalità di collaborazione. I temi su cui concentrare l’attenzione fanno riferimento all’individuazione di linee di indirizzo strategico su cui veicolare comportamenti, stili di lavoro e risorse ed alla qualificazione in termini progettuali delle iniziative culturali. Di questo parere è, ad esempio, Carlo Andria, presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Film Festival, che afferma: “Alla base ci vuole una maggiore collaborazione con i politici. Lo dico non perché disprezzo i politici, ma perché sono stato anch’io politico. Il politico e l’imprenditore possono avere anche delle idee diverse, ma lavorano insieme nell’interesse della collettività. Noi invece abbiamo un divario enorme tra quella che è la parte operativa e quella che dovrebbe pensare per darci una mano. Esiste uno scollamento assoluto fra noi e la parte politica. Devono rendersi conto che la cultura fine a 36 37 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale se stessa non significa niente, ma che deve calarsi nei problemi del territorio. Come si può accettare che siano spesi tre miliardi per le sagre? Indubbiamente sono un bel momento, legato alla tradizione, da non dimenticare, ma se per avere questi tre miliardi impostiamo un progetto culturale e sociale che non viene finanziato, magari perché non porta voti al politico allora mi ribello, non lo capisco. Anch’io ho avuto le mie colpe, essendo stato politico, ma non posso non ribellarmi e ribadisco che debba essere eliminato questo scollamento”. “La regione non finanzia nel settore cultura i festival, ma li finanzia nel settore turismo e spettacolo. Questo ha portato inevitabilmente i soggetti che lavorano in questo territorio a promuovere la propria immagine come rilevante sul piano turistico, altrimenti soldi non se ne sarebbero visti. Se vai a parlare con l’assessore alla cultura ti dice che non è sua competenza, se vai a parlare con l’assessore al turismo ti dice che “puoi fare quello che vuoi ma ha un ritorno di carattere turistico?”. Allora è chiaro che qui tutto ritorna sulla definizione delle politiche e questo riguarda la regione, ma te lo ritrovi, in misura molto differente, devo dirlo, anche nelle città”. Verso un sistema della rappresentanza del sistema culturale? La sfasatura tra azione politica e offerta culturale risente delle deboli forme di rappresentanza degli interessi e di lobby che gli attori del sistema culturale sono riusciti, in questi anni, ad esprimere. Diversi operatori immaginano di approdare a forme di coordinamento delle organizzazioni culturali simili a quelle sperimentate in altri contesti regionali1. Una corretta evoluzione del comparto dello spettacolo è anche corredata da forme di coordinamento tra operatori, associazioni, imprese culturali con l’obiettivo di rappresentare e costituire un punto di riferimento certo per le scelte e gli indirizzi della pubblica amministrazione in campo consulenziale e formativo in modo da favorire un uso finalizzato, e legato a precise priorità condivise tra pubblico e privato, delle risorse pubbliche disponibili. La rappresentanza degli interessi degli operatori culturali andrebbe agita nei punti di snodo del sistema socioeconomico, istituzionale e territoriale. Gli operatori culturali assegnano una priorità d’interlocuzione alla Regione Campania. All’ente pubblico si chiede l’istituzione di un Assessorato Regionale alla Cultura con competenze, risorse e linee di finanziamento distinte da quelle del settore turistico, in modo da armonizzare le politiche culturali e favorire lo sviluppo di un’imprenditorialità in campo culturale. All’amministrazione regionale, inoltre, si chiede di qualificare ulteriormente il suo apporto funzionale e di estendere anche ai settori culturali il riconoscimento e lo status di prodotto territoriale. “La nostra intenzione è proprio fare lobby. Noi non vogliamo essere i capofila di questa organizzazione, ma vogliamo crearla per far capire alla Regione che non vogliamo più che l’Ente si limiti al finanziamento ma che, quando va a rappresentarsi, porti non solo i prodotti tipici, ma anche gli eventi culturali, perché tutti insieme possiamo contribuire ad essere la spina dorsale dell’economia”. I benefici della rappresentanza non si esaurirebbero in un’azione coordinata nei confronti dei diversi assessorati regionali, ma manifesterebbero ricadute anche a livello locale. In primo luogo, si darebbe avvio ad un processo che potrebbe approdare a forme di concertazione delle politiche territoriali in campo culturale. La certezza di un quadro di indirizzo programmatico, dell’allocazione delle risorse finanziarie disponibili e del loro concreto utilizzo, offre oltremodo l’opportunità, a chi deve operare per l’organizzazione di manifestazioni, eventi e spettacoli, di programmare gli eventi in largo anticipo e di razionalizzare il processo organizzativo, professionale ed economico. “Credo che in provincia non ci sia una vera e propria politica culturale. Se per politica culturale intendiamo una politica di scelte, qui la cultura è ancora troppo legata all’amicizia, al 1 Per un approfondimento si veda Roberto Calari “Workshop: Processi di innovazione e sviluppo nel settore dello spettacolo” in www.sdoa.it 38 39 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale rapporto personale con l’assessore, con il presidente. Se per le macchine industriali esiste una certificazione di qualità questo non esiste per lo spettacolo, per il teatro e per gli eventi culturali: o meglio una valutazione qualitativa può esistere ma non è verificabile. Ciò alimenta una situazione che vede gli eventi sostenuti soprattutto in base a scelte private, non sulla valutazione del programma o del progetto. Spesso ho avuto modo di vedere i bilanci, i capitolati e le voci di spesa di amministrazioni comunali, provinciali e regionali. C’è da essere non solo stupefatti ma atterriti per spese di centinaia di milioni per eventi di una stagione e basta. Se facessimo allora un circuito di eventi, su quali basi dovremmo farlo? Turismo, cultura, spettacolo, tempo libero, percorsi gastronomici, beni ambientali e culturali? Belle parole!”. della spesa a quella dell’investimento, dal momento che la cultura è anche un fatto economico, imprenditoriale ed organizzativo. La definizione di politiche culturali concertate a livello territoriale assume quindi caratteri di priorità strategica: non può esaurirsi nella semplice erogazione di risorse finanziarie senza una chiara identificazione dei bisogni e dei settori culturali su cui investire e deve ulteriormente qualificarsi come forma di accompagnamento, di partnership, di interazione con gli attori che promuovono progetti culturali. La concertazione delle politiche culturali permetterebbe anche di superare la logica indistinta del finanziamento a pioggia e di approdare ad un sistema di incentivazione, riconoscimento ed accompagnamento delle progettualità in campo culturale. L’adozione di un sistema di partnenariato, come sperimentato nel campo della programmazione negoziata, si tradurrebbe in un immediato innalzamento della qualità del prodotto culturale e nella possibilità di incentivare progetti culturali che coinvolgano più intraprese culturali. Si fa osservare che gli interventi pubblici a favore della cultura sono informati dalla mancanza di principi selettivi che favoriscono le rendite di posizione con un sostanziale depauperamento delle risorse investite dagli enti locali. “Il finanziamento a pioggia rientra in una logica di mantenimento e crescita del consenso politico, ma in questo modo non si può né parlare né fare politica culturale. Se si iniziasse a dire qualche no, motivato, sarebbe una grande innovazione e un sicuro beneficio per il Mezzogiorno. Si porrebbe certo il problema della valutazione della qualità dei progetti presentati, chiaramente difficile da sciogliere, ma fondamentale per lo sviluppo di imprese culturali”. Da più parti si sostiene che è necessario passare dalla logica 40 “Di politiche culturali non mi sembra di vederne traccia per ora. Vedo la presenza su diversi segmenti, la continua congiunzione di simboli e sigle, ma non vedo uno scambio trasversale che ragioni in relazione al progetto che viene presentato, per cui, in realtà, i progetti sono finanziati ma orfani. E quando dici di stare pensando a qualcosa che non duri il tempo della manifestazione, ma un progetto più ampio, non è interessante, né trovi interlocutori interessati”. CULTURE ECONOMICHE ED IMPRENDITORIALI Il sostegno privato è un elemento ricorrente nella storia della cultura e dell’arte italiana ed europea. In particolare, gli interventi delle imprese e del settore privato nel sistema culturale hanno assunto nel corso del tempo e delle mutate condizioni sociali ed economiche segni e significati diversi. La forma storicamente più consolidata è riferita al mecenatismo d’impresa; attualmente a questa forma di sostegno si affiancano una molteplicità di modelli di intervento che ampliano lo spettro di opportunità potenzialmente attivabili dalle organizzazioni culturali. Lo stesso mecenatismo ha subito radicali trasformazioni sino a giungere all’attuale forma del mecenatismo imprenditivo, cioè attivo nei confronti di un progetto culturale e partecipativo rispetto alle sue fasi di sviluppo. Il recente accordo tra la Pinacoteca di Brera, la Fondazione San Paolo e la Pirelli è un esempio di cosa si intenda per mecenatismo imprenditivo1: interesse per il funzionamento di un 1 Walter Santagata, Il Sole-24 Ore, 11 giugno 2000. 41 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale museo e non più solo per il restauro di una singola opera d’arte. Le imprese stanno quindi trasformando le modalità di interazione tra pubblico e privato con interventi non più episodici e con contributi finanziari passivi destinati a progetti già ideati e definiti operativamente, ma attraverso un coinvolgimento strategico nell’iniziativa ed un supporto costante in tutte le fasi del progetto culturale. In Italia, la stima dell’ammontare delle sponsorizzazioni culturali per il 1990 - secondo il Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1980/1990 - è di circa 400 mld, di cui 300 mld destinati ai beni culturali e 100 mld per gli spettacoli ed altre attività culturali. Successive ricerche segnalano che negli anni ’90 i volumi di investimento sono sostanzialmente stabili. Il Censis, nel 33° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, stima il mercato delle sponsorizzazioni vicino ai 4.000 mld di lire con previsioni di ulteriore crescita. “Il settore chiave nel mercato è quello sportivo, perché lo sport è uno dei metalinguaggi globali della nostra epoca e del futuro e perché la sua forte segmentazione di specie (oltre 50 discipline sportive) e di territori (il golf negli Stati Uniti, il calcio in Europa ed i Sud America, il rugby in Australia, ecc.) consente l’utilizzo dello strumento sponsorizzazioni anche ad aziende di piccole e medie dimensioni2”. Secondo l’analisi dell’istituto di ricerca, il prodotto “sponsorizzazione” tenderà a: • distribuirsi in più settori (non solo sport, ma anche arte, solidarietà, volontariato); • selezionare gli strumenti di comunicazione favorendo le nuove tecnologie televisive; • generare eventi più che promuoverli, ovvero creare connessioni dirette tra azienda e pubblico attraverso internet ed e-commerce. Le risorse economiche e finanziarie investite dai privati nella cultura rappresentato il 6–7 % della spesa pubblica per la cultura, un valore che colloca l’Italia al primo posto in Europa. Questo risultato è storicamente da attribuire al ruolo di due attori: il settore bancario e le 2 Censis, 33° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, capitolo Comunicazione e cultura. 42 grandi imprese pubbliche, mentre le imprese private, fatta eccezione per alcune grandi industrie, hanno sempre occupato posizioni marginali rispetto al finanziamento di interventi nel campo della cultura. Circa 200 dei 400 mld devoluti da interventi privati proviene da banche e fondazioni di origine bancaria, anche se buona parte di queste erogazioni riguarda interventi nella conservazione e nella valorizzazione di beni esistenti come il restauro di beni architettonici e artistici, la musica classica, le mostre. Tra i diversi modelli di intervento delle imprese nel mondo della cultura, oltre alla sponsorizzazione tradizionalmente intesa che risponde a strategie di marketing e comunicazione a sostegno di specifici prodotti, si stanno affermando nuove modalità di interazione racchiuse nelle formule anglosassoni di community investments, corporate citizenship, social responsability. Si tratta di strategie orientate a rafforzare il ruolo sociale dell’impresa nell’ambiente in cui opera o nel territorio dove sono insediati impianti produttivi o commerciali, di fatto assumendo un ruolo di servizio alle comunità locali e di educazione alla partecipazione ed al consumo culturale. Si tratta di un nuovo modello d’interazione tra imprese e cultura, centrato sia sul bisogno dell’impresa di ancorare saldamente la sua identità al territorio ed ai bisogni culturali della sua comunità di riferimento, che sulla necessità degli operatori culturali di poter contare su contributi attivi, partecipativi ed innovativi che stimolino una gestione strategica degli eventi culturali. Tuttavia, nella storia e nella tradizione italiana degli interventi delle aziende in campo culturale, si possono rintracciare elementi di continuità con questi nuovi modelli di intervento. Si pensi al Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, alla rivista Civiltà delle Macchine di Luraghi, ai recenti programmi di Confindustria con Mecenate 90. A fronte delle tendenziali evoluzioni partecipative che anche a livello nazionale contraddistinguono il rapporto tra imprese e cultura, l’approfondimento in sede locale ha permesso di cogliere gli orientamenti ed i comportamenti diffusi tra le diverse entità economiche ed imprenditoriali nei confronti degli eventi culturali del territorio. In particolare per quanto riguarda il contesto delle imprese locali, si 43 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale sostiene che dimostrano un debole interesse all’investimento in campo culturale: discontinui e passivi sono gli interventi che si risolvono quasi sempre in contribuzioni di tipo economico. Le imprese locali, più in generale, hanno deboli competenze e limitate strategie di comunicazione nei confronti dell’ambiente esterno e quindi non sono in grado di valutare il collegamento permanente ad un’iniziativa o ad un settore culturale. Succede così che le imprese locali attive nel campo della sponsorizzazione in campo culturale scelgano la strada di finanziare più iniziative in modo da diversificare i canali di promozione. I giovani professionisti di Incoerenze, società di comunicazione operante a Salerno, fanno osservare che un intervento in cultura non comporta necessariamente dei forti investimenti per un’azienda ed i risultati della promozione della propria immagine attraverso manifestazioni culturali sono superiori a quelli ottenuti con le tradizionali formule collegate all’utilizzo dei media. Salvatore Casillo, Responsabile Centro Studi sul Falso osserva: “Se togliamo il pubblico non si trova nessuno, sia perché mancano imprese sensibili all’idea dell’investimento culturale, sia perché nessuno ha una strategia di comunicazione nella quale valutare il peso, non di un exploit estemporaneo, ma del collegamento ad un’iniziativa o ad un settore. Anche lì si arriva alla divisione di quello che c’è, ma in questo modo non hanno neanche loro un’identità, ma si limitano ad essere una presenza che non viene percepita, perché essere presenti in tante cose completamente diverse tra loro vuol dire non essere presenti, non essere riconosciuti”. In termini problematici, si manifesta l’interesse del sistema economico ed imprenditoriale salernitano ai temi della cultura e dell’investimento in comunicazione in ambiente artistico. D’altra parte, la mancanza di indicatori qualitativi sulle manifestazioni culturali ed artistiche del territorio (numero di contatti, profilo dei visitatori, impatto sul sistema della comunicazione, ecc), consiglia le imprese a muoversi con cautela pur nella consapevolezza del ruolo e della funzione che la cultura svolge a vantaggio della qualità complessiva della produzione, del prodotto e del sistema territoriale. 44 Ad entrare sotto la lente di osservazione non sono solo i rapporti tra eventi culturali e contribuzioni delle imprese, ma le relazioni che si stabiliscono tra cultura e mondo economico. Questo piano di ragionamento introduce delle considerazioni sulla cultura imprenditoriale che caratterizza il sistema economico e produttivo salernitano. Antonio Bottiglieri, Assessore al turismo del comune di Amalfi, afferma: “Spesso mi scoraggio quando penso che nella nostra provincia c’è poca cultura d’impresa e non c’è niente che somigli ad un’impresa culturale. Va fatta una riflessione sui due termini, cultura e impresa, che credo non siano mai stati spiegati dalle nostre parti. Ci sono pochissimi imprenditori che siano convinti che impresa significhi rischio, investimento, strategia di comunicazione e di collocazione sul mercato di prodotti studiati su una strategia di marketing. Tutto questo non c’è da queste parti. Anche dove opero trovo albergatori, persone che vivono di turismo ma non progettano. C’è bisogno di un progetto nel quale collocare una strategia vincente, che necessita anche e ovviamente di una partecipazione degli enti locali, ma mi sembra altrettanto assurdo pensare che l’ente locale debba lavorare senza avere un riferimento negli imprenditori, in questo caso albergatori, locali. Credo che nove volte su dieci l’impresa alberghiera è poco impresa. Le scelte sono affidate sempre di più ad imprenditori esterni, i tour operator, un esproprio delle scelte che l’impresa dovrebbe fare per il proprio territorio e per la propria azienda che comprime la crescita della zona”. Le difficoltà di rapporto tra imprenditoria locale e cultura imprenditiva si manifestano in termini di evidenze soprattutto sul versante dell’innovazione tecnologica, della creatività, del design e dell’estetica. “La Barilla, ad esempio, per imporsi sul mercato, inventò la pasta disegnata da artisti, una pura operazione di marketing ma che portò l’azienda a livelli di vendita che prima non aveva. Mise in relazione il valore estetico (allora andava di moda l’immagine Italia, negli anni Ottanta) con il valore produttivo. A Salerno le imprese non cambiano le confezioni dei loro prodotti da almeno trent’anni e se non c’è un investimento di creatività in chi produce 45 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale manufatti, come si può immaginare che questi abbiano attenzione rispetto alla produzione creativa, alla produzione culturale. Per loro il valore sta ne fatto che devi giocoforza mangiare, vestirti, acquistare servizi. Più stabile è il valore antropico meno i consumatori cercano cose diverse da quelle che io ti do abitualmente”. Osservazioni critiche non risparmiano gli altri attori economici del territorio. La loro azione, si fa osservare, non è orientata ad un innalzamento della qualità del sistema territoriale, né determinante si rivela l’apporto di queste realtà ad uno sviluppo sociale ed economico che interpreti la cultura come risorsa strategica per lo sviluppo del territorio. Il rapporto delle imprese con il mondo culturale non si esaurisce con i soli interventi nel campo della sponsorizzazione. Formule di collaborazione del tutto nuove ed originali ampliano lo spettro di opportunità potenzialmente attivabili sia da parte delle imprese che dalle organizzazioni e dagli operatori in campo culturale. A livello locale, soprattutto da parte di chi è chiamato a gestire gli eventi culturali più significativi del territorio, si manifesta una domanda di nuove formule di collaborazione per lo sviluppo di vere e proprie intraprese. È un segno del livello qualitativo che molte iniziative hanno conseguito e della maturità operativa degli operatori culturali. “Quando parlo di finanziamenti io non intendo un’operazione di tipo mecenatistico, non mi interessa. Mi interessa piuttosto un discorso di cointeresse nel finanziamento, nella produzione e nella gestione di un’intrapresa culturale che possa avere un ritorno di carattere produttivo. Penso che il problema non sia quello di finanziare, ma di ragionare insieme sul digitale nel sistema cinematografico ed audiovisivo, della creazione di software a supporto dell’evoluzione dell’entertainment, questo mi interessa. L’importante è innescare un meccanismo con il quale si cominci a dire che questo territorio produce, elabora, costruisce”. • Le Fondazioni Bancarie si limitano a “elargire finanziamenti a pioggia, secondo logiche di mediazione e si va avanti per mediazione tra i diversi interessi. Quando si programma un’attività bisogna dire dei si e dei no, il problema è che qui i no non si dicono”; • la Camera di Commercio dovrebbe agevolare e supportare, dal punto di vista dei servizi, il passaggio delle realtà culturali da semplici organizzazioni volontaristiche a realtà aziendali vere e proprie. “Ognuno di noi produce benefici economici rispetto alle attività che svolge. Dal punto di vista della cultura credo che le esigenze per tutti noi siano identiche: il problema del coinvolgimento degli enti, dalla Camera di Commercio, che da noi viene intesa solo come organo che distribuisce licenze commerciali e non viene coinvolta nel quadro delle attività socio economiche del territorio”; • i grandi operatori industriali e commerciali del territorio non assumo strategie di diversificazione delle proprie attività anche rispetto al mondo dello spettacolo ed all’entertainment. “Non è un caso che nell’area salernitana il meccanismo dello spettacolo e dell’entertainment sia in mano ad imprenditori che non sono del salernitano. C’è davvero una difficoltà perché i blocchi industriali e blocchi di grande commercio non hanno interesse a questo tipo di ritorno”. La relativa capacità di intervento nel mondo dello spettacolo del tessuto imprenditoriale salernitano è controbilanciata dal discreto interesse da parte di imprese di rilevanza nazionale e internazionale. Giffoni Film Festival è, ad esempio, sponsorizzata dalla Kraft. La sponsorizzazione ha avuto come risultato l’elaborazione del progetto “Scuola di Cinema”. Giffoni Media Service (GMS), società di commercializzazione del marchio Giffoni, ha curato la creazione di un kit sponsorizzato da Kraft, a cui sono legate una serie di schede esplicative di come si realizza e dei vari componenti di un film (scenografia, musica, ecc.), col quale i bambini delle scuole medie dovranno fare lo story board di un film ideato da loro. Rosario Muro, amministratore delegato di GMS, fa rilevare che: “Con lo sponsor si è instaurato un rapporto non univoco. Non vogliamo solo ricevere, ma vogliamo dare l’opportunità di avere una maggiore visibilità fatta in un modo elegante, avendo atten- 46 47 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale zione sia per la divulgazione del prodotto commerciale sia per quella della cultura. Dalle società interessate a fare da sponsor non vogliamo solo una contribuzione economica ma la disponibilità a fare progetti in collaborazione”. Linea d’Ombra, festival cinematografico dei nuovi linguaggi giovanili, sviluppa con alcune aziende sistemi di sponsorizzazione nella forma di servizi: una compagnia di spedizioni internazionale supporta la logistica, un’emittente televisiva collabora per la realizzazione di una sezione, una banca locale concede un fido per l’anticipo delle spese. A costituirsi in termini di caso studio, sia per quanto attiene ai rapporti con gli sponsor che per le strategie di presenza sul mercato è il Giffoni Film Festival che quest’anno traguardava la trentesima edizione. Racconta Carlo Andria, Presidente di GFF: “Abbiamo cominciato trent’anni fa scegliendo un filone che definire fuori moda, per l’epoca, è riduttivo. Trent’anni fa le sale venivano chiuse e trasformate in supermercati, il mercato era essenzialmente composto da film di violenza o da film a luci rosse. L’aver scelto il cinema per ragazzi era già per sé una sfida enorme che ci ha dato ragione. Se trent’anni fa l’età media di consumatori di cinema si aggirava intorno ai 40 anni adesso tutte le grandi case cinematografiche investono moltissimo nei film “children” oppure “family”. Abbiamo vinto una seconda scommessa, di fare in questo piccolo paese che trent’anni fa non era neppure visibile sulla carta geografica un festival internazionale di cinema per ragazzi. Non avevamo e non abbiamo strutture e non c’era niente che potesse far immaginare la possibilità che il progetto potesse andare avanti. Se l’avessimo fatto in Costiera magari avrebbe avuto qualche chances di successo. Ma noi abbiamo vinto anche questa scommessa, raggiungendo fama internazionale tanto da essere invitati alle maggiori riunioni, ad esempio al CIFECI, l’Onu dei festival internazionali di cinema per ragazzi, nel quale siamo rispettati, dal momento che il nostro budget culturale è di 5 o 6 volte maggiore di quello che investono gli altri Paesi nel resto del mondo. Moltissimi festival come il nostro sono scomparsi: penso al Festival di Gijon in Spagna, alla sezione per ragazzi del Festival di Venezia. Abbiamo raggiunto il nostro risultato culturale. Noi siamo diventati industria della cultura”. Negli ultimi anni il Giffoni Film Festival ha avuto un netto miglioramento qualitativo, di visibilità e di fruizione turistica a cui però non è corrisposta una maggiore attenzione da parte degli enti pubblici. Di fatto le contribuzioni sono rimaste agli stessi livelli di cinque anni fa. A fronte di ciò ed a fronte di un periodo poco favorevole anche per le contribuzioni private l’Ente Autonomo, gestore del festival, ha sentito il bisogno di avere una società che riuscisse a fare mercato con l’immagine e i prodotti del Giffoni Film Festival. “Giffoni Media Service (GMS), partecipata all’80% dall’Ente Autonomo Festival di Giffoni (EAFG) si è trovata al momento giusto posizionata sul mercato giusto e con l’obiettivo di venire incontro alle esigenze di una organizzazione come l’EAFG che presentava due criticità sostanziali: una base di volontariato (150 volontari) ed un bilancio esiguo. Alla nuova società sta quindi il compito di cogliere le opportunità che vengono dal fatto che rispetto al momento della nascita del festival, in cui il settore trattato era di nicchia, ora ci troviamo a vivere un periodo in cui il family, il children, l’entertainment, tutto ciò che è famiglia, adolescenti e messaggi positivi, rappresenta il 60% del media-business mondiale e lo si può collegare al Giffoni Film Festival”. Giffoni Media Service nasce con una specifica mission: commercializzare i film che vengono presentati al GFF ma che non vengono distribuiti dai grandi operatori. GMS acquista i diritti e li distribuisce nel suo mercato di riferimento (scuole, associazioni, circuiti cinematografici, etc) con il marchio Giffoni. La promozione del marchio è uno degli obiettivi prioritari perché è attraverso il marchio che si ricercano gli sponsor, si organizza il fund rising sia per la società (EAFG) che per altre manifestazioni. GMS è quindi il braccio operativo della manifestazione, con caratteristiche di elasticità e velocità che l’ente autonomo non ha. Significativo in tal senso il fatto che lo scorso anno la società in soli due mesi di operatività “ha portato nelle casse della manifestazione circa mezzo miliardo tra sponsor e servizi”. Dal racconto di Rosario Muro, amministratore delegato di GMS, emerge il problema di una ri/progettazione dell’assetto istituzionale di molte delle realtà culturali operanti nel territorio salernitano. 48 49 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Gli eventi culturali generano benefici economici non solo in termini di entrate dirette e indirette, ma anche dal punto di vista delle entrate indotte, cioè relative, ad esempio, maggiori volumi di fatturato di attività di vendita al minuto, attività di ristorazione, pubblici esercizi. Racconta Elio Cantelmi, Presidente della Pro Loco di Teggiano: “Lo scorso anno, in tre giorni, la festa medievale “Alla tavola della Regina Costanza” ha portato nel centro storico di Teggiano circa 60.000 persone. Questo ha significato un indotto formidabile per la zona. Infatti in quei giorni tutti gli alberghi del Vallo di Diano hanno esaurito i posti letto. Nelle tre sere della festa apriamo le taverne, ma proprio perché la gente è tanta vengono esauriti anche i posti nei ristoranti del Vallo. C’è questo indotto economico notevole, formidabile che non resta limitato solo a quei tre giorni ma stiamo verificando che il passaparola intorno a questa manifestazione è tale da invogliare durante tutto il corso dell’anno una serie notevole di visitatori soprattutto da marzo ad ottobre”. Effetti positivi si osservano anche sulle attività di artigianato artistico, sulla produzione di prodotti tipici, sulla nascita di nuove attività nel campo della ristorazione: “Sta crescendo un movimento diverso, comincia a sorgere un piccolo artigianato, la bottega degli antichi sapori in cui si vendono prodotti alimentari tipici, un oleificio che si è attrezzato per fare una produzione particolare di olio con una bottiglia studiata, con un’etichetta studiata. Tutto questo è un sintomo di un’economia che si sta muovendo, è ancora in uno stato iniziale però si sta muovendo. Dieci anni fa era impensabile una cosa del genere”. molto spesso siamo costretti a rivolgerci all’esterno. Preferiamo servirci da aziende del Sud, se offrono servizi professionalmente validi, ma abbiamo fornitori che vengono da Milano”. I vantaggi economici derivanti da un uso strategico della cultura, nella progettazione dello sviluppo socioeconomico, possono estendere anche la platea di soggetti coinvolgibili e la massa dei contributi attivabili e disponibili per la realizzazione di infrastrutture dedicate ad ospitare eventi e manifestazioni culturali. L’elemento culturale può diventare un traino economico per il territorio. Lo dimostra il caso del comune di Giffoni Valle Piana, sede del GFF, che ha beneficiato negli ultimi 5/6 anni di circa 50 miliardi di contributi: 15 miliardi per la cittadella3, a cui vanno aggiunti i finanziamenti per la cineteca. Il borgo medievale, Terravecchia, ha avuto 11 miliardi dalla regione Campania perché possa accogliere durante la manifestazione una serie di botteghe. Infine è stato ristrutturato un convento del 1300 con un contributo di quasi 15 miliardi. “Tutta questa attenzione per il paese è stata conseguente al Giffoni Film Festival. Inoltre ogni anno ci sono 20/30 giovani iscritti in varie università italiane che fanno una tesi su Giffoni Film Festival. Siamo orgogliosi di essere uno degli esempi di come la cultura possa essere motore economico. Oltretutto siamo in un territorio in cui la disoccupazione, specie quella giovanile, è al 27%”. CULTURE ED OPERATORI CULTURALI Inoltre le necessità operative e funzionali collegate alla produzione di eventi possono portare allo sviluppo di imprese con funzioni integrate nell’ambito dell’organizzazione di spettacoli. Gli eventi culturali sfruttano esternalità positive e ne generano, ad esempio nelle funzioni di service, negli allestimenti, nella logistica, con strumenti di comunicazione quali brochure e cataloghi. “Per organizzare un festival di cinema abbiamo bisogno di attrezzature – microfoni, gli impianti audio, i videowall etc – e I rilevanti processi di modernizzazione che hanno attraversato la società italiana hanno manifestato i loro effetti anche dal punto di vista dell’ampliamento del contenuto professionale di tradizionali figure operanti in campo culturale e contemporaneamente hanno dato origine ad uno spettro di profili, di competenze e di professionalità sempre più articolato e differenziato. L’esplosione di domande e di bisogni di natura culturale e la conse3 50 Si veda scheda relativa a GFF. 51 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale guente necessità di organizzare risposte, sia dal punto di vista dei contenuti che delle formule organizzative necessarie a fornire continuità e solidità ai sistemi di offerta, ha posto le basi per una radicale trasformazione. Si è così passati da un assetto istituzionale principalmente informato da un’adesione volontaria e generalista alla produzione culturale, tipico degli anni ’70, alla tendenziale specializzazione manageriale e professionale più caratteristica degli anni ’90. Oggi, per poter accedere ai contributi sia pubblici che privati occorre competere con progetti, con formule innovative, con servizi pensati per il pubblico, con allungamenti della catena del valore, con relazioni più stabili con le imprese sponsor. Le risorse finanziarie per la cultura, vista la loro scarsità, richiedono una capacità di gestione delle attività, una programmazione economica di medio periodo, un accurato rapporto con il personale, un progetto strategico di lungo periodo. Questo comporta una costante dialettica tra momento creativo-artistico ed economico gestionale, soprattutto se è costante il ricorso a terzi nel finanziamento delle attività culturali. Nel caso di finanziamenti pubblici, erogati da interlocutori istituzionali, accade che, in mancanza di indicatori di qualità ed efficienza delle proposte artistiche, la distribuzione dei fondi venga stabilita favorendo rendite di posizione. In altre realtà regionali, operatori culturali, gruppi economici e finanziari, imprenditori privati, collaborano in termini di intraprese, joint venture, progetti economico-culturali investendo rilevanti risorse nei settori dell’economia della cultura ed in iniziative a carattere culturale. Viceversa il territorio campano è, a detta di diversi interlocutori, ancora assai poco permeabile a queste nuove configurazioni. Secondo alcuni interlocutori, a persistere tra gli operatori culturali è un atteggiamento di tipo assistenzialista che fa della cultura l’ultimo settore, dove ancora si chiedono finanziamenti a fondo perduto. situazione anche perché sono impossibilitate a vivere in un laboratorio asettico per produrre l’acqua più pura che c’è. Di fatto, la cultura è sempre la quintessenza del tipo di relazioni che gli uomini sanno avere tra loro in un determinato momento. In questa visione qualsiasi dissonanza dell’ambiente o dei comportamenti, rispetto al tipo di cultura territoriale che si vuol far emergere, è un danno per tutte le attività imprenditoriali che alla cultura del territorio sono legate. L’attore pubblico dovrebbe intervenire su queste dissonanze al fine di creare un substrato territoriale di cultura imprenditiva, piuttosto che degli episodi frammentati nel tempo e nello spazio. Purtroppo in regione né a Napoli, né a Salerno e né in altri territori, pur essendoci delle culture territoriali di un certo valore, sono riusciti a fare una politica di valorizzazione sistemica del territorio intorno a queste ricchezze. I motivi sono forse da ricercare nel fatto che siamo di fronte ad aspetti generali legati alla sicurezza, alla fruibilità, alla pulizia, agli esercizi commerciali, alle attività artigianali ecc., un insieme di variabili troppo complesse da amministrare in una logica di sistema”. Si osserva che in Campania, e più specificatamente in provincia di Salerno, le iniziative culturali si trovano in una condizione di stato nascente per cui manifestano tutte le debolezze di una condizione segnata dalla personalizzazione dell’evento, dalla proposta di un circuito familistico e dall’eccesso di identificazione tra evento ed ideatore. Nell’ambito della produzione culturale salernitana, si afferma, non è ancora possibile separare l’evento dalla personalità che l’ha ideato. Questo si traduce in una fragilità dell’evento stesso conseguente al rischio che, venendo meno il supporto personale dell’ideatore, l’iniziativa possa inaridirsi. “Qui c’è la vecchia tradizione meridionale del personalismo. Non dimentico, però, che questo non avviene solo da noi. Nella nostra realtà però queste grandi personalità di solito si muovono in modo abbastanza isolato, per loro scelta o per loro limite. Questi grandi attori, che sono di per sé fortemente motivati e debbono esserlo, in un contesto che rende difficile i finanziamenti e non solo, di fatto vedono la presenza degli altri interlocutori come una “Il trincerarsi dietro al fatto di offrire beni immateriali sembra essere solo un espediente per non affrontare il mercato, in realtà non ci sono alternative al considerare una impresa culturale una impresa di mercato In merito alle imprese culturali, occorre considerare anche gli svantaggi derivanti da questa 52 53 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale sottrazione di risorse rispetto alla propria manifestazione. Questo aspetto riguarda la debolezza degli attori. Il punto è che bisogna rendersi conto che dietro alle grandi manifestazioni e alle grandi intraprese industriali ci sono delle grandi personalità. Questo vuole dire che non siamo arrivati al processo e che non abbiamo i soggetti per un capitalismo maturo”. miei sponsor, la mia rete amicale, i miei contatti politici. Tutto è pensato, ideato e programmato come se ciascuno di loro dovesse compiere lo sforzo biblico di creare ex novo il mondo e il loro evento collocarsi al centro del mondo”. D’altra parte, si fa osservare che uno dei principali tratti distintivi delle organizzazioni culturali che operano nel territorio salernitano fa riferimento alla fragilità organizzativa e funzionale. Aspetti che non favoriscono i noti processi di specializzazione, di ricerca di economie di scala, di diversificazione dell’offerta e dei canali di mercato. Il patrimonio più o meno consistente ed ampio di risorse ideative, economiche e relazionali che sostengono le iniziative a scala locale favorisce l’affermarsi di una dimensione autoreferenziale dell’offerta culturale. Alcuni interpretano questo fenomeno come il portato di antiche preesistenze di ordine culturale ed antropologico che rimangono attive nell’azione quotidiana. È di questo parere, ad esempio, Carmine Mottola, responsabile del Festival di Musica Antica, che afferma: “C’è un vizio di fondo nella gente che sta qui: non si fanno mai cose in collettività. Uno fa una cosa come se l’avesse inventata lui, non si guarda a situazioni già in atto, a qualcuno che ha già fatto un tentativo. Quando uno fa una cosa a Salerno o in provincia si mette lì e dice “questo l’ho fatto solo io e comando io”. È un tipo di mentalità che non ammette il rapporto collettivo, non ammette lo scambio di esperienze. Sono tutte persone che partono con il fatto che loro dominano un certo orticello e nessuno ci deve mettere bocca. Credo che la situazione sia destinata a peggiorare. Io non sono di Salerno ma è da trent’anni che sono qui e certe logiche salernitane non le ho capite. Capisco se certe scelte dei politici dipendono dalla successiva raccolta dei voti, ma analizzando i soggetti finanziati non si ritrova neanche questo tipo di logica”. Lo spazio autoreferente Ad una scala più prossima alla realtà salernitana, ad essere finora premianti tra gli operatori culturali sono stati i micro comportamenti che esaltano le identità distintive e le reti di cooperazione territoriale a corto raggio. Caratterizzazioni che permettono di configurare organizzazioni piatte, leggere e orizzontali, che esaltano la flessibilità professionale (anche se, e lo vedremo più avanti nel rapporto di ricerca, questa condizione è segnata da una diffusa precarietà) e la modularità delle proposte culturali. Caratterizzazioni che avvicinano i modelli organizzativi e funzionali agíti dalle associazioni salernitane alle tendenze evolutive dell’organizzazione imprenditoriale e professionale in campo culturale registrati in aree e in contesti certamente più articolati4. Il tratto distintivo e problematico, che accomuna buona parte delle realtà operanti nel settore artistico-culturale della provincia, fa riferimento ad una autoreferenzialità delle iniziative. La produzione di eventi culturali, secondo gli stessi operatori, si alimenta di un uso smodato del termine “mio”: “il mio evento, la mia rassegna, il mio comune, la mia compagnia, il mio ente finanziatore, il mio tipografo, i miei alberghi, i 4 LegaCoop - Sinnea International, Nuove competenze e nuove professionalità delle Imprese dello spettacolo, indagine conoscitiva realizzata su un campione di imprese dell’Emilia Romagna, Marzo 2000. 54 L’autoreferenzialità delle iniziative e degli stessi operatori culturali organizza un ambiente dove il cementante è costituito principalmente dall’amicizia e “Quando si sceglie un amico lo si sceglie non per qualità professionali. La logica è questa ed è la logica familistica”. D’altra parte, c’è chi osserva che l’atteggiamento, sia da parte degli Enti pubblici che delle manifestazioni più importanti, non è impostato su rapporti di collaborazione ma sul dirigismo. Ognuno percepisce sé stesso come il naturale gestore del sistema culturale. Il discorso e l’atteggiamento comune è quello di dire “Sono io che 55 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale devo farvi vedere come si fa. Si autocandidano dicendolo in maniera più o meno chiara ed evidente”. ne delle politiche e questo riguarda la regione, ma te lo ritrovi, in misura molto differente, devo dirlo, anche nelle città”. Vi è chi sostiene che questa situazione non può essere interamente addebitata alle amministrazioni locali, ma che la logica dei finanziamenti a pioggia è un’esigenza espressa anche dagli stessi operatori culturali. Lo stretto legame che si viene a stabilire tra iniziative ed eventi culturali ed attività turistiche determina che un buon numero di iniziative nel settore dello spettacolo nascano in funzione di un allargamento dello spettro di opportunità di intrattenimento per i turisti presenti in provincia durante il periodo estivo. L’intervento pubblico, dal canto suo, tende a privilegiare questo tipo di approccio alla produzione culturale, dal momento che il territorio presenta notevoli opportunità di utilizzo turistico. “È un errore di valutazione addebitare soltanto alle amministrazioni la colpa di questa situazione. Le amministrazioni qualche volta hanno il coraggio di andare contro corrente, di fare la cosa impopolare che poi paga, ma per la maggior parte dei casi le amministrazioni rispondono alle esigenze maggioritarie. Se a Salerno l’esigenza maggioritaria è il finanziamento a pioggia, per accontentare tutti, allora diventa tutto più complicato anche per le amministrazioni. Con questo non voglio difenderle, sono ignoranti, non hanno il senso della cultura come progetto, come bene, e in questo peccano tutte. C’è da dire però che c’è anche una richiesta molto bassa. Io che frequento moltissimo il comune vedo un via vai continuo, e ognuno afferma con forza la propria idea…c‘è da impazzire e non c’è un punto di forza di aggregazione, quando poi le stesse istituzioni che dovrebbero essere orientate a questo – penso alla Fondazione Menna, alla Ca.Ri.Sal. - in realtà fanno la politica dell’amico del conoscente. Che gli amici siano geni non interessa, in ogni caso non si tratta di una politica reale di promozione”. “Occorre collegare gli eventi di tutto ciò che è cultura allo sviluppo del territorio, perché altrimenti non c’è motivo per promuovere eventi spettacolari se non c’è ritorno pratico attraverso la possibilità di avere turisti. La promozione, solitamente demandata alla Regione, all’Ente Provinciale per il Turismo e ci auguriamo presto alle APT (aziende di promozione turistica), noi l’effettuiamo anche attraverso le nostre azioni di concerto con Regione Campania, la Camera di Commercio, il Parco Nazionale del Cilento, gli istituendi Parchi Regionali e i singoli comuni”. Certamente la situazione è resa complessa anche dal quadro normativo ed istituzionale a livello regionale, dove viene stabilita dal un punto di vista legislativo, una connessione diretta tra cultura e turismo. La Regione Campania finanzia il settore cultura attraverso il settore turismo e spettacolo. Questo ha portato inevitabilmente i soggetti che lavorano nel territorio a promuovere la propria immagine come rilevante sul piano turistico. “Se vai a parlare con l’assessore alla cultura ti dice che non è sua competenza, se vai a parlare con l’assessore al turismo ti dice che puoi fare quello che vuoi ma ha un ritorno di carattere turistico? Allora è chiaro che qui tutto ritorna sulla definizio- Negli ultimi anni poi vi è stata una proliferazione di iniziative che partendo da una riscoperta di usi, costumi e tradizioni del territorio (vere o inventate che siano) - si rivolgono espressamente a questo tipo di pubblico. I tratti di queste iniziative non possono che assumere la forma di sagre, feste di paese, gourmet di prodotti tipicizzati. E tuttavia questo movimento è indicatore di come il turismo sia un settore sul quale si addensino una serie di aspettative provenienti dalle aree meno favorite dai processi di sviluppo e su come questa domanda territoriale possa essere accompagnata da adeguate politiche culturali ed imprenditoriali e non viceversa abbandonata ad uno “spontaneismo senza prospettive”. Ma se si analizzano in profondità le esperienze dei festival di successo, appare evidente che l’integrazione tra offerta turistica e eventi culturali non sempre agisce nei termini di un trascinamento 56 57 Lo spazio ambientale della cultura L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale virtuoso del turismo nei confronti della cultura. Anzi, e potrà apparire un paradosso, i punti di maggiore qualificazione della produzione artistica provinciale si trovano localizzati proprio dove l’offerta turistica si presenta debole per infrastrutture e servizi. In questo contesto, le manifestazioni culturali svolgono una funzione di modernizzazione e di qualificazione delle attività turistiche sul territorio. Fa osservare Maria Grazia Caso, direttore artistico del MedFest: “Il fatto di organizzare il MedFest a settembre nasce dalla volontà di non ridurre il turismo ad una fruizione esclusivamente estiva con offerta scarsa e turismo di bassa qualità. A ciò si aggiunge il fatto che mi rivolgo ad un pubblico diverso, un pubblico interessato, motivato e con una specifica sensibilità. La gente che viene devo seguirla, organizzando itinerari per fornire qualcosa di accettabile. Il direttore artistico di un altro festival, pur avendo apprezzato il festival per la sua offerta tecnica, ha espresso il suo disappunto per il servizio alberghiero”. Carlo Andria, presidente del GFF, afferma che il successo del Festival di Giffoni è anche il risultato della perifericità di Giffoni Valle Piana dai tradizionali sentieri turistici. L’esperienza di GFF può oltremodo far riflettere su come dei vincoli territoriali possono divenire risorse ed opportunità per eventi artistici e culturali. “A differenza di altri festival che sono nati con l’obiettivo di dare visibilità ad un luogo, legandosi direttamente al momento turistico, il festival di Giffoni non ha avuto questo tipo di obiettivo anzi la posizione in cui si trova, che poteva costituire un elemento di debolezza, è stata trasformata in un punto di forza poiché ci si è concentrati nello sviluppo dei contenuti e sulla qualità della manifestazione. Nella forza dell’anomalia è venuta fuori una manifestazione di respiro internazionale, che non può proporsi ad un confronto con il panorama locale se non con Ravello, che si afferma più come vetrina mondana che per la qualità dell’evento. A livello nazionale la manifestazione di Giffoni viene immediatamente dopo Venezia che, pur supportata da una grossa lobby, non riesce a fare mercato con le produzioni che vi si affermano”. 58 Dal punto di vista dei soggetti culturali, le valutazioni più ricorrenti sull’organizzazione turistica del territorio e sull’offerta di servizi di svago non sono indirizzate positivamente. Chi deve organizzare eventi, manifestazioni e spettacoli spesso si deve confrontare con un sistema di accoglienza poco propenso a considerare gli eventi culturali un veicolo promozionale. Invece di agevolare le procedure, i sistemi di prenotazione, effettuare particolari sconti o forme di pagamento dilazionate, gli operatori turistici, ed in particolare gli albergatori ed i ristoratori, creano difficoltà, ostacoli, sistemi rigidi di offerta. Il sistema turistico, è questa la valutazione più diffusa, non supporta con le sue specifiche funzioni le iniziative culturali e dello spettacolo. A volte si registrano lamentele e proteste da parte dei visitatori per il tipo di accoglienza e trattamento ricevuto nelle strutture commerciali ed alberghiere. Le manifestazioni culturali assumono la funzione indotta di accompagnare e qualificare le strutture ricettive e turistiche verso una cultura del servizio che ponga al centro un cliente evoluto con domande differenziate. In questo senso resta ancora quasi del tutto inesplorato il canale del turismo culturale inteso come attività economica ed imprenditoriale di qualità, per piccoli numeri, destagionalizzata. L’Osservatorio Turistico Nazionale delle Città d’Arte ha svolto un’indagine su 309 comuni italiani, definendo per la prima volta le città d’arte in un’ottica di sistema ospitale. I comuni oggetto dell’indagine sono stati classificati in dieci tipologie diverse sulla base dell’offerta culturale e dell’ospitalità. Queste tipologie, riconducibili ad altrettanti gruppi di offerta, si distinguono in due filoni: il primo comprende i sistemi ospitali che attualmente possono essere venduti come città d’arte (L’élite culturale), del secondo fanno parte quelli che necessitano di interventi, strutturali, promozionali o d’immagine, per poter essere venduti come destinazioni turistiche legate ad un’offerta culturale e d’arte. Salerno si colloca nel secondo gruppo, all’interno della tipologia “Praticare l’accoglienza” cioè tra i centri che possono contare su una buona offerta culturale ma mancano di un comparto ricettivo sviluppato, limitando così le possibilità di permanenza. Le esperienze di Giffoni Film Festival, di Linea d’Ombra, di Baronissi Jazz, del MedFest di Ascea, sembrano confermare che lo 59 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale sviluppo di un sistema articolato di offerta culturale presuppone, oltre che strutture adatte per l’accoglienza, di una serie di interlocutori che rendano stabile il livello di finanziamento e il livello di collaborazione in modo che si possa arrivare a definire un piano di sviluppo per l’economia della cultura. “Questo non esiste per diverse ragioni: per una instabilità della Regione Campania, perché la Regione spende troppi soldi per la cultura, ma francamente è difficile capire dove li spenda. Indubbiamente c’è un patrimonio enorme in regione ma è difficile vedere, quantificare questa quantità eccessiva di spese per la cultura. Si spende per la cultura senza un piano preciso, senza sapere dove si vuole arrivare e senza sapere a quali grandi sistemi della comunicazione industriale agganciarsi. Prendiamo come esempio la televisione: possiamo pensare di produrre su Salerno o su Napoli grande televisione? Questa illusione è stata coltivata per qualche anno, al di là del Centro di Produzione. Credo che il nodo centrale sia l’assenza di una pianificazione di carattere politico, e quindi dell’assenza di una costante attenzione rispetto al prodotto e al progetto che le singole manifestazioni propongono”. Le richieste di stabilità finanziaria e funzionale hanno esplicitamente lo scopo di abbassare la componente competitiva tra gli operatori culturali sui budget pubblici disponibili. Anche perché sembra prevalere l’interesse a tentare di sviluppare reti di esperienze per presentarsi collettivamente sul mercato ed a privilegiare operazioni di coordinamento. GLI ATTORI CULTURALI Un’analisi sulle caratteristiche delle realtà operanti nel settore culturale deve necessariamente assumere alcuni indicatori di carattere economico, organizzativo e funzionale per cogliere elementi caratteristici e potenzialità evolutive. Non sono stati adottati i modelli tipici dell’economia aziendale, apparivano inadatti ad interpretare una realtà così articolata e allo stesso tempo destrutturata. La realtà culturale è segnata da iniziative nate principalmente negli ultimi dieci anni, caratterizzate da un assetto istituzionale ed organizzativo poco adatto a sostenere lo sviluppo di una concreta prospettiva economica ed imprenditoriale. Risultano prevalenti modalità organizzate di tipo associativo dove le finalità artistiche e culturali sopravanzano quelle gestionali e manageriali. Questo assetto fa sì che un numero molto limitato di realtà organizzative si possano attualmente definire imprese culturali. Dalla scomposizione del prodotto offerto, due sono i principali raggruppamenti di settore del sistema culturale della provincia di Salerno: 1) il settore dei beni culturali che comprende quelle realtà la cui funzione prevalente è la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, artistico e paesaggistico. La gestione di questi beni è prevalentemente pubblica e le normative vigenti sono attualmente ancora molto rigide in materia di cessione di beni culturali. Non si può pertanto parlare dell’esistenza di un vero e proprio mercato. Tuttavia nel campo dei beni culturali gestiti dagli Enti Locali, l’amministrazione provinciale ha promosso con Mecenate 90, associazione nazionale promossa da Confindustria, uno studio per la loro valorizzazione. “Abbiamo diversi beni culturali sparsi sul territorio provinciale che cerchiamo di portare avanti con diverse iniziative. 60 61 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Due esempi: a Salerno il Castello Arechi e Villa Guariglia che sono stati oggetto di due progetti da parte di cooperative che hanno chiesto tramite I.G. la gestione di questi luoghi. Mettendo queste strutture a disposizione di eventi particolari diventano anche cassa di risonanza per gli eventi culturali. Lavoriamo alla valorizzazione e potenziamento del museo di Padula e a quello di Sala Consilina attraverso la promozione. Stiamo, inoltre: - ipotizzando l’acquisto di altri beni; - concludendo la pinacoteca presso il Palazzo Coppola; - in trattative con il ministero della Difesa affinché ci cedano un’altra ala del palazzo che ospita il museo provinciale”. • La recente autonomia gestionale concessa dallo Stato a Pompei, attiva dal ’97, accompagnata dall’istituzione della figura del city manager e dall’esternalizzazione di alcuni servizi, può costituire, vista la validità della formula, un’esperienza destinata a trasformare la gestione dei beni culturali da parte dello Stato. • A Paestum, grazie al potenziamento della manutenzione dell’area archeologica e allo sviluppo di iniziative culturali collaterali sono aumentati i visitatori. Tuttavia si sottolinea la superficialità con cui si trattano i beni culturali. Si pone l’accento sulle recenti iniziative volte a promuovere forme di imprenditorialità giovanile collegate allo sfruttamento di beni e giacimenti informativi. I giovani imprenditori sarebbero del tutto impreparati a gestire le attività previste dal momento che non presentano una preparazione e delle competenze specifiche sui beni da trattare. richiede anni e anni di lavoro continuo. Quando sento parlare di imprenditoria giovanile o di servizio civile pressi i musei o le strutture culturali resto assolutamente perplessa. La mia esperienza con i giovani che hanno fatto il servizio civile a Villa Guariglia o al museo provinciale mi ha fatto cadere le braccia. È un campo in cui esiste una grande faciloneria. Sento ripetere in continuazione da chiunque “A me piace tanto questo campo, sono un appassionato”. A me può fare piacere ma non si può perseguire una politica in cui necessariamente bisogna inserire giovani non preparati, non solo, ma distratti. Sono molto delusa da quello che ho potuto vedere nei miei incontri con le scuole o con i giovani del servizio civile. Se queste sono le premesse per il futuro non vedo dove si possa arrivare. C’è anche un’assoluta mancanza di dignità personale. Il dato di fondo nel campo dell’industria culturale è proprio questa impreparazione e faciloneria che è un po’ difficile superare e si verifica una corsa per risolverlo senza avere gli strumenti adatti”. La tensione fra conservazione e valorizzazione dei beni culturali rimane comunque una questione aperta. Il Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali di Ravello ha recentemente elaborato una “Carta dell’Etica del Turismo Culturale” che vuole diventare un’indicazione di principi che, per i loro valori universali, sono idonei a promuovere una cultura del turismo. La Carta Etica si ricollega alle convenzioni, alle raccomandazioni e direttive formulate nelle varie sedi internazionali e si auspica pertanto un inserimento dei suoi principi negli statuti degli enti territoriali. L’adozione di questo documento è stata motivata “dall’incremento sempre maggiore dei flussi turistici e dalla corrispondente progressiva tendenza alla massificazione della fruizione dei beni artistici del fenomeno, con intensità crescente ormai in atto. Tali fenomeni sollecitano la difesa dei beni culturali da utilizzazioni eccessive ed improprie minacciati da un eccesso di presenza turistica. È necessario pertanto promuovere modalità di accesso che favoriscano l’accrescimento della conoscenza delle differenti realtà pur preservando gli equilibri ambientali nella prospettiva di un turismo compatibile”. Afferma Matilde Romito, direttrice dei Musei Provinciali: “Mi spaventa la tendenza attuale che vede i beni culturali come il Pozzo di San Patrizio. Questo è positivo per un discorso di aggregazione, di passione, di produzione, ma si porta dietro una seria mancanza di professionalità. Diversamente da quello che succede in altri campi, nel settore culturale si ritiene di poter diventare facilmente attori di diversi processi, percependo magari lauti guadagni. Questo campo 62 63 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale 2) il settore dello spettacolo (entertainment) che raggruppa le aziende, o le realtà organizzative, che rispondono ai bisogni di svago attraverso la produzione e la distribuzione di eventi singoli od organizzati in strutture stabili. Un’ulteriore sottoclassificazione permette di evidenziare come sul territorio salernitano siano principalmente presenti attività di produzione e distribuzione di spettacoli dal vivo (performing arts) come teatro, danza, musica, festival. All’interno di questi settori la specificità salernitana è riferita ai festival cinematografici. “Abbiamo ben tre festival – Salerno, Giffoni, Linea d’Ombra – e lo sforzo che stiamo compiendo come Amministrazione Provinciale è di dare autonomia assoluta, che vuol dire per loro anche l’opportunità di crescere, di svincolarsi dagli enti, attraverso un auto sostentamento e di potersi proporre come momento di cultura per tutto l’anno, al di là dell’evento che viene consumato in una settimana. Registriamo con soddisfazione che riescono a qualificarsi anche a livello europeo, perché riuscire ad acquisire finanziamenti europei significa anche, tenuto poi conto del rigore delle regole europee, riconoscere ad essi una qualità e un’organizzazione che dà anche il senso della strutturazione. Sono diventati in qualche modo imprenditori di se stessi, possono essere un esempio”. aggravio di problemi sul fronte del sistema bancario e un sovraccarico di costi derivanti dal pagamento di interessi passivi. Osserva Stefano Giuliano, direttore artistico di Baronissi Jazz: “Tutti voglio realizzare in breve tempo il grande sogno di avere una grande manifestazione ma se alla prima edizione avemmo un finanziamento di circa 20 milioni quest’anno forse arriveremo a 100. Per la realizzazione di quest’appuntamento, che si tiene a luglio, ho iniziato a lavorare a dicembre ma non si riesce a fare un cartellone a febbraio perché manca la certezza del finanziamento. Avendo a disposizione un budget sicuro potrei giocarmi le opzioni e chiudere i contratti a febbraio invece di aprile o maggio con artisti che potrei circuitare nel resto della Campania. A Napoli ci sono altri festival con i quali abbiamo cercato di consorziarci (Nocera, Salerno, Minori, Baronissi) soprattutto per avere risparmi su una campagna pubblicitaria comune. Ci siamo incontrati anche per capire che aria tirava per capire se ci sono le premesse per fare un discorso insieme”. L’esigenza di incrementare sia i volumi di risorse pubbliche, così come di elevare la quota di risorse private, orienta alcune realtà organizzative a muoversi anche sul terreno economico ed imprenditoriale. A fare da esperienza pilota è il Giffoni Film Festival: “Noi siamo un ente no-profit e ci siamo affidati per anni per la vendita del nostro marchio a società esterne, sbagliando perché in questo modo molti profitti non venivano a noi. Noi siamo assistiti dai contributi pubblici, su 2,5 miliardi 1,5 arriva dal pubblico. Ma il finanziamento del pubblico non è mai sicuro. La nostra intenzione non è sostituire il pubblico con il privato, ma quella di avere una liquidità, assicurata dal privato, che ci metta in condizione di fare le nostre attività. Ecco perché è nata Giffoni Media Service, per vendere bene il nostro marchio e venderci bene ai nostri sponsor, in modo da avere una certa tranquillità economica”. PERCORSI VERSO L’IMPRENDITORIALITÀ Il sistema culturale della provincia di Salerno è in larga misura finanziato con risorse di provenienza pubblica. La quota di risorse proveniente dal settore privato si attesta su percentuali stimabili del 710%. Il valore, leggermente superiore al dato nazionale anche se del tutto indicativo, sembra indicare lo sviluppo di una capacità di interlocuzione degli operatori culturali con gli investitori privati e conferma l’eccellenza e l’appeal di diverse proposte artistiche presenti sul territorio. Visto il peso della contribuzione pubblica sui budget delle iniziative culturali, molti operatori sottolineano i gravi problemi che derivano dall’incertezza e dalla irregolarità dei pagamenti. Ciò comporta un 64 Tuttavia tratti imprenditoriali, seppur in forma di un percorso dai contorni ancora troppo sfumati per poterne ricavare qualche indicazione certa, si manifestano quantomeno come esigenza comune. 65 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale L’attenzione si concentra sulle tendenze evolutive del mercato e sulla valutazione che, nei prossimi anni, la competizione tra organizzazioni che operano nel settore dello spettacolo sarà destinata ad aumentare. terizzazione del mercato del lavoro nei settori culturali, se da un lato introduce elementi di precarietà lavorativa, dall’altro permette e facilita l’adozione di configurazioni organizzative adatte a rispondere efficacemente alle mutevoli esigenze del mercato. La prospettiva imprenditoriale fa lievitare l’attenzione alla qualità del prodotto offerto, introducendo indicatori di valutazione dell’offerta culturale, e dinamizzando il rapporto tra contenuti artistici di uno spettacolo e gestione economico finanziaria. L’attuale capacità interna di costruire l’offerta con l’ausilio di strumenti di ricerca offerti dal marketing, dalla sociologia delle emozioni e dall’applicazione di tecnologie della comunicazione, è per il momento un vantaggio competitivo poco compreso. Nell’ultima edizione del Festival Linea d’Ombra in collaborazione con Sichelgaita, è stato distribuito un questionario mirato a cogliere le proposte migliorative di spettatori e giurati. Il MedFest di Ascea utilizza un questionario per verificare il gradimento della manifestazione e per progettare i servizi di accoglienza, inoltre ha promosso una ricerca sulle realtà operanti sul territorio che possono ampliare l’offerta dei servizi per il MedFest. “La precarietà non deve essere interpretata come un fatto negativo. Piuttosto credo che si debbano formare delle strutture, delle iniziative in grado di ascoltare queste precarietà, di farle manifestare e di consolidarle. Se mi dovessi riferire sempre al mio mestiere, dare l’opportunità ai “giovani architetti” di esprimersi, di produrre qualche cosa, cosa che credo sarebbe da favorire, ma a livelli qualitativi alti, così come naturalmente dare spazio ad esperienze musicali, a chi si dedica ad arti figurative etc. Io è qui che vedo una completa assenza. Manca un posto in cui ad esempio un giovane pittore salernitano possa mostrare le proprie opere, con un minimo anche di supporto, senza che vengano poi lasciate lì appese. Il punto fondamentale è creare un luogo capace di ascoltare e di dare spazio all’espressione dei giovani. Io non riesco ad immaginare una strategia che dia una struttura a queste esperienze culturali all’interno del territorio salernitano, ma forse il primo passo credo che possa essere questo”. Il debole impianto economico, giuridico e patrimoniale delle organizzazioni private dello spettacolo si traduce in una diffusa precarietà lavorativa e professionale per le persone occupate. “In campo culturale il precariato dilaga in maniera ancora più impressionante perché le imprese culturali non esistono, esistono solo tante iniziative fatte con i soldi pubblici, molto spesso riescono a fare guadagnare soldi a persone già occupate in altri settori, o disoccupati che però accettano il lavoro nero, organizzate da associazioni di facciata, che favoriscono l’occasionalità e il mantenimento di una situazione assolutamente precaria. L’organizzazione di eventi è un’impresa”. Una situazione che non facilita la crescita dimensionale delle imprese, né una maggiore complessità organizzativa. A questo fa riscontro un forte accentramento delle decisioni nella figura del Direttore artistico o nelle figure leader di ciascun gruppo. Ne consegue che le strutture associative salernitane sono attualmente orientate a privilegiare le funzioni sui processi ed a valorizzare competenze specialistiche piuttosto che professionalità trasversali. UNA PROGETTUALITÀ DIFFUSA Dal punto di vista della produzione culturale, flessibilità e diffusione del lavoro autonomo sono le attuali tendenze evolutive del mercato del lavoro. Mentre i soggetti pubblici hanno organigrammi rigidi e prevedono forme di collaborazione a tempo indeterminato, nelle strutture private sono da anni operativi contratti a tempo determinato e varie forme di collaborazione e di fornitura di servizi professionali. Quest’ultima carat66 Consapevoli dei limiti e dei rischi a cui si è esposti, un buon numero di attori del sistema culturale locale sta elaborando progetti per la costituzione di corsi di formazione, sistemi telematici di offerta, spazi creativi, laboratori per la formazione del pubblico, etc. Si tratta di una strategia degli operatori privati tesa a conseguire ed a garantire 67 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale continuità agli eventi culturali ed alle loro organizzazioni attraverso una diversificazione dei propri sistemi di offerta e di entrate di natura economica. Si tratta di un fenomeno nuovo per il territorio, indicatore dei rilavanti processi di mutazione e trasformazione che interessano il sistema culturale. Progettualità intesa come nuova modalità di interazione con la sfera pubblica, con il sistema delle imprese locali, con le diverse filiere economiche e produttive che innervano il territorio. Osserva Marina Cipriani, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Paestum: “Queste zone hanno nella cultura, ambiente, storia e ricettività un buon motore di sviluppo che deve poggiarsi alle produzioni locali come tipicità e valore aggiunto piuttosto che come export di prodotti industriali. La riproduzione di modelli importati da altre zone non funziona. Occorre saper vendere queste realtà e bisogna farlo molto bene”. I progetti più significativi censiti sul versante dei soggetti privati sono stati promossi e riguardano: • • • Progettualità come nuovo modo di rappresentarsi, di sviluppare iniziative culturali, di generare identità, lavoro ed occupazione. Progettualità, infine, come sistema di qualificazione della produzione culturale e delle attitudini territoriali. • • Sul versante del soggetto pubblico, la cultura sta diventando un settore di rilevanti investimenti. Sul territorio provinciale il • • • comune di Baronissi, nell’ambito di un progetto PRUSST, ha elaborato il progetto “Città dei giovani”; Consorzio di gestione del Patto Territoriale dell’Agro Nocerino Sarnese ha introdotto tra le sue linee di indirizzo e di intervento la costituzione di un Coordinamento per le politiche per le attività ed i beni culturali; Centro Universitario Europeo di Ravello partecipa alla campagna di sensibilizzazione lanciata per il 2000 dal Consiglio d’Europa “Europa, un patrimonio comune”, attraverso tre progetti di ricerca transnazionali: Osservatorio Europeo sul Turismo Culturale, Nuove metodologie per la conoscenza del patrimonio culturale europeo e l’Atlante delle culture sismiche locali. 68 il Giffoni Film Festival che sta promuovendo la rete internazionale Kidnet, a cui hanno aderito una ventina di festival internazionali per l’organizzazione di rassegne cinematografiche focalizzate sui film per ragazzi; l’Associazione SalernoInFestival che intende promuovere nella città di Salerno una Scuola per la Creatività Giovanile, aperta alle diverse forme dei linguaggi comunicativi, non solo audiovisivi, da collocare, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Salerno e dell’associazione Lineare A, all’interno del ristrutturato Palazzo Genovese; il Consorzio Cobecam che, in collaborazione con l’Associazione Lineare A di Salerno, ha presentato, nel corso del 1997, all’amministrazione comunale di Salerno il progetto per l’allestimento di un “Museo della Plastica”; il MedFest di Ascea che sta elaborando il progetto per la realizzazione di un Osservatorio sul Cinema Documentario; Casa Babylon Theatre che ha proposto al comune di Pagani la formazione di un Consorzio tra Associazioni e Comuni per la cultura e lo spettacolo che operi nell’area dell’Agro Nocerino Sarnese. Alle progettualità si affiancano una serie di proposte ed idee censite nel corso delle attività di ricerca: • • • 69 il Museo del Falso propone di istituire un sistema museale sul modello del parco della Villette di Parigi; il Festival di Musica Antica propone di istituire un Festival Itinerante di Musica Antica; il Dipartimento di Antropologia dell’Università di Salerno propone di fondare il Museo delle Tradizioni Popolari. Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Si è precedentemente evidenziata la presenza di complesse reti relazionali che sostengono e alimentano le iniziative a livello locale. Una maglia di connessioni segnate dall’amicizia, dall’appartenenza, dal conoscersi, ma confinate in uno strettissimo spazio operativo. Un sistema fortemente integrato con il territorio ed i suoi attori, che cementa anche positivamente la società locale poiché agevola e rinforza quella serie di legami fiduciari che sono alla base del contratto sociale. D’altra parte, il processo favorisce il consolidarsi di quelle forme degradate e semplificate d’identità che declinano nel localismo, nella chiusura verso qualsiasi forma di collaborazione, integrazione, partnership. Osserva Pasquale D’Angiolillo, assessore al turismo, allo spettacolo, alle attività culturali e alle politiche sociali del Comune di Ascea: Parco idee, progetti ed iniziative del sistema culturale salernitano Soggetto proponente Titolo idea/progetto/iniziativa Linea d’Ombra SalernoFilmFestival Scuola di formazione sul cinema e la creatività giovanile Cobecam Museo della Plastica Esposizione arti contemporanee MedFest Osservatorio sul cinema documentario Amministrazione Provinciale Banca dati on-line sulle strutture ricettive Giffoni Film Festival Kidnet, rete internazionale di rassegne cinematografiche per ragazzi Museo del Falso Sistema museale modello Villette Festival di Musica Antica Festival itinerante di musica antica Comune di Baronissi Città dei giovani Università dei Beni Culturali di Ravello Osservatorio Turismo Culturale Consorzio Agro Nocerino Sarnese Progetto UE su cultura e spettacolo Casa Babylon Theatre Consorzio tra associazioni ed enti locali per la cultura e lo spettacolo Dipartimento Antropologia Università di Salerno Museo delle Tradizioni popolari “Il territorio si caratterizza per la sua frammentazione in tanti piccoli comuni e comunità che non riescono a comunicare tra di loro. Una delle difficoltà maggiori è quella di mettersi insieme per cooperare intorno a progetti complessivi che riguardino il territorio. La società vive grosse contraddizioni di fondo con tantissimi problemi e difficoltà soprattutto per le fasce deboli a cui non può essere data una risposta soddisfacente oltre che per le citate difficoltà anche per la mancanza di dotazioni strutturali e finanziarie. È anche un problema di metodo perché spesso non si ha una visione complessiva delle problematiche che il territorio vive, né una visione chiara degli obiettivi che si vogliono realizzare e di quali metodi e strumenti ci vogliono per realizzarli”. TRA LOCALISMO E RETI LUNGHE Il rapporto quasi esclusivo con gli enti locali, la conflittualità sulle risorse di finanziamento, la debolezza delle configurazioni organizzative, porta i soggetti sul territorio, anche i migliori, a rinchiudersi “nel proprio spazio, ad essere gelosi della propria idea ad avere difficoltà ad avere intersezioni”. Gli operatori culturali tendono a difendere il proprio spazio di posizione e ad innalzare barriere nei confronti di qualsiasi realtà entrante. Ne scaturisce un’identità di sistema agita nella direzione locale-globale. 70 Nelle pieghe del localismo non si consolidano solo micro eventi per micro organizzazioni, ma una concezione tolemaica della società locale che interpreta il proprio agire in termini di auto-referenzialità e di difesa della propria identità. C’è chi fa osservare, come l’antropologo Paolo Apolito, che la domanda culturale è tesa ad un’autoconferma dell’identità locale e che le risposte degli operatori culturali così come degli attori territoriali è tesa a riconoscere e soddisfare questa domanda di autoriconoscimento del localismo. “Il tema dell’identità interviene nella formazione della domanda della cultura e per domanda di cultura non intendo solo la 71 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale fruizione ma anche la produzione di cultura. Se devo produrre chiedo al territorio una opportunità di fare cultura. La domanda di cultura può avvenire per due ragioni, è spinta da due background diversi: o faccio una domanda di cultura per aprire i miei orizzonti o faccio una domanda di cultura per confermare la mia identità, non ci sono altre alternative. Per questo non credo che non ci siano politiche culturali; ci sono, e queste politiche culturali condotte dagli enti, sono tutte volte a soddisfare la domanda di autoriconoscimento del localismo. Le politiche culturali sono orientate a soddisfare la domanda che esiste; e la domanda che esiste, che è prevalente in questa città e nel territorio, è la domanda di autoconferma dell’identità locale, che da questo punto di vista è davvero la minaccia più forte per il futuro”. averci pensato molto, non è più una ricchezza, ma è deteriore, un elemento di arroccamento, di confusione, e di voglia di mantenere le cose come sono, di ritagliarsi uno spazio che poi è strettamente correlato all’altro problema quello dell’interfaccia, dei rapporti”. La rete lunga permette quindi di muoversi in uno spazio relazionale ampio e denso di opportunità: “Facciamo tantissime cose ma spesso non riusciamo a penetrare in una rete territoriale più ampia. Siamo sicuramente più conosciuti all’estero, effettivamente, spesso è difficile entrare organicamente in una rete di referenti territoriali in maniera più organica e razionale. Uno dei nostri obiettivi è migliorare ed alimentare questa rete di interscambio tra i vari referenti”. Una tesi che trova conferma nelle parole di un amministratore locale che descrive la solitudine delle comunità locali: “Le amministrazioni sono, in sostanza, il riflesso della società che li esprime e il problema del sollecitare la domanda lo vive anche un’amministrazione che ha bisogno di stimoli dai cittadini, cosa che in Cilento non c’è. Manca da un lato la funzione svolta dagli imprenditori nei settori del turismo e della cultura, e dall’altro dalla classe media, che è quella che fa opinione e che traccia le linee guida della crescita di un’area. Queste forti diversità e laceranti contraddizioni si vivono in tutti i settori”. La polarità localismo – rete lunga, permette sì l’affermarsi di un variegato panorama di attori e di iniziative culturali, ma non struttura un ambiente adatto alla nascita, alla crescita, al consolidamento di imprese culturali. Si origina così un sistema degli attori e degli eventi culturali articolato su tre livelli: Rete lunga perimetrata; è la dimensione dei soggetti che sono posizionati all’interno di circuiti nazionali e transnazionali. Si tratta di reti di relazioni esclusive, che in parte svincolano l’attore dal territorio e dalle logiche di funzionamento del sistema locale. In questa categoria si collocano quelle realtà che travalicando gli angusti spazi provinciali sono proiettate nel sistema globale dell’industria culturale; Sul versante delle necessità operative ed organizzative, i maggiori eventi culturali necessitano di una rete relazionale sufficientemente ampia in grado di determinare quelle opportunità e quei vantaggi competitivi da cui dipende sempre più il successo di una manifestazione, di uno spettacolo, di un evento. Si assume la rete lunga come strategia per avere risorse aggiuntive, per sviluppare iniziative in co-partecipazione, per integrarsi in reti cooperative transnazionali di operatori culturali. Innova ed interagisci; è la dimensione su cui sono posizionate un discreto numero di iniziative che possono contare su di una visibilità e continuità nel tempo ma che necessitano di finanziamenti pubblici a livello locale. In funzione di questa caratterizzazione devono continuamente e ripetutamente interagire con il sistema degli attori locali (amministrazioni locali, imprese private, soggetti finanziari); “Localismo e rete lunga: io ragionerei sulla nostra linea lunga perché se facciamo una valutazione vediamo che noi abbiamo una linea lunga più di immagine che di sostanza, riscontrando in questo un’altra difficoltà. E il localismo per quello che stiamo vedendo qui nella città di Salerno, e lo dico dopo 72 73 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Friggi e mangia; è l’insieme di iniziative che si svolgono nei mesi estivi a supporto alle attività turistiche e si alimentano di relazioni principalmente confinate all’interno del territorio che le origina. Non producono indotto. È l’oneroso sistema delle sagre, dei piccoli gruppi teatrali, delle piccole iniziative legate all’invenzione della tradizione che si alimentano di quattro ismi (particolarismi, localismi, individualismi, egoismi). reti lunghe e reti locali, specificità locali di concepire ed intendere la cultura della cooperazione. Per molti operatori del mondo della cultura il modello da emulare è il Giffoni Film Festival; tuttavia le mutate condizioni storiche, economiche, tecnologiche e di mercato rendono questa esperienza per molti aspetti inattuale ed inattuabile, una case history, una success story che difficilmente potrà essere riprodotta in altri settori culturali. Sempre più la produzione culturale necessita di un ambiente dove sviluppare competenze, professionalità e servizi e sempre le opportunità rigenerative della produzione culturale sono riferite a bacini di intelligenza sociale dove si sviluppano i linguaggi della creatività, dell’interdisciplinarietà della multimedialità. Questo non significherà l’entropia della dimensione locale, ma all’opposto una sua ampia riconsiderazione in termini di formule e combinazioni territoriali tra attori, risorse, sottosistemi, filiere,etc. Così come è stato per la nascita dei sistemi di piccola e media impresa manifatturieri e dei Distretti Industriali: lo sviluppo di formule imprenditoriali diffuse è avvenuto in una situazione sociale e culturale strutturata che legava tra loro gli attori attraverso nessi non di mercato e tanto più complessi risultavano i sistemi di Pmi, tanto maggiore era il contributo regolativo della politica. La prospettiva che si inizia a delineare sul territorio salernitano riguarda la costruzione di un ambiente, di uno spazio intermedio tra locale e rete lunga, dove sperimentare integrazioni inter-organizzative tra gli attori e incardinare la concertazione delle politiche culturali e formative in una logica sistemica. Così che la cultura assuma la funzione di risorsa strategica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. Lo spazio intermedio è il modo specifico in cui localmente si esprimono relazioni distintive tra sottosistemi, relazionali intermedie tra 74 “Ritengo che il problema sia proprio quello di definire uno spazio intermedio. Credo che lo spazio intermedio non abbia un significato qualitativo (cioè sta tra la linea lunga e il localismo, quindi è una cosa media) ma credo che lo spazio intermedio sia l’unica possibilità di riscattare la cultura da questo stato di pantano, con alcune punte che non riescono a collocarsi dentro una rete e dentro un reale radicamento col territorio”. È l’intendimento di chi si augura che ci siano oggi le possibilità per iniziare un ragionamento che tenga conto dello spazio intermedio, fermo restando che lo spazio intermedio recuperi il locale come spazio ma si metta in relazione con la rete lunga: “È chiaro che quando questa rete lunga diventa perimetrata, io la immagino come una roccaforte da salvaguardare con le torri impedendo che “gli estranei” possano entrare. Questo è un altro vizio profondo della nostra cultura che tende ad agire non cercando di mettere in contaminazione le cose per vedere come possono crescere, ma tende a stabilire i territori di appartenenza”. Anche in questo caso il contributo regolativo della politica è di fondamentale importanza. La costruzione di un livello intermedio dovrebbe essere assunto proprio dall’attività politica per suscitare un circuito virtuoso: “…. chi meglio di loro potrebbe creare questo circuito, visto che dovrebbero essere loro il collante in una società sana. Per cui iniziative, investimenti, spostamenti delle intelligenze. Non ho idea di quali siano i bilanci degli assessorati, ma per quello che vedo in città, e anche un po’ nella provincia, c’è una frantumazione notevolissima di iniziative, con tante piccolissime parrocchie, che funziona forse sul piano elettorale, per cui non può essere abbandonata completamente come strategia politica, però non può essere neppure l’unica strategia politica”. 75 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Un contributo che si ponga prioritariamente in termini riflessivi nei confronti delle politiche e degli attori da coinvolgere, perché intorno a questi assi “… si potrebbero coagulare al meglio le vecchie nuove intelligenze che lavora in questa città, riconoscendo le specificità territoriali, però non facendole diventare dei totem”. La volontà politica di concorrere alla nascita di un sistema territoriale per la cultura è anche un pre-requisito per lo sviluppo di quelle forme di collaborazione tra operatori culturali pubblici e privati di cui il territorio salernitano ne è al momento quasi totalmente privo. “Anche questo per me è un punto fondamentale, la costruzione dello spazio intermedio, la costruzione di questi assi portanti di politiche culturali. Come si debba fare è un grande problema, perché se lo fanno le istituzioni, beh non sono solo loro deputate a farlo, se facciamo un network fra tutte le associazioni… diventa un problema serio. Ma una riflessione aperta in cui si comincia a ragionare di questo a mio avviso va fatta”. facendo quindi crescere imprese all’interno della filiera dello spettacolo, ma soprattutto per sperimentare formule di integrazione e collaborazione tra i diversi operatori culturali. Si tratta di un percorso difficile, non privo di rischi e di tentazioni conservative volte a mantenere l’attuale configurazione delle politiche e degli interventi in materia di produzione di cultura e di spettacoli. D’altra parte l’incremento della domanda di finanziamenti e la speculare scarsità di risorse pubbliche determinano non solo un aumento della competitività tra attori, ma pregiudicano qualsiasi azione tesa ad armonizzare ed a sviluppare sinergie positive tra eventi. Così che la collaborazione tra imprese culturali sia dello stesso settore che in settori collegati si realizza principalmente a livello sovra locale. Di contro, poco praticate sono le forme di collaborazione, consulenza e integrazione professionale tra operatori culturali a livello locale. Le realtà culturali salernitane, afferma Nicolantonio Napoli, direttore artistico di Casa Babylon Theatre, difficilmente riescono a organizzarsi in circuiti o in consorzi locali per due ordini di motivi: “Il primo è che ognuno ha la necessità di difendere il proprio poco. Lo spettacolo, il teatro, la cultura non è differente dal resto. Mi spiego meglio: se è esistita, come esiste ancora, la questione meridionale per tutto il resto dell’economia nazionale esiste anche per la cultura. Chi ha poco difende il proprio poco, chi ha nulla sviluppa la fantasia. È difficile che si riesca a mettere intorno ad un tavolo e a trovare un accordo. L’altro aspetto è la mancanza di professionalità. Abbiamo bisogno, soprattutto al livello di università, di master, di corsi di formazione organizzati bene, con la UE con l’ETI. Abbiamo bisogno di costruire grosse professionalità che abbiano coscienza di cosa significa un circuito integrato d’area, che prevede rapporti legati a doppio raggio con il turismo e con la sviluppo dei luoghi dei siti, delle pietre, della storia”. Una volontà politica animata dalla volontà di qualificare il tessuto degli attori e delle manifestazioni culturali sul territorio si manifesta anche attraverso l’introduzione di meccanismi selettivi. “Il percorso che enti pubblici e privati possono e devono fare, per dare un assetto, è quello di abolire molte manifestazioni: non parlo delle sagre, ma di una serie di manifestazioni che sono sovrapposte, inutili, senza senso, ma soprattutto nessuna prospettiva in termini di impresa culturale”. RETI INTERMEDIE PER PRODURRE COOPERAZIONE E FIDUCIA La creazione di uno spazio intermedio implica lo sviluppo di forme di cooperazione e il coordinamento fra le diverse realtà organizzative. La costruzione di reti intra-organizzative viene indicata da più parti come una rilevante opportunità sia per esternalizzare funzioni, 76 Formule di rappresentanza e lobby vengono agite in una rete nazionale ed internazionale. In particolare i festival cinematografici sono accreditati presso: • GFF, European Coordination of Film Festival; 77 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • • queste manifestazioni producono c’è l’immagine, ma penso che il bene immateriale debba essere sempre carico di una dimensione di produttività ulteriore e che non si consumi in sé. Quando si parla di grandi eventi c’è anche il rischio che quando diventa “grande evento mediatico” diventi produzione di altro, di “immagine Italia”, che funzioni come promozione di tutto il “sistema Italia”. Certo, ti fa industria, ma il rischio connesso al legame troppo stretto con l’industria televisiva è che finisci per fare un marketing di nulla, ossia promuovi te stesso, ma dietro di te non c’è nessuna produzione, materiale o immateriale, che ti sostanzia sul mercato. Se puoi dire di incidere come grande evento perché oriento un mercato industriale sul piano culturale, in questa direzione, allora hai fatto un’operazione importante. Ma se l’industria culturale del cinema per i giovani va in una direzione completamente diversa da quella che testimonia Linea d’Ombra, io faccio un’operazione di “resistenza”, che può essere anche importante, ma non mi metto in rete con i grandi meccanismi di produzione industriale a livello internazionale. Certo, queste sono poi le scelte di un direttore artistico, quale cultura scegli, quella che tende alla produzione industriale o alla produzione estetica. La scelta non è andare dove ti porta il mercato, in quel caso si tratta di colonizzazione, sei tu che sei stato scelto dal mercato. Una volta che la grande industria ti ha colonizzato non gli servi più, per il semplice motivo che quest’operazione la fa indipendentemente da te, per cui seguire troppo il mercato significa anche restarne schiacciato, restare ai margini. Io continuo a ripetere che bisogna trovare l’occasione di inserire meccanismi di produzione, di beni materiali o immateriali, legati agli eventi che vengono costruiti. Sono convinto che se uno vuole fare il cinema per ragazzi debba avere la capacità di inventarsi qualcosa che sia in grado di orientare una cultura industriale legata al cinema per ragazzi. Per fare un’operazione di questo tipo è sicuramente meglio farlo in rete, passare dal localismo al locale, ossia pensare globale e agire locale”. Linea d’Ombra, European Coordination of Film Festival; MedFest lavora in una rete di collegamenti diretti con altri festival del bacino del Mediterraneo. La pervasività delle nuove tecnologie sta trasformando strutturalmente il mercato e le condizioni operative in tutti settori culturali. L’aumento dei canali e dei supporti distributivi – televisioni commerciali, Pay TV, consolle per videogiochi, radio, riviste, Internet, prodotti audiovisivi, CD Rom, etc. – permette alle aziende di allungare il ciclo di vita del proprio prodotto, di aumentare l’accessibilità del proprio servizio e di sviluppare attività di co-marketing con altre aziende. Inoltre le tecnologie digitali permettono l’ingresso in nuovi settori e il raggiungimento di nuove fasce di pubblico, permettendo così di aumentare le disponibilità economiche di natura privata. L’introduzione del digitale e la diffusione di sistemi di telecomunicazione sta trasformando in particolare i festival cinematografici. La grande industria della comunicazione e del cinema sta superando il concetto di festival e dell’evento spettacolo. Questo ha messo in crisi sia i grandi festival che piccole manifestazioni di qualità. Osserva Giuseppe D’Antonio, direttore artistico di Linea d’Ombra: “Nel sistema di comunicazione in rete io posso navigare su Internet e posso intrattenere relazioni con i produttori direttamente on line. Il mercato tradizionale può servire a chiudere i contratti ad avere un contatto diretto, ma si mette in crisi il discorso tradizionale. Molto probabilmente si giocherà su un altro terreno, che non sarà quello della localizzazione dell’evento, ma del collegamento in rete. Ho la sensazione che nel giro di 10 anni i festival non serviranno più, se non come presenza di logica territoriale, alta, interessante, ma territoriale”. La competitività tra grandi eventi inseriti in circuiti nazionali ed internazionali presenta dei rischi: lo svilimento della qualità e dei contenuti artistici a vantaggio di una spettacolarizzazione degli eventi. Continua D’Antonio: “Io credo che le manifestazioni debbano fare questo e non produzione industriale. È vero che tra i beni immateriali che 78 I servizi complementari e di supporto alla produzione e distribuzione di spettacoli potrebbero costituire un efficace asse su cui tentare di sviluppare alleanze o forme consortili. 79 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale “Qui ognuno ha i propri ristoranti o tipografi di fiducia, il che fa sì che nessuno di questi cresca per proporsi come soggetto unico per tutti. A parte questi servizi, si potrebbe pensare ad intermediari comuni per gli enti, per gli uffici affissioni, i transfer. Né mi pare che ci siano, forse non è possibile, forme di costruzione di consorzi o alleanze che permettano di razionalizzare tempi, spese”. zio libero per potere esprimere cose che avvengono qui a Salerno, e non solo sul mondo della plastica”. In questa fase di sviluppo delle imprese culturali, l’esternalizzazione di queste funzioni non risponde direttamente a valutazioni e logiche di tipo strettamente economico, ma alla possibilità di sperimentare pratiche ed azioni congiunte. L’esternalizzazione assume una valenza di tipo strumentale, orientata più alla costruzione di reti e di relazioni su basi fiduciarie che all’ottimizzazione di una politica dei costi di produzione. Offrirebbe inoltre l’opportunità di dar vita a progetti culturali che coinvolgano più intraprese, ognuna portatrice di specifiche competenze e professionalità. È l’idea sottesa al progetto Museo della Plastica: “Noi abbiamo dato vita a questa iniziativa perché fosse un pretesto, un modo per iniziare a ragionare su un Centro sulle Arti Contemporanee, o meglio sulla contemporaneità, anche perché con arte si inizierebbe un discorso su quali sono le espressioni artistiche e quali non lo sono. Nessun contemporaneo ha mai saputo quali sono le arti a sé contemporanee. Invece personalmente, lo dico anche in maniera provocatoria, vorrei che svolgesse un po’ la funzione che hanno i centri sociali, ossia chi ha voglia di esprimere qualcosa, di rappresentare qualcosa lo possa fare. A Salerno qui manca, anche per esempio mancano posti in cui le centinaia di salernitani che suonano – dalla musica medievale alla contemporanea –, e molti anche molto bene, possano farlo e rendersi visibili. Uno degli appartamenti del palazzo potrebbe essere destinato proprio a questo, con un ingresso libero e continuato, creando così anche un po’ d’attenzione su questo fenomeno”. Al centro del palazzo ci sarà l’esposizione permanente di questi oggetti, intorno ci saranno una serie di attività, dalla formazione alla ricerca sul design, sui polimeri e tutto quello che c’è intorno a questo mondo. C’è tutta una parte di idee che riguardano la multimedialità. Insomma potrebbe diventare uno spa- In molte province italiane, per incentivare formule di cooperazione vengono privilegiate le richieste di finanziamento provenienti da insiemi di operatori. Ad esempio, su questa prospettiva si sono modulati un buon numero di progetti culturali di Bologna 2000 che prevedono forme di collaborazione e di integrazione stabile tra imprese locali anche concorrenti. La costruzione di reti intra–organizzative offre tuttavia vantaggi anche dal punto di vista di una riduzione e di un maggiore controllo dei costi, di aumento della gamma dei servizi offerti, del miglioramento dei servizi di accoglienza, per arrivare fino alla possibilità di promozione presso aziende e azioni coordinate di fund rising. I vantaggi operativi, economici e funzionali di solito compensano i costi di funzionamento che una rete genera. Ma il vero problema che si incontra nella costruzione di un network intra–organizzativo, come ha analizzato Pietro Frigo nel corso del workshop sul Distretto del Piacere di Rimini: “… ognuno dove rinunciare ad un po’ alla propria identità delegandola a questa logica distrettuale, in cui è il marchio che avrete realizzato a dover essere riconosciuto, di cui voi siete uno degli elementi che compone quell’offerta …”. Mutuando dall’esperienza riminese, per la costruzione di una filiera dello spettacolo è necessario “… che gli attori della filiera o del distretto condividano sia gli obiettivi tattici che quelli strategici e sopratutto che ci sia un responsabile di percorso, un responsabile a cui fare riferimento sia tra i privati sia nel pubblico. Questo è un altro passaggio importante per evitare lungaggini, confusione e inutili discussioni”. DAL VERTICALE ALL’ORIZZONTALE L’ipotesi che viene tratteggiata dalle interviste è che si sviluppi una rete intra-organizzativa che favorisca l’integrazione funzionale delle 80 81 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale attività e delle produzioni su scala territoriale determinando mix di iniziative e di soluzioni difficilmente praticabili a scala settoriale. D’altra parte la strategia di aggregare i soggetti sulla base delle specialità settoriali, in un ambiente altamente conflittuale, non sembra destinata ad avere grandi possibilità di successo. “Credo che non sia possibile un coordinamento intrasettoriale, un collegamento ad esempio tra il Napoli Film Festival, Giffoni e Linea d’Ombra: c’è competitività tra i vari festival e il tipo di mercato ti porta naturalmente ad averla. È normale che sia così. Si dovrebbe pensare invece a qualcosa di interdimensionale. Ci vorrebbe un tavolo di concertazione tra i vari attori nei diversi ambiti territoriali che possano individuare un percorso perseguibile. Il problema è che qui prima puntano alle coalizioni tra soggetti e poi vedono che cosa possono fare. Bisognerebbe invece fare il contrario, lavorare su progetti”. Che inizi a delinearsi una logica d’azione territoriale orientata a far crescere il sistema degli attori territoriali, lo si riscontra, ad esempio, nel supporto funzionale che il Giffoni Film Festival svolge nei confronti dell’Ente Parco del Cilento, verso alcune amministrazioni locali, o in prospettiva sul funzionamento dell’aeroporto civile di Pontecagnano. Un’azione, quella del GFF, non solo informata da convenienze economiche e promozionali ma dal convincimento che la crescita di altre realtà produca effetti positivi per tutti gli attori del sistema culturale e del territorio. Afferma Carlo Andria, Presidente del GFF: Tuttavia le singole volontà non sono in grado di determinare quegli allungamenti di filiera nel campo della cultura e dello spettacolo, né l’integrazione dei settori culturali con le altre filiere territoriali (turismo, artigianato, agroindustriale, sistema del tessile - abbigliamento, etc;). Le reti intra-organizzative si sviluppano a condizione che l’ambiente nel quale le organizzazioni sono inserire non solo accompagni, ma regoli in termini di comportamenti, norme e sanzioni il processo collaborativo. Nelle prime pagine del rapporto di ricerca si era accennato all’esistenza di pre condizioni di tipo strutturale di per sé insufficienti a generare un sistema orientato allo sviluppo di un’economia della cultura. E tuttavia la complessa articolazione degli attori in campo e le specifiche funzionalità che possono apportare sono un invidiabile asset su cui si riversano le attese di alcuni operatori culturali affinché si attivino forme di coalizioni per la cultura. Osserva Paolo Apolito, docente di antropologia culturale presso l’Università di Salerno: “La mia utopia era che intorno ad un tavolo si sedessero mondo economico, culturale, civile, in senso ampio, e si costruisse un progetto monolitico in cui tutti devono entrare, ma si cominciassero a costruire delle possibilità di percorsi sinergici, integrati. Ma non lo vedo possibile in questa città, perché c’è il sospetto di un mondo nei confronti dell’altro, c’è la paura che il vicino possa prendere un pizzico di sole in più. L’Università da sola non ce la fa, al tempo stesso l’amministrazione pubblica non può inventarsi delle cose se non è abituata a farlo, e così il mondo dell’imprenditoria. Se ci mettessimo insieme e dicessimo: noi siamo in grado di fare questo, voi quest’altro, cerchiamo di fare non il mega progetto che dia un profilo definitivo a questa provincia per i prossimi 40 anni, ma cominciamo a seguire dei percorsi. Per esempio in primis mi rivolgerei subito al mondo delle scuole, dei ragazzi, e li metterei in un circuito virtuoso. Non mancano idee, ma la volontà di mettersi insieme senza paura di farsi ombra. Far dialogare i soggetti istituzionali in questa provincia è un’impresa ai limiti dell’impossibile. Senza dialogo non si può fare niente e finisce che nessuno di noi utilizza l’altro, nelle sue competenze, nei suoi requisiti e nella sua forza. Sono molto scettico: sono un “Noi vogliamo iniziare questa opera di collegamento, ma abbiamo anche bisogno che gli altri si seggano con noi e sfruttino, se vogliono, la nostra popolarità per raggiungere i traguardi che noi abbiamo raggiunto. Noi siamo disposti a dare una mano per creare una struttura intermedia, ma vogliamo che gli altri accettino innanzitutto la nostra richiesta di mettersi insieme. Tutti fanno cultura, ma se poi ognuno rimane chiuso nell’ambito localistico allora non si può andare avanti e le varie manifestazioni continuano ad essere un fatto episodico dimenticato dopo il suo svolgimento. Noi non vogliamo essere richiesti, vogliamo sederci intorno ad un tavolo insieme agli altri e ragionare”. 82 83 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale salernitano da generazioni, ma sono proprio per questo particolarmente scettico”. Agenda 2000 assegna alle regioni meridionali, per il periodo 20002006, 18.000 miliardi di cui circa 7.000 sono destinati alla programmazione negoziata. Osserva Eugenia Apicella, Segretario Generale del Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali: “Bisognerebbe credere in questa logica della programmazione negoziata e dei patti territoriali, della richiesta che parte dal basso. Gli interventi a pioggia, che ci sono stati in questi anni, non hanno considerato il sistema territoriale integrato nelle sue varie componenti: agricoltura, zootecnia, urbanistica, sistema territoriale, ambiente, cultura, turismo. È una nuova logica e le istituzioni dovrebbero stimolare la popolazione a ragionare in modo diverso. È solo in questo modo che la popolazione, il giovane, diventa attore e propositore di nuove logiche, di nuovi percorsi che possono essere all’inizio formativi ma che poi devono avere uno sbocco occupazionale”. Nella prospettiva di articolare politiche culturali territorializzate all’interno della concertazione negoziata sono state raccolte due proposte. La prima indica l’opportunità di inserire dei Protocolli Aggiuntivi sulla Cultura e sul Turismo nei Patti territoriali già formalizzati sul territorio provinciale. È una proposta che incontra la disponibilità degli enti territoriali. Afferma Alberto Esposito, Assessore provinciale alle Politiche Sociali e Giovanili: Il Programma Cultura 2000 della UE, con un budget di 167 milioni di Euro, sovvenzionerà una serie di azioni culturali nell’arco dei cinque anni (1.1.2000 – 31.12.2004). Il nuovo programma raggruppa i programmi “Raffaello”, “Caleidoscopio” e “Arianna” e mira ad incoraggiare la creazione, la conoscenza e la diffusione della cultura dei popoli europei. Potranno presentare progetti gli organismi pubblici (regioni, province e comuni), organismi privati, associazioni culturali che appartengono ai quindici paesi dell’UE, Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Cipro e Paesi Peco. La Commissione ha deciso di finanziare tre azioni1: a) Azioni specifiche, innovative e/o sperimentali. Viene sostenuta la cooperazione tra operatori culturali di vari Stati membri nei settori: cultura e turismo, cultura e insegnamento, cultura e occupazione; b) Azioni integrate all’interno di accordi di cooperazione culturale, strutturati e pluriennali. Sono comprese le coproduzioni di opere e altre manifestazioni culturali di spicco (mostre, festival), manifestazioni culturali che interessano le arti dello spettacolo, le arti figurati1Gazzetta ve e visive, la valorizzazione di luoghi, siti ed eventi, operazioni di mobilità degli operatori culturali, valorizzazione di beni mobili e immobili; c) Eventi culturali speciali con una risonanza europea e/o internazionale. Rientrano in quest’azione iniziative come: la Città europea della cultura, il riconoscimento di grandi talenti artistici, la diffusione di eventi di spicco. Ufficiale della Comunità Europea del 10.3.2000. 84 “Perché i patti territoriali sono una serie di misure che servono ad accompagnare la realizzazione di offerta lavorativa sul territorio. Per esempio nell’agro nocerino sarnese si è riusciti ad avere finanziato dall’UE il protocollo aggiuntivo sulle politiche sociali. Quindi le politiche sociali sono diventati un elemento, finanziato dall’UE, sia per migliorare la qualità della vita e dei servizi, ma anche con la possibilità di produrre lavoro. Perché il terziario, il volontariato sociale, le cooperative non profit nei settori degli anziani degli handicap è stato visto positivamente. Si è fatta una grande battaglia ma alla fine si è riusciti. Quindi perché non legare ai patti territoriali e quindi ad attirare finanziamenti europei protocolli aggiuntivi sulla cultura e sul turismo e quindi vedere la cultura e il turismo come elementi trainanti per l’azione sul territorio e per realizzare posti di lavoro”. Un preliminare emerso nell’ambito del Patto dell’Agro nocerino sarnese, firmato il 25 ottobre 1999 dalle amministrazioni locali coinvolte, prevede un protocollo integrativo intitolato “Politiche per i beni e le attività culturali” che individua dieci obiettivi su cui indirizzare un programma per le risorse culturali: 85 Gli attori culturali L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale 1) Rilancio dell’attività di scavo e di restauro beni archeologici, per recuperare siti importanti quali teatri e l’anfiteatro di Nuceria; 2) Parco fluviale del fiume Sarno, in parallelo all’opera di costruzione e messa in funzione dei depuratori; 3) Parchi extraurbani per la fruizione della fascia pedemontana e collinare dell’Agro Nocerino Sarnese; 4) Recupero degli edifici storici e religiosi e di archeologia industriale dell’Agro per destinazioni di accoglienza turistica, fini museali ed attività culturali; 5) Realizzazione di una struttura adeguata per svolgere le funzioni di un Teatro dell’Agro; 6) Costituzione di un soggetto idoneo a promuovere attività teatrali e di spettacolo in modo permanente nell’Agro; 7) Promozione di un soggetto/i per la promozione permanente dei servizi culturali in generale ed in particolare servizi per la fruizione dei siti archeologici, servizi museali, servizi bibliotecari; 8) Diffondere nell’area sistemi per la gestione di servizi turistici ed agro turistici, promuovendo ed incentivando programmi ed iniziative integrate per la fruizione del verde extraurbano, il recupero degli edifici storici, i beni archeologici, la contiguità con i siti di Pompei, Paestum e la costiera Amalfitana; 9) Integrazione delle attività delle scuole dell’Agro per lo sviluppo della cultura della memoria storica locale, potenziamento degli indirizzi di formazione curriculare in direzione delle vocazioni culturali e produttive dell’area; 10) Sviluppare attività di formazione professionale per la creazione, anche tramite riqualificazione e riconversione, di competenze legate al recupero ed alla fruizione del patrimonio ed alle attività culturali in generale. nelle sue tipicità in modo tale da creare una comunità e non una mera aggregazione. Si richiede un salto in avanti, prima di tutto sul piano teorico-concettuale, poi strumentale, un quanto finora nel Patto si è assistito ad un processo di convergenza al quale sembra indispensabile aggiungere degli interventi che alimentino un modo di sentire condiviso, dunque un’unione anche spirituale”. La seconda proposta, assumendo a tutto tondo il metodo della concertazione locale, lancia l’idea di in un “Patto per la cultura” che coinvolga il sistema degli attori locali a livello di bacino provinciale sui tema dell’economia della cultura, e dell’imprenditorialità in campo culturale. “Noi vorremmo anche proporre, così come si fanno patti territoriali, di fare un Patto Territoriale per la Cultura, sulla scia dei patti territoriali per lo sviluppo. Prima però dobbiamo intenderci sul termine cultura, perché il termine cultura oggi vuol dire Produzione, un bene di produzione come un altro. Se per cultura si intende ancora qualcosa di retorico, allora non ha senso. A Salerno ho l’impressione che la cultura sia intesa come qualcosa di nemico delle produzione”. Finora, nell’ambito dell’esperienza comunitaria della concertazione, ci si è concentrati quasi esclusivamente su questioni economicofinanziarie: “Bisogna evitare di correre questo rischio per i Patti Territoriali per l’Occupazione. La cultura va intesa come condivisione di un patrimonio comune, o potenzialmente tale, da valorizzare 86 87 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale I TERRITORI DELLE CULTURE Nella prospettiva di una concertazione delle politiche culturali che favorisca l’integrazione funzionale delle attività e delle produzioni culturali su scala territoriale, i testimoni intervistati hanno delineato una mappa delle risorse e delle problematiche presenti sul territorio. Si tratta di un quadro che individua e delimita alcuni campi d’azione e d’intervento e che informa l’azione degli attori del territorio. I territori culturali individuano ambiti di lavoro su cui concentrate specifiche azioni anche di carattere innovativo che afferiscono: • all’identità territoriale ed alla costruzione di nuove comunità; • al rapporto tra memoria e percorsi di futuro; • al ruolo della formazione per la costruzioni di menti adatte; • alle nuove potenzialità nell’integrazione tra cultura e turismo; • alla valorizzazione dell’intrattenimento notturno; • alle metafore dell’economia di rete. Un territorio spaccato tra identità deboli che assumono le forme dell’esasperazione localistica e identità disperse come risultato dei vigorosi processi di urbanizzazione e modernizzazione. Le identità deboli trovano alimento in quel tessuto minimale di relazioni e di opportunità che si formano nel tessuto e nelle pieghe delle piccole comunità locali. È il permanere all’interno dell’abituale, intendendo con questo sia l’espressione regressiva del localismo e del particolarismo, che tutti quei comportamenti materiali e simbolici tesi a recuperare modelli noti, e quindi meno traumatici, di relazione sociale. “… i comuni vicini sono visti come dei nemici, non si pensa che il territorio deve essere visto in tutta la sua complessità. 158 comuni non sono pochi ed è difficile far capire alla gente del luogo che occorre ragionare in termini di aggregazione. Le comunità montane non vivono questa sinergia. I giovani amministratori tendono a fare discorsi di aggregazione internazionale ma poi assumono atteggiamenti di chiusura rispetto al proprio territorio. Io sto lavorando in questo senso, chiedendo alle realtà locali di ragionare insieme in modo che ci sia la possibilità di valorizzare meglio il territorio. Non ha senso concedere tre piccoli contributi a tre manifestazioni diverse, ha più senso darne uno grosso per una manifestazione di grossa visibilità. Questa è una strada ancora lunga da percorrere ma sembra che la cultura degli amministratori giovani sta cambiando”. LE IDENTITÀ SPACCATE Innanzitutto, ad informare l’analisi sui fabbisogni culturali, sono i differenziali interni al territorio provinciale: co-presenza di aree forti dove si concentra lo sviluppo, e di aree deboli, attraversate da rilevanti problemi di tenuta del quadro economico, sociale e culturale. Il territorio provinciale non presenta un tessuto omogeneo: Salerno non può considerarsi il centro di un territorio che per larga parte gravita attorno a Napoli - per storia, tradizioni, per rapporti economici o alla Lucania e alla Calabria. Le aree interne, nell’attuale sistema istituzionale, non hanno voce, gli interessi lievitano nelle grosse aree metropolitane che determinano le scelte e gli indirizzi generali. “Io direi che anche da parte delle istituzioni ci vuole maggiore attenzione, non solo nella promozione di attività culturali, ma in generale alle aree interne in cui la cultura può essere volano di sviluppo”. 88 In alcuni sottosistemi le identità deboli alimentano un processo di fibrillazione determinato dall’incapacità di darsi forme di rappresentanza degli interessi a livello territoriale e spingono nell’aderire ad altre realtà amministrative cullandosi nel sogno che questo passaggio possa risolvere problemi che hanno altra origine e diversa soluzione. Le identità disperse sono il prodotto culturale dei rilevanti processi di edificazione ed inurbamento degli anni ’50, delle ondate di crisi industriale che hanno intaccato il tessuto produttivo locale, del rapido e tumultuoso processo di mobilità sociale, dell’innalzamento dei 89 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale profili scolastici e formativi della popolazione residente, della crescita dei consumi di massa. L’identità dispersa è il risultato di una stratificazione di identità sottratte e di identità aggiunte, è insieme il tramonto di una società regolata da valori e ritmi arcaici e il disordinato orizzonte dell’urbanità e dei nuovi modelli di consumo. In questo processo di lunga deriva è la città capoluogo ad assurgere emblematicamente a luogo delle identità disperse: “Salerno non ha un’identità, né una vocazione specifica, né tanto meno un’immagine, un marchio o un logo che possa rappresentarlo. Se pensi ad Amalfi immagini una città di mare, ma questo non avviene per Salerno, sebbene abbia uno dei litorali più lunghi e più belli di Italia. Questo non avviene perché il porto è stato spostato all’indietro, perché è stata fatta un’operazione per cui (come a Napoli) si è persa la sensazione della città del mare. Non l’abbiamo potuta mai chiamare neanche città industriale, perché i sistemi industriali esistono, sistemati in diverse aree, in diverse epoche storiche e sono anche rapidamente entrati in crisi, anche perché c’erano delle industrie piuttosto forti, fino a 20/30 anni fa, nell’agro nocerino sarnese - industrie conserviere, della pasta. Salerno ha un problema di identità, ma se continua a farsene un problema non se la crea”. Il tema delle identità disperse rimanda all’operosità nel costruire comunità simulate: quelle che prendono forma non in luoghi definiti, ma in reti e in punti sinapsici nei quali i soggetti sono inseriti, producendo senso e significato sociale. Sono comunità artificiali, quelle che fanno racconto e metabolizzazione, contaminazione e confine, tra le reti lunghe e le reti corte. Le identità disperse esprimono domande di spazi non di luoghi, di modelli comunitari e non di comunità primarie fondate sul sangue e sul suolo, di spazi mentali prima ancora che fisici, di idee e di progetti prima ancora che di meccanismi e procedure. rali rinserrate nel territorio o forme culturali spaesate dalla modernità. In questo scenario si depotenziano anche le tradizionali rappresentazioni che insistono sull’individuazione di sottosistemi territoriali. Il territorio si ridisegna tra punti di eccellenza e punti di degrado localistico, con una trama simile alla pelle di leopardo. “Per quel che riguarda un’analisi di scenario sul territorio provinciale, credo innanzitutto che l’attuale suddivisione provinciale sia superata. C’è una prima grande area che va, per affinità di patrimonio, di interessi, di cultura, da Cuma fino a Paestum, attraversando due province. Chiaramente il discorso della definizione delle aree territoriali si porta dietro tutto il discorso dell’identità, che il territorio non ha. Come si può fare un collegamento tra Cuma e Paestum, così si potrebbe fare tra altre zone della provincia e della regione, e anche al di fuori della regione”. In questa nuova trama, emerge come territorio della forza, della freschezza e dell’energia culturale l’Agro Nocerino e come luogo della progettualità, dell’imprenditorialità e delle risorse umane, la città di Salerno. Tuttavia l’intreccio tra i percorsi della cultura ed i tradizionali sottosistemi territoriali dovrebbe favorire: • la re-invenzione del prodotto turistico nella Costiera Amalfitana in considerazione del suo grado di maturità e della sua progressiva perdita di appeal; • il recupero di tradizioni locali, dei patrimoni gastronomici ed agricoli e della proiezione nel bacino del Mediterraneo per il Cilento; • l’integrazione sociale e la valorizzazione della cultura intesa come bene relazionale nell’Agro Nocerino Sarnese; • i consumi urbani, il riconoscimento delle tribù giovanili, la predisposizione di spazi espressivi nell’area urbana di Salerno. DAL PASSATO MITICO AI PROGETTI PER IL FUTURO Identità disperse e identità deboli si disciolgono nel territorio, generando uno spazio a geometria variabile dove, di volta in volta, senza nessuna apparente continuità e contiguità, si affermano forme cultu90 Il secondo aspetto da considerare, nell’ipotesi una concertazione delle politiche culturali a scala territoriale, fa riferimento alla caratte91 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale ricorda il circolo democratico, poi continuando ad andare indietro nella storia si scopre una città che per alcuni fasi della sua storia è stata abbastanza importante, ma stiamo parlando dell’anno mille. Poi per moltissimi anni è stata una città della provincia meridionale, schiacciata da Napoli”. rizzazione evolutiva degli operatori culturali. L’analisi porta ad individuare uno sviluppo concentrato in quattro fasi. • • Negli anni ‘50 si registra un’iniezione di idee significative che condizioneranno, per lungo periodo, lo sviluppo sociale ed economico del territorio. In particolare si afferma l’idea che la cultura possa diventare un plus per le attività turistiche del territorio. In questo periodo vengono ideate e realizzate iniziative che ancor oggi manifestano rilevanti impatti sul sistema socioeconomico della provincia di Salerno. Sono riferibili a quel periodo: - la nascita del festival Wagneriano a Ravello; - l’insediamento del Club Mediterranée sulla costa cilentana; - il concorso ippico a Salerno; - le Regate Storiche promosse da Amalfi di concerto con le altre repubbliche marinare; - l’istituzione del museo archeologico di Paestum e di Salerno; - l’acquisto del castello Arechi da parte dell’Amministrazione Provinciale ; - la costruzione delle infrastrutture autostradali. Negli anni ’70, con Menna e Sanguineti, prende forma un processo che alcuni intervistati definiscono di intellettualizzazione della cultura e che alimenterà l’esperienza Teatro Nuove Tendenze. L’iniziativa dapprima localizzata nella città di Salerno, verrà successivamente trasferita in altre sedi. Il formarsi di un’aristocrazia intellettuale è facilitata dal collegamento allora esistente tra Università, territorio e città di Salerno. Di questo avviso sono alcuni dei protagonisti di quel periodo, che fanno riferimento ad un periodo di grandeur della città alimentato da un circuito di iniziative e di dibattiti di alto profilo. “Fu un momento del tutto particolare in cui si concentrarono una serie di intellettuali, da Menna a Sanguineti. La cosa più importante che si produsse fu una rassegna “Teatro nuove tendenze”, di alta qualità e valore, che questa città non riuscì ad assorbire e che è proseguita altrove. Non è una città molto attenta a quello che avviene, se non poi ricordarsene a distanza di venti anni, per cui la generazione precedente alla mia si • Negli anni ‘90, a fronte dei processi di degrado e di colonizzazione urbanistica del territorio, prende corpo l’idea della rigenerazione urbana, ovvero di un approccio ai temi dell’identità e della qualificazione dell’ambente urbano che trovano nella città di Salerno, nell’abbattimento del Fuenti e delle villette abusive di Eboli, i palcoscenici ed i punti di massimo impatto e spettacolarizzazione. • L’ultima fase, quella attuale, si caratterizza come quella del passaggio verso il modello imprenditivo della cultura segnato da una progettualità diffusa. È la fase dove sembrano prevalere elementi riflessivi e prospettici: si guarda al futuro riflettendo sulla storia del territorio. La vivacità culturale che segna l’ultimo decennio della storia provinciale, è controbilanciata dalla sindrome del passato mitico, secondo la quale, quando si parla di cultura, ci si riferisce ad un passato glorioso della città di Salerno e del suo territorio. “Noi a Salerno abbiamo una strana concezione che è quella di esserci creati un passato mitico, perché la mia generazione oggi quando parla di cultura si riferisce a delle iniziative nate negli anni ’70 di grandissimo prestigio. Il Grande passato, queste grandi nostalgie mi sembrano francamente eccessive. A me pare ci sia una nostalgia infondata su Salerno”. I cultori della tradizione si ispirano a tre momenti di massima rappresentatività del territorio salernitano: • la Scuola Medica Salernitana; • le produzioni letterarie di Masuccio Di Maggio e di Alfonso Gatto; • l’opera di Filiberto Menna. 92 93 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Intorno a questi tre momenti, ed in particolare sulla Scuola Medica Salernitana, si riconosce chi vuole ricostruire un’identità territoriale agíta sulla reinvenzione della tradizione. “Se consideriamo la provincia e vogliamo mettere la cultura al centro dello sviluppo, dobbiamo riprendere in mano le vecchie tradizioni come la Scuola Medica Salernitana”. Ma si fa osservare che Salerno ed il suo territorio ha subíto tali e tante trasformazioni che simili operazioni rischierebbero di escludere tutto il mondo giovanile, il mondo dell’urbanizzazione, della nuova immigrazione che non si riconoscono in questa storia o in questa memoria, in cui soltanto un certo ceto di piccola intellettualità o di piccola imprenditorialità salernitana può ritrovarsi. Osserva Paolo Apolito, docente di Antropologia culturale: L’unico tentativo, visibilizzato dalla ricerca, di far vivere l’intreccio tra memoria ed innovazione, tra passato e futuro è relativo al progetto “Young and night”, un progetto promosso da EuroCDA di Salerno in collaborazione con la CGIL di Francoforte e relativo al mondo giovanile notturno. All’interno di quest’indagine c’è stata anche un proposta produttiva: la creazione di una bibita con erbe della Scuola Medica Salernitana. Fa osservare Carmine Spirito dell’Associazione Lineare A: “Personalmente, e qui torno ad una nostalgia del passato, penso che tutta la parte storica del centro storico possa essere destinata ad una funzione sulle medicine alternative. La nostalgia torna sempre alla scuola Medica Salernitana di cui si sente sempre parlare. Non tanto fare un museo delle “erbe”, quanto tutta una serie di attività legate alla ricerca nel settore erboristico o delle scienze anche moderne legate in qualche modo alla medicina alternativa. Qualcosa di evoluto”. “Io considero deleteria l’idea che Salerno debba costituire una propria identità facendo riferimento ad un patrimonio così arcaico e antinapoletano”. LABORATORI DELLA CREATIVITÀ La Scuola Medica Salernitana è stato un altissimo momento per la città, ma sono passati quasi mille anni e, continua il docente: “Non credo che nel sedimento civile, culturale della vita quotidiana ci sia un qualche rapporto con quella città: la Scuola è una specie di totem che ogni tanto si richiama, ma non penso ad una Salerno che possa ricostruire la sua identità attorno ad essa. Troppe sono state le trasformazioni, i cambiamenti, gli slittamenti: certo, non si deve buttare via questo patrimonio, ma non si può neanche investire completamente lì”. Tuttavia la Scuola Medica Salernitana rappresentava l’intreccio tra cultura orientale e cultura occidentale sul Mediterraneo. Funzionava come meccanismo di ricerca e di formazione e aveva una forte valenza sul piano internazionale. “Dobbiamo cercare di essere intreccio tra cultura dell’arco mediterraneo ed europeo e lo possiamo fare, sul piano della ricerca e della formazione. Questo si potrebbe collegare con la presenza di industrie come quella elettronica”. 94 Il terzo grande asse d’interesse e di lavoro, censito dalla ricerca – azione, riguarda il sistema scolastico e formativo. Prima di affrontare questo tema è però necessario chiarire alcuni punti. La formazione costituisce attualmente questione centrale nel dibattito relativo alle capacità possedute dai sistemi formativi, dagli istituti scolastici e dalle politiche di formazione professionali, di implementare le richieste avanzate dal mercato del lavoro. È chiaro che esistono relazioni di complementarità tra acquisizione di competenze e qualità dell’impiego, e che la letteratura in materia tende a delimitare l’ambito formativo ad un insieme di fenomeni che hanno come riferimento la scuola. Il dibattito, così impostato, risulta tutto interno ad una lettura “lavorista” della società che sempre meno considera il processo di complessificazione degli ambiti di vita e il differente peso relativo che questi assumono per il soggetto. J. Dumazedier rileva come i conflitti ed i dibattiti odierni pongano in evidenza una perdita del valore “lavoro” nella sua accezione più materiale di lavoro remunerato, lavoro a tempo pieno e a durata illi95 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale mitata, dall’uscita della scuola fino alla pensione. Il lavoro è sempre meno valore essenziale e “cessa di essere il principale luogo della realizzazione di sé e il centro di ogni legame”1. Parallelamente a ciò si delinea una contrapposizione tra i sostenitori della “specializzazione” delle carriere scolastiche e coloro che optano per una cultura generale capace di fornire al giovane una pluralità di conoscenze che lo rendono preparato ad affrontare la nuova complessità; tra chi tende a considerare l’iter formativo come funzionale al mercato del lavoro e chi rimane vicino ad un’immagine progressiva dello studio cui legare forme d’accesso al lavoro alte. Di fatto la differenza delle posizioni richiama ad una schizofrenia che sembra attraversare la società italiana (ma non solo questa) che altro non è se non il tentativo di ridare senso al rapporto scuola-lavoro che risulta appannato dalla tumultuosità del cambiamento sociale ed economico attuale. D’altro canto, la stessa flessione che sta assumendo il mercato del lavoro rimbalza tra la compattezza mostrata dalla media e grande fabbrica e dai sistemi produttivi localizzati in termini di quantità di ore lavorate (si pensi alla piccola e piccolissima impresa, alle filiere della subfornitura, al sommerso) e la crescita esponenziale dei lavori part-time e dei lavori a tempo determinato, e i territori a sviluppo difficile ove prevale nella maggior parte dei casi l’occasionalità, la temporalità e la diversificazione delle tipologie di lavoro2. Sia al primo caso che al secondo caso possiamo affiancare anche bisogni formativi differenti ma un dato generalizzabile: una tendenza a passare dal lavoro ai lavori, a spostarsi da una logica di “prevedibilità” e consequenzialità tra percorso formativo e percorso lavorativo ad una logica dove la consequenzialità è data dall’insieme di un sistema di valori, attese, scelte, opportunità. Fa osservare Alberto Balestreri3: “Oggi ciò che è richiesto per chi lavora nell’ambito delle nostre professioni è la capacità di muoversi attraverso piani diversi. Questo implica una fatica immensa dal punto di vista della formazione di menti adatte a muoversi su piani diversi di conoscenza, da gestire contemporaneamente, senza perdere la propria individualità. Ciascuno di noi è abituato a ragionare in dimensioni contenute; riuscire a coniugare tanto dal punto di vista della diffusione delle conoscenze, quanto dal punto di vista delle dimensioni professionali, e cioè coniugare famiglia, lavoro, tempo libero, comunità virtuali, benessere fisico, benessere spirituale, è una cosa estremamente difficile. Non siamo abituati perché concepiamo il tempo in forma segmentata sonno, lavoro, riposo - quando oramai sono tutti micro segmenti di attività che si intersecano. Questo non significa che dovremmo dormire come Leonardo 15 minuti ogni 4 ore, ma lo stile di vita verso il quale ci muoviamo è diverso da quello a cui siamo abituati. Anche perché i vincoli tecnologici ai quali siamo esposti sono importanti: in Internet si naviga meglio dalle 2 alle 4 del mattino, è in questa fascia oraria che se ne possono sfruttare meglio le potenzialità. Quindi bisogna capire come i soggetti che lavorano nell’ambito delle nuove professioni, nel lavoro autonomo, riescano ad intersecare i propri ritmi di lavoro con quelli che sono i comportamenti di massa”. La ricerca ha colto la preoccupazione di diversi operatori culturali sullo stato di arretratezza del sistema scolastico di Salerno e della provincia. Secondo alcuni interlocutori, vi è un manifesto disinteresse del sistema scolastico nei confronti della vita culturale della città e del territorio. Il vissuto culturale produce un circolo virtuoso, la trasmissione culturale produce passività. “Il sistema scolastico cittadino lascia a desiderare: rispetto ad altre realtà, è quello che ha maggiori difficoltà ad aggiornarsi. Non vorrei dare una definizione delegittimante di tutto il sistema, ma se si considera che il livello massimo della carriera di un insegnante è ottenere la cattedra a Salerno, dopo aver girovagato anni in provincia, quando ci arriva è come se fosse stanco, è come se fosse arrivato, l’obiettivo prefisso è stato ormai raggiunto, il che finisce per demotivare”. J. Dumazedier, Sociologia del tempo libero, F. Angeli, Milano 1993. Una recente indagine al riguardo fatta dalle Nazioni Unite (1995) e i dati forniti dall’OCSE (relativi al 1992 per la situazione italiana) richiamati su Le Monde Diplomatique da Sophie Sensier evidenziano come negli anni ‘80 i 3/4 dei posti di lavoro creati nella UE sono stati a part-time (l’8% complessivo al 1992 per l’Italia). Posti di lavoro, concentrati soprattutto nel terziario e appannaggio femminile in maniera privilegiata (dal 76% al 90% dei casi a seconda del paese). Con una differenziazione: se per paesi del Nord Europa è il lavoro part-time a prevalere, nel mezzogiorno europeo sono preferiti i contratti a tempo determinato. 1 2 3 Alberto Balestreri “Workshop: New Economy e Gestione della Conoscenza”. 96 97 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale La stessa Università di Salerno, secondo alcuni intervistati, si sta trasformando in un Nonluogo4, non vi sono studenti, ma funzioni e servizi. “È come se qualcuno lasciasse fuori dall’ingresso dell’Università il proprio corpo e la propria anima e se la rimettesse all’uscita”. L’Università in questa prospettiva è paragonabile ad un aeroporto, ad una stazione di servizio: il contrario di una dimora, di una residenza, di un luogo nel senso comune del termine. L’Università è un potenziale nonluogo in cui “si transita per fare delle cose ed andare via subito, in cui non ci si ferma perché manca anche una Casa dello studente, mancano luoghi d’incontro”. Situazione determinata soprattutto dalla caratterizzazione che il rapporto tra Università e territorio, tra Università e contesto urbano e tra Università ed attività economiche ed imprenditoriali localizzate spazialmente, ha assunto nel suo farsi esperienza storica. Afferma Giorgio Donsì, Rettore dell’Università degli Studi di Salerno: “Il problema del rapporto si può porre quando c’è la cognizione di ciò che si è. In realtà originariamente si è pensato che l’Università degli Studi di Salerno potesse essere piccola sul piano delle dimensioni, per cui inizialmente non ci sono state difficoltà legate alla definizione di un’identità specifica. Successivamente, essendo l’ateneo interessato da un significativo processo di crescita si è posto il problema di capire verso quale direzione si volesse procedere, che cosa, cioè, l’Università in questione volesse diventare e dunque rappresentare. Si fece una scelta precisa in questo senso, che poi è risultata vincente: abbiamo costruito un polo della cultura, siamo diventati la seconda università della regione Campania. È evidente che questo risultato comporta anche un maggior numero di difficoltà, accentuate dal fatto che non esiste una lunga tradizione di studi accademici a sostanziare l’attività di questo ateneo. Ritengo che le cose siano più facili quando la storia di un’Università affonda le sue radici in un passato di sette-otto secoli. In definitiva le cose procedono abbastanza bene su questo terreno, sull’apertura cioè dell’Università al contesto locale ampiamente inteso. Sono in corso attività culturali fervide, 4 Marc Augé, Nonluoghi, Introduzione a una antropologia della surmodernità, Eléuthera, 1992. 98 molte le iniziative convegnistiche, numerose le occasioni di contatto con altri atenei o con diverse sedi istituzionali. L’ipotesi di creare rapporti in maggiore profondità, centrati su iniziative e progettualità comuni dipende da fattori specifici, ad esempio dai contesti nei quali si opera. Si tratta di un problema comune delle università italiane, dal momento che non si hanno corrispondenze e sinergie in certi settori della formazione e della ricerca accademica. Questa è un’Università di recente istituzione, le cui vicende sono forse condizionate da un’impostazione mentale preclusiva per chi l’Università di Salerno la voleva in città”. La formazione è indicata come l’ambito strategico per l’educazione di menti adatte ai nuovi territori della cultura, dell’economia, della politica, del management. Per agevolare la vivacità culturale della città e della provincia, e far uscire il territorio “dalla pigrizia” è necessaria “una forte provocazione, un’invenzione nata dal sapere e da un progetto collettivo, da intelligenze disomogenee e distanti”: la Formazione trasversale. Un progetto formativo concepito in una logica di rete tra le diverse realtà che già operano sul territorio: dalle scuole all’Università, dagli Istituti Tecnici e Professionali passando per la SDOA e Sichelgaita. La formazione deve riguardare ed accompagnare i maggiori eventi culturali del territorio perché “un evento ad un certo livello deve essere già pensato in grado di mettere in campo una formazione, perché poi la formazione diventa produzione e da lì mercato”. La formazione trasversale ha come obiettivo la costruzione di professionalità che pensano, operano, gestiscono, immaginano nella logica di circuito integrato d’area. Una logica di rete che metta in intima connessione: • le filiere del territorio (turismo, artigianato, ecc); • i nuovi media, i nuovi linguaggi artistici, l’entertainment; • gli strumenti della programmazione negoziata, della ’imprenditorialità e dell’impresa sociale; • le forme della rappresentanza degli interessi dell’impresa, dell’economia, del sociale; • le autonomie funzionali. 99 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale “Per quanto riguarda la formazione noi abbiamo pensato di fare uno studio. Abbiamo immaginato di monitorare il territorio con l’osservatorio sulle politiche sociali. Abbiamo l’intenzione, chiaramente ragionando anche con la formazione della Campania con quelli che sono i soggetti che sul territorio operano, di monitorare e individuare le esigenze. Quindi occorre individuare all’interno di questa provincia quali sono le emergenze e le esigenze che si debbono sposare con le vocazioni del territorio, sia da un punto di vista turistico che da un punto di vista di quelle che sono le realtà imprenditoriali, per fare azioni formative che abbiano un senso e una ricaduta sul territorio della nostra provincia. Va fatto quindi fatto in assonanza e partnership anche con Assindustria e CNA con quelli che sono gli attori della “produzione imprenditoriale” del territorio e quindi fare una formazione che sia legata anche alle esigenze che ci sono”. Osserva Giuseppe Iannicelli, Capo Ufficio Stampa dell’amministrazione comunale di Salerno: “La formazione ha senso se fa due cose: se è legata molto al territorio e se guarda al futuro. Una delle mosse vincenti potrebbe essere quella di formare i manager della new-economy, figure in grado di gestire i processi e soprattutto i contenuti della grande era informatica che ci apprestiamo a vivere. I portali vanno riempiti di contenuti. In questa logica e in prospettiva dell’insediamento di Finmatica a Salerno5, ha bisognoso oltremodo di cervelli, importante sarebbe cimentarsi su questo terreno. Altro ambito di estremo interesse è rappresentato dal terzo settore, che si calcola dia già lavoro a tre milioni di persone (in Italia) e che in prospettiva tra 10/15 anni vedrà aumentare di molto la sua sfera dimensionale. Il volontariato a Salerno vive ancora forse la logica dell’assistenza, della solidarietà filantropica, validissimo, ma poco in grado di darsi una managerialità. Bisognerebbe far uscire il volontariato dai vecchi schemi. Altro terreno fertile è la risorsa eco-ambientale ed ecoturistica. Non servono manager generici del turismo, ma operatori connessi a questo territorio. Servirebbero dei manager del sistema turistico integrato, capaci cioè di gestire tutto - l’ambiente, la storia, la cultura, la gastronomia - come sistema. La bellezza del sistema diventa la bellezza del sistema Salerno: le botteghe, i locali, le stradine del centro storico, che poi ti portano ad una cattedrale, ad un affresco, ad una chiesa nascosta, permettendoti di vivere una giornata in città prima di recarti ad Amalfi o a Palinuro a farti un bagno”. Le politiche formative possono aiutare la città ed il territorio nel radicare alcune esperienze che diventino visibili e permanenti e che si muovano tra le reti lunghe ed il territorio. In questa prospettiva si muove, ad esempio, la proposta elaborata da Linea d’Ombra di una “Scuola di formazione sul cinema e la creatività giovanile”: “Abbiamo proposto un progetto di un certo tipo perché riteniamo ci sia la possibilità di ragionare sui nuovi strumenti della comunicazione giovanile (cinema, teatro, musica) e poter candidare Salerno e la Costiera ad essere un luogo di formazione, fruizione e di spettacolarizzazione del prodotto. Ecco perché noi ci siamo fermati su creatività nuovi talenti, sull’idea di una scuola di formazione sulla creatività giovanile, perché credevamo che il segmento anche di formazione in termini di produzione industriale della cultura dovesse essere non quella del prodotto “confezionato”, ma della creatività che sta alla base della formazione di nuovi prodotti. Se questo lo fai su un territorio in cui hai alle spalle un imprenditore come Crudele, che immagino porti anche nuove industrie, allora credo che il discorso cominci a diventare interessante, di lunga portata e anche di interesse internazionale non solo a livello industriale in senso stretto, ma di industria culturale a livello internazionale. Questa è la sfida. Diversamente, vivi in una dimensione Percorsi formativi indirizzati prevalentemente ai giovani, poiché “fare un’azione semplicemente orientata agli enti o alla classe dirigente lascia il tempo che trova” e incentrati sui temi del tempo libero, la cultura, il sociale. L’azione pubblica sta riflettendo sul contributo che la formazione può fornire all’economia e allo sviluppo delle attitudini territoriali. Afferma Alberto Esposito, assessore alle politiche sociali e giovanili della Provincia di Salerno: 5 Finmatica realizzerà un polo informatico nell’area di Brignano. 100 101 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale locale, svolgi un ruolo di grande importanza civile, culturale, di promozione, ma secondo me non incidi più di tanto”. PARCHI TERRITORIALI DELLE EMOZIONI Tra i bisogni delle realtà culturali, il tema della formazione si sviluppa anche in termini di domanda di figure professionali adeguate a sostenere lo sviluppo e la crescita del settore dello spettacolo. Figure professionali capaci di agevolare il passaggio delle organizzazioni culturali da associazioni volontaristiche ad imprese culturali vere e proprie. Un’istanza che necessità di percorsi formativi non tradizionali e di figure con competenze allargate, non solo di tipo economico-gestionale, in grado di individuare scenari, percorsi, vie, canali esplorativi, connessioni del tutto nuove tra cultura, economia e attitudini territoriali. La net economy offre alle imprese culturali la possibilità di: • sperimentare la produzione di contenuti informativi in forma digitale; • incrementare l’utenza ed i contatti personali; • espandersi attraverso l’utilizzo di supporti e di canali distributivi supportati dal commercio elettronico; • introdurre convenienze ad organizzare dei vortal (portali verticali) dove sistematizzare ed organizzare contenuti informativi; • creare comunità virtuali e bacini di intelligenza sociale. A questo scopo, è stata condotta una ricerca in ambiente Internet per analizzare in che modo gli operatori culturali salernitani utilizzano questo strumento di comunicazione. Le maggiori realtà si sono dotate di un sito internet e di un relativo indirizzo di primo livello. I siti svolgono principalmente funzioni di vetrina, sono stati progettati da aziende specializzate e presentano in alcuni casi interessanti tratti e soluzioni grafiche. Più problematico si presenta il rapporto con contenuti e servizi; nessun operatore ha attivato forme di commercio elettronico; assenti aree di discussione, news groups, informazioni di interesse generale sul territorio, link; strumenti promozionali come e-zine, mailing list. Dal punto di vista della cultura di rete, vi è quindi la necessità di diffondere informazione-formazione mirate agli operatori culturali sulle modalità di utilizzo e di valorizzazione della produzione culturale. 102 Nel rapporto tra iniziative culturali e territorio, si può ipotizzare che in alcuni specifici contesti territoriali della provincia di Salerno avvenga un processo di incorporazione di valore nelle manifestazioni culturali grazie ad una serie di elementi contestuali riferiti alla bellezza del paesaggio, al suo potere evocativo, all’immaginario al quale rimanda. Questi luoghi sono luoghi evocativi di emozioni, nel senso che stimolano una serie di percorsi emozionali che nobilitano l’evento stesso e contribuiscono ad arricchirlo di valore. Osserva Gianni Colucci, Caporedattore del settore economico del Mattino: “In queste iniziative/opportunità manca la cognizione del valore aggiunto che dà il territorio in quanto territorio, della soglia di emozioni della cultura. Il valore del marchio territoriale, della costiera Amalfitana o dei templi di Paestum, non è percepito pienamente forse perché è un patrimonio di bellezze e valori che è tutti giorni sotto gli occhi di tutti”. A sua volta, l’integrazione tra eventi culturali e luoghi emozionali determina nel corso del tempo un’associazione di idee tra evento e luogo. Osserva Eugenia Apicella, Segretario Generale del Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali: “Letterati e musicisti che hanno visitato Ravello hanno dato visibilità creando nell’immaginario collettivo il mito della città di Ravello. Questo fenomeno si è verificato anche ad Amalfi che ultimamente però ha perso questa connotazione di centro propulsivo, sostituendo un turismo d’élite culturale con uno di massa”. Una tipologia di visitatori generalmente diversa da quella tradizionalmente intesa dal turismo culturale è attratta dai luoghi delle emozioni dal momento che l’evento non lo si consuma, lo si vive. Ci si proietta in un contesto, in un ambito territoriale. Non si consuma una mostra, un festival, uno spettacolo, in un luogo anonimo o in un’area metropolitana; si vive in un’esperienza evocativa ed emozionale. Un passaggio che origina la figura del viaggiatore culturale: 103 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale “I turisti fanno una toccata e fuga, danno poca anima, poca sostanza – visceralità, mentre i viaggiatori culturali sono un’altra cosa, danno anima, sostanza, calore. Manca veramente un discorso articolato e studiato che serva a creare zone di visibilità, zone che esistono ma non sono entrate a far parte della cultura di tutti noi. Il viaggio non è solo movida salernitana ma anche il viaggio fuori porta dal quale ci si ritorna arricchiti anche tramite attività di scambio e di potlach, compagnie che lavorano lì con quelle che lavorano qui. Le feste tradizionali sono rimaste pochissime: il Carnevale di Monte Marano, la festa della Madonna delle Galline e la Festa della Madonna dei Serpenti. Questi momenti di conoscenza possono essere momenti di conoscenza tra culture e luoghi lontani della memoria”. “e ciò dipende anche dalla scarsa consapevolezza e conoscenza dell’industria dell’entertainment, ampiamente studiata negli Usa. Guardando all’entertainment dal punto di vista delle dinamiche del marketing e con gli occhi della New Economy, vedo il territorio come uno spazio, come delle opportunità, come un potenziale parco a tema, non devastato dallo sviluppo industriale. Coloro che non sono stati toccati dallo sviluppo metallurgico hanno territori che possono offrire grandi chances per l’entertainment outdoor (cinema e parchi a tema). Il territorio non ha nessuna differenza da un canale televisivo, è anche esso occasione di consumo. In Italia manca una riflessione attenta, visioni strategiche e competenze perché si possano costruire occasioni di imprenditoria”. Si può affermare che questi luoghi diano un valore aggiunto percepibile solo da una sorta di grande nicchia del mercato che “ Il primo passo metodologico da compiere per la costruzione di un Parco delle Emozioni è un’analisi settoriale calata sul territorio, analizzando domanda e offerta. “… sa dare valore alla limonaia che è rimasta in quel modo e che ha un valore per chi sa leggere e apprezzare in filigrana recuperando tutto un vissuto personale e psicologico, che ha un valore enorme e si può monetizzare. Il riferimento chiaro è all’Hotel S. Pietro, dove ci si arriva in elicottero e si mettono insieme due livelli completamente diversi: quello delle emozioni e della regalità di posti così straordinari e la capacità delle reti lunghe, del mercato che trova lì livelli di ospitalità internazionale quindi elevatissima professionalità, qualità complessiva”. “Bisogna partire da un’analisi di settore intelligente, in grado di cogliere mercati tendenziali, analisi intersettoriali, consumo cinematografico e turistico. Bisogna guardare ai mercati dei media, dell’entertainment includendo il territorio e le sue opportunità. Prima o poi questa cultura arriverà in Italia: Venezia verrà quotata in borsa come parco a tema, e il territorio sarà incluso nella sfera dei mercati”. Alcune caratterizzazioni dei Parchi Territoriali delle Emozioni avvicinano questi luoghi all’esperienza dei Parchi a Tema e dei Parchi Divertimento. Osserva Pietro Frigo, direttore marketing di Italia in Miniatura: “Un parco delle emozioni, di senso, significa considerare un territorio con la stessa logica con cui si considera un Parco Divertimenti: fondamentale, quindi, l’accesso, vedere cosa c’è e partire dagli aspetti e dai punti di forza del territorio per strutturare i servizi”. “Noi siamo abituati ad avere grandi parchi a tema senza saperlo”, afferma Emilio Pucci6, 6 Emilio Pucci, “Workshop: Il progetto di creazione di un Distretto audiovisivo e multimediale a Milano”. 104 Queste osservazioni portano ad ipotizzare che le cornici territoriali salernitane (Costiera Amalfitana, Cilento, aree interne) debbano organizzare diversamente l’offerta turistico-culturale, fondando la loro proposta su circuiti di senso, percorsi auto-rinforzanti che pongano al centro il territorio, la sua estetica, il suo farsi ambiente paesaggistico, letterario, poetico, estetico, sensoriale. “Credo che l’esempio di Ravello dica che dalla lettura attenta, approfondita della storia di una città si possa tirar fuori un percorso o un’identità che configuri quasi un marchio, qualcosa che impegni ad essere quello che si è scelto di essere”. Su modelli emozionali sta puntando il Parco del Cilento, dove è stata istituita un’area Wilderness, cioè selvaggia. Le aree 105 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Wilderness, sono migliaia in tutto il mondo. Costituite da burroni, gole profonde, pareti scoscese, valloni, paludi. Tutti territori isolati di bellezza spettacolare e soprattutto intatta, non contaminata dalla presenza dell’uomo. Negli Stati Uniti, dove è nata questa particolare forma di conservazione della natura allo stato primitivo, il territorio protetto supera i 500 mila chilometri quadrati. In Italia le zone selvagge sono 19, per un totale di circa 2.300 chilometri quadrati, equivalenti a quasi due terzi della Valle d’Aosta. La prima, a Fosso del Capanno, in Emilia Romagna è stata istituita nel 1988, l’ultima, nel Parco Nazionale del Cilento, nel comune di Campora in provincia di Salerno, all’inizio di luglio. La caratteristica principale di un’area wilderness è l’assenza totale di ogni forma di intervento umano: non ci sono strade asfaltate, case di moderna costruzione, tralicci, pali del telefono. Il suo territorio può comprendere una valle montana, il delta di un fiume, una scogliera a picco sul mare, il bacino di un lago. A disegnarla sono enti pubblici e privati che intendono impegnarsi per mantenerla intatta nel tempo. Al contrario di quanto avviene in parchi e riserve, non sono possibili visite di massa, ma solo in gruppi ristretti di 3-4 persone. L’obiettivo dei visitatori è quello di rigenerarsi grazie all’immersione totale nei colori e nei suoni della natura. Esplorare un’area wilderness è quindi un’esperienza unica, che richiede una buona capacità d’adattamento. Non esistono, infatti, percorsi attrezzati o rifugi: si cammina e si soggiorna all’aperto portando in spalla viveri e tende per i bivacchi notturni. Espressione artistica che potrebbe trovare applicazione in altre aree salernitane delle Emozioni è, ad esempio, la Land Art, che coniuga dimensione urbanistica con visione poetica della natura. Lo spazio tradizionale della galleria o del museo, lascia il posto all’immensità dello spazio naturale: letti di fiumi, colline, massi, etc. D’altra parte l’attuale offerta di eventi culturali rischia di consumarsi in sé, la cornice cioè prevale sul contenuto: “… si continuano ad organizzare festival e manifestazioni. Tutto questo senza capire che la Costiera è comunque più forte rispetto all’evento, è la cornice a dare qualcosa in più alla manifestazione, che in questo modo non produce risorsa. Secondo me è un impoverimento, perché se vai a fare “Cartoons on the bay” dove non ci sono strutture adeguate – in costiera non ci sono cinema - devi partire con un livello di finanziamento alto e fai così un operazione a rischio di instabilità, perché hai bisogno di molti anni per affermarti quando di fatto la costiera è già in sé un marchio già abbastanza riconoscibile, per cui ti mangia l’evento piuttosto che lasciarsi trascinare dall’evento stesso”. La tesi che il marchio Costiera Amalfitana sia attualmente più forte dei singoli eventi e manifestazioni culturali che vengono ospitate trova indiretta conferma dalla recentissima ricerca effettuata dall’Istituto di Studi Economici e Sociali Sichelgaita su un campione di frequentatori del Festival Musicale di Ravello. Tra i motivi che inducono alla partecipazione alla manifestazione, l’80% degli intervistati ha dichiarato la passione per la musica, il 72% la suggestione del luogo. Ma alla successiva domanda “che cosa l’attrae di più del Festival di Ravello” il campione ha risposto per il 55% affermando “la suggestione del posto”, per il 49% la musica sinfonica”, per il 35% “dal programma nel suo complesso”, mentre solo il 20% è attratto dall’orchestra. Si partecipa al Festival di Ravello non tanto per l’offerta di eventi concertistici ma per l’attrattività dell’evento nel suo complesso. Ambienti, paesaggi e scenografie sembravo prevalere sugli aspetti direttamente collegati alla fruizione concertistica. “Si va a Ravello indipendentemente dal concerto o da chi dirige, anche perché la bravura del direttore non si può valutare in un concerto fatto all’aperto, con un’acustica pessima. All’aperto si fa suonare la banda. Buttare i soldi in queste manifestazioni che sono ampiamente sovvenzionate dal ministero non ha senso. Si accumula un turismo di base che già c’è”. Non è più sufficiente dire che un posto “è bello”, bisogna mostrare quale convenienza e quale interesse, quale piacevolezza comporta il soggiorno in quel luogo e a quali condizioni. Progettare Parchi delle Emozioni significa considerare il turismo come parte di un sistema territoriale ad economia culturale che comprende post industria del tempo libero, loisir, estetica del territo- 106 107 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale rio, cultura del paesaggio, qualità dei servizi e delle relazioni sociali. Osserva Marco Macciantelli, assessore alla cultura del Comune di Bologna: “La costa romagnola è un distretto del piacere, del tempo libero però non c’è una mente; esso è un punto di fitte relazioni tra cultura, turismo, svago, tempo libero, socialità, creatività”. NUOVI TERRITORI PER NUOVI ABITANTI: L’INTRATTENIMENTO NOTTURNO Si è accennato in precedenza al fenomeno della “movida” come una precondizione e potenzialità propositiva e caratterizzante della città di Salerno e del suo ambito provinciale, individuandola come elemento della vitalità e del dinamismo che negli ultimi anni il territorio salernitano ha espresso. Il termine movida è stato assunto dai media locali prima e dall’opinione pubblica poi come sinonimo della ricostituzione nell’area urbana di Salerno di forme di intrattenimento serale e notturno, che ha immediatamente seguito il recupero urbanistico del centro storico del capoluogo. Un progetto di riqualificazione urbana che ha segnato l’operato delle due giunte De Luca, il quale ha messo al centro della politica dell’amministrazione comunale la ricerca di una nuova identità e come strategia possibile una nuova forma di urbanità. L’essersi avvalsi dell’opera dell’architetto catalano Oriol Bohigas, riconosciuto come artefice della rinascita di Barcellona per i giochi olimpici del ’92, ha determinato una sorta di continuo riferimento alla capitale catalana, facendo della città la materializzazione delle aspettative di rinascita che Salerno coltivava. Questa proiezione verso Barcellona ha quindi finito per rendere “inevitabile” l’adozione del termine “movida” per identificare il nuovo fermento notturno che interessava le zone del recuperato centro storico. Un augurio forse, che però non ha contribuito a sostanziare il processo di ridefinizione dell’identità salernitana che proprio nel suo “epifenomeno” finiva per adottare terminologie e atteggiamenti che appartenevano ad altri. 108 Quindi si inizia a parlare di movida quando si ripopola il centro storico del capoluogo, negli anni a cavallo tra il 1994 e il 1995, ma non si deve pensare che le attività e le iniziative di intrattenimento rivolte per lo più ad un target giovanile, prevalentemente compreso nell’ampia e disomogenea fascia che va dai 18 ai 30 anni, non fossero già presenti nel territorio provinciale. Se Salerno presentava fino agli anni ’90 un panorama “notturno” piuttosto frammentato – con pochi locali disseminati in diversi punti della città, ma qualitativamente più interessanti - altre zone della provincia presentavano un’offerta più ampia e articolata. Cava dei Tirreni, la costiera Amalfitana – soprattutto Maiori, Amalfi, Praiano e Positano - e la costiera Cilentana – da Paestum ad Agropoli fino a Palinuro e Marina di Camerota – sono stati per anni i “collettori” della domanda di intrattenimento serale e notturno già forte e motivata, come ha dimostrato la successiva massiccia apertura di locali nel centro storico di Salerno. La stagionalità delle attività turistico-ricreative nelle zone costiere che favorivano, e tuttora favoriscono, il flusso di presenze soprattutto nei mesi estivi – sebbene in una concezione di stagione estiva più ampia di quella attuale che andava da maggio a settembre inoltrato, a fronte di un’attuale concentrazione nei mesi di luglio e agosto – hanno accentuato il ruolo di Cava come luogo privilegiato del movimento notturno nei mesi invernali. Ambienti e tradizioni diverse invece caratterizzavano le due zone costiere. La vicinanza al capoluogo, la maggiore facilità di spostamento, nonostante gli storici problemi di parcheggio che affliggono la zona, l’appeal che “resisteva” dai tempi del “boom” degli anni ‘50/’60, dovuto alla presenza del Jet-set internazionale richiamato dal fascino un po’ bohèmien e dall’aspetto allora ancora “selvaggio” del paesaggio, resero la costiera amalfitana la meta preferita dei giovani salernitani. Storici locali da ballo – come la Torre Normanna a Maiori, l’Hotel Luna ad Amalfi o la suggestiva grotta della discoteca Africana di Praiano – ma anche la vitalità notturna dei piccoli centri costieri che non conoscevano “riposo” hanno fatto della costiera il cuore della “movida” ante litteram della provincia, che non 109 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale ha conosciuto cali se non in coincidenza del nuovo centralismo del capoluogo e delle maggiori esigenze di un pubblico più maturo e soprattutto stanco di un’offerta sempre uguale negli anni e alla ricerca di nuove esperienze. appetibili le località della costiera romagnola piuttosto che Marbella, ecc. La costa cilentana, da Paestum fino a Sapri, è caratterizzata da realtà di tipo industriale con una maggiore propensione ad investire su megastrutture che devono nell’arco di due mesi raccogliere il più alto numero di fruitori possibile. Alcune strutture riescono lavorando solo in quel periodo a totalizzare circa 1,5 miliardi di incassi e ciò la dice lunga sul diverso modo di fare impresa della notte. Al momento a Palinuro c’è una situazione di oligopolio con unico imprenditore che gestisce tre dei locali più attivi: il Ciclope, il Lanternone ed un’altra struttura. Ad Agropoli emerge il New Carrubo che è gestito con investimenti molto forti e con un rendimento buono da giugno a settembre e ottimo da luglio fino alla seconda settimana di agosto. La costa cilentana si presta certamente meglio di quella amalfitana ai parallelismi con il fenomeno romagnolo da cui si differenzia principalmente per una frequentazione quantitativamente superiore in tutti i periodi dell’anno almeno per i week end. La costa cilentana vive quindi la carenza di una fruizione costante che impedisce la costruzione di percorsi della notte7”. Il Cilento, la cui tradizione notturna risale a tempi più recenti, ha attratto un target sostanzialmente diverso, meno attaccato all’atmosfera un po’ “retrò” e “romantica” della costiera e proiettata verso le nuove forme del consumo musicale diffuse dai primi network radiofonici privati – siamo ai primi anni ’80 - e diversi luoghi di intrattenimento notturno modellati sui grandi locali da ballo ibizegni o riminesi. Un pubblico più giovane, attirato anche dall’apertura di aree campeggio, del tutto assenti in costiera amalfitana, e formule alberghiere indubbiamente più economiche di quelle amalfitane. Un territorio quasi vergine che è stato poi successivamente meta soprattutto di un turismo giovane. Ecco come Giuseppe De Stefano, proprietario dell’Officina 249 analizza il panorama: Un territorio quindi piuttosto differenziato e dinamico, attento ai bisogni di ampie fasce della popolazione che sembravano essere state dimenticate dal capoluogo, alle prese peraltro con gravi problemi di risanamento interno e di disoccupazione che il progetto Urban prima e l’apertura dei locali ha contribuito a ridimensionare. “La costiera ha ben coltivato e sfruttato la bellissima immagine conquistatasi nel passato. Questo vantaggio fa sì che vi si possa lavorare con maggiore tranquillità pur senza avere garanzia del successo, esempi lampanti sono il Fuenti, il Dudù ecc. Un locale che funziona veramente è il Nabila che oltre ad essere bello è equidistante da Amalfi e da Salerno e riesce a cambiare mercato di riferimento a seconda del periodo (giugno e luglio con Salerno, agosto con Maiori e Amalfi). Pur con queste felici condizioni il locale nelle serate infrasettimanali ha bisogno di affidarsi a gruppi che ne curino le pubbliche relazioni. Sfatato il primo mito, e cioè che i locali in costiera non hanno bisogno dell’aiuto dei gruppi di comunicazione, è bene anche rendersi conto che il turismo in costiera è uno stereotipo che non funziona. Il turismo degli alberghi della costiera è fuori target per i locali notturni, una eccezione può essere fatta per Maiori che con il fenomeno delle case per vacanza riesce a essere un mercato invitante. Per il resto della costiera mancano quei target che hanno reso famose ed La nuova centralità del capoluogo Politica urbanistica, recupero del centro urbano e ripopolamento notturno della città sono i tre elementi indissolubili di un sillogismo: la rinascita di Salerno. Un percorso che viene ricordato da Pasquale Persico, tuttora membro della giunta comunale di Salerno e all’epoca del primo mandato di De Luca assessore al bilancio, in un articolo scritto per il settimanale “Il Denaro”: Circa sei anni fa l’intervistato ha organizzato in occasione delle vacanze estiva un pacchetto comprendente soggiorno ed ingressi in discoteche (come ora fa il circuito RN – Riccione Notte) non trovando però la collaborazione delle strutture ricettive ma riuscendo in ogni caso a strutturare un percorso. 7 110 111 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale ed è di particolare interesse per la molteplicità di situazioni che esprime, per la diversità degli strati sociali coinvolti, per la speciale commistione tra mediazione politica, regolazione dei comportamenti, libertà d’iniziativa. A Salerno, il nuovo piano commerciale, nonostante i referendum sul no alla liberalizzazione del commercio, è diventato l’elemento di rottura degli equilibri preesistenti, esso si è ispirato a una sostanziale liberalizzazione, anzi, nel centro storico, nell’area Urban, la liberalizzazione era completa (nessun vincolo di superficie minima). Per la ristorazione e l’accoglienza un provvedimento amministrativo aveva dato libertà di accesso alle licenze. … Salerno ha usufruito di un vantaggio competitivo verso il cambiamento dell’immagine della città, 400 nuovi esercizi in due anni, commerciali e di accoglienza. Questi provvedimenti, anticipando con qualche grado di libertà in più il decreto Bersani, hanno contribuito, non poco, a rivitalizzare e dare qualità all’intera area del centro storico. … L’intero centro storico ha cominciato ad attrarre di giorno, ma soprattutto di notte, migliaia e migliaia di persone che hanno vissuto la città. Si sono create commistioni visibili tra vecchie affinità spaziali e i nuovi reticoli che potevano interpretare le nuove esigenze dei giovani e di tutti coloro che volevano vivere la città nuovamente.” “Nell’aprile ’94, a solo tre mesi dall’insediamento, la Giunta Municipale approvò il “Documento Urbanistico Programmatico” nel quale si riaffermava l’intenzione di redigere un nuovo Piano Regolatore e di convenzionarsi con lo Studio “MSM Arquitectes” di Barcellona. Vi è un’ambizione, quando si è in buona fede, in ogni sindaco: riuscire con gli strumenti della pianificazione urbanistica ad aggredire la complessità delle città per riconsegnare ai cittadini una città più a misura d’uomo, vivibile e moderna. L’identità di Bohigas era legata alla nuova identità di Barcellona, al successo del piano in quella città. Nasceva a Salerno una prospettiva di laboratorio urbano, una prospettiva vitale per i temi dello sviluppo locale. Una interattività nuova tra proposte ed interpretazioni possibili, un terreno nuovo per la città e per l’urbanistica nelle città… (Bohigas)… dice alla città: il piano ha natura strumentale. … parla esplicitamente di una metodologia che andrà avanti per progetti. Un’Urbanistica strategica: un metodo che, partendo dal progetto possibile, induce trasformazioni che comunicano al loro interno una volontà di risveglio di nuova qualità urbana, capace di prospettare una nuova identità urbana”. In quest’ottica viene attuata una precisa politica di liberalizzazione delle licenze commerciali volta a far rivivere l’area di intervento del Programma Europeo Urban8. Sempre Persico nota: “Per Salerno il Commercio non solo era al centro del programma elettorale ma ha finito per diventare un pivot, un settore strategico di cambiamento dell’immagine della città. È stata un’intuizione politica? Una visione realistica delle vocazioni mercantili della società salernitana? Un laboratorio possibile per coniugare Commercio e Sviluppo? In effetti il settore era 8 “L’ambito d’intervento del Programma Urban di Salerno è il centro antico della città, sito tra le colline e il mare, la cui superficie totale è di circa 40 ettari con una popolazione di 7.000 abitanti, pari al 5% della popolazione salernitana complessiva… La particolare conformazione orografica, che vede nel centro storico una pendenza del 12% e la presenza della collina, ha inciso sulla direzione di crescita della città che, a partire dal secolo scorso, si è ampliata verso i terreni pianeggianti ad oriente, segnando progressivo degrado e l’inevitabile marginalizzazione della città storica. … La parte più antica della città, progressivamente abbandonata dagli abitanti, non è più abitata dai salernitani che , al contrario, la individuano come periferia degradata della “nuova città”, simbolo del sottosviluppo piuttosto che come luogo di identità storica.“ Yvonne de Notarsi, Europass, Gennaio 2000. 112 Una politica di deregulation che ha visto il proliferare di centinaia di attività commerciali: si aprono bar, caffè, ristoranti, pizzerie, pub stile inglese, locali di ispirazione spagnola, ricavati spesso da scantinati o spazi già destinati a botteghe artigiane ormai in disuso, da depositi di barche o attrezzature da pesca che si trovavano a ridosso della costa. Locali pronti ad accogliere i “pionieri” della riconquista degli spazi ristrutturati, attratti dalla curiosità di riappropriarsi di vecchie/nuove zone e di fatto richiamati inizialmente da semplici opere di ripavimentazione e arredo urbano. A rendere ancora più intensa la frequentazione dell’area tra via Roma e il Teatro Verdi ha contribuito la riapertura di quest’ultimo nel 1995, dopo 11 anni di chiusura, e la ripresa della programmazione del Cinema Teatro Augusteo nel 1998. Due poli di attrazione dei circuiti culturali intrattenitivi della città e del suo sistema urbano, spesso privi di sale cinematografiche e di teatri. Progressivamente 113 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Salerno inizia a diventare un centro propulsore e attrattore di quei flussi che per anni l’avevano vista come punto di transito e non luogo di fruizione. Il capoluogo assume una funzione di catalizzatore della vita serale e notturna non solo dei giovani salernitani, che iniziano così a ri-scoprire la propria città, ma anche di giovani provenenti da altre zone della provincia: dall’agro nocerino sarnese, dalle zone interne, da quelle costiere che in inverno restano progressivamente deserte. Si iniziano a contare circa 10.000 presenze durante il fine settimana nel solo tratto di via Roma che tange il centro storico e nei vicoli ad essa adiacenti. Salerno diventa così il punto di snodo di tanti e possibili percorsi della notte. Se fino alla metà degli anni ’90 si poteva individuare un asse lungo cui si muoveva il popolo della notte che andava dalla costa meridionale a quella settentrionale – e viceversa – bypassando sostanzialmente Salerno, adesso si può guardare al territorio e alle dinamiche di spostamento in modo diverso: le zone interessate restano sostanzialmente le stesse – Cava, Costa d’Amalfi e costiera cilentana – ma si può parlare di una struttura a “raggiera” che vede Salerno come “inevitabile” punto d’incontro e di “primo consumo” da cui partire per “vivere” i percorsi della notte. La centralizzazione delle attività intrattenitive quasi esclusivamente nel centro di Salerno ha infatti prodotto rapidamente il declino degli storici locali situati in punti diversi della città e delle discoteche dell’area urbana, piegate dalla forte concorrenza delle discoteche sorte in brevissimo tempo nella Costa Sud – la fascia litoranea di Pontecagnano e Battipaglia – che hanno potuto contare su spazi più ampi, insediandosi in strutture abbandonate o adattando alle nuove esigenze spazi già dedicati a forme di intrattenimento meno “invasive”, e su maggiori disponibilità di spazi destinati al parcheggio. Allargandosi gli spazi, le discoteche hanno perso quella dimensione di club che gli angusti spazi della città in qualche modo imponevano, e hanno adottato modelli più vicini a quelli standard delle medie discoteche italiane ed europee – più piste divise per generi musicali, scenografie più avvolgenti, sebbene sempre di respiro esotico e latino. Cava, invece, perso il primato dell’intrattenimento serale, ha cercato formule complementari alla serata salernitana, in grado di motivare 114 e stimolare lo “spostamento” dal fulcro della movida. Lo ha fatto cercando di essere al passo con la moda dettata dai media. Dal karaoke della metà degli anni ’90 ai locali che mescolavano musica dal vivo, esibizioni di strip-tease di professionisti/e o improvvisate da frequentatrici invitate ad animare il palcoscenico, fino ai discopub, esplosi nell’inverno ‘99/2000. Niente di particolarmente innovativo, ma in grado di conciliare il desiderio di ballo e la ricerca di ambienti apparentemente meno dispersivi. Spazi diversi, forme di consumo diverse – sebbene assimilabili in unico tipo di offerta destinata al ceto medio locale – assolutamente complementari: luoghi chiusi, perimetrati, caratterizzano le aree esterne al centro urbano di Salerno, che, al contrario, anche in inverno, si distingue per forme d’intrattenimento consumate quasi esclusivamente all’”esterno”. In estate, ovviamente, questa caratteristica diviene ancor più marcata, con via Roma trasformata in una unica fila di tavolini all’aperto e occupata da gruppi che stanziano davanti ai principali locali pronti a spostarsi presso i locali vicini, in un continuo movimento che diventa una sorta di percorso a tappe interno alla città. Salerno punto d’incontro, quindi, punto d’arrivo e di partenza per i possibili percorsi della notte, all’insegna però – e questo è uno degli elementi di debolezza del fenomeno e soprattutto di chi ne fruisce – non tanto della scoperta di nuove combinazioni, di “nuovi territori”, di nuovi luoghi, quanto della ricerca di una “stabilità” delle mete e degli appuntamenti da declinare nel corso del fine settimana. Infatti, dopo la prima fase, del resto naturale e fisiologica, di fibrillazione e particolare dinamismo, dettata dalla continua apertura di nuovi locali, si è arrivati ad una fase di assestamento che ha finito per cristallizzare la situazione. Individuati i punti “cardine” di questo ampio territorio della notte – principalmente grazie all’intervento dei media locali e di massicce “campagne pubblicitarie” che si fondano sull’economico e sicuro effetto del passaparola – i “viaggiatori della notte” finiscono per attraversare ritualmente gli stessi luoghi negli stessi giorni della settimana. Si è andato consolidando una sorta di tradizionale “tour”, cui negli anni si sostituiscono i locali, ma che devono rispondere allo stesso attributo, l’essere “alla moda”. 115 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Non si cerca il nuovo, né si propone il nuovo, e non si valicano i confini di questa specie di “recinto ideale”: si cercano anno dopo anno degli “approdi sicuri”, delle rotte conosciute da battere durante la stagione. Difetto “strutturale” che accomuna sia i gestori e i proprietari dei locali notturni che seguendo la logica puramente commerciale che li ha ispirati e sostenuti puntano a non cambiare una formula vincente e a non investire, sia il popolo della notte, che si mostra disposto a seguire pedissequamente i percorsi costruiti da altri. È pur vero però che la voglia di luoghi nuovi e soprattutto di “esperienze diverse” non è affatto sopita e lo dimostra l’assalto a qualsiasi nuovo locale si apra nella zona – salvo poi l’abbandono alla scoperta che si tratta dell’ennesimo locale uguale a tutti gli altri. attingendo al ricco bacino della tradizione provinciale di jazz, come testimoniano i numerosi festival e iniziative provinciali dedicati al questo genere9. Altri due locali forniscono in modo episodico uno spazio ai gruppi musicali locali. Generalmente per “serate di musica dal vivo” si intende la presenza di un dj, che mixa dischi di musica tendenzialmente in linea con l’offerta media delle radio commerciali, o piano bar, tornato in auge negli ultimi anni. Più vivaci in questo senso le aree lontane dal centro storico, dalla Valle dell’Irno, zona universitaria, e alcuni punti della Piana del Sele. Interessante anche la presenza in piccoli centri dell’interno di club che presentano, anche se sporadicamente, serate di musica dal vivo promosse dalla passione del singolo gestore o proprietario. Le interviste realizzate permettono di individuare alcune delle caratteristiche della domanda e dell’offerta. Mancano inoltre, a Salerno e nei principali centri della provincia, spazi attrezzati che permettano l’organizzazione di concerti o manifestazioni dal vivo, fatta eccezione per i teatri. Per i concerti Salerno dispone solo due spazi, prestati all’entertainment, il campo sportivo Vestuti, in centro città, e lo stadio Arechi, mentre durante l’estate viene allestita una struttura provvisoria, l’Arena del Mare, che ospita il cartellone composto dal Comune di Salerno. Recentemente è stato presentato un progetto per la costruzione di un multiplex nella zona dello stadio, con circa 12 sale cinematografiche, sale congressi, spazi polifunzionali, area commerciale, proposta dalla Medusa Distribuzione, gruppo Mediaset, che a settembre verrà analizzato dall’amministrazione comunale. Per quanto riguarda il settore “ristorazione/bar” si nota una sostanziale omogeneità nel tipo di allestimento e soprattutto dell’offerta “gastronomica”: prevalenze di pizzerie e di piatti consueti nei menù di qualsiasi ristorante italiano senza sforzi di innovazione nei tipi di cucina proposti. I ristoranti cinesi sono una conquista relativamente recente e da circa un anno si è aperto un ristorante messicano. Come suggerisce Carlo Pecoraro, collaboratore del Fabula Club, “si potrebbe valorizzare la presenza di numerosi extracomunitari provenienti da diverse zone dell’Africa e concedere loro agevolazioni per L’offerta Fare un’analisi della tipologia dei locali presenti nell’area considerata si scontra immediatamente con la mancanza di dati a disposizione, dal momento che non è stata condotta finora nessuna ricerca specifica sul fenomeno “movida”. Da un’analisi empirica si può essenzialmente evidenziare: - una scarsa presenza di locali in cui venga proposta una programmazione di musica dal vivo; - prevalenza di locali di ristorazione nelle sue diverse forme – bar, ristoranti/pizzerie, birrerie, enoteche, american bar – diffuse indistintamente in questo “territorio della notte” a fronte di una concentrazione di discoteche in alcune aree – la costa sud conta 8 discoteche in poco meno di 4 km, la costiera cilentana ne conta diverse tra Agropoli e Palinuro; - mancanza di centri e di strutture di aggregazione sul modello delle Zone Temporaneamente Autonome (Taz). La mancanza di spazi dedicati alla musica dal vivo è particolarmente sentito nel capoluogo, dove, a fronte di 250 locali aperti negli ultimi anni, solo uno offre un cartellone “ragionato” di offerta musicale 116 9 Baronissi Jazz, Festival del blues e del jazz di Serre, Teggiano Jazz, Jazz on the Coast a Minori, Jazz in Parco a Nocera Inferiore, Jazz a mezzogiorno a Salerno, Salerno Summer Festival, etc 117 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale l’apertura di locali e ristoranti tipici, che amplino l’offerta di Salerno e provincia e costituiscano anche uno strumento visibile e forse più semplice di integrazione interculturale”. “Emerge inoltre un dato che trova molti d’accordo, vuoi per lavarsene le mani o per fare autocritica, e cioè l’incapacità degli imprenditori della notte di sapersi rapportare alle esigenze del mercato. Una incapacità che nasce soprattutto dall’improvvisazione dei gestori, degli operatori dei bar e degli altri locali che non hanno il bagaglio di esperienze e professionalità che invece possiamo ritrovare a Rimini dove chi svolge un lavoro legato al mondo della notte ha una professionalità che è maturata anche in contesto formativi. Invece a Salerno, probabilmente, il rovescio della medaglia, di questa pur fortunata intuizione della liberalizzazione delle licenze, è stato il gioco dell’improvvisazione. In sostanza per essere imprenditore della notte non è sufficiente cavalcare le mode che cambiano continuamente e che richiedono ogni volta investimenti ingenti, sarebbe auspicabile che questi imprenditori “drizzassero di più le antenne” calandosi nella realtà in cui si trovano ad operare, subdorando le richieste della propria utenza cercando di anticiparle, lanciando le mode piuttosto che seguirle. Per fare questo spesso bastano poche cose: una colonna musicale particolare, una ritinteggiata al locale, proporre qualcosa di nuovo rispetto al solito cocktail preparato male e servito peggio, l’organizzazione di un evento, ecc.10 La spiegazione forse la si può trovare nell’affanno dei gestori di recuperare tutto e subito il loro investimento, infatti pagare un gruppo musicale oppure organizzare eventi rinviano il momento del ritorno economico”. L’indistinzione dell’offerta è indubbiamente causata anche dal tipo di imprenditoria che si è affermata nella zona, fatta di piccole imprese individuali o familiari, legate a logiche strettamente commerciali. Un prodotto anch’esso tipicizzato dal modo in cui si è inteso avviare lo sviluppo, soprattutto a Salerno, del settore dell’entertainment. Negli ultimi anni si nota la tendenza alla costituzione di piccoli gruppi imprenditoriali che assumono la gestione di diversi locali. Il caso delle discoteche della costa sud rappresenta l’evoluzione più evidente di questo processo: diverse strutture, peraltro adiacenti, sono controllate da uno stesso gruppo di P.R. ai quali viene peraltro demandata l’organizzazione delle serate. Si tratta di un primo segnale evolutivo agíto sulla separazione tra proprietà e gestione. Un orientamento alla specializzazione funzionale che può alimentare una domanda di figure professionali orientate alla qualificazione del settore dell’entertainment. Tuttavia, come emerso dal focus group con alcuni operatori del mondo dell’intrattenimento notturno: “Lo sviluppo del fenomeno, sia dal punto di vista delle attività imprenditoriali che di lavoro subordinato o autonomo può essere in parte spiegato dal forte bisogno di occasioni di lavoro che si avverte in questo territorio. La richiesta di lavoro è talmente alta che qualunque possibilità di microguadagno o di guadano è un’opportunità a cui non rinunciare. Premesso questo si hanno gli strumenti per comprendere i livelli di competizione e di professionalità presenti nel settore a livello locale. Infatti la concorrenza, forte e spietata del settore, a cui si possono ascrivere alcuni caratteri tipicamente meridionali, è la proiezione di un certo meridione che si arrampica sugli specchi, che si barcamena, ed è caratterizzata molto più dell’esigenza di sopravvivere piuttosto che dalla professionalità degli operatori.” Una dimensione imprenditoriale inadeguata sottolineata anche da Barbara Cangiano, giornalista de “La Città”, curatrice della pagina sulla movida: 118 Potremmo quindi avanzare l’osservazione che anche il mondo della notte soffre per quella mancanza di cultura imprenditoriale già evidenziata come problema per gli operatori culturali. Sono pochi gli imprenditori che hanno saputo scommettere ed investire in nicchie di mercato assumendosi quindi, oltre all’onere dell’investimento, anche quello della formazione dei gusti e della cultura del divertimento per una generazione di nuovi cittadini. Essere imprenditore della notte significa non solo prevedere, manipolare e accompagnare mode e stili di consumo in continua evoluzione e che richiedono ingenti investimenti, ma acquisire la sensibi“Una cosa che è sparita da quasi tutti i locali by night è la musica dal vivo, prodotto che va al di là delle mode, consumo storicamente immutabile, forse praticata solo dal Fabula e dallo Chez Marie”. 10 119 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale lità opportuna a cogliere atmosfere, elementi di dissonanza, espressività di fondo del vissuto urbano giovanile. Subdorare le richieste della propria utenza, calandosi nella realtà in cui si opera, anticipandole e traducendole in prodotti, serate, atmosfere, serve a rivitalizzare e rigenerare continuamente il sistema d’offerta. Oggi quel che pare di scorgere nella movida è la dominanza di imprese omologative. In questo senso l’appello lanciato dal sindaco De Luca all’inizio del suo primo mandato, “Imprenditori, arricchitevi!” per, come riporta Persico, Il bacino essenzialmente locale di cui si alimenta il fenomeno fa sì che la frequentazione dei locali e delle zone della “movida” sia concentrata nei pre festivi e nei festivi. Inoltre la natura non turistica delle aree urbane interessate – principalmente Cava e Salerno – fa sì che nel mese d’agosto i flussi siano drasticamente ridotti. Se l’offerta si presenta da tempo legata a modelli, formule, meccanismi consueti e ormai noti non si può attribuire del tutto la responsabilità alla suddetta mancanza di cultura imprenditoriale, ma viene sottolineata anche la scarsa permeabilità dei giovani che compongono la domanda agli stimoli e alle possibilità rinnovatrici di “inedite” proposte culturali: “far emergere nuovi livelli di responsabilità, sia interni al Comune che esterni…. Era necessario, infatti, che tutti i soggetti del mercato (istituzioni private e pubbliche) facessero emergere le loro aspettative, la loro progettualità effettiva, perché anche il governo locale incontrasse esigenze a cui fare riferimento per i parametri di efficacia e di efficienza. Ciò, in termini culturali e politici, rappresentava una rottura con il meridionalismo tradizionale”. “È difficile che chi è nato in questo mortorio culturale, in questa grettezza provinciale riesca ad infervorarsi per una proposta particolare a meno che non si sia dei giovani geniali che hanno passato la loro adolescenza a leggere, vedere film, o che hanno avuto insegnanti particolarmente dotati o genitori decisamente brillanti. Manca il background culturale”. Fa eco Claudio Cappelli, amministratore delegato di Ecodue S.p.A.: L’amministrazione comunale ha riposto fiducia nella imprenditoria locale, nella convinzione che fosse sufficiente creare condizioni perché si sviluppasse un circolo virtuoso che portasse Salerno a vivere la sua nuova dimensione di “Laboratorio urbano”, in grado di trainare anche le zone della provincia più deboli. Il suo appello è stato evidentemente esasperato dagli imprenditori, che hanno finito per adagiarsi sulle richieste di una domanda spesso pigra, inseguendo la sola logica del massimo profitto. “Agli inizi dell’anno la società ha organizzato un rave itinerante che avrebbe dovuto toccare partendo da Salerno le principali città europee. Sul proseguimento del tour è stato fatale il cattivo inizio avuto con Salerno che si è dimostrata una piazza con un pubblico immaturo sia per comprendere il livello qualitativo della proposta, testimoniato dal budget di centocinquanta milioni di Lire per serata, sia per recepire una soglia di prezzo di circa trenta mila lire. La manifestazione nasceva dopo uno studio sul grado di assimilazione delle tendenze musicali europee quindi puntava a realizzare tappe per aree geografiche confidando in una omogeneizzazione per macroaree ed in una adeguata mobilità dei fruitori. La programmazione dell’evento puntava molto sull’house music, settore musicale in cui Napoli è a livello europeo una delle punte più avanzate, e quindi puntava ad un bacino d’utenza almeno regionale. Le serate hanno visto una buona partecipazione di pubblico dell’area napoletana ma una modestissima partecipazione della provincia e della città di Salerno”. La domanda A fronte di un’offerta riconosciuta come “satura, vecchia, immobile”, si registrano circa 10.000 presenze nel solo centro storico di Salerno: mancano peraltro dati effettivi sul circuito di presenze che attraversano l’intera area interessata e non solo il comune di Salerno. 120 121 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale In realtà il mondo della notte è attraversato, come buona parte della realtà sociale ed economica del territorio, della compresenza di “identità deboli” e di “identità disperse”. La vita notturna della provincia vive al momento in una sorta di limbo tra forme di consumo legate al localismo (tipico delle identità deboli) che favoriscono il mantenimento di quest’area recintata, si oppongono a qualsiasi tipo di innovazione, trincerandosi dietro “il locale alla moda”, e spinte critiche all’assenza di contenuti della movida da parte delle identità disperse. Queste ultime, consapevoli dell’esistenza di forme altre di utilizzo della notte, si mostrano però incapaci di produrre progettualità, di aprire nuove strade ai consumi d’intrattenimento o di individuare nuovi territori di espressività. Dispersione non solo nella percezione della propria identità ma anche tra i soggetti che non riescono a riconoscersi tra loro, a ri-trovarsi per iniziare a costituire massa critica in un contesto che spinge all’omologazione e non dà ascolto ai segnali sempre più forti ed inequivocabili che provengono dagli “insoddisfatti”. Oggi diversi interlocutori sostengono che la movida attraversa una complessa crisi di crescita. Lo testimoniano peraltro i dati raccolti dal Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, e presentati dal coordinatore salernitano, Franco Forte, nel maggio del 2000. In un articolo del 16 maggio del quotidiano “La Città”, firmato da Barbara Cangiano si legge: “… Il fenomeno Movida a quattro anni dal suo boom oggi sembra essersi lentamente avviato verso un triste declino… Le cifre di un flop annunciato: … la maggioranza dei locali soprattutto nell’area compresa tra via Roma e il centro storico sembra aver subito una perdita, in termini di profitti, pari almeno al 30% rispetto a tre anni fa. E il trend è in crescita perché l’estate ’99 aveva già segnato un -20% …negli ultimi due anni il fenomeno sembra essersi arrestato di colpo. In calo i profitti, in calo il numero di presenze, in calo la stessa richiesta di licenze…” In un certo modo il calo delle presenze e dei profitti sottolinea la maggiore maturità della domanda, che sta cercando altrove quello che la movida aveva promesso e non è riuscita a raggiungere. 122 Vi è anche chi ritiene che il fenomeno sia nato con una formula datata e sperimentata più di venti anni fa in contesti territoriali estremamente diversi ed estranei alla composizione sociale della città. Fa notare Alfonso Amendola di Frontiere Immaginifiche: “Il problema maggiore di questo fenomeno è il fatto di essere stato superato, di non avere nemmeno quei caratteri che invece aveva Barcellona nel 1982 nella cui movida c’era tutto: l’evento spettacolare all’interno dei bar, una politica omogenea dei prezzi, un lavoro forte di omogeneità e di proposta della notte. Il fenomeno a Salerno invece oltre al boom dell’apertura dei locali e degli orari dilatati è stato carente di una politica organizzativa interna. Una serie di attività culturali si dovrebbero sviluppare a partire alla movida notturna salernitana con la necessità di innovare il fenomeno. Si potrebbe cominciare con il cambiare il nome vecchio dalla nascita”. Un’immagine distorta, un’occasione da recuperare Il commento del rappresentante del settore dei pubblici esercizi si trasforma in riflessione rivolta all’amministrazione locale sul perché invece di incentivare che il fenomeno, “lo ha boicottato”. Si chiede di “affrontare insieme e di programmare insieme strategie in favore del settore e della città”, invitando l’amministrazione comunale ad organizzare manifestazioni culturali, momenti spettacolari e musicali nel centro storico e gli operatori a fare un esame delle cause che hanno portato questi risultati. Più voci hanno messo in evidenza l’”assenza” di un secondo passaggio nella politica del Comune di Salerno, per sostenere il settore della notte. L’amministrazione comunale, forte dei risultati conseguiti sia a livello locale che internazionale, ha cercato di gestire una fase di normalizzazione del fenomeno sostenuta da interventi nel campo della sicurezza e della vivibilità delle aree in questione, contando sul ruolo propulsore degli operatori. Il “problema” dell’ordine pubblico viene quasi quotidianamente cavalcato dai media locali, esacerbando una situazione che potrebbe essere affrontata con formule di 123 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale partecipazione congiunta dei comitati di quartiere, delle associazioni imprenditoriali, degli operatori e di rappresentanze della domanda coordinati dall’amministrazione comunale. Le colpe attribuite alla “movida” non riguardano l’aumento della criminalità, ma attengono alla difficile convivenza tra il popolo della notte e i residenti. Un problema che affligge qualsiasi luogo in cui sia sviluppato il settore dell’intrattenimento. Un problema strutturale, quindi, che viene trasformato dai quotidiani locali e dai media in facili servizi notiziabili e articoli contro. D’altra parte esperimenti di attenuazione del disagio dalla presenza di locali notturni e di contemporaneo intervento a favore del disagio giovanile sono stati condotti a Milano ed a Bologna. In particolare il Comune di Bologna, con il contributo del Fondo Sociale Europeo e del Dipartimento degli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio, nell’ambito del Progetto “Socializzazione e Creatività Giovanile” ha organizzato il corso per “Operatori della notte”. Una nuova figura professionale orientata a compiti di ascolto e di mediazione sociale tra residenti, imprenditori e domande giovanili. La sensazione che si ricava è che non si sia ancora compreso il ruolo che la “movida” ha assunto per lo sviluppo sociale, economico, culturale della città e quali siano le straordinarie potenzialità di crescita, collegate alla riqualificazione dell’offerta attraverso percorsi della notte più ricchi e articolati, capaci di integrarsi e spingere la destagionalizzazione dell’offerta turistica nelle aree costiere. Chi da osservatore esterno si è confrontato con la movida Salernitana, ne ha da subito compreso le potenzialità individuando dei possibili percorsi per il suo sviluppo. Pietro Frigo così si è espresso: “Non penso che gli italiani sappiano che c’è una movida a Salerno paragonabile a quella di Ibiza negli anni ’80. Se non si vede non ci si crede, c‘è un problema anche di comunicazione. Non potete sempre trincerarvi, e lo dico soprattutto ai giovani, dietro all’immagine cristallizzata del paesaggio costiero o meridionale di tipo presepiale … datevi da fare, create voi quello che pensate di fare. Inoltre, il modello di recupero e riqualificazione urbana, o di mantenimento delle bellezze arti- stico architettoniche non contrasta con un principio di utilizzo, di consumo dei luoghi recuperati. Anche questo è un passaggio da fare, relazionarsi con le bellezze del proprio patrimonio non in maniera ossequiosa, sacrale, anche se ovviamente nel rispetto delle strutture e della loro importanza. La stessa Salerno, rinata con un intervento di riqualificazione urbana, è un esempio di recupero di centro storico presepiale mirato ad un pubblico giovane. Probabilmente sarà un fenomeno di tipo localistico, con un bacino di utenza che non va oltre i 50 km. Il problema è se ciascuno dei locali presenti fa promozione per conto proprio non se ne esce, ma se si fa una campagna congiunta, pubblicizzando l’offerta globale di Salerno, allora il bacino può sicuramente allargarsi, congiungendo anche l’offerta ricettiva del Cilento e la sua connotazione di turismo giovane”. Per la Costiera Amalfitana va forse fatto un discorso ancora più attento e profondo, dal momento che lì sopravvivono modelli di consumo datati senza che sia mai stata fatta una politica di riposizionamento dell’offerta: il punto di forza continua ad essere la “bellezza del paesaggio”. Tant’è che la costiera amalfitana è diventata, negli ultimi anni, un territorio di conquista per imprenditori già affermati in altre zone della provincia che spostano nella stagione estiva i loro locali11, mantenendone inalterata la formula. Il fenomeno Movida è stato protagonista della nuova storia della città di Salerno, ha dato voce e visibilità ai nuovi abitanti degli spazi notturni, ha accolto le tribù giovanili, ha offerto spazi di comunicazione e di relazione. Alcuni osservatori della vita notturna si chiedono se “oggi, nel sostanziale stallo delle attività, è possibile ripensare a questo fenomeno in termini di spazi di espressione di linguaggi giovanili collegati alla creatività artistica, musicale, culturale”. I gestori chiedono attenzione, spazi d’ascolto, una politica commerciale adeguata alle tipologie dei locali per la notte, evidenziano la necessità di alimentare con nuove idee e nuovi percorsi il fenomeno pena il suo lento declino. Gli abitanti della notte chiedono una qualificazione culturale della 11 È il caso dell’Aumm Aumm, discopub di Cava che in estate si trasferisce a Marina d’Albori diventando l’Aumm Aumm sotto le stelle, del Nabila, ovvero l’Officina 249 di Cava che si sposta a Minori. 124 125 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale movida, una differenziazione dell’offerta, spazi espressivi non solo ordinati intorno al consumo. Manca, in sostanza, la seconda intuizione geniale, che legava la liberalizzazione delle licenze alla creazione di un circuito della notte, determinando un sistema di politiche sociali e culturali per la città. In questa direzione si muove la proposta del professore Cantillo: costituire un comitato di protagonisti del sistema culturale cittadino dal mondo del cinema, della notte, del teatro, delle associazioni, dal mondo politico – che organizzi un cartellone cittadino di proposte culturali anche tra loro eterogenee - dallo spettacolo teatrale di cultura greca allo strip-tease – ospitati nei locali del centro storico. Dare contenuto e identità ai consumi è la parola agíta da questa proposta. “Il fenomeno movida assume un valore sociale, di costruzione di un tessuto urbano e di una generazione salernitana, che si possa riconoscere in qualcosa che non sia il tifo per la Salernitana. A Salerno, in sostanza, è sempre mancata la piazzetta del paese, il luogo di ritrovo gratuito, sia quello che precede il consumo in altri locali, sia il luogo dove fare semplicemente quattro chiacchiere con gli amici. La movida, a Salerno, è diventata lo spazio della mia identità”. Nel corso della ricerca è emerso che Salerno organizza ed ospita eventi ed attività culturali che non si integrano in una logica di sistema con il territorio e con le diverse filiere economiche ed imprenditoriali. La semplice proposta di una diversa articolazione fisica e funzionale di queste manifestazioni in rapporto alla movida e più in generale rispetto alla città, potrebbe configurare delle nuove sperimentazioni tra cultura e consumo. Alla ciclicità di proposte va affiancata, si suggerisce, l’apertura di spazi espressivi: laboratori teatrali, spazi espositivi di grafica, pittura, aerosolart, fumetto, centri d’informazione, laboratori per l’alfabetizzazione multimediale, etc. Soprattutto si aprono per la movida nuove possibilità legate ai prossimi interventi urbanistici previsti nella zona orientale della città, in un‘area cerniera tra la zona industriale del capoluogo e la fascia litoranea verso Pontecagnano. Lì è stata localizzata un’area di intervento turistica, con la creazione di strutture alberghiere e sempre lì dovrebbe essere collo126 cato il Sea Park. La zona dello Stadio Arechi è ugualmente interessata da progetti di riqualificazione. È una nuova occasione per riconquistare spazi nuovi della città, riprendere un ruolo propulsore e individuare nuovi “territori” vergini in cui possa essere data anche maggiore possibilità di intervento alla “domanda”, per formulare nuove ipotesi di intrattenimento e rompere il cerchio che sta trasformando i territori della notte in comunità recintate. IL MEDITERRANEAN SEA PARK, METAFORA DELLE NUOVE OPPORTUNITÀ? Che tipo di impatto avrà sul sistema culturale, sulla produzione di eventi e di spettacoli, sul patrimonio di esperienze, sui circuiti archeologici, sui beni culturali, sui parchi emozionali, ed ancora sul sistema viabilistico, ricettivo e logistico, la realizzazione del Mediterranean Sea Park? Si tratta di un’opera destinata a cambiare il volto della città e del territorio, almeno da quanto se ne deduce da questo redazionale: “Il primo ed il più grande parco marino a tema d’Europa, il Mediterranean Sea Park, sorgerà a Salerno e coniugherà biologia marina, archeologia marina e tecnologia. Nato come un grande progetto industriale nel campo dell’intrattenimento e del turismo, il Mediterranean Sea Park si propone come una nuova ed importante risorsa di riqualificazione del territorio e di incremento dell’economia locale, creando circa 450 nuovi posti di lavoro e oltre 2000 legati all’indotto. Costruito su 300.000 mq di superficie, il parco è stato progettato prestando grande attenzione all’impatto socio-ambientale ed all’inserimento architettonico della sua struttura. Il progetto del Mediterranean Sea Park nasce dalla collaborazione di un nutrito team di esperti, tra i quali figurano biologi, archeologi, architetti, informatici e scenografi di lunga esperienza e chiara fama, che hanno contribuito a renderlo unico nella sua complessità, facendone una struttura viva e dinamica, in perfetta fusione tra rigore scientifico e didattico da una parte e finalità ludiche e di intrattenimento dall’altra. L’aspetto più strettamente “biologico” del parco è sviluppato grazie alla presenza di 32 vasche per un volume di 20.000.000 di litri, di una vasca oceanica da 6.000.000 di litri che ospiterà squali e mante, e di un delphinarium di tipo lagunare, che sarà impiegato anche per il recupero di animali. Il Mediterranean Sea Park, grazie alla presenza di oltre 200 specie tra inverte127 I territori delle culture L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale brati, pesci, crostacei e molluschi, riprodurrà fedelmente l’ecosistema del Mar Mediterraneo in tutta la sua complessità e ricchezza: a partire dall’acqua, pescata nel Golfo ad una profondità di 30 metri e trattata solo con filtri di sabbia, fino all’alimentazione degli animali ospitati, per la quale si predisporranno opportune catene trofiche. All’interno del parco, l’esperienza interattiva giocherà un ruolo di primo piano: l’uso di avanzate tecnologie consentirà al visitatore di “sperimentare” il mare, grazie a simulazioni, giochi individuali o a squadre, utilizzo di collegamenti internet e realtà virtuale. L’archeologia marina è la terza attrattiva offerta dal Mediterranean Sea Park. Elemento centrale sarà l’Archivio Geologico del Mare, una banca dati internazionale che raccoglierà informazioni sui reperti navali dalla preistoria all’ultima guerra mondiale; contestualmente, sarà possibile ai visitatori seguire le fasi di costruzione delle navi in un arsenale ricostruito su un modello d’epoca. A testimonianza del patrimonio culturale ed archeologico presente nel Mediterraneo, alcuni interessanti reperti troveranno posto in diverse aree del parco, in un turn-over realizzato in accordo con la Sovrintendenza Archeologica per le Province di Salerno, Avellino e Benevento. La mediazione del processo di ritrovamento e di restauro dei beni archeomarini trasformerà il concetto di museo in qualcosa di vivo ed interattivo. Ideatrice del parco è la società SEAPARK, nata dalla volontà di evolvere il mercato italiano ed internazionale nel campo dei parchi a tema nelle grandi strutture di musealità ed intrattenimento didattico. Il progetto si avvale della collaborazione del CNR Istituto Talassografico di Messina, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e dell’Istituto Oceanografico di Mosca per la robotizzazione subacquea. Sono in corso di formalizzazione altre importanti convenzioni con enti ed istituzioni italiani ed esteri. Presso il Mediterranean Sea Park, sempre nel settore della ricerca scientifica nel campo della biologia marina, è stato attivato un dottorato di ricerca postlauream dell’Università di Siena”. Il rischio connesso alla realizzazione di questo grande parco a tema marino, è, secondo alcuni interlocutori, la cannibalizzazione degli eventi culturali del territorio. Questo grande attrattore di investimenti e di pubblico, si fa osservare, potrebbe annientare la produzione artistica e culturale. Attenuare i rischi è il suggerimento di alcuni interlocutori, attraverso l’integrazione del Sea Park in un piano integrato di politiche e di interventi tesi a rinforzare il ruolo e la funzione della cultura nella città e nel territorio. 128 “Voler far assumere a Salerno una vocazione turistica che non ha mai avuto, se non agli inizi degli anni venti, che poi si è persa, è rischioso. Certo Salerno potrebbe essere caratterizzata dalle manifestazioni di grande importanza che ha. Però credo che una scelta non si sia fatta. Noi stiamo andando su molte strade con grande incertezza e prendendo un po’ tutto quello che viene. Non c’è un progetto, né so se è possibile farlo. Se volessimo prendere come esempio Parigi, lì molti flussi turistici sono stati convogliati con EuroDisney, ma se si facesse qualcosa del genere qui con il Sea Park, credo che schiaccerebbe tutto quello che si sta muovendo qui. Qui si tratterà di vedere. Bisognerebbe costruire per questa città un progetto che stabilisca una nicchia e una identità che possa controbilanciare altre tendenze. Non far partire solo il Sea Park, ma anche la ristrutturazione di altri parti del centro storico e riempirle di contenuti, come per Palazzo Genovese, per il quale prima si è stabilita la finalità e poi si è partiti con la ristrutturazione”. Da più parti si chiede di aprire una discussione all’interno della comunità locale sul progetto dell’infrastruttura: “Ma siamo sicuri che il sindaco di Salerno abbia una formazione tale da decidere su iniziative di questo genere che portano dei mutamenti genetici alla cultura di questo territorio? Inoltre, far rivivere il centro storico non significa solo far aprire 250 locali, come meritoriamente ha fatto, ma significa anche riportarvi la gente e costruire un luogo storico, urbanistico e sociale. Non sono convinto che lo sappia, dato che vuole far convivere la costiera amalfitana, i templi di Paestum e il SeaPark che è qualcosa più legato ad un turismo di massa e ad una fruizione abbastanza asettica del sito”. D’altra parte vi sono rilevanti interrogativi di natura economica, imprenditoriale e funzionale che interessano la realizzazione di quest’opera, soprattutto proiettati nell’ambito del sistema Parchi Divertimento. Dei 150 Parchi Divertimento ed a Tema presenti in Italia solo quattro presentano dei bilanci economici significativi, sono localizzati in bacini urbani e turistici nel Nord Italia e possono contare su di una rilevante struttura ricettiva, alberghiera e di servizi. Queste realtà presentano 129 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale un’immagine consolidata, sviluppano strategie di filiera e stabiliscono tra loro dei circuiti d’offerta e di promozione. Le ricerche citate in questo rapporto di ricerca hanno evidenziato che il territorio salernitano è carente nei comparti del ricettivo e dello svago, cioè nei settori che dovrebbero costituire pezzi importanti e pregiati della filiera di un Parco di Edutainment. Inoltre l’esperienza americana nei parchi divertimento ci dice che è possibile costruire un sistema territoriale di divertimento partendo dal nudo territorio (si veda l’esperienza della città di Orlando in Florida, o di Las Vegas in Nevada) ma a fronte di giganteschi investimenti in infrastrutture, in dotazioni ricettive, in logistica. Queste brevi osservazioni portano a ritenere che il Sea Park sia un progetto destinato ad immettere tali e tante discontinuità nel tessuto socioeconomico salernitano, da costituire più che una risorsa un problema per tutta la comunità. Ma a volte, come si è visto, i problemi possono diventare delle opportunità. 130 IL PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO Le schede che seguono riguardano le principali iniziative di carattere intrattenitivo e culturale emerse durante la ricognizione effettuata sul territorio provinciale nel corso della ricerca. Le prime sei ineriscono al settore dei beni culturali, le successive nove al settore dell’intrattenimento e dello spettacolo. Fa eccezione il progetto della Città dei Giovani, promosso dal comune di Baronissi, che si colloca come possibilità di sviluppo dell’area universitaria sia dal punto di vista intrattenitivo, ma soprattutto come strumento di rivalutazione e riqualificazione culturale dell’area del bacino universitario e come nuovo collegamento tra la città e l’Università. Nella redazione delle schede si è fatto riferimento ai dati raccolti durante le interviste, alle informazioni tratte dai materiali fornitici dagli attori intervistati e dai siti internet delle iniziative prese in esame. 131 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Centro Studi sul Falso – Museo del Falso Università degli Studi di Salerno - Fisciano città mordi e fuggi. Gli ideatori pensarono che il Museo e il Centro Studi sul Falso potessero diventare una specificità della città. Il Centro Studi sul Falso inizia la sua attività nel 1988, con una serie di convegni e ricerche finalizzate ad approfondire le tematiche della contraffazione e a sensibilizzare istituzioni e pubblica opinione sulla crescente attività del fenomeno. Il museo è un’articolazione del Centro Studi: per scongiurare l’eventualità che possa trasformarsi in un folcloristico supermarket di prodotti contraffatti o possa porsi come involontaria celebrazione del falso e dell’abilità dei falsari, il museo è stato concepito per “concetti” e non per “oggetti”. Ogni ricerca si promuove con una giornata di studi accompagnata da un’esposizione che veicola gli argomenti della ricerca in una forma più accattivante. C’è un video girato con testimoni privilegiati, con brevi interviste ai soggetti interessati o coinvolti, e uno sull’esposizione che viene generalmente girato durante le giornate di mostra. L’esposizione resta ferma e fruibile per sette otto mesi, fino alla successiva ricerca. Si tenta di individuare un problema, studiarlo e tradurlo in forme capaci di farli uscire dall’ambito universitario per renderlo aperto ai cittadini, agli imprenditori, alle stesse istituzioni. Per questioni logistiche, ma soprattutto per una scelta culturale, lavora sulle monografie, in modo da riuscire a smontare il falso e far capire quello che c’è dietro. Nella fase di ricerca vengono stabiliti rapporti di collaborazione con polizia a livello nazionale e internazionale, con la guardia di finanza, carabinieri, Nas, gruppi anticontraffazione monetaria. Dato il tema piuttosto sottovalutato o, al contrario, soggetto ad allarmi ingiustificati, viene calibrato il tipo di comunicazione, mirato essenzialmente al coinvolgimento del soggetto attraverso una serie di conoscenze che, sebbene in pillole, gli permettano di articolare meglio l’argomento. Precedentemente il museo era al centro di Salerno, vicino al Museo di San Benedetto. L’apertura del museo nacque anche dalla considerazione che nella città di Salerno, agli inizi degli anni ’90, latitavano non solo una serie di momenti di integrazione e di scambio, ma anche occasioni di interesse sulla città, che era turisticamente una Dopo l’abbandono da parte della Fondazione Ca.Ri.Sal., il Centro è ricorso a sponsorizzazioni esterne. Gli sponsor sostengono le spese per la giornata di studio, per l’allestimento dell’esposizione e per le spese di realizzazione dei materiali promozionali e informativi, che permettono di non avere un occhio distratto sui contenuti. In genere i contatti avvengono con aziende non appartenenti al settore su cui viene svolta la ricerca. Il finanziamento richiesto non supera i 25-30 milioni ad iniziativa. 132 Notevole la copertura stampa delle iniziative del centro: una presenza molto forte sui mass media nazionali e internazionali diluita nel corso dell’anno. Dalle televisioni europee a quella giapponese, dall’Herald Tribune al Pais. È nato non solo per dare una specificità a Salerno, perché diventasse anche un riferimento di interesse culturale, ma incomprensioni sorte a livello istituzionale hanno determinato lo spostamento del Museo all’interno dell’Università degli Studi di Salerno, localizzazione che ne penalizza la fruizione. Per Informazioni Centro Studi sul Falso Direttore: Prof. Salvatore Casillo Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica - Università degli Studi di Salerno Via Ponte Don Melillo - 84084 Fisciano (Sa) Tel: 089 962122 –962084 Fax: 089 962086 Web site: www.unisa.it 133 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali Villa Rufolo – Ravello (Sa) Storia Il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali è nato nel 1983 sotto l’egida del Consiglio d’Europa. È un’associazione privata tra enti pubblici che vede come soci fondatori la Regione Campania, l’Università degli Studi di Salerno, il Formez, la Provincia di Salerno, l’EPT di Salerno, la Comunità Montana Penisola Amalfitana, l’Azienda di Soggiorno e Turismo di Ravello e il Comune di Ravello. Si tratta di un “Centro di eccellenza” per la ricerca e la specializzazione dei laureati nelle diverse discipline dei beni culturali: obiettivo primario è quindi la formazione post universitaria e ricerca nella tutela, nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio culturale. Si caratterizza per la naturale sopranazionalità, in quanto opera con ricercatori e docenti provenienti dalle diverse aree dell’Europa e accoglie allievi di tutto il continente, e per l’approccio interdisciplinare nello studio e nella ricerca nel settore dei Beni Culturali. L’istituzione del Centro è stata promossa dalla delegazione italiana del Consiglio d’Europa al fine di promuovere e realizzare una rete di Centri di Formazione di Eccellenza che dessero vita ad una “Università Eclaté”, “stellare”, nella quale ciascun centro fosse specializzato in una specifica disciplina. Attività primarie L’attività di formazione del Centro prevede l’organizzazione nel corso dell’anno di stages e di corsi intensivi di specializzazione. Il programma di attività si struttura su vari settori di ricerca: scienze e materiali del patrimonio culturale, studi sulla tutela e fruizione del patrimonio culturale, archeologia, storia e cultura, territorio storico e ambiente, applicazione della nuove tecnologie informatiche al servizio dei beni culturali, rischio sismico e patrimonio culturale. Il Centro ha pubblicato oltre 50 volumi di Atti relativi ai seminari e ai corsi realizzati nei 17 anni di attività. Ha una propria collana editoriale. 134 Attività di supporto Il Centro di Ravello svolge anche una funzione sussidiaria promozionale, secondo la formula “ricerca-formazione-intervento”. In tale prospettiva ha promosso dal 1987, di concerto con il Consiglio d’Europa, il programma europeo per la prevenzione e la difesa dai grandi rischi: EUR.OPA Grandi Rischi, Accordo Parziale Aperto, in materia di prevenzione, protezione e organizzazione dei soccorsi contro i rischi naturali e tecnologici maggiori, e costituisce l’istituto specializzato di riferimento nel settore dei beni culturali. Opera in collaborazione con altri centri specializzati del Bacino del Mediterraneo (tra cui Turchia, Grecia, Francia, Spagna). Inoltre realizza il recupero e la valorizzazione dei beni culturali “diffusi” (c.d. monumenti “minori”), nei quali si esprime la storia e la tradizione, la civiltà e la cultura delle diverse popolazioni e che costituiscono l’ambiente in cui si collocano i grandi monumenti. Per il suo secondo decennio ha formulato un programma speciale per lo studio e la protezione di tali beni. Nel progetto sono state coinvolte, in linea sperimentale, tutte le scuole superiori della Campania, al fine di sensibilizzare i giovani alla salvaguardia del patrimonio locale che potrebbe essere valorizzato ed integrato in un sistema turistico più ampio. Il progetto denominato ”Nuove metodologie per la conoscenza del patrimonio culturale europeo” è stato approvato e finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma CONNECT. Il capofila del progetto è il Centro, mentre i partners sono i seguenti: • • • • • Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles (Francia); Experimental School of University of Athemes (Grecia); Istituto Politecnico di Tomar (Portogallo); Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di Informatica (Italia); Fondazione “Camminiamo Insieme” (Italia). In particolare il Centro partecipa alla campagna di sensibilizzazione lanciata per il 2000 dal Consiglio d’Europa “Europa, un patrimonio 135 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale comune”, attraverso tre progetti di ricerca transnazionali: Osservatorio Europeo sul Turismo Culturale, Nuove metodologie per la conoscenza del patrimonio culturale europeo e l’Atlante delle culture sismiche locali. L’Osservatorio per il Turismo Culturale è nato per sensibilizzare gli Stati Membri del Consiglio d’Europa su un fenomeno in rapida espansione che non vede ancora una normativa specifica al riguardo. L’Osservatorio si muove in diverse direzioni: a livello statistico, per definire il fenomeno dandone valutazione quantitativa e qualitativa, previsioni e proiezioni, definire scenari di riferimento; a livello conoscitivo con l’acquisizione e sistematizzazione delle misure di regolamentazione del fenomeno; a livello analitico rilevare i mutamenti e le richieste sul piano professionale derivante dallo sviluppo del turismo culturale per orientare l’attività formativa. L’Osservatorio ha recentemente promosso, in collaborazione con Aci Italia e con l’Alliance Internazionale du Tourisme e la Fedèration Internationale de l’Automobile, la Carta dell’Etica del Turismo Culturale. Per informazioni: Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali Presidente: Mario Valiante Segretario Generale: Eugenia Apicella Villa Rufolo 84010 Ravello (Sa) Telefono :089 857669 - 858101 Fax 089 857711 Web site: www.amalficoast.it/cuebc E-mail: [email protected] Museo Archeologico Nazionale di Paestum Storia e Sede Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum è sorto nel 1952 all’interno della città antica. Inizialmente era costituito da un’unica sala, dall’aspetto architettonico esterno di scuola piacentiniana, costruita sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo Thesauros del santuario di Hera. Questo nucleo originario fu successivamente ampliato e furono predisposti nuovi ambienti, costruiti intorno ad un giardino interno e con vetrate aperte verso l’esterno. Il nuovo allestimento del museo documenta l’evoluzione e le trasformazioni della città, dalla fondazione della colonia greca tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. fino all’istituzione della colonia latina, illustra le trasformazioni nell’organizzazione sociale e pubblica, i riti religiosi, gli aspetti della vita quotidiana, l’arte e l’artigianato. Una sezione introduttiva ricostruisce la storia della scoperta del sito archeologico, un’altra sezione è dedicata alla preistoria. Il salto di qualità che si è avuto nell’ultimo periodo è dovuto sia alla gestione dell’area archeologica che alle iniziative culturali che si tengono all’interno del museo. Il museo è stato recentemente riallestito e in più si è aggiunta una sezione, inaugurata il 2 novembre del 1999, sulla Paestum romana. Utenza Nel 1999 il museo ha registrato 400 mila visitatori, tra stranieri ed italiani: nel mercato nazionale un peso rilevante lo hanno le scuole. La visita ai templi e al museo di Paestum solitamente segue quella agli scavi di Pompei, sebbene il pubblico di riferimento non sia necessariamente simile: l’utenza di Paestum sembra essere certamente più motivata e colta. Motivata per il maggior disagio anche logistico che affronta per arrivare a Paestum, colta per la minore scenografia di Paestum che impone tra l’altro, per la sovrapposizione di resti di civiltà lucane, greche e romane, un maggiore lavoro di ricostruzione storica. Finanziamenti Mancano finanziamenti di imprenditori o di aziende private per il 136 137 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale sostegno del museo, la conservazione dei reperti e lo sviluppo di possibili nuove aree di ricerca. I finanziamenti provengono esclusivamente da fondi istituzionali italiani o europei. I finanziamenti ottenuti recentemente dal FIO e dall’Unione Europea hanno permesso di rinnovare ed ampliare alcuni sezioni, con un immediato e positivo riscontro e ritorno nel numero dei visitatori. Per Informazioni Museo Archeologico Nazionale di Paestum Direttrice: Dott.ssa Marina Cipriani Via Magna Graecia – Loc. Paestum – Comune di Capaccio (Sa) Tel: 0828/811023 Web site: http://www.museionline.it Museo della Plastica Cobecam – Consorzio Beni Culturali Campani - Napoli Storia Il consorzio nasce dalla volontà di un’imprenditrice napoletana, di origini salernitane, Maria Pia Incutti, e ne fanno parte l’Università di Napoli, l’Anepa e il C.N.R., nonché altri imprenditori privati, legati alla salvaguardia del patrimonio culturale della Campania. Dal 1987 al 1989 ha realizzato per il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali il progetto “Musei della Campania: verso un sistema integrato di valorizzazione”. Il Progetto, della durata complessiva di 36 mesi, ha impegnato oltre 70 giovani assunti con contratto di formazione - lavoro. L’intervento ha interessato otto musei della Campania: il Museo Civico “Filangieri” di Napoli, il Museo del Sannio di Benevento, il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, il Museo dell’Agro Nocerino di Nocera Inferiore, il Museo Archeologico della Certosa di Padula, il Museo della Ceramica Vietrese a Vietri sul Mare e il Museo Irpino ad Avellino. Dal 1994 al 1999 il consorzio realizza in concessione per il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali il secondo intervento. Il progetto ha impegnato oltre 160 giovani diplomati e laureati. Attività ed obiettivi di progetto hanno interessato alcune tra le principali strutture museali e culturali di Napoli e Benevento, secondo programmi elaborati in collaborazione con gli organismi competenti sia a livello locale che a livello ministeriale. Attualmente il consorzio ha avviato, con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della produzione dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e dell’Istituto di Pianificazione e Gestione del Territorio del CNR, due corsi di formazione, per “Manager della conservazione e della valorizzazione dei nuovi beni culturali, dell’arte post-industriale e dei primi manufatti in materiale plastico - dal 1900 al 1960” e per “Esperto in gestione di processi innovativi in aree naturali protette”. Progetto “Museo della Plastica” Tre anni fa il consorzio, presieduto dalla stessa Incutti, in collabora- 138 139 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale zione con l’Associazione Lineare A di Salerno, ha presentato all’amministrazione comunale di Salerno il progetto per l’allestimento di un “Museo della Plastica” È stata indicata come sede del museo il Palazzo Genovese, sito nel cuore del Centro Storico di Salerno e ancora in fase di ristrutturazione. Come puntualizza il presidente del consorzio, la definizione di “Museo” è riduttiva, dal momento che il progetto presentato al Comune di Salerno è molto articolato. Il progetto ruota intorno all’allestimento di una mostra permanente della collezione privata della Incutti di oggetti in polimeri, raccolta in più di trent’anni di ricerca, che ha raccolto riconoscimenti internazionali. L’esposizione della collezione dovrebbe essere il nocciolo intorno al quale sviluppare un’attività di ricerca sui nuovi materiali, sul loro uso nelle creazioni artistiche, sul design, con un coinvolgimento diretto degli artisti che lavorano sulle nuove materie. La ricerca dovrebbe toccare anche le tecniche di conservazione e restauro di questi materiali, che contrariamente a quanto si crede sono altamente deteriorabili e per i quali non esistono né studi né laboratori adatti. Non un “museo”, ma un “open space”, destinato non solo agli studi sulle materie plastiche, ma un laboratorio “creativo”, aperto ai nuovi linguaggi (musicali, cinematografici, artistici in senso ampio) che faccia di Salerno un Centro di Creatività. Per informazioni: Consorzio Beni Culturali Campani Presidente: Maria Pia Incutti Centro Direzionale Isola 3 – 80100 Napoli Tel: 081 7341467 E-mail: [email protected] Web site: www.web.tiscalinet.it/cobecam 140 Parco Letterario di Bracigliano Storia Il comune di Bracigliano ha aderito ad una iniziativa della fondazione Ippolito Nievo che ha censito in tutta Italia i luoghi che hanno ispirato i più grandi autori della letteratura italiana. Nello specifico il Parco Letterario del “Cunto de li cunti” s’ispira all’opera omonima di Gian Battista Basile detta anche Pentamerone. L’opera raggruppa 50 racconti, ispirati da storie e personaggi popolari, articolati in cinque giornate. Il periodo di riferimento dei racconti è il XVII secolo, in cui è vissuto l’autore, e l’ambientazione è l’entroterra campano. Progetto Il Parco Letterario nasce quando la Fondazione Ippolito Nievo, il Touring Club e la Società per l’Imprenditorialità Giovanile progettano una sovvenzione globale lanciando un concorso d’idee per la selezione sul territorio d’iniziative volte a creare parchi letterari ispirati a questi artisti. Il Comune di Bracigliano ha inteso portare avanti una proposta progettuale abbastanza articolata e ben radicata sul territorio di riferimento. Hanno aderito al Parco Letterario, oltre al comune di Bracigliano, i comuni di Sarno, Siano, Roccapiemonte, Castel San Giorgio e Nocera Superiore per l’Alto Agro Nocerino, Mercato San Severino e Fisciano per la Valle dell’Irno, Montoro Inferiore (provincia di Avellino). Il Parco Letterario si colloca su questo territorio perché alcuni racconti dell’opera di Basile ne descrivono personaggi e miti. Si vogliono far rivivere attraverso l’opera di Basile le tradizioni popolari dell’area. Infatti il progetto di Parco Letterario parte inizialmente con queste finalità di tipo culturale-artistico. Successivamente a questa impostazione se ne affianca una di più ampio respiro che punta allo sviluppo del territorio. Il modello organizzativo e la metodologia d’intervento proposto dal Parco Letterario di Bracigliano è stato assunto per l’impostazione del Patto Territoriale della Valle dell’Irno e dei Monti Picentini che ha indirizzato anche le azioni e gli interventi sul territorio nella direzione di valorizzarne le risorse. Alcuni dei comuni hanno ispirato la natura 141 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale e i contenuti dei propri progetti alla creazione di strutture collegate all’attività del Parco Letterario o comunque alla valorizzazione del modello di Parco Letterario. Finalità La finalità delle linee d’intervento è duplice, da un lato la riscoperta da parte della popolazione residente delle proprie tradizioni, dall’altro una diversa utilizzazione economica delle risorse e dei luoghi del Parco stesso. Sono in corso azioni di sensibilizzazione e di orientamento rivolte sia ad aspiranti neo-imprenditori sia a imprenditori già attivi per orientarli verso una migliore utilizzazione delle risorse. Percorsi Le iniziative che il Parco Letterario attiverà non soltanto saranno di tipo culturale e artistico. Il filo conduttore saranno i “viaggi sentimentali”, una diversa modalità di fruizione turistico-culturale di luoghi di ispirazione degli autori prescelti che prevedono visite-spettacolo, in cui si alternano ed interagiscono parti di vera e propria visita guidata e performance teatrali ispirate a brani letterari. Ad animare i luoghi oggetto di visita sono pertanto sia attori, sia guide turistiche. Sono percorsi sia artistici ma soprattutto mentali che consentiranno ai visitatori di rivivere le suggestioni raccontate nell’opera di Basile, vedendole. Ci saranno artisti, menestrelli e giullari che animeranno i luoghi raccontati da Basile e rivivranno anche le stesse attività e gli stessi prodotti tipici del tempo. Progettualità Non essendo un’area a forte vocazione turistica si punta alla creazione di flussi turistici mediante l’organizzazione di eventi di richiamo. Le linee d’azione del Parco puntano proprio a creare degli eventi che siano un riferimento in alcuni target e settori specifici, si parla di narrativa per l’infanzia e favolistica. In tal senso è stato avviato un programma di sinergie con iniziative più famose come il Giffoni Film Festival e con partner a vocazione strettamente culturale come la Biblioteca Nazionale di Napoli che metterà a disposizione del parco i suoi “tesori” e molto probabilmente creerà, nell’ambito di un progetto di informatizzazione, un sito distaccato all’interno del Parco Letterario. 142 Finanziamenti La durata del progetto è biennale. Su questo versante il Parco Letterario sta portando avanti l’ipotesi di costituire un protocollo d’intesa con la Regione Campania che impegni il primo ad attivare sul territorio una serie di iniziative tese alla valorizzazione delle tradizioni locali e il secondo a sponsorizzare queste iniziative e promuoverle nell’ambito delle sue attività istituzionali. L’obiettivo è di avere nel Parco circa 20.000 visitatori nel secondo anno che consentirebbe di pianificare le attività del parco stesse. Evidentemente i percorsi, i siti che verranno attivati all’interno del Parco Letterario saranno anche fonte di reddito attraverso la partecipazione degli imprenditori, che potranno promuoversi attraverso le attività previste dal parco, e le sponsorizzazioni di imprese. Altra fonte di reddito deriverà dai biglietti d’ingresso o un costo per servizi aggiunti. Al momento le risorse economiche impegnate beneficiano per il 70% di finanziamento da parte della Sovvenzione Globale e per il 30% sono cofinanziate dai partner locali. In totale il progetto impegna circa un miliardo distribuito su 24 mesi. Non c’è ancora una struttura definita che consenta di proporsi all’esterno e di avviare iniziative e partnership. Sono in corso contatti con la Regione Campania e la Provincia di Salerno. Per Informazioni: Parco Letterario di Bracigliano Responsabile: Felice Fasolino Tel. 081 951215 143 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Pro Loco di Teggiano Il Comune di Teggiano - centro posto nel Vallo di Diano con una popolazione di 8.600 abitanti - fa parte del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Sviluppatosi in epoca normanna e federiciana, è il comune che ha conservato meglio la sua struttura di roccaforte romana, ottenendo il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. L’economia si fonda essenzialmente sull’agricoltura. Da alcuni anni fa parte del circuito Villaggi d’Europa. Attività L’obiettivo principale della Pro Loco è quello di salvaguardare l’aspetto storico e paesaggistico del paese, che conta un patrimonio di monumenti artistici interessante, capace di essere inserito a pieno titolo in un circuito turistico nazionale. La vicinanza con la certosa di Padula consente un’ipotesi di circuito. La Proloco possiede due musei: il museo della civiltà contadina o museo delle arti e delle tradizioni popolari e un museo delle erbe, museo abbastanza particolare inserito nel Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Insieme alla proloco di Roscigno e all’Associazione “Passero del Borgo Antico” di Corleto Monforte, che gestiscono rispettivamente un museo della civiltà contadina e un museo naturalistico, è stata creata un’associazione per favorire un circuito museale. La Pro Loco si è resa promotrice di diverse iniziative a sostegno dello sviluppo turistico, anche se di breve periodo, che sono diventate un notevole strumento economico e turistico, concentrate essenzialmente nel mese di Agosto. Nella prima decade di Agosto si svolge il festival “Teggiano Jazz”, ambientato nel fossato del Castello Medievale di Teggiano, che giunge quest’anno all’ottava edizione. La manifestazione, organizzata direttamente dalla Pro Loco, si è ritagliata uno spazio notevole nel panorama nazionale dei grandi appuntamenti di musica jazz. L’idea del “Teggiano Jazz” è nata, come racconta il suo ideatore, Elio Cantelmi presidente della Pro Loco, dalla sua passione per questo genere musicale e senza grandi pretese di affermazione nel 144 panorama italiano. La fama è poi cresciuta grazie alla presenza nel corso degli anni di nomi di rilievo della scena jazz. Per rimanere nell’ambito musicale, parte da quest’anno il Festival della Musica Medievale, progettato per essere dislocato in diverse aree della zona, da Teggiano alla Certosa di Padula, giungendo fino a Vallo della Lucania e alla fascia costiera del Cilento. La “punta di diamante” è la Festa Medioevale “Alla Tavola della Regina Costanza”, una ricostruzione storica del matrimonio del Principe di Sanseverino con Costanza, duchessa di Urbino, avvenuto nel 1480. Il paese si trasforma in un piccolo borgo medievale: le strade si ripopolano di botteghe artigiane e di taverne che ripropongono piatti tipici della cucina medievale. I costi di realizzazione vedono impegnati la Pro Loco con un finanziamento di trecento milioni, cui si aggiungono i finanziamenti degli Enti Locali (Comune, Provincia, Regione, EPT e Ente Parco) che però sono ampiamente ripagati dal successo della manifestazione che solo nella scorsa edizione ha richiamato nel centro storico di Teggiano circa 60.000 persone. La festa si traduce ovviamente in un grande indotto per l’intera zona: gli alberghi e i ristoranti del Vallo sono esauriti per i tre giorni. La manifestazione inoltre ha contribuito al recupero di alcune attività artigiane ed economiche tipiche, particolarmente apprezzate dai visitatori: oleifici, laboratori di lavorazione della pietra teggianese, laboratori di pasticceria che hanno riscoperto un antico dolce, detto “del Duca”, per il quale si sta aprendo, data la grande richiesta, la possibilità della commercializzazione via Internet. Per Informazioni: Pro Loco di Teggiano Presidente: Elio Cantelmi Piazza Municipio Tel e fax: 0975 79600 Web site: www.thalamos.it/proloco.htm E-mail: proloco@thalamos:com 145 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Baronissi Jazz Concorso nazionale di musica Jazz - VI Edizione 6, 11 e 12 luglio 2000 Casa Babylon Theatre Centro per la formazione dei lavoratori dello Spettacolo - Pagani Storia e Concorso Il Baronissi Jazz nasce sei anni fa per opera del sassofonista Stefano Giuliano, direttore artistico della manifestazione, e dal sindaco di Baronissi, Giovanni Moscatiello. Si tratta di uno dei tre festival- concorso italiani, e proprio a questa sua caratteristica competitiva che è dovuta gran parte della sua fama, come afferma il suo ideatore, riconosciuta anche dalla stampa nazionale specializzata. A qualificare ulteriormente il concorso, è la presenza di una giuria e di artisti, nazionali e internazionali, del calibro di Dee Dee Bridgewater, Luis Bacalov, Karl Potter e Kevin Etien. Inoltre, nell’ambito del festival vengono organizzati seminari, anche in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno. Il concorso si divide in due categorie, professionisti ed emergenti. Non potendo contare sulla presenza di adeguate sale di incisione o di etichette per la distribuzione sul territorio, il premio per i vincitori è di natura monetaria. Storia Casa Babylon Theatre nasce come Compagnia Teatrale nel 1994 per iniziativa del regista Nicolantonio Napoli. Al progetto ha subito aderito un gruppo di giovani attori provenienti dalle migliori Accademie Nazionali d’Arte Drammatica, laureati nelle discipline di arte, musica e spettacolo e con alle spalle importanti esperienze al fianco di attori e registi quali Tadeusz Kantor, Jerzy Grotowski, Eugenio Barba, Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi. La qualità delle proposte e il lavoro svolto negli anni ha portato Casa Babylon a diventare un Ente di rilievo Regionale. Finanziamenti L’incertezza del finanziamento rende piuttosto complicata la definizione del cartellone in tempi utili per permettere la circuitazione dei concerti sul territorio provinciale e regionale, così come rende complessa l’interazione con gli altri festival della provincia. Progetti Il festival mira ad acquisire rilevanza europea, ma necessita di finanziamenti maggiori per poter raggiungere questo risultato. Si mira intanto ad ampliare il festival, coinvolgendo altri comuni della valle dell’Irno per una manifestazione intercomunale della durata di 6 giorni. Per informazioni Baronissi Jazz Festival Direttore artistico: Stefano Giuliano Tel: 089/468473 — 089.828211 Web site: http://www.comune.baronissi.sa.it/baronissi_jazz.html 146 Progetto Casa Babylon Theatre ha l’obiettivo di creare un centro permanente per lo sviluppo e la promozione della cultura del teatro e dello spettacolo, nel cuore dell’Agro Nocerino Sarnese. Un centro permanente anche di formazione per le professioni dello spettacolo che abbia la finalità di integrare i tradizionali linguaggi della cultura e dell’arte con elementi di innovazione nel campo tecnologico e organizzativo, per potenziare la professionalità dei lavoratori dello spettacolo e creare una figura di operatore culturale capace di far convivere in modo nuovo le peculiarità dell’evento artistico con le esigenze dell’imprenditoria. Il Centro ha come ulteriore obiettivo lo sviluppo culturale, sociale ed economico della provincia di Salerno e dell’intera regione Campania, con particolare attenzione alle aree più isolate, degradate e a rischio di esclusione culturale. Come ricorda il direttore artistico di Casa Babylon, l’attività della compagnia ha mostrato nelle sue ultime manifestazioni tutto il suo valore “sociale” oltre che propriamente culturale: la stessa sede della Compagnia è il centro sociale della città di Pagani, denominato appunto “Casa” perché riacquisti anche letteralmente il valore che il teatro ha avuto classicamente per la comunità. Una comunità che si ritrova intorno alla struttura dl centro sociale, che registra il tutto esaurito per le varie iniziative della compagnia, testimoniando l’alta motivazione che spinge alla frequentazione del teatro. 147 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Attività Dal 1994 ad oggi la Compagnia ha dato vita a importanti progettievento, quali: - il Laboratorio Stabile sull’Attore; - Corso di Formazione Professionale per Attori riconosciuto dalla Regione Campania; - la Scuola Teatro Ragazzi, che raccoglie circa 30 giovani allievi dagli 8 ai 13 anni; - i Laboratori Intensivi con docenti Internazionali; - il festival di musica e teatro “Scenari Pagani”. Il Laboratorio stabile sull’attore ha l’obiettivo di formare attori e operatori culturali (registi ed organizzatori), capaci di rinnovare e sviluppare dall’interno dell’evento artistico stesso la propria figura di attore e l’idea stessa di teatro. Si tratta di un corso di formazione biennale riconosciuto dalla Regione Campania e organizzato con la collaborazione del Comune di Pagani, della Provincia di Salerno e del Dipartimento dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Con la Scuola Teatro Ragazzi si è aperto un laboratorio di lavoro sul teatro e sul “gioco” dedicato ai giovanissimi dai 7 ai 13 anni capace di diventare un “luogo di sbarramento” al rischio di esclusione culturale e al degrado delle zone dell’agro nocerino sarnese. Il corso vede la partecipazione annuale di circa trenta ragazzi e prevede due incontri settimanali di due ore ciascuno per un totale di 150 ore annue. Durante il corso, attraverso giochi, esercizi ed improvvisazioni, gli allievi hanno la possibilità di sviluppare, prima da soli poi in gruppo, le potenzialità espressive del corpo e della voce. Momenti importanti del corso sono dedicati inoltre all’arte del clown, al teatro di figura, alla proiezione di video di spettacoli e alla realizzazione di uno spettacolo finale. Il festival di teatro e danza “Scenari Pagani” è giunto nel 1999 alla sua terza edizione. Propone ogni anno un cartellone di appuntamenti teatrali legati da un tema comune, che nella scorsa edizione ha puntato sul divertimento, nel suo senso più profondo e etimologico del “di-vertere”, guardare oltre. L’edizione ha indagato sui lin148 guaggi del genere ‘Comico’, esplorando in particolare il lato buffo delle cose, di guardare anche alla difficoltà del vivere in una zona difficile, “di frontiera”, senza doverne necessariamente assumere i toni cupi e desolanti. Sottotitolo della terza edizione, infatti, è stato “Antidepressivi”. Il festival premia ogni anno un importante personaggio della scena artistica nazionale o internazionale distintosi per la sua particolare capacità di lavorare sui linguaggi artistici, non solo teatrali. Scenari Pagani è costato 90 milioni solo di spese vive senza la remunerazione dell’organizzazione. Queste spese sono state coperte con 50 milioni di sponsorizzazioni e 20 milioni di incasso, mentre il Comune di Pagani ha concesso, globalmente nei sei anni di attività della Compagnia, circa 14 milioni di lire. La manifestazione ha potuto così contare su un finanziamento privato pari al 70% della cifra necessaria alla realizzazione dell’evento: tale intervento dei privati è stato possibile grazie ad un attento lavoro di promozione di Casa Babylon, ma soprattutto grazie alla forte credibilità che la compagnia ha ormai costruito sul territorio. Progetti futuri Casa Babylon ha proposto 4 anni fa al Comune di Pagani la formazione di un consorzio di associazioni e di comuni dell’agro per la cultura e lo spettacolo legati al turismo e ai beni culturali che avesse come punto di riferimento Casa Babylon e Pagani e che si sviluppasse tutta l’area nocerino sarnese, sul modello di quanto fatto in diverse aree d’Italia (da Matera, il cui comune dà credito ad un’associazione sul territorio che coinvolge la Provincia, la Regione, l’ETI, l’AGIS e il Ministero, riuscendo così a promuovere ottimo teatro, alle zone costiere della Toscana – con l’associazione Armunia che gestisce i teatri di Castiglioncello, Rosignano, Cecina etc.) Per informazioni: Casa Babylon Theatre Direttore artistico: Nicolantonio Napoli c/o Centro Sociale Pagani tel./fax 081 5152931 - 0347 6636669 Web site: http://www.altrove.net/casababylon 149 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Festival di Musica Antica Salerno Eufonia Musica senza confini Seconda edizione, Salerno 24 febbraio-27 aprile 2000 Storia Eufonia nasce per iniziativa di operatori del settore musicale di Napoli, da anni impegnati nell’organizzazione di eventi musicale, a dall’associazione culturale “Il sig. Bloom”. L’organizzazione fa capo a Jovine, padre di uno dei membri dei 99 Posse, veri padri della rassegna: il gruppo infatti decise di dar vita a questo appuntamento a Salerno dopo un concerto presso il Centro Sociale di Pastena. Programma Il calendario prevede una serie di concerti nell’arco di tre mesi, divisi in diverse sezioni, una di world music presso il Teatro Augusteo, sito al centro di Salerno e capace di circa 700 posti, l’altra di musica di “tendenza” presso il Centro Sociale della città, posto nella zona orientale. La sezione dedicata ai dj più famosi e avanguardisti della scena techno, presente nella prima edizione e ospitata in diversi locali del centro di Salerno, non è stata rinnovata nella seconda edizione, che ha visto globalmente un ridisegno dell’offerta maggiormente tarato sulle possibilità di partecipazione del pubblico locale. L’ingresso per ciascun concerto oscilla tra le 10.000 e le 20.000 lire, con sconti speciali per gli studenti e possibilità di abbonamento agli spettacoli. Finanziamenti La manifestazione è finanziata in parte dall’amministrazione comunale di Salerno. L’unico sponsor è la Piaggio raggiunta grazie alla Ogham, un’organizzazione composta principalmente da giovani, che cura l’immagine della manifestazione. Scarsa la ricerca di sponsor, comunque quelli trovati hanno permesso la copertura dei costi dei manifesti e della stampa del materiale pubblicitario. Per informazioni: Eufonia - Associazione culturale Sig. Bloom tel. 0815468866 fax 0815468866 E-mail: [email protected] Storia e Programma La manifestazione è nata nel 1982 per iniziativa dell’Associazione culturale Koinè con l’attiva collaborazione della Provincia di Salerno che promosse il festival quale occasione di inaugurazione degli spazi restaurati del medievale Castello d’Arechi. La rassegna ha avuto fin dall’inizio l’appoggio finanziario dell’APT, cui si sono aggiunti i contributi dell’amministrazione comunale di Salerno e dell’Università degli Studi. Dopo un paio d’anni di intervallo, la rassegna ha ripreso nel 1997 la propria attività annuale, collocandosi tradizionalmente a cavallo tra l’autunno e l’inverno. Le ultime tre edizioni sono state sovvenzionate quasi interamente dalla Provincia, dal momento che la rassegna è completamente gratuita. Il programma prevede quattro o cinque appuntamenti di musica non solo strettamente medioevale, ma raccolti intorno ad un tema comune che varia per ciascuna edizione. Ogni rassegna si avvale della partecipazione di un gruppo di musicisti specializzati, cui vengono commissionati in esclusiva i concerti secondo il tema scelto, in modo da raggiungere un buon livello di collaborazione tra il momento della ricerca teorica e quello dell’esecuzione musicale. Brani classici, spartiti inediti, costituiscono un’offerta musicale originale e culturalmente rilevante, che richiama un discreto pubblico di appassionati e amanti della musica da camera. La rassegna ha avuto il merito di far riscoprire ai cittadini luoghi da poco restaurati o sconosciuti e di restituirli alla fruizione della cittadinanza. Per citare alcuni dei temi introno a cui sono state sviluppate le ultime edizioni della rassegna, nel 1998 il Festival di Musica Antica è stato dedicato alla musica Esoterica, nel 1997 alla Musica e alla Vita quotidiana, nel 1994 alla Musica Descrittiva. Progetti L’Associazione mira al recupero e alla valorizzazione della musica da camera meridionale, popolare e antica, sepolta nell’archivio di Salerno o nel Conservatorio di Napoli attraverso una serie di mani- 150 151 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale festazioni che riavvicinino il territorio al proprio patrimonio dimenticato. Ciò come partenza per un collegamento con altri Paesi europei con i quali avviare un discorso di produzione di filiera in grado di alimentare una specifica editoria, un’attività convegnistica di livello internazionale, scuole di musica. Nei progetti anche la creazione di un festival di musica antica itinerante da cui far nascere anche la possibilità di pacchetti turistici che permettano la circuitazione degli appassionati sul territorio provinciale, partendo da Ravello per giungere alle aree interne del Cilento. Per informazioni: Festival di Musica Antica - Centro Iniziative Culturali Koinè Direttore artistico: Carmine Mottola Via S. Giovanni Bosco, 3 – 84124 Salerno Tel: 089 792163 Fax: 089 274022 Giffoni Film Festival Festival Internazionale del Cinema per Ragazzi - Giffoni Valle Piana (Sa) Storia Il festival giunge nel 2000 alla sua trentesima edizione. Nasce infatti nel 1970 da una scommessa lanciata da Claudio Gubitosi, da sempre direttore artistico della manifestazione, Carlo Andria, attualmente presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Film Festival, e un gruppo di giffonesi appassionati di cinema. Nasce come una rassegna di film dedicati al mondo dell’infanzia organizzata durante i mesi estivi: fu tenuto a battesimo da Domenico Meccoli, già direttore del festival di Venezia, all’interno del quale aveva creato una sezione per il cinema per ragazzi, e grazie anche al suo supporto il festival riuscì in breve tempo a farsi conoscere nel panorama degli appuntamenti italiani di cinema. Nel 1974 infatti nasce l’Ente Autonomo del Festival di Giffoni, che ebbe da subito il supporto dell’Ente Provincia di Salerno e il riconoscimento della Presidenza della Repubblica. Il festival, fino ad allora sostanzialmente finanziato dall’auto tassazione dei giffonesi, iniziò a godere del finanziamento della Regione, grazie all’approvazione della Legge Regionale per il Turismo. Il festival assume progressivamente la sua importanza internazionale, ospitando grandi attori e celebri registri: ne suggella il successo la visita nel 1982 di François Truffaut. Attività Le attività dell’Ente Autonomo riguardano ormai da diversi anni una serie di appuntamenti che popolano Giffoni durante l’intero anno. La punta di diamante resta il festival, che ha presentato, nella trentesima edizione svoltasi dal 15 al 22 luglio, sessantatre opere in concorso, tra lungo e cortometraggi, divisi in quattro sezioni destinate a diverse fasce di età, Liberi di Volare (12-14 anni), Primi Schermi (8-11 anni), Preludi (12-14 anni) e La Finestra sul Cortile (16-18 anni). A queste si aggiungono tre sezioni fuori concorso e alcune anteprime nazionali. A giudicare i film sono chiamati esclusivamente i ragazzi, di età compresa tra gli 8 e i 18 anni, che quest’anno sono stati circa 950, 152 153 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale provenienti da diverse parti del mondo. Il festival non ha nessuna regola prestabilita per la scelta delle città partecipanti, ma, tra le richieste che giungono dai comuni italiani, predilige certamente quelle nelle quali si comprende come la scuola, o l’amministrazione comunale, si impegnino fattivamente per aiutare i ragazzi a conoscere ed amare il cinema. Mentre per quel che riguarda le città straniere il festival si rivolge, per affinità, soprattutto a quelle nelle quali hanno sede festival cinematografici. Infine della selezione dei ragazzi si occupano, secondo criteri autonomamente stabiliti, le associazioni, i comuni, le scuole, i festival che richiedono di partecipare. L’ospitalità dei giovani giurati è affidata inoltre alle famiglie di Giffoni e delle città limitrofe per l’intera durata della manifestazione, promovendo in tal modo una serie di scambi culturali. Al concorso si affiancano numerosi eventi, incontri con gli autori, i registi e gli attori dei film in concorso o ospiti della manifestazione, approfondimenti, mostre, concerti, per un pubblico stimato in 90.000 persone durante gli otto giorni della manifestazione. I Movie Days sono invece delle giornate di “studio” e di incontro dedicate agli studenti delle scuole campane e lucane: le scolaresche, composte da circa 450 ragazzi al giorno, raggiungono Giffoni dove seguono, guidati attentamente da animatori del GFF, un percorso didattico-ludico incentrato sull’analisi del testo filmico e del suo linguaggio specifico, sui mestieri del cinema e sulla sua storia. Quando gli studenti non possono raggiungere il paese di Giffoni è il festival che si trasferisce da loro, con i Movie Tours: in collaborazione con Giffoni Media Service e le scuole, le Associazioni, i Comuni che ne fanno richiesta, il festival ricrea Movie Days in altre città d’Italia. Sono previsti trasferte a Milano e in altri centri del milanese, a Greve in Chianti, a Pisa a Bolzano, mentre si è già svolto un incontro a Sarule in Sardegna. Per superare inoltre i limiti di durata del festival, l’organizzazione sta realizzando “Che ne pensa, Maestro?”, una serie di appuntamenti con importanti registi e autori cinematografici, che pur mostrando interesse alla partecipazione al festival, non hanno potuto essere presenti negli otto giorni della manifestazione. Vengono organizzati dei talk-show che hanno come protagonisti principali uno o due dei 154 più noti artisti del mondo, da tenersi in doppia sede: al Cinema Valle di Giffoni e presso la Certosa di Padula. È nata poi Kidnet, la rete internazionale del Gff, che raccoglie tutti gli organismi impegnati nella promozione del cinema di qualità, concordi nel voler mettere i risultati della propria attività ed esperienza pluriennale a disposizione di un patrimonio comune tramite l’organizzazione di rassegne cinematografiche focalizzate sui film per ragazzi. Nel corso del ’99 il progetto è stato presentato in germe ad un campione di circa 20 festival internazionali, che hanno immediatamente aderito. Ciò come premessa per lo sviluppo di una rete che entro il 2001 prevede l’adesione di circa 75 organismi internazionali. Strutture La mancanza di luoghi deputati all’intrattenimento e al cinema è diventata una risorsa per il festival, che ha così reinventato dei luoghi di uso quotidiano: il cortile interno al palazzo che ospita gli uffici del festival si trasforma nel “Giardino degli Aranci”, dove si svolgono alcuni degli spettacoli, il parcheggio diventa il “Posto delle Favole” dove gli ospiti leggono favole ai giurati, la piazza Umberto I muta in Babylonia, mentre il mercato domenicale diventa La Maison Lumière, la tradizionale sede degli incontri serali del festival. È in via di costruzione la Cittadella del Cinema, una complessa struttura che ospiterà in parte le prossime edizioni del festival. Il progetto, ancora in fase di completamento, prevede la costruzione di un multisala, adatto per le proiezioni durante il festival, mentre si sta provvedendo ad allestire un Museo del Cinema, con oggetti donati dai vari ospiti che il festival ha avuto nei suoi trent’anni di storia. All’interno della Cittadella dovrebbe trovare posto anche la Cineteca regionale. La struttura è finanziata dal Cipe con un contributo di 15 miliardi. Budget e l’organizzazione L’Ente occupa circa 150 ragazzi, alcuni in forma stabile, altri con contratti a termine anche annuali, con il massimo dell’occupazione durante il Festival. Il budget è di 2,5 miliardi, provenienti per oltre la metà da contributi 155 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale pubblici. La parte restante proviene dalle sponsorizzazioni, nonché dalla vendita dei diritti del marchio Giffoni Film Festival, per la cui gestione è nata una società interna all’Ente, Giffoni Media Service. La società gestisce anche la library dei film che hanno partecipato a Giffoni e di cui l’Ente ha acquistato i diritti e si occupa del fund raising per le diverse attività dell’Ente. Nell’organizzazione dell’evento circa il 70% dei service tecnici viene dall’esterno, mentre sul territorio sono lentamente nate delle agenzie di viaggio in grado di supportare il Festival e società di catering. Composizione in percentuale delle Entrate dell’Ente Autonomo GFF per l’anno 1999 Contributi pubblici Regione Campania Min. Beni Culturali Provincia di Salerno C.C.I.A.A. Unione Europea 35% 11% 10% 4% 1% Totale Contributi pubblici 61% Contributi privati Fondazione Ca.Ri.Sal. Biglietteria diversa Pubblicità e sponsor Incassi diversi Quote sociali 11% 11% 9% 7% 1% Totale Contributi privati 39% Istituzione dei Concerti di Ravello Villa Rufolo – Ravello Storia L’Istituzione dei Concerti, e la sua attività, sono nate su richiesta dell’Associazione albergatori di Ravello per completare l’offerta del Festival Wagneriano, limitata al periodo estivo. Gli albergatori chiedevano più concerti, di una certa qualità e si erano impegnati a sostenere l’attività musicale nei primi anni. La stagione musicale va adesso da marzo a novembre. Viene definito un cartellone biennale, che facilita la programmazione delle attività dei tour operator, che possono così promuovere con precisione i soggiorni a Ravello in occasione degli appuntamenti concertistici. La definizione di un unico cartellone per due anni permette inoltre di abbassare le spese di promozione e stampa dei programmi e delle brochures. Struttura associativa ed organizzazione All’organizzazione e promozione dei concerti lavorano attualmente il presidente M° Pasquale A. Palumbo, il segretario generale Dr. Paola Amato ed il direttore artistico M° Antonio Porpora Anastasio. Gli allestimenti per i concerti sono realizzati dalle cooperative locali. La società è composta da due sole persone, il direttore artistico Pasquale Palumbo e un suo assistente che lo aiuta nell’organizzazione degli appuntamenti. I servizi di comunicazione, pubblicità e distribuzione dei materiali vengono per lo più offerti dalle cooperative locali. I concerti si tengono prevalentemente a Villa Rufolo a Ravello, ma dal 1999 è iniziata una collaborazione con il Comune di Conca dei Marini, che ha messo a disposizione la cappella del Convento di Santa Rosa per lo svolgimento di alcuni concerti, e dal 2000 con il Comune di Positano. Conca dei Marini e Positano sono stati gli unici comuni a rispondere all’invito all‘Istituzione dei Concerti per delocalizzare gli appuntamenti concertistici e creare così una sorta di circuito interno alla costiera. Il pubblico è costituito per il 75-80% da stranieri e per il restante 20% da italiani, nella quasi totalità dei casi esterni alla provincia. Dati estratti da “News Giffoni” del 2/12/99 Per informazioni Giffoni Film Festival Piazza Umberto I - 84095 Giffoni Valle Piana (Sa) Tel 089 866727 Fax 089 866747 Web site: www.giffoniff.it E-Mail: [email protected] 156 157 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Diversamente da quello che accade durante il festival Wagneriano, il pubblico locale è pressoché assente. La presenza anno dopo anno di un pubblico di habitué fa sì che i contatti con il pubblico siano gestiti direttamente dall’organizzazione che, tramite Internet, regola e registra la gran parte delle prenotazioni e delle presenze. Finanziamenti Solo il 20% delle manifestazioni organizzate dall’Istituzione dei Concerti sono sostenute da finanziamenti pubblici. L’Istituzione è supportata, come abbiamo detto, dall’Associazione albergatori, dall’Ente Provinciale per il Turismo, ma non riesce a trovare sponsor privati. Non c’è stata nessuna grande compagnia o azienda che abbia trovato interessante una sponsorizzazione. L’unica azienda che ha proposto una sponsorizzazione e in qualche modo una partnership è stata “I giardini di Ravello”, produttrice di limoncello e liquori tipici, che in questo modo lega il suo nome alla “Città della Musica”. Sia per arricchire il quadro delle proprie attività, sia per reperire ulteriori fondi, l’Istituzione ha cominciato a proporre un discorso di filiera. La Provincia di Salerno ha finanziato proprio a Villa Rufolo una scuola di alto perfezionamento in pianoforte, che produce ogni anno un ciclo di concerti e alcuni cd registrati dai migliori allievi. Vengono inoltre regolarmente realizzate le registrazioni di tutti i concerti tenutisi nel corso dell’anno. Per informazioni: Istituzione dei Concerti di Ravello Segretario generale: Dr Paola Amato Villa Rufolo – 84010 Ravello Tel: 089 858149 Fax: 089 858249 Web site: www.ravelloarts.org E-mail: [email protected] 158 Linea d’Ombra SalernoFilmFestival V Edizione Salerno, 3-7 maggio 2000 Storia Linea d’Ombra nasce nel 1993 come sezione non competitiva del Giffoni Film Festival per iniziativa del vice direttore del festival, Peppe d’Antonio. La sezione apre ad un pubblico adolescente, trattando i temi del difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta e trae il proprio titolo e la propria ispirazione dall’omonimo romanzo di Joseph Conrad. Nel 1996 la sezione diventa una rassegna esterna al festival e viene trasferita da Giffoni a Salerno. L’anno successivo Linea d’Ombra diventa a propria volta festival, con due sezioni competitive per lungo e cortometraggi provenienti da tutto il mondo. L’organizzazione continua a fare capo al Giffoni Film Festival. Nel 1998 nasce l’Associazione SalernoInFestival che promuove ed organizza le successive edizioni del festival, giunto nel 2000 al suo quinto appuntamento. Dal 1999 il festival è membro dell’European Coordination of Film Festivals. Festival La manifestazione dura cinque giorni e si svolge nel centro della città di Salerno. Il programma si compone di due sezioni competitive, Visioni di Passaggio, dedicata ai lungometraggi, e LineaCorto, in cui vengono presentati per ciascuna edizione una trentina di cortometraggi selezionati nei principali festival e mercati europei e internazionali. A queste si aggiungono ogni anno delle sezioni non competitive dedicate alle diverse forme della creatività giovanile e ai linguaggi audiovisivi, dal videoclip alla video arte. Nella scorsa edizione è stata presentata una sezione dedicata alla commistione tra linguaggio cinematografico e videogioco. I film presentati vengono giudicati da una giuria esclusivamente composta da ragazzi tra i 18 e i 30 anni, provenienti prevalentemente dalla regione Campania, ma la collaborazione con l’Università e con alcune associazioni studentesche ha permesso quest’anno la partecipazione anche di studenti Erasmus presenti a Salerno durante lo svolgimento del festival, per un totale di circa 700 ragazzi impegnati nella valutazione delle 159 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale opere in concorso. I film in concorso vengono presentati alla giuria e al pubblico dai registi o dagli attori che intervengono durante i cinque giorni della manifestazione. Ad essi si aggiungono ospiti nazionali ed internazionali che partecipano alle serate, completamente gratuite, e alle iniziative collaterali. Budget ed Organizzazione Contribuiscono alla realizzazione della manifestazione: Comune di Salerno, Provincia di Salerno, Regione Campania, Dipartimento dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Fondazione Ca.Ri.Sal.). Vi collaborano stabilmente una decina di persone, mentre durante i giorni della manifestazione sono circa 30 i volontari, per lo più universitari, che si occupano della gestione delle giurie e delle strutture interessate. La selezione delle opere in concorso viene effettuata dal direttore artistico Peppe d’Antonio, la comunicazione è curata dall’Associazione, mentre per le strutture e i service tecnici vengono chiamate ditte esterne specializzate. Progetti L’Associazione SalernoInFestival intende promuovere nella città di Salerno una Scuola per la Creatività Giovanile, aperta alle diverse forme dei linguaggi comunicativi, non solo audiovisivi, da collocare, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Salerno e dell’associazione Lineare A, all’interno del ristrutturato Palazzo Genovese. MedFest Mediterraneo Video Festival - Concorso internazionale del cinema documentario -Terza Edizione - Ascea - Velia (SA) Storia Il Mediterraneo VideoFestival è nato ad Ascea il 1998 per iniziativa dell’Associazione Medfest, del Comune di Ascea, dell’Amministrazione Provinciale di Salerno e dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con l’obiettivo di valorizzare il territorio attraverso il rapporto tra audiovisivi e le risorse legate al patrimonio storico-culturale e ambientale del Cilento. L’associazione MedFest, interessato da tempo all’audiovisivo legato alla conoscenza del paesaggio, ha ritenuto la forma del documentario particolarmente adatta alla realizzazione dei propri obiettivi divulgativi. L’area di riferimento interessa tutto il bacino del Mediterraneo, nel quale sviluppare l’interazione e le attività divulgative dei vari Centri Culturali dell’area mediterranea. Il festival si avvale, oltre che del patrocinio del ministero dell’Ambiente, della Regione Campania, della Provincia di Salerno, dell’EPT di Salerno, del comune di Ascea e del Parco Nazionale del Cilento, della collaborazione con la Rai, l’ANICA, il festival del documentario della Maremma, Archeo di Rovereto, dell’Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica, del Trento Film Festival e della rivista “Archeologia Viva”. Programma Due le sezioni in concorso: Sezione MedAmbiente e Beni culturali, aperto a video o film riguardanti aspetti culturali, sociali e naturali del bacino del Mediterraneo; una Sezione didattica – MedVideoScuola cui partecipano video realizzati da studenti delle scuole medie inferiori o superiori che sviluppino la traccia: “Adotta un monumento in video”, per affermare il senso civico e la necessità della salvaguardia dei beni culturali del proprio territorio. Alla presentazione delle opere in concorso si affiancano delle sezioni speciali dedicate temi specifici inerenti il paesaggio, la cultura dei paesi del Bacino. Intorno al tema scelto vengono costruiti dei percorsi, composti da rassegne di video inediti, retrospettive, incontri Per informazioni: Linea d’Ombra SalernoFilmFestival Direttore artistico: Peppe d’Antonio Via dei Principati, 42 - 84122 Salerno Tel: 089 2753673 Fax:089 2571125 Web site: www.shadowline.it E-mail:[email protected] 160 161 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale con registi, mostre fotografiche, eventi e spettacoli. Tema dell’edizione del 1999 è stato “Il Paesaggio distrutto”, articolato in una rassegna di video inediti sul conflitto dei Balcani, una mostra fotografica di Mario Boccia, una mostra di video e disegni, dal titolo “Io volontario dell’arte a Sarajevo” e con l’intervento finale del responsabile del festival più importante della ex Jugoslavia. Per l’edizione 2000 ci sarà una sezione dedicata al cinema africano, con una delegazione di Saraui che oltre a proporre danze e musiche presenteranno le loro problematiche. Finanziamenti I contributi sono essenzialmente di natura pubblica, cui si aggiunge il supporto del Monte dei Paschi di Siena e di alcuni sponsor privati. È stato proposto agli Enti un accordo di programma per rendere stabili e continuati i finanziamenti, cui riservare un capitolo fisso di bilancio. Reti In sole due edizioni già realizzate si sono costruiti legami con centri culturali di diversi Paesi del bacino Mediterraneo: per la terza sono stati contattati Marocco, Algeria, Israele, Iran e Iraq. Per informazioni: MedFest Direttore Artistico: Maria Grazia Caso via Antonio De Curtis 1 - 84043 Agropoli Tel/fax: 0974/838110 e-mail: [email protected] Web site: http://www.kayenna.it/medfest Teatro Verdi Salerno Storia Il Teatro Verdi costituisce uno dei maggiori esempi di architettura teatrale ottocentesca presenti nel meridione: i lavori di costruzione iniziarono nel 1863 e furono conclusi sei anni più tardi. Le decorazioni interne portano la firma dei più prestigiosi decoratori partenopei. Dopo 11 anni di chiusura, dovuta ai lavori di restauro seguiti al terremoto del 1980, il Massimo è stato riaperto al pubblico cinque anni fa e ha ripreso la sua attività. Il teatro consta di 650 posti. Proprietaria dello stabile è l’amministrazione comunale, che gestisce anche economicamente il teatro stesso. Offerta Il cartellone del teatro è variamente composto. C’è una stagione di prosa fatta dal Teatro Pubblico Campano per conto dell’ETI, supportata economicamente dall’amministrazione comunale, dalla Fondazione Ca.Ri.Sal. e per la scorsa stagione anche da un piccolo contributo dell’Omnitel. Circa dodici gli spettacoli previsti nell’arco di una stagione, che va dalla metà di ottobre agli inizi di aprile, con una frequentazione di circa 25-26 mila presenze annue. Alla stagione di prosa si aggiunge anche una stagione lirico concertistica per la quale l’amministrazione comunale nomina un consulente artistico che sceglie i cantanti e il repertorio e si interessa di tutto l’allestimento della stagione. Il cartellone 2000 ha visto cinque concerti e l’allestimento di tre opere liriche prodotte dal teatro stesso. La stagione lirico concertistica ha visto circa 10 mila presenze. Il teatro ha inoltre presentato spettacoli di teatro sperimentale, operette e concerti leggeri e ha uno specifico programma di teatro per ragazzi delle scuole elementari e medie. Budget ed Organizzazione L’apertura del teatro costa circa mezzo miliardo a cui vanno sommate le spese di mantenimento della struttura e gli interventi per le stagioni in programma. Per la stagione lirica l’amministrazione ha stanziato un budget di un miliardo e 700 milioni, a fronte del quale è 162 163 Il Parco iniziative, progetti e risorse L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale stato fatto un incasso di 200 milioni. Ai fondi comunali si aggiungono i contributi della Fondazione Ca.Ri.Sal., unico intervento a livello provinciale. Progetti L’amministrazione comunale intende perseguire la produzione di opere liriche, favorendo però un progetto di circuitazione all’esterno, su piano nazionale ed internazionale, delle produzioni del teatro Verdi e delle principali produzioni dei numerosi teatri della città di Salerno. Per informazioni: Teatro Verdi Responsabile: Aristide Carpinelli Piazza Matteo Luciani – 84100 Salerno Tel: 089 662141 La Città dei Giovani Comune di Baronissi (Salerno) Baronissi è un paese di 15 mila abitanti confinante col territorio del capoluogo. Insieme alla zona nord della città di Salerno è stato interessato nel secolo scorso da importanti insediamenti di tipo industriale, relativi prevalentemente al settore tessile e manifatturiero. Negli ultimi venti anni di questo secolo, il comune ha visto cancellata la presenza industriale, subendo così un drastico processo di deindustrializzazione. Il comune ha potuto però contare su una posizione piuttosto strategica rispetto alle aree e ai comuni limitrofi: Baronissi fiancheggia due importanti assi stradali (l’autostrada Salerno-Caserta-Roma, nel raccordo Salerno-Avellino) ed è vicina al capoluogo, in rapida espansione urbanistica, dal quale è riuscita ad attrarre una grossa fetta di popolazione, proponendo un futuro residenziale di qualità. L’idea guida che ha sotteso l’azione dell’amministrazione è stata quella di tradurre in atto il bisogno di offrire ai cittadini una realtà dotata di tutti i servizi, di tutte le comodità, di spazi inediti. Sono così sorte numerose iniziative - un teatro, un centro sociale, parchi, attività commerciali – che hanno da un lato reso possibile il trasferimento dal capoluogo e contemporaneamente ha creato un nuovo senso di appartenenza nella comunità originaria. Progetti L’amministrazione comunale di Baronissi intende promuovere lo sviluppo delle proprie aree puntando sulla presenza sul territorio dell’Università degli Studi di Salerno, la più ingente ricchezza di cui la provincia gode, che può, se ben gestita, divenire una delle maggiori occasioni di sviluppo per il territorio. È stato presentato un progetto PRUSST, approvato, che attiverà presto un grosso investimento sul Comune di Baronissi. Il progetto prevede la realizzazione della ‘Città dei giovani’, che risponde alla volontà di fare incontrare due saperi: il sapere universitario/scolastico con quello dell’impresa, partendo dal convincimento del distacco o quantomeno dell’assenza di una politica di concerto esistente tra le due realtà prese in esame e che uno dei maggiori 164 165 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale deficit dell’impresa meridionale è rappresentato dagli scarsi investimenti volti alla ricerca e all’innovazione tecnologica (probabilmente dovuti alle esigue risorse economiche a disposizione delle piccole e medie aziende). Questo centro sorgerà materialmente accanto all’Università e offrirà i seguenti servizi: - laboratori (informatici, farmaceutici, fisici, in materie umanistiche quali la comunicazione tecnologica e di massa) tali da divenire un punto d’incontro tra l’esigenza del pubblico e l’esigenza del privato; - ospitalità ai docenti e agli studenti mediante la costruzione di residence, con lo scopo di incrementare i momenti di approfondimento (incontri, convegni) tra docenti e studenti - come accadeva nella Salerno universitaria di venti anni fa.; - promozione di una serie di aziende compatibili e sostenibili con l’ambiente (informatiche, editoriali, di ricerca, autrici di un artigianato di qualità); - attività ludiche quali multisala cinematografica, ristoranti, discoteca. PER ESEMPIO: INIZIATIVE E PROGETTI DI ALTRI CONTESTI Il comune realizzerà il teatro, un auditorium che sorgerà nell’acqua e costituirà un momento di raccordo fra tutte le strutture. Tutto il resto sarà realizzato dai privati, con i quali sono stati già presi degli accordi (le domande e le fideiussioni sono state già versate e allegate al progetto) che hanno permesso di presentare con una certa celerità anche il Protocollo d’Intesa firmato con il Rettore. Libra è lo strumento creato nel 1994 dal Comune di Bologna per sostenere la nascita e la crescita di micro e piccole imprese. I Percorsi di crescita di Libra prevedono un insieme di azioni combinate di consulenza personalizzata e di confronto con altre imprese per mettere a fuoco un sentiero coerente di sviluppo lungo le diverse fasi di vita dell’impresa. Il percorso accelera il primo consolidamento di imprese che non hanno superato i primi due anni di vita. Viene messo a punto un percorso personalizzato per ciascuna impresa, fondato su un forte coinvolgimento della compagine imprenditoriale che arriva a progettare e gestire autonomamente il piano di decollo della propria attività. In particolare, vengono messi a fuoco i tre aspetti fondamentali della gestione di impresa: il mercato, i numeri e l’organizzazione. Il percorso di lancio offre all’impresa un consulente personale di riferimento, momenti di contatto e relazioni con altre realtà imprenditoriali e approfondimenti formativi in aula. L’insieme delle azioni conduce alla definizione del piano di decollo personalizzato e all’implementazione assistita delle azioni previste. Oltre ad essere uno strumento pubblico di politiche attive sul lavoro, è anche un “esperimento” di supporto all’imprenditorialità e in particolare Per Informazioni: Comune di Baronissi Sindaco: Giovanni Moscatello Piazza della Repubblica – 84081 Baronissi Tel: 089 828211 Web Site: www.comune.baronissi.sa.it 166 L’attività di ricerca – azione, oltre che immergersi nel contesto degli attori locali, è approdata ad indagare su alcuni esempi di accompagnamento all’economia della cultura e all’industria culturale e turistica. In particolare, sono stati condotti degli approfondimenti rispetto alle politiche attive per il lavoro ed alle diverse combinazioni pubblico – privato che favoriscono la nascita di micro imprese nel settore culturale, turistico, dell’entertainment e del loisir. In questa prospettiva sono presentate tre esperienze diverse tra loro per obiettivi, finalità, soggetti promotori, contesti territoriali che si snodano lungo l’asse Bologna – Rimini e che possono costituire degli esempi a cui fare riferimento. LIBRA – INCUBATORE ALLE IMPRESE DEL COMUNE DI BOLOGNA L’attività 167 Per esempio L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale alla micro imprenditorialità, considerata uno degli strumenti di ingresso al mercato del lavoro. Libra si è sempre posta sul territorio come luogo di integrazione tra l’imprenditore e i servizi offerti dal territorio, nella logica di cogliere quello che c’è sul territorio e promuovere e facilitare le sinergie possibili. Libra ha reso visibili i diversi servizi offerti dalle associazioni imprenditoriali e ha nello stesso tempo stimolato l’erogazione di nuovi servizi, che rispondevano a dei bisogni emergenti di un territorio che si stava muovendo su dimensioni diverse da quelle legate ad attività tradizionali come l’artigianato o il commercio. Le attività di supporto alle imprese vengono economicamente mantenute grazie all’organizzazione di corsi di formazione, assistenza ai business plan, percorsi integrati di start-up erogati su richiesta a pagamento. La struttura del Libra è peraltro piuttosto particolare: è un servizio del comune di Bologna che impiega liberi professionisti a cui è affidata la gestione e la promozione delle linee di sviluppo. Un mix interessante che ha permesso il mantenimento di un rapporto con l’esterno, impedendo che questo servizio entrasse totalmente nelle logiche della burocrazia amministrativa. Inoltre questa dimensione pubblico-privata ha reso la struttura lontana dalle logiche assistenziali. Progetti Due i progetti del Libra destinati al mondo della cultura e del multimediale, “Business Web” e “Mambo”. di lavoro inverso a quello tradizionale. Invece di partire da un’idea imprenditoriale e di accompagnare quest’ultima alla fase realizzativa, si è partiti da un prodotto già presente – rassegne, festival, iniziative culturali di vario tipo – per renderlo maggiormente strutturato dal punto di vista imprenditoriale e farne un business. Il Libra ha puntato sulla trasformazione di associazioni culturali in realtà più strutturate, dando loro strumenti di budget, di pianificazione, di ricerche di mercato. Il progetto Mambo, nasce dalle opportunità di riqualificazione di un’area, l’ex macello, per la quale si era individuata la possibilità di fare un distretto del multimediale raccogliendo le giovani imprese legate al settore multimediale e della new economy. Libra si è occupato della parte relativa al supporto per le micro imprese, partecipando alla fase di progettazione, alla fase di assistenza alla domanda, del business plan, loro servizi classici. Per informazioni Libra - Incubatore di Imprese del Comune di Bologna Responsabile: Sonia Di Silvestre Via della Beverara 123 Tel 051/6356611 - Fax 051/6341690 Web site: http://www.comune.bologna.it/frame5.htm E-mail [email protected] IL GRANDE COCOMERO Il progetto Business Web, realizzato nell’ambito dei progetti europei Now (New Opportunity for Woman’s), in collaborazione con la LegaCoop, segna l’ingresso del Libra in un settore piuttosto particolare per logiche e metodologie d’azione come quello della cultura. Business Web è nato in un momento particolare per Bologna, l’anno della cultura, e si è fondato sull’idea che Libra, quale strumento comunale di politica del lavoro dedicato alle micro imprese, potesse avere un punto di eccellenza negli approcci bottom-up nel supportare i progetti collegati a Bologna 2000 e accompagnarli a cogliere l’occasione di presentarsi non solo come evento in un contesto prestigioso, ma riuscissero, a partire da questo, a sviluppare un progetto imprenditoriale. Un obiettivo impegnativo che ha visto l’incubatore adottare un processo 168 - RICCIONE Il Grande Cocomero è un punto di ristoro nato sulle colline riccionesi, accanto le maggiori discoteche della zona, per iniziativa di una cooperativa sociale, Riccione Solidale, nata appositamente per dare vita a questo progetto, separandosi, solo amministrativamente, da Riccione Servizi, cooperativa sociale di tipo A, nata 12 anni fa, che si occupa di servizi alla persona, assistenza e servizi sanitari e gestisce un centro per anziani ed un centro psichiatrico che ospita 15 persone. Nella cooperativa lavorano 70 soci. L’idea del Grande Cocomero è nata osservando alcune realtà presenti sulla collina di Rimini e di Gabicce che offrivano piadine e cocomero, del tutto assenti a Riccione. Il Grande Cocomero appartiene quindi a 169 Per esempio L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale questa tipologia di locali, cui ha aggiunto l’animazione per bambini e altre iniziative legate alla propria origine di cooperativa sociale. Alla base del progetto l’intenzione di passare da un lavorare per soggetti disabili, a lavorare con questi soggetti rendendoli parte attiva. In questo l’attività di Riccione Solidale si trasforma, configurando una cooperativa di tipo B, che si occupa cioè del reinserimento in ambienti produttivi di disabili. Il comune di Riccione ha sposato da subito il progetto ed ha concesso 700 mq di terreno, in comodato gratuito per 15 anni, in un’area tra le più belle di Riccione che versava in pieno degrado. In cambio la cooperativa si è impegnata a riqualificare l’area, attraverso il rimboschimento e il recupero delle strutture presenti nell’area, tra cui una meridiana solare, tra le più grandi del mondo, e il castello degli Agolanti, casa fortilizia del XIV secolo. Al momento, a poco più di un mese dall’avvio, nell’attività sono impegnate tredici persone di cui otto normodotati, quattro disabili e uno stagista. Oltre ad attirare l’attenzione dei riccionesi, la struttura funziona come presidio rispetto al popolo della notte, per il quale le colline di Riccione sono famose. Si stanno avviando formule di cooperazione con le discoteche, che potranno prendere il via nella prossima stagione estiva, e potrebbero portare Il Grande Cocomero a diventare un’area di compensazione per i giovani che escono dai locali da ballo. Per informazioni: Riccione Solidale Presidente: Piersecondo Sanchi Via del lavoro, 4 – 47838 Riccione (Rn) Tel e Fax: 0541 603811 E-mail: [email protected] LINK PROJECT - BOLOGNA Link Project è un’organizzazione indipendente nata nel 1994 nell’ambito del Centro Sociale Occupato ed Autogestito (CSOA) Link di Bologna con l’obiettivo di sviluppare in Italia una rete di scambi produttivi tra 170 diversi ambiti disciplinari impegnati nella sperimentazione culturale: musica, arti performative, arti visive cinematografiche ed elettroniche, processi di comunicazione. Link costituisce un punto di riferimento nel panorama italiano ed europeo nel campo delle culture urbane e nella ricerca di contenuti per prodotti multimediali. La struttura e le attività Il Link Project si avvale di una struttura organizzativa e produttiva modulare, fatta da piccoli nuclei di lavoro che operano su diversi settori produttivi e che si avvalgono della collaborazione di vari apporti esterni. Attualmente sono cinque i nuclei intorno ai quali si concentrano le iniziative del Link Project: • Mistofonico Laboratorio, laboratorio di manipolazione del prodotto sonoro nei suoi diversi aspetti (animazione, registrazione, fonica e costruzione impianti) che propone con cadenza settimanale una programmazione di generi “nuovi” come Jungle, Triphop, Ambient, Dub all’insegna della contaminazione, con ospiti dalle più svariate provenienze, dj e musicisti ; • Officine Alchemiche, che si occupa della produzione di allestimenti scenografici e digitali per produzioni audiovisive e multimediali; • Opificio Ciclope, rivolto al settore dell’audiovisivo, si propone come struttura di riferimento della politica produttiva del vedere in video; • O.P.T.M.I. (Organizzazione per la Promozione e la Tutela della Musica Indipendente) è una struttura cooperativa no profit che offre a musicisti e produttori “indipendenti” servizi di assistenza legale, editoriale, marketing, consulenze sulla produzione e la direzione artistica oltre a promozione e distribuzione. È un progetto che aspira a diventare un vero e proprio network, costruito come rete/struttura orizzontale tra diverse situazioni che mantengono comunque autonomia creativa e produttiva. L’idea di questa rete orizzontale è nata dalla collaborazione tra BZ Records, Resonant Electronic Records, Betulla Records, Noise House, Wang Zang Recordings e il Mixtophonico Lab. 171 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • LinkPropop, ufficio per il management e la promozione musicale, l’organizzazione di eventi multimediali, date e tour di livello nazionale per artisti internazionali in loghi alternativi e particolari e nei vari club sparsi in Italia. Inoltre organizza il programma musicale di Link Project. La struttura è specializzata nei nuovi generi musicali legati all’elettronica. Organizza nell’arco dell’anno tre festival, Distorsonic, dedicato alle innovazioni della dance music elettronica, Flava of the Year, aperta all’Hip-Hop e alla cultura di strada, e Jump Up, una convention di Drum n Bass. Progetti Nell’ambito degli appuntamenti di Bologna 2000 è prevista tra novembre e dicembre la prima edizione di “Net Mage – creative and innovatives images on media, arts, communication”, festival rivolto al rapporto tra le varie forme della creatività con le innovazioni tecnologiche, sociali e comunicative. Per Informazioni LINK Via Fioravanti, 14 40129 Bologna Tel: 051 352330 Fax: 051 370972 Web site: www.linkproject.org 172 GLI SCENARI ED I TEMPI DELLA CULTURA Quali azioni possono sostenere ed accompagnare gli attori culturali e rinforzare un ruolo sociale attivo della cultura nel contesto socio-economico del territorio della provincia di Salerno? Quali politiche e soluzioni, a breve e a medio periodo, si possono ipotizzare affinché la cultura divenga un fattore portante per le strategie di sviluppo locale? In riferimento alla “situazione sociale attuale” la cultura assume valore per il territorio e per il disegno di reti di collaborazioni se veicola forme di responsabilità sociale. Le scarsità sul territorio salernitano fanno riferimento, prima ancora che al problema delle risorse economiche e finanziarie necessarie a far crescere un articolato tessuto di attori culturali, ad elementi etici come la fiducia, le norme e le regole di convivenza, la cooperazione. Fattori che, se opportunamente stimolati da scelte e da politiche territoriali, migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale e forniscono una grammatica generale per la società, l’economia e l’imprenditorialità. Un’azione tesa ad incrementare la quota di capitale sociale del territorio e delle comunità locali non può che facilitare quelle forme spontanee di cooperazione che sono sempre più alla base dell’economia interconessa. Secondo Albert Hirschman, capitali sociali come la fiducia sono risorse la cui fornitura aumenta invece di diminuire con l’uso e che si esauriscono se non sono usate. Vanno quindi stimolati rapporti sociali continui, che spingano a fare affidamento sugli altri e che configurino reti sociali ampie ed orizzontali in modo che si diffonda la pratica della reciprocità, della collaborazione, del dono e dell’informazione condivisa. È evidente che il comportamento autoreferenziale sia oggi la strategia spontanea più diffusa perché raccordata al contesto socioculturale salernitano e che, mantenendo invariata questa prospettiva, diventi illogico cercare alternative basate su altri codici di significazione. Si viene, quindi, a generare una situazione che vede il sistema degli attori culturali salernitani diviso tra attori tradizionali ed attori razionali. I primi tendono a preservare ed a conservare schemi inerziali per sopravvivere in questo determinato contesto sociale; i secondi ad innovare ed a complicare i modelli di comportamento. La tensione crescente tra resistenza e cambiamento, si è visto precedentemente, si risolve nel binomio localismo-rete lunga dove si tende a “criticare” l’agire sociale circostante per 173 Conclusioni L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale poi proiettarsi nel metamondo globale. È possibile sfuggire all’entropia sociale di questo modello e agire per l’affermazione di relazioni meno localistiche, meno parrocchiali, meno dirigistiche, facendo crescere un’etica dell’interesse pubblico e della responsabilità sociale? La ricerca, con l’aiuto degli attori coinvolti, individua quattro percorsi, diversi per impatti, articolazioni, obiettivi, funzioni, ma accomunati da un’idea di fondo: quella di progettare il futuro delle comunità, incrementando il patrimonio di capitale sociale, ovvero la qualità e la quantità di beni relazionali e di virtù civiche. Le quattro linee propositive costituiscono il contributo di lavoro comune elaborato a partire da una razionalizzazione di segmenti di proposte che emergono dal contributo degli intervistati. - Il primo percorso rimanda alla definizione di un sistema a rete per le politiche culturali a scala provinciale ed è un percorso tutto interno alla società locale finalizzato alla ricerca di un equilibrio tra spinte conservative e tendenze innovative. Un’azione pubblica che persegue obiettivi di: • definire priorità e linee strategiche, un piano di investimenti del sostegno e della promozione finanziaria versus un sistema culturale territoriale; • identificare, specificare ed ordinare una filiera della cultura dove porre in essere nuove sperimentazioni tra gli attori locali sulla base di un agire cooperativo, integrativo e selettivo; • elaborare proposte ed interventi nei confronti di nuove problematiche di natura sociale e culturale riferite in particolare alle nuove generazioni (disagio ed abbandono scolastico, nuove povertà, prevenzione delle tossicodipendenze, patrimonio culturale, etc); • intercettare una quota delle rilevanti risorse comunitarie destinate alla cultura all’interno di un piano concertato per la provincia di Salerno; • stimolare l’azione di lobby territoriale nei confronti della Regione, dello Stato nazionale e dell’Unione Europea. - Il secondo percorso interpreta gli attori culturali come soggetti capaci e titolari di responsabilità rispetto ai sistemi territoriali, articolati a scala sub-provinciale e, riconoscendo questo status, li 174 inserisce all’interno della “programmazione negoziata”. È un modello che espande la sperimentazione in atto nel Patto Territoriale dell’Agro Nocerino Sarnese sino a comprendere: • il riconoscimento di specifiche finalità e vocazioni territoriali intorno alle quali veicolare risorse, progettualità e linee di intervento; • attività di ricerca ed animazione sociale orientate allo sviluppo di reti che accompagnino formule di imprenditorialità giovanile in campo culturale soprattutto nella forma dell’impresa sociale; • la concertazione delle politiche culturali a livello comprensoriale. Ad oggi nell’ambito della programmazione negoziata, va segnalata la tendenza ad interpretare la cultura ed i beni culturali non ancora come risorse immateriali, ma bensì come beni fisici e quindi a favorire interventi di recupero urbanistico, architettonico, paesaggistico, oltre che di ripristino di siti archeologici e di aree verdi. La cultura viene perciò assunta a settore, al pari di altre attività economiche, e gli interventi ad essa dedicati tendono ad essere circoscritti nell’ambito degli interventi infrastrutturali. Si mantiene cioè una concezione hardware della cultura, così come delle relazioni umane e della qualità della vita, che non pare capace di modificare e di innovare il contesto sociale. - Il terzo percorso individua la possibilità di innovare i metodi e i contenuti propri della Programmazione Negoziata, proponendo la sperimentazione di un “Patto per la Cultura” che favorisca il consolidamento economico ed imprenditoriale delle realtà esistenti, generi nuova imprenditorialità, valorizzi le specificità territoriali coscientemente riconoscendole. Operativamente un Patto per la Cultura potrebbe assumere la metodologia e le risorse finanziarie del Patto Territoriale, gli attori e gli obiettivi di un Patto per il Sociale. In questo modo si darebbe visibilità e spazio ad una nuova concezione dello sviluppo socioeconomico e territoriale centrato sulle risorse immateriali ed alla formulazione di reti generative dell’economia della cultura. - Il quarto percorso assegna alla Formazione un ruolo “anticipatore” del futuro e si sostanzia nell’elaborare e promuovere un Patto 175 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Formativo. Con tale formula si intende un’elaborazione di saperi, competenze e figure professionali per la nuova economia di rete che agiscano in termini di un incremento della qualità territoriale. Un progetto che facendo proprio l’agire di rete definisce i nuovi percorsi formativi della società locale all’interno di un quadro sistemico e condiviso e che metta in intima connessione: • le filiere economiche ed imprenditoriali del territorio; • l’uso creativo dei nuovi media per la produzione di contenuti culturali; • gli strumenti della programmazione negoziata; • le opportunità connesse allo sviluppo dell’impresa sociale; • le forme della rappresentanza degli interessi dell’impresa, dell’economia, del sociale; • le autonomie funzionali. I percorsi individuati possono costituire una strategia consequenziale e progressiva che integra e traguarda, secondo un predefinito asse temporale, le quattro ipotesi secondo una precisa e puntuale verifica politico- finanziaria dei risultati raggiunti. Da un punto di vista cronologico e delle opportunità politico-finanziarie, questa è la fase in cui sperimentare nuove formule di concertazione e di definizione delle politiche culturali a livello territoriale. Sulla base dei risultati di questa esperienza sarà possibile valutare se e come approdare ad una strategia di lobby territoriale e di concertazione degli scenari e delle sfide che la società salernitana saprà e vorrà assumersi. Postfazione NOTE PROGETTUALI IL CONTESTO LOCALE Salerno è una provincia vasta ed articolata dove si riconoscono un certo numero di sottosistemi territoriali a diverso grado di urbanizzazione e vocazione economica e dove negli ultimi anni si sono avviati importanti fenomeni di iniziative locali per lo sviluppo territoriale sostenibile. Anche ad un’analisi superficiale il fenomeno del consumo culturale rappresenta un campo degno di interesse e di attenzione, perché investe “orizzontalmente” l’intero territorio provinciale, con ricadute sia nelle sezioni a più alto valore “urbano” sia in quelle intermedie sia in quelle rurali. Le più estese e significative forme di consumo culturale attivo sono oggi osservabili in quell’insieme di segni, comunicazione, messaggi che convenzionalmente definiscono l’intricato rapporto di consumodivertimento che è il loisir. Rapporto che richiama interesse per almeno due motivi: • coinvolge un ampio aggregato di popolazione giovanile compresa tra i 15 ed i 35 anni, contribuendo a formare, orientare ed a elaborare stili di vita, propensioni al consumo, comportamenti, investimenti in beni affettivi, psicologici ed economici, oltre che in mobilità spaziale e temporale. I “luoghi” dove tale consumo precipita ridefiniscono la stessa mappa di “luoghi e di spazi pubblici”, originando sistemi “altri” di incontro, scambio e relazione sociale; • l’insieme di attività concentrate sulla comunicazione, il divertimento, il consumo costituiscono, anche da un punto di vista della cultura e dell’organizzazione imprenditoriale, un salto di paradigma poiché la produzione di merci immateriali, utilizzabili e fruibili anche con canali e sistemi digitali, insiste su di un rapporto individualizzato e segmentato con l’utente-consumatore. Con questa fenomenologia prende forma una “economia della 176 177 Postfazione L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale esperienza”, dove l’impresa, oltre a fornire beni e servizi, offre “edutainment” cioè education ed entertainment. Di fatto, la produzione di “attività” culturali accresce valore aggiunto ai sistemi produttivi ed economici territorializzati secondo logiche di “convergenza” tra settori diversi: ad oggi è soprattutto il turismo a godere, direttamente ed indirettamente, della presenza di attività e di eventi culturali che si organizzano sul territorio. Le vocazioni turistiche, basate sulla dotazione di Beni Ambientali, possono evolvere in “Sistemi di Offerta” centrati su specifiche e distintive immagini del territorio. La conoscenza di questi fenomeni, delle loro declinazioni spaziali e dei loro bacini di utenza, così come avviene per le filiere produttive, riveste una valenza strategica per quella serie di attori locali (istituzioni, amministrazioni locali, autonomie funzionali, banche, etc) che sono motivati al “governance” dello sviluppo socioeconomico e territoriale. Al momento, su tale linea strategica, risultano ancora vuoti molti spazi per la debolezza delle conoscenze, esperienze e competenze dei “saperi locali” in quella che viene definita la cultura dell’accoglienza. I TEMI DELLA RICERCA-AZIONE L’insieme di eventi, potenzialità, risorse presenti sul territorio della provincia di Salerno nel campo e nei settori della produzione culturale, possono contribuire a costruire un “sapere locale”, soprattutto se opportunamente valorizzate all’interno di logiche di rete e di integrazione sistemica. In questo contesto di lavoro, è sembrato opportuno sviluppare un approccio conoscitivo delle fenomenologie sopra indicate, orientato a cogliere alcuni degli aspetti manageriali, gestionali, organizzativi e relazionali che connotano e caratterizzano il “Parco iniziative culturali del territorio”. Senza una chiara comprensione della genesi, delle risorse relazionali e gestionali, dei saperi economico-organizzativi, dei fattori di contesto ambientale, delle dinamiche socioculturali presenti sul territorio, risulta difficile articolare azioni di formazione alla cultura d’im178 presa ed il supporto tecnico-operativo alla gestione di progetti di sviluppo socioeconomico. La logica che si intende perseguire con un’azione di ricerca finalizzata è di individuare, partendo dal contributo degli attori locali, quella serie di potenzialità e di eventi sul territorio che possono favorire: • formule di aggregazione, cooperazione, partnership tra attori che possano in futuro approdare a momenti di concertazione delle politiche culturali a livello locale; • definizione dei compiti e delle funzioni necessarie a sviluppare ed ad ampliare lo spettro di attività culturali presenti sul territorio; • attività formative finalizzate ad accrescere le competenze professionali; • individuazione di percorsi di crescita e di sviluppo di attività culturali nella formula imprenditoriale; • integrazione tra eventi culturali e filiere economiche sul territorio. Su questo versante progettuale ed operativo, va senz’altro valutata la possibilità-opportunità di dar vita a scambi di esperienze. In particolare, rispetto alla situazione italiana, due sono le aree sistema dove verificare la possibilità di incontro e di collaborazione sui temi della produzione e del consumo culturale: • il “distretto del piacere” della riviera romagnola ed in particolare i nuovi soggetti imprenditoriali che si pongono come “Autonomie Funzionali” di un nuovo modo di concepire e di fare turismo; • il “distretto della multimedialità e dell’audiovisivo”, proposta di recupero e di riuso di un’area industriale dismessa. Perché il Progetto di ricerca possa esplicitare appieno le potenzialità nell’approccio descritto, è necessario uscire da una logica di programma che anima tante iniziative di politica territoriale, per adottare invece una logica di progetti che scaturiscono dagli attori locali. Coerentemente con l’approccio della ricerca-azione, le strutture che organizzano eventi e manifestazioni culturali sul territorio, così come gli attori locali che le supportano dal punto di vista della contaminazione di saperi (Università, centri di ricerca) e di risorse umane e finanziarie (Fondazioni, Enti locali, Parchi naturali, etc.) 179 Postfazione L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale diventano oggetto ed il soggetto dell’intervento. In quanto “oggetto”, la ricerca indaga il potenziale progettuale, gli stili di intervento, le idee e le strategie nel campo della produzione e del consumo culturale. In quanto “soggetto” si verifica la “cultura coalizionale” ovvero il grado di convergenza degli attori nell’individuazione di linee di sviluppo per i settori dell’organizzazione culturale. Gli obiettivi del Progetto di ricerca possono essere individuati nel procedere a: • verificare la consistenza dei fenomeni, la quantità e la qualità delle strutture presenti nel territorio della provincia, gli interessi economici coinvolti e la valutazione che ne fanno gli attori della politica di concertazione locale; • individuare i fabbisogni formativi e la possibilità di attività di accompagnamento da parte della SDOA – LISIL; • individuare le difficoltà di un progetto di messa in rete per una razionalizzazione ed un ordinato processo di sviluppo di attività afferenti ai settori della produzione e consumo culturale; • individuare le possibilità di dare vita a scambi di esperienze con altre aree sistema per la creazione di network della produzione e del consumo culturale. In questa prospettiva di lavoro, vanno verificate alcune ipotesi interpretative che fanno riferimento alle configurazione spaziale delle attività culturali in provincia di Salerno. Sotto questa si realizzerà una ricognizione conoscitiva rispetto alle quattro aree territoriali: Costiera Amalfitana, sistema urbano di Salerno, sistema turistico diffuso, aree interne. L’articolazione territoriale del sistema culturale permette una lettura critica del rapporto tra eventi e contesto ambientale, soprattutto laddove si vengono a stabilire significative integrazioni tra produzione culturale ed attività economiche. Ulteriore pista di lavoro è quella relativa allo spazio di posizione delle attività culturali, nel rapporto che si viene a stabilire tra le relazioni a scala locale e globale. Dal quadro sommariamente delineato sinora, possiamo distinguere le attività presenti sul territorio in: • attività culturali che si qualificano e posizionano all’interno di uno spazio “competitivo” via via sempre più ampio a dimensione 180 regionale, nazionale e comunitaria; • attività che si muovono in un quadro di vincoli ambientali tali da influenzare significativamente sia la qualità del “contenuto culturale”, che la formula organizzativa; • attività e risorse culturali che si trovano in uno stato potenziale o embrionale e che possono essere oggetto di iniziative concertate e di interventi specifici nel campo dell’innesto di cultura imprenditoriale e di competenze professionali. LA RICERCA AZIONE E LA SUA ARTICOLAZIONE La fase conoscitiva realizzata dalla ricerca–azione ha incrociato circa settanta attori appartenenti a: • realtà organizzative operanti nella produzione, distribuzione e consumo di prodotti culturali sul territorio; • amministrazioni locali impegnate nella realizzazione di eventi; • testimoni privilegiati operanti in alcuni settori del divertimento notturno; • micro imprese operanti nei settori della comunicazione, immagine e produzione di servizi on-line. Alle attività di indagine, realizzate con interviste semistrutturate, sono stati affiancati altri strumenti di approfondimento: 1) Focus group: tecnica della ricerca sociale, basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di un moderatore, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità. Sono stati organizzati tre focus group su specifiche tematiche: • progettualità in campo culturale e reti territoriali; • politiche culturali degli enti locali; • movida e offerta di servizi per abitare la notte. 2) Workshop: seminari tematici orientati ad incontrare ed a dialogare con il territorio e gli attori del sistema culturale. Le aree esplorate si riferiscono: 181 Postfazione L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale • • • • alla net economy, ovvero al nuovo modello di organizzazione socioeconomica ed imprenditoriale, concreta possibilità per le comunità locali di ripensare al proprio modello di sviluppo, valorizzando non più risorse fisiche ed ambientali, ma risorse relazionali, capitale sociale, identità, preesistenze culturali nella forma della rete; al turismo che sempre più integra pratiche di tempo libero con divertimento, educazione, cultura, intrattenimento. Riflette sull’organizzazione della filiera turistica e territoriale, partendo dall’osservazione di cosa viene realizzato in altre aree e sulla possibilità di creare dei parchi tematici di tipo territoriale, agendo sui concetti di marchio e di emozione; all’economia della cultura ovvero ai mutamenti che riguardano direttamente le imprese che producono e distribuiscono spettacoli, eventi, festival; agli spazi della produzione e fruizione di entertainment collegati a progetti di riconversione e di recupero funzionale di infrastrutture. modelli di consumo, stili di vita, appartenenze ed identità. Prende corpo una filiera che connette turismo, agroalimentare, catering, produzione di illuminotecnica e di arredamenti per discoteche e locali. Una catena del valore che si estende e si amplifica e che vede l’irruzione di nuove modalità di uso e di consumo del territorio: parchi a tema, parchi divertimento, locali live, servizi per “abitare le notte” e luoghi in cui si testano nuovi prodotti per nuovi consumatori per nuovi consumi. 3) Ricognizione territoriale tra Bologna e Rimini. Ad integrazione degli interventi e delle interviste condotte nel territorio provinciale di Salerno e con finalità di ampliamento della rete relazionale del territorio è stato condotto un approfondimento tematico su alcune realtà che favoriscono la nascita di micro imprese nel settore culturale, turistico e del loisir. GLI ASSI DELLA RICERCA Le aree tematiche dei workshop hanno incrociato due aree laboratorio: • Il primo asse privilegia un approccio antropologico ai temi della cultura e della creatività artistica. Una visione che interpreta la cultura in modo dinamico, come “way of life”. In questa prospettiva, assumono significato le nuove forme espressive, i nuovi linguaggi, la cultura locale e il quotidiano delle comunità. Da qui la scelta di considerare parte integrante degli attori locali i gestori di locali della movida salernitana, alcune micro-imprese che operano in settori della net economy e alcune significative realtà del mondo della notte. Un’attenzione che incrocia i linguaggi giovanili e li interpreta sia in termini di risorse culturali e creative del territorio che come bacino diffuso di intelligenza sociale da cui mutuare idee innovative, esperienze, sensibilità ed emozioni; • il secondo asse segue un approccio di tipo territoriale, attento a verificare se il sistema culturale ed in particolare l’offerta di iniziative ed eventi non sia informata da sole esigenze artistiche, creative e di marketing ma tenga conto anche di specifiche esigenze e domande l’area metropolitana milanese, che insiste su di un’economia articolata e differenziata costituita da attività finanziarie, bancarie, editoriali, giornalistiche e in tempi più recenti dai nuovi servizi collegati alla moda, alla pubblicità, al turismo d’affari e dell’entertainment. Oggi, sulla più grande area industriale di Sesto San Giovanni, si sta progettando la realizzazione di un polo dell’audiovisivo e del multimediale e di un grande centro di consumo e di divertimento. Rimini e la riviera romagnola vivevano su un modello di offerta turistica molto simile ad una catena di montaggio con prodotti standardizzati, tempi gerarchicamente organizzati, prevedibilità dell’offerta, rigidità dei tempi e dei luoghi di vacanza. Oggi, la riviera è un’area laboratorio rispetto ad un turismo organizzato sul riconoscimento di differenziati 182 - AZIONE 183 L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale derivanti da particolarità distintive del territorio. Tale proposta apre la possibilità di individuare precise vocazioni territoriali e il tema della cooperazione e dell’aggregazione tra gli attori non solo in riferimento al settore culturale di appartenenza, ma anche sulla base di una contiguità e continuità territoriale; • il terzo asse è dedicato alla dimensione relazionale. La comprensione del tipo di reti relazionali che ciascun evento è in grado di organizzare, gestire e mantenere, così come del livello di connessione che si viene a delineare tra le varie manifestazioni fornisce un’ulteriore chiave di lettura delle potenzialità evolutive del sistema e permette di evidenziare nodi critici nella costruzione di reti e ricadute economiche sul territorio; • il quarto asse privilegia il tema della progettualità in campo culturale. Il senso e la prospettiva di ciascun evento si può desumere, almeno in parte, dalla sua capacità progettuale e di investimento. Laddove sono presenti dei progetti di sviluppo in campo culturale, non importa a che grado di formalizzazione, necessariamente vi devono essere risorse umane pregiate e competenze di tipo economico-finanziario, organizzativo, gestionale e manageriale. 184 Appendice Elenco degli attori intervistati in provincia di Salerno 185 Appendice L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Cantelmi Elio Elenco degli attori intervistati in provincia di Salerno Presidente Teggiano PROLOCO DI TEGGIANO Amendola Alfonso Direttore Andria Carlo Apicella Eugenia Apolito Paolo Direttore DIP. BENI CULTURALI UNIVERSITA’ DI SALERNO Armenante Enzo Autuori Venturina Bellino Francesca Cipriani Marina Salerno Cangiano Barbara LA CITTÀ Direttrice Coppola Luca Responsabile Pontecagnano D’Agostino Russo Emilio Presidente DIP. SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE UNIVERSITA’ DI SALERNO Salerno D’Antonio Giuseppe Assessore Assessore Direttore Artistico De Sio Carlo Amministratore Unico BANDO Cava dei Tirreni OFFICINA Salerno De Stefano Peppe 249 Proprietario Del Mastro Renato Direttore Cava dei Tirreni Salerno FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA Salerno PEACELOVE Redattrice della Monica Giuliano 186 Salerno Caporedattore Economia Napoli Salerno Presidente Ascea IL DENARO D’Aquino Claudio Amalfi Paestum ASSOCIAZIONE ACUTA LINEA D’OMBRA SALERNOFILMFESTIVAL Assessore EUROPEAN COOPERATION DEVELOPMENT AGENCY Agropoli ASSESSORATO AL TURISMO COMUNE DI ASCEA Brancaccio Giovanni Calvanese Francesco Direttore Artistico Caporedattore Economia Salerno D’Angiolillo Pasquale Olevano sul Tusciano Salerno GRUPPO MUSICALE NIENTEDIMENO Fisciano IL MATTINO Colucci Gianni Giornalista ASSESSORATO TURISMO, SPETTACOLO E CULTURA PROVINCIA DI SALERNO Direttore MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI PAESTUM Assessore ASSESSORATO AL TURISMO COMUNE DI AMALFI Bottoni Francesco Ravello Salerno IL MATTINO Bottiglieri Antonio Caso Maria Grazia Presidente Sezione Sa ASSESSORATO ALLA CULTURA COMUNE DI OLEVANO SUL TUSCIANO Salerno MEDFEST Cava dei Tirreni LEGAMBIENTE Avallone Domenico Giffoni Valle Piana Presidente LENNY ANIMATION Direttore MUSEO DEL FALSO Segretario Generale CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI Carpinelli Aristide Casillo Salvatore Presidente ENTE AUTONOMO FESTIVAL INTERNAZIONALE “CINEMA DEI RAGAZZI E DELLA GIOVENTÙ” Amministratore Delegato Napoli TEATRO VERDI Salerno FRONTIERE IMMAGINIFICHE ECODUE S.P.A. Cappelli Claudio Responsabile per Salerno ASSOCIAZIONE CULTURALE EUFONIA Napoli Ambrosino Salvatore 187 Salerno Resp. Organizzativo Cava dei Tirreni Appendice L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale di Mieri Fernando Presidente ISTITUZIONE MAGNA GRAECIA Donsì Giorgio GIFFONI MEDIA SERVICE Salerno CASA BABYLON THEATRE Rettore UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Esposito Alberto Muro Rosario Battipaglia Napoli Nicolantonio Assessore Nastri Sigismondo ASSESSORATO POLITICHE SOCIALI E GIOVANILI PROVINCIA DI SALERNO Falcone Pasquale PORKY’S Direttore Artistico Farnetano Carmine Resp. Organizzativo Fasolino Felice Giuliano Stefano Guerra Ermanno Nicoletti Domenico Palumbo Pasquale Caprioli Paradiso Ida Bracigliano Salerno Iannuzzelli Antonio Incutti Maria Pia Salerno Casalvelino Marina Romito Matilde Napoli Rosania Gerardo Moscatiello Giovanni FESTIVAL DI MUSICA ANTICA Salerno Amministratore Unico Salerno Direttore Eboli Amministratore Delegato Baronissi INCOERENZE Salerno CRAZY DANCE NETWORK Sepe Rosario Resp. Organizzativo 188 189 Salerno Sindaco Salerno Salzano Elena Salerno Socio PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO DI SALERNO E DELLE AREE INTERNE CAMPANIA Sindaco COMUNE DI BARONISSI Mottola Carmine Russo Remo Presidente ASSOCIAZIONE TEATRALE CAMPANIA GRANDI CLASSICI Professore COMUNE DI EBOLI Casalvelino Scalo Salerno Salerno DIREZIONE DEI MUSEI PROVINCIALI Loffredo Maria del CarmenPresidente Medolla Luciana Collaboratore Romano Renato Presidente COOPERATIVA YELETON Pecoraro Carlo AMALFINET Presidente COBECAM Salerno ROTOSPEED MULTIMEDIA Capo Ufficio Stampa Ravello Amministratore PR Petraglia Mario Vallo della Lucania Presidente Patrevita Silvio Petraglia Gennaro Salerno CONSORZIO DELLE PROLOCO DEL CILENTO Direttore DIP. INFORMATICA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO Assessore COMUNE DI SALERNO Minori FABULA CLUB ASSESSORATO EDUCAZIONE E FORMAZIONE Iannicelli Giuseppe Direttore POLIDORO S.R.L Presidente COMUNE DI SALERNO Pagani ISTITUZIONE DEI CONCERTI DI RAVELLO Baronissi ASSOCIAZIONE LINEARE A Direttore Artistico PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO Direttore Artistico BARONISSI JAZZ Granese Elvira Salerno Resp. Organizzativo PARCO LETTERARIO DI BRACIGLIANO Giffoni Valle Piana PERIODICO È COSTIERA Cava dei Tirreni TEATRO CONTINUO IN CILENTO Presidente Salerno Amministratrice Salerno Responsabile per Salerno Salerno L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale Sessa Fernando Presidente ASSOCIAZIONE CULTURALE LE MUSE Sica Vincenzo Proprietario Lancusi BISHOP PUB Spirito Carmine Presidente Salerno STUDIO ASNOVA Stifano Giuseppe Direttore MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA Tocco Giuliana COMUNE DI PADULA Moio della Civitella Soprintendente SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA PROVINCIA DI SALERNO Tufano Alfonso Battipaglia Salerno Resp. Servizi Culturali Padula 190 1a edizione febbraio 2001 © Copyright 2001 by Fondazione Antonio Genovesi Salerno. Finito di stampare nel febbraio 2001. RIPRODUZIONE VIETATA AI SENSI DI LEGGE (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633). Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume, anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, neppure per uso interno o didattico. Redazione: Fondazione Antonio Genovesi Salerno Via G. Pellegrino, 19 • 84019 VIETRI SUL MARE (SA) • tel. 089 761166 p.b.x. • fax 089 210002 Sito: www.sdoa.it e-mail: [email protected]