Rapporto di ricerca Salerno

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Rapporto di ricerca Salerno
QUADERNI DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE
PARCO INIZIATIVE, PROGETTI
E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE
DELLA PROVINCIA DI SALERNO
Rapporto di ricerca
a cura del L.I.S.I.L.
Vietri sul Mare
2001
Indice
PREFAZIONE ............................................................................................7
PREMESSA .............................................................................................9
INTRODUZIONE ......................................................................................10
ALCUNI INDICATORI SUI CONSUMI CULTURALI
E DEL TEMPO LIBERO IN ITALIA........................................................17
LE EVIDENZE.......................................................................................23
UNA PROVINCIA IN MOVIMENTO
.............................................................23
UN TESSUTO DI ECCELLENZE E DI OPPORTUNITÀ .....................................24
LO SPAZIO AMBIENTALE DELLA CULTURA ......................................28
CULTURE POLITICHE ............................................................................30
La “politica del fare”................................................................................30
Verso un sistema della rappresentanza del sistema culturale? .............38
CULTURE ECONOMICHE ED IMPRENDITORIALI
..........................................41
CULTURE ED OPERATORI CULTURALI ......................................................51
Lo spazio autoreferente .........................................................................54
GLI ATTORI CULTURALI ......................................................................61
PERCORSI VERSO L’IMPRENDITORIALITÀ .................................................64
UNA PROGETTUALITÀ DIFFUSA
..............................................................67
TRA LOCALISMO E RETI LUNGHE ............................................................70
RETI INTERMEDIE PER PRODURRE COOPERAZIONE E FIDUCIA ....................76
DAL VERTICALE ALL’ORIZZONTALE ..........................................................81
I TERRITORI DELLE CULTURE...........................................................88
LE IDENTITÀ SPACCATE ........................................................................88
DAL PASSATO MITICO AI PROGETTI PER IL FUTURO ...................................91
LABORATORI DELLA CREATIVITÀ .............................................................95
PARCHI TERRITORIALI DELLE EMOZIONI .................................................103
NUOVI TERRITORI PER NUOVI ABITANTI: L’INTRATTENIMENTO NOTTURNO ........108
IL MEDITERRANEAN SEA PARK, METAFORA DELLE NUOVE OPPORTUNITÀ? ...........127
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
IL PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE
DEL SISTEMA CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO.......131
Prefazione
La provincia di Salerno, una delle più estese d’Italia, si
presenta, nella realtà nazionale, come un’area di sviluppo turistico
e imprenditoriale che una lunga tradizione culturale – l’’influsso
greco, latino, arabo, normanno, spagnolo e francese – ha
contribuito a consolidare attraverso i secoli.
Segnali di vivacità e impegno culturale ce ne sono sempre stati;
più difficile risulta quantificarne il riscontro sul territorio. La
naturale posizione strategica di questa città fra due coste di
rinomata bellezza paesaggistica e la sua posizione sul mare l’hanno
resa sempre aperta a nuove tendenze culturali e innovative: Salerno
vanta un alto tasso d’intellettualità e una categoria di professionisti
di alto livello; ma le risorse umane, ancora oggi, non riescono a
cogliere tutte le opportunità che la nuova economia sembra
determinare con l’ingresso, nel mondo dell’informazione, di
sempre più nuovi mezzi di comunicazione che se da una parte
rendono edotti in breve tempo sui circuiti informativi, dall’altra
presentano in maniera elusiva il coordinamento delle varie forze
culturali e operative che possono determinare un processo di
affermazione sul territorio e contribuire allo sviluppo socioeconomico.
La Fondazione Antonio Genovesi Salerno, con il suo L.I.S.I.L.
(Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale),
realizzato grazie al contributo finanziario del Ministero
dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, ha ritenuto
importante occuparsi delle attività culturali sul vasto territorio
provinciale cercando di individuare punti di forza e debolezza;
queste ultime sono emerse, in maniera vistosa, soprattutto nelle
interviste.
La ricognizione territoriale emersa coglie caratteristiche
CENTRO STUDI SUL FALSO – MUSEO DEL FALSO ................................132
CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI ...................134
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI PAESTUM ................................137
MUSEO DELLA PLASTICA ..................................................................139
PARCO LETTERARIO DI BRACIGLIANO .................................................141
PRO LOCO DI TEGGIANO ..................................................................144
BARONISSI JAZZ ..............................................................................146
CASA BABYLON THEATRE .................................................................147
EUFONIA ........................................................................................150
FESTIVAL DI MUSICA ANTICA .............................................................151
GIFFONI FILM FESTIVAL ...................................................................152
ISTITUZIONE DEI CONCERTI DI RAVELLO .............................................157
LINEA D’OMBRA SALERNOFILMFESTIVAL ............................................159
MEDFEST .......................................................................................161
TEATRO VERDI ................................................................................163
LA CITTÀ DEI GIOVANI .......................................................................165
PER ESEMPIO: INIZIATIVE E PROGETTI DI ALTRI CONTESTI ..........167
LIBRA
- INCUBATORE ALLE IMPRESE DEL COMUNE DI BOLOGNA ................167
IL GRANDE COCOMERO
LINK PROJECT
- RICCIONE ......................................................169
- BOLOGNA ..................................................................170
CONCLUSIONI: GLI SCENARI E I TEMPI DELLA CULTURA...............173
POSTFAZIONE: NOTE PROGETTUALI ............................................177
IL CONTESTO LOCALE ........................................................................177
I TEMI DELLA RICERCA-AZIONE ............................................................178
LA RICERCA AZIONE E LA SUA ARTICOLAZIONE .......................................181
GLI ASSI DELLA RICERCA
- AZIONE .......................................................183
APPENDICE .........................................................................................185
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organizzative e comportamentali dei soggetti impegnati in
manifestazioni ed eventi e mette in risalto, nel tessuto economicoculturale, gli orditi mancanti.
Un ringraziamento va al prof. Ubaldo Scassellati Sforzolini,
responsabile del L.I.S.I.L., al dott. Gianmario Folini, responsabile
del presente lavoro, e ai dottori Giorgia Iovane e Alfonso Masullo,
ricercatori del L.I.S.I.L.
Premessa
Il presente rapporto dà conto di quanto è emerso nella ricerca-azione dedicata al sistema delle attività culturali e artistiche della provincia di Salerno. Le pagine che seguono offrono pertanto un’analisi
qualitativa, costruita attraverso sia interviste mirate condotte in
profondità a circa 70 testimoni privilegiati sia alcuni focus group.
La ricerca ha avuto come obiettivo quello di compiere una ricognizione settoriale e territoriale che consentisse di cogliere i temi principali e le modalità seguite dalle organizzazioni impegnate nella produzione di eventi, manifestazioni e spettacoli e di evidenziare le
potenzialità di tali iniziative in rapporto allo sviluppo della cultura,
alle ricadute economiche e alla valorizzazione delle risorse socioculturali del territorio.
Il Presidente
Vittorio Paravia
In tutti gli intervistati, la ricerca-azione ha rilevato un atteggiamento
critico più che autocritico e una insoddisfazione diffusa: si è ritenuto,
pertanto, opportuno riportare nel testo le argomentazioni degli intervistati, evidenziando il punto di vista di esperienza che essi rappresentavano. I testi delle interviste non sono stati rivisti dagli autori e
questo ha consigliato un loro utilizzo in forma anonima. Tuttavia si è
scelto di citare esplicitamente la fonte, quando risultava indispensabile per la adeguata comprensione del contesto.
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Introduzione
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Introduzione
Quello della cultura, della comunicazione, dell’entertainment e del turismo è - in alcuni paesi del nord del mondo già lo è distintamente - il
principale settore dell’economia del terzo millennio.
Nella net society una quota crescente di scambi economici sarà riferibile alla commercializzazione di una vasta gamma di esperienze
culturali: viaggi e turismo globale, parchi e città a tema, centri specializzati per il divertimento e il benessere, moda e ristorazione,
sport professionistico, gioco d’azzardo, musica, cinema, televisione,
oltre che il mondo virtuale del cyberspazio e dell’intrattenimento
elettronico di ogni genere, stanno diventando rapidamente il nucleo
di un nuovo capitalismo fondato sull’accesso ad esperienze culturali. Così si esprime Jeremy Rifkin nel suo ultimo saggio L’era dell’accesso, la rivoluzione della new economy: “Il capitalismo culturale sarà
contraddistinto dalla mercificazione del divertimento e avrà come suo principale business la commercializzazione di risorse culturali”.
Di fronte al dispiegarsi di nuovi paradigmi economici ed organizzativi, è sempre più difficile definire univocamente che cosa si possa e
si debba intendere per industria culturale. La definizione di industria
culturale, che viene oggi generalmente usata a scopo operativo,
tende a privilegiare l’aspetto produttivo, a scapito di un’accezione
più articolata del concetto. Tant’è che i sentieri della nuova economia sono principalmente costituiti da legami, relazioni, network, connessioni. Nella net society i beni si riferiscono a risorse cognitive,
creative, ideative, necessarie a produrre sia beni economici di tipo
immateriale - come software e applicazioni in ambienti digitali - che
socialità e legami di comunità.
Alcuni teorici della new economy sostengono, nelle loro estremizzazioni ed accelerazioni, la totale inadeguatezza della rappresentazione fordista nella creazione di prodotti e servizi culturali. Questo non
significa che nel prossimo futuro assisteremo all’estinzione dei grandi gruppi transnazionali, dei prodotti culturali di massa, delle regole
della standardizzazione e della serializzazione dei servizi. Anzi, se
assumiamo la fusione tra America On Line, il più grande provider al
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mondo con 40 milioni di abbonati e Warner Bros - CNN, una delle
major cinematografiche e proprietaria di canali televisivi via cavo,
nella net society la grande dimensione continuerà ad essere la principale strategia di gruppi economici e finanziari per la definizione di
nuovi prodotti, di nuovi utenti, di nuovi contenuti.
Tuttavia, a fianco di queste conglomerate dell’entertainment, prendono forma catene produttive e del valore composte da migliaia di
laboratori artigianali, micro imprese, professionisti, forme diffuse di
prosumerismo, imprese sociali che rispondono ad un domanda culturale sempre più personalizzata, “tribale”, esclusiva, qualificata,
sofisticata. La connessione tra nuove tecnologie e industria culturale sta portando alla creazione di prodotti, aziende, professioni e
modalità di presenza sul mercato del tutto nuove: grandi e micro
aziende sono contemporaneamente presenti in più settori, cooperano con altre aziende - in forma di imprese reticolari, virtuali, integrate - per la realizzazione di prodotti, per la messa in comune di canali
distributivi, per lo sviluppo di politiche di marketing e di allargamento
dei mercati, per l’esplorazione di nuovi segmenti di consumatori.
D’altra parte, vi è pure difficoltà a definire che cos’è oggi l’industria
culturale e di quali settori si componga, dal momento che pare del
tutto esaurita la principale categoria fondativa che individuava il
principale spazio di mercato occupato da queste aziende: il tempo
libero. Ha ancora senso la nozione di tempo libero, affermatosi nella
società industriale come categoria opposta e residuale al tempo di
lavoro? Oppure la situazione evolve verso una dimensione di vita
composta da tanti micro-segmenti di attività non più separabili meccanicamente e funzionalmente?
Alcuni studiosi prefigurano una società del tempo libero in cui a prevalere nella vita delle persone saranno principalmente gli aspetti
collegati al consumo, alla libera fruizione di tempo e di spazio, e
individuano nella figura del turista, cioè dell’homo turisticus, la naturale evoluzione dell’homo oeconomicus. In Francia il dibattito sulla
fine del lavoro e sulla nuova società del tempo libero ha provocato
un intenso dibattito intellettuale che ha visto il formarsi di due schieramenti. Da una parte André Gorz con affascinanti scenari che ipotizzano una società evoluta, con maggiori livelli di democrazia parte11
Introduzione
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cipativa, più aperta al cambiamento ed all’innovazione; dall’altra
Daniel Mothé che, contestando l’apologia del tempo libero, afferma
che esso è sottoposto ad un processo di degrado verso il consumo,
trasformandosi di fatto in un ulteriore fattore d’ineguaglianza.
Quale che sia l’assetto della società e del lavoro nel terzo millennio,
quel che sembra acquisito è l’importanza assunta dalla cultura:
• nella sua determinazione economica, produttiva ed imprenditoriale;
• nella determinazione più direttamente propria e cioè riferita alla
condizione esistenziale, relazionale, simbolica ed antropologica
che fa dell’uomo la forma più evoluta di organismo vivente e di
animale sociale.
Accanto ai macro - processi che rimandano all’impatto delle tecnologie della comunicazione, alla globalizzazione dei mercati, alla
a/spazialità dei processi comunicativi e relazionali, si manifesta una
sensibile riconsiderazione di tematiche riferite all’identità territoriale,
alla coesione sociale, allo sviluppo locale, alla qualità della vita e
delle relazioni umane. A molti potrebbe apparire un paradosso, ma
le comunità che negli ultimi cento anni hanno opposto le maggiori
resistenze al processo di civilizzazione industriale, contrapponendosi all’atomizzazione del soggetto e all’avanzare di una società standardizzata, si trovano oggi in una posizione privilegiata: modelli e
stili di vita possono essere valorizzati in termini di economia della
cultura e di produzione di contenuti per la nascente net industry. In
questa prospettiva, le risorse locali di tipo culturale diventano un’opportunità strategica e un invidiabile asset per tutte quelle realtà territoriali che sono rimaste ai margini del processo di civilizzazione
industriale.
L’altra modernità del Sud Italia consiste nelle sue preesistenze di
ordine culturale, antropologico, paesaggistico ed ambientale e nel
valore che oggi assumono quei comportamenti, valori e attitudini
percepiti nel precedente modello industriale, come tare storiche o
come intralci al processo di modernizzazione. Le pratiche che definiscono diversi aspetti della cultura meridionale - la pratica del
dono, l’attaccamento al luogo, la festa, l’ozio – sono un patrimonio
di risorse culturali che nel nuovo assetto socioeconomico dovrebbe12
ro liberare iniziative imprenditoriali, occupazione qualificata ed un
generale innalzamento della qualità della vita e del benessere economico degli abitanti.
Al generale processo di trasformazione delle società, dell’economia,
delle forme organizzative e dei contenuti produttivi, si accompagna una
progressiva riduzione del tempo destinato al lavoro e l’aumento del reddito disponibile per attività del tempo libero.
A partire dagli anni ’70, si registra un aumento di reddito destinato, da
parte delle famiglie e degli individui, ai consumi culturali e in attività del
tempo libero ed un sostanziale incremento della spesa pubblica per i
servizi culturali concentrata in particolare nel tessuto delle città intermedie e nelle capitali delle aree, dove è sviluppata la maglia della piccola e
media impresa e dei Distretti Industriali. In particolare, le politiche culturali hanno veicolato i profondi cambiamenti economici, politici e sociali
ed hanno informato il processo di modernizzazione della società italiana. Femminismo, ambientalismo, movimenti per il riconoscimento dei
diritti, protagonismo giovanile sono alcuni dei processi profondi che
hanno attraversato la società italiana ed europea modernizzandola ed
hanno rivoluzionato categorie e arcaiche distinzioni che agivano sulla
differenziazione tra cultura colta e cultura popolare.
Da ragionamenti squisitamente sociali e politici che volevano favorire
l’accesso e la democrazia alla cultura, tipici degli anni ’70, le politiche
culturali hanno assunto, nel corso degli anni ’80, argomentazioni più
di natura economica e di marketing del territorio. La cultura e le politiche culturali hanno così assunto valenze strumentali nei processi di
diversificazione economica delle aree urbane soprattutto laddove si
erano manifestati con intensità i processi di deindustrializzazione e di
declino del terziario tradizionale di tipo commerciale.
Significativi progetti culturali hanno attraversato l’Europa ed hanno
avuto come palcoscenico l’Inghilterra, l’Olanda, la Germania e la
Francia, qualificandosi generalmente come progetti di rigenerazione
urbana in realtà a declino industriale. L’utilizzo delle politiche culturali
nella competizione tra aree urbane e destinate a favorire lo sviluppo
turistico, attrarre investimenti e personale qualificato, elevare la qualità del sistema scolastico e formativo, etc. ormai appaiono oggi riduttive rispetto alle potenzialità di sviluppo attivabili attraverso la cultura.
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L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Negli anni ’90 è apparsa una nuova sensibilità ai temi della cultura e
delle politiche culturali collegata alla nozione di cultural planning,
ovvero alle connessioni che si possono e si vengono a stabilire tra
cultura e sviluppo locale e urbano.
“Il cultural planning può aiutare le amministrazioni locali ad
individuare le risorse culturali delle quali le città dispongono e
a pensare strategicamente al loro utilizzo in diversi settori
come la pianificazione territoriale, il design dello spazio urbano, lo sviluppo industriale, il commercio, il turismo, il marketing urbano, lo sviluppo della vita associativa, l’istruzione e la
formazione professionale”1.
Il cultural planning, superando le tradizionali divisioni per settori,
aree di competenza e corporazioni professionali, muove da un
approccio di tipo olistico alla conoscenza ed alla valorizzazione delle risorse culturali. In questo senso vengono superate
buona parte delle esperienze degli anni ’80 incentrate sul marketing
territoriale e sul valore economico della cultura a vantaggio di un
atteggiamento molto più attento ai bisogni del territorio e alle istanze
di uno sviluppo sociale ed economico compatibile con le risorse
locali.
In questo spazio teorico e metodologico si colloca la ricerca-azione
“Parco iniziative, progetti e risorse del sistema culturale della provincia di Salerno”, intesa come studio preliminare alla definizione di
strategie di sviluppo locale centrate sulla cultura.
Franco Bianchini, Politica culturale e rigenerazione urbana, in Il manuale delle professioni culturali, UTET,
Torino, 1999.
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PARCO INIZIATIVE, PROGETTI
E RISORSE DEL SISTEMA CULTURALE
DELLA PROVINCIA DI SALERNO
ALCUNI INDICATORI SUI CONSUMI CULTURALI E DEL TEMPO
LIBERO IN ITALIA
Pur essendo l’Italia una nazione che dispone di rilevanti risorse sia
in relazione alla bellezza, la varietà e la complessità dei paesaggi
naturali ed antropici che per il rilevante patrimonio storico, artistico
ed architettonico di cui dispone, solo recentemente è iniziata una
riflessione seria ed attenta ai legami che si vengono a stabilire tra
cultura e consumi, cultura e divertimento, cultura ed economia, cultura e turismo.
La crescita dei consumi culturali inizia a manifestarsi compiutamente dai primi anni ’80, quando si ri-scoprono caratteri nazionali per
decenni offuscati dal mito della triste laboriosità industriale: creatività, ingegnosità, intellettualità, gusto estetico, piacere della festa,
seduzione del ballo, fascinazione del corpo, libertà delle emozioni.
È un vulcanico edonismo che a volte sconfina nella superficie liscia
dell’apparire, ma che indica il passaggio verso una società ed un
individuo liberato dal peso storico della ricostruzione post bellica,
dalla miseria materiale e dalla povertà culturale.
Nel corso degli anni ’90 i consumi culturali hanno continuato a registrare segnali di crescita qualificandosi ulteriormente soprattutto
negli aspetti di fruizione colta.
Alcune indicazioni sulla quantità e la qualità dei consumi culturali in
Italia sono forniti dalla SIAE e raccolti nel volume “Lo spettacolo in
Italia 1998”. Si tratta di statistiche relative agli incassi di teatri, cinema, competizioni sportive, mostre e fiere e gli introiti che derivano
da manifestazioni in piazza, circhi, parchi divertimento e altre forme
di svago a basso costo come videogiochi, biliardi, bowling, spettacoli viaggianti. Sulla base delle elaborazioni effettuate, la spesa per
lo spettacolo e lo sport è aumentata nel 1998 del 9,5% rispetto
all’anno precedente. Questo dato è parte dell’aggregato rappresentato dal “consumo finale delle famiglie”, contenuto nella Relazione
generale sulla situazione economica del Paese 1998, pari a
1.224.882 miliardi. In particolare la spesa destinata, nello stesso
anno, alla ricreazione e cultura è stata di 120.885 miliardi.
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Alcuni indicatori sui consumi culturali e del tempo libero in Italia
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
I DATI SIAE DEL 1998
di Mauro Masi, Commissario Straordinario SIAE
Cinema, teatro, musica
Il 1998 s’è confermato positivo per il cinema con oltre 1.141 miliardi di spesa del
pubblico (+18,7% sul ‘97), un incremento dei biglietti venduti del 15,3% e un
aumento del prezzo medio del biglietto non molto superiore all’inflazione. I locali in
cui si sono proiettati film sono aumentati del 9,4% rispetto al ‘97, passando da
4.206 a 4.603.
Su 4.837 pellicole in circolazione, quelle nazionali sono state 1.020 (nel ‘97 erano
state 1.050); 83 i film di produzione italiana rispetto ai 75 del ‘97. Le percentuali di
biglietti venduti per ripartizione geografica risultano piuttosto stabili negli ultimi
anni. Non emergono sostanziali differenze giacché l’Italia settentrionale acquista
nel 1998 il 51,9% dei biglietti (contro il 52,4% del 1997), l’Italia centrale il 25,9%
(contro il 26,5%), l’Italia meridionale il 13,8% (contro il 13,0%) ed infine l’Italia insulare l’8,4% (contro l’8,1%).
Per quanto concerne infine le maggiori città d’Italia, la spesa per abitante è pari a
62.432 lire a Milano, 46.226 a Roma, 44.933 a Torino, 35.367 a Genova, 29.712 a
Napoli ed infine 29.125 a Palermo.
Il teatro di prosa, la rivista, e la commedia musicale registrano un aumento del
12,7% nella spesa del pubblico, che passa dai 273 miliardi del ‘97 ai 308 del ‘98,
sono cresciute altresì le rappresentazioni (+4,1%), i biglietti venduti (+5,9%), ed
anche il loro prezzo medio (+6,4%).
La variazione dei biglietti venduti rispetto al ‘97 è stata del +5,2% al Nord, del
+3,8% al Centro, del +12,1% al Sud e del +6,9% nelle Isole.
La spesa per abitante nelle maggiori città d’Italia è pari a 30.310 lire a Milano,
17.215 a Roma, 16.287 a Napoli, 16.068 a Genova, 11.433 a Torino ed infine
6.432 a Palermo.
Cresce delI’1,9% la spesa del pubblico per i concerti di musica classica che passa
da 78,2 a 79,7 miliardi. Le rappresentazioni aumentano dell’1% (17.746 nel ‘97 e
17.927 nel ‘98). Pressoché stabile il prezzo del biglietto (+0,4%).
La lirica e il balletto registrano un aumento della spesa del pubblico del +4,2% (da
146,6 a 152,8 miliardi) e delle rappresentazioni che sono state 5.931 rispetto alle
5.836 del ‘97. Il prezzo del biglietto aumenta dell’1 %.
La variazione in percentuale sul ‘97 della vendita dei biglietti relativa ai concerti di
musica classica, lirica e balletti è stata al Nord +4,4%, al Centro -2,2%, al Sud
+0,3%, nelle Isole +3,0%. Per quanto concerne infine le maggiori città d’Italia la
spesa per abitante è pari a 30.248 lire a Milano, 15.834 a Torino, 11.786 a
Genova, 9.284 a Roma, 6.868 a Napoli ed infine 5.385 a Palermo.
I concerti e gli spettacoli di musica leggera segnano un sensibile calo: i biglietti
venduti diminuiscono da 7.592.450 a 6.804.815, con un decremento del 10,4% e
conseguente diminuzione della spesa del pubblico (-10,7%, da 182,6 a 163,1
miliardi). Quasi invariato il prezzo del biglietto, -0,3%.
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In particolare al Nord il numero dei biglietti venduti e diminuito del 14,7%, stabile al
Centro (+1,9%), cala al Sud (-3,9%) e nelle Isole (-22,4%).
La spesa per abitante è pari a 12.432 lire a Milano, 8.259 a Napoli, 6.515 a Torino,
6.291 a Roma, 3.338 a Palermo ed infine 3.274 a Genova.
Ballo e trattenimenti vari
Dopo tre anni di tendenza negativa, torna a crescere il settore del balla in cui si
registra il +5,5% di spesa del pubblico che passa, per i soli biglietti d’ingresso,
escluse quindi le consumazioni, da 849 miliardi del ‘97 a 895,9 miliardi del ‘98. In
crescita le attività di divertimento a basso costo in pubblici esercizi: i videogiochi
segnano un aumento del 22,4%, i biliardi del 9,6%, il bowling del 9,5%.
Le mostre e le fiere registrano il +6,7%, così come le forme di spettacolo e di animazione nei villaggi turistici con un +13,8%. La spesa del pubblico nei luna park
aumenta del 2,6%.
Sport
La spesa nel 1998 per assistere alle manifestazioni sportive è aumentata del
4,8%, dai 731,3 miliardi del ‘97 ai 766,7 del ‘98.
L’aumento riguarda i maggiori incassi per gli incontri di calcio disputati da squadre
di serie A e B e per le partite internazionali (+7,3%, da 433,2 a 464,8 miliardi); il
tennis (+22,3%, da 7,9 a 9,6 miliardi); la pallacanestro (+11,2%, da 48,8 a 54,3
miliardi); il baseball (+231,0%, da 470 milioni a 1,08 miliardi).
In calo l’affluenza del pubblico per le corse dei cavalli (-13,8%, da 14,2 a 12,2
miliardi), il rugby (-30% da 2,6 a 1,8 miliardi) e il ciclismo (-34,9%, da 1,3 miliardi a
877 milioni).
Televisione
Gli abbonamenti televisivi per uso privato alla televisione (escluse, quindi, le utenze speciali dei pubblici esercizi, circoli e associazioni) sono scesi da 15.962.819
del 1997 a 15.798.237 del 1998, con 164.582 utenze in meno pari ad un decremento di circa l’1%.
È la seconda volta che si registra in Italia una diminuzione in valore assoluto e
percentuale dall’inizio dell’attività della televisione pubblica. A questo calo si contrappone l’aumento delle utenze speciali, quelle relative agli apparecchi funzionanti all’esterno della cerchia familiare, che nel ‘98 ammontano a 113.733, equivalenti
al 4,2% in più rispetto alle 109.145 dell’anno precedente. L’aumento del costo unitario del canone di abbonamento per uso privato ha consentito un incremento del
relativo gettito passato dai 2.541,8 miliardi del ‘97 ai 2.596,7 miliardi del ‘ 98, con
una crescita del 2,2%.
In linea di massima si conferma la precedente distribuzione degli abbonamenti
televisivi: a fronte di una media nazionale di 79,15 famiglie abbonate alla televisione, si registrano valori superiori al Nord (84,53) e al Centro (82,56) ed inferiori al
Sud (70,53) e nelle Isole (66,95).
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Alcuni indicatori sui consumi culturali e del tempo libero in Italia
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
L’analisi a dettaglio fornita dalla SIAE sulla spesa per abitante per
Regione (Figura 1), fotografa una situazione che vede le regioni del
Sud in fondo alla graduatoria, con un investimento in spettacoli pari
a circa la metà rispetto alle regioni del Nord. In Campania la spesa
annua media per abitante è compresa tra le 70 e le 100.000 lire,
simile a quella registrata in Puglia, Molise e Sicilia e lievemente
superiore alla Basilicata e alla Calabria.
L’andamento della spesa per tipo di spettacoli nel periodo 1978 –
1998 (Figura 2) permette di tracciare il quadro evolutivo degli orientamenti, dei gusti e degli stili di spesa del pubblico italiano. Dei cinque settori considerati dalla SIAE – attività teatrali e musicali, sport,
abbonamenti radio-TV, cinema, intrattenimenti – quello con le più
significative performance di crescita è il settore dell’intrattenimento,
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con un incremento complessivo nel periodo considerato superiore al
100%. Nel contesto generale intrattenimento e abbonamenti radiotelevisivi sono i due settori portanti dell’industria culturale italiana.
Anche il cinema, grazie alle nuove tecnologie ed alla progettazione
di spazi visivi adeguati alle nuove modalità di fruizione, conosce
negli ultimi anni ’90 una ripresa di pubblico e di incassi dopo il lungo
periodo di costante e significativo declino degli anni ‘80. Sport e attività teatrali non dimostrano una particolare reattività e presentano
andamenti piuttosto costanti nel tempo.
Secondo una rilevazione realizzata nel corso del 1996 dalla
Fondazione Censis su un campione di famiglie italiane, la propensione più elevata di incremento dei consumi si registra nella sfera
del tempo libero. La propensione dei consumi connessi alla fruizio21
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ne del tempo libero – viaggi e vacanze, ma anche fruizione dei luoghi e delle strutture di intrattenimento – testimonia la nuova centralità di queste tipologie di consumi. Il settore dell’intrattenimento
(entertainment) è quello che manifesta le maggiori prospettive di
espansione nell’immediato futuro.
L’Italia, pur essendo la nazione con il maggiore patrimonio di risorse
turistiche del mondo, è povera di servizi e di offerte acquistabili e
fruibili dai visitatori.
Nelle località turistiche, soprattutto localizzate nelle regioni meridionali, l’offerta di intrattenimento è costituita principalmente dalla passeggiata sul lungomare. Poco sviluppate sono tutte le tipologie di
offerta come musei, parchi tematici, discoteche, spazi emozionali,
rassegne, etc.
Attraverso una batteria di indicatori di origine economica, produttiva,
culturale e sociale oltre che riguardanti i flussi turistici e la consistenza delle strutture di intrattenimento, il Censis ha tracciato un
quadro provinciale delle opportunità di sviluppo dell’industria dell’intrattenimento. La ricerca ha permesso di individuare le potenzialità
di sviluppo dei sistemi turistici e dell’intrattenimento. Dei cinque
gruppi tipologici individuati, di particolare interesse è il gruppo “Le
province dell’offerta di beni ambientali”, dove risulta collocata la
provincia di Salerno.
La caratteristica principale di tale gruppo è quella di disporre di elevate risorse di beni naturalistici ma limitata appare l’offerta di strutture per l’intrattenimento, così come la struttura commerciale e quella
della ristorazione, mentre adeguata agli attuali flussi turistici risulta
la dotazione ricettiva. In questa ricerca si evidenziano quindi elevate
potenzialità per lo sviluppo di un’offerta integrata destinata alla
domanda turistica, che abbia come fulcro le risorse ambientali ed il
settore dell’intrattenimento.
LE EVIDENZE
UNA PROVINCIA IN MOVIMENTO
Configurata come una vera e propria provincia cerniera, punto di
snodo tra il Centro e il Sud Italia, grazie alle importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie, la provincia di Salerno ha caratteristiche tali da poter essere rappresentata come un’area vasta e complessa. Lo è certamente dal punto di vista della sua dimensione
geografica, della consistenza demografica, del frazionamento
amministrativo, del paesaggio naturale ed antropico che la caratterizza, della molteplicità orografica e geologica che la struttura, della
storia civile, economica e produttiva che vi si è svolta, e infine, per
l’articolazione e per le specificità dei sottosistemi territoriali che
attualmente la compongono.
L’economia provinciale ha subito nel corso degli ultimi vent’anni
sostanziali trasformazioni: forte discesa del valore e del ruolo dell’agricoltura, crisi delle attività industriali, sostenuta crescita delle attività terziarie e di servizio. La diminuzione del peso e del valore prodotto dal settore industriale ed il coincidente aumento della quota di
attività terziarie, ha proiettato la provincia di Salerno nel contesto
delle aree colpite da processi di deindustrializzazione e dai contemporanei problemi di ridefinizione dell’identità economica, produttiva,
territoriale ed urbana.
Nell’ambito delle rilevanti trasformazioni da un assetto agricolo/industriale ad uno terziario/post industriale, la provincia di Salerno è
connotata da un vitalismo molecolare che interessa:
•
•
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il tessuto economico ed imprenditoriale, dove è in atto un rilevante
processo di ricambio a base generazionale, dalla nascita di nuove
realtà imprenditoriali anche in settori del tutto inediti rispetto alla storia economica del territorio, al consolidarsi di aree sistema di tipo
distrettuale, alla delocalizzazione di unità produttive e commerciali
da parte di imprese del Nord Italia;
la composizione sociale, che muta in senso professionale, formativo, abitativo, relazionale, lavorativo, sulla base di una diffusione
della cultura del lavoro autonomo e del fare impresa;
Le evidenze
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
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la vocazione a fare coalizioni per competere che innervano il territorio di
progettualità e di una nuova cultura della cooperazione;
la riscoperta dell’urbanità, cioè del vivere in uno spazio che non è
solo agglomerazione di funzioni, ma luogo dove si rappresenta la
società come insieme di soggetti, interessi, domande, bisogni. Un
processo di rigenerazione urbana concentrato nella città capoluogo,
che fa da modello di riferimento per altre realtà cittadine della
provincia.
il consolidarsi di alcuni sottosistemi territoriali, organizzati intorno a
specializzazioni economiche e produttive che intessono rapporti
con altre aree sistema e mercati maturi;
un processo di fibrillazione territoriale alimentato da ipotesi di
smembramento e di ri-configurazione dell’attuale sistema amministrativo con la richiesta dei comuni più periferici di accorpamento ad
altre province e regioni;
una domanda di cultura sempre più articolata e sofisticata che comprende usi alternativi e moderni del tempo libero, investimenti in
percorsi formativi, estetica del territorio non come limitata espressione architettonico-urbanistica ma come principio qualitativo per
organizzare servizi e per passare dall’alloggiare all’abitare;
la formazione di nuovi segmenti di classe dirigente provenienti da
nuovi settori tra cui quello della cultura che chiede un sistema di
regole certe e di servizi efficienti.
•
svolgendo anche un ruolo di stimolo e di sviluppo ad una serie di
attività e di iniziative culturali che si muovono in altri campi e che
tendono ad elevare i loro standard di qualità e di contenuto;
il festival del documentario cinematografico prodotto nei paesi del
bacino Mediterraneo, il MedFest di Ascea, che si svolge presso le
strutture della Fondazione Alario e che dedica una specifica attenzione ai temi socioculturali e all’organizzazione socioantropologica
dei vari paesi aderenti, costituendo un luogo di incontro e di scambio tra giovani registi, assolvendo di fatto un ruolo di stimolo all’interculturalità.
Accanto a queste iniziative, che si segnalano per la qualità del prodotto culturale, non va dimenticato che la città di Salerno ed alcuni
centri di riferimento dei diversi territori sub provinciali possiedono
dei teatri in cui operano compagnie teatrali locali e filodrammatiche.
Inoltre, nei comuni vocati turisticamente, l’offerta di iniziative culturali non è più ristretta alla sola promozione-organizzazione di sagre,
ma si estende anche a serate di intrattenimento ed a iniziative con
maggiori caratteri culturali.
Una seconda forma di consumo culturale è costituita dagli interventi
maggiormente qualificati e finalizzati allo sviluppo socioculturale del
territorio. Si segnalano le iniziative del Parco Nazionale del Cilento
e Vallo di Diano, dei Parchi Regionali della Campania, del Parco
Letterario su Basile di Bracigliano.
UN TESSUTO DI ECCELLENZE E DI OPPORTUNITÀ
In provincia di Salerno si sono da tempo affermate diverse iniziative
di eccellenza nel campo dello spettacolo, del cinema, della musica:
• le manifestazioni musicali di Ravello che, ormai da una decina
d’anni, costituiscono un rilevante appuntamento nel panorama degli
spettacoli di musica concertistica italiani ed europei;
• il festival del cinema per ragazzi di Giffoni, diventato il festival internazionale di cinema più importante in Italia dopo quello di Venezia;
• il festival cinematografico Linea d’Ombra di Salerno, per le pellicole di elevato contenuto e forma artistica. Questa manifestazione sta
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In terzo luogo, non va dimenticato che la provincia di Salerno possiede un patrimonio di siti preistorici che nelle grotte di Bulgheria,
intorno a Camerota, e in quelle dei Monti Alburni, testimoniano presenze umane sin dall’epoca dell’Homo Erectus. Inoltre si ricorda
che il Sele è stato fino all’epoca della conquista romana il confine
tra il mondo etrusco e mondo greco, che Paestum ed Elea hanno
rappresentato due modi diversi di contribuire all’acculturazione delle
native popolazioni lucane; che i Longobardi hanno dato al territorio
la struttura amministrativa che il periodo feudale non ha alterato;
che l’Abbazia di Cava dei Tirreni è stata un centro di cultura e di
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Le evidenze
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
organizzazione economica benedettina territorialmente più estesa di
quella di Cassino; che Amalfi è stata una delle quattro Repubbliche
marinare; che sono possibili itinerari religiosi con santuari veneratissimi in tutto il Mezzogiorno d’Italia e luoghi di fondazione di ordini
religiosi durante il periodo della Controriforma né va dimenticata la
diffusa presenza di artigianato artistico dove la ceramica di Vietri Cava dei Tirreni ha un peso nazionale. Nel complesso, quindi,
siamo in presenza di un rilevante e vasto patrimonio storico-artistico-culturale che oggi è soltanto parzialmente valorizzato.
Infine, occorre sottolineare che a Salerno, nel campo dello spettacolo e della comunicazione, sono state tentate diverse iniziative di formazione e di ricerca:
• il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di
Salerno si è impegnato nella diffusione della cultura della multimedialità a livello di insegnamento;
• il Parco Scientifico e Tecnologico delle aree interne della Campania
con sede a Salerno sostenuto dalle Facoltà tecnico-scientifiche, ha
proposto un certo numero di iniziative nel campo della ricerca multimediale-immagine, ipertesti, realtà virtuale.
In conclusione, negli ultimi dieci anni, in linea con tendenze più generali della società italiana ed europea, sul territorio salernitano sono
nate decine di nuove manifestazioni: da quelle più specificatamente
riferite alla ri-scoperta o all’invenzione di specialità e caratteristiche
socioculturali, a vetrine nazionali ed internazionali della produzione
artistica in particolare in campo cinematografico e musicale.
Salerno, nella prospettiva di uno sviluppo socioeconomico articolato
anche su settori economici afferenti alla cultura, può contare su:
• un’evidente specializzazione in alcuni dei settori dell’economia della
cultura e più segnatamente nei settori dei beni culturali e dello spettacolo (entertainment);
• la connessione auto-rinforzante tra eventi culturali e turismo;
• la presenza dell’Università di Salerno con specializzazioni dirette
nei settori della comunicazione, della semiotica, dell’informatica e
dell’antropologia con un bacino di studenti che comprende tutto il
Sud Italia;
• una nuova cultura politica ed amministrativa sensibile ai temi della
qualità della vita e dei servizi del territorio;
• la rete internazionale del Centro Universitario dei Beni Culturali di
Ravello;
• il supporto funzionale svolto dalla Fondazione Bancaria della Cassa
di Risparmio di Salerno (Ca.Ri.Sal.) e dal suo istituto di ricerca
Sichelgaita;
• il fenomeno della “movida” nella città di Salerno, ovvero la presenza
di circa 250 attività legate al mondo della ristorazione, della notte,
delle tendenze giovanili, del divertimento nate negli ultimi anni a
seguito di un progetto di rigenerazione urbana che ha interessato il
centro storico della città capoluogo;
• il supporto finanziario di diversi imprenditori locali verso iniziative a
carattere culturale;
• reti internazionali di rappresentanza e di cooperazione tra circuiti
culturali nei settori del cinema e dell’audiovisivo.
Il territorio provinciale è dotato di risorse, sia dal lato della domanda
che da quello dell’offerta. Si tratta di risorse che se messe in rete in
una logica sistemica e di integrazione possono costituire un ulteriore volano di crescita economica ed imprenditoriale, manifestando
ricadute sia dal punto di vista occupazionale - opportunità di lavoro
e di occasioni imprenditoriali in settori ed in attività collegati all’entertainment, all’edutainment, all’infotainment, al divertimento, al turismo ed al tempo libero - che di qualità complessiva del sistema territoriale.
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
•
LO SPAZIO AMBIENTALE DELLA CULTURA
Il filo conduttore che delinea il “Parco iniziative, progetti e risorse del
sistema culturale della provincia di Salerno” è il risultato di una ricerca di tipo qualitativo sugli aspetti inter-organizzativi, di network
sociale, di interazione tra le principali imprese ed organizzazioni che
agiscono in termini di produzione e distribuzione di spettacoli ed
eventi e gli attori territoriali che definiscono obiettivi, risorse, priorità,
strategie di sviluppo per il territorio.
In un panorama di iniziative e di soggetti così articolato e complesso, e di una realtà socioeconomica in graduale ma radicale trasformazione, non è tuttavia facile scorgere percorsi che possano condurre alla nascita di un vero e proprio settore economico fondato
sulla cultura o, più limitatamente, al potenziamento delle iniziative
culturali già presenti ed alla contemporanea nascita di nuove realtà
imprenditoriali in altri segmenti culturali che amplino lo spettro e la
gamma delle opportunità culturali a livello territoriale.
Questa valutazione è il risultato di una lettura comparata di tutte le
testimonianze raccolte, in forma di interviste, nel corso della ricercaazione. I settanta attori coinvolti hanno espresso una valutazione
riflessiva sullo stato della cultura in provincia di Salerno e sulle prospettive che possono portare ad una crescente valorizzazione dei
settori culturali che già operano sul territorio provinciale. Molto critico d’altra parte è il giudizio sull’ambiente dove queste realtà si trovano ad operare e del contesto sociale, economico e culturale che
le circonda.
Si scorge l’immagine di un sistema sotto traccia, attraversato da
rilevanti problemi che si possono sinteticamente e schematicamente
racchiudere nel denso interrogativo che tormenta tutti sia gli operatori pubblici che privati del mondo culturale salernitano:
• evolvere verso una visione contestuale che proietti le decine di
iniziative culturali nello spazio di un futuro sempre più segnato
da collaborazioni, innesti, contaminazioni e innovazioni;
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privilegiare all’opposto comportamenti, assetti organizzativi e
stili di lavoro che rafforzino le identità distintive di ciascuna
manifestazione.
Un quesito che rimanda simultaneamente sia alla crescita ed alla
qualificazione dei singoli eventi che alla formalizzazione di una complessa maglia relazionale e di opportunità in grado di accompagnare l’esplorazione di vie di collaborazione del tutto nuove ed inedite
per il territorio, per le realtà culturali stesse e più in generale per le
politiche di sviluppo del territorio.
Un interrogativo avvertito da un numero significativo di realtà che
riconoscono i limiti del proprio assetto organizzativo, istituzionale e
funzionale: poco adatto a favorire quelle configurazioni economiche
ed imprenditoriali che sono sempre più alla base dell’organizzazione anche in campo culturale.
In questa prospettiva, gli attori, i sottosistemi e gli elementi di forza
del sistema territoriale salernitano costituiscono significativamente
delle pre-condizioni necessarie, ma di per sé insufficienti a generare un sistema orientato allo sviluppo di un’economia della cultura.
Le prospettive di crescita di attività immateriali legate alla conoscenza, alla cultura ed al turismo, in un contesto competitivo tra aree,
sono prioritariamente il risultato di una lettura condivisa di obiettivi e
strategie tra i principali sottosistemi chiamati a determinare non solo
le politiche culturali ed economiche a livello locale, ma gli scenari ed
i percorsi di futuro delle comunità. La necessità di condividere obiettivi e scenari di riferimento incontra una situazione più agìta sulla
frammentarietà delle iniziative e la dispersione di risorse. L’intera
classe dirigente locale mostra ancora una sostanziale difficoltà a
comprendere il potenziale economico, sociale ed imprenditoriale
che può scaturire dalla cultura.
Nella ricerca svolta si è ritenuto viceversa di non procedere con
un’analisi intra-organizzativa, per gruppi interni di operatori culturali,
per una serie di valutazioni riferite:
• alla debole struttura istituzionale e giuridica di buona parte delle
realtà culturali operanti sul territorio;
• all’osservazione dell’ambiente in cui queste realtà sono immer29
Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
•
•
se, che appare contraddistinto da una conflittualità più che da
logiche di competizione/cooperazione;
dalla mancanza di strutture di rappresentanza territoriale degli
operatori culturali;
dall’assenza di strutture di coordinamento delle politiche culturali
a livello provinciale.
Analizzando il contesto ambientale, ed in particolare i rapporti che si
vengono a stabilire tra cultura e rappresentanza politica, tra cultura
e sistema economico imprenditoriale, tra cultura e sistema formativo
ed infine tra cultura ed identità, è stato comunque possibile individuare un primo scenario operativo di opportunità e risorse per una
maggiore e più significativa integrazione della cultura nel contesto
locale.
CULTURE POLITICHE
da evidenti e vigorosi processi di rinascita civile ed economica che
hanno permesso di rigenerare gli stereotipi di un Sud afflitto da problemi strutturali e soffocato da organizzazioni malavitose. I risultati
non si sono fatti attendere: aumento del numero di turisti che visitano le città, disponibilità dei principali mercati finanziari a veicolare
risorse per il finanziamento di opere, interesse di grandi gruppi industriali a localizzare unità produttive e di servizio, sviluppo di forme di
federalismo produttivo con i sistemi di piccola e media impresa del
Nord.
Si sono manifestati in tutto il Sud Italia segnali di rottura con una tradizione storica, politica ed economica spesso segnata dalla negazione di elementari diritti di cittadinanza e dal ricorso a pratiche diffuse di illegalità che controbilanciavano l’assenza di una qualsiasi
forma di presidio e di governance del territorio.
Oggi la frontiera per le aree più mature del Sud Italia si sposta altrove, nella possibilità, come afferma Franco Cassano ne Il Pensiero
Meridiano, di
“restituire al Sud l’antica dignità di soggetto del pensiero,
interrompere la lunga sequenza in cui esso è stato pensato da
altri….. Ci si è modernizzati rendendo tutto vendibile e rendendo sistematico l’osceno, prostituendo il territorio e l’ambiente, i luoghi pubblici e le istituzioni……. Un pensiero del
sud, un sud che pensa il sud, vuol dire guadagnare il massimo di autonomia da questa gigantesca mutazione, fissare criteri di giudizio altri rispetto a quelli che oggi tengono il campo,
pensare un’altra classe dirigente, un’altra grammatica della
povertà e della ricchezza, pensare la dignità di un’altra forma
di vita. Significa non pensare più al sud o i sud come periferia
sperduta e anonima dell’impero, luoghi dove ancora non è
successo niente e dove si replica tardi e male ciò che celebra
le sue prime altrove”.
La “politica del fare”
La riforma del sistema elettorale e la contemporanea emersione di
un nuovo ceto politico, principalmente organizzato intorno al movimento dei sindaci, ha certamente marcato in termini di discontinuità
anche il rapporto tra cultura e azione politica. Oggi, se vi è una rinnovata attenzione e sensibilità ai temi della qualità della vita nelle
aree urbane, della compatibilità ambientale di opere e di infrastrutture pubbliche, ai problemi del disagio e dell’esclusione sociale, è
anche perché la nuova classe politica ha innovato i metodi di governo del consenso, intercettando nuove domande sociali e nuovi bisogni, e trasformato la cultura amministrativa degli enti locali. Il processo si è concentrato soprattutto in quelle aree urbane e metropolitane dove con maggiore intensità e significatività si manifestavano
problemi legati alla convivenza civile e al degrado delle relazioni
sociali.
In questo contesto città ed aree metropolitane del Sud Italia, come
Palermo, Napoli, Salerno, Catania, Matera sono state interessate
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In questo mutato scenario anche la provincia di Salerno – nella città
capoluogo così come in diversi comuni densamente popolati - è
stata oggetto e soggetto di una radicale trasformazione. Dopo
decenni di sostanziale immobilismo, sono diventati operativi progetti, come quello di recupero e di riuso del centro storico della città di
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Salerno, ed ha preso avvio la progettazione di uno sviluppo socioeconomico compatibile con le risorse locali all’interno del percorso
previsto dai Patti Territoriali. Si fa riferimento a una cultura del progetto, della programmazione e degli interventi volti alla qualificazione dell’abitare; si sono ri-scoperte potenzialità e vocazioni territoriali; si è manifestato diffusamente un protagonismo sociale che ha
animato decine di associazioni, di gruppi informali, di organizzazioni
operanti nei settori più diversi.
La città di Salerno, dopo l’era Menna che aveva garantito stabilità e
una continuità di sviluppo al capoluogo seppure contraddittoria in
alcune sue manifestazioni, ha vissuto una lunga fase di giunte instabili. In questo periodo storico, il ceto politico e la classe dirigente si
dimostrano disinteressati al governo del processo evolutivo della
città preferendo una conflittualità tutta interna per la gestione del
potere.
La giunta del sindaco De Luca, insediatasi nel 1993, ha ereditato la
situazione di un territorio scarso di infrastrutture, di identità e di funzioni e su questi aspetti la giunta comunale ha optato per il ri-disegno urbanistico della città facendo proprio il progetto preventivamente elaborato dall’architetto catalano Oriol Bohigas di un’urbanistica del possibile.
“Si comincia a fare: la fase più visibile di questo fare è stato
un imponente piano di demolizioni di ruderi fatiscenti che
hanno risanato il territorio cittadino al fine di liberare aree e
renderle disponibili a nuove realizzazioni e per ridare al cittadino il senso di vivere una città bella e da difendere. Ciò ha
previsto una serie di interventi su alcuni aspetti, che hanno
fatto anche sorridere: i marciapiedi e quindi la viabilità, la pubblica illuminazione che significa anche sicurezza, elementi di
arredo urbano.
Una grande operazione di risanamento, che nel centro storico
non è stata fine a se stessa, ma accompagnata anche da un
recupero del grande ruolo di aggregazione sociale da sempre
detenuto dalla zona”.
Contemporaneo al recupero del centro storico si sviluppa il grande
fenomeno della Salerno degli anni ’90: la Movida, cioè la nascita di
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duecentocinquanta attività dedicate al divertimento, al tempo libero,
all’aggregazione giovanile. Il centro storico, dopo una lunga fase di
abbandono e di degrado, torna ad essere il luogo sociale e culturale
della città. Inoltre il recupero di alcuni contenitori culturali, come il
Teatro Verdi, chiuso per quindici anni, e il cinema teatro Augusteo,
hanno restituito alla città una programmazione in campo lirico e teatrale.
La fase successiva che si profila è quella di realizzare alcune grandi
opere infrastrutturali, destinate a creare la Salerno del 2005-2010:
- la metropolitana leggera che collegherà il centro con lo
stadio Arechi, quindi con la zona periferica della città. I
lavori sono già in corso e saranno conclusi entro il
2002;
- la strada lungo-Irno, che dalla valle dell’Irno permetterà
un collegamento immediato con la foce del fiume;
- la costruzione della Cittadella Giudiziaria, che consentirà di risolvere gravi problemi della giustizia a Salerno;
- la stazione marittima, che servirà ad intercettare il flusso di movimento turistico connesso alle navi da crociera, ma anche a tutto lo sviluppo delle vie del mare, con
Salerno posizionata al centro, a mo’ di luogo di cerniera, tra la costiera amalfitana e la costiera cilentana;
- il palazzetto dello sport, che si ergerà tra lo stadio
Arechi e l’ospedale di Torre Angellara - i lavori avranno
inizio nel mese di dicembre - per dare a Salerno una
struttura polifunzionale”.
L’idea sottesa alla politica dell’amministrazione comunale è che la città,
per diventare nuovamente un centro d’attrazione, per sviluppare una
sua funzione culturale, ha bisogno innanzi tutto di contenitori e di strutture finalizzate. Salerno si è ri-progettata nella dimensione del recupero
urbano e nel predisporre contenitori ed infrastrutture destinate ad ospitare attività, eventi, manifestazioni culturali nella e per la città.
Un approccio alla costruzione di identità urbane e di ricentraggio di funzioni strategiche per il contesto territoriale, su cui si sono riversate rifles33
Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
sioni ed interrogativi. In particolare, l’attenzione degli operatori culturali
si concentra sulle relazioni che si stabiliscono tra qualificazione culturale ed interventi infrastrutturali.
Carmine Spirito, Presidente dello Studio Asnova e animatore
dell’Associazione Lineare A, osserva:
Come da alcune soluzioni urbanistiche si sia generata una trasformazione sociale e come dal recupero di spazi degradati si sia creata aggregazione sociale soprattutto tra i giovani è un tema su cui è
aperta la riflessione locale:
“La capacità dello spazio, di questi spazi recuperati di creare
aggregazione andrebbe studiata, perché questo è uno dei
temi che gli architetti trattano di più. Spesso il sogno di ogni
architetto è quello di creare una Piazza che sia anche luogo di
incontro sfruttato, come il Foro Romano e francamente non è
che ci riusciamo spesso”.
“Non so quanta consapevolezza di attuare un processo di rigenerazione urbana ci fosse negli interventi urbanistici, che hanno
significato soprattutto aggiustare marciapiedi, perché di questo si
è trattato. Tutto è partito dal marciapiede di santa Lucia (di fronte
al Comune, cuore della Movida n.d.r.), da sempre luogo del passeggio salernitano, almeno dall’inizio del secolo, e che 10 anni fa
era completamente abbandonato. La ristrutturazione di un marciapiede, che vuol dire anche migliorare l’illuminazione, creare
delle aiuole, ha innescato un processo di aggregazione e di insediamento di attività economiche, ma non credo che ci fosse una
consapevolezza iniziale. C’era un bisogno molto sentito di riportare la città a livelli dignitosi, e su progetti di questo tipo aveva
lavorato la precedente amministrazione, progetti che quella attuale ha realizzato.
Una delle prime iniziative che si fecero per cambiare certe funzioni urbane fu la chiusura di corso Vittorio Emanuele al traffico, in
occasione di un Festival dell’Unità. La strada sembrava indispensabile per il traffico salernitano e sembrava che quei 20 o trenta
parcheggi fossero ineliminabili. Si trattò di una iniziativa “pesante”. Dopo un paio di giorni ci si rese conto che chiudere la strada
non avrebbe creato grandi problemi. Sulla base di questa esperienza si fece la pedonalizzazione del Corso, con una grande
guerra dei commercianti all’inizio. Dopo qualche anno, durante la
ristrutturazione di Via dei Principati, dei cui negozianti temevo la
reazione, furono proprio loro a chiedermi dei marciapiedi grandi e
comodi che permettessero e facilitassero il passeggio, anche a
scapito del parcheggio. Forse non c’è stata una consapevolezza
immediata o preventiva, non c’è stata una progettualità, però è
servito molto l’esempio. Fare delle cose, che è stata una novità
introdotta da questa amministrazione, ha determinato subito una
presa di coscienza. Penso che da questo punto di vista questo
tipo di resistenze siano passate e che siano proprio questi privati
a spingere adesso”.
Vi è quindi un riconoscimento unanime sulla capacità dell’attuale
amministrazione di intervenire sui problemi della città. Gli operatori
culturali chiedono che la logica del recupero funzionale degli spazi
si integri con azioni mirate ed incisive, tese a dare identità alla città
dal punto di vista della sua offerta culturale. Al piano di recupero
urbano deve collegarsi una strategia tesa a promuovere iniziative in
campo culturale di grande livello e prestigio che offrano l’opportunità
di posizionare la città all’interno di circuiti dell’eccellenza artistica ed
a stimolare forme di attrattività territoriale legate al turismo culturale.
“Non prendo l’aereo per venire a vedere il centro storico di Salerno,
ma se si riesce a confezionare un pacchetto con la visita al museo
provinciale, quella a Palazzo Genovesi, alcune manifestazioni di
rilievo, queste cose possono costituire un richiamo turistico nazionale e internazionale. Fare un evento di per sé non lascia traccia
se non è collegato ad una continuità di attività culturali: a Napoli se
ne fanno tanti di eventi che non lasciano traccia, se non inseriti in
un contesto organizzato, come avviene in altre città”.
Domande che spingono la riflessione a considerare il rapporto virtuoso tra cultura e identità urbana, tra industria culturale e processi
sociali, tra imprese culturali e contesto produttivo, tra dimensione
economica della cultura ed occupazione. Negli ultimi anni a
Salerno, e nel complesso della realtà provinciale, si colgono segnali
di una forte riconsiderazione del valore sociale delle realtà culturali
e dell’aiuto che esse possono fornire nel definire le attitudini di un
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
altrettanto chiaro che ci vorrebbe una mediazione tra competenze e politica. Che competenze va a spendere il medico patologo
o ortopedico sulla cultura del teatro dello spettacolo di un consorzio dell’agro nocerino-sarnese?”.
determinato territorio. È l’inizio di un percorso che richiederà diverso
tempo perché all’incrocio tra cultura e territorio si situa la classe
politica.
“Questo è il problema, perché se anche questo rapporto si
desse come immediato, se ne riconoscessero le potenzialità e
le ricadute sul piano occupazionale, esso farebbe comunque i
conti con una classe politica, a mio giudizio non formata sul
piano culturale, né consapevole del valore culturale di un’iniziativa. Noi facciamo i conti con una classe politica che sta
altrove rispetto a questo intreccio. L’assenza di una politica
culturale fa sì che l’attività culturale si riduca poi di fatto o ad
un’attività di puro intrattenimento o di pura esibizione spettacolare. Non avendo degli interlocutori con cui andare a discutere sulle possibili ricadute e non potendole determinare, si
corre il rischio di mantenere sospeso un evento. Per cui quando proponi un progetto imprenditoriale in campo culturale, non
vedi seduti intorno al tavolo l’assessore alla cultura, l’assessore alla pianificazione industriale, l’assessore alle politiche
sociali, etc, ma vedi l’assessore alla cultura che si limita a
dimostrarsi entusiasta, ma è completamente inutile. Siamo
alla preistoria”.
I tempi, i modi e gli interessi della politica sono attualmente poco rispondenti e coincidenti con le domande poste in essere dagli attori del sistema culturale salernitano. Si chiede un interesse vero e concreto verso
l’organizzazione, la produzione di eventi e la messa a sistema di politiche per la cultura a fronte di uno stile politico orientato “all’esibizionismo, alla dimostrazione del proprio impegno in senso spettacolistico”.
Nell’agenda dei problemi si afferma come punto qualificante e prescrittivo la nominazione e la declinazione territoriale del termine cultura:
“Innanzitutto bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa si
intende con il termine cultura. Molto spesso manca questo
passaggio decisivo, su cui non trovano accordo né i cosiddetti
intellettuali, tanto meno la classe politica che non ha né competenze né conoscenze per affrontare adeguatamente un
discorso del genere”.
Il rapporto tra politica e cultura assume, secondo un buon numero di
intervistati, caratterizzazioni problematiche: ritardi nell’elaborazione
teorica e strategica, difficoltà a comprendere le connessioni logiche,
funzionali ed economiche della cultura nel contesto dello sviluppo
locale. Emergono inoltre osservazioni sulla qualità del personale
politico e sulla sua capacità di trattare le domande culturali:
“… un amministratore non deve essere una persona colta ma
una persona efficiente che, anche se non competente sul piano
culturale, deve aver voglia di informarsi per valutare le proposte e
operare delle scelte che vadano al di là della logica dell’appartenenza. Si capisce quindi perché a Salerno la cultura non decolla”;
“Fino a quando avremo assessore alla cultura il medico, il notaio
o il commerciante e come assessore all’urbanistica il professore
di scuola media o di liceo non faremo grossi passi. Io non sono
per i tecnici: è chiaro che un assessorato strategico come quello
all’urbanistica ha bisogno di scelte politiche non tecniche ma è
Le osservazioni critiche raccolte nei confronti del ceto politico locale
sono però accompagnate da una significativa domanda di interlocuzione che stabilisca nuove procedure una diversa modalità di collaborazione. I temi su cui concentrare l’attenzione fanno riferimento
all’individuazione di linee di indirizzo strategico su cui veicolare
comportamenti, stili di lavoro e risorse ed alla qualificazione in termini progettuali delle iniziative culturali.
Di questo parere è, ad esempio, Carlo Andria, presidente dell’Ente
Autonomo Giffoni Film Festival, che afferma:
“Alla base ci vuole una maggiore collaborazione con i politici.
Lo dico non perché disprezzo i politici, ma perché sono stato
anch’io politico. Il politico e l’imprenditore possono avere
anche delle idee diverse, ma lavorano insieme nell’interesse
della collettività. Noi invece abbiamo un divario enorme tra
quella che è la parte operativa e quella che dovrebbe pensare
per darci una mano. Esiste uno scollamento assoluto fra noi e
la parte politica. Devono rendersi conto che la cultura fine a
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
se stessa non significa niente, ma che deve calarsi nei problemi del territorio. Come si può accettare che siano spesi tre
miliardi per le sagre? Indubbiamente sono un bel momento,
legato alla tradizione, da non dimenticare, ma se per avere
questi tre miliardi impostiamo un progetto culturale e sociale
che non viene finanziato, magari perché non porta voti al politico allora mi ribello, non lo capisco. Anch’io ho avuto le mie
colpe, essendo stato politico, ma non posso non ribellarmi e
ribadisco che debba essere eliminato questo scollamento”.
“La regione non finanzia nel settore cultura i festival, ma li
finanzia nel settore turismo e spettacolo. Questo ha portato
inevitabilmente i soggetti che lavorano in questo territorio a
promuovere la propria immagine come rilevante sul piano turistico, altrimenti soldi non se ne sarebbero visti. Se vai a parlare con l’assessore alla cultura ti dice che non è sua competenza, se vai a parlare con l’assessore al turismo ti dice che
“puoi fare quello che vuoi ma ha un ritorno di carattere turistico?”. Allora è chiaro che qui tutto ritorna sulla definizione delle
politiche e questo riguarda la regione, ma te lo ritrovi, in misura molto differente, devo dirlo, anche nelle città”.
Verso un sistema della rappresentanza del sistema culturale?
La sfasatura tra azione politica e offerta culturale risente delle deboli
forme di rappresentanza degli interessi e di lobby che gli attori del sistema culturale sono riusciti, in questi anni, ad esprimere.
Diversi operatori immaginano di approdare a forme di coordinamento
delle organizzazioni culturali simili a quelle sperimentate in altri contesti
regionali1.
Una corretta evoluzione del comparto dello spettacolo è anche corredata da forme di coordinamento tra operatori, associazioni, imprese culturali con l’obiettivo di rappresentare e costituire un punto di riferimento
certo per le scelte e gli indirizzi della pubblica amministrazione in
campo consulenziale e formativo in modo da favorire un uso finalizzato,
e legato a precise priorità condivise tra pubblico e privato, delle risorse
pubbliche disponibili.
La rappresentanza degli interessi degli operatori culturali andrebbe
agita nei punti di snodo del sistema socioeconomico, istituzionale e territoriale. Gli operatori culturali assegnano una priorità d’interlocuzione
alla Regione Campania. All’ente pubblico si chiede l’istituzione di un
Assessorato Regionale alla Cultura con competenze, risorse e linee di
finanziamento distinte da quelle del settore turistico, in modo da armonizzare le politiche culturali e favorire lo sviluppo di un’imprenditorialità
in campo culturale.
All’amministrazione regionale, inoltre, si chiede di qualificare ulteriormente il suo apporto funzionale e di estendere anche ai settori
culturali il riconoscimento e lo status di prodotto territoriale.
“La nostra intenzione è proprio fare lobby. Noi non vogliamo
essere i capofila di questa organizzazione, ma vogliamo
crearla per far capire alla Regione che non vogliamo più che
l’Ente si limiti al finanziamento ma che, quando va a rappresentarsi, porti non solo i prodotti tipici, ma anche gli eventi culturali, perché tutti insieme possiamo contribuire ad essere la
spina dorsale dell’economia”.
I benefici della rappresentanza non si esaurirebbero in un’azione
coordinata nei confronti dei diversi assessorati regionali, ma manifesterebbero ricadute anche a livello locale. In primo luogo, si darebbe
avvio ad un processo che potrebbe approdare a forme di concertazione delle politiche territoriali in campo culturale. La certezza di un
quadro di indirizzo programmatico, dell’allocazione delle risorse
finanziarie disponibili e del loro concreto utilizzo, offre oltremodo l’opportunità, a chi deve operare per l’organizzazione di manifestazioni,
eventi e spettacoli, di programmare gli eventi in largo anticipo e di
razionalizzare il processo organizzativo, professionale ed economico.
“Credo che in provincia non ci sia una vera e propria politica
culturale. Se per politica culturale intendiamo una politica di
scelte, qui la cultura è ancora troppo legata all’amicizia, al
1 Per un approfondimento si veda Roberto Calari “Workshop: Processi di innovazione e sviluppo nel settore
dello spettacolo” in www.sdoa.it
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
rapporto personale con l’assessore, con il presidente. Se per
le macchine industriali esiste una certificazione di qualità questo non esiste per lo spettacolo, per il teatro e per gli eventi
culturali: o meglio una valutazione qualitativa può esistere ma
non è verificabile. Ciò alimenta una situazione che vede gli
eventi sostenuti soprattutto in base a scelte private, non sulla
valutazione del programma o del progetto. Spesso ho avuto
modo di vedere i bilanci, i capitolati e le voci di spesa di amministrazioni comunali, provinciali e regionali. C’è da essere non
solo stupefatti ma atterriti per spese di centinaia di milioni per
eventi di una stagione e basta. Se facessimo allora un circuito
di eventi, su quali basi dovremmo farlo? Turismo, cultura,
spettacolo, tempo libero, percorsi gastronomici, beni ambientali e culturali? Belle parole!”.
della spesa a quella dell’investimento, dal momento che la cultura è anche un fatto economico, imprenditoriale ed organizzativo. La
definizione di politiche culturali concertate a livello territoriale assume quindi caratteri di priorità strategica: non può esaurirsi nella
semplice erogazione di risorse finanziarie senza una chiara identificazione dei bisogni e dei settori culturali su cui investire e deve ulteriormente qualificarsi come forma di accompagnamento, di partnership, di interazione con gli attori che promuovono progetti culturali.
La concertazione delle politiche culturali permetterebbe anche di
superare la logica indistinta del finanziamento a pioggia e di approdare ad un sistema di incentivazione, riconoscimento ed accompagnamento delle progettualità in campo culturale. L’adozione di un
sistema di partnenariato, come sperimentato nel campo della programmazione negoziata, si tradurrebbe in un immediato innalzamento della qualità del prodotto culturale e nella possibilità di incentivare progetti culturali che coinvolgano più intraprese culturali. Si fa
osservare che gli interventi pubblici a favore della cultura sono informati dalla mancanza di principi selettivi che favoriscono le rendite di
posizione con un sostanziale depauperamento delle risorse investite dagli enti locali.
“Il finanziamento a pioggia rientra in una logica di mantenimento e crescita del consenso politico, ma in questo modo
non si può né parlare né fare politica culturale. Se si iniziasse
a dire qualche no, motivato, sarebbe una grande innovazione
e un sicuro beneficio per il Mezzogiorno. Si porrebbe certo il
problema della valutazione della qualità dei progetti presentati, chiaramente difficile da sciogliere, ma fondamentale per lo
sviluppo di imprese culturali”.
Da più parti si sostiene che è necessario passare dalla logica
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“Di politiche culturali non mi sembra di vederne traccia per ora.
Vedo la presenza su diversi segmenti, la continua congiunzione
di simboli e sigle, ma non vedo uno scambio trasversale che
ragioni in relazione al progetto che viene presentato, per cui, in
realtà, i progetti sono finanziati ma orfani. E quando dici di stare
pensando a qualcosa che non duri il tempo della manifestazione,
ma un progetto più ampio, non è interessante, né trovi interlocutori interessati”.
CULTURE ECONOMICHE ED IMPRENDITORIALI
Il sostegno privato è un elemento ricorrente nella storia della cultura
e dell’arte italiana ed europea. In particolare, gli interventi delle
imprese e del settore privato nel sistema culturale hanno assunto
nel corso del tempo e delle mutate condizioni sociali ed economiche
segni e significati diversi. La forma storicamente più consolidata è
riferita al mecenatismo d’impresa; attualmente a questa forma di
sostegno si affiancano una molteplicità di modelli di intervento che
ampliano lo spettro di opportunità potenzialmente attivabili dalle
organizzazioni culturali.
Lo stesso mecenatismo ha subito radicali trasformazioni sino a
giungere all’attuale forma del mecenatismo imprenditivo, cioè attivo
nei confronti di un progetto culturale e partecipativo rispetto alle sue
fasi di sviluppo. Il recente accordo tra la Pinacoteca di Brera, la
Fondazione San Paolo e la Pirelli è un esempio di cosa si intenda
per mecenatismo imprenditivo1: interesse per il funzionamento di un
1
Walter Santagata, Il Sole-24 Ore, 11 giugno 2000.
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
museo e non più solo per il restauro di una singola opera d’arte. Le
imprese stanno quindi trasformando le modalità di interazione tra
pubblico e privato con interventi non più episodici e con contributi
finanziari passivi destinati a progetti già ideati e definiti operativamente, ma attraverso un coinvolgimento strategico nell’iniziativa ed
un supporto costante in tutte le fasi del progetto culturale.
In Italia, la stima dell’ammontare delle sponsorizzazioni culturali per
il 1990 - secondo il Rapporto sull’economia della cultura in Italia
1980/1990 - è di circa 400 mld, di cui 300 mld destinati ai beni culturali e 100 mld per gli spettacoli ed altre attività culturali. Successive
ricerche segnalano che negli anni ’90 i volumi di investimento sono
sostanzialmente stabili.
Il Censis, nel 33° Rapporto annuale sulla situazione sociale del
Paese, stima il mercato delle sponsorizzazioni vicino ai 4.000 mld di
lire con previsioni di ulteriore crescita. “Il settore chiave nel mercato
è quello sportivo, perché lo sport è uno dei metalinguaggi globali
della nostra epoca e del futuro e perché la sua forte segmentazione
di specie (oltre 50 discipline sportive) e di territori (il golf negli Stati
Uniti, il calcio in Europa ed i Sud America, il rugby in Australia, ecc.)
consente l’utilizzo dello strumento sponsorizzazioni anche ad aziende di piccole e medie dimensioni2”.
Secondo l’analisi dell’istituto di ricerca, il prodotto “sponsorizzazione” tenderà a:
• distribuirsi in più settori (non solo sport, ma anche arte, solidarietà, volontariato);
• selezionare gli strumenti di comunicazione favorendo le nuove
tecnologie televisive;
• generare eventi più che promuoverli, ovvero creare connessioni
dirette tra azienda e pubblico attraverso internet ed e-commerce.
Le risorse economiche e finanziarie investite dai privati nella cultura
rappresentato il 6–7 % della spesa pubblica per la cultura, un valore
che colloca l’Italia al primo posto in Europa. Questo risultato è storicamente da attribuire al ruolo di due attori: il settore bancario e le
2
Censis, 33° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, capitolo Comunicazione e cultura.
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grandi imprese pubbliche, mentre le imprese private, fatta eccezione per alcune grandi industrie, hanno sempre occupato posizioni
marginali rispetto al finanziamento di interventi nel campo della cultura. Circa 200 dei 400 mld devoluti da interventi privati proviene da
banche e fondazioni di origine bancaria, anche se buona parte di
queste erogazioni riguarda interventi nella conservazione e nella
valorizzazione di beni esistenti come il restauro di beni architettonici
e artistici, la musica classica, le mostre.
Tra i diversi modelli di intervento delle imprese nel mondo della cultura, oltre alla sponsorizzazione tradizionalmente intesa che risponde a strategie di marketing e comunicazione a sostegno di specifici
prodotti, si stanno affermando nuove modalità di interazione racchiuse nelle formule anglosassoni di community investments, corporate citizenship, social responsability. Si tratta di strategie orientate
a rafforzare il ruolo sociale dell’impresa nell’ambiente in cui opera o
nel territorio dove sono insediati impianti produttivi o commerciali, di
fatto assumendo un ruolo di servizio alle comunità locali e di educazione alla partecipazione ed al consumo culturale. Si tratta di un
nuovo modello d’interazione tra imprese e cultura, centrato sia sul
bisogno dell’impresa di ancorare saldamente la sua identità al territorio ed ai bisogni culturali della sua comunità di riferimento, che
sulla necessità degli operatori culturali di poter contare su contributi
attivi, partecipativi ed innovativi che stimolino una gestione strategica degli eventi culturali. Tuttavia, nella storia e nella tradizione italiana degli interventi delle aziende in campo culturale, si possono rintracciare elementi di continuità con questi nuovi modelli di intervento. Si pensi al Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, alla rivista
Civiltà delle Macchine di Luraghi, ai recenti programmi di
Confindustria con Mecenate 90.
A fronte delle tendenziali evoluzioni partecipative che anche a livello
nazionale contraddistinguono il rapporto tra imprese e cultura, l’approfondimento in sede locale ha permesso di cogliere gli orientamenti ed i comportamenti diffusi tra le diverse entità economiche ed
imprenditoriali nei confronti degli eventi culturali del territorio.
In particolare per quanto riguarda il contesto delle imprese locali, si
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
sostiene che dimostrano un debole interesse all’investimento in
campo culturale: discontinui e passivi sono gli interventi che si risolvono quasi sempre in contribuzioni di tipo economico.
Le imprese locali, più in generale, hanno deboli competenze e limitate strategie di comunicazione nei confronti dell’ambiente esterno e
quindi non sono in grado di valutare il collegamento permanente ad
un’iniziativa o ad un settore culturale. Succede così che le imprese
locali attive nel campo della sponsorizzazione in campo culturale
scelgano la strada di finanziare più iniziative in modo da diversificare i canali di promozione.
I giovani professionisti di Incoerenze, società di comunicazione operante a Salerno, fanno osservare che un intervento in cultura non comporta necessariamente dei forti investimenti per un’azienda ed i risultati
della promozione della propria immagine attraverso manifestazioni culturali sono superiori a quelli ottenuti con le tradizionali formule collegate
all’utilizzo dei media. Salvatore Casillo, Responsabile Centro Studi sul
Falso osserva:
“Se togliamo il pubblico non si trova nessuno, sia perché mancano imprese sensibili all’idea dell’investimento culturale, sia
perché nessuno ha una strategia di comunicazione nella
quale valutare il peso, non di un exploit estemporaneo, ma del
collegamento ad un’iniziativa o ad un settore. Anche lì si arriva alla divisione di quello che c’è, ma in questo modo non
hanno neanche loro un’identità, ma si limitano ad essere una
presenza che non viene percepita, perché essere presenti in
tante cose completamente diverse tra loro vuol dire non essere presenti, non essere riconosciuti”.
In termini problematici, si manifesta l’interesse del sistema economico
ed imprenditoriale salernitano ai temi della cultura e dell’investimento in
comunicazione in ambiente artistico. D’altra parte, la mancanza di indicatori qualitativi sulle manifestazioni culturali ed artistiche del territorio
(numero di contatti, profilo dei visitatori, impatto sul sistema della comunicazione, ecc), consiglia le imprese a muoversi con cautela pur nella
consapevolezza del ruolo e della funzione che la cultura svolge a vantaggio della qualità complessiva della produzione, del prodotto e del
sistema territoriale.
44
Ad entrare sotto la lente di osservazione non sono solo i rapporti tra
eventi culturali e contribuzioni delle imprese, ma le relazioni che si stabiliscono tra cultura e mondo economico. Questo piano di ragionamento introduce delle considerazioni sulla cultura imprenditoriale che caratterizza il sistema economico e produttivo salernitano.
Antonio Bottiglieri, Assessore al turismo del comune di Amalfi, afferma:
“Spesso mi scoraggio quando penso che nella nostra provincia
c’è poca cultura d’impresa e non c’è niente che somigli ad un’impresa culturale. Va fatta una riflessione sui due termini, cultura e
impresa, che credo non siano mai stati spiegati dalle nostre parti.
Ci sono pochissimi imprenditori che siano convinti che impresa
significhi rischio, investimento, strategia di comunicazione e di
collocazione sul mercato di prodotti studiati su una strategia di
marketing. Tutto questo non c’è da queste parti.
Anche dove opero trovo albergatori, persone che vivono di turismo ma non progettano. C’è bisogno di un progetto nel quale
collocare una strategia vincente, che necessita anche e ovviamente di una partecipazione degli enti locali, ma mi sembra
altrettanto assurdo pensare che l’ente locale debba lavorare
senza avere un riferimento negli imprenditori, in questo caso
albergatori, locali. Credo che nove volte su dieci l’impresa alberghiera è poco impresa. Le scelte sono affidate sempre di più ad
imprenditori esterni, i tour operator, un esproprio delle scelte che
l’impresa dovrebbe fare per il proprio territorio e per la propria
azienda che comprime la crescita della zona”.
Le difficoltà di rapporto tra imprenditoria locale e cultura imprenditiva si
manifestano in termini di evidenze soprattutto sul versante dell’innovazione tecnologica, della creatività, del design e dell’estetica.
“La Barilla, ad esempio, per imporsi sul mercato, inventò la pasta
disegnata da artisti, una pura operazione di marketing ma che
portò l’azienda a livelli di vendita che prima non aveva. Mise in
relazione il valore estetico (allora andava di moda l’immagine
Italia, negli anni Ottanta) con il valore produttivo. A Salerno le
imprese non cambiano le confezioni dei loro prodotti da almeno
trent’anni e se non c’è un investimento di creatività in chi produce
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
manufatti, come si può immaginare che questi abbiano attenzione rispetto alla produzione creativa, alla produzione culturale. Per
loro il valore sta ne fatto che devi giocoforza mangiare, vestirti,
acquistare servizi. Più stabile è il valore antropico meno i consumatori cercano cose diverse da quelle che io ti do abitualmente”.
Osservazioni critiche non risparmiano gli altri attori economici del territorio. La loro azione, si fa osservare, non è orientata ad un innalzamento
della qualità del sistema territoriale, né determinante si rivela l’apporto
di queste realtà ad uno sviluppo sociale ed economico che interpreti la
cultura come risorsa strategica per lo sviluppo del territorio.
Il rapporto delle imprese con il mondo culturale non si esaurisce con i
soli interventi nel campo della sponsorizzazione. Formule di collaborazione del tutto nuove ed originali ampliano lo spettro di opportunità
potenzialmente attivabili sia da parte delle imprese che dalle organizzazioni e dagli operatori in campo culturale. A livello locale, soprattutto da
parte di chi è chiamato a gestire gli eventi culturali più significativi del
territorio, si manifesta una domanda di nuove formule di collaborazione
per lo sviluppo di vere e proprie intraprese. È un segno del livello qualitativo che molte iniziative hanno conseguito e della maturità operativa
degli operatori culturali.
“Quando parlo di finanziamenti io non intendo un’operazione
di tipo mecenatistico, non mi interessa. Mi interessa piuttosto
un discorso di cointeresse nel finanziamento, nella produzione
e nella gestione di un’intrapresa culturale che possa avere un
ritorno di carattere produttivo. Penso che il problema non sia
quello di finanziare, ma di ragionare insieme sul digitale nel
sistema cinematografico ed audiovisivo, della creazione di
software a supporto dell’evoluzione dell’entertainment, questo
mi interessa. L’importante è innescare un meccanismo con il
quale si cominci a dire che questo territorio produce, elabora,
costruisce”.
• Le Fondazioni Bancarie si limitano a
“elargire finanziamenti a pioggia, secondo logiche di mediazione
e si va avanti per mediazione tra i diversi interessi. Quando si
programma un’attività bisogna dire dei si e dei no, il problema è
che qui i no non si dicono”;
•
la Camera di Commercio dovrebbe agevolare e supportare, dal
punto di vista dei servizi, il passaggio delle realtà culturali da semplici organizzazioni volontaristiche a realtà aziendali vere e proprie.
“Ognuno di noi produce benefici economici rispetto alle attività
che svolge. Dal punto di vista della cultura credo che le esigenze
per tutti noi siano identiche: il problema del coinvolgimento degli
enti, dalla Camera di Commercio, che da noi viene intesa solo
come organo che distribuisce licenze commerciali e non viene
coinvolta nel quadro delle attività socio economiche del territorio”;
•
i grandi operatori industriali e commerciali del territorio non assumo
strategie di diversificazione delle proprie attività anche rispetto al
mondo dello spettacolo ed all’entertainment.
“Non è un caso che nell’area salernitana il meccanismo dello
spettacolo e dell’entertainment sia in mano ad imprenditori che
non sono del salernitano. C’è davvero una difficoltà perché i blocchi industriali e blocchi di grande commercio non hanno interesse
a questo tipo di ritorno”.
La relativa capacità di intervento nel mondo dello spettacolo del tessuto
imprenditoriale salernitano è controbilanciata dal discreto interesse da
parte di imprese di rilevanza nazionale e internazionale. Giffoni Film
Festival è, ad esempio, sponsorizzata dalla Kraft. La sponsorizzazione
ha avuto come risultato l’elaborazione del progetto “Scuola di Cinema”.
Giffoni Media Service (GMS), società di commercializzazione del marchio Giffoni, ha curato la creazione di un kit sponsorizzato da Kraft, a
cui sono legate una serie di schede esplicative di come si realizza e dei
vari componenti di un film (scenografia, musica, ecc.), col quale i bambini delle scuole medie dovranno fare lo story board di un film ideato da
loro.
Rosario Muro, amministratore delegato di GMS, fa rilevare che:
“Con lo sponsor si è instaurato un rapporto non univoco. Non
vogliamo solo ricevere, ma vogliamo dare l’opportunità di avere
una maggiore visibilità fatta in un modo elegante, avendo atten-
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
zione sia per la divulgazione del prodotto commerciale sia per
quella della cultura. Dalle società interessate a fare da sponsor
non vogliamo solo una contribuzione economica ma la disponibilità a fare progetti in collaborazione”.
Linea d’Ombra, festival cinematografico dei nuovi linguaggi giovanili, sviluppa con alcune aziende sistemi di sponsorizzazione nella
forma di servizi: una compagnia di spedizioni internazionale supporta la logistica, un’emittente televisiva collabora per la realizzazione
di una sezione, una banca locale concede un fido per l’anticipo delle
spese.
A costituirsi in termini di caso studio, sia per quanto attiene ai rapporti con gli sponsor che per le strategie di presenza sul mercato è il
Giffoni Film Festival che quest’anno traguardava la trentesima edizione. Racconta Carlo Andria, Presidente di GFF:
“Abbiamo cominciato trent’anni fa scegliendo un filone che definire fuori moda, per l’epoca, è riduttivo. Trent’anni fa le sale venivano chiuse e trasformate in supermercati, il mercato era essenzialmente composto da film di violenza o da film a luci rosse. L’aver
scelto il cinema per ragazzi era già per sé una sfida enorme che
ci ha dato ragione. Se trent’anni fa l’età media di consumatori di
cinema si aggirava intorno ai 40 anni adesso tutte le grandi case
cinematografiche investono moltissimo nei film “children” oppure
“family”. Abbiamo vinto una seconda scommessa, di fare in questo piccolo paese che trent’anni fa non era neppure visibile sulla
carta geografica un festival internazionale di cinema per ragazzi.
Non avevamo e non abbiamo strutture e non c’era niente che
potesse far immaginare la possibilità che il progetto potesse
andare avanti. Se l’avessimo fatto in Costiera magari avrebbe
avuto qualche chances di successo. Ma noi abbiamo vinto anche
questa scommessa, raggiungendo fama internazionale tanto da
essere invitati alle maggiori riunioni, ad esempio al CIFECI, l’Onu
dei festival internazionali di cinema per ragazzi, nel quale siamo
rispettati, dal momento che il nostro budget culturale è di 5 o 6
volte maggiore di quello che investono gli altri Paesi nel resto del
mondo. Moltissimi festival come il nostro sono scomparsi: penso
al Festival di Gijon in Spagna, alla sezione per ragazzi del
Festival di Venezia. Abbiamo raggiunto il nostro risultato culturale. Noi siamo diventati industria della cultura”.
Negli ultimi anni il Giffoni Film Festival ha avuto un netto miglioramento qualitativo, di visibilità e di fruizione turistica a cui però non è
corrisposta una maggiore attenzione da parte degli enti pubblici. Di
fatto le contribuzioni sono rimaste agli stessi livelli di cinque anni fa.
A fronte di ciò ed a fronte di un periodo poco favorevole anche per
le contribuzioni private l’Ente Autonomo, gestore del festival, ha
sentito il bisogno di avere una società che riuscisse a fare mercato
con l’immagine e i prodotti del Giffoni Film Festival.
“Giffoni Media Service (GMS), partecipata all’80% dall’Ente
Autonomo Festival di Giffoni (EAFG) si è trovata al momento
giusto posizionata sul mercato giusto e con l’obiettivo di venire incontro alle esigenze di una organizzazione come l’EAFG
che presentava due criticità sostanziali: una base di volontariato (150 volontari) ed un bilancio esiguo. Alla nuova società
sta quindi il compito di cogliere le opportunità che vengono dal
fatto che rispetto al momento della nascita del festival, in cui il
settore trattato era di nicchia, ora ci troviamo a vivere un
periodo in cui il family, il children, l’entertainment, tutto ciò che
è famiglia, adolescenti e messaggi positivi, rappresenta il 60%
del media-business mondiale e lo si può collegare al Giffoni
Film Festival”.
Giffoni Media Service nasce con una specifica mission: commercializzare i film che vengono presentati al GFF ma che non vengono distribuiti dai grandi operatori. GMS acquista i diritti e li distribuisce nel suo
mercato di riferimento (scuole, associazioni, circuiti cinematografici,
etc) con il marchio Giffoni. La promozione del marchio è uno degli
obiettivi prioritari perché è attraverso il marchio che si ricercano gli
sponsor, si organizza il fund rising sia per la società (EAFG) che per
altre manifestazioni. GMS è quindi il braccio operativo della manifestazione, con caratteristiche di elasticità e velocità che l’ente autonomo non ha. Significativo in tal senso il fatto che lo scorso anno la
società in soli due mesi di operatività “ha portato nelle casse della
manifestazione circa mezzo miliardo tra sponsor e servizi”. Dal racconto di Rosario Muro, amministratore delegato di GMS, emerge il
problema di una ri/progettazione dell’assetto istituzionale di molte
delle realtà culturali operanti nel territorio salernitano.
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Gli eventi culturali generano benefici economici non solo in termini
di entrate dirette e indirette, ma anche dal punto di vista delle entrate indotte, cioè relative, ad esempio, maggiori volumi di fatturato di
attività di vendita al minuto, attività di ristorazione, pubblici esercizi.
Racconta Elio Cantelmi, Presidente della Pro Loco di Teggiano:
“Lo scorso anno, in tre giorni, la festa medievale “Alla tavola
della Regina Costanza” ha portato nel centro storico di
Teggiano circa 60.000 persone. Questo ha significato un
indotto formidabile per la zona. Infatti in quei giorni tutti gli
alberghi del Vallo di Diano hanno esaurito i posti letto. Nelle
tre sere della festa apriamo le taverne, ma proprio perché la
gente è tanta vengono esauriti anche i posti nei ristoranti del
Vallo. C’è questo indotto economico notevole, formidabile che
non resta limitato solo a quei tre giorni ma stiamo verificando
che il passaparola intorno a questa manifestazione è tale da
invogliare durante tutto il corso dell’anno una serie notevole di
visitatori soprattutto da marzo ad ottobre”.
Effetti positivi si osservano anche sulle attività di artigianato artistico, sulla produzione di prodotti tipici, sulla nascita di nuove attività
nel campo della ristorazione:
“Sta crescendo un movimento diverso, comincia a sorgere un
piccolo artigianato, la bottega degli antichi sapori in cui si vendono prodotti alimentari tipici, un oleificio che si è attrezzato
per fare una produzione particolare di olio con una bottiglia
studiata, con un’etichetta studiata. Tutto questo è un sintomo
di un’economia che si sta muovendo, è ancora in uno stato
iniziale però si sta muovendo. Dieci anni fa era impensabile
una cosa del genere”.
molto spesso siamo costretti a rivolgerci all’esterno.
Preferiamo servirci da aziende del Sud, se offrono servizi professionalmente validi, ma abbiamo fornitori che vengono da
Milano”.
I vantaggi economici derivanti da un uso strategico della cultura, nella
progettazione dello sviluppo socioeconomico, possono estendere
anche la platea di soggetti coinvolgibili e la massa dei contributi attivabili e disponibili per la realizzazione di infrastrutture dedicate ad ospitare
eventi e manifestazioni culturali.
L’elemento culturale può diventare un traino economico per il territorio.
Lo dimostra il caso del comune di Giffoni Valle Piana, sede del GFF,
che ha beneficiato negli ultimi 5/6 anni di circa 50 miliardi di contributi:
15 miliardi per la cittadella3, a cui vanno aggiunti i finanziamenti per la
cineteca. Il borgo medievale, Terravecchia, ha avuto 11 miliardi dalla
regione Campania perché possa accogliere durante la manifestazione
una serie di botteghe. Infine è stato ristrutturato un convento del 1300
con un contributo di quasi 15 miliardi.
“Tutta questa attenzione per il paese è stata conseguente al
Giffoni Film Festival. Inoltre ogni anno ci sono 20/30 giovani iscritti in varie università italiane che fanno una tesi su Giffoni Film
Festival. Siamo orgogliosi di essere uno degli esempi di come la
cultura possa essere motore economico. Oltretutto siamo in un
territorio in cui la disoccupazione, specie quella giovanile, è al
27%”.
CULTURE ED OPERATORI CULTURALI
Inoltre le necessità operative e funzionali collegate alla produzione
di eventi possono portare allo sviluppo di imprese con funzioni integrate nell’ambito dell’organizzazione di spettacoli. Gli eventi culturali
sfruttano esternalità positive e ne generano, ad esempio nelle funzioni di service, negli allestimenti, nella logistica, con strumenti di
comunicazione quali brochure e cataloghi.
“Per organizzare un festival di cinema abbiamo bisogno di
attrezzature – microfoni, gli impianti audio, i videowall etc – e
I rilevanti processi di modernizzazione che hanno attraversato la
società italiana hanno manifestato i loro effetti anche dal punto di
vista dell’ampliamento del contenuto professionale di tradizionali
figure operanti in campo culturale e contemporaneamente hanno
dato origine ad uno spettro di profili, di competenze e di professionalità sempre più articolato e differenziato.
L’esplosione di domande e di bisogni di natura culturale e la conse3
50
Si veda scheda relativa a GFF.
51
Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
guente necessità di organizzare risposte, sia dal punto di vista dei
contenuti che delle formule organizzative necessarie a fornire continuità e solidità ai sistemi di offerta, ha posto le basi per una radicale
trasformazione. Si è così passati da un assetto istituzionale principalmente informato da un’adesione volontaria e generalista alla produzione culturale, tipico degli anni ’70, alla tendenziale specializzazione manageriale e professionale più caratteristica degli anni ’90.
Oggi, per poter accedere ai contributi sia pubblici che privati occorre
competere con progetti, con formule innovative, con servizi pensati
per il pubblico, con allungamenti della catena del valore, con relazioni più stabili con le imprese sponsor. Le risorse finanziarie per la
cultura, vista la loro scarsità, richiedono una capacità di gestione
delle attività, una programmazione economica di medio periodo, un
accurato rapporto con il personale, un progetto strategico di lungo
periodo. Questo comporta una costante dialettica tra momento
creativo-artistico ed economico gestionale, soprattutto se è costante
il ricorso a terzi nel finanziamento delle attività culturali. Nel caso di
finanziamenti pubblici, erogati da interlocutori istituzionali, accade
che, in mancanza di indicatori di qualità ed efficienza delle proposte
artistiche, la distribuzione dei fondi venga stabilita favorendo rendite
di posizione.
In altre realtà regionali, operatori culturali, gruppi economici e finanziari,
imprenditori privati, collaborano in termini di intraprese, joint venture,
progetti economico-culturali investendo rilevanti risorse nei settori dell’economia della cultura ed in iniziative a carattere culturale. Viceversa il
territorio campano è, a detta di diversi interlocutori, ancora assai poco
permeabile a queste nuove configurazioni. Secondo alcuni interlocutori,
a persistere tra gli operatori culturali è un atteggiamento di tipo assistenzialista che fa della cultura l’ultimo settore, dove ancora si chiedono
finanziamenti a fondo perduto.
situazione anche perché sono impossibilitate a vivere in un
laboratorio asettico per produrre l’acqua più pura che c’è. Di
fatto, la cultura è sempre la quintessenza del tipo di relazioni
che gli uomini sanno avere tra loro in un determinato momento. In questa visione qualsiasi dissonanza dell’ambiente o dei
comportamenti, rispetto al tipo di cultura territoriale che si vuol
far emergere, è un danno per tutte le attività imprenditoriali
che alla cultura del territorio sono legate. L’attore pubblico
dovrebbe intervenire su queste dissonanze al fine di creare un
substrato territoriale di cultura imprenditiva, piuttosto che degli
episodi frammentati nel tempo e nello spazio.
Purtroppo in regione né a Napoli, né a Salerno e né in altri territori, pur essendoci delle culture territoriali di un certo valore,
sono riusciti a fare una politica di valorizzazione sistemica del
territorio intorno a queste ricchezze. I motivi sono forse da
ricercare nel fatto che siamo di fronte ad aspetti generali legati
alla sicurezza, alla fruibilità, alla pulizia, agli esercizi commerciali, alle attività artigianali ecc., un insieme di variabili troppo
complesse da amministrare in una logica di sistema”.
Si osserva che in Campania, e più specificatamente in provincia di
Salerno, le iniziative culturali si trovano in una condizione di stato
nascente per cui manifestano tutte le debolezze di una condizione
segnata dalla personalizzazione dell’evento, dalla proposta di un
circuito familistico e dall’eccesso di identificazione tra evento ed
ideatore.
Nell’ambito della produzione culturale salernitana, si afferma, non è
ancora possibile separare l’evento dalla personalità che l’ha ideato.
Questo si traduce in una fragilità dell’evento stesso conseguente al
rischio che, venendo meno il supporto personale dell’ideatore, l’iniziativa possa inaridirsi.
“Qui c’è la vecchia tradizione meridionale del personalismo. Non
dimentico, però, che questo non avviene solo da noi. Nella nostra
realtà però queste grandi personalità di solito si muovono in
modo abbastanza isolato, per loro scelta o per loro limite. Questi
grandi attori, che sono di per sé fortemente motivati e debbono
esserlo, in un contesto che rende difficile i finanziamenti e non
solo, di fatto vedono la presenza degli altri interlocutori come una
“Il trincerarsi dietro al fatto di offrire beni immateriali sembra
essere solo un espediente per non affrontare il mercato, in
realtà non ci sono alternative al considerare una impresa culturale una impresa di mercato In merito alle imprese culturali,
occorre considerare anche gli svantaggi derivanti da questa
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
sottrazione di risorse rispetto alla propria manifestazione.
Questo aspetto riguarda la debolezza degli attori. Il punto è che
bisogna rendersi conto che dietro alle grandi manifestazioni e alle
grandi intraprese industriali ci sono delle grandi personalità.
Questo vuole dire che non siamo arrivati al processo e che non
abbiamo i soggetti per un capitalismo maturo”.
miei sponsor, la mia rete amicale, i miei contatti politici. Tutto
è pensato, ideato e programmato come se ciascuno di loro
dovesse compiere lo sforzo biblico di creare ex novo il mondo
e il loro evento collocarsi al centro del mondo”.
D’altra parte, si fa osservare che uno dei principali tratti distintivi
delle organizzazioni culturali che operano nel territorio salernitano fa
riferimento alla fragilità organizzativa e funzionale. Aspetti che non
favoriscono i noti processi di specializzazione, di ricerca di economie di scala, di diversificazione dell’offerta e dei canali di mercato.
Il patrimonio più o meno consistente ed ampio di risorse ideative,
economiche e relazionali che sostengono le iniziative a scala locale
favorisce l’affermarsi di una dimensione autoreferenziale dell’offerta culturale. Alcuni interpretano questo fenomeno come il portato di
antiche preesistenze di ordine culturale ed antropologico che rimangono attive nell’azione quotidiana.
È di questo parere, ad esempio, Carmine Mottola, responsabile del
Festival di Musica Antica, che afferma:
“C’è un vizio di fondo nella gente che sta qui: non si fanno mai
cose in collettività. Uno fa una cosa come se l’avesse inventata lui, non si guarda a situazioni già in atto, a qualcuno che ha
già fatto un tentativo. Quando uno fa una cosa a Salerno o in
provincia si mette lì e dice “questo l’ho fatto solo io e comando
io”. È un tipo di mentalità che non ammette il rapporto collettivo, non ammette lo scambio di esperienze. Sono tutte persone che partono con il fatto che loro dominano un certo orticello e nessuno ci deve mettere bocca. Credo che la situazione
sia destinata a peggiorare. Io non sono di Salerno ma è da
trent’anni che sono qui e certe logiche salernitane non le ho
capite. Capisco se certe scelte dei politici dipendono dalla
successiva raccolta dei voti, ma analizzando i soggetti finanziati non si ritrova neanche questo tipo di logica”.
Lo spazio autoreferente
Ad una scala più prossima alla realtà salernitana, ad essere finora
premianti tra gli operatori culturali sono stati i micro comportamenti che esaltano le identità distintive e le reti di cooperazione territoriale a corto raggio. Caratterizzazioni che permettono di configurare
organizzazioni piatte, leggere e orizzontali, che esaltano la flessibilità professionale (anche se, e lo vedremo più avanti nel rapporto di
ricerca, questa condizione è segnata da una diffusa precarietà) e la
modularità delle proposte culturali.
Caratterizzazioni che avvicinano i modelli organizzativi e funzionali
agíti dalle associazioni salernitane alle tendenze evolutive dell’organizzazione imprenditoriale e professionale in campo culturale registrati in aree e in contesti certamente più articolati4.
Il tratto distintivo e problematico, che accomuna buona parte delle
realtà operanti nel settore artistico-culturale della provincia, fa riferimento ad una autoreferenzialità delle iniziative.
La produzione di eventi culturali, secondo gli stessi operatori, si alimenta di un uso smodato del termine “mio”:
“il mio evento, la mia rassegna, il mio comune, la mia compagnia, il mio ente finanziatore, il mio tipografo, i miei alberghi, i
4 LegaCoop - Sinnea International, Nuove competenze e nuove professionalità delle Imprese dello spettacolo, indagine conoscitiva realizzata su un campione di imprese dell’Emilia Romagna, Marzo 2000.
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L’autoreferenzialità delle iniziative e degli stessi operatori culturali
organizza un ambiente dove il cementante è costituito principalmente dall’amicizia e “Quando si sceglie un amico lo si sceglie non per
qualità professionali. La logica è questa ed è la logica familistica”.
D’altra parte, c’è chi osserva che l’atteggiamento, sia da parte degli
Enti pubblici che delle manifestazioni più importanti, non è impostato su rapporti di collaborazione ma sul dirigismo. Ognuno percepisce sé stesso come il naturale gestore del sistema culturale. Il
discorso e l’atteggiamento comune è quello di dire “Sono io che
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
devo farvi vedere come si fa. Si autocandidano dicendolo in maniera più o meno chiara ed evidente”.
ne delle politiche e questo riguarda la regione, ma te lo ritrovi,
in misura molto differente, devo dirlo, anche nelle città”.
Vi è chi sostiene che questa situazione non può essere interamente
addebitata alle amministrazioni locali, ma che la logica dei finanziamenti a pioggia è un’esigenza espressa anche dagli stessi operatori
culturali.
Lo stretto legame che si viene a stabilire tra iniziative ed eventi culturali ed attività turistiche determina che un buon numero di iniziative nel settore dello spettacolo nascano in funzione di un allargamento dello spettro di opportunità di intrattenimento per i turisti presenti in provincia durante il periodo estivo. L’intervento pubblico, dal
canto suo, tende a privilegiare questo tipo di approccio alla produzione culturale, dal momento che il territorio presenta notevoli
opportunità di utilizzo turistico.
“È un errore di valutazione addebitare soltanto alle amministrazioni la colpa di questa situazione. Le amministrazioni
qualche volta hanno il coraggio di andare contro corrente, di
fare la cosa impopolare che poi paga, ma per la maggior parte
dei casi le amministrazioni rispondono alle esigenze maggioritarie. Se a Salerno l’esigenza maggioritaria è il finanziamento
a pioggia, per accontentare tutti, allora diventa tutto più complicato anche per le amministrazioni. Con questo non voglio
difenderle, sono ignoranti, non hanno il senso della cultura
come progetto, come bene, e in questo peccano tutte. C’è da
dire però che c’è anche una richiesta molto bassa. Io che frequento moltissimo il comune vedo un via vai continuo, e ognuno afferma con forza la propria idea…c‘è da impazzire e non
c’è un punto di forza di aggregazione, quando poi le stesse
istituzioni che dovrebbero essere orientate a questo – penso
alla Fondazione Menna, alla Ca.Ri.Sal. - in realtà fanno la
politica dell’amico del conoscente. Che gli amici siano geni
non interessa, in ogni caso non si tratta di una politica reale di
promozione”.
“Occorre collegare gli eventi di tutto ciò che è cultura allo sviluppo del territorio, perché altrimenti non c’è motivo per promuovere eventi spettacolari se non c’è ritorno pratico attraverso la possibilità di avere turisti. La promozione, solitamente
demandata alla Regione, all’Ente Provinciale per il Turismo e
ci auguriamo presto alle APT (aziende di promozione turistica), noi l’effettuiamo anche attraverso le nostre azioni di concerto con Regione Campania, la Camera di Commercio, il
Parco Nazionale del Cilento, gli istituendi Parchi Regionali e i
singoli comuni”.
Certamente la situazione è resa complessa anche dal quadro normativo ed istituzionale a livello regionale, dove viene stabilita dal un
punto di vista legislativo, una connessione diretta tra cultura e turismo. La Regione Campania finanzia il settore cultura attraverso il
settore turismo e spettacolo. Questo ha portato inevitabilmente i
soggetti che lavorano nel territorio a promuovere la propria immagine come rilevante sul piano turistico.
“Se vai a parlare con l’assessore alla cultura ti dice che non è
sua competenza, se vai a parlare con l’assessore al turismo ti
dice che puoi fare quello che vuoi ma ha un ritorno di carattere turistico? Allora è chiaro che qui tutto ritorna sulla definizio-
Negli ultimi anni poi vi è stata una proliferazione di iniziative che partendo da una riscoperta di usi, costumi e tradizioni del territorio
(vere o inventate che siano) - si rivolgono espressamente a questo
tipo di pubblico. I tratti di queste iniziative non possono che assumere la forma di sagre, feste di paese, gourmet di prodotti tipicizzati. E
tuttavia questo movimento è indicatore di come il turismo sia un settore sul quale si addensino una serie di aspettative provenienti dalle
aree meno favorite dai processi di sviluppo e su come questa
domanda territoriale possa essere accompagnata da adeguate politiche culturali ed imprenditoriali e non viceversa abbandonata ad
uno “spontaneismo senza prospettive”.
Ma se si analizzano in profondità le esperienze dei festival di successo, appare evidente che l’integrazione tra offerta turistica e
eventi culturali non sempre agisce nei termini di un trascinamento
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Lo spazio ambientale della cultura
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
virtuoso del turismo nei confronti della cultura. Anzi, e potrà apparire
un paradosso, i punti di maggiore qualificazione della produzione
artistica provinciale si trovano localizzati proprio dove l’offerta turistica si presenta debole per infrastrutture e servizi. In questo contesto,
le manifestazioni culturali svolgono una funzione di modernizzazione e di qualificazione delle attività turistiche sul territorio. Fa osservare Maria Grazia Caso, direttore artistico del MedFest:
“Il fatto di organizzare il MedFest a settembre nasce dalla
volontà di non ridurre il turismo ad una fruizione esclusivamente estiva con offerta scarsa e turismo di bassa qualità. A
ciò si aggiunge il fatto che mi rivolgo ad un pubblico diverso,
un pubblico interessato, motivato e con una specifica sensibilità. La gente che viene devo seguirla, organizzando itinerari
per fornire qualcosa di accettabile. Il direttore artistico di un
altro festival, pur avendo apprezzato il festival per la sua offerta tecnica, ha espresso il suo disappunto per il servizio alberghiero”.
Carlo Andria, presidente del GFF, afferma che il successo del
Festival di Giffoni è anche il risultato della perifericità di Giffoni Valle
Piana dai tradizionali sentieri turistici. L’esperienza di GFF può oltremodo far riflettere su come dei vincoli territoriali possono divenire
risorse ed opportunità per eventi artistici e culturali.
“A differenza di altri festival che sono nati con l’obiettivo di
dare visibilità ad un luogo, legandosi direttamente al momento
turistico, il festival di Giffoni non ha avuto questo tipo di obiettivo anzi la posizione in cui si trova, che poteva costituire un
elemento di debolezza, è stata trasformata in un punto di
forza poiché ci si è concentrati nello sviluppo dei contenuti e
sulla qualità della manifestazione. Nella forza dell’anomalia è
venuta fuori una manifestazione di respiro internazionale, che
non può proporsi ad un confronto con il panorama locale se
non con Ravello, che si afferma più come vetrina mondana
che per la qualità dell’evento. A livello nazionale la manifestazione di Giffoni viene immediatamente dopo Venezia che, pur
supportata da una grossa lobby, non riesce a fare mercato
con le produzioni che vi si affermano”.
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Dal punto di vista dei soggetti culturali, le valutazioni più ricorrenti
sull’organizzazione turistica del territorio e sull’offerta di servizi di
svago non sono indirizzate positivamente. Chi deve organizzare
eventi, manifestazioni e spettacoli spesso si deve confrontare con
un sistema di accoglienza poco propenso a considerare gli eventi
culturali un veicolo promozionale. Invece di agevolare le procedure,
i sistemi di prenotazione, effettuare particolari sconti o forme di
pagamento dilazionate, gli operatori turistici, ed in particolare gli
albergatori ed i ristoratori, creano difficoltà, ostacoli, sistemi rigidi di
offerta. Il sistema turistico, è questa la valutazione più diffusa, non
supporta con le sue specifiche funzioni le iniziative culturali e dello
spettacolo. A volte si registrano lamentele e proteste da parte dei
visitatori per il tipo di accoglienza e trattamento ricevuto nelle strutture commerciali ed alberghiere. Le manifestazioni culturali assumono la funzione indotta di accompagnare e qualificare le strutture
ricettive e turistiche verso una cultura del servizio che ponga al centro un cliente evoluto con domande differenziate. In questo senso
resta ancora quasi del tutto inesplorato il canale del turismo culturale inteso come attività economica ed imprenditoriale di qualità, per
piccoli numeri, destagionalizzata.
L’Osservatorio Turistico Nazionale delle Città d’Arte ha svolto un’indagine su 309 comuni italiani, definendo per la prima volta le città
d’arte in un’ottica di sistema ospitale. I comuni oggetto dell’indagine
sono stati classificati in dieci tipologie diverse sulla base dell’offerta
culturale e dell’ospitalità. Queste tipologie, riconducibili ad altrettanti
gruppi di offerta, si distinguono in due filoni: il primo comprende i
sistemi ospitali che attualmente possono essere venduti come città
d’arte (L’élite culturale), del secondo fanno parte quelli che necessitano di interventi, strutturali, promozionali o d’immagine, per poter
essere venduti come destinazioni turistiche legate ad un’offerta culturale e d’arte. Salerno si colloca nel secondo gruppo, all’interno
della tipologia “Praticare l’accoglienza” cioè tra i centri che possono
contare su una buona offerta culturale ma mancano di un comparto
ricettivo sviluppato, limitando così le possibilità di permanenza.
Le esperienze di Giffoni Film Festival, di Linea d’Ombra, di
Baronissi Jazz, del MedFest di Ascea, sembrano confermare che lo
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L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
sviluppo di un sistema articolato di offerta culturale presuppone,
oltre che strutture adatte per l’accoglienza, di una serie di interlocutori che rendano stabile il livello di finanziamento e il livello di collaborazione in modo che si possa arrivare a definire un piano di sviluppo per l’economia della cultura.
“Questo non esiste per diverse ragioni: per una instabilità
della Regione Campania, perché la Regione spende troppi
soldi per la cultura, ma francamente è difficile capire dove li
spenda. Indubbiamente c’è un patrimonio enorme in regione
ma è difficile vedere, quantificare questa quantità eccessiva di
spese per la cultura. Si spende per la cultura senza un piano
preciso, senza sapere dove si vuole arrivare e senza sapere a
quali grandi sistemi della comunicazione industriale agganciarsi. Prendiamo come esempio la televisione: possiamo
pensare di produrre su Salerno o su Napoli grande televisione? Questa illusione è stata coltivata per qualche anno, al di
là del Centro di Produzione. Credo che il nodo centrale sia
l’assenza di una pianificazione di carattere politico, e quindi
dell’assenza di una costante attenzione rispetto al prodotto e
al progetto che le singole manifestazioni propongono”.
Le richieste di stabilità finanziaria e funzionale hanno esplicitamente
lo scopo di abbassare la componente competitiva tra gli operatori
culturali sui budget pubblici disponibili. Anche perché sembra prevalere l’interesse a tentare di sviluppare reti di esperienze per presentarsi collettivamente sul mercato ed a privilegiare operazioni di coordinamento.
GLI ATTORI CULTURALI
Un’analisi sulle caratteristiche delle realtà operanti nel settore culturale deve necessariamente assumere alcuni indicatori di carattere
economico, organizzativo e funzionale per cogliere elementi caratteristici e potenzialità evolutive. Non sono stati adottati i modelli tipici
dell’economia aziendale, apparivano inadatti ad interpretare una
realtà così articolata e allo stesso tempo destrutturata.
La realtà culturale è segnata da iniziative nate principalmente negli
ultimi dieci anni, caratterizzate da un assetto istituzionale ed organizzativo poco adatto a sostenere lo sviluppo di una concreta prospettiva economica ed imprenditoriale. Risultano prevalenti modalità
organizzate di tipo associativo dove le finalità artistiche e culturali
sopravanzano quelle gestionali e manageriali. Questo assetto fa sì
che un numero molto limitato di realtà organizzative si possano
attualmente definire imprese culturali.
Dalla scomposizione del prodotto offerto, due sono i principali raggruppamenti di settore del sistema culturale della provincia di
Salerno:
1) il settore dei beni culturali che comprende quelle realtà la cui
funzione prevalente è la tutela e la valorizzazione del patrimonio
culturale, storico, artistico e paesaggistico. La gestione di questi
beni è prevalentemente pubblica e le normative vigenti sono attualmente ancora molto rigide in materia di cessione di beni culturali.
Non si può pertanto parlare dell’esistenza di un vero e proprio mercato. Tuttavia nel campo dei beni culturali gestiti dagli Enti Locali,
l’amministrazione provinciale ha promosso con Mecenate 90, associazione nazionale promossa da Confindustria, uno studio per la
loro valorizzazione.
“Abbiamo diversi beni culturali sparsi sul territorio provinciale
che cerchiamo di portare avanti con diverse iniziative.
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Gli attori culturali
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Due esempi: a Salerno il Castello Arechi e Villa Guariglia che
sono stati oggetto di due progetti da parte di cooperative che
hanno chiesto tramite I.G. la gestione di questi luoghi.
Mettendo queste strutture a disposizione di eventi particolari
diventano anche cassa di risonanza per gli eventi culturali.
Lavoriamo alla valorizzazione e potenziamento del museo di
Padula e a quello di Sala Consilina attraverso la promozione.
Stiamo, inoltre:
- ipotizzando l’acquisto di altri beni;
- concludendo la pinacoteca presso il Palazzo Coppola;
- in trattative con il ministero della Difesa affinché ci cedano
un’altra ala del palazzo che ospita il museo provinciale”.
•
La recente autonomia gestionale concessa dallo Stato a
Pompei, attiva dal ’97, accompagnata dall’istituzione della figura
del city manager e dall’esternalizzazione di alcuni servizi, può
costituire, vista la validità della formula, un’esperienza destinata
a trasformare la gestione dei beni culturali da parte dello Stato.
•
A Paestum, grazie al potenziamento della manutenzione dell’area archeologica e allo sviluppo di iniziative culturali collaterali
sono aumentati i visitatori.
Tuttavia si sottolinea la superficialità con cui si trattano i beni
culturali. Si pone l’accento sulle recenti iniziative volte a promuovere forme di imprenditorialità giovanile collegate allo sfruttamento di beni e giacimenti informativi. I giovani imprenditori
sarebbero del tutto impreparati a gestire le attività previste dal
momento che non presentano una preparazione e delle competenze specifiche sui beni da trattare.
richiede anni e anni di lavoro continuo. Quando sento parlare
di imprenditoria giovanile o di servizio civile pressi i musei o le
strutture culturali resto assolutamente perplessa. La mia
esperienza con i giovani che hanno fatto il servizio civile a
Villa Guariglia o al museo provinciale mi ha fatto cadere le
braccia. È un campo in cui esiste una grande faciloneria.
Sento ripetere in continuazione da chiunque “A me piace
tanto questo campo, sono un appassionato”. A me può fare
piacere ma non si può perseguire una politica in cui necessariamente bisogna inserire giovani non preparati, non solo, ma
distratti. Sono molto delusa da quello che ho potuto vedere
nei miei incontri con le scuole o con i giovani del servizio civile. Se queste sono le premesse per il futuro non vedo dove si
possa arrivare. C’è anche un’assoluta mancanza di dignità
personale. Il dato di fondo nel campo dell’industria culturale è
proprio questa impreparazione e faciloneria che è un po’ difficile superare e si verifica una corsa per risolverlo senza avere
gli strumenti adatti”.
La tensione fra conservazione e valorizzazione dei beni culturali
rimane comunque una questione aperta. Il Centro Universitario
Europeo dei Beni Culturali di Ravello ha recentemente elaborato
una “Carta dell’Etica del Turismo Culturale” che vuole diventare un’indicazione di principi che, per i loro valori universali,
sono idonei a promuovere una cultura del turismo. La Carta Etica
si ricollega alle convenzioni, alle raccomandazioni e direttive formulate nelle varie sedi internazionali e si auspica pertanto un
inserimento dei suoi principi negli statuti degli enti territoriali.
L’adozione di questo documento è stata motivata “dall’incremento sempre maggiore dei flussi turistici e dalla corrispondente progressiva tendenza alla massificazione della fruizione dei beni
artistici del fenomeno, con intensità crescente ormai in atto. Tali
fenomeni sollecitano la difesa dei beni culturali da utilizzazioni
eccessive ed improprie minacciati da un eccesso di presenza
turistica. È necessario pertanto promuovere modalità di accesso
che favoriscano l’accrescimento della conoscenza delle differenti
realtà pur preservando gli equilibri ambientali nella prospettiva di
un turismo compatibile”.
Afferma Matilde Romito, direttrice dei Musei Provinciali:
“Mi spaventa la tendenza attuale che vede i beni culturali
come il Pozzo di San Patrizio. Questo è positivo per un
discorso di aggregazione, di passione, di produzione, ma si
porta dietro una seria mancanza di professionalità.
Diversamente da quello che succede in altri campi, nel settore
culturale si ritiene di poter diventare facilmente attori di diversi
processi, percependo magari lauti guadagni. Questo campo
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
2) il settore dello spettacolo (entertainment) che raggruppa le
aziende, o le realtà organizzative, che rispondono ai bisogni di
svago attraverso la produzione e la distribuzione di eventi singoli od
organizzati in strutture stabili. Un’ulteriore sottoclassificazione permette di evidenziare come sul territorio salernitano siano principalmente presenti attività di produzione e distribuzione di spettacoli dal
vivo (performing arts) come teatro, danza, musica, festival.
All’interno di questi settori la specificità salernitana è riferita ai festival cinematografici.
“Abbiamo ben tre festival – Salerno, Giffoni, Linea d’Ombra –
e lo sforzo che stiamo compiendo come Amministrazione
Provinciale è di dare autonomia assoluta, che vuol dire per
loro anche l’opportunità di crescere, di svincolarsi dagli enti,
attraverso un auto sostentamento e di potersi proporre come
momento di cultura per tutto l’anno, al di là dell’evento che
viene consumato in una settimana. Registriamo con soddisfazione che riescono a qualificarsi anche a livello europeo, perché riuscire ad acquisire finanziamenti europei significa
anche, tenuto poi conto del rigore delle regole europee, riconoscere ad essi una qualità e un’organizzazione che dà
anche il senso della strutturazione. Sono diventati in qualche
modo imprenditori di se stessi, possono essere un esempio”.
aggravio di problemi sul fronte del sistema bancario e un sovraccarico di costi derivanti dal pagamento di interessi passivi. Osserva
Stefano Giuliano, direttore artistico di Baronissi Jazz:
“Tutti voglio realizzare in breve tempo il grande sogno di avere
una grande manifestazione ma se alla prima edizione avemmo un finanziamento di circa 20 milioni quest’anno forse arriveremo a 100. Per la realizzazione di quest’appuntamento,
che si tiene a luglio, ho iniziato a lavorare a dicembre ma non
si riesce a fare un cartellone a febbraio perché manca la certezza del finanziamento. Avendo a disposizione un budget
sicuro potrei giocarmi le opzioni e chiudere i contratti a febbraio invece di aprile o maggio con artisti che potrei circuitare
nel resto della Campania. A Napoli ci sono altri festival con i
quali abbiamo cercato di consorziarci (Nocera, Salerno,
Minori, Baronissi) soprattutto per avere risparmi su una campagna pubblicitaria comune. Ci siamo incontrati anche per
capire che aria tirava per capire se ci sono le premesse per
fare un discorso insieme”.
L’esigenza di incrementare sia i volumi di risorse pubbliche, così
come di elevare la quota di risorse private, orienta alcune realtà
organizzative a muoversi anche sul terreno economico ed imprenditoriale. A fare da esperienza pilota è il Giffoni Film Festival:
“Noi siamo un ente no-profit e ci siamo affidati per anni per la
vendita del nostro marchio a società esterne, sbagliando perché in questo modo molti profitti non venivano a noi. Noi
siamo assistiti dai contributi pubblici, su 2,5 miliardi 1,5 arriva
dal pubblico. Ma il finanziamento del pubblico non è mai sicuro. La nostra intenzione non è sostituire il pubblico con il privato, ma quella di avere una liquidità, assicurata dal privato,
che ci metta in condizione di fare le nostre attività. Ecco perché è nata Giffoni Media Service, per vendere bene il nostro
marchio e venderci bene ai nostri sponsor, in modo da avere
una certa tranquillità economica”.
PERCORSI VERSO L’IMPRENDITORIALITÀ
Il sistema culturale della provincia di Salerno è in larga misura finanziato con risorse di provenienza pubblica. La quota di risorse proveniente dal settore privato si attesta su percentuali stimabili del 710%. Il valore, leggermente superiore al dato nazionale anche se
del tutto indicativo, sembra indicare lo sviluppo di una capacità di
interlocuzione degli operatori culturali con gli investitori privati e conferma l’eccellenza e l’appeal di diverse proposte artistiche presenti
sul territorio.
Visto il peso della contribuzione pubblica sui budget delle iniziative
culturali, molti operatori sottolineano i gravi problemi che derivano
dall’incertezza e dalla irregolarità dei pagamenti. Ciò comporta un
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Tuttavia tratti imprenditoriali, seppur in forma di un percorso dai contorni ancora troppo sfumati per poterne ricavare qualche indicazione
certa, si manifestano quantomeno come esigenza comune.
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
L’attenzione si concentra sulle tendenze evolutive del mercato e
sulla valutazione che, nei prossimi anni, la competizione tra organizzazioni che operano nel settore dello spettacolo sarà destinata ad
aumentare.
terizzazione del mercato del lavoro nei settori culturali, se da un lato
introduce elementi di precarietà lavorativa, dall’altro permette e facilita
l’adozione di configurazioni organizzative adatte a rispondere efficacemente alle mutevoli esigenze del mercato.
La prospettiva imprenditoriale fa lievitare l’attenzione alla qualità del
prodotto offerto, introducendo indicatori di valutazione dell’offerta culturale, e dinamizzando il rapporto tra contenuti artistici di uno spettacolo e
gestione economico finanziaria. L’attuale capacità interna di costruire
l’offerta con l’ausilio di strumenti di ricerca offerti dal marketing, dalla
sociologia delle emozioni e dall’applicazione di tecnologie della comunicazione, è per il momento un vantaggio competitivo poco compreso.
Nell’ultima edizione del Festival Linea d’Ombra in collaborazione con
Sichelgaita, è stato distribuito un questionario mirato a cogliere le proposte migliorative di spettatori e giurati.
Il MedFest di Ascea utilizza un questionario per verificare il gradimento
della manifestazione e per progettare i servizi di accoglienza, inoltre ha
promosso una ricerca sulle realtà operanti sul territorio che possono
ampliare l’offerta dei servizi per il MedFest.
“La precarietà non deve essere interpretata come un fatto
negativo. Piuttosto credo che si debbano formare delle strutture, delle iniziative in grado di ascoltare queste precarietà, di
farle manifestare e di consolidarle. Se mi dovessi riferire sempre al mio mestiere, dare l’opportunità ai “giovani architetti” di
esprimersi, di produrre qualche cosa, cosa che credo sarebbe
da favorire, ma a livelli qualitativi alti, così come naturalmente
dare spazio ad esperienze musicali, a chi si dedica ad arti
figurative etc. Io è qui che vedo una completa assenza.
Manca un posto in cui ad esempio un giovane pittore salernitano possa mostrare le proprie opere, con un minimo anche di
supporto, senza che vengano poi lasciate lì appese. Il punto
fondamentale è creare un luogo capace di ascoltare e di dare
spazio all’espressione dei giovani. Io non riesco ad immaginare una strategia che dia una struttura a queste esperienze culturali all’interno del territorio salernitano, ma forse il primo
passo credo che possa essere questo”.
Il debole impianto economico, giuridico e patrimoniale delle organizzazioni private dello spettacolo si traduce in una diffusa precarietà
lavorativa e professionale per le persone occupate.
“In campo culturale il precariato dilaga in maniera ancora più
impressionante perché le imprese culturali non esistono, esistono
solo tante iniziative fatte con i soldi pubblici, molto spesso riescono a fare guadagnare soldi a persone già occupate in altri settori,
o disoccupati che però accettano il lavoro nero, organizzate da
associazioni di facciata, che favoriscono l’occasionalità e il mantenimento di una situazione assolutamente precaria.
L’organizzazione di eventi è un’impresa”.
Una situazione che non facilita la crescita dimensionale delle imprese, né una maggiore complessità organizzativa. A questo fa riscontro un forte accentramento delle decisioni nella figura del Direttore
artistico o nelle figure leader di ciascun gruppo. Ne consegue che le
strutture associative salernitane sono attualmente orientate a privilegiare le funzioni sui processi ed a valorizzare competenze specialistiche piuttosto che professionalità trasversali.
UNA PROGETTUALITÀ DIFFUSA
Dal punto di vista della produzione culturale, flessibilità e diffusione del
lavoro autonomo sono le attuali tendenze evolutive del mercato del
lavoro. Mentre i soggetti pubblici hanno organigrammi rigidi e prevedono forme di collaborazione a tempo indeterminato, nelle strutture private sono da anni operativi contratti a tempo determinato e varie forme di
collaborazione e di fornitura di servizi professionali. Quest’ultima carat66
Consapevoli dei limiti e dei rischi a cui si è esposti, un buon numero
di attori del sistema culturale locale sta elaborando progetti per la
costituzione di corsi di formazione, sistemi telematici di offerta, spazi
creativi, laboratori per la formazione del pubblico, etc. Si tratta di
una strategia degli operatori privati tesa a conseguire ed a garantire
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
continuità agli eventi culturali ed alle loro organizzazioni attraverso
una diversificazione dei propri sistemi di offerta e di entrate di natura
economica. Si tratta di un fenomeno nuovo per il territorio, indicatore dei rilavanti processi di mutazione e trasformazione che interessano il sistema culturale. Progettualità intesa come nuova modalità
di interazione con la sfera pubblica, con il sistema delle imprese
locali, con le diverse filiere economiche e produttive che innervano il
territorio. Osserva Marina Cipriani, Direttore del Museo
Archeologico Nazionale di Paestum:
“Queste zone hanno nella cultura, ambiente, storia e ricettività
un buon motore di sviluppo che deve poggiarsi alle produzioni
locali come tipicità e valore aggiunto piuttosto che come
export di prodotti industriali. La riproduzione di modelli importati da altre zone non funziona. Occorre saper vendere queste
realtà e bisogna farlo molto bene”.
I progetti più significativi censiti sul versante dei soggetti privati sono
stati promossi e riguardano:
•
•
•
Progettualità come nuovo modo di rappresentarsi, di sviluppare iniziative culturali, di generare identità, lavoro ed occupazione. Progettualità,
infine, come sistema di qualificazione della produzione culturale e delle
attitudini territoriali.
•
•
Sul versante del soggetto pubblico, la cultura sta diventando un settore di rilevanti investimenti. Sul territorio provinciale il
•
•
•
comune di Baronissi, nell’ambito di un progetto PRUSST, ha elaborato il progetto “Città dei giovani”;
Consorzio di gestione del Patto Territoriale dell’Agro Nocerino
Sarnese ha introdotto tra le sue linee di indirizzo e di intervento
la costituzione di un Coordinamento per le politiche per le
attività ed i beni culturali;
Centro Universitario Europeo di Ravello partecipa alla campagna di sensibilizzazione lanciata per il 2000 dal Consiglio
d’Europa “Europa, un patrimonio comune”, attraverso tre progetti di ricerca transnazionali: Osservatorio Europeo sul Turismo
Culturale, Nuove metodologie per la conoscenza del patrimonio culturale europeo e l’Atlante delle culture sismiche
locali.
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il Giffoni Film Festival che sta promuovendo la rete internazionale
Kidnet, a cui hanno aderito una ventina di festival internazionali per
l’organizzazione di rassegne cinematografiche focalizzate sui film
per ragazzi;
l’Associazione SalernoInFestival che intende promuovere nella città
di Salerno una Scuola per la Creatività Giovanile, aperta alle
diverse forme dei linguaggi comunicativi, non solo audiovisivi, da
collocare, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di
Salerno e dell’associazione Lineare A, all’interno del ristrutturato
Palazzo Genovese;
il Consorzio Cobecam che, in collaborazione con l’Associazione
Lineare A di Salerno, ha presentato, nel corso del 1997, all’amministrazione comunale di Salerno il progetto per l’allestimento di un
“Museo della Plastica”;
il MedFest di Ascea che sta elaborando il progetto per la realizzazione di un Osservatorio sul Cinema Documentario;
Casa Babylon Theatre che ha proposto al comune di Pagani la formazione di un Consorzio tra Associazioni e Comuni per la cultura e lo spettacolo che operi nell’area dell’Agro Nocerino
Sarnese.
Alle progettualità si affiancano una serie di proposte ed idee censite nel
corso delle attività di ricerca:
•
•
•
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il Museo del Falso propone di istituire un sistema museale sul
modello del parco della Villette di Parigi;
il Festival di Musica Antica propone di istituire un Festival
Itinerante di Musica Antica;
il Dipartimento di Antropologia dell’Università di Salerno propone di
fondare il Museo delle Tradizioni Popolari.
Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Si è precedentemente evidenziata la presenza di complesse reti
relazionali che sostengono e alimentano le iniziative a livello locale.
Una maglia di connessioni segnate dall’amicizia, dall’appartenenza,
dal conoscersi, ma confinate in uno strettissimo spazio operativo.
Un sistema fortemente integrato con il territorio ed i suoi attori, che
cementa anche positivamente la società locale poiché agevola e
rinforza quella serie di legami fiduciari che sono alla base del contratto sociale. D’altra parte, il processo favorisce il consolidarsi di
quelle forme degradate e semplificate d’identità che declinano nel
localismo, nella chiusura verso qualsiasi forma di collaborazione,
integrazione, partnership. Osserva Pasquale D’Angiolillo, assessore
al turismo, allo spettacolo, alle attività culturali e alle politiche sociali
del Comune di Ascea:
Parco idee, progetti ed iniziative del sistema culturale salernitano
Soggetto proponente
Titolo idea/progetto/iniziativa
Linea d’Ombra
SalernoFilmFestival
Scuola di formazione sul cinema
e la creatività giovanile
Cobecam
Museo della Plastica
Esposizione arti contemporanee
MedFest
Osservatorio sul cinema documentario
Amministrazione Provinciale
Banca dati on-line sulle strutture ricettive
Giffoni Film Festival
Kidnet, rete internazionale di rassegne
cinematografiche per ragazzi
Museo del Falso
Sistema museale modello Villette
Festival di Musica Antica
Festival itinerante di musica antica
Comune di Baronissi
Città dei giovani
Università dei Beni Culturali
di Ravello
Osservatorio Turismo Culturale
Consorzio
Agro Nocerino Sarnese
Progetto UE su cultura e spettacolo
Casa Babylon Theatre
Consorzio tra associazioni ed enti locali
per la cultura e lo spettacolo
Dipartimento Antropologia
Università di Salerno
Museo delle Tradizioni popolari
“Il territorio si caratterizza per la sua frammentazione in tanti piccoli comuni e comunità che non riescono a comunicare tra di
loro. Una delle difficoltà maggiori è quella di mettersi insieme per
cooperare intorno a progetti complessivi che riguardino il territorio. La società vive grosse contraddizioni di fondo con tantissimi
problemi e difficoltà soprattutto per le fasce deboli a cui non può
essere data una risposta soddisfacente oltre che per le citate difficoltà anche per la mancanza di dotazioni strutturali e finanziarie.
È anche un problema di metodo perché spesso non si ha una
visione complessiva delle problematiche che il territorio vive, né
una visione chiara degli obiettivi che si vogliono realizzare e di
quali metodi e strumenti ci vogliono per realizzarli”.
TRA LOCALISMO E RETI LUNGHE
Il rapporto quasi esclusivo con gli enti locali, la conflittualità sulle
risorse di finanziamento, la debolezza delle configurazioni organizzative, porta i soggetti sul territorio, anche i migliori, a rinchiudersi
“nel proprio spazio, ad essere gelosi della propria idea ad avere difficoltà ad avere intersezioni”. Gli operatori culturali tendono a difendere il proprio spazio di posizione e ad innalzare barriere nei confronti di qualsiasi realtà entrante. Ne scaturisce un’identità di sistema agita nella direzione locale-globale.
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Nelle pieghe del localismo non si consolidano solo micro eventi per
micro organizzazioni, ma una concezione tolemaica della società
locale che interpreta il proprio agire in termini di auto-referenzialità e
di difesa della propria identità. C’è chi fa osservare, come l’antropologo Paolo Apolito, che la domanda culturale è tesa ad un’autoconferma dell’identità locale e che le risposte degli operatori culturali
così come degli attori territoriali è tesa a riconoscere e soddisfare
questa domanda di autoriconoscimento del localismo.
“Il tema dell’identità interviene nella formazione della domanda della cultura e per domanda di cultura non intendo solo la
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
fruizione ma anche la produzione di cultura. Se devo produrre
chiedo al territorio una opportunità di fare cultura. La domanda di cultura può avvenire per due ragioni, è spinta da due
background diversi: o faccio una domanda di cultura per aprire i miei orizzonti o faccio una domanda di cultura per confermare la mia identità, non ci sono altre alternative. Per questo
non credo che non ci siano politiche culturali; ci sono, e queste politiche culturali condotte dagli enti, sono tutte volte a
soddisfare la domanda di autoriconoscimento del localismo.
Le politiche culturali sono orientate a soddisfare la domanda
che esiste; e la domanda che esiste, che è prevalente in questa città e nel territorio, è la domanda di autoconferma dell’identità locale, che da questo punto di vista è davvero la
minaccia più forte per il futuro”.
averci pensato molto, non è più una ricchezza, ma è deteriore, un elemento di arroccamento, di confusione, e di voglia di
mantenere le cose come sono, di ritagliarsi uno spazio che
poi è strettamente correlato all’altro problema quello dell’interfaccia, dei rapporti”.
La rete lunga permette quindi di muoversi in uno spazio relazionale
ampio e denso di opportunità:
“Facciamo tantissime cose ma spesso non riusciamo a penetrare in una rete territoriale più ampia. Siamo sicuramente più
conosciuti all’estero, effettivamente, spesso è difficile entrare
organicamente in una rete di referenti territoriali in maniera più
organica e razionale. Uno dei nostri obiettivi è migliorare ed
alimentare questa rete di interscambio tra i vari referenti”.
Una tesi che trova conferma nelle parole di un amministratore locale
che descrive la solitudine delle comunità locali:
“Le amministrazioni sono, in sostanza, il riflesso della società che
li esprime e il problema del sollecitare la domanda lo vive anche
un’amministrazione che ha bisogno di stimoli dai cittadini, cosa
che in Cilento non c’è. Manca da un lato la funzione svolta dagli
imprenditori nei settori del turismo e della cultura, e dall’altro dalla
classe media, che è quella che fa opinione e che traccia le linee
guida della crescita di un’area. Queste forti diversità e laceranti
contraddizioni si vivono in tutti i settori”.
La polarità localismo – rete lunga, permette sì l’affermarsi di un
variegato panorama di attori e di iniziative culturali, ma non struttura
un ambiente adatto alla nascita, alla crescita, al consolidamento di
imprese culturali. Si origina così un sistema degli attori e degli eventi culturali articolato su tre livelli:
Rete lunga perimetrata; è la dimensione dei soggetti
che sono posizionati all’interno di circuiti nazionali e
transnazionali. Si tratta di reti di relazioni esclusive, che
in parte svincolano l’attore dal territorio e dalle logiche di
funzionamento del sistema locale. In questa categoria si
collocano quelle realtà che travalicando gli angusti spazi
provinciali sono proiettate nel sistema globale dell’industria culturale;
Sul versante delle necessità operative ed organizzative, i maggiori
eventi culturali necessitano di una rete relazionale sufficientemente
ampia in grado di determinare quelle opportunità e quei vantaggi competitivi da cui dipende sempre più il successo di una manifestazione, di
uno spettacolo, di un evento. Si assume la rete lunga come strategia
per avere risorse aggiuntive, per sviluppare iniziative in co-partecipazione, per integrarsi in reti cooperative transnazionali di operatori culturali.
Innova ed interagisci; è la dimensione su cui sono
posizionate un discreto numero di iniziative che possono
contare su di una visibilità e continuità nel tempo ma che
necessitano di finanziamenti pubblici a livello locale. In
funzione di questa caratterizzazione devono continuamente e ripetutamente interagire con il sistema degli
attori locali (amministrazioni locali, imprese private, soggetti finanziari);
“Localismo e rete lunga: io ragionerei sulla nostra linea lunga
perché se facciamo una valutazione vediamo che noi abbiamo una linea lunga più di immagine che di sostanza, riscontrando in questo un’altra difficoltà. E il localismo per quello
che stiamo vedendo qui nella città di Salerno, e lo dico dopo
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Friggi e mangia; è l’insieme di iniziative che si svolgono
nei mesi estivi a supporto alle attività turistiche e si alimentano di relazioni principalmente confinate all’interno
del territorio che le origina. Non producono indotto. È l’oneroso sistema delle sagre, dei piccoli gruppi teatrali,
delle piccole iniziative legate all’invenzione della tradizione che si alimentano di quattro ismi (particolarismi,
localismi, individualismi, egoismi).
reti lunghe e reti locali, specificità locali di concepire ed intendere la
cultura della cooperazione.
Per molti operatori del mondo della cultura il modello da emulare è il
Giffoni Film Festival; tuttavia le mutate condizioni storiche, economiche, tecnologiche e di mercato rendono questa esperienza per molti
aspetti inattuale ed inattuabile, una case history, una success story
che difficilmente potrà essere riprodotta in altri settori culturali.
Sempre più la produzione culturale necessita di un ambiente dove
sviluppare competenze, professionalità e servizi e sempre le opportunità rigenerative della produzione culturale sono riferite a bacini di
intelligenza sociale dove si sviluppano i linguaggi della creatività,
dell’interdisciplinarietà della multimedialità. Questo non significherà
l’entropia della dimensione locale, ma all’opposto una sua ampia
riconsiderazione in termini di formule e combinazioni territoriali tra
attori, risorse, sottosistemi, filiere,etc.
Così come è stato per la nascita dei sistemi di piccola e media
impresa manifatturieri e dei Distretti Industriali: lo sviluppo di formule imprenditoriali diffuse è avvenuto in una situazione sociale e culturale strutturata che legava tra loro gli attori attraverso nessi non di
mercato e tanto più complessi risultavano i sistemi di Pmi, tanto
maggiore era il contributo regolativo della politica.
La prospettiva che si inizia a delineare sul territorio salernitano
riguarda la costruzione di un ambiente, di uno spazio intermedio
tra locale e rete lunga, dove sperimentare integrazioni inter-organizzative tra gli attori e incardinare la concertazione delle politiche culturali e formative in una logica sistemica. Così che la cultura assuma la funzione di risorsa strategica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio.
Lo spazio intermedio è il modo specifico in cui localmente si esprimono relazioni distintive tra sottosistemi, relazionali intermedie tra
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“Ritengo che il problema sia proprio quello di definire uno spazio intermedio. Credo che lo spazio intermedio non abbia un
significato qualitativo (cioè sta tra la linea lunga e il localismo,
quindi è una cosa media) ma credo che lo spazio intermedio
sia l’unica possibilità di riscattare la cultura da questo stato di
pantano, con alcune punte che non riescono a collocarsi dentro una rete e dentro un reale radicamento col territorio”.
È l’intendimento di chi si augura che ci siano oggi le possibilità per
iniziare un ragionamento che tenga conto dello spazio intermedio,
fermo restando che lo spazio intermedio recuperi il locale come
spazio ma si metta in relazione con la rete lunga:
“È chiaro che quando questa rete lunga diventa perimetrata,
io la immagino come una roccaforte da salvaguardare con le
torri impedendo che “gli estranei” possano entrare. Questo è
un altro vizio profondo della nostra cultura che tende ad agire
non cercando di mettere in contaminazione le cose per vedere come possono crescere, ma tende a stabilire i territori di
appartenenza”.
Anche in questo caso il contributo regolativo della politica è di fondamentale importanza. La costruzione di un livello intermedio
dovrebbe essere assunto proprio dall’attività politica per suscitare
un circuito virtuoso:
“…. chi meglio di loro potrebbe creare questo circuito, visto
che dovrebbero essere loro il collante in una società sana.
Per cui iniziative, investimenti, spostamenti delle intelligenze.
Non ho idea di quali siano i bilanci degli assessorati, ma per
quello che vedo in città, e anche un po’ nella provincia, c’è
una frantumazione notevolissima di iniziative, con tante piccolissime parrocchie, che funziona forse sul piano elettorale, per
cui non può essere abbandonata completamente come strategia politica, però non può essere neppure l’unica strategia
politica”.
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Un contributo che si ponga prioritariamente in termini riflessivi nei
confronti delle politiche e degli attori da coinvolgere, perché intorno
a questi assi
“… si potrebbero coagulare al meglio le vecchie nuove intelligenze che lavora in questa città, riconoscendo le specificità
territoriali, però non facendole diventare dei totem”.
La volontà politica di concorrere alla nascita di un sistema territoriale per la cultura è anche un pre-requisito per lo sviluppo di quelle
forme di collaborazione tra operatori culturali pubblici e privati di cui
il territorio salernitano ne è al momento quasi totalmente privo.
“Anche questo per me è un punto fondamentale, la costruzione dello spazio intermedio, la costruzione di questi assi portanti di politiche culturali. Come si debba fare è un grande problema, perché se lo fanno le istituzioni, beh non sono solo
loro deputate a farlo, se facciamo un network fra tutte le associazioni… diventa un problema serio. Ma una riflessione aperta in cui si comincia a ragionare di questo a mio avviso va
fatta”.
facendo quindi crescere imprese all’interno della filiera dello spettacolo, ma soprattutto per sperimentare formule di integrazione e collaborazione tra i diversi operatori culturali. Si tratta di un percorso
difficile, non privo di rischi e di tentazioni conservative volte a mantenere l’attuale configurazione delle politiche e degli interventi in
materia di produzione di cultura e di spettacoli.
D’altra parte l’incremento della domanda di finanziamenti e la speculare scarsità di risorse pubbliche determinano non solo un
aumento della competitività tra attori, ma pregiudicano qualsiasi
azione tesa ad armonizzare ed a sviluppare sinergie positive tra
eventi. Così che la collaborazione tra imprese culturali sia dello
stesso settore che in settori collegati si realizza principalmente a
livello sovra locale. Di contro, poco praticate sono le forme di collaborazione, consulenza e integrazione professionale tra operatori
culturali a livello locale.
Le realtà culturali salernitane, afferma Nicolantonio Napoli, direttore
artistico di Casa Babylon Theatre, difficilmente riescono a organizzarsi in circuiti o in consorzi locali per due ordini di motivi:
“Il primo è che ognuno ha la necessità di difendere il proprio
poco. Lo spettacolo, il teatro, la cultura non è differente dal
resto. Mi spiego meglio: se è esistita, come esiste ancora, la
questione meridionale per tutto il resto dell’economia nazionale esiste anche per la cultura. Chi ha poco difende il proprio
poco, chi ha nulla sviluppa la fantasia. È difficile che si riesca
a mettere intorno ad un tavolo e a trovare un accordo.
L’altro aspetto è la mancanza di professionalità. Abbiamo
bisogno, soprattutto al livello di università, di master, di corsi
di formazione organizzati bene, con la UE con l’ETI. Abbiamo
bisogno di costruire grosse professionalità che abbiano
coscienza di cosa significa un circuito integrato d’area, che
prevede rapporti legati a doppio raggio con il turismo e con la
sviluppo dei luoghi dei siti, delle pietre, della storia”.
Una volontà politica animata dalla volontà di qualificare il tessuto
degli attori e delle manifestazioni culturali sul territorio si manifesta
anche attraverso l’introduzione di meccanismi selettivi.
“Il percorso che enti pubblici e privati possono e devono fare,
per dare un assetto, è quello di abolire molte manifestazioni:
non parlo delle sagre, ma di una serie di manifestazioni che
sono sovrapposte, inutili, senza senso, ma soprattutto nessuna prospettiva in termini di impresa culturale”.
RETI INTERMEDIE PER PRODURRE COOPERAZIONE E FIDUCIA
La creazione di uno spazio intermedio implica lo sviluppo di forme di
cooperazione e il coordinamento fra le diverse realtà organizzative.
La costruzione di reti intra-organizzative viene indicata da più parti
come una rilevante opportunità sia per esternalizzare funzioni,
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Formule di rappresentanza e lobby vengono agite in una rete nazionale ed internazionale. In particolare i festival cinematografici sono
accreditati presso:
• GFF, European Coordination of Film Festival;
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
•
•
queste manifestazioni producono c’è l’immagine, ma penso
che il bene immateriale debba essere sempre carico di una
dimensione di produttività ulteriore e che non si consumi in sé.
Quando si parla di grandi eventi c’è anche il rischio che quando diventa “grande evento mediatico” diventi produzione di
altro, di “immagine Italia”, che funzioni come promozione di
tutto il “sistema Italia”. Certo, ti fa industria, ma il rischio connesso al legame troppo stretto con l’industria televisiva è che
finisci per fare un marketing di nulla, ossia promuovi te stesso,
ma dietro di te non c’è nessuna produzione, materiale o
immateriale, che ti sostanzia sul mercato. Se puoi dire di incidere come grande evento perché oriento un mercato industriale sul piano culturale, in questa direzione, allora hai fatto
un’operazione importante. Ma se l’industria culturale del cinema per i giovani va in una direzione completamente diversa
da quella che testimonia Linea d’Ombra, io faccio un’operazione di “resistenza”, che può essere anche importante, ma
non mi metto in rete con i grandi meccanismi di produzione
industriale a livello internazionale. Certo, queste sono poi le
scelte di un direttore artistico, quale cultura scegli, quella che
tende alla produzione industriale o alla produzione estetica.
La scelta non è andare dove ti porta il mercato, in quel caso si
tratta di colonizzazione, sei tu che sei stato scelto dal mercato. Una volta che la grande industria ti ha colonizzato non gli
servi più, per il semplice motivo che quest’operazione la fa
indipendentemente da te, per cui seguire troppo il mercato
significa anche restarne schiacciato, restare ai margini.
Io continuo a ripetere che bisogna trovare l’occasione di inserire meccanismi di produzione, di beni materiali o immateriali,
legati agli eventi che vengono costruiti. Sono convinto che se
uno vuole fare il cinema per ragazzi debba avere la capacità
di inventarsi qualcosa che sia in grado di orientare una cultura
industriale legata al cinema per ragazzi. Per fare un’operazione di questo tipo è sicuramente meglio farlo in rete, passare
dal localismo al locale, ossia pensare globale e agire locale”.
Linea d’Ombra, European Coordination of Film Festival;
MedFest lavora in una rete di collegamenti diretti con altri festival del bacino del Mediterraneo.
La pervasività delle nuove tecnologie sta trasformando strutturalmente il mercato e le condizioni operative in tutti settori culturali.
L’aumento dei canali e dei supporti distributivi – televisioni commerciali, Pay TV, consolle per videogiochi, radio, riviste, Internet, prodotti audiovisivi, CD Rom, etc. – permette alle aziende di allungare il
ciclo di vita del proprio prodotto, di aumentare l’accessibilità del proprio servizio e di sviluppare attività di co-marketing con altre aziende. Inoltre le tecnologie digitali permettono l’ingresso in nuovi settori
e il raggiungimento di nuove fasce di pubblico, permettendo così di
aumentare le disponibilità economiche di natura privata.
L’introduzione del digitale e la diffusione di sistemi di telecomunicazione sta trasformando in particolare i festival cinematografici. La
grande industria della comunicazione e del cinema sta superando il
concetto di festival e dell’evento spettacolo. Questo ha messo in
crisi sia i grandi festival che piccole manifestazioni di qualità.
Osserva Giuseppe D’Antonio, direttore artistico di Linea d’Ombra:
“Nel sistema di comunicazione in rete io posso navigare su
Internet e posso intrattenere relazioni con i produttori direttamente on line. Il mercato tradizionale può servire a chiudere i
contratti ad avere un contatto diretto, ma si mette in crisi il
discorso tradizionale. Molto probabilmente si giocherà su un
altro terreno, che non sarà quello della localizzazione dell’evento, ma del collegamento in rete. Ho la sensazione che nel
giro di 10 anni i festival non serviranno più, se non come presenza di logica territoriale, alta, interessante, ma territoriale”.
La competitività tra grandi eventi inseriti in circuiti nazionali ed internazionali presenta dei rischi: lo svilimento della qualità e dei contenuti artistici a vantaggio di una spettacolarizzazione degli eventi.
Continua D’Antonio:
“Io credo che le manifestazioni debbano fare questo e non
produzione industriale. È vero che tra i beni immateriali che
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I servizi complementari e di supporto alla produzione e distribuzione
di spettacoli potrebbero costituire un efficace asse su cui tentare di
sviluppare alleanze o forme consortili.
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
“Qui ognuno ha i propri ristoranti o tipografi di fiducia, il che fa
sì che nessuno di questi cresca per proporsi come soggetto
unico per tutti. A parte questi servizi, si potrebbe pensare ad
intermediari comuni per gli enti, per gli uffici affissioni, i transfer. Né mi pare che ci siano, forse non è possibile, forme di
costruzione di consorzi o alleanze che permettano di razionalizzare tempi, spese”.
zio libero per potere esprimere cose che avvengono qui a
Salerno, e non solo sul mondo della plastica”.
In questa fase di sviluppo delle imprese culturali, l’esternalizzazione di
queste funzioni non risponde direttamente a valutazioni e logiche di tipo
strettamente economico, ma alla possibilità di sperimentare pratiche ed
azioni congiunte. L’esternalizzazione assume una valenza di tipo strumentale, orientata più alla costruzione di reti e di relazioni su basi fiduciarie che all’ottimizzazione di una politica dei costi di produzione.
Offrirebbe inoltre l’opportunità di dar vita a progetti culturali che coinvolgano più intraprese, ognuna portatrice di specifiche competenze e professionalità. È l’idea sottesa al progetto Museo della Plastica:
“Noi abbiamo dato vita a questa iniziativa perché fosse un
pretesto, un modo per iniziare a ragionare su un Centro sulle
Arti Contemporanee, o meglio sulla contemporaneità, anche
perché con arte si inizierebbe un discorso su quali sono le
espressioni artistiche e quali non lo sono. Nessun contemporaneo ha mai saputo quali sono le arti a sé contemporanee.
Invece personalmente, lo dico anche in maniera provocatoria,
vorrei che svolgesse un po’ la funzione che hanno i centri
sociali, ossia chi ha voglia di esprimere qualcosa, di rappresentare qualcosa lo possa fare. A Salerno qui manca, anche
per esempio mancano posti in cui le centinaia di salernitani
che suonano – dalla musica medievale alla contemporanea –,
e molti anche molto bene, possano farlo e rendersi visibili.
Uno degli appartamenti del palazzo potrebbe essere destinato
proprio a questo, con un ingresso libero e continuato, creando
così anche un po’ d’attenzione su questo fenomeno”.
Al centro del palazzo ci sarà l’esposizione permanente di questi oggetti, intorno ci saranno una serie di attività, dalla formazione alla ricerca sul design, sui polimeri e tutto quello che c’è
intorno a questo mondo. C’è tutta una parte di idee che riguardano la multimedialità. Insomma potrebbe diventare uno spa-
In molte province italiane, per incentivare formule di cooperazione vengono privilegiate le richieste di finanziamento provenienti da insiemi di operatori. Ad esempio, su questa prospettiva si sono modulati un buon
numero di progetti culturali di Bologna 2000 che prevedono forme di collaborazione e di integrazione stabile tra imprese locali anche concorrenti.
La costruzione di reti intra–organizzative offre tuttavia vantaggi
anche dal punto di vista di una riduzione e di un maggiore controllo
dei costi, di aumento della gamma dei servizi offerti, del miglioramento dei servizi di accoglienza, per arrivare fino alla possibilità di
promozione presso aziende e azioni coordinate di fund rising. I vantaggi operativi, economici e funzionali di solito compensano i costi di
funzionamento che una rete genera. Ma il vero problema che si
incontra nella costruzione di un network intra–organizzativo, come
ha analizzato Pietro Frigo nel corso del workshop sul Distretto del
Piacere di Rimini:
“… ognuno dove rinunciare ad un po’ alla propria identità
delegandola a questa logica distrettuale, in cui è il marchio
che avrete realizzato a dover essere riconosciuto, di cui voi
siete uno degli elementi che compone quell’offerta …”.
Mutuando dall’esperienza riminese, per la costruzione di una filiera
dello spettacolo è necessario
“… che gli attori della filiera o del distretto condividano sia gli
obiettivi tattici che quelli strategici e sopratutto che ci sia un
responsabile di percorso, un responsabile a cui fare riferimento
sia tra i privati sia nel pubblico. Questo è un altro passaggio
importante per evitare lungaggini, confusione e inutili discussioni”.
DAL VERTICALE ALL’ORIZZONTALE
L’ipotesi che viene tratteggiata dalle interviste è che si sviluppi una
rete intra-organizzativa che favorisca l’integrazione funzionale delle
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
attività e delle produzioni su scala territoriale determinando mix di
iniziative e di soluzioni difficilmente praticabili a scala settoriale.
D’altra parte la strategia di aggregare i soggetti sulla base delle specialità settoriali, in un ambiente altamente conflittuale, non sembra
destinata ad avere grandi possibilità di successo.
“Credo che non sia possibile un coordinamento intrasettoriale,
un collegamento ad esempio tra il Napoli Film Festival, Giffoni
e Linea d’Ombra: c’è competitività tra i vari festival e il tipo di
mercato ti porta naturalmente ad averla. È normale che sia
così. Si dovrebbe pensare invece a qualcosa di interdimensionale. Ci vorrebbe un tavolo di concertazione tra i vari attori nei
diversi ambiti territoriali che possano individuare un percorso
perseguibile. Il problema è che qui prima puntano alle coalizioni tra soggetti e poi vedono che cosa possono fare.
Bisognerebbe invece fare il contrario, lavorare su progetti”.
Che inizi a delinearsi una logica d’azione territoriale orientata a far
crescere il sistema degli attori territoriali, lo si riscontra, ad esempio,
nel supporto funzionale che il Giffoni Film Festival svolge nei confronti dell’Ente Parco del Cilento, verso alcune amministrazioni locali, o in
prospettiva sul funzionamento dell’aeroporto civile di Pontecagnano.
Un’azione, quella del GFF, non solo informata da convenienze economiche e promozionali ma dal convincimento che la crescita di altre
realtà produca effetti positivi per tutti gli attori del sistema culturale e
del territorio. Afferma Carlo Andria, Presidente del GFF:
Tuttavia le singole volontà non sono in grado di determinare quegli
allungamenti di filiera nel campo della cultura e dello spettacolo, né
l’integrazione dei settori culturali con le altre filiere territoriali (turismo, artigianato, agroindustriale, sistema del tessile - abbigliamento, etc;).
Le reti intra-organizzative si sviluppano a condizione che l’ambiente
nel quale le organizzazioni sono inserire non solo accompagni, ma
regoli in termini di comportamenti, norme e sanzioni il processo collaborativo. Nelle prime pagine del rapporto di ricerca si era accennato all’esistenza di pre condizioni di tipo strutturale di per sé insufficienti a generare un sistema orientato allo sviluppo di un’economia
della cultura. E tuttavia la complessa articolazione degli attori in
campo e le specifiche funzionalità che possono apportare sono un
invidiabile asset su cui si riversano le attese di alcuni operatori culturali affinché si attivino forme di coalizioni per la cultura.
Osserva Paolo Apolito, docente di antropologia culturale presso
l’Università di Salerno:
“La mia utopia era che intorno ad un tavolo si sedessero
mondo economico, culturale, civile, in senso ampio, e si
costruisse un progetto monolitico in cui tutti devono entrare,
ma si cominciassero a costruire delle possibilità di percorsi
sinergici, integrati. Ma non lo vedo possibile in questa città,
perché c’è il sospetto di un mondo nei confronti dell’altro, c’è
la paura che il vicino possa prendere un pizzico di sole in più.
L’Università da sola non ce la fa, al tempo stesso l’amministrazione pubblica non può inventarsi delle cose se non è abituata a farlo, e così il mondo dell’imprenditoria. Se ci mettessimo insieme e dicessimo: noi siamo in grado di fare questo, voi
quest’altro, cerchiamo di fare non il mega progetto che dia un
profilo definitivo a questa provincia per i prossimi 40 anni, ma
cominciamo a seguire dei percorsi. Per esempio in primis mi
rivolgerei subito al mondo delle scuole, dei ragazzi, e li metterei in un circuito virtuoso. Non mancano idee, ma la volontà di
mettersi insieme senza paura di farsi ombra. Far dialogare i
soggetti istituzionali in questa provincia è un’impresa ai limiti
dell’impossibile. Senza dialogo non si può fare niente e finisce
che nessuno di noi utilizza l’altro, nelle sue competenze, nei
suoi requisiti e nella sua forza. Sono molto scettico: sono un
“Noi vogliamo iniziare questa opera di collegamento, ma
abbiamo anche bisogno che gli altri si seggano con noi e
sfruttino, se vogliono, la nostra popolarità per raggiungere i
traguardi che noi abbiamo raggiunto. Noi siamo disposti a
dare una mano per creare una struttura intermedia, ma vogliamo che gli altri accettino innanzitutto la nostra richiesta di mettersi insieme. Tutti fanno cultura, ma se poi ognuno rimane
chiuso nell’ambito localistico allora non si può andare avanti e
le varie manifestazioni continuano ad essere un fatto episodico dimenticato dopo il suo svolgimento. Noi non vogliamo
essere richiesti, vogliamo sederci intorno ad un tavolo insieme
agli altri e ragionare”.
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Gli attori culturali
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salernitano da generazioni, ma sono proprio per questo particolarmente scettico”.
Agenda 2000 assegna alle regioni meridionali, per il periodo 20002006, 18.000 miliardi di cui circa 7.000 sono destinati alla programmazione negoziata. Osserva Eugenia Apicella, Segretario Generale
del Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali:
“Bisognerebbe credere in questa logica della programmazione
negoziata e dei patti territoriali, della richiesta che parte dal
basso. Gli interventi a pioggia, che ci sono stati in questi anni,
non hanno considerato il sistema territoriale integrato nelle
sue varie componenti: agricoltura, zootecnia, urbanistica,
sistema territoriale, ambiente, cultura, turismo. È una nuova
logica e le istituzioni dovrebbero stimolare la popolazione a
ragionare in modo diverso. È solo in questo modo che la
popolazione, il giovane, diventa attore e propositore di nuove
logiche, di nuovi percorsi che possono essere all’inizio formativi ma che poi devono avere uno sbocco occupazionale”.
Nella prospettiva di articolare politiche culturali territorializzate all’interno della concertazione negoziata sono state raccolte due proposte.
La prima indica l’opportunità di inserire dei Protocolli Aggiuntivi
sulla Cultura e sul Turismo nei Patti territoriali già formalizzati sul
territorio provinciale. È una proposta che incontra la disponibilità
degli enti territoriali. Afferma Alberto Esposito, Assessore provinciale
alle Politiche Sociali e Giovanili:
Il Programma Cultura 2000 della UE, con un budget di 167 milioni
di Euro, sovvenzionerà una serie di azioni culturali nell’arco dei cinque anni (1.1.2000 – 31.12.2004). Il nuovo programma raggruppa i
programmi “Raffaello”, “Caleidoscopio” e “Arianna” e mira ad incoraggiare la creazione, la conoscenza e la diffusione della cultura dei
popoli europei. Potranno presentare progetti gli organismi pubblici
(regioni, province e comuni), organismi privati, associazioni culturali
che appartengono ai quindici paesi dell’UE, Norvegia, Islanda,
Liechtenstein, Cipro e Paesi Peco. La Commissione ha deciso di
finanziare tre azioni1:
a) Azioni specifiche, innovative e/o sperimentali. Viene sostenuta la
cooperazione tra operatori culturali di vari Stati membri nei settori:
cultura e turismo, cultura e insegnamento, cultura e occupazione;
b) Azioni integrate all’interno di accordi di cooperazione culturale,
strutturati e pluriennali. Sono comprese le coproduzioni di opere e
altre manifestazioni culturali di spicco (mostre, festival), manifestazioni culturali che interessano le arti dello spettacolo, le arti figurati1Gazzetta
ve e visive, la valorizzazione di luoghi, siti ed eventi, operazioni di
mobilità degli operatori culturali, valorizzazione di beni mobili e
immobili;
c) Eventi culturali speciali con una risonanza europea e/o internazionale. Rientrano in quest’azione iniziative come: la Città europea
della cultura, il riconoscimento di grandi talenti artistici, la diffusione
di eventi di spicco.
Ufficiale della Comunità Europea del 10.3.2000.
84
“Perché i patti territoriali sono una serie di misure che servono
ad accompagnare la realizzazione di offerta lavorativa sul territorio. Per esempio nell’agro nocerino sarnese si è riusciti ad
avere finanziato dall’UE il protocollo aggiuntivo sulle politiche
sociali. Quindi le politiche sociali sono diventati un elemento,
finanziato dall’UE, sia per migliorare la qualità della vita e dei
servizi, ma anche con la possibilità di produrre lavoro. Perché
il terziario, il volontariato sociale, le cooperative non profit nei
settori degli anziani degli handicap è stato visto positivamente. Si è fatta una grande battaglia ma alla fine si è riusciti.
Quindi perché non legare ai patti territoriali e quindi ad attirare
finanziamenti europei protocolli aggiuntivi sulla cultura e sul
turismo e quindi vedere la cultura e il turismo come elementi
trainanti per l’azione sul territorio e per realizzare posti di lavoro”.
Un preliminare emerso nell’ambito del Patto dell’Agro nocerino sarnese, firmato il 25 ottobre 1999 dalle amministrazioni locali coinvolte, prevede un protocollo integrativo intitolato “Politiche per i beni
e le attività culturali” che individua dieci obiettivi su cui indirizzare
un programma per le risorse culturali:
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Gli attori culturali
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
1) Rilancio dell’attività di scavo e di restauro beni archeologici, per
recuperare siti importanti quali teatri e l’anfiteatro di Nuceria;
2) Parco fluviale del fiume Sarno, in parallelo all’opera di costruzione e messa in funzione dei depuratori;
3) Parchi extraurbani per la fruizione della fascia pedemontana e
collinare dell’Agro Nocerino Sarnese;
4) Recupero degli edifici storici e religiosi e di archeologia industriale dell’Agro per destinazioni di accoglienza turistica, fini
museali ed attività culturali;
5) Realizzazione di una struttura adeguata per svolgere le funzioni
di un Teatro dell’Agro;
6) Costituzione di un soggetto idoneo a promuovere attività teatrali
e di spettacolo in modo permanente nell’Agro;
7) Promozione di un soggetto/i per la promozione permanente dei
servizi culturali in generale ed in particolare servizi per la fruizione dei siti archeologici, servizi museali, servizi bibliotecari;
8) Diffondere nell’area sistemi per la gestione di servizi turistici ed
agro turistici, promuovendo ed incentivando programmi ed iniziative integrate per la fruizione del verde extraurbano, il recupero degli edifici storici, i beni archeologici, la contiguità con i siti di
Pompei, Paestum e la costiera Amalfitana;
9) Integrazione delle attività delle scuole dell’Agro per lo sviluppo
della cultura della memoria storica locale, potenziamento degli
indirizzi di formazione curriculare in direzione delle vocazioni
culturali e produttive dell’area;
10) Sviluppare attività di formazione professionale per la creazione,
anche tramite riqualificazione e riconversione, di competenze
legate al recupero ed alla fruizione del patrimonio ed alle attività
culturali in generale.
nelle sue tipicità in modo tale da creare una comunità e non
una mera aggregazione. Si richiede un salto in avanti, prima
di tutto sul piano teorico-concettuale, poi strumentale, un
quanto finora nel Patto si è assistito ad un processo di convergenza al quale sembra indispensabile aggiungere degli interventi che alimentino un modo di sentire condiviso, dunque
un’unione anche spirituale”.
La seconda proposta, assumendo a tutto tondo il metodo della concertazione locale, lancia l’idea di in un “Patto per la cultura” che
coinvolga il sistema degli attori locali a livello di bacino provinciale
sui tema dell’economia della cultura, e dell’imprenditorialità in
campo culturale.
“Noi vorremmo anche proporre, così come si fanno patti territoriali, di fare un Patto Territoriale per la Cultura, sulla scia dei
patti territoriali per lo sviluppo. Prima però dobbiamo intenderci sul termine cultura, perché il termine cultura oggi vuol dire
Produzione, un bene di produzione come un altro. Se per cultura si intende ancora qualcosa di retorico, allora non ha
senso. A Salerno ho l’impressione che la cultura sia intesa
come qualcosa di nemico delle produzione”.
Finora, nell’ambito dell’esperienza comunitaria della concertazione,
ci si è concentrati quasi esclusivamente su questioni economicofinanziarie:
“Bisogna evitare di correre questo rischio per i Patti Territoriali
per l’Occupazione. La cultura va intesa come condivisione di
un patrimonio comune, o potenzialmente tale, da valorizzare
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
I TERRITORI DELLE CULTURE
Nella prospettiva di una concertazione delle politiche culturali che
favorisca l’integrazione funzionale delle attività e delle produzioni
culturali su scala territoriale, i testimoni intervistati hanno delineato
una mappa delle risorse e delle problematiche presenti sul territorio.
Si tratta di un quadro che individua e delimita alcuni campi d’azione
e d’intervento e che informa l’azione degli attori del territorio. I territori culturali individuano ambiti di lavoro su cui concentrate specifiche azioni anche di carattere innovativo che afferiscono:
• all’identità territoriale ed alla costruzione di nuove comunità;
• al rapporto tra memoria e percorsi di futuro;
• al ruolo della formazione per la costruzioni di menti adatte;
• alle nuove potenzialità nell’integrazione tra cultura e turismo;
• alla valorizzazione dell’intrattenimento notturno;
• alle metafore dell’economia di rete.
Un territorio spaccato tra identità deboli che assumono le forme dell’esasperazione localistica e identità disperse come risultato dei
vigorosi processi di urbanizzazione e modernizzazione.
Le identità deboli trovano alimento in quel tessuto minimale di relazioni e di opportunità che si formano nel tessuto e nelle pieghe delle
piccole comunità locali. È il permanere all’interno dell’abituale,
intendendo con questo sia l’espressione regressiva del localismo e
del particolarismo, che tutti quei comportamenti materiali e simbolici
tesi a recuperare modelli noti, e quindi meno traumatici, di relazione
sociale.
“… i comuni vicini sono visti come dei nemici, non si pensa
che il territorio deve essere visto in tutta la sua complessità.
158 comuni non sono pochi ed è difficile far capire alla gente
del luogo che occorre ragionare in termini di aggregazione. Le
comunità montane non vivono questa sinergia. I giovani
amministratori tendono a fare discorsi di aggregazione internazionale ma poi assumono atteggiamenti di chiusura rispetto
al proprio territorio. Io sto lavorando in questo senso, chiedendo alle realtà locali di ragionare insieme in modo che ci sia la
possibilità di valorizzare meglio il territorio. Non ha senso concedere tre piccoli contributi a tre manifestazioni diverse, ha
più senso darne uno grosso per una manifestazione di grossa
visibilità. Questa è una strada ancora lunga da percorrere ma
sembra che la cultura degli amministratori giovani sta cambiando”.
LE IDENTITÀ SPACCATE
Innanzitutto, ad informare l’analisi sui fabbisogni culturali, sono i differenziali interni al territorio provinciale: co-presenza di aree forti
dove si concentra lo sviluppo, e di aree deboli, attraversate da rilevanti problemi di tenuta del quadro economico, sociale e culturale. Il
territorio provinciale non presenta un tessuto omogeneo: Salerno
non può considerarsi il centro di un territorio che per larga parte gravita attorno a Napoli - per storia, tradizioni, per rapporti economici o alla Lucania e alla Calabria.
Le aree interne, nell’attuale sistema istituzionale, non hanno voce,
gli interessi lievitano nelle grosse aree metropolitane che determinano le scelte e gli indirizzi generali.
“Io direi che anche da parte delle istituzioni ci vuole maggiore
attenzione, non solo nella promozione di attività culturali, ma in
generale alle aree interne in cui la cultura può essere volano di
sviluppo”.
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In alcuni sottosistemi le identità deboli alimentano un processo di
fibrillazione determinato dall’incapacità di darsi forme di rappresentanza degli interessi a livello territoriale e spingono nell’aderire ad
altre realtà amministrative cullandosi nel sogno che questo passaggio possa risolvere problemi che hanno altra origine e diversa soluzione.
Le identità disperse sono il prodotto culturale dei rilevanti processi
di edificazione ed inurbamento degli anni ’50, delle ondate di crisi
industriale che hanno intaccato il tessuto produttivo locale, del rapido e tumultuoso processo di mobilità sociale, dell’innalzamento dei
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
profili scolastici e formativi della popolazione residente, della crescita dei consumi di massa. L’identità dispersa è il risultato di una stratificazione di identità sottratte e di identità aggiunte, è insieme il tramonto di una società regolata da valori e ritmi arcaici e il disordinato
orizzonte dell’urbanità e dei nuovi modelli di consumo. In questo
processo di lunga deriva è la città capoluogo ad assurgere emblematicamente a luogo delle identità disperse:
“Salerno non ha un’identità, né una vocazione specifica, né
tanto meno un’immagine, un marchio o un logo che possa
rappresentarlo. Se pensi ad Amalfi immagini una città di mare,
ma questo non avviene per Salerno, sebbene abbia uno dei
litorali più lunghi e più belli di Italia. Questo non avviene perché il porto è stato spostato all’indietro, perché è stata fatta
un’operazione per cui (come a Napoli) si è persa la sensazione della città del mare. Non l’abbiamo potuta mai chiamare
neanche città industriale, perché i sistemi industriali esistono,
sistemati in diverse aree, in diverse epoche storiche e sono
anche rapidamente entrati in crisi, anche perché c’erano delle
industrie piuttosto forti, fino a 20/30 anni fa, nell’agro nocerino
sarnese - industrie conserviere, della pasta. Salerno ha un
problema di identità, ma se continua a farsene un problema
non se la crea”.
Il tema delle identità disperse rimanda all’operosità nel costruire
comunità simulate: quelle che prendono forma non in luoghi definiti, ma in reti e in punti sinapsici nei quali i soggetti sono inseriti, producendo senso e significato sociale. Sono comunità artificiali, quelle
che fanno racconto e metabolizzazione, contaminazione e confine,
tra le reti lunghe e le reti corte.
Le identità disperse esprimono domande di spazi non di luoghi, di
modelli comunitari e non di comunità primarie fondate sul sangue e
sul suolo, di spazi mentali prima ancora che fisici, di idee e di progetti prima ancora che di meccanismi e procedure.
rali rinserrate nel territorio o forme culturali spaesate dalla modernità. In questo scenario si depotenziano anche le tradizionali rappresentazioni che insistono sull’individuazione di sottosistemi territoriali. Il territorio si ridisegna tra punti di eccellenza e punti di degrado
localistico, con una trama simile alla pelle di leopardo.
“Per quel che riguarda un’analisi di scenario sul territorio provinciale, credo innanzitutto che l’attuale suddivisione provinciale sia superata. C’è una prima grande area che va, per
affinità di patrimonio, di interessi, di cultura, da Cuma fino a
Paestum, attraversando due province. Chiaramente il discorso della definizione delle aree territoriali si porta dietro tutto il
discorso dell’identità, che il territorio non ha. Come si può fare
un collegamento tra Cuma e Paestum, così si potrebbe fare
tra altre zone della provincia e della regione, e anche al di
fuori della regione”.
In questa nuova trama, emerge come territorio della forza, della freschezza e dell’energia culturale l’Agro Nocerino e come luogo della
progettualità, dell’imprenditorialità e delle risorse umane, la città di
Salerno.
Tuttavia l’intreccio tra i percorsi della cultura ed i tradizionali sottosistemi territoriali dovrebbe favorire:
• la re-invenzione del prodotto turistico nella Costiera Amalfitana
in considerazione del suo grado di maturità e della sua progressiva perdita di appeal;
• il recupero di tradizioni locali, dei patrimoni gastronomici ed agricoli e della proiezione nel bacino del Mediterraneo per il Cilento;
• l’integrazione sociale e la valorizzazione della cultura intesa
come bene relazionale nell’Agro Nocerino Sarnese;
• i consumi urbani, il riconoscimento delle tribù giovanili, la predisposizione di spazi espressivi nell’area urbana di Salerno.
DAL PASSATO MITICO AI PROGETTI PER IL FUTURO
Identità disperse e identità deboli si disciolgono nel territorio, generando uno spazio a geometria variabile dove, di volta in volta, senza
nessuna apparente continuità e contiguità, si affermano forme cultu90
Il secondo aspetto da considerare, nell’ipotesi una concertazione
delle politiche culturali a scala territoriale, fa riferimento alla caratte91
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
ricorda il circolo democratico, poi continuando ad andare
indietro nella storia si scopre una città che per alcuni fasi della
sua storia è stata abbastanza importante, ma stiamo parlando
dell’anno mille. Poi per moltissimi anni è stata una città della
provincia meridionale, schiacciata da Napoli”.
rizzazione evolutiva degli operatori culturali. L’analisi porta ad individuare uno sviluppo concentrato in quattro fasi.
•
•
Negli anni ‘50 si registra un’iniezione di idee significative che
condizioneranno, per lungo periodo, lo sviluppo sociale ed economico del territorio. In particolare si afferma l’idea che la cultura possa diventare un plus per le attività turistiche del territorio.
In questo periodo vengono ideate e realizzate iniziative che
ancor oggi manifestano rilevanti impatti sul sistema socioeconomico della provincia di Salerno. Sono riferibili a quel periodo:
- la nascita del festival Wagneriano a Ravello;
- l’insediamento del Club Mediterranée sulla costa cilentana;
- il concorso ippico a Salerno;
- le Regate Storiche promosse da Amalfi di concerto con le altre
repubbliche marinare;
- l’istituzione del museo archeologico di Paestum e di Salerno;
- l’acquisto del castello Arechi da parte dell’Amministrazione
Provinciale ;
- la costruzione delle infrastrutture autostradali.
Negli anni ’70, con Menna e Sanguineti, prende forma un processo che alcuni intervistati definiscono di intellettualizzazione
della cultura e che alimenterà l’esperienza Teatro Nuove
Tendenze. L’iniziativa dapprima localizzata nella città di Salerno,
verrà successivamente trasferita in altre sedi. Il formarsi di un’aristocrazia intellettuale è facilitata dal collegamento allora esistente tra Università, territorio e città di Salerno. Di questo avviso sono alcuni dei protagonisti di quel periodo, che fanno riferimento ad un periodo di grandeur della città alimentato da un circuito di iniziative e di dibattiti di alto profilo.
“Fu un momento del tutto particolare in cui si concentrarono
una serie di intellettuali, da Menna a Sanguineti. La cosa più
importante che si produsse fu una rassegna “Teatro nuove
tendenze”, di alta qualità e valore, che questa città non riuscì
ad assorbire e che è proseguita altrove. Non è una città molto
attenta a quello che avviene, se non poi ricordarsene a distanza di venti anni, per cui la generazione precedente alla mia si
•
Negli anni ‘90, a fronte dei processi di degrado e di colonizzazione urbanistica del territorio, prende corpo l’idea della rigenerazione urbana, ovvero di un approccio ai temi dell’identità e della
qualificazione dell’ambente urbano che trovano nella città di
Salerno, nell’abbattimento del Fuenti e delle villette abusive di
Eboli, i palcoscenici ed i punti di massimo impatto e spettacolarizzazione.
•
L’ultima fase, quella attuale, si caratterizza come quella del
passaggio verso il modello imprenditivo della cultura
segnato da una progettualità diffusa. È la fase dove sembrano prevalere elementi riflessivi e prospettici: si guarda al futuro
riflettendo sulla storia del territorio.
La vivacità culturale che segna l’ultimo decennio della storia provinciale, è controbilanciata dalla sindrome del passato mitico, secondo la quale, quando si parla di cultura, ci si riferisce ad un passato
glorioso della città di Salerno e del suo territorio.
“Noi a Salerno abbiamo una strana concezione che è quella di
esserci creati un passato mitico, perché la mia generazione oggi
quando parla di cultura si riferisce a delle iniziative nate negli anni
’70 di grandissimo prestigio. Il Grande passato, queste grandi
nostalgie mi sembrano francamente eccessive. A me pare ci sia
una nostalgia infondata su Salerno”.
I cultori della tradizione si ispirano a tre momenti di massima rappresentatività del territorio salernitano:
• la Scuola Medica Salernitana;
• le produzioni letterarie di Masuccio Di Maggio e di Alfonso
Gatto;
• l’opera di Filiberto Menna.
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Intorno a questi tre momenti, ed in particolare sulla Scuola Medica
Salernitana, si riconosce chi vuole ricostruire un’identità territoriale
agíta sulla reinvenzione della tradizione.
“Se consideriamo la provincia e vogliamo mettere la cultura al
centro dello sviluppo, dobbiamo riprendere in mano le vecchie
tradizioni come la Scuola Medica Salernitana”.
Ma si fa osservare che Salerno ed il suo territorio ha subíto tali e
tante trasformazioni che simili operazioni rischierebbero di escludere tutto il mondo giovanile, il mondo dell’urbanizzazione, della nuova
immigrazione che non si riconoscono in questa storia o in questa
memoria, in cui soltanto un certo ceto di piccola intellettualità o di
piccola imprenditorialità salernitana può ritrovarsi. Osserva Paolo
Apolito, docente di Antropologia culturale:
L’unico tentativo, visibilizzato dalla ricerca, di far vivere l’intreccio tra
memoria ed innovazione, tra passato e futuro è relativo al progetto
“Young and night”, un progetto promosso da EuroCDA di Salerno in
collaborazione con la CGIL di Francoforte e relativo al mondo giovanile notturno. All’interno di quest’indagine c’è stata anche un proposta produttiva: la creazione di una bibita con erbe della Scuola
Medica Salernitana. Fa osservare Carmine Spirito dell’Associazione
Lineare A:
“Personalmente, e qui torno ad una nostalgia del passato, penso
che tutta la parte storica del centro storico possa essere destinata ad una funzione sulle medicine alternative. La nostalgia torna
sempre alla scuola Medica Salernitana di cui si sente sempre
parlare. Non tanto fare un museo delle “erbe”, quanto tutta una
serie di attività legate alla ricerca nel settore erboristico o delle
scienze anche moderne legate in qualche modo alla medicina
alternativa. Qualcosa di evoluto”.
“Io considero deleteria l’idea che Salerno debba costituire una
propria identità facendo riferimento ad un patrimonio così
arcaico e antinapoletano”.
LABORATORI DELLA CREATIVITÀ
La Scuola Medica Salernitana è stato un altissimo momento per la
città, ma sono passati quasi mille anni e, continua il docente:
“Non credo che nel sedimento civile, culturale della vita quotidiana ci sia un qualche rapporto con quella città: la Scuola è
una specie di totem che ogni tanto si richiama, ma non penso
ad una Salerno che possa ricostruire la sua identità attorno ad
essa. Troppe sono state le trasformazioni, i cambiamenti, gli
slittamenti: certo, non si deve buttare via questo patrimonio,
ma non si può neanche investire completamente lì”.
Tuttavia la Scuola Medica Salernitana rappresentava l’intreccio tra
cultura orientale e cultura occidentale sul Mediterraneo. Funzionava
come meccanismo di ricerca e di formazione e aveva una forte
valenza sul piano internazionale.
“Dobbiamo cercare di essere intreccio tra cultura dell’arco
mediterraneo ed europeo e lo possiamo fare, sul piano della
ricerca e della formazione. Questo si potrebbe collegare con
la presenza di industrie come quella elettronica”.
94
Il terzo grande asse d’interesse e di lavoro, censito dalla ricerca –
azione, riguarda il sistema scolastico e formativo. Prima di affrontare questo tema è però necessario chiarire alcuni punti.
La formazione costituisce attualmente questione centrale nel dibattito relativo alle capacità possedute dai sistemi formativi, dagli istituti
scolastici e dalle politiche di formazione professionali, di implementare le richieste avanzate dal mercato del lavoro. È chiaro che esistono relazioni di complementarità tra acquisizione di competenze e
qualità dell’impiego, e che la letteratura in materia tende a delimitare l’ambito formativo ad un insieme di fenomeni che hanno come
riferimento la scuola. Il dibattito, così impostato, risulta tutto interno
ad una lettura “lavorista” della società che sempre meno considera
il processo di complessificazione degli ambiti di vita e il differente
peso relativo che questi assumono per il soggetto.
J. Dumazedier rileva come i conflitti ed i dibattiti odierni pongano in
evidenza una perdita del valore “lavoro” nella sua accezione più
materiale di lavoro remunerato, lavoro a tempo pieno e a durata illi95
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
mitata, dall’uscita della scuola fino alla pensione. Il lavoro è sempre
meno valore essenziale e “cessa di essere il principale luogo della
realizzazione di sé e il centro di ogni legame”1. Parallelamente a ciò
si delinea una contrapposizione tra i sostenitori della “specializzazione” delle carriere scolastiche e coloro che optano per una cultura
generale capace di fornire al giovane una pluralità di conoscenze
che lo rendono preparato ad affrontare la nuova complessità; tra chi
tende a considerare l’iter formativo come funzionale al mercato del
lavoro e chi rimane vicino ad un’immagine progressiva dello studio
cui legare forme d’accesso al lavoro alte. Di fatto la differenza delle
posizioni richiama ad una schizofrenia che sembra attraversare la
società italiana (ma non solo questa) che altro non è se non il tentativo di ridare senso al rapporto scuola-lavoro che risulta appannato
dalla tumultuosità del cambiamento sociale ed economico attuale.
D’altro canto, la stessa flessione che sta assumendo il mercato del
lavoro rimbalza tra la compattezza mostrata dalla media e grande
fabbrica e dai sistemi produttivi localizzati in termini di quantità di
ore lavorate (si pensi alla piccola e piccolissima impresa, alle filiere
della subfornitura, al sommerso) e la crescita esponenziale dei lavori part-time e dei lavori a tempo determinato, e i territori a sviluppo
difficile ove prevale nella maggior parte dei casi l’occasionalità, la
temporalità e la diversificazione delle tipologie di lavoro2. Sia al
primo caso che al secondo caso possiamo affiancare anche bisogni
formativi differenti ma un dato generalizzabile: una tendenza a passare dal lavoro ai lavori, a spostarsi da una logica di “prevedibilità” e consequenzialità tra percorso formativo e percorso
lavorativo ad una logica dove la consequenzialità è data dall’insieme di un sistema di valori, attese, scelte, opportunità.
Fa osservare Alberto Balestreri3:
“Oggi ciò che è richiesto per chi lavora nell’ambito delle nostre
professioni è la capacità di muoversi attraverso piani diversi.
Questo implica una fatica immensa dal punto di vista della formazione di menti adatte a muoversi su piani diversi di conoscenza, da gestire contemporaneamente, senza perdere la
propria individualità. Ciascuno di noi è abituato a ragionare in
dimensioni contenute; riuscire a coniugare tanto dal punto di
vista della diffusione delle conoscenze, quanto dal punto di
vista delle dimensioni professionali, e cioè coniugare famiglia,
lavoro, tempo libero, comunità virtuali, benessere fisico, benessere spirituale, è una cosa estremamente difficile. Non siamo
abituati perché concepiamo il tempo in forma segmentata sonno, lavoro, riposo - quando oramai sono tutti micro segmenti di attività che si intersecano. Questo non significa che
dovremmo dormire come Leonardo 15 minuti ogni 4 ore, ma lo
stile di vita verso il quale ci muoviamo è diverso da quello a cui
siamo abituati. Anche perché i vincoli tecnologici ai quali siamo
esposti sono importanti: in Internet si naviga meglio dalle 2 alle
4 del mattino, è in questa fascia oraria che se ne possono sfruttare meglio le potenzialità. Quindi bisogna capire come i soggetti che lavorano nell’ambito delle nuove professioni, nel lavoro autonomo, riescano ad intersecare i propri ritmi di lavoro con
quelli che sono i comportamenti di massa”.
La ricerca ha colto la preoccupazione di diversi operatori culturali
sullo stato di arretratezza del sistema scolastico di Salerno e della
provincia. Secondo alcuni interlocutori, vi è un manifesto disinteresse del sistema scolastico nei confronti della vita culturale della città
e del territorio. Il vissuto culturale produce un circolo virtuoso, la trasmissione culturale produce passività.
“Il sistema scolastico cittadino lascia a desiderare: rispetto ad
altre realtà, è quello che ha maggiori difficoltà ad aggiornarsi.
Non vorrei dare una definizione delegittimante di tutto il sistema, ma se si considera che il livello massimo della carriera di
un insegnante è ottenere la cattedra a Salerno, dopo aver
girovagato anni in provincia, quando ci arriva è come se fosse
stanco, è come se fosse arrivato, l’obiettivo prefisso è stato
ormai raggiunto, il che finisce per demotivare”.
J. Dumazedier, Sociologia del tempo libero, F. Angeli, Milano 1993.
Una recente indagine al riguardo fatta dalle Nazioni Unite (1995) e i dati forniti dall’OCSE (relativi al 1992
per la situazione italiana) richiamati su Le Monde Diplomatique da Sophie Sensier evidenziano come negli
anni ‘80 i 3/4 dei posti di lavoro creati nella UE sono stati a part-time (l’8% complessivo al 1992 per l’Italia).
Posti di lavoro, concentrati soprattutto nel terziario e appannaggio femminile in maniera privilegiata (dal
76% al 90% dei casi a seconda del paese). Con una differenziazione: se per paesi del Nord Europa è il
lavoro part-time a prevalere, nel mezzogiorno europeo sono preferiti i contratti a tempo determinato.
1
2
3
Alberto Balestreri “Workshop: New Economy e Gestione della Conoscenza”.
96
97
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
La stessa Università di Salerno, secondo alcuni intervistati, si sta
trasformando in un Nonluogo4, non vi sono studenti, ma funzioni e
servizi. “È come se qualcuno lasciasse fuori dall’ingresso
dell’Università il proprio corpo e la propria anima e se la rimettesse
all’uscita”. L’Università in questa prospettiva è paragonabile ad un
aeroporto, ad una stazione di servizio: il contrario di una dimora, di
una residenza, di un luogo nel senso comune del termine.
L’Università è un potenziale nonluogo in cui “si transita per fare
delle cose ed andare via subito, in cui non ci si ferma perché manca
anche una Casa dello studente, mancano luoghi d’incontro”.
Situazione determinata soprattutto dalla caratterizzazione che il rapporto tra Università e territorio, tra Università e contesto urbano e
tra Università ed attività economiche ed imprenditoriali localizzate
spazialmente, ha assunto nel suo farsi esperienza storica.
Afferma Giorgio Donsì, Rettore dell’Università degli Studi di Salerno:
“Il problema del rapporto si può porre quando c’è la cognizione di ciò che si è. In realtà originariamente si è pensato che
l’Università degli Studi di Salerno potesse essere piccola sul
piano delle dimensioni, per cui inizialmente non ci sono state
difficoltà legate alla definizione di un’identità specifica.
Successivamente, essendo l’ateneo interessato da un significativo processo di crescita si è posto il problema di capire
verso quale direzione si volesse procedere, che cosa, cioè,
l’Università in questione volesse diventare e dunque rappresentare. Si fece una scelta precisa in questo senso, che poi è
risultata vincente: abbiamo costruito un polo della cultura,
siamo diventati la seconda università della regione Campania.
È evidente che questo risultato comporta anche un maggior
numero di difficoltà, accentuate dal fatto che non esiste una
lunga tradizione di studi accademici a sostanziare l’attività di
questo ateneo. Ritengo che le cose siano più facili quando la
storia di un’Università affonda le sue radici in un passato di
sette-otto secoli.
In definitiva le cose procedono abbastanza bene su questo
terreno, sull’apertura cioè dell’Università al contesto locale
ampiamente inteso. Sono in corso attività culturali fervide,
4
Marc Augé, Nonluoghi, Introduzione a una antropologia della surmodernità, Eléuthera, 1992.
98
molte le iniziative convegnistiche, numerose le occasioni di
contatto con altri atenei o con diverse sedi istituzionali.
L’ipotesi di creare rapporti in maggiore profondità, centrati su
iniziative e progettualità comuni dipende da fattori specifici, ad
esempio dai contesti nei quali si opera. Si tratta di un problema comune delle università italiane, dal momento che non si
hanno corrispondenze e sinergie in certi settori della formazione e della ricerca accademica. Questa è un’Università di
recente istituzione, le cui vicende sono forse condizionate da
un’impostazione mentale preclusiva per chi l’Università di
Salerno la voleva in città”.
La formazione è indicata come l’ambito strategico per l’educazione
di menti adatte ai nuovi territori della cultura, dell’economia, della
politica, del management. Per agevolare la vivacità culturale della
città e della provincia, e far uscire il territorio “dalla pigrizia” è necessaria “una forte provocazione, un’invenzione nata dal sapere e da
un progetto collettivo, da intelligenze disomogenee e distanti”: la
Formazione trasversale.
Un progetto formativo concepito in una logica di rete tra le diverse
realtà che già operano sul territorio: dalle scuole all’Università, dagli
Istituti Tecnici e Professionali passando per la SDOA e Sichelgaita.
La formazione deve riguardare ed accompagnare i maggiori eventi
culturali del territorio perché “un evento ad un certo livello deve
essere già pensato in grado di mettere in campo una formazione,
perché poi la formazione diventa produzione e da lì mercato”. La
formazione trasversale ha come obiettivo la costruzione di professionalità che pensano, operano, gestiscono, immaginano nella logica di circuito integrato d’area. Una logica di rete che metta in intima
connessione:
• le filiere del territorio (turismo, artigianato, ecc);
• i nuovi media, i nuovi linguaggi artistici, l’entertainment;
• gli strumenti della programmazione negoziata, della ’imprenditorialità e dell’impresa sociale;
• le forme della rappresentanza degli interessi dell’impresa, dell’economia, del sociale;
• le autonomie funzionali.
99
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
“Per quanto riguarda la formazione noi abbiamo pensato di
fare uno studio. Abbiamo immaginato di monitorare il territorio
con l’osservatorio sulle politiche sociali. Abbiamo l’intenzione,
chiaramente ragionando anche con la formazione della
Campania con quelli che sono i soggetti che sul territorio operano, di monitorare e individuare le esigenze.
Quindi occorre individuare all’interno di questa provincia quali
sono le emergenze e le esigenze che si debbono sposare con
le vocazioni del territorio, sia da un punto di vista turistico che
da un punto di vista di quelle che sono le realtà imprenditoriali, per fare azioni formative che abbiano un senso e una ricaduta sul territorio della nostra provincia. Va fatto quindi fatto in
assonanza e partnership anche con Assindustria e CNA con
quelli che sono gli attori della “produzione imprenditoriale” del
territorio e quindi fare una formazione che sia legata anche
alle esigenze che ci sono”.
Osserva Giuseppe Iannicelli, Capo Ufficio Stampa dell’amministrazione
comunale di Salerno:
“La formazione ha senso se fa due cose: se è legata molto al territorio e se guarda al futuro. Una delle mosse vincenti potrebbe
essere quella di formare i manager della new-economy, figure in
grado di gestire i processi e soprattutto i contenuti della grande
era informatica che ci apprestiamo a vivere. I portali vanno riempiti di contenuti. In questa logica e in prospettiva dell’insediamento di Finmatica a Salerno5, ha bisognoso oltremodo di cervelli,
importante sarebbe cimentarsi su questo terreno. Altro ambito di
estremo interesse è rappresentato dal terzo settore, che si calcola dia già lavoro a tre milioni di persone (in Italia) e che in prospettiva tra 10/15 anni vedrà aumentare di molto la sua sfera
dimensionale. Il volontariato a Salerno vive ancora forse la logica
dell’assistenza, della solidarietà filantropica, validissimo, ma poco
in grado di darsi una managerialità. Bisognerebbe far uscire il
volontariato dai vecchi schemi.
Altro terreno fertile è la risorsa eco-ambientale ed ecoturistica.
Non servono manager generici del turismo, ma operatori connessi a questo territorio. Servirebbero dei manager del sistema turistico integrato, capaci cioè di gestire tutto - l’ambiente, la storia, la
cultura, la gastronomia - come sistema. La bellezza del sistema
diventa la bellezza del sistema Salerno: le botteghe, i locali, le
stradine del centro storico, che poi ti portano ad una cattedrale,
ad un affresco, ad una chiesa nascosta, permettendoti di vivere
una giornata in città prima di recarti ad Amalfi o a Palinuro a farti
un bagno”.
Le politiche formative possono aiutare la città ed il territorio nel radicare alcune esperienze che diventino visibili e permanenti e che si
muovano tra le reti lunghe ed il territorio. In questa prospettiva si
muove, ad esempio, la proposta elaborata da Linea d’Ombra di una
“Scuola di formazione sul cinema e la creatività giovanile”:
“Abbiamo proposto un progetto di un certo tipo perché riteniamo ci sia la possibilità di ragionare sui nuovi strumenti della
comunicazione giovanile (cinema, teatro, musica) e poter candidare Salerno e la Costiera ad essere un luogo di formazione, fruizione e di spettacolarizzazione del prodotto. Ecco perché noi ci siamo fermati su creatività nuovi talenti, sull’idea di
una scuola di formazione sulla creatività giovanile, perché credevamo che il segmento anche di formazione in termini di produzione industriale della cultura dovesse essere non quella
del prodotto “confezionato”, ma della creatività che sta alla
base della formazione di nuovi prodotti. Se questo lo fai su un
territorio in cui hai alle spalle un imprenditore come Crudele,
che immagino porti anche nuove industrie, allora credo che il
discorso cominci a diventare interessante, di lunga portata e
anche di interesse internazionale non solo a livello industriale
in senso stretto, ma di industria culturale a livello internazionale. Questa è la sfida. Diversamente, vivi in una dimensione
Percorsi formativi indirizzati prevalentemente ai giovani, poiché
“fare un’azione semplicemente orientata agli enti o alla classe dirigente lascia il tempo che trova” e incentrati sui temi del tempo libero, la cultura, il sociale.
L’azione pubblica sta riflettendo sul contributo che la formazione
può fornire all’economia e allo sviluppo delle attitudini territoriali.
Afferma Alberto Esposito, assessore alle politiche sociali e giovanili
della Provincia di Salerno:
5
Finmatica realizzerà un polo informatico nell’area di Brignano.
100
101
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
locale, svolgi un ruolo di grande importanza civile, culturale, di
promozione, ma secondo me non incidi più di tanto”.
PARCHI TERRITORIALI DELLE EMOZIONI
Tra i bisogni delle realtà culturali, il tema della formazione si sviluppa anche in termini di domanda di figure professionali adeguate a
sostenere lo sviluppo e la crescita del settore dello spettacolo.
Figure professionali capaci di agevolare il passaggio delle organizzazioni culturali da associazioni volontaristiche ad imprese culturali
vere e proprie. Un’istanza che necessità di percorsi formativi non
tradizionali e di figure con competenze allargate, non solo di tipo
economico-gestionale, in grado di individuare scenari, percorsi, vie,
canali esplorativi, connessioni del tutto nuove tra cultura, economia
e attitudini territoriali.
La net economy offre alle imprese culturali la possibilità di:
• sperimentare la produzione di contenuti informativi in forma digitale;
• incrementare l’utenza ed i contatti personali;
• espandersi attraverso l’utilizzo di supporti e di canali distributivi
supportati dal commercio elettronico;
• introdurre convenienze ad organizzare dei vortal (portali verticali) dove sistematizzare ed organizzare contenuti informativi;
• creare comunità virtuali e bacini di intelligenza sociale.
A questo scopo, è stata condotta una ricerca in ambiente Internet per
analizzare in che modo gli operatori culturali salernitani utilizzano questo strumento di comunicazione. Le maggiori realtà si sono dotate di
un sito internet e di un relativo indirizzo di primo livello. I siti svolgono
principalmente funzioni di vetrina, sono stati progettati da aziende
specializzate e presentano in alcuni casi interessanti tratti e soluzioni
grafiche.
Più problematico si presenta il rapporto con contenuti e servizi; nessun operatore ha attivato forme di commercio elettronico; assenti aree
di discussione, news groups, informazioni di interesse generale sul
territorio, link; strumenti promozionali come e-zine, mailing list. Dal
punto di vista della cultura di rete, vi è quindi la necessità di diffondere
informazione-formazione mirate agli operatori culturali sulle modalità
di utilizzo e di valorizzazione della produzione culturale.
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Nel rapporto tra iniziative culturali e territorio, si può ipotizzare che
in alcuni specifici contesti territoriali della provincia di Salerno
avvenga un processo di incorporazione di valore nelle manifestazioni culturali grazie ad una serie di elementi contestuali riferiti alla bellezza del paesaggio, al suo potere evocativo, all’immaginario al
quale rimanda. Questi luoghi sono luoghi evocativi di emozioni,
nel senso che stimolano una serie di percorsi emozionali che nobilitano l’evento stesso e contribuiscono ad arricchirlo di valore.
Osserva Gianni Colucci, Caporedattore del settore economico del
Mattino:
“In queste iniziative/opportunità manca la cognizione del valore aggiunto che dà il territorio in quanto territorio, della soglia
di emozioni della cultura. Il valore del marchio territoriale,
della costiera Amalfitana o dei templi di Paestum, non è percepito pienamente forse perché è un patrimonio di bellezze e
valori che è tutti giorni sotto gli occhi di tutti”.
A sua volta, l’integrazione tra eventi culturali e luoghi emozionali
determina nel corso del tempo un’associazione di idee tra evento e
luogo. Osserva Eugenia Apicella, Segretario Generale del Centro
Universitario Europeo dei Beni Culturali:
“Letterati e musicisti che hanno visitato Ravello hanno dato
visibilità creando nell’immaginario collettivo il mito della città di
Ravello. Questo fenomeno si è verificato anche ad Amalfi che
ultimamente però ha perso questa connotazione di centro propulsivo, sostituendo un turismo d’élite culturale con uno di
massa”.
Una tipologia di visitatori generalmente diversa da quella tradizionalmente intesa dal turismo culturale è attratta dai luoghi delle emozioni
dal momento che l’evento non lo si consuma, lo si vive. Ci si proietta
in un contesto, in un ambito territoriale. Non si consuma una mostra,
un festival, uno spettacolo, in un luogo anonimo o in un’area metropolitana; si vive in un’esperienza evocativa ed emozionale. Un passaggio che origina la figura del viaggiatore culturale:
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
“I turisti fanno una toccata e fuga, danno poca anima, poca
sostanza – visceralità, mentre i viaggiatori culturali sono un’altra
cosa, danno anima, sostanza, calore. Manca veramente un
discorso articolato e studiato che serva a creare zone di visibilità, zone che esistono ma non sono entrate a far parte della
cultura di tutti noi. Il viaggio non è solo movida salernitana ma
anche il viaggio fuori porta dal quale ci si ritorna arricchiti anche
tramite attività di scambio e di potlach, compagnie che lavorano
lì con quelle che lavorano qui. Le feste tradizionali sono rimaste
pochissime: il Carnevale di Monte Marano, la festa della
Madonna delle Galline e la Festa della Madonna dei Serpenti.
Questi momenti di conoscenza possono essere momenti di
conoscenza tra culture e luoghi lontani della memoria”.
“e ciò dipende anche dalla scarsa consapevolezza e conoscenza
dell’industria dell’entertainment, ampiamente studiata negli Usa.
Guardando all’entertainment dal punto di vista delle dinamiche del
marketing e con gli occhi della New Economy, vedo il territorio
come uno spazio, come delle opportunità, come un potenziale
parco a tema, non devastato dallo sviluppo industriale. Coloro che
non sono stati toccati dallo sviluppo metallurgico hanno territori
che possono offrire grandi chances per l’entertainment outdoor
(cinema e parchi a tema). Il territorio non ha nessuna differenza da
un canale televisivo, è anche esso occasione di consumo. In Italia
manca una riflessione attenta, visioni strategiche e competenze
perché si possano costruire occasioni di imprenditoria”.
Si può affermare che questi luoghi diano un valore aggiunto percepibile solo da una sorta di grande nicchia del mercato che “
Il primo passo metodologico da compiere per la costruzione di un
Parco delle Emozioni è un’analisi settoriale calata sul territorio, analizzando domanda e offerta.
“… sa dare valore alla limonaia che è rimasta in quel modo e
che ha un valore per chi sa leggere e apprezzare in filigrana
recuperando tutto un vissuto personale e psicologico, che ha
un valore enorme e si può monetizzare. Il riferimento chiaro è
all’Hotel S. Pietro, dove ci si arriva in elicottero e si mettono
insieme due livelli completamente diversi: quello delle emozioni
e della regalità di posti così straordinari e la capacità delle reti
lunghe, del mercato che trova lì livelli di ospitalità internazionale quindi elevatissima professionalità, qualità complessiva”.
“Bisogna partire da un’analisi di settore intelligente, in grado di
cogliere mercati tendenziali, analisi intersettoriali, consumo
cinematografico e turistico. Bisogna guardare ai mercati dei
media, dell’entertainment includendo il territorio e le sue
opportunità. Prima o poi questa cultura arriverà in Italia:
Venezia verrà quotata in borsa come parco a tema, e il territorio sarà incluso nella sfera dei mercati”.
Alcune caratterizzazioni dei Parchi Territoriali delle Emozioni avvicinano questi luoghi all’esperienza dei Parchi a Tema e dei Parchi
Divertimento. Osserva Pietro Frigo, direttore marketing di Italia in
Miniatura:
“Un parco delle emozioni, di senso, significa considerare un
territorio con la stessa logica con cui si considera un Parco
Divertimenti: fondamentale, quindi, l’accesso, vedere cosa c’è
e partire dagli aspetti e dai punti di forza del territorio per strutturare i servizi”.
“Noi siamo abituati ad avere grandi parchi a tema senza saperlo”,
afferma Emilio Pucci6,
6 Emilio
Pucci, “Workshop: Il progetto di creazione di un Distretto audiovisivo e multimediale a Milano”.
104
Queste osservazioni portano ad ipotizzare che le cornici territoriali
salernitane (Costiera Amalfitana, Cilento, aree interne) debbano
organizzare diversamente l’offerta turistico-culturale, fondando la
loro proposta su circuiti di senso, percorsi auto-rinforzanti che pongano al centro il territorio, la sua estetica, il suo farsi ambiente paesaggistico, letterario, poetico, estetico, sensoriale.
“Credo che l’esempio di Ravello dica che dalla lettura attenta,
approfondita della storia di una città si possa tirar fuori un percorso o un’identità che configuri quasi un marchio, qualcosa
che impegni ad essere quello che si è scelto di essere”.
Su modelli emozionali sta puntando il Parco del Cilento, dove è
stata istituita un’area Wilderness, cioè selvaggia. Le aree
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Wilderness, sono migliaia in tutto il mondo. Costituite da burroni,
gole profonde, pareti scoscese, valloni, paludi. Tutti territori isolati di
bellezza spettacolare e soprattutto intatta, non contaminata dalla
presenza dell’uomo. Negli Stati Uniti, dove è nata questa particolare
forma di conservazione della natura allo stato primitivo, il territorio
protetto supera i 500 mila chilometri quadrati. In Italia le zone selvagge sono 19, per un totale di circa 2.300 chilometri quadrati, equivalenti a quasi due terzi della Valle d’Aosta. La prima, a Fosso del
Capanno, in Emilia Romagna è stata istituita nel 1988, l’ultima, nel
Parco Nazionale del Cilento, nel comune di Campora in provincia di
Salerno, all’inizio di luglio. La caratteristica principale di un’area wilderness è l’assenza totale di ogni forma di intervento umano: non ci
sono strade asfaltate, case di moderna costruzione, tralicci, pali del
telefono. Il suo territorio può comprendere una valle montana, il
delta di un fiume, una scogliera a picco sul mare, il bacino di un
lago. A disegnarla sono enti pubblici e privati che intendono impegnarsi per mantenerla intatta nel tempo. Al contrario di quanto
avviene in parchi e riserve, non sono possibili visite di massa, ma
solo in gruppi ristretti di 3-4 persone. L’obiettivo dei visitatori è quello di rigenerarsi grazie all’immersione totale nei colori e nei suoni
della natura. Esplorare un’area wilderness è quindi un’esperienza
unica, che richiede una buona capacità d’adattamento. Non esistono, infatti, percorsi attrezzati o rifugi: si cammina e si soggiorna
all’aperto portando in spalla viveri e tende per i bivacchi notturni.
Espressione artistica che potrebbe trovare applicazione in altre aree
salernitane delle Emozioni è, ad esempio, la Land Art, che coniuga
dimensione urbanistica con visione poetica della natura. Lo spazio
tradizionale della galleria o del museo, lascia il posto all’immensità
dello spazio naturale: letti di fiumi, colline, massi, etc.
D’altra parte l’attuale offerta di eventi culturali rischia di consumarsi
in sé, la cornice cioè prevale sul contenuto:
“… si continuano ad organizzare festival e manifestazioni.
Tutto questo senza capire che la Costiera è comunque più
forte rispetto all’evento, è la cornice a dare qualcosa in più
alla manifestazione, che in questo modo non produce risorsa.
Secondo me è un impoverimento, perché se vai a fare
“Cartoons on the bay” dove non ci sono strutture adeguate –
in costiera non ci sono cinema - devi partire con un livello di
finanziamento alto e fai così un operazione a rischio di instabilità, perché hai bisogno di molti anni per affermarti quando di
fatto la costiera è già in sé un marchio già abbastanza riconoscibile, per cui ti mangia l’evento piuttosto che lasciarsi trascinare dall’evento stesso”.
La tesi che il marchio Costiera Amalfitana sia attualmente più forte dei
singoli eventi e manifestazioni culturali che vengono ospitate trova indiretta conferma dalla recentissima ricerca effettuata dall’Istituto di Studi
Economici e Sociali Sichelgaita su un campione di frequentatori del
Festival Musicale di Ravello. Tra i motivi che inducono alla partecipazione alla manifestazione, l’80% degli intervistati ha dichiarato la passione
per la musica, il 72% la suggestione del luogo. Ma alla successiva
domanda “che cosa l’attrae di più del Festival di Ravello” il campione ha
risposto per il 55% affermando “la suggestione del posto”, per il 49% la
musica sinfonica”, per il 35% “dal programma nel suo complesso”,
mentre solo il 20% è attratto dall’orchestra. Si partecipa al Festival di
Ravello non tanto per l’offerta di eventi concertistici ma per l’attrattività
dell’evento nel suo complesso. Ambienti, paesaggi e scenografie sembravo prevalere sugli aspetti direttamente collegati alla fruizione concertistica.
“Si va a Ravello indipendentemente dal concerto o da chi dirige,
anche perché la bravura del direttore non si può valutare in un
concerto fatto all’aperto, con un’acustica pessima. All’aperto si fa
suonare la banda. Buttare i soldi in queste manifestazioni che
sono ampiamente sovvenzionate dal ministero non ha senso. Si
accumula un turismo di base che già c’è”.
Non è più sufficiente dire che un posto “è bello”, bisogna mostrare
quale convenienza e quale interesse, quale piacevolezza comporta il
soggiorno in quel luogo e a quali condizioni.
Progettare Parchi delle Emozioni significa considerare il turismo
come parte di un sistema territoriale ad economia culturale che
comprende post industria del tempo libero, loisir, estetica del territo-
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
rio, cultura del paesaggio, qualità dei servizi e delle relazioni sociali.
Osserva Marco Macciantelli, assessore alla cultura del Comune di
Bologna:
“La costa romagnola è un distretto del piacere, del tempo libero però
non c’è una mente; esso è un punto di fitte relazioni tra cultura, turismo, svago, tempo libero, socialità, creatività”.
NUOVI TERRITORI PER NUOVI ABITANTI: L’INTRATTENIMENTO NOTTURNO
Si è accennato in precedenza al fenomeno della “movida” come una
precondizione e potenzialità propositiva e caratterizzante della città
di Salerno e del suo ambito provinciale, individuandola come elemento della vitalità e del dinamismo che negli ultimi anni il territorio
salernitano ha espresso.
Il termine movida è stato assunto dai media locali prima e dall’opinione pubblica poi come sinonimo della ricostituzione nell’area
urbana di Salerno di forme di intrattenimento serale e notturno, che
ha immediatamente seguito il recupero urbanistico del centro storico del capoluogo. Un progetto di riqualificazione urbana che ha
segnato l’operato delle due giunte De Luca, il quale ha messo al
centro della politica dell’amministrazione comunale la ricerca di una
nuova identità e come strategia possibile una nuova forma di urbanità.
L’essersi avvalsi dell’opera dell’architetto catalano Oriol Bohigas,
riconosciuto come artefice della rinascita di Barcellona per i giochi
olimpici del ’92, ha determinato una sorta di continuo riferimento alla
capitale catalana, facendo della città la materializzazione delle
aspettative di rinascita che Salerno coltivava. Questa proiezione
verso Barcellona ha quindi finito per rendere “inevitabile” l’adozione
del termine “movida” per identificare il nuovo fermento notturno che
interessava le zone del recuperato centro storico. Un augurio forse,
che però non ha contribuito a sostanziare il processo di ridefinizione
dell’identità salernitana che proprio nel suo “epifenomeno” finiva per
adottare terminologie e atteggiamenti che appartenevano ad altri.
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Quindi si inizia a parlare di movida quando si ripopola il centro storico del capoluogo, negli anni a cavallo tra il 1994 e il 1995, ma non
si deve pensare che le attività e le iniziative di intrattenimento rivolte
per lo più ad un target giovanile, prevalentemente compreso nell’ampia e disomogenea fascia che va dai 18 ai 30 anni, non fossero
già presenti nel territorio provinciale. Se Salerno presentava fino
agli anni ’90 un panorama “notturno” piuttosto frammentato – con
pochi locali disseminati in diversi punti della città, ma qualitativamente più interessanti - altre zone della provincia presentavano
un’offerta più ampia e articolata.
Cava dei Tirreni, la costiera Amalfitana – soprattutto Maiori, Amalfi,
Praiano e Positano - e la costiera Cilentana – da Paestum ad
Agropoli fino a Palinuro e Marina di Camerota – sono stati per anni i
“collettori” della domanda di intrattenimento serale e notturno già
forte e motivata, come ha dimostrato la successiva massiccia apertura di locali nel centro storico di Salerno.
La stagionalità delle attività turistico-ricreative nelle zone costiere
che favorivano, e tuttora favoriscono, il flusso di presenze soprattutto nei mesi estivi – sebbene in una concezione di stagione estiva
più ampia di quella attuale che andava da maggio a settembre inoltrato, a fronte di un’attuale concentrazione nei mesi di luglio e agosto – hanno accentuato il ruolo di Cava come luogo privilegiato del
movimento notturno nei mesi invernali.
Ambienti e tradizioni diverse invece caratterizzavano le due zone
costiere. La vicinanza al capoluogo, la maggiore facilità di spostamento, nonostante gli storici problemi di parcheggio che affliggono
la zona, l’appeal che “resisteva” dai tempi del “boom” degli anni
‘50/’60, dovuto alla presenza del Jet-set internazionale richiamato
dal fascino un po’ bohèmien e dall’aspetto allora ancora “selvaggio”
del paesaggio, resero la costiera amalfitana la meta preferita dei
giovani salernitani. Storici locali da ballo – come la Torre Normanna
a Maiori, l’Hotel Luna ad Amalfi o la suggestiva grotta della discoteca Africana di Praiano – ma anche la vitalità notturna dei piccoli
centri costieri che non conoscevano “riposo” hanno fatto della
costiera il cuore della “movida” ante litteram della provincia, che non
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
ha conosciuto cali se non in coincidenza del nuovo centralismo del
capoluogo e delle maggiori esigenze di un pubblico più maturo e
soprattutto stanco di un’offerta sempre uguale negli anni e alla ricerca di nuove esperienze.
appetibili le località della costiera romagnola piuttosto che
Marbella, ecc.
La costa cilentana, da Paestum fino a Sapri, è caratterizzata da
realtà di tipo industriale con una maggiore propensione ad
investire su megastrutture che devono nell’arco di due mesi
raccogliere il più alto numero di fruitori possibile. Alcune strutture riescono lavorando solo in quel periodo a totalizzare circa
1,5 miliardi di incassi e ciò la dice lunga sul diverso modo di
fare impresa della notte. Al momento a Palinuro c’è una situazione di oligopolio con unico imprenditore che gestisce tre dei
locali più attivi: il Ciclope, il Lanternone ed un’altra struttura.
Ad Agropoli emerge il New Carrubo che è gestito con investimenti molto forti e con un rendimento buono da giugno a settembre e ottimo da luglio fino alla seconda settimana di agosto.
La costa cilentana si presta certamente meglio di quella amalfitana ai parallelismi con il fenomeno romagnolo da cui si differenzia principalmente per una frequentazione quantitativamente superiore in tutti i periodi dell’anno almeno per i week end.
La costa cilentana vive quindi la carenza di una fruizione
costante che impedisce la costruzione di percorsi della notte7”.
Il Cilento, la cui tradizione notturna risale a tempi più recenti, ha
attratto un target sostanzialmente diverso, meno attaccato all’atmosfera un po’ “retrò” e “romantica” della costiera e proiettata verso le
nuove forme del consumo musicale diffuse dai primi network
radiofonici privati – siamo ai primi anni ’80 - e diversi luoghi di intrattenimento notturno modellati sui grandi locali da ballo ibizegni o
riminesi. Un pubblico più giovane, attirato anche dall’apertura di
aree campeggio, del tutto assenti in costiera amalfitana, e formule
alberghiere indubbiamente più economiche di quelle amalfitane. Un
territorio quasi vergine che è stato poi successivamente meta
soprattutto di un turismo giovane.
Ecco come Giuseppe De Stefano, proprietario dell’Officina 249 analizza il panorama:
Un territorio quindi piuttosto differenziato e dinamico, attento ai bisogni di ampie fasce della popolazione che sembravano essere state
dimenticate dal capoluogo, alle prese peraltro con gravi problemi di
risanamento interno e di disoccupazione che il progetto Urban
prima e l’apertura dei locali ha contribuito a ridimensionare.
“La costiera ha ben coltivato e sfruttato la bellissima immagine
conquistatasi nel passato. Questo vantaggio fa sì che vi si
possa lavorare con maggiore tranquillità pur senza avere
garanzia del successo, esempi lampanti sono il Fuenti, il
Dudù ecc. Un locale che funziona veramente è il Nabila che
oltre ad essere bello è equidistante da Amalfi e da Salerno e
riesce a cambiare mercato di riferimento a seconda del periodo (giugno e luglio con Salerno, agosto con Maiori e Amalfi).
Pur con queste felici condizioni il locale nelle serate infrasettimanali ha bisogno di affidarsi a gruppi che ne curino le pubbliche relazioni. Sfatato il primo mito, e cioè che i locali in costiera non hanno bisogno dell’aiuto dei gruppi di comunicazione,
è bene anche rendersi conto che il turismo in costiera è uno
stereotipo che non funziona. Il turismo degli alberghi della
costiera è fuori target per i locali notturni, una eccezione può
essere fatta per Maiori che con il fenomeno delle case per
vacanza riesce a essere un mercato invitante. Per il resto
della costiera mancano quei target che hanno reso famose ed
La nuova centralità del capoluogo
Politica urbanistica, recupero del centro urbano e ripopolamento
notturno della città sono i tre elementi indissolubili di un sillogismo:
la rinascita di Salerno. Un percorso che viene ricordato da Pasquale
Persico, tuttora membro della giunta comunale di Salerno e all’epoca del primo mandato di De Luca assessore al bilancio, in un articolo scritto per il settimanale “Il Denaro”:
Circa sei anni fa l’intervistato ha organizzato in occasione delle vacanze estiva un pacchetto comprendente soggiorno ed ingressi in discoteche (come ora fa il circuito RN – Riccione Notte) non trovando però la
collaborazione delle strutture ricettive ma riuscendo in ogni caso a strutturare un percorso.
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
ed è di particolare interesse per la molteplicità di situazioni
che esprime, per la diversità degli strati sociali coinvolti, per la
speciale commistione tra mediazione politica, regolazione dei
comportamenti, libertà d’iniziativa. A Salerno, il nuovo piano
commerciale, nonostante i referendum sul no alla liberalizzazione del commercio, è diventato l’elemento di rottura degli
equilibri preesistenti, esso si è ispirato a una sostanziale liberalizzazione, anzi, nel centro storico, nell’area Urban, la liberalizzazione era completa (nessun vincolo di superficie minima).
Per la ristorazione e l’accoglienza un provvedimento amministrativo aveva dato libertà di accesso alle licenze. … Salerno
ha usufruito di un vantaggio competitivo verso il cambiamento
dell’immagine della città, 400 nuovi esercizi in due anni, commerciali e di accoglienza. Questi provvedimenti, anticipando
con qualche grado di libertà in più il decreto Bersani, hanno
contribuito, non poco, a rivitalizzare e dare qualità all’intera
area del centro storico. … L’intero centro storico ha cominciato ad attrarre di giorno, ma soprattutto di notte, migliaia e
migliaia di persone che hanno vissuto la città. Si sono create
commistioni visibili tra vecchie affinità spaziali e i nuovi reticoli
che potevano interpretare le nuove esigenze dei giovani e di
tutti coloro che volevano vivere la città nuovamente.”
“Nell’aprile ’94, a solo tre mesi dall’insediamento, la Giunta
Municipale approvò il “Documento Urbanistico Programmatico” nel quale si riaffermava l’intenzione di redigere un
nuovo Piano Regolatore e di convenzionarsi con lo Studio
“MSM Arquitectes” di Barcellona.
Vi è un’ambizione, quando si è in buona fede, in ogni sindaco: riuscire con gli strumenti della pianificazione urbanistica
ad aggredire la complessità delle città per riconsegnare ai
cittadini una città più a misura d’uomo, vivibile e moderna.
L’identità di Bohigas era legata alla nuova identità di
Barcellona, al successo del piano in quella città. Nasceva a
Salerno una prospettiva di laboratorio urbano, una prospettiva vitale per i temi dello sviluppo locale. Una interattività
nuova tra proposte ed interpretazioni possibili, un terreno
nuovo per la città e per l’urbanistica nelle città… (Bohigas)…
dice alla città: il piano ha natura strumentale. … parla esplicitamente di una metodologia che andrà avanti per progetti.
Un’Urbanistica strategica: un metodo che, partendo dal progetto possibile, induce trasformazioni che comunicano al
loro interno una volontà di risveglio di nuova qualità urbana,
capace di prospettare una nuova identità urbana”.
In quest’ottica viene attuata una precisa politica di liberalizzazione
delle licenze commerciali volta a far rivivere l’area di intervento del
Programma Europeo Urban8. Sempre Persico nota:
“Per Salerno il Commercio non solo era al centro del programma elettorale ma ha finito per diventare un pivot, un settore
strategico di cambiamento dell’immagine della città. È stata
un’intuizione politica? Una visione realistica delle vocazioni
mercantili della società salernitana? Un laboratorio possibile
per coniugare Commercio e Sviluppo? In effetti il settore era
8 “L’ambito d’intervento del Programma Urban di Salerno è il centro antico della città, sito tra le colline e il
mare, la cui superficie totale è di circa 40 ettari con una popolazione di 7.000 abitanti, pari al 5% della
popolazione salernitana complessiva… La particolare conformazione orografica, che vede nel centro storico una pendenza del 12% e la presenza della collina, ha inciso sulla direzione di crescita della città che, a
partire dal secolo scorso, si è ampliata verso i terreni pianeggianti ad oriente, segnando progressivo degrado e l’inevitabile marginalizzazione della città storica. … La parte più antica della città, progressivamente
abbandonata dagli abitanti, non è più abitata dai salernitani che , al contrario, la individuano come periferia
degradata della “nuova città”, simbolo del sottosviluppo piuttosto che come luogo di identità storica.“
Yvonne de Notarsi, Europass, Gennaio 2000.
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Una politica di deregulation che ha visto il proliferare di centinaia di
attività commerciali: si aprono bar, caffè, ristoranti, pizzerie, pub stile
inglese, locali di ispirazione spagnola, ricavati spesso da scantinati
o spazi già destinati a botteghe artigiane ormai in disuso, da depositi di barche o attrezzature da pesca che si trovavano a ridosso della
costa. Locali pronti ad accogliere i “pionieri” della riconquista degli
spazi ristrutturati, attratti dalla curiosità di riappropriarsi di
vecchie/nuove zone e di fatto richiamati inizialmente da semplici
opere di ripavimentazione e arredo urbano.
A rendere ancora più intensa la frequentazione dell’area tra via
Roma e il Teatro Verdi ha contribuito la riapertura di quest’ultimo nel
1995, dopo 11 anni di chiusura, e la ripresa della programmazione
del Cinema Teatro Augusteo nel 1998. Due poli di attrazione dei circuiti culturali intrattenitivi della città e del suo sistema urbano, spesso privi di sale cinematografiche e di teatri. Progressivamente
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Salerno inizia a diventare un centro propulsore e attrattore di quei
flussi che per anni l’avevano vista come punto di transito e non
luogo di fruizione. Il capoluogo assume una funzione di catalizzatore della vita serale e notturna non solo dei giovani salernitani, che
iniziano così a ri-scoprire la propria città, ma anche di giovani provenenti da altre zone della provincia: dall’agro nocerino sarnese, dalle
zone interne, da quelle costiere che in inverno restano progressivamente deserte. Si iniziano a contare circa 10.000 presenze durante
il fine settimana nel solo tratto di via Roma che tange il centro storico e nei vicoli ad essa adiacenti. Salerno diventa così il punto di
snodo di tanti e possibili percorsi della notte.
Se fino alla metà degli anni ’90 si poteva individuare un asse lungo
cui si muoveva il popolo della notte che andava dalla costa meridionale a quella settentrionale – e viceversa – bypassando sostanzialmente Salerno, adesso si può guardare al territorio e alle dinamiche di spostamento in modo diverso: le zone interessate restano
sostanzialmente le stesse – Cava, Costa d’Amalfi e costiera cilentana – ma si può parlare di una struttura a “raggiera” che vede
Salerno come “inevitabile” punto d’incontro e di “primo consumo” da
cui partire per “vivere” i percorsi della notte. La centralizzazione
delle attività intrattenitive quasi esclusivamente nel centro di
Salerno ha infatti prodotto rapidamente il declino degli storici locali
situati in punti diversi della città e delle discoteche dell’area urbana,
piegate dalla forte concorrenza delle discoteche sorte in brevissimo
tempo nella Costa Sud – la fascia litoranea di Pontecagnano e
Battipaglia – che hanno potuto contare su spazi più ampi, insediandosi in strutture abbandonate o adattando alle nuove esigenze
spazi già dedicati a forme di intrattenimento meno “invasive”, e su
maggiori disponibilità di spazi destinati al parcheggio. Allargandosi
gli spazi, le discoteche hanno perso quella dimensione di club che
gli angusti spazi della città in qualche modo imponevano, e hanno
adottato modelli più vicini a quelli standard delle medie discoteche
italiane ed europee – più piste divise per generi musicali, scenografie più avvolgenti, sebbene sempre di respiro esotico e latino.
Cava, invece, perso il primato dell’intrattenimento serale, ha cercato
formule complementari alla serata salernitana, in grado di motivare
114
e stimolare lo “spostamento” dal fulcro della movida. Lo ha fatto cercando di essere al passo con la moda dettata dai media. Dal
karaoke della metà degli anni ’90 ai locali che mescolavano musica
dal vivo, esibizioni di strip-tease di professionisti/e o improvvisate da
frequentatrici invitate ad animare il palcoscenico, fino ai discopub,
esplosi nell’inverno ‘99/2000. Niente di particolarmente innovativo,
ma in grado di conciliare il desiderio di ballo e la ricerca di ambienti
apparentemente meno dispersivi.
Spazi diversi, forme di consumo diverse – sebbene assimilabili in
unico tipo di offerta destinata al ceto medio locale – assolutamente
complementari: luoghi chiusi, perimetrati, caratterizzano le aree
esterne al centro urbano di Salerno, che, al contrario, anche in
inverno, si distingue per forme d’intrattenimento consumate quasi
esclusivamente all’”esterno”. In estate, ovviamente, questa caratteristica diviene ancor più marcata, con via Roma trasformata in una
unica fila di tavolini all’aperto e occupata da gruppi che stanziano
davanti ai principali locali pronti a spostarsi presso i locali vicini, in
un continuo movimento che diventa una sorta di percorso a tappe
interno alla città.
Salerno punto d’incontro, quindi, punto d’arrivo e di partenza per i
possibili percorsi della notte, all’insegna però – e questo è uno degli
elementi di debolezza del fenomeno e soprattutto di chi ne fruisce –
non tanto della scoperta di nuove combinazioni, di “nuovi territori”,
di nuovi luoghi, quanto della ricerca di una “stabilità” delle mete e
degli appuntamenti da declinare nel corso del fine settimana. Infatti,
dopo la prima fase, del resto naturale e fisiologica, di fibrillazione e
particolare dinamismo, dettata dalla continua apertura di nuovi locali, si è arrivati ad una fase di assestamento che ha finito per cristallizzare la situazione. Individuati i punti “cardine” di questo ampio territorio della notte – principalmente grazie all’intervento dei media
locali e di massicce “campagne pubblicitarie” che si fondano sull’economico e sicuro effetto del passaparola – i “viaggiatori della notte”
finiscono per attraversare ritualmente gli stessi luoghi negli stessi
giorni della settimana. Si è andato consolidando una sorta di tradizionale “tour”, cui negli anni si sostituiscono i locali, ma che devono
rispondere allo stesso attributo, l’essere “alla moda”.
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Non si cerca il nuovo, né si propone il nuovo, e non si valicano i
confini di questa specie di “recinto ideale”: si cercano anno dopo
anno degli “approdi sicuri”, delle rotte conosciute da battere durante
la stagione. Difetto “strutturale” che accomuna sia i gestori e i proprietari dei locali notturni che seguendo la logica puramente commerciale che li ha ispirati e sostenuti puntano a non cambiare una
formula vincente e a non investire, sia il popolo della notte, che si
mostra disposto a seguire pedissequamente i percorsi costruiti da
altri. È pur vero però che la voglia di luoghi nuovi e soprattutto di
“esperienze diverse” non è affatto sopita e lo dimostra l’assalto a
qualsiasi nuovo locale si apra nella zona – salvo poi l’abbandono
alla scoperta che si tratta dell’ennesimo locale uguale a tutti gli altri.
attingendo al ricco bacino della tradizione provinciale di jazz, come
testimoniano i numerosi festival e iniziative provinciali dedicati al
questo genere9. Altri due locali forniscono in modo episodico uno
spazio ai gruppi musicali locali. Generalmente per “serate di musica
dal vivo” si intende la presenza di un dj, che mixa dischi di musica
tendenzialmente in linea con l’offerta media delle radio commerciali,
o piano bar, tornato in auge negli ultimi anni.
Più vivaci in questo senso le aree lontane dal centro storico, dalla
Valle dell’Irno, zona universitaria, e alcuni punti della Piana del Sele.
Interessante anche la presenza in piccoli centri dell’interno di club
che presentano, anche se sporadicamente, serate di musica dal
vivo promosse dalla passione del singolo gestore o proprietario.
Le interviste realizzate permettono di individuare alcune delle caratteristiche della domanda e dell’offerta.
Mancano inoltre, a Salerno e nei principali centri della provincia,
spazi attrezzati che permettano l’organizzazione di concerti o manifestazioni dal vivo, fatta eccezione per i teatri. Per i concerti Salerno
dispone solo due spazi, prestati all’entertainment, il campo sportivo
Vestuti, in centro città, e lo stadio Arechi, mentre durante l’estate
viene allestita una struttura provvisoria, l’Arena del Mare, che ospita
il cartellone composto dal Comune di Salerno.
Recentemente è stato presentato un progetto per la costruzione di
un multiplex nella zona dello stadio, con circa 12 sale cinematografiche, sale congressi, spazi polifunzionali, area commerciale, proposta dalla Medusa Distribuzione, gruppo Mediaset, che a settembre
verrà analizzato dall’amministrazione comunale.
Per quanto riguarda il settore “ristorazione/bar” si nota una sostanziale omogeneità nel tipo di allestimento e soprattutto dell’offerta
“gastronomica”: prevalenze di pizzerie e di piatti consueti nei menù
di qualsiasi ristorante italiano senza sforzi di innovazione nei tipi di
cucina proposti. I ristoranti cinesi sono una conquista relativamente
recente e da circa un anno si è aperto un ristorante messicano.
Come suggerisce Carlo Pecoraro, collaboratore del Fabula Club, “si
potrebbe valorizzare la presenza di numerosi extracomunitari provenienti da diverse zone dell’Africa e concedere loro agevolazioni per
L’offerta
Fare un’analisi della tipologia dei locali presenti nell’area considerata si scontra immediatamente con la mancanza di dati a disposizione, dal momento che non è stata condotta finora nessuna ricerca
specifica sul fenomeno “movida”. Da un’analisi empirica si può
essenzialmente evidenziare:
- una scarsa presenza di locali in cui venga proposta una programmazione di musica dal vivo;
- prevalenza di locali di ristorazione nelle sue diverse forme – bar,
ristoranti/pizzerie, birrerie, enoteche, american bar – diffuse
indistintamente in questo “territorio della notte” a fronte di una
concentrazione di discoteche in alcune aree – la costa sud
conta 8 discoteche in poco meno di 4 km, la costiera cilentana
ne conta diverse tra Agropoli e Palinuro;
- mancanza di centri e di strutture di aggregazione sul modello
delle Zone Temporaneamente Autonome (Taz).
La mancanza di spazi dedicati alla musica dal vivo è particolarmente sentito nel capoluogo, dove, a fronte di 250 locali aperti negli ultimi anni, solo uno offre un cartellone “ragionato” di offerta musicale
116
9 Baronissi Jazz, Festival del blues e del jazz di Serre, Teggiano Jazz, Jazz on the Coast a Minori, Jazz in
Parco a Nocera Inferiore, Jazz a mezzogiorno a Salerno, Salerno Summer Festival, etc
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
l’apertura di locali e ristoranti tipici, che amplino l’offerta di Salerno e
provincia e costituiscano anche uno strumento visibile e forse più
semplice di integrazione interculturale”.
“Emerge inoltre un dato che trova molti d’accordo, vuoi per
lavarsene le mani o per fare autocritica, e cioè l’incapacità
degli imprenditori della notte di sapersi rapportare alle esigenze del mercato. Una incapacità che nasce soprattutto dall’improvvisazione dei gestori, degli operatori dei bar e degli altri
locali che non hanno il bagaglio di esperienze e professionalità che invece possiamo ritrovare a Rimini dove chi svolge un
lavoro legato al mondo della notte ha una professionalità che
è maturata anche in contesto formativi. Invece a Salerno, probabilmente, il rovescio della medaglia, di questa pur fortunata
intuizione della liberalizzazione delle licenze, è stato il gioco
dell’improvvisazione.
In sostanza per essere imprenditore della notte non è sufficiente cavalcare le mode che cambiano continuamente e che
richiedono ogni volta investimenti ingenti, sarebbe auspicabile
che questi imprenditori “drizzassero di più le antenne” calandosi nella realtà in cui si trovano ad operare, subdorando le
richieste della propria utenza cercando di anticiparle, lanciando le mode piuttosto che seguirle. Per fare questo spesso
bastano poche cose: una colonna musicale particolare, una
ritinteggiata al locale, proporre qualcosa di nuovo rispetto al
solito cocktail preparato male e servito peggio, l’organizzazione di un evento, ecc.10 La spiegazione forse la si può trovare
nell’affanno dei gestori di recuperare tutto e subito il loro investimento, infatti pagare un gruppo musicale oppure organizzare eventi rinviano il momento del ritorno economico”.
L’indistinzione dell’offerta è indubbiamente causata anche dal tipo di
imprenditoria che si è affermata nella zona, fatta di piccole imprese
individuali o familiari, legate a logiche strettamente commerciali. Un
prodotto anch’esso tipicizzato dal modo in cui si è inteso avviare lo
sviluppo, soprattutto a Salerno, del settore dell’entertainment. Negli
ultimi anni si nota la tendenza alla costituzione di piccoli gruppi
imprenditoriali che assumono la gestione di diversi locali. Il caso
delle discoteche della costa sud rappresenta l’evoluzione più evidente di questo processo: diverse strutture, peraltro adiacenti, sono
controllate da uno stesso gruppo di P.R. ai quali viene peraltro
demandata l’organizzazione delle serate. Si tratta di un primo
segnale evolutivo agíto sulla separazione tra proprietà e gestione.
Un orientamento alla specializzazione funzionale che può alimentare una domanda di figure professionali orientate alla qualificazione
del settore dell’entertainment. Tuttavia, come emerso dal focus
group con alcuni operatori del mondo dell’intrattenimento notturno:
“Lo sviluppo del fenomeno, sia dal punto di vista delle attività
imprenditoriali che di lavoro subordinato o autonomo può essere in parte spiegato dal forte bisogno di occasioni di lavoro che
si avverte in questo territorio. La richiesta di lavoro è talmente
alta che qualunque possibilità di microguadagno o di guadano
è un’opportunità a cui non rinunciare. Premesso questo si
hanno gli strumenti per comprendere i livelli di competizione e
di professionalità presenti nel settore a livello locale. Infatti la
concorrenza, forte e spietata del settore, a cui si possono ascrivere alcuni caratteri tipicamente meridionali, è la proiezione di
un certo meridione che si arrampica sugli specchi, che si barcamena, ed è caratterizzata molto più dell’esigenza di sopravvivere piuttosto che dalla professionalità degli operatori.”
Una dimensione imprenditoriale inadeguata sottolineata anche da
Barbara Cangiano, giornalista de “La Città”, curatrice della pagina
sulla movida:
118
Potremmo quindi avanzare l’osservazione che anche il mondo della
notte soffre per quella mancanza di cultura imprenditoriale già evidenziata come problema per gli operatori culturali. Sono pochi gli
imprenditori che hanno saputo scommettere ed investire in nicchie
di mercato assumendosi quindi, oltre all’onere dell’investimento,
anche quello della formazione dei gusti e della cultura del divertimento per una generazione di nuovi cittadini.
Essere imprenditore della notte significa non solo prevedere, manipolare e accompagnare mode e stili di consumo in continua evoluzione e che richiedono ingenti investimenti, ma acquisire la sensibi“Una cosa che è sparita da quasi tutti i locali by night è la musica dal vivo, prodotto che va al di là delle
mode, consumo storicamente immutabile, forse praticata solo dal Fabula e dallo Chez Marie”.
10
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
lità opportuna a cogliere atmosfere, elementi di dissonanza, espressività di fondo del vissuto urbano giovanile. Subdorare le richieste
della propria utenza, calandosi nella realtà in cui si opera, anticipandole e traducendole in prodotti, serate, atmosfere, serve a rivitalizzare e rigenerare continuamente il sistema d’offerta. Oggi quel che
pare di scorgere nella movida è la dominanza di imprese omologative.
In questo senso l’appello lanciato dal sindaco De Luca all’inizio del
suo primo mandato, “Imprenditori, arricchitevi!” per, come riporta
Persico,
Il bacino essenzialmente locale di cui si alimenta il fenomeno fa sì
che la frequentazione dei locali e delle zone della “movida” sia concentrata nei pre festivi e nei festivi. Inoltre la natura non turistica
delle aree urbane interessate – principalmente Cava e Salerno – fa
sì che nel mese d’agosto i flussi siano drasticamente ridotti.
Se l’offerta si presenta da tempo legata a modelli, formule, meccanismi consueti e ormai noti non si può attribuire del tutto la responsabilità alla suddetta mancanza di cultura imprenditoriale, ma viene
sottolineata anche la scarsa permeabilità dei giovani che compongono la domanda agli stimoli e alle possibilità rinnovatrici di “inedite”
proposte culturali:
“far emergere nuovi livelli di responsabilità, sia interni al
Comune che esterni…. Era necessario, infatti, che tutti i soggetti del mercato (istituzioni private e pubbliche) facessero
emergere le loro aspettative, la loro progettualità effettiva,
perché anche il governo locale incontrasse esigenze a cui
fare riferimento per i parametri di efficacia e di efficienza. Ciò,
in termini culturali e politici, rappresentava una rottura con il
meridionalismo tradizionale”.
“È difficile che chi è nato in questo mortorio culturale, in questa grettezza provinciale riesca ad infervorarsi per una proposta particolare a meno che non si sia dei giovani geniali che
hanno passato la loro adolescenza a leggere, vedere film, o
che hanno avuto insegnanti particolarmente dotati o genitori
decisamente brillanti. Manca il background culturale”.
Fa eco Claudio Cappelli, amministratore delegato di Ecodue S.p.A.:
L’amministrazione comunale ha riposto fiducia nella imprenditoria
locale, nella convinzione che fosse sufficiente creare condizioni perché si sviluppasse un circolo virtuoso che portasse Salerno a vivere
la sua nuova dimensione di “Laboratorio urbano”, in grado di trainare anche le zone della provincia più deboli. Il suo appello è stato
evidentemente esasperato dagli imprenditori, che hanno finito per
adagiarsi sulle richieste di una domanda spesso pigra, inseguendo
la sola logica del massimo profitto.
“Agli inizi dell’anno la società ha organizzato un rave itinerante
che avrebbe dovuto toccare partendo da Salerno le principali
città europee. Sul proseguimento del tour è stato fatale il cattivo inizio avuto con Salerno che si è dimostrata una piazza con
un pubblico immaturo sia per comprendere il livello qualitativo
della proposta, testimoniato dal budget di centocinquanta milioni di Lire per serata, sia per recepire una soglia di prezzo di
circa trenta mila lire.
La manifestazione nasceva dopo uno studio sul grado di assimilazione delle tendenze musicali europee quindi puntava a
realizzare tappe per aree geografiche confidando in una omogeneizzazione per macroaree ed in una adeguata mobilità dei
fruitori. La programmazione dell’evento puntava molto sull’house music, settore musicale in cui Napoli è a livello europeo una
delle punte più avanzate, e quindi puntava ad un bacino d’utenza almeno regionale. Le serate hanno visto una buona partecipazione di pubblico dell’area napoletana ma una modestissima
partecipazione della provincia e della città di Salerno”.
La domanda
A fronte di un’offerta riconosciuta come “satura, vecchia, immobile”,
si registrano circa 10.000 presenze nel solo centro storico di
Salerno: mancano peraltro dati effettivi sul circuito di presenze che
attraversano l’intera area interessata e non solo il comune di
Salerno.
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
In realtà il mondo della notte è attraversato, come buona parte della
realtà sociale ed economica del territorio, della compresenza di
“identità deboli” e di “identità disperse”. La vita notturna della provincia vive al momento in una sorta di limbo tra forme di consumo
legate al localismo (tipico delle identità deboli) che favoriscono il
mantenimento di quest’area recintata, si oppongono a qualsiasi tipo
di innovazione, trincerandosi dietro “il locale alla moda”, e spinte critiche all’assenza di contenuti della movida da parte delle identità
disperse. Queste ultime, consapevoli dell’esistenza di forme altre di
utilizzo della notte, si mostrano però incapaci di produrre progettualità, di aprire nuove strade ai consumi d’intrattenimento o di individuare nuovi territori di espressività. Dispersione non solo nella percezione della propria identità ma anche tra i soggetti che non riescono a riconoscersi tra loro, a ri-trovarsi per iniziare a costituire
massa critica in un contesto che spinge all’omologazione e non dà
ascolto ai segnali sempre più forti ed inequivocabili che provengono
dagli “insoddisfatti”. Oggi diversi interlocutori sostengono che la
movida attraversa una complessa crisi di crescita.
Lo testimoniano peraltro i dati raccolti dal Fipe, Federazione Italiana
Pubblici Esercizi, e presentati dal coordinatore salernitano, Franco
Forte, nel maggio del 2000. In un articolo del 16 maggio del quotidiano “La Città”, firmato da Barbara Cangiano si legge:
“… Il fenomeno Movida a quattro anni dal suo boom oggi
sembra essersi lentamente avviato verso un triste declino…
Le cifre di un flop annunciato: … la maggioranza dei locali
soprattutto nell’area compresa tra via Roma e il centro storico
sembra aver subito una perdita, in termini di profitti, pari almeno al 30% rispetto a tre anni fa. E il trend è in crescita perché
l’estate ’99 aveva già segnato un -20% …negli ultimi due anni
il fenomeno sembra essersi arrestato di colpo. In calo i profitti,
in calo il numero di presenze, in calo la stessa richiesta di
licenze…”
In un certo modo il calo delle presenze e dei profitti sottolinea la
maggiore maturità della domanda, che sta cercando altrove quello
che la movida aveva promesso e non è riuscita a raggiungere.
122
Vi è anche chi ritiene che il fenomeno sia nato con una formula
datata e sperimentata più di venti anni fa in contesti territoriali estremamente diversi ed estranei alla composizione sociale della città.
Fa notare Alfonso Amendola di Frontiere Immaginifiche:
“Il problema maggiore di questo fenomeno è il fatto di essere
stato superato, di non avere nemmeno quei caratteri che invece aveva Barcellona nel 1982 nella cui movida c’era tutto: l’evento spettacolare all’interno dei bar, una politica omogenea
dei prezzi, un lavoro forte di omogeneità e di proposta della
notte. Il fenomeno a Salerno invece oltre al boom dell’apertura
dei locali e degli orari dilatati è stato carente di una politica
organizzativa interna. Una serie di attività culturali si dovrebbero sviluppare a partire alla movida notturna salernitana con
la necessità di innovare il fenomeno. Si potrebbe cominciare
con il cambiare il nome vecchio dalla nascita”.
Un’immagine distorta, un’occasione da recuperare
Il commento del rappresentante del settore dei pubblici esercizi si
trasforma in riflessione rivolta all’amministrazione locale sul perché
invece di incentivare che il fenomeno, “lo ha boicottato”. Si chiede di
“affrontare insieme e di programmare insieme strategie in favore del
settore e della città”, invitando l’amministrazione comunale ad organizzare manifestazioni culturali, momenti spettacolari e musicali nel
centro storico e gli operatori a fare un esame delle cause che hanno
portato questi risultati.
Più voci hanno messo in evidenza l’”assenza” di un secondo passaggio nella politica del Comune di Salerno, per sostenere il settore
della notte. L’amministrazione comunale, forte dei risultati conseguiti
sia a livello locale che internazionale, ha cercato di gestire una fase
di normalizzazione del fenomeno sostenuta da interventi nel campo
della sicurezza e della vivibilità delle aree in questione, contando sul
ruolo propulsore degli operatori. Il “problema” dell’ordine pubblico
viene quasi quotidianamente cavalcato dai media locali, esacerbando una situazione che potrebbe essere affrontata con formule di
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
partecipazione congiunta dei comitati di quartiere, delle associazioni
imprenditoriali, degli operatori e di rappresentanze della domanda
coordinati dall’amministrazione comunale.
Le colpe attribuite alla “movida” non riguardano l’aumento della criminalità, ma attengono alla difficile convivenza tra il popolo della
notte e i residenti. Un problema che affligge qualsiasi luogo in cui
sia sviluppato il settore dell’intrattenimento. Un problema strutturale,
quindi, che viene trasformato dai quotidiani locali e dai media in
facili servizi notiziabili e articoli contro. D’altra parte esperimenti di
attenuazione del disagio dalla presenza di locali notturni e di contemporaneo intervento a favore del disagio giovanile sono stati condotti a Milano ed a Bologna. In particolare il Comune di Bologna,
con il contributo del Fondo Sociale Europeo e del Dipartimento degli
Affari Sociali della Presidenza del Consiglio, nell’ambito del Progetto
“Socializzazione e Creatività Giovanile” ha organizzato il corso per
“Operatori della notte”. Una nuova figura professionale orientata a
compiti di ascolto e di mediazione sociale tra residenti, imprenditori
e domande giovanili.
La sensazione che si ricava è che non si sia ancora compreso il
ruolo che la “movida” ha assunto per lo sviluppo sociale, economico, culturale della città e quali siano le straordinarie potenzialità di
crescita, collegate alla riqualificazione dell’offerta attraverso percorsi
della notte più ricchi e articolati, capaci di integrarsi e spingere la
destagionalizzazione dell’offerta turistica nelle aree costiere. Chi da
osservatore esterno si è confrontato con la movida Salernitana, ne
ha da subito compreso le potenzialità individuando dei possibili percorsi per il suo sviluppo. Pietro Frigo così si è espresso:
“Non penso che gli italiani sappiano che c’è una movida a
Salerno paragonabile a quella di Ibiza negli anni ’80. Se non
si vede non ci si crede, c‘è un problema anche di comunicazione. Non potete sempre trincerarvi, e lo dico soprattutto ai
giovani, dietro all’immagine cristallizzata del paesaggio costiero o meridionale di tipo presepiale … datevi da fare, create voi
quello che pensate di fare. Inoltre, il modello di recupero e
riqualificazione urbana, o di mantenimento delle bellezze arti-
stico architettoniche non contrasta con un principio di utilizzo,
di consumo dei luoghi recuperati. Anche questo è un passaggio da fare, relazionarsi con le bellezze del proprio patrimonio
non in maniera ossequiosa, sacrale, anche se ovviamente nel
rispetto delle strutture e della loro importanza. La stessa
Salerno, rinata con un intervento di riqualificazione urbana, è
un esempio di recupero di centro storico presepiale mirato ad
un pubblico giovane. Probabilmente sarà un fenomeno di tipo
localistico, con un bacino di utenza che non va oltre i 50 km. Il
problema è se ciascuno dei locali presenti fa promozione per
conto proprio non se ne esce, ma se si fa una campagna congiunta, pubblicizzando l’offerta globale di Salerno, allora il
bacino può sicuramente allargarsi, congiungendo anche l’offerta ricettiva del Cilento e la sua connotazione di turismo giovane”.
Per la Costiera Amalfitana va forse fatto un discorso ancora più
attento e profondo, dal momento che lì sopravvivono modelli di consumo datati senza che sia mai stata fatta una politica di riposizionamento dell’offerta: il punto di forza continua ad essere la “bellezza
del paesaggio”. Tant’è che la costiera amalfitana è diventata, negli
ultimi anni, un territorio di conquista per imprenditori già affermati in
altre zone della provincia che spostano nella stagione estiva i loro
locali11, mantenendone inalterata la formula.
Il fenomeno Movida è stato protagonista della nuova storia della
città di Salerno, ha dato voce e visibilità ai nuovi abitanti degli spazi
notturni, ha accolto le tribù giovanili, ha offerto spazi di comunicazione e di relazione. Alcuni osservatori della vita notturna si chiedono
se “oggi, nel sostanziale stallo delle attività, è possibile ripensare a
questo fenomeno in termini di spazi di espressione di linguaggi giovanili collegati alla creatività artistica, musicale, culturale”.
I gestori chiedono attenzione, spazi d’ascolto, una politica commerciale adeguata alle tipologie dei locali per la notte, evidenziano la
necessità di alimentare con nuove idee e nuovi percorsi il fenomeno
pena il suo lento declino.
Gli abitanti della notte chiedono una qualificazione culturale della
11 È il caso dell’Aumm Aumm, discopub di Cava che in estate si trasferisce a Marina d’Albori diventando
l’Aumm Aumm sotto le stelle, del Nabila, ovvero l’Officina 249 di Cava che si sposta a Minori.
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I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
movida, una differenziazione dell’offerta, spazi espressivi non solo
ordinati intorno al consumo.
Manca, in sostanza, la seconda intuizione geniale, che legava la
liberalizzazione delle licenze alla creazione di un circuito della notte,
determinando un sistema di politiche sociali e culturali per la città.
In questa direzione si muove la proposta del professore Cantillo:
costituire un comitato di protagonisti del sistema culturale cittadino dal mondo del cinema, della notte, del teatro, delle associazioni, dal
mondo politico – che organizzi un cartellone cittadino di proposte
culturali anche tra loro eterogenee - dallo spettacolo teatrale di cultura greca allo strip-tease – ospitati nei locali del centro storico.
Dare contenuto e identità ai consumi è la parola agíta da questa
proposta.
“Il fenomeno movida assume un valore sociale, di costruzione
di un tessuto urbano e di una generazione salernitana, che si
possa riconoscere in qualcosa che non sia il tifo per la
Salernitana. A Salerno, in sostanza, è sempre mancata la
piazzetta del paese, il luogo di ritrovo gratuito, sia quello che
precede il consumo in altri locali, sia il luogo dove fare semplicemente quattro chiacchiere con gli amici. La movida, a
Salerno, è diventata lo spazio della mia identità”.
Nel corso della ricerca è emerso che Salerno organizza ed ospita eventi ed attività culturali che non si integrano in una logica di sistema con il
territorio e con le diverse filiere economiche ed imprenditoriali. La semplice proposta di una diversa articolazione fisica e funzionale di queste
manifestazioni in rapporto alla movida e più in generale rispetto alla
città, potrebbe configurare delle nuove sperimentazioni tra cultura e
consumo. Alla ciclicità di proposte va affiancata, si suggerisce, l’apertura di spazi espressivi: laboratori teatrali, spazi espositivi di grafica, pittura, aerosolart, fumetto, centri d’informazione, laboratori per l’alfabetizzazione multimediale, etc.
Soprattutto si aprono per la movida nuove possibilità legate ai prossimi
interventi urbanistici previsti nella zona orientale della città, in un‘area
cerniera tra la zona industriale del capoluogo e la fascia litoranea verso
Pontecagnano. Lì è stata localizzata un’area di intervento turistica, con
la creazione di strutture alberghiere e sempre lì dovrebbe essere collo126
cato il Sea Park. La zona dello Stadio Arechi è ugualmente interessata
da progetti di riqualificazione. È una nuova occasione per riconquistare
spazi nuovi della città, riprendere un ruolo propulsore e individuare
nuovi “territori” vergini in cui possa essere data anche maggiore possibilità di intervento alla “domanda”, per formulare nuove ipotesi di intrattenimento e rompere il cerchio che sta trasformando i territori della
notte in comunità recintate.
IL MEDITERRANEAN SEA PARK, METAFORA DELLE NUOVE OPPORTUNITÀ?
Che tipo di impatto avrà sul sistema culturale, sulla produzione di eventi
e di spettacoli, sul patrimonio di esperienze, sui circuiti archeologici, sui
beni culturali, sui parchi emozionali, ed ancora sul sistema viabilistico,
ricettivo e logistico, la realizzazione del Mediterranean Sea Park? Si
tratta di un’opera destinata a cambiare il volto della città e del territorio,
almeno da quanto se ne deduce da questo redazionale:
“Il primo ed il più grande parco marino a tema d’Europa, il Mediterranean Sea
Park, sorgerà a Salerno e coniugherà biologia marina, archeologia marina e
tecnologia. Nato come un grande progetto industriale nel campo dell’intrattenimento e del turismo, il Mediterranean Sea Park si propone come una nuova
ed importante risorsa di riqualificazione del territorio e di incremento dell’economia locale, creando circa 450 nuovi posti di lavoro e oltre 2000 legati all’indotto.
Costruito su 300.000 mq di superficie, il parco è stato progettato prestando
grande attenzione all’impatto socio-ambientale ed all’inserimento architettonico
della sua struttura.
Il progetto del Mediterranean Sea Park nasce dalla collaborazione di un nutrito
team di esperti, tra i quali figurano biologi, archeologi, architetti, informatici e
scenografi di lunga esperienza e chiara fama, che hanno contribuito a renderlo
unico nella sua complessità, facendone una struttura viva e dinamica, in perfetta fusione tra rigore scientifico e didattico da una parte e finalità ludiche e di
intrattenimento dall’altra.
L’aspetto più strettamente “biologico” del parco è sviluppato grazie alla presenza di 32 vasche per un volume di 20.000.000 di litri, di una vasca oceanica da
6.000.000 di litri che ospiterà squali e mante, e di un delphinarium di tipo lagunare, che sarà impiegato anche per il recupero di animali.
Il Mediterranean Sea Park, grazie alla presenza di oltre 200 specie tra inverte127
I territori delle culture
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
brati, pesci, crostacei e molluschi, riprodurrà fedelmente l’ecosistema del Mar
Mediterraneo in tutta la sua complessità e ricchezza: a partire dall’acqua,
pescata nel Golfo ad una profondità di 30 metri e trattata solo con filtri di sabbia, fino all’alimentazione degli animali ospitati, per la quale si predisporranno
opportune catene trofiche.
All’interno del parco, l’esperienza interattiva giocherà un ruolo di primo piano:
l’uso di avanzate tecnologie consentirà al visitatore di “sperimentare” il mare,
grazie a simulazioni, giochi individuali o a squadre, utilizzo di collegamenti
internet e realtà virtuale.
L’archeologia marina è la terza attrattiva offerta dal Mediterranean Sea Park.
Elemento centrale sarà l’Archivio Geologico del Mare, una banca dati internazionale che raccoglierà informazioni sui reperti navali dalla preistoria all’ultima
guerra mondiale; contestualmente, sarà possibile ai visitatori seguire le fasi di
costruzione delle navi in un arsenale ricostruito su un modello d’epoca.
A testimonianza del patrimonio culturale ed archeologico presente nel
Mediterraneo, alcuni interessanti reperti troveranno posto in diverse aree del
parco, in un turn-over realizzato in accordo con la Sovrintendenza
Archeologica per le Province di Salerno, Avellino e Benevento.
La mediazione del processo di ritrovamento e di restauro dei beni archeomarini trasformerà il concetto di museo in qualcosa di vivo ed interattivo.
Ideatrice del parco è la società SEAPARK, nata dalla volontà di evolvere il
mercato italiano ed internazionale nel campo dei parchi a tema nelle grandi
strutture di musealità ed intrattenimento didattico.
Il progetto si avvale della collaborazione del CNR Istituto Talassografico di
Messina, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e dell’Istituto
Oceanografico di Mosca per la robotizzazione subacquea. Sono in corso di
formalizzazione altre importanti convenzioni con enti ed istituzioni italiani ed
esteri.
Presso il Mediterranean Sea Park, sempre nel settore della ricerca scientifica
nel campo della biologia marina, è stato attivato un dottorato di ricerca postlauream dell’Università di Siena”.
Il rischio connesso alla realizzazione di questo grande parco a tema
marino, è, secondo alcuni interlocutori, la cannibalizzazione degli eventi
culturali del territorio. Questo grande attrattore di investimenti e di pubblico, si fa osservare, potrebbe annientare la produzione artistica e culturale. Attenuare i rischi è il suggerimento di alcuni interlocutori, attraverso l’integrazione del Sea Park in un piano integrato di politiche e di
interventi tesi a rinforzare il ruolo e la funzione della cultura nella città e
nel territorio.
128
“Voler far assumere a Salerno una vocazione turistica che non
ha mai avuto, se non agli inizi degli anni venti, che poi si è
persa, è rischioso. Certo Salerno potrebbe essere caratterizzata dalle manifestazioni di grande importanza che ha. Però
credo che una scelta non si sia fatta. Noi stiamo andando su
molte strade con grande incertezza e prendendo un po’ tutto
quello che viene. Non c’è un progetto, né so se è possibile
farlo. Se volessimo prendere come esempio Parigi, lì molti
flussi turistici sono stati convogliati con EuroDisney, ma se si
facesse qualcosa del genere qui con il Sea Park, credo che
schiaccerebbe tutto quello che si sta muovendo qui. Qui si
tratterà di vedere. Bisognerebbe costruire per questa città un
progetto che stabilisca una nicchia e una identità che possa
controbilanciare altre tendenze. Non far partire solo il Sea
Park, ma anche la ristrutturazione di altri parti del centro storico e riempirle di contenuti, come per Palazzo Genovese, per il
quale prima si è stabilita la finalità e poi si è partiti con la
ristrutturazione”.
Da più parti si chiede di aprire una discussione all’interno della comunità locale sul progetto dell’infrastruttura:
“Ma siamo sicuri che il sindaco di Salerno abbia una formazione tale da decidere su iniziative di questo genere che portano
dei mutamenti genetici alla cultura di questo territorio? Inoltre,
far rivivere il centro storico non significa solo far aprire 250
locali, come meritoriamente ha fatto, ma significa anche riportarvi la gente e costruire un luogo storico, urbanistico e sociale. Non sono convinto che lo sappia, dato che vuole far convivere la costiera amalfitana, i templi di Paestum e il SeaPark
che è qualcosa più legato ad un turismo di massa e ad una
fruizione abbastanza asettica del sito”.
D’altra parte vi sono rilevanti interrogativi di natura economica, imprenditoriale e funzionale che interessano la realizzazione di quest’opera,
soprattutto proiettati nell’ambito del sistema Parchi Divertimento. Dei
150 Parchi Divertimento ed a Tema presenti in Italia solo quattro presentano dei bilanci economici significativi, sono localizzati in bacini
urbani e turistici nel Nord Italia e possono contare su di una rilevante
struttura ricettiva, alberghiera e di servizi. Queste realtà presentano
129
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
un’immagine consolidata, sviluppano strategie di filiera e stabiliscono
tra loro dei circuiti d’offerta e di promozione.
Le ricerche citate in questo rapporto di ricerca hanno evidenziato che il
territorio salernitano è carente nei comparti del ricettivo e dello svago,
cioè nei settori che dovrebbero costituire pezzi importanti e pregiati
della filiera di un Parco di Edutainment. Inoltre l’esperienza americana
nei parchi divertimento ci dice che è possibile costruire un sistema territoriale di divertimento partendo dal nudo territorio (si veda l’esperienza
della città di Orlando in Florida, o di Las Vegas in Nevada) ma a fronte
di giganteschi investimenti in infrastrutture, in dotazioni ricettive, in logistica.
Queste brevi osservazioni portano a ritenere che il Sea Park sia un progetto destinato ad immettere tali e tante discontinuità nel tessuto
socioeconomico salernitano, da costituire più che una risorsa un problema per tutta la comunità. Ma a volte, come si è visto, i problemi possono diventare delle opportunità.
130
IL PARCO INIZIATIVE, PROGETTI E RISORSE DEL SISTEMA
CULTURALE DELLA PROVINCIA DI SALERNO
Le schede che seguono riguardano le principali iniziative di carattere intrattenitivo e culturale emerse durante la ricognizione effettuata
sul territorio provinciale nel corso della ricerca.
Le prime sei ineriscono al settore dei beni culturali, le successive
nove al settore dell’intrattenimento e dello spettacolo. Fa eccezione
il progetto della Città dei Giovani, promosso dal comune di
Baronissi, che si colloca come possibilità di sviluppo dell’area universitaria sia dal punto di vista intrattenitivo, ma soprattutto come
strumento di rivalutazione e riqualificazione culturale dell’area del
bacino universitario e come nuovo collegamento tra la città e
l’Università.
Nella redazione delle schede si è fatto riferimento ai dati raccolti
durante le interviste, alle informazioni tratte dai materiali fornitici
dagli attori intervistati e dai siti internet delle iniziative prese in
esame.
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Centro Studi sul Falso – Museo del Falso
Università degli Studi di Salerno - Fisciano
città mordi e fuggi. Gli ideatori pensarono che il Museo e il Centro
Studi sul Falso potessero diventare una specificità della città.
Il Centro Studi sul Falso inizia la sua attività nel 1988, con una serie
di convegni e ricerche finalizzate ad approfondire le tematiche della
contraffazione e a sensibilizzare istituzioni e pubblica opinione sulla
crescente attività del fenomeno. Il museo è un’articolazione del
Centro Studi: per scongiurare l’eventualità che possa trasformarsi in
un folcloristico supermarket di prodotti contraffatti o possa porsi
come involontaria celebrazione del falso e dell’abilità dei falsari, il
museo è stato concepito per “concetti” e non per “oggetti”.
Ogni ricerca si promuove con una giornata di studi accompagnata
da un’esposizione che veicola gli argomenti della ricerca in una
forma più accattivante. C’è un video girato con testimoni privilegiati,
con brevi interviste ai soggetti interessati o coinvolti, e uno sull’esposizione che viene generalmente girato durante le giornate di
mostra. L’esposizione resta ferma e fruibile per sette otto mesi, fino
alla successiva ricerca. Si tenta di individuare un problema, studiarlo e tradurlo in forme capaci di farli uscire dall’ambito universitario
per renderlo aperto ai cittadini, agli imprenditori, alle stesse istituzioni. Per questioni logistiche, ma soprattutto per una scelta culturale,
lavora sulle monografie, in modo da riuscire a smontare il falso e far
capire quello che c’è dietro.
Nella fase di ricerca vengono stabiliti rapporti di collaborazione con
polizia a livello nazionale e internazionale, con la guardia di finanza,
carabinieri, Nas, gruppi anticontraffazione monetaria.
Dato il tema piuttosto sottovalutato o, al contrario, soggetto ad allarmi ingiustificati, viene calibrato il tipo di comunicazione, mirato
essenzialmente al coinvolgimento del soggetto attraverso una serie
di conoscenze che, sebbene in pillole, gli permettano di articolare
meglio l’argomento.
Precedentemente il museo era al centro di Salerno, vicino al Museo
di San Benedetto. L’apertura del museo nacque anche dalla considerazione che nella città di Salerno, agli inizi degli anni ’90, latitavano non solo una serie di momenti di integrazione e di scambio, ma
anche occasioni di interesse sulla città, che era turisticamente una
Dopo l’abbandono da parte della Fondazione Ca.Ri.Sal., il Centro è
ricorso a sponsorizzazioni esterne. Gli sponsor sostengono le spese
per la giornata di studio, per l’allestimento dell’esposizione e per le
spese di realizzazione dei materiali promozionali e informativi, che
permettono di non avere un occhio distratto sui contenuti. In genere
i contatti avvengono con aziende non appartenenti al settore su cui
viene svolta la ricerca. Il finanziamento richiesto non supera i 25-30
milioni ad iniziativa.
132
Notevole la copertura stampa delle iniziative del centro: una presenza molto forte sui mass media nazionali e internazionali diluita nel
corso dell’anno. Dalle televisioni europee a quella giapponese,
dall’Herald Tribune al Pais.
È nato non solo per dare una specificità a Salerno, perché diventasse anche un riferimento di interesse culturale, ma incomprensioni
sorte a livello istituzionale hanno determinato lo spostamento del
Museo all’interno dell’Università degli Studi di Salerno, localizzazione che ne penalizza la fruizione.
Per Informazioni
Centro Studi sul Falso
Direttore: Prof. Salvatore Casillo
Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica - Università degli Studi
di Salerno
Via Ponte Don Melillo - 84084 Fisciano (Sa)
Tel: 089 962122 –962084 Fax: 089 962086
Web site: www.unisa.it
133
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali
Villa Rufolo – Ravello (Sa)
Storia
Il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali è nato nel 1983
sotto l’egida del Consiglio d’Europa.
È un’associazione privata tra enti pubblici che vede come soci fondatori la Regione Campania, l’Università degli Studi di Salerno, il
Formez, la Provincia di Salerno, l’EPT di Salerno, la Comunità
Montana Penisola Amalfitana, l’Azienda di Soggiorno e Turismo di
Ravello e il Comune di Ravello.
Si tratta di un “Centro di eccellenza” per la ricerca e la specializzazione dei laureati nelle diverse discipline dei beni culturali: obiettivo
primario è quindi la formazione post universitaria e ricerca nella
tutela, nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio culturale.
Si caratterizza per la naturale sopranazionalità, in quanto opera con
ricercatori e docenti provenienti dalle diverse aree dell’Europa e
accoglie allievi di tutto il continente, e per l’approccio interdisciplinare nello studio e nella ricerca nel settore dei Beni Culturali.
L’istituzione del Centro è stata promossa dalla delegazione italiana
del Consiglio d’Europa al fine di promuovere e realizzare una rete di
Centri di Formazione di Eccellenza che dessero vita ad una
“Università Eclaté”, “stellare”, nella quale ciascun centro fosse specializzato in una specifica disciplina.
Attività primarie
L’attività di formazione del Centro prevede l’organizzazione nel
corso dell’anno di stages e di corsi intensivi di specializzazione. Il
programma di attività si struttura su vari settori di ricerca: scienze e
materiali del patrimonio culturale, studi sulla tutela e fruizione del
patrimonio culturale, archeologia, storia e cultura, territorio storico e
ambiente, applicazione della nuove tecnologie informatiche al servizio dei beni culturali, rischio sismico e patrimonio culturale.
Il Centro ha pubblicato oltre 50 volumi di Atti relativi ai seminari e ai
corsi realizzati nei 17 anni di attività. Ha una propria collana editoriale.
134
Attività di supporto
Il Centro di Ravello svolge anche una funzione sussidiaria promozionale, secondo la formula “ricerca-formazione-intervento”.
In tale prospettiva ha promosso dal 1987, di concerto con il
Consiglio d’Europa, il programma europeo per la prevenzione e la
difesa dai grandi rischi: EUR.OPA Grandi Rischi, Accordo Parziale
Aperto, in materia di prevenzione, protezione e organizzazione dei
soccorsi contro i rischi naturali e tecnologici maggiori, e costituisce
l’istituto specializzato di riferimento nel settore dei beni culturali.
Opera in collaborazione con altri centri specializzati del Bacino del
Mediterraneo (tra cui Turchia, Grecia, Francia, Spagna).
Inoltre realizza il recupero e la valorizzazione dei beni culturali “diffusi” (c.d. monumenti “minori”), nei quali si esprime la storia e la tradizione, la civiltà e la cultura delle diverse popolazioni e che costituiscono l’ambiente in cui si collocano i grandi monumenti. Per il suo
secondo decennio ha formulato un programma speciale per lo studio e la protezione di tali beni. Nel progetto sono state coinvolte, in
linea sperimentale, tutte le scuole superiori della Campania, al fine
di sensibilizzare i giovani alla salvaguardia del patrimonio locale che
potrebbe essere valorizzato ed integrato in un sistema turistico più
ampio.
Il progetto denominato ”Nuove metodologie per la conoscenza del
patrimonio culturale europeo” è stato approvato e finanziato dalla
Commissione Europea nel quadro del programma CONNECT. Il
capofila del progetto è il Centro, mentre i partners sono i seguenti:
•
•
•
•
•
Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles
(Francia);
Experimental School of University of Athemes (Grecia);
Istituto Politecnico di Tomar (Portogallo);
Università degli Studi di Salerno – Dipartimento di
Informatica (Italia);
Fondazione “Camminiamo Insieme” (Italia).
In particolare il Centro partecipa alla campagna di sensibilizzazione
lanciata per il 2000 dal Consiglio d’Europa “Europa, un patrimonio
135
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
comune”, attraverso tre progetti di ricerca transnazionali:
Osservatorio Europeo sul Turismo Culturale, Nuove metodologie
per la conoscenza del patrimonio culturale europeo e l’Atlante delle
culture sismiche locali.
L’Osservatorio per il Turismo Culturale è nato per sensibilizzare
gli Stati Membri del Consiglio d’Europa su un fenomeno in rapida
espansione che non vede ancora una normativa specifica al riguardo. L’Osservatorio si muove in diverse direzioni: a livello statistico,
per definire il fenomeno dandone valutazione quantitativa e qualitativa, previsioni e proiezioni, definire scenari di riferimento; a livello
conoscitivo con l’acquisizione e sistematizzazione delle misure di
regolamentazione del fenomeno; a livello analitico rilevare i mutamenti e le richieste sul piano professionale derivante dallo sviluppo
del turismo culturale per orientare l’attività formativa. L’Osservatorio
ha recentemente promosso, in collaborazione con Aci Italia e con
l’Alliance Internazionale du Tourisme e la Fedèration Internationale
de l’Automobile, la Carta dell’Etica del Turismo Culturale.
Per informazioni:
Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali
Presidente: Mario Valiante
Segretario Generale: Eugenia Apicella
Villa Rufolo 84010 Ravello (Sa)
Telefono :089 857669 - 858101
Fax 089 857711
Web site: www.amalficoast.it/cuebc
E-mail: [email protected]
Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Storia e Sede
Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum è sorto nel 1952 all’interno della città antica. Inizialmente era costituito da un’unica sala,
dall’aspetto architettonico esterno di scuola piacentiniana, costruita
sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo Thesauros
del santuario di Hera. Questo nucleo originario fu successivamente
ampliato e furono predisposti nuovi ambienti, costruiti intorno ad un
giardino interno e con vetrate aperte verso l’esterno. Il nuovo allestimento del museo documenta l’evoluzione e le trasformazioni della
città, dalla fondazione della colonia greca tra la fine del VII e gli inizi
del VI secolo a.C. fino all’istituzione della colonia latina, illustra le
trasformazioni nell’organizzazione sociale e pubblica, i riti religiosi,
gli aspetti della vita quotidiana, l’arte e l’artigianato. Una sezione
introduttiva ricostruisce la storia della scoperta del sito archeologico,
un’altra sezione è dedicata alla preistoria.
Il salto di qualità che si è avuto nell’ultimo periodo è dovuto sia alla
gestione dell’area archeologica che alle iniziative culturali che si
tengono all’interno del museo. Il museo è stato recentemente riallestito e in più si è aggiunta una sezione, inaugurata il 2 novembre del
1999, sulla Paestum romana.
Utenza
Nel 1999 il museo ha registrato 400 mila visitatori, tra stranieri ed
italiani: nel mercato nazionale un peso rilevante lo hanno le scuole.
La visita ai templi e al museo di Paestum solitamente segue quella
agli scavi di Pompei, sebbene il pubblico di riferimento non sia
necessariamente simile: l’utenza di Paestum sembra essere certamente più motivata e colta. Motivata per il maggior disagio anche
logistico che affronta per arrivare a Paestum, colta per la minore
scenografia di Paestum che impone tra l’altro, per la sovrapposizione di resti di civiltà lucane, greche e romane, un maggiore lavoro di
ricostruzione storica.
Finanziamenti
Mancano finanziamenti di imprenditori o di aziende private per il
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
sostegno del museo, la conservazione dei reperti e lo sviluppo di
possibili nuove aree di ricerca. I finanziamenti provengono esclusivamente da fondi istituzionali italiani o europei. I finanziamenti ottenuti recentemente dal FIO e dall’Unione Europea hanno permesso
di rinnovare ed ampliare alcuni sezioni, con un immediato e positivo
riscontro e ritorno nel numero dei visitatori.
Per Informazioni
Museo Archeologico Nazionale di Paestum
Direttrice: Dott.ssa Marina Cipriani
Via Magna Graecia – Loc. Paestum – Comune di Capaccio (Sa)
Tel: 0828/811023
Web site: http://www.museionline.it
Museo della Plastica
Cobecam – Consorzio Beni Culturali Campani - Napoli
Storia
Il consorzio nasce dalla volontà di un’imprenditrice napoletana, di
origini salernitane, Maria Pia Incutti, e ne fanno parte l’Università di
Napoli, l’Anepa e il C.N.R., nonché altri imprenditori privati, legati
alla salvaguardia del patrimonio culturale della Campania.
Dal 1987 al 1989 ha realizzato per il Ministero per i Beni Culturali ed
Ambientali il progetto “Musei della Campania: verso un sistema integrato di valorizzazione”. Il Progetto, della durata complessiva di 36
mesi, ha impegnato oltre 70 giovani assunti con contratto di formazione - lavoro. L’intervento ha interessato otto musei della
Campania: il Museo Civico “Filangieri” di Napoli, il Museo del
Sannio di Benevento, il Museo Archeologico Provinciale di Salerno,
il Museo dell’Agro Nocerino di Nocera Inferiore, il Museo
Archeologico della Certosa di Padula, il Museo della Ceramica
Vietrese a Vietri sul Mare e il Museo Irpino ad Avellino. Dal 1994 al
1999 il consorzio realizza in concessione per il Ministero per i Beni
Culturali ed Ambientali il secondo intervento. Il progetto ha impegnato oltre 160 giovani diplomati e laureati. Attività ed obiettivi di
progetto hanno interessato alcune tra le principali strutture museali
e culturali di Napoli e Benevento, secondo programmi elaborati in
collaborazione con gli organismi competenti sia a livello locale che a
livello ministeriale.
Attualmente il consorzio ha avviato, con la collaborazione del
Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della produzione
dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e dell’Istituto di
Pianificazione e Gestione del Territorio del CNR, due corsi di formazione, per “Manager della conservazione e della valorizzazione dei
nuovi beni culturali, dell’arte post-industriale e dei primi manufatti in
materiale plastico - dal 1900 al 1960” e per “Esperto in gestione di
processi innovativi in aree naturali protette”.
Progetto “Museo della Plastica”
Tre anni fa il consorzio, presieduto dalla stessa Incutti, in collabora-
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
zione con l’Associazione Lineare A di Salerno, ha presentato all’amministrazione comunale di Salerno il progetto per l’allestimento di un
“Museo della Plastica” È stata indicata come sede del museo il
Palazzo Genovese, sito nel cuore del Centro Storico di Salerno e
ancora in fase di ristrutturazione.
Come puntualizza il presidente del consorzio, la definizione di
“Museo” è riduttiva, dal momento che il progetto presentato al
Comune di Salerno è molto articolato.
Il progetto ruota intorno all’allestimento di una mostra permanente
della collezione privata della Incutti di oggetti in polimeri, raccolta in
più di trent’anni di ricerca, che ha raccolto riconoscimenti internazionali.
L’esposizione della collezione dovrebbe essere il nocciolo intorno al
quale sviluppare un’attività di ricerca sui nuovi materiali, sul loro uso
nelle creazioni artistiche, sul design, con un coinvolgimento diretto
degli artisti che lavorano sulle nuove materie. La ricerca dovrebbe
toccare anche le tecniche di conservazione e restauro di questi
materiali, che contrariamente a quanto si crede sono altamente
deteriorabili e per i quali non esistono né studi né laboratori adatti.
Non un “museo”, ma un “open space”, destinato non solo agli studi
sulle materie plastiche, ma un laboratorio “creativo”, aperto ai nuovi
linguaggi (musicali, cinematografici, artistici in senso ampio) che
faccia di Salerno un Centro di Creatività.
Per informazioni:
Consorzio Beni Culturali Campani
Presidente: Maria Pia Incutti
Centro Direzionale Isola 3 – 80100 Napoli
Tel: 081 7341467
E-mail: [email protected]
Web site: www.web.tiscalinet.it/cobecam
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Parco Letterario di Bracigliano
Storia
Il comune di Bracigliano ha aderito ad una iniziativa della fondazione Ippolito Nievo che ha censito in tutta Italia i luoghi che hanno
ispirato i più grandi autori della letteratura italiana. Nello specifico il
Parco Letterario del “Cunto de li cunti” s’ispira all’opera omonima di
Gian Battista Basile detta anche Pentamerone. L’opera raggruppa
50 racconti, ispirati da storie e personaggi popolari, articolati in cinque giornate. Il periodo di riferimento dei racconti è il XVII secolo, in
cui è vissuto l’autore, e l’ambientazione è l’entroterra campano.
Progetto
Il Parco Letterario nasce quando la Fondazione Ippolito Nievo, il
Touring Club e la Società per l’Imprenditorialità Giovanile progettano
una sovvenzione globale lanciando un concorso d’idee per la selezione sul territorio d’iniziative volte a creare parchi letterari ispirati a
questi artisti.
Il Comune di Bracigliano ha inteso portare avanti una proposta progettuale abbastanza articolata e ben radicata sul territorio di riferimento. Hanno aderito al Parco Letterario, oltre al comune di
Bracigliano, i comuni di Sarno, Siano, Roccapiemonte, Castel San
Giorgio e Nocera Superiore per l’Alto Agro Nocerino, Mercato San
Severino e Fisciano per la Valle dell’Irno, Montoro Inferiore (provincia di Avellino). Il Parco Letterario si colloca su questo territorio perché alcuni racconti dell’opera di Basile ne descrivono personaggi e
miti.
Si vogliono far rivivere attraverso l’opera di Basile le tradizioni popolari dell’area. Infatti il progetto di Parco Letterario parte inizialmente
con queste finalità di tipo culturale-artistico. Successivamente a
questa impostazione se ne affianca una di più ampio respiro che
punta allo sviluppo del territorio.
Il modello organizzativo e la metodologia d’intervento proposto dal
Parco Letterario di Bracigliano è stato assunto per l’impostazione
del Patto Territoriale della Valle dell’Irno e dei Monti Picentini che ha
indirizzato anche le azioni e gli interventi sul territorio nella direzione
di valorizzarne le risorse. Alcuni dei comuni hanno ispirato la natura
141
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
e i contenuti dei propri progetti alla creazione di strutture collegate
all’attività del Parco Letterario o comunque alla valorizzazione del
modello di Parco Letterario.
Finalità
La finalità delle linee d’intervento è duplice, da un lato la riscoperta
da parte della popolazione residente delle proprie tradizioni, dall’altro una diversa utilizzazione economica delle risorse e dei luoghi del
Parco stesso. Sono in corso azioni di sensibilizzazione e di orientamento rivolte sia ad aspiranti neo-imprenditori sia a imprenditori già
attivi per orientarli verso una migliore utilizzazione delle risorse.
Percorsi
Le iniziative che il Parco Letterario attiverà non soltanto saranno di
tipo culturale e artistico. Il filo conduttore saranno i “viaggi sentimentali”, una diversa modalità di fruizione turistico-culturale di luoghi di
ispirazione degli autori prescelti che prevedono visite-spettacolo, in
cui si alternano ed interagiscono parti di vera e propria visita guidata
e performance teatrali ispirate a brani letterari. Ad animare i luoghi
oggetto di visita sono pertanto sia attori, sia guide turistiche. Sono
percorsi sia artistici ma soprattutto mentali che consentiranno ai
visitatori di rivivere le suggestioni raccontate nell’opera di Basile,
vedendole. Ci saranno artisti, menestrelli e giullari che animeranno i
luoghi raccontati da Basile e rivivranno anche le stesse attività e gli
stessi prodotti tipici del tempo.
Progettualità
Non essendo un’area a forte vocazione turistica si punta alla creazione di flussi turistici mediante l’organizzazione di eventi di richiamo. Le linee d’azione del Parco puntano proprio a creare degli
eventi che siano un riferimento in alcuni target e settori specifici, si
parla di narrativa per l’infanzia e favolistica. In tal senso è stato
avviato un programma di sinergie con iniziative più famose come il
Giffoni Film Festival e con partner a vocazione strettamente culturale come la Biblioteca Nazionale di Napoli che metterà a disposizione del parco i suoi “tesori” e molto probabilmente creerà, nell’ambito
di un progetto di informatizzazione, un sito distaccato all’interno del
Parco Letterario.
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Finanziamenti
La durata del progetto è biennale. Su questo versante il Parco
Letterario sta portando avanti l’ipotesi di costituire un protocollo d’intesa con la Regione Campania che impegni il primo ad attivare sul
territorio una serie di iniziative tese alla valorizzazione delle tradizioni locali e il secondo a sponsorizzare queste iniziative e promuoverle nell’ambito delle sue attività istituzionali. L’obiettivo è di avere nel
Parco circa 20.000 visitatori nel secondo anno che consentirebbe di
pianificare le attività del parco stesse. Evidentemente i percorsi, i siti
che verranno attivati all’interno del Parco Letterario saranno anche
fonte di reddito attraverso la partecipazione degli imprenditori, che
potranno promuoversi attraverso le attività previste dal parco, e le
sponsorizzazioni di imprese. Altra fonte di reddito deriverà dai
biglietti d’ingresso o un costo per servizi aggiunti. Al momento le
risorse economiche impegnate beneficiano per il 70% di finanziamento da parte della Sovvenzione Globale e per il 30% sono cofinanziate dai partner locali. In totale il progetto impegna circa un
miliardo distribuito su 24 mesi. Non c’è ancora una struttura definita
che consenta di proporsi all’esterno e di avviare iniziative e partnership. Sono in corso contatti con la Regione Campania e la Provincia
di Salerno.
Per Informazioni:
Parco Letterario di Bracigliano
Responsabile: Felice Fasolino
Tel. 081 951215
143
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Pro Loco di Teggiano
Il Comune di Teggiano - centro posto nel Vallo di Diano con una
popolazione di 8.600 abitanti - fa parte del Parco Nazionale del
Cilento e del Vallo di Diano. Sviluppatosi in epoca normanna e federiciana, è il comune che ha conservato meglio la sua struttura di
roccaforte romana, ottenendo il riconoscimento di Patrimonio
dell’Umanità dell’Unesco. L’economia si fonda essenzialmente sull’agricoltura. Da alcuni anni fa parte del circuito Villaggi d’Europa.
Attività
L’obiettivo principale della Pro Loco è quello di salvaguardare l’aspetto storico e paesaggistico del paese, che conta un patrimonio di
monumenti artistici interessante, capace di essere inserito a pieno
titolo in un circuito turistico nazionale. La vicinanza con la certosa di
Padula consente un’ipotesi di circuito.
La Proloco possiede due musei: il museo della civiltà contadina o
museo delle arti e delle tradizioni popolari e un museo delle erbe,
museo abbastanza particolare inserito nel Parco Nazionale del
Cilento e del Vallo di Diano. Insieme alla proloco di Roscigno e
all’Associazione “Passero del Borgo Antico” di Corleto Monforte,
che gestiscono rispettivamente un museo della civiltà contadina e
un museo naturalistico, è stata creata un’associazione per favorire
un circuito museale.
La Pro Loco si è resa promotrice di diverse iniziative a sostegno
dello sviluppo turistico, anche se di breve periodo, che sono diventate un notevole strumento economico e turistico, concentrate
essenzialmente nel mese di Agosto.
Nella prima decade di Agosto si svolge il festival “Teggiano Jazz”,
ambientato nel fossato del Castello Medievale di Teggiano, che
giunge quest’anno all’ottava edizione. La manifestazione, organizzata direttamente dalla Pro Loco, si è ritagliata uno spazio notevole
nel panorama nazionale dei grandi appuntamenti di musica jazz.
L’idea del “Teggiano Jazz” è nata, come racconta il suo ideatore,
Elio Cantelmi presidente della Pro Loco, dalla sua passione per
questo genere musicale e senza grandi pretese di affermazione nel
144
panorama italiano. La fama è poi cresciuta grazie alla presenza nel
corso degli anni di nomi di rilievo della scena jazz.
Per rimanere nell’ambito musicale, parte da quest’anno il Festival
della Musica Medievale, progettato per essere dislocato in diverse
aree della zona, da Teggiano alla Certosa di Padula, giungendo fino
a Vallo della Lucania e alla fascia costiera del Cilento.
La “punta di diamante” è la Festa Medioevale “Alla Tavola della
Regina Costanza”, una ricostruzione storica del matrimonio del
Principe di Sanseverino con Costanza, duchessa di Urbino, avvenuto nel 1480. Il paese si trasforma in un piccolo borgo medievale: le
strade si ripopolano di botteghe artigiane e di taverne che ripropongono piatti tipici della cucina medievale. I costi di realizzazione
vedono impegnati la Pro Loco con un finanziamento di trecento
milioni, cui si aggiungono i finanziamenti degli Enti Locali (Comune,
Provincia, Regione, EPT e Ente Parco) che però sono ampiamente
ripagati dal successo della manifestazione che solo nella scorsa
edizione ha richiamato nel centro storico di Teggiano circa 60.000
persone.
La festa si traduce ovviamente in un grande indotto per l’intera
zona: gli alberghi e i ristoranti del Vallo sono esauriti per i tre giorni.
La manifestazione inoltre ha contribuito al recupero di alcune attività
artigiane ed economiche tipiche, particolarmente apprezzate dai
visitatori: oleifici, laboratori di lavorazione della pietra teggianese,
laboratori di pasticceria che hanno riscoperto un antico dolce, detto
“del Duca”, per il quale si sta aprendo, data la grande richiesta, la
possibilità della commercializzazione via Internet.
Per Informazioni:
Pro Loco di Teggiano
Presidente: Elio Cantelmi
Piazza Municipio
Tel e fax: 0975 79600
Web site: www.thalamos.it/proloco.htm
E-mail: proloco@thalamos:com
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Baronissi Jazz
Concorso nazionale di musica Jazz - VI Edizione 6, 11 e 12 luglio 2000
Casa Babylon Theatre
Centro per la formazione dei lavoratori dello Spettacolo - Pagani
Storia e Concorso
Il Baronissi Jazz nasce sei anni fa per opera del sassofonista
Stefano Giuliano, direttore artistico della manifestazione, e dal sindaco di Baronissi, Giovanni Moscatiello. Si tratta di uno dei tre festival- concorso italiani, e proprio a questa sua caratteristica competitiva che è dovuta gran parte della sua fama, come afferma il suo
ideatore, riconosciuta anche dalla stampa nazionale specializzata. A
qualificare ulteriormente il concorso, è la presenza di una giuria e di
artisti, nazionali e internazionali, del calibro di Dee Dee Bridgewater,
Luis Bacalov, Karl Potter e Kevin Etien. Inoltre, nell’ambito del festival vengono organizzati seminari, anche in collaborazione con
l’Università degli Studi di Salerno.
Il concorso si divide in due categorie, professionisti ed emergenti.
Non potendo contare sulla presenza di adeguate sale di incisione o
di etichette per la distribuzione sul territorio, il premio per i vincitori è
di natura monetaria.
Storia
Casa Babylon Theatre nasce come Compagnia Teatrale nel 1994
per iniziativa del regista Nicolantonio Napoli. Al progetto ha subito
aderito un gruppo di giovani attori provenienti dalle migliori
Accademie Nazionali d’Arte Drammatica, laureati nelle discipline di
arte, musica e spettacolo e con alle spalle importanti esperienze al
fianco di attori e registi quali Tadeusz Kantor, Jerzy Grotowski,
Eugenio Barba, Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi.
La qualità delle proposte e il lavoro svolto negli anni ha portato
Casa Babylon a diventare un Ente di rilievo Regionale.
Finanziamenti
L’incertezza del finanziamento rende piuttosto complicata la definizione
del cartellone in tempi utili per permettere la circuitazione dei concerti
sul territorio provinciale e regionale, così come rende complessa l’interazione con gli altri festival della provincia.
Progetti
Il festival mira ad acquisire rilevanza europea, ma necessita di
finanziamenti maggiori per poter raggiungere questo risultato.
Si mira intanto ad ampliare il festival, coinvolgendo altri comuni
della valle dell’Irno per una manifestazione intercomunale della
durata di 6 giorni.
Per informazioni
Baronissi Jazz Festival
Direttore artistico: Stefano Giuliano
Tel: 089/468473 — 089.828211
Web site: http://www.comune.baronissi.sa.it/baronissi_jazz.html
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Progetto
Casa Babylon Theatre ha l’obiettivo di creare un centro permanente
per lo sviluppo e la promozione della cultura del teatro e dello spettacolo, nel cuore dell’Agro Nocerino Sarnese. Un centro permanente anche di formazione per le professioni dello spettacolo che abbia
la finalità di integrare i tradizionali linguaggi della cultura e dell’arte
con elementi di innovazione nel campo tecnologico e organizzativo,
per potenziare la professionalità dei lavoratori dello spettacolo e
creare una figura di operatore culturale capace di far convivere in
modo nuovo le peculiarità dell’evento artistico con le esigenze dell’imprenditoria. Il Centro ha come ulteriore obiettivo lo sviluppo culturale, sociale ed economico della provincia di Salerno e dell’intera
regione Campania, con particolare attenzione alle aree più isolate,
degradate e a rischio di esclusione culturale.
Come ricorda il direttore artistico di Casa Babylon, l’attività della
compagnia ha mostrato nelle sue ultime manifestazioni tutto il suo
valore “sociale” oltre che propriamente culturale: la stessa sede
della Compagnia è il centro sociale della città di Pagani, denominato appunto “Casa” perché riacquisti anche letteralmente il valore
che il teatro ha avuto classicamente per la comunità. Una comunità
che si ritrova intorno alla struttura dl centro sociale, che registra il
tutto esaurito per le varie iniziative della compagnia, testimoniando
l’alta motivazione che spinge alla frequentazione del teatro.
147
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Attività
Dal 1994 ad oggi la Compagnia ha dato vita a importanti progettievento, quali:
- il Laboratorio Stabile sull’Attore;
- Corso di Formazione Professionale per Attori riconosciuto dalla
Regione Campania;
- la Scuola Teatro Ragazzi, che raccoglie circa 30 giovani allievi
dagli 8 ai 13 anni;
- i Laboratori Intensivi con docenti Internazionali;
- il festival di musica e teatro “Scenari Pagani”.
Il Laboratorio stabile sull’attore ha l’obiettivo di formare attori e operatori culturali (registi ed organizzatori), capaci di rinnovare e sviluppare
dall’interno dell’evento artistico stesso la propria figura di attore e l’idea stessa di teatro. Si tratta di un corso di formazione biennale riconosciuto dalla Regione Campania e organizzato con la collaborazione
del Comune di Pagani, della Provincia di Salerno e del Dipartimento
dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Con la Scuola Teatro Ragazzi si è aperto un laboratorio di lavoro
sul teatro e sul “gioco” dedicato ai giovanissimi dai 7 ai 13 anni
capace di diventare un “luogo di sbarramento” al rischio di esclusione culturale e al degrado delle zone dell’agro nocerino sarnese. Il
corso vede la partecipazione annuale di circa trenta ragazzi e prevede due incontri settimanali di due ore ciascuno per un totale di
150 ore annue. Durante il corso, attraverso giochi, esercizi ed
improvvisazioni, gli allievi hanno la possibilità di sviluppare, prima
da soli poi in gruppo, le potenzialità espressive del corpo e della
voce. Momenti importanti del corso sono dedicati inoltre all’arte del
clown, al teatro di figura, alla proiezione di video di spettacoli e alla
realizzazione di uno spettacolo finale.
Il festival di teatro e danza “Scenari Pagani” è giunto nel 1999 alla
sua terza edizione. Propone ogni anno un cartellone di appuntamenti teatrali legati da un tema comune, che nella scorsa edizione
ha puntato sul divertimento, nel suo senso più profondo e etimologico del “di-vertere”, guardare oltre. L’edizione ha indagato sui lin148
guaggi del genere ‘Comico’, esplorando in particolare il lato buffo
delle cose, di guardare anche alla difficoltà del vivere in una zona
difficile, “di frontiera”, senza doverne necessariamente assumere i
toni cupi e desolanti. Sottotitolo della terza edizione, infatti, è stato
“Antidepressivi”. Il festival premia ogni anno un importante personaggio della scena artistica nazionale o internazionale distintosi per
la sua particolare capacità di lavorare sui linguaggi artistici, non solo
teatrali.
Scenari Pagani è costato 90 milioni solo di spese vive senza la
remunerazione dell’organizzazione. Queste spese sono state coperte con 50 milioni di sponsorizzazioni e 20 milioni di incasso, mentre
il Comune di Pagani ha concesso, globalmente nei sei anni di attività della Compagnia, circa 14 milioni di lire. La manifestazione ha
potuto così contare su un finanziamento privato pari al 70% della
cifra necessaria alla realizzazione dell’evento: tale intervento dei privati è stato possibile grazie ad un attento lavoro di promozione di
Casa Babylon, ma soprattutto grazie alla forte credibilità che la
compagnia ha ormai costruito sul territorio.
Progetti futuri
Casa Babylon ha proposto 4 anni fa al Comune di Pagani la formazione di un consorzio di associazioni e di comuni dell’agro per la
cultura e lo spettacolo legati al turismo e ai beni culturali che avesse
come punto di riferimento Casa Babylon e Pagani e che si sviluppasse tutta l’area nocerino sarnese, sul modello di quanto fatto in
diverse aree d’Italia (da Matera, il cui comune dà credito ad un’associazione sul territorio che coinvolge la Provincia, la Regione,
l’ETI, l’AGIS e il Ministero, riuscendo così a promuovere ottimo teatro, alle zone costiere della Toscana – con l’associazione Armunia
che gestisce i teatri di Castiglioncello, Rosignano, Cecina etc.)
Per informazioni:
Casa Babylon Theatre
Direttore artistico: Nicolantonio Napoli
c/o Centro Sociale Pagani
tel./fax 081 5152931 - 0347 6636669
Web site: http://www.altrove.net/casababylon
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Festival di Musica Antica
Salerno
Eufonia
Musica senza confini
Seconda edizione, Salerno 24 febbraio-27 aprile 2000
Storia
Eufonia nasce per iniziativa di operatori del settore musicale di Napoli,
da anni impegnati nell’organizzazione di eventi musicale, a dall’associazione culturale “Il sig. Bloom”. L’organizzazione fa capo a Jovine, padre
di uno dei membri dei 99 Posse, veri padri della rassegna: il gruppo
infatti decise di dar vita a questo appuntamento a Salerno dopo un concerto presso il Centro Sociale di Pastena.
Programma
Il calendario prevede una serie di concerti nell’arco di tre mesi, divisi in
diverse sezioni, una di world music presso il Teatro Augusteo, sito al
centro di Salerno e capace di circa 700 posti, l’altra di musica di “tendenza” presso il Centro Sociale della città, posto nella zona orientale.
La sezione dedicata ai dj più famosi e avanguardisti della scena techno,
presente nella prima edizione e ospitata in diversi locali del centro di
Salerno, non è stata rinnovata nella seconda edizione, che ha visto globalmente un ridisegno dell’offerta maggiormente tarato sulle possibilità
di partecipazione del pubblico locale. L’ingresso per ciascun concerto
oscilla tra le 10.000 e le 20.000 lire, con sconti speciali per gli studenti e
possibilità di abbonamento agli spettacoli.
Finanziamenti
La manifestazione è finanziata in parte dall’amministrazione comunale
di Salerno. L’unico sponsor è la Piaggio raggiunta grazie alla Ogham,
un’organizzazione composta principalmente da giovani, che cura l’immagine della manifestazione. Scarsa la ricerca di sponsor, comunque
quelli trovati hanno permesso la copertura dei costi dei manifesti e della
stampa del materiale pubblicitario.
Per informazioni:
Eufonia - Associazione culturale Sig. Bloom
tel. 0815468866 fax 0815468866
E-mail: [email protected]
Storia e Programma
La manifestazione è nata nel 1982 per iniziativa dell’Associazione
culturale Koinè con l’attiva collaborazione della Provincia di Salerno
che promosse il festival quale occasione di inaugurazione degli
spazi restaurati del medievale Castello d’Arechi. La rassegna ha
avuto fin dall’inizio l’appoggio finanziario dell’APT, cui si sono
aggiunti i contributi dell’amministrazione comunale di Salerno e
dell’Università degli Studi.
Dopo un paio d’anni di intervallo, la rassegna ha ripreso nel 1997 la
propria attività annuale, collocandosi tradizionalmente a cavallo tra
l’autunno e l’inverno. Le ultime tre edizioni sono state sovvenzionate
quasi interamente dalla Provincia, dal momento che la rassegna è
completamente gratuita.
Il programma prevede quattro o cinque appuntamenti di musica non
solo strettamente medioevale, ma raccolti intorno ad un tema comune che varia per ciascuna edizione. Ogni rassegna si avvale della
partecipazione di un gruppo di musicisti specializzati, cui vengono
commissionati in esclusiva i concerti secondo il tema scelto, in
modo da raggiungere un buon livello di collaborazione tra il momento della ricerca teorica e quello dell’esecuzione musicale. Brani classici, spartiti inediti, costituiscono un’offerta musicale originale e culturalmente rilevante, che richiama un discreto pubblico di appassionati e amanti della musica da camera. La rassegna ha avuto il merito di far riscoprire ai cittadini luoghi da poco restaurati o sconosciuti
e di restituirli alla fruizione della cittadinanza. Per citare alcuni dei
temi introno a cui sono state sviluppate le ultime edizioni della rassegna, nel 1998 il Festival di Musica Antica è stato dedicato alla
musica Esoterica, nel 1997 alla Musica e alla Vita quotidiana, nel
1994 alla Musica Descrittiva.
Progetti
L’Associazione mira al recupero e alla valorizzazione della musica
da camera meridionale, popolare e antica, sepolta nell’archivio di
Salerno o nel Conservatorio di Napoli attraverso una serie di mani-
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
festazioni che riavvicinino il territorio al proprio patrimonio dimenticato. Ciò come partenza per un collegamento con altri Paesi europei con i quali avviare un discorso di produzione di filiera in grado di
alimentare una specifica editoria, un’attività convegnistica di livello
internazionale, scuole di musica. Nei progetti anche la creazione di
un festival di musica antica itinerante da cui far nascere anche la
possibilità di pacchetti turistici che permettano la circuitazione degli
appassionati sul territorio provinciale, partendo da Ravello per giungere alle aree interne del Cilento.
Per informazioni:
Festival di Musica Antica - Centro Iniziative Culturali Koinè
Direttore artistico: Carmine Mottola
Via S. Giovanni Bosco, 3 – 84124 Salerno
Tel: 089 792163 Fax: 089 274022
Giffoni Film Festival
Festival Internazionale del Cinema per Ragazzi - Giffoni Valle Piana (Sa)
Storia
Il festival giunge nel 2000 alla sua trentesima edizione. Nasce infatti
nel 1970 da una scommessa lanciata da Claudio Gubitosi, da sempre direttore artistico della manifestazione, Carlo Andria, attualmente presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Film Festival, e un gruppo
di giffonesi appassionati di cinema.
Nasce come una rassegna di film dedicati al mondo dell’infanzia
organizzata durante i mesi estivi: fu tenuto a battesimo da
Domenico Meccoli, già direttore del festival di Venezia, all’interno
del quale aveva creato una sezione per il cinema per ragazzi, e grazie anche al suo supporto il festival riuscì in breve tempo a farsi
conoscere nel panorama degli appuntamenti italiani di cinema. Nel
1974 infatti nasce l’Ente Autonomo del Festival di Giffoni, che ebbe
da subito il supporto dell’Ente Provincia di Salerno e il riconoscimento della Presidenza della Repubblica. Il festival, fino ad allora
sostanzialmente finanziato dall’auto tassazione dei giffonesi, iniziò a
godere del finanziamento della Regione, grazie all’approvazione
della Legge Regionale per il Turismo.
Il festival assume progressivamente la sua importanza internazionale, ospitando grandi attori e celebri registri: ne suggella il successo
la visita nel 1982 di François Truffaut.
Attività
Le attività dell’Ente Autonomo riguardano ormai da diversi anni una
serie di appuntamenti che popolano Giffoni durante l’intero anno.
La punta di diamante resta il festival, che ha presentato, nella trentesima edizione svoltasi dal 15 al 22 luglio, sessantatre opere in
concorso, tra lungo e cortometraggi, divisi in quattro sezioni destinate a diverse fasce di età, Liberi di Volare (12-14 anni), Primi Schermi
(8-11 anni), Preludi (12-14 anni) e La Finestra sul Cortile (16-18
anni). A queste si aggiungono tre sezioni fuori concorso e alcune
anteprime nazionali.
A giudicare i film sono chiamati esclusivamente i ragazzi, di età
compresa tra gli 8 e i 18 anni, che quest’anno sono stati circa 950,
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
provenienti da diverse parti del mondo.
Il festival non ha nessuna regola prestabilita per la scelta delle città
partecipanti, ma, tra le richieste che giungono dai comuni italiani,
predilige certamente quelle nelle quali si comprende come la scuola, o l’amministrazione comunale, si impegnino fattivamente per aiutare i ragazzi a conoscere ed amare il cinema. Mentre per quel che
riguarda le città straniere il festival si rivolge, per affinità, soprattutto
a quelle nelle quali hanno sede festival cinematografici. Infine della
selezione dei ragazzi si occupano, secondo criteri autonomamente
stabiliti, le associazioni, i comuni, le scuole, i festival che richiedono
di partecipare.
L’ospitalità dei giovani giurati è affidata inoltre alle famiglie di Giffoni
e delle città limitrofe per l’intera durata della manifestazione, promovendo in tal modo una serie di scambi culturali.
Al concorso si affiancano numerosi eventi, incontri con gli autori, i
registi e gli attori dei film in concorso o ospiti della manifestazione,
approfondimenti, mostre, concerti, per un pubblico stimato in 90.000
persone durante gli otto giorni della manifestazione.
I Movie Days sono invece delle giornate di “studio” e di incontro
dedicate agli studenti delle scuole campane e lucane: le scolaresche, composte da circa 450 ragazzi al giorno, raggiungono Giffoni
dove seguono, guidati attentamente da animatori del GFF, un percorso didattico-ludico incentrato sull’analisi del testo filmico e del
suo linguaggio specifico, sui mestieri del cinema e sulla sua storia.
Quando gli studenti non possono raggiungere il paese di Giffoni è il
festival che si trasferisce da loro, con i Movie Tours: in collaborazione con Giffoni Media Service e le scuole, le Associazioni, i Comuni
che ne fanno richiesta, il festival ricrea Movie Days in altre città
d’Italia. Sono previsti trasferte a Milano e in altri centri del milanese,
a Greve in Chianti, a Pisa a Bolzano, mentre si è già svolto un
incontro a Sarule in Sardegna.
Per superare inoltre i limiti di durata del festival, l’organizzazione sta
realizzando “Che ne pensa, Maestro?”, una serie di appuntamenti
con importanti registi e autori cinematografici, che pur mostrando
interesse alla partecipazione al festival, non hanno potuto essere
presenti negli otto giorni della manifestazione. Vengono organizzati
dei talk-show che hanno come protagonisti principali uno o due dei
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più noti artisti del mondo, da tenersi in doppia sede: al Cinema Valle
di Giffoni e presso la Certosa di Padula.
È nata poi Kidnet, la rete internazionale del Gff, che raccoglie tutti
gli organismi impegnati nella promozione del cinema di qualità, concordi nel voler mettere i risultati della propria attività ed esperienza
pluriennale a disposizione di un patrimonio comune tramite l’organizzazione di rassegne cinematografiche focalizzate sui film per
ragazzi.
Nel corso del ’99 il progetto è stato presentato in germe ad un campione di circa 20 festival internazionali, che hanno immediatamente
aderito. Ciò come premessa per lo sviluppo di una rete che entro il
2001 prevede l’adesione di circa 75 organismi internazionali.
Strutture
La mancanza di luoghi deputati all’intrattenimento e al cinema è
diventata una risorsa per il festival, che ha così reinventato dei luoghi di uso quotidiano: il cortile interno al palazzo che ospita gli uffici
del festival si trasforma nel “Giardino degli Aranci”, dove si svolgono
alcuni degli spettacoli, il parcheggio diventa il “Posto delle Favole”
dove gli ospiti leggono favole ai giurati, la piazza Umberto I muta in
Babylonia, mentre il mercato domenicale diventa La Maison
Lumière, la tradizionale sede degli incontri serali del festival.
È in via di costruzione la Cittadella del Cinema, una complessa
struttura che ospiterà in parte le prossime edizioni del festival. Il progetto, ancora in fase di completamento, prevede la costruzione di
un multisala, adatto per le proiezioni durante il festival, mentre si sta
provvedendo ad allestire un Museo del Cinema, con oggetti donati
dai vari ospiti che il festival ha avuto nei suoi trent’anni di storia.
All’interno della Cittadella dovrebbe trovare posto anche la Cineteca
regionale. La struttura è finanziata dal Cipe con un contributo di 15
miliardi.
Budget e l’organizzazione
L’Ente occupa circa 150 ragazzi, alcuni in forma stabile, altri con
contratti a termine anche annuali, con il massimo dell’occupazione
durante il Festival.
Il budget è di 2,5 miliardi, provenienti per oltre la metà da contributi
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
pubblici. La parte restante proviene dalle sponsorizzazioni, nonché
dalla vendita dei diritti del marchio Giffoni Film Festival, per la cui
gestione è nata una società interna all’Ente, Giffoni Media Service.
La società gestisce anche la library dei film che hanno partecipato a
Giffoni e di cui l’Ente ha acquistato i diritti e si occupa del fund raising per le diverse attività dell’Ente.
Nell’organizzazione dell’evento circa il 70% dei service tecnici viene
dall’esterno, mentre sul territorio sono lentamente nate delle agenzie di viaggio in grado di supportare il Festival e società di catering.
Composizione in percentuale delle Entrate dell’Ente Autonomo GFF per
l’anno 1999
Contributi pubblici
Regione Campania
Min. Beni Culturali
Provincia di Salerno
C.C.I.A.A.
Unione Europea
35%
11%
10%
4%
1%
Totale Contributi pubblici 61%
Contributi privati
Fondazione Ca.Ri.Sal.
Biglietteria diversa
Pubblicità e sponsor
Incassi diversi
Quote sociali
11%
11%
9%
7%
1%
Totale Contributi privati
39%
Istituzione dei Concerti di Ravello
Villa Rufolo – Ravello
Storia
L’Istituzione dei Concerti, e la sua attività, sono nate su richiesta
dell’Associazione albergatori di Ravello per completare l’offerta del
Festival Wagneriano, limitata al periodo estivo. Gli albergatori chiedevano più concerti, di una certa qualità e si erano impegnati a
sostenere l’attività musicale nei primi anni. La stagione musicale va
adesso da marzo a novembre.
Viene definito un cartellone biennale, che facilita la programmazione
delle attività dei tour operator, che possono così promuovere con
precisione i soggiorni a Ravello in occasione degli appuntamenti
concertistici. La definizione di un unico cartellone per due anni permette inoltre di abbassare le spese di promozione e stampa dei programmi e delle brochures.
Struttura associativa ed organizzazione
All’organizzazione e promozione dei concerti lavorano attualmente il
presidente M° Pasquale A. Palumbo, il segretario generale Dr.
Paola Amato ed il direttore artistico M° Antonio Porpora Anastasio.
Gli allestimenti per i concerti sono realizzati dalle cooperative locali.
La società è composta da due sole persone, il direttore artistico
Pasquale Palumbo e un suo assistente che lo aiuta nell’organizzazione degli appuntamenti. I servizi di comunicazione, pubblicità e
distribuzione dei materiali vengono per lo più offerti dalle cooperative locali.
I concerti si tengono prevalentemente a Villa Rufolo a Ravello, ma
dal 1999 è iniziata una collaborazione con il Comune di Conca dei
Marini, che ha messo a disposizione la cappella del Convento di
Santa Rosa per lo svolgimento di alcuni concerti, e dal 2000 con il
Comune di Positano. Conca dei Marini e Positano sono stati gli
unici comuni a rispondere all’invito all‘Istituzione dei Concerti per
delocalizzare gli appuntamenti concertistici e creare così una sorta
di circuito interno alla costiera.
Il pubblico è costituito per il 75-80% da stranieri e per il restante
20% da italiani, nella quasi totalità dei casi esterni alla provincia.
Dati estratti da “News Giffoni” del 2/12/99
Per informazioni
Giffoni Film Festival
Piazza Umberto I - 84095 Giffoni Valle Piana (Sa)
Tel 089 866727 Fax 089 866747
Web site: www.giffoniff.it
E-Mail: [email protected]
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Diversamente da quello che accade durante il festival Wagneriano,
il pubblico locale è pressoché assente. La presenza anno dopo
anno di un pubblico di habitué fa sì che i contatti con il pubblico
siano gestiti direttamente dall’organizzazione che, tramite Internet,
regola e registra la gran parte delle prenotazioni e delle presenze.
Finanziamenti
Solo il 20% delle manifestazioni organizzate dall’Istituzione dei
Concerti sono sostenute da finanziamenti pubblici. L’Istituzione è
supportata, come abbiamo detto, dall’Associazione albergatori,
dall’Ente Provinciale per il Turismo, ma non riesce a trovare sponsor
privati. Non c’è stata nessuna grande compagnia o azienda che
abbia trovato interessante una sponsorizzazione. L’unica azienda
che ha proposto una sponsorizzazione e in qualche modo una partnership è stata “I giardini di Ravello”, produttrice di limoncello e
liquori tipici, che in questo modo lega il suo nome alla “Città della
Musica”.
Sia per arricchire il quadro delle proprie attività, sia per reperire ulteriori fondi, l’Istituzione ha cominciato a proporre un discorso di filiera. La Provincia di Salerno ha finanziato proprio a Villa Rufolo una
scuola di alto perfezionamento in pianoforte, che produce ogni anno
un ciclo di concerti e alcuni cd registrati dai migliori allievi. Vengono
inoltre regolarmente realizzate le registrazioni di tutti i concerti tenutisi nel corso dell’anno.
Per informazioni:
Istituzione dei Concerti di Ravello
Segretario generale: Dr Paola Amato
Villa Rufolo – 84010 Ravello
Tel: 089 858149
Fax: 089 858249
Web site: www.ravelloarts.org
E-mail: [email protected]
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Linea d’Ombra SalernoFilmFestival
V Edizione Salerno, 3-7 maggio 2000
Storia
Linea d’Ombra nasce nel 1993 come sezione non competitiva del
Giffoni Film Festival per iniziativa del vice direttore del festival,
Peppe d’Antonio. La sezione apre ad un pubblico adolescente, trattando i temi del difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta e
trae il proprio titolo e la propria ispirazione dall’omonimo romanzo di
Joseph Conrad.
Nel 1996 la sezione diventa una rassegna esterna al festival e viene
trasferita da Giffoni a Salerno. L’anno successivo Linea d’Ombra
diventa a propria volta festival, con due sezioni competitive per
lungo e cortometraggi provenienti da tutto il mondo.
L’organizzazione continua a fare capo al Giffoni Film Festival. Nel
1998 nasce l’Associazione SalernoInFestival che promuove ed
organizza le successive edizioni del festival, giunto nel 2000 al suo
quinto appuntamento. Dal 1999 il festival è membro dell’European
Coordination of Film Festivals.
Festival
La manifestazione dura cinque giorni e si svolge nel centro della
città di Salerno. Il programma si compone di due sezioni competitive, Visioni di Passaggio, dedicata ai lungometraggi, e LineaCorto, in
cui vengono presentati per ciascuna edizione una trentina di cortometraggi selezionati nei principali festival e mercati europei e internazionali. A queste si aggiungono ogni anno delle sezioni non competitive dedicate alle diverse forme della creatività giovanile e ai linguaggi audiovisivi, dal videoclip alla video arte. Nella scorsa edizione è stata presentata una sezione dedicata alla commistione tra linguaggio cinematografico e videogioco. I film presentati vengono giudicati da una giuria esclusivamente composta da ragazzi tra i 18 e i
30 anni, provenienti prevalentemente dalla regione Campania, ma
la collaborazione con l’Università e con alcune associazioni studentesche ha permesso quest’anno la partecipazione anche di studenti
Erasmus presenti a Salerno durante lo svolgimento del festival, per
un totale di circa 700 ragazzi impegnati nella valutazione delle
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
opere in concorso. I film in concorso vengono presentati alla giuria e
al pubblico dai registi o dagli attori che intervengono durante i cinque giorni della manifestazione. Ad essi si aggiungono ospiti nazionali ed internazionali che partecipano alle serate, completamente
gratuite, e alle iniziative collaterali.
Budget ed Organizzazione
Contribuiscono alla realizzazione della manifestazione: Comune di
Salerno, Provincia di Salerno, Regione Campania, Dipartimento
dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Fondazione Ca.Ri.Sal.). Vi collaborano stabilmente una decina di
persone, mentre durante i giorni della manifestazione sono circa 30
i volontari, per lo più universitari, che si occupano della gestione
delle giurie e delle strutture interessate. La selezione delle opere in
concorso viene effettuata dal direttore artistico Peppe d’Antonio, la
comunicazione è curata dall’Associazione, mentre per le strutture e
i service tecnici vengono chiamate ditte esterne specializzate.
Progetti
L’Associazione SalernoInFestival intende promuovere nella città di
Salerno una Scuola per la Creatività Giovanile, aperta alle diverse
forme dei linguaggi comunicativi, non solo audiovisivi, da collocare,
con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Salerno e
dell’associazione Lineare A, all’interno del ristrutturato Palazzo
Genovese.
MedFest
Mediterraneo Video Festival - Concorso internazionale del cinema
documentario -Terza Edizione - Ascea - Velia (SA)
Storia
Il Mediterraneo VideoFestival è nato ad Ascea il 1998 per iniziativa
dell’Associazione Medfest, del Comune di Ascea,
dell’Amministrazione Provinciale di Salerno e dell’Ente Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con l’obiettivo di valorizzare il
territorio attraverso il rapporto tra audiovisivi e le risorse legate al
patrimonio storico-culturale e ambientale del Cilento. L’associazione
MedFest, interessato da tempo all’audiovisivo legato alla conoscenza del paesaggio, ha ritenuto la forma del documentario particolarmente adatta alla realizzazione dei propri obiettivi divulgativi. L’area
di riferimento interessa tutto il bacino del Mediterraneo, nel quale
sviluppare l’interazione e le attività divulgative dei vari Centri
Culturali dell’area mediterranea.
Il festival si avvale, oltre che del patrocinio del ministero
dell’Ambiente, della Regione Campania, della Provincia di Salerno,
dell’EPT di Salerno, del comune di Ascea e del Parco Nazionale del
Cilento, della collaborazione con la Rai, l’ANICA, il festival del documentario della Maremma, Archeo di Rovereto, dell’Associazione
Italiana di Cinematografia Scientifica, del Trento Film Festival e
della rivista “Archeologia Viva”.
Programma
Due le sezioni in concorso: Sezione MedAmbiente e Beni culturali,
aperto a video o film riguardanti aspetti culturali, sociali e naturali
del bacino del Mediterraneo; una Sezione didattica –
MedVideoScuola cui partecipano video realizzati da studenti delle
scuole medie inferiori o superiori che sviluppino la traccia: “Adotta
un monumento in video”, per affermare il senso civico e la necessità
della salvaguardia dei beni culturali del proprio territorio.
Alla presentazione delle opere in concorso si affiancano delle sezioni speciali dedicate temi specifici inerenti il paesaggio, la cultura dei
paesi del Bacino. Intorno al tema scelto vengono costruiti dei percorsi, composti da rassegne di video inediti, retrospettive, incontri
Per informazioni:
Linea d’Ombra SalernoFilmFestival
Direttore artistico: Peppe d’Antonio
Via dei Principati, 42 - 84122 Salerno
Tel: 089 2753673 Fax:089 2571125
Web site: www.shadowline.it
E-mail:[email protected]
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161
Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
con registi, mostre fotografiche, eventi e spettacoli. Tema dell’edizione del 1999 è stato “Il Paesaggio distrutto”, articolato in una rassegna di video inediti sul conflitto dei Balcani, una mostra fotografica
di Mario Boccia, una mostra di video e disegni, dal titolo “Io volontario dell’arte a Sarajevo” e con l’intervento finale del responsabile del
festival più importante della ex Jugoslavia. Per l’edizione 2000 ci
sarà una sezione dedicata al cinema africano, con una delegazione
di Saraui che oltre a proporre danze e musiche presenteranno le
loro problematiche.
Finanziamenti
I contributi sono essenzialmente di natura pubblica, cui si aggiunge
il supporto del Monte dei Paschi di Siena e di alcuni sponsor privati.
È stato proposto agli Enti un accordo di programma per rendere stabili e continuati i finanziamenti, cui riservare un capitolo fisso di
bilancio.
Reti
In sole due edizioni già realizzate si sono costruiti legami con centri
culturali di diversi Paesi del bacino Mediterraneo: per la terza sono
stati contattati Marocco, Algeria, Israele, Iran e Iraq.
Per informazioni:
MedFest
Direttore Artistico: Maria Grazia Caso
via Antonio De Curtis 1 - 84043 Agropoli
Tel/fax: 0974/838110
e-mail: [email protected]
Web site: http://www.kayenna.it/medfest
Teatro Verdi
Salerno
Storia
Il Teatro Verdi costituisce uno dei maggiori esempi di architettura
teatrale ottocentesca presenti nel meridione: i lavori di costruzione
iniziarono nel 1863 e furono conclusi sei anni più tardi. Le decorazioni interne portano la firma dei più prestigiosi decoratori partenopei. Dopo 11 anni di chiusura, dovuta ai lavori di restauro seguiti al
terremoto del 1980, il Massimo è stato riaperto al pubblico cinque
anni fa e ha ripreso la sua attività. Il teatro consta di 650 posti.
Proprietaria dello stabile è l’amministrazione comunale, che gestisce anche economicamente il teatro stesso.
Offerta
Il cartellone del teatro è variamente composto. C’è una stagione di
prosa fatta dal Teatro Pubblico Campano per conto dell’ETI, supportata economicamente dall’amministrazione comunale, dalla
Fondazione Ca.Ri.Sal. e per la scorsa stagione anche da un piccolo
contributo dell’Omnitel. Circa dodici gli spettacoli previsti nell’arco di
una stagione, che va dalla metà di ottobre agli inizi di aprile, con
una frequentazione di circa 25-26 mila presenze annue. Alla stagione di prosa si aggiunge anche una stagione lirico concertistica per
la quale l’amministrazione comunale nomina un consulente artistico
che sceglie i cantanti e il repertorio e si interessa di tutto l’allestimento della stagione. Il cartellone 2000 ha visto cinque concerti e
l’allestimento di tre opere liriche prodotte dal teatro stesso. La stagione lirico concertistica ha visto circa 10 mila presenze. Il teatro ha
inoltre presentato spettacoli di teatro sperimentale, operette e concerti leggeri e ha uno specifico programma di teatro per ragazzi
delle scuole elementari e medie.
Budget ed Organizzazione
L’apertura del teatro costa circa mezzo miliardo a cui vanno sommate le spese di mantenimento della struttura e gli interventi per le
stagioni in programma. Per la stagione lirica l’amministrazione ha
stanziato un budget di un miliardo e 700 milioni, a fronte del quale è
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Il Parco iniziative, progetti e risorse
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
stato fatto un incasso di 200 milioni. Ai fondi comunali si aggiungono
i contributi della Fondazione Ca.Ri.Sal., unico intervento a livello
provinciale.
Progetti
L’amministrazione comunale intende perseguire la produzione di
opere liriche, favorendo però un progetto di circuitazione all’esterno,
su piano nazionale ed internazionale, delle produzioni del teatro
Verdi e delle principali produzioni dei numerosi teatri della città di
Salerno.
Per informazioni:
Teatro Verdi
Responsabile: Aristide Carpinelli
Piazza Matteo Luciani – 84100 Salerno
Tel: 089 662141
La Città dei Giovani
Comune di Baronissi (Salerno)
Baronissi è un paese di 15 mila abitanti confinante col territorio del
capoluogo. Insieme alla zona nord della città di Salerno è stato interessato nel secolo scorso da importanti insediamenti di tipo industriale, relativi prevalentemente al settore tessile e manifatturiero.
Negli ultimi venti anni di questo secolo, il comune ha visto cancellata la presenza industriale, subendo così un drastico processo di
deindustrializzazione. Il comune ha potuto però contare su una
posizione piuttosto strategica rispetto alle aree e ai comuni limitrofi:
Baronissi fiancheggia due importanti assi stradali (l’autostrada
Salerno-Caserta-Roma, nel raccordo Salerno-Avellino) ed è vicina
al capoluogo, in rapida espansione urbanistica, dal quale è riuscita
ad attrarre una grossa fetta di popolazione, proponendo un futuro
residenziale di qualità.
L’idea guida che ha sotteso l’azione dell’amministrazione è stata
quella di tradurre in atto il bisogno di offrire ai cittadini una realtà
dotata di tutti i servizi, di tutte le comodità, di spazi inediti. Sono così
sorte numerose iniziative - un teatro, un centro sociale, parchi, attività commerciali – che hanno da un lato reso possibile il trasferimento dal capoluogo e contemporaneamente ha creato un nuovo
senso di appartenenza nella comunità originaria.
Progetti
L’amministrazione comunale di Baronissi intende promuovere lo sviluppo delle proprie aree puntando sulla presenza sul territorio
dell’Università degli Studi di Salerno, la più ingente ricchezza di cui
la provincia gode, che può, se ben gestita, divenire una delle maggiori occasioni di sviluppo per il territorio. È stato presentato un progetto PRUSST, approvato, che attiverà presto un grosso investimento sul Comune di Baronissi.
Il progetto prevede la realizzazione della ‘Città dei giovani’, che
risponde alla volontà di fare incontrare due saperi: il sapere universitario/scolastico con quello dell’impresa, partendo dal convincimento del distacco o quantomeno dell’assenza di una politica di concerto esistente tra le due realtà prese in esame e che uno dei maggiori
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L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
deficit dell’impresa meridionale è rappresentato dagli scarsi investimenti volti alla ricerca e all’innovazione tecnologica (probabilmente
dovuti alle esigue risorse economiche a disposizione delle piccole e
medie aziende).
Questo centro sorgerà materialmente accanto all’Università e offrirà
i seguenti servizi:
- laboratori (informatici, farmaceutici, fisici, in materie umanistiche
quali la comunicazione tecnologica e di massa) tali da divenire un
punto d’incontro tra l’esigenza del pubblico e l’esigenza del privato;
- ospitalità ai docenti e agli studenti mediante la costruzione di residence, con lo scopo di incrementare i momenti di approfondimento
(incontri, convegni) tra docenti e studenti - come accadeva nella
Salerno universitaria di venti anni fa.;
- promozione di una serie di aziende compatibili e sostenibili con
l’ambiente (informatiche, editoriali, di ricerca, autrici di un artigianato
di qualità);
- attività ludiche quali multisala cinematografica, ristoranti, discoteca.
PER ESEMPIO: INIZIATIVE E PROGETTI DI ALTRI CONTESTI
Il comune realizzerà il teatro, un auditorium che sorgerà nell’acqua
e costituirà un momento di raccordo fra tutte le strutture. Tutto il
resto sarà realizzato dai privati, con i quali sono stati già presi degli
accordi (le domande e le fideiussioni sono state già versate e allegate al progetto) che hanno permesso di presentare con una certa
celerità anche il Protocollo d’Intesa firmato con il Rettore.
Libra è lo strumento creato nel 1994 dal Comune di Bologna per sostenere la nascita e la crescita di micro e piccole imprese. I Percorsi di crescita di Libra prevedono un insieme di azioni combinate di consulenza
personalizzata e di confronto con altre imprese per mettere a fuoco un
sentiero coerente di sviluppo lungo le diverse fasi di vita dell’impresa. Il
percorso accelera il primo consolidamento di imprese che non hanno
superato i primi due anni di vita. Viene messo a punto un percorso personalizzato per ciascuna impresa, fondato su un forte coinvolgimento
della compagine imprenditoriale che arriva a progettare e gestire autonomamente il piano di decollo della propria attività. In particolare, vengono messi a fuoco i tre aspetti fondamentali della gestione di impresa:
il mercato, i numeri e l’organizzazione. Il percorso di lancio offre all’impresa un consulente personale di riferimento, momenti di contatto e
relazioni con altre realtà imprenditoriali e approfondimenti formativi in
aula. L’insieme delle azioni conduce alla definizione del piano di decollo
personalizzato e all’implementazione assistita delle azioni previste.
Oltre ad essere uno strumento pubblico di politiche attive sul lavoro, è
anche un “esperimento” di supporto all’imprenditorialità e in particolare
Per Informazioni:
Comune di Baronissi
Sindaco: Giovanni Moscatello
Piazza della Repubblica – 84081 Baronissi
Tel: 089 828211
Web Site: www.comune.baronissi.sa.it
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L’attività di ricerca – azione, oltre che immergersi nel contesto degli
attori locali, è approdata ad indagare su alcuni esempi di accompagnamento all’economia della cultura e all’industria culturale e turistica. In particolare, sono stati condotti degli approfondimenti rispetto
alle politiche attive per il lavoro ed alle diverse combinazioni pubblico – privato che favoriscono la nascita di micro imprese nel settore
culturale, turistico, dell’entertainment e del loisir. In questa prospettiva sono presentate tre esperienze diverse tra loro per obiettivi, finalità, soggetti promotori, contesti territoriali che si snodano lungo l’asse Bologna – Rimini e che possono costituire degli esempi a cui
fare riferimento.
LIBRA
– INCUBATORE ALLE IMPRESE DEL COMUNE DI BOLOGNA
L’attività
167
Per esempio
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
alla micro imprenditorialità, considerata uno degli strumenti di ingresso
al mercato del lavoro. Libra si è sempre posta sul territorio come luogo
di integrazione tra l’imprenditore e i servizi offerti dal territorio, nella logica di cogliere quello che c’è sul territorio e promuovere e facilitare le
sinergie possibili. Libra ha reso visibili i diversi servizi offerti dalle associazioni imprenditoriali e ha nello stesso tempo stimolato l’erogazione di
nuovi servizi, che rispondevano a dei bisogni emergenti di un territorio
che si stava muovendo su dimensioni diverse da quelle legate ad attività tradizionali come l’artigianato o il commercio.
Le attività di supporto alle imprese vengono economicamente mantenute
grazie all’organizzazione di corsi di formazione, assistenza ai business
plan, percorsi integrati di start-up erogati su richiesta a pagamento.
La struttura del Libra è peraltro piuttosto particolare: è un servizio del
comune di Bologna che impiega liberi professionisti a cui è affidata la
gestione e la promozione delle linee di sviluppo. Un mix interessante
che ha permesso il mantenimento di un rapporto con l’esterno, impedendo che questo servizio entrasse totalmente nelle logiche della burocrazia amministrativa. Inoltre questa dimensione pubblico-privata ha
reso la struttura lontana dalle logiche assistenziali.
Progetti
Due i progetti del Libra destinati al mondo della cultura e del multimediale, “Business Web” e “Mambo”.
di lavoro inverso a quello tradizionale. Invece di partire da un’idea
imprenditoriale e di accompagnare quest’ultima alla fase realizzativa, si
è partiti da un prodotto già presente – rassegne, festival, iniziative culturali di vario tipo – per renderlo maggiormente strutturato dal punto di
vista imprenditoriale e farne un business. Il Libra ha puntato sulla trasformazione di associazioni culturali in realtà più strutturate, dando loro
strumenti di budget, di pianificazione, di ricerche di mercato.
Il progetto Mambo, nasce dalle opportunità di riqualificazione di un’area, l’ex macello, per la quale si era individuata la possibilità di fare un
distretto del multimediale raccogliendo le giovani imprese legate al settore multimediale e della new economy. Libra si è occupato della parte
relativa al supporto per le micro imprese, partecipando alla fase di progettazione, alla fase di assistenza alla domanda, del business plan, loro
servizi classici.
Per informazioni
Libra - Incubatore di Imprese del Comune di Bologna
Responsabile: Sonia Di Silvestre
Via della Beverara 123
Tel 051/6356611 - Fax 051/6341690
Web site: http://www.comune.bologna.it/frame5.htm
E-mail [email protected]
IL GRANDE COCOMERO
Il progetto Business Web, realizzato nell’ambito dei progetti europei
Now (New Opportunity for Woman’s), in collaborazione con la
LegaCoop, segna l’ingresso del Libra in un settore piuttosto particolare
per logiche e metodologie d’azione come quello della cultura. Business
Web è nato in un momento particolare per Bologna, l’anno della cultura,
e si è fondato sull’idea che Libra, quale strumento comunale di politica
del lavoro dedicato alle micro imprese, potesse avere un punto di eccellenza negli approcci bottom-up nel supportare i progetti collegati a
Bologna 2000 e accompagnarli a cogliere l’occasione di presentarsi
non solo come evento in un contesto prestigioso, ma riuscissero, a partire da questo, a sviluppare un progetto imprenditoriale.
Un obiettivo impegnativo che ha visto l’incubatore adottare un processo
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- RICCIONE
Il Grande Cocomero è un punto di ristoro nato sulle colline riccionesi, accanto le maggiori discoteche della zona, per iniziativa di una
cooperativa sociale, Riccione Solidale, nata appositamente per dare
vita a questo progetto, separandosi, solo amministrativamente, da
Riccione Servizi, cooperativa sociale di tipo A, nata 12 anni fa, che
si occupa di servizi alla persona, assistenza e servizi sanitari e
gestisce un centro per anziani ed un centro psichiatrico che ospita
15 persone. Nella cooperativa lavorano 70 soci.
L’idea del Grande Cocomero è nata osservando alcune realtà presenti
sulla collina di Rimini e di Gabicce che offrivano piadine e cocomero,
del tutto assenti a Riccione. Il Grande Cocomero appartiene quindi a
169
Per esempio
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
questa tipologia di locali, cui ha aggiunto l’animazione per bambini e
altre iniziative legate alla propria origine di cooperativa sociale.
Alla base del progetto l’intenzione di passare da un lavorare per soggetti disabili, a lavorare con questi soggetti rendendoli parte attiva. In
questo l’attività di Riccione Solidale si trasforma, configurando una cooperativa di tipo B, che si occupa cioè del reinserimento in ambienti produttivi di disabili.
Il comune di Riccione ha sposato da subito il progetto ed ha concesso
700 mq di terreno, in comodato gratuito per 15 anni, in un’area tra le più
belle di Riccione che versava in pieno degrado. In cambio la cooperativa si è impegnata a riqualificare l’area, attraverso il rimboschimento e il
recupero delle strutture presenti nell’area, tra cui una meridiana solare,
tra le più grandi del mondo, e il castello degli Agolanti, casa fortilizia del
XIV secolo.
Al momento, a poco più di un mese dall’avvio, nell’attività sono impegnate tredici persone di cui otto normodotati, quattro disabili e uno stagista.
Oltre ad attirare l’attenzione dei riccionesi, la struttura funziona come
presidio rispetto al popolo della notte, per il quale le colline di Riccione
sono famose.
Si stanno avviando formule di cooperazione con le discoteche, che
potranno prendere il via nella prossima stagione estiva, e potrebbero
portare Il Grande Cocomero a diventare un’area di compensazione
per i giovani che escono dai locali da ballo.
Per informazioni:
Riccione Solidale
Presidente: Piersecondo Sanchi
Via del lavoro, 4 – 47838 Riccione (Rn)
Tel e Fax: 0541 603811
E-mail: [email protected]
LINK PROJECT
- BOLOGNA
Link Project è un’organizzazione indipendente nata nel 1994 nell’ambito del Centro Sociale Occupato ed Autogestito (CSOA) Link di Bologna
con l’obiettivo di sviluppare in Italia una rete di scambi produttivi tra
170
diversi ambiti disciplinari impegnati nella sperimentazione culturale:
musica, arti performative, arti visive cinematografiche ed elettroniche,
processi di comunicazione. Link costituisce un punto di riferimento nel
panorama italiano ed europeo nel campo delle culture urbane e nella
ricerca di contenuti per prodotti multimediali.
La struttura e le attività
Il Link Project si avvale di una struttura organizzativa e produttiva
modulare, fatta da piccoli nuclei di lavoro che operano su diversi
settori produttivi e che si avvalgono della collaborazione di vari
apporti esterni.
Attualmente sono cinque i nuclei intorno ai quali si concentrano le
iniziative del Link Project:
• Mistofonico Laboratorio, laboratorio di manipolazione del prodotto sonoro nei suoi diversi aspetti (animazione, registrazione,
fonica e costruzione impianti) che propone con cadenza settimanale una programmazione di generi “nuovi” come Jungle, Triphop, Ambient, Dub all’insegna della contaminazione, con ospiti
dalle più svariate provenienze, dj e musicisti ;
• Officine Alchemiche, che si occupa della produzione di allestimenti scenografici e digitali per produzioni audiovisive e multimediali;
• Opificio Ciclope, rivolto al settore dell’audiovisivo, si propone
come struttura di riferimento della politica produttiva del vedere
in video;
• O.P.T.M.I. (Organizzazione per la Promozione e la Tutela della
Musica Indipendente) è una struttura cooperativa no profit che
offre a musicisti e produttori “indipendenti” servizi di assistenza
legale, editoriale, marketing, consulenze sulla produzione e la
direzione artistica oltre a promozione e distribuzione. È un progetto che aspira a diventare un vero e proprio network, costruito
come rete/struttura orizzontale tra diverse situazioni che mantengono comunque autonomia creativa e produttiva. L’idea di
questa rete orizzontale è nata dalla collaborazione tra BZ
Records, Resonant Electronic Records, Betulla Records, Noise
House, Wang Zang Recordings e il Mixtophonico Lab.
171
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
•
LinkPropop, ufficio per il management e la promozione musicale, l’organizzazione di eventi multimediali, date e tour di livello
nazionale per artisti internazionali in loghi alternativi e particolari
e nei vari club sparsi in Italia. Inoltre organizza il programma
musicale di Link Project. La struttura è specializzata nei nuovi
generi musicali legati all’elettronica. Organizza nell’arco dell’anno tre festival, Distorsonic, dedicato alle innovazioni della dance
music elettronica, Flava of the Year, aperta all’Hip-Hop e alla
cultura di strada, e Jump Up, una convention di Drum n Bass.
Progetti
Nell’ambito degli appuntamenti di Bologna 2000 è prevista tra
novembre e dicembre la prima edizione di “Net Mage – creative and
innovatives images on media, arts, communication”, festival rivolto
al rapporto tra le varie forme della creatività con le innovazioni tecnologiche, sociali e comunicative.
Per Informazioni
LINK
Via Fioravanti, 14 40129 Bologna
Tel: 051 352330 Fax: 051 370972
Web site: www.linkproject.org
172
GLI SCENARI ED I TEMPI DELLA CULTURA
Quali azioni possono sostenere ed accompagnare gli attori culturali e
rinforzare un ruolo sociale attivo della cultura nel contesto socio-economico del territorio della provincia di Salerno? Quali politiche e soluzioni,
a breve e a medio periodo, si possono ipotizzare affinché la cultura
divenga un fattore portante per le strategie di sviluppo locale?
In riferimento alla “situazione sociale attuale” la cultura assume valore
per il territorio e per il disegno di reti di collaborazioni se veicola forme di
responsabilità sociale. Le scarsità sul territorio salernitano fanno riferimento, prima ancora che al problema delle risorse economiche e finanziarie necessarie a far crescere un articolato tessuto di attori culturali,
ad elementi etici come la fiducia, le norme e le regole di convivenza, la
cooperazione. Fattori che, se opportunamente stimolati da scelte e da
politiche territoriali, migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale e
forniscono una grammatica generale per la società, l’economia e l’imprenditorialità.
Un’azione tesa ad incrementare la quota di capitale sociale del territorio
e delle comunità locali non può che facilitare quelle forme spontanee di
cooperazione che sono sempre più alla base dell’economia interconessa. Secondo Albert Hirschman, capitali sociali come la fiducia sono
risorse la cui fornitura aumenta invece di diminuire con l’uso e che si
esauriscono se non sono usate. Vanno quindi stimolati rapporti sociali
continui, che spingano a fare affidamento sugli altri e che configurino
reti sociali ampie ed orizzontali in modo che si diffonda la pratica della
reciprocità, della collaborazione, del dono e dell’informazione condivisa.
È evidente che il comportamento autoreferenziale sia oggi la strategia
spontanea più diffusa perché raccordata al contesto socioculturale
salernitano e che, mantenendo invariata questa prospettiva, diventi illogico cercare alternative basate su altri codici di significazione. Si viene,
quindi, a generare una situazione che vede il sistema degli attori culturali salernitani diviso tra attori tradizionali ed attori razionali. I primi tendono a preservare ed a conservare schemi inerziali per sopravvivere in
questo determinato contesto sociale; i secondi ad innovare ed a complicare i modelli di comportamento. La tensione crescente tra resistenza e
cambiamento, si è visto precedentemente, si risolve nel binomio localismo-rete lunga dove si tende a “criticare” l’agire sociale circostante per
173
Conclusioni
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
poi proiettarsi nel metamondo globale. È possibile sfuggire all’entropia
sociale di questo modello e agire per l’affermazione di relazioni meno
localistiche, meno parrocchiali, meno dirigistiche, facendo crescere
un’etica dell’interesse pubblico e della responsabilità sociale?
La ricerca, con l’aiuto degli attori coinvolti, individua quattro percorsi,
diversi per impatti, articolazioni, obiettivi, funzioni, ma accomunati da
un’idea di fondo: quella di progettare il futuro delle comunità, incrementando il patrimonio di capitale sociale, ovvero la qualità e la quantità di
beni relazionali e di virtù civiche. Le quattro linee propositive costituiscono il contributo di lavoro comune elaborato a partire da una razionalizzazione di segmenti di proposte che emergono dal contributo degli
intervistati.
- Il primo percorso rimanda alla definizione di un sistema a rete per
le politiche culturali a scala provinciale ed è un percorso tutto
interno alla società locale finalizzato alla ricerca di un equilibrio tra
spinte conservative e tendenze innovative. Un’azione pubblica che
persegue obiettivi di:
• definire priorità e linee strategiche, un piano di investimenti del
sostegno e della promozione finanziaria versus un sistema culturale
territoriale;
• identificare, specificare ed ordinare una filiera della cultura dove
porre in essere nuove sperimentazioni tra gli attori locali sulla base
di un agire cooperativo, integrativo e selettivo;
• elaborare proposte ed interventi nei confronti di nuove problematiche di natura sociale e culturale riferite in particolare alle nuove
generazioni (disagio ed abbandono scolastico, nuove povertà, prevenzione delle tossicodipendenze, patrimonio culturale, etc);
• intercettare una quota delle rilevanti risorse comunitarie destinate
alla cultura all’interno di un piano concertato per la provincia di
Salerno;
• stimolare l’azione di lobby territoriale nei confronti della Regione,
dello Stato nazionale e dell’Unione Europea.
- Il secondo percorso interpreta gli attori culturali come soggetti
capaci e titolari di responsabilità rispetto ai sistemi territoriali,
articolati a scala sub-provinciale e, riconoscendo questo status, li
174
inserisce all’interno della “programmazione negoziata”. È un modello che espande la sperimentazione in atto nel Patto Territoriale
dell’Agro Nocerino Sarnese sino a comprendere:
• il riconoscimento di specifiche finalità e vocazioni territoriali intorno
alle quali veicolare risorse, progettualità e linee di intervento;
• attività di ricerca ed animazione sociale orientate allo sviluppo di reti
che accompagnino formule di imprenditorialità giovanile in campo
culturale soprattutto nella forma dell’impresa sociale;
• la concertazione delle politiche culturali a livello comprensoriale.
Ad oggi nell’ambito della programmazione negoziata, va segnalata
la tendenza ad interpretare la cultura ed i beni culturali non ancora
come risorse immateriali, ma bensì come beni fisici e quindi a favorire interventi di recupero urbanistico, architettonico, paesaggistico,
oltre che di ripristino di siti archeologici e di aree verdi. La cultura
viene perciò assunta a settore, al pari di altre attività economiche, e
gli interventi ad essa dedicati tendono ad essere circoscritti nell’ambito degli interventi infrastrutturali. Si mantiene cioè una concezione
hardware della cultura, così come delle relazioni umane e della qualità della vita, che non pare capace di modificare e di innovare il
contesto sociale.
- Il terzo percorso individua la possibilità di innovare i metodi e i
contenuti propri della Programmazione Negoziata, proponendo
la sperimentazione di un “Patto per la Cultura” che favorisca il consolidamento economico ed imprenditoriale delle realtà esistenti, generi
nuova imprenditorialità, valorizzi le specificità territoriali coscientemente
riconoscendole.
Operativamente un Patto per la Cultura potrebbe assumere la metodologia e le risorse finanziarie del Patto Territoriale, gli attori e gli obiettivi
di un Patto per il Sociale. In questo modo si darebbe visibilità e spazio
ad una nuova concezione dello sviluppo socioeconomico e territoriale
centrato sulle risorse immateriali ed alla formulazione di reti generative
dell’economia della cultura.
- Il quarto percorso assegna alla Formazione un ruolo “anticipatore”
del futuro e si sostanzia nell’elaborare e promuovere un Patto
175
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Formativo. Con tale formula si intende un’elaborazione di saperi,
competenze e figure professionali per la nuova economia di rete
che agiscano in termini di un incremento della qualità territoriale. Un
progetto che facendo proprio l’agire di rete definisce i nuovi percorsi
formativi della società locale all’interno di un quadro sistemico e
condiviso e che metta in intima connessione:
• le filiere economiche ed imprenditoriali del territorio;
• l’uso creativo dei nuovi media per la produzione di contenuti culturali;
• gli strumenti della programmazione negoziata;
• le opportunità connesse allo sviluppo dell’impresa sociale;
• le forme della rappresentanza degli interessi dell’impresa, dell’economia, del sociale;
• le autonomie funzionali.
I percorsi individuati possono costituire una strategia consequenziale e
progressiva che integra e traguarda, secondo un predefinito asse temporale, le quattro ipotesi secondo una precisa e puntuale verifica politico- finanziaria dei risultati raggiunti.
Da un punto di vista cronologico e delle opportunità politico-finanziarie, questa è la fase in cui sperimentare nuove formule di concertazione e di definizione delle politiche culturali a livello territoriale.
Sulla base dei risultati di questa esperienza sarà possibile valutare
se e come approdare ad una strategia di lobby territoriale e di concertazione degli scenari e delle sfide che la società salernitana
saprà e vorrà assumersi.
Postfazione
NOTE PROGETTUALI
IL CONTESTO LOCALE
Salerno è una provincia vasta ed articolata dove si riconoscono un
certo numero di sottosistemi territoriali a diverso grado di urbanizzazione e vocazione economica e dove negli ultimi anni si sono avviati
importanti fenomeni di iniziative locali per lo sviluppo territoriale
sostenibile. Anche ad un’analisi superficiale il fenomeno del consumo culturale rappresenta un campo degno di interesse e di attenzione, perché investe “orizzontalmente” l’intero territorio provinciale,
con ricadute sia nelle sezioni a più alto valore “urbano” sia in quelle
intermedie sia in quelle rurali.
Le più estese e significative forme di consumo culturale attivo sono
oggi osservabili in quell’insieme di segni, comunicazione, messaggi
che convenzionalmente definiscono l’intricato rapporto di consumodivertimento che è il loisir. Rapporto che richiama interesse per
almeno due motivi:
• coinvolge un ampio aggregato di popolazione giovanile compresa tra i 15 ed i 35 anni, contribuendo a formare, orientare ed a
elaborare stili di vita, propensioni al consumo, comportamenti,
investimenti in beni affettivi, psicologici ed economici, oltre che in
mobilità spaziale e temporale. I “luoghi” dove tale consumo precipita ridefiniscono la stessa mappa di “luoghi e di spazi pubblici”, originando sistemi “altri” di incontro, scambio e relazione
sociale;
• l’insieme di attività concentrate sulla comunicazione, il divertimento, il consumo costituiscono, anche da un punto di vista
della cultura e dell’organizzazione imprenditoriale, un salto di
paradigma poiché la produzione di merci immateriali, utilizzabili
e fruibili anche con canali e sistemi digitali, insiste su di un rapporto individualizzato e segmentato con l’utente-consumatore.
Con questa fenomenologia prende forma una “economia della
176
177
Postfazione
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
esperienza”, dove l’impresa, oltre a fornire beni e servizi, offre
“edutainment” cioè education ed entertainment.
Di fatto, la produzione di “attività” culturali accresce valore aggiunto ai
sistemi produttivi ed economici territorializzati secondo logiche di “convergenza” tra settori diversi: ad oggi è soprattutto il turismo a godere,
direttamente ed indirettamente, della presenza di attività e di eventi culturali che si organizzano sul territorio. Le vocazioni turistiche, basate
sulla dotazione di Beni Ambientali, possono evolvere in “Sistemi di
Offerta” centrati su specifiche e distintive immagini del territorio.
La conoscenza di questi fenomeni, delle loro declinazioni spaziali e
dei loro bacini di utenza, così come avviene per le filiere produttive,
riveste una valenza strategica per quella serie di attori locali (istituzioni, amministrazioni locali, autonomie funzionali, banche, etc) che
sono motivati al “governance” dello sviluppo socioeconomico e territoriale. Al momento, su tale linea strategica, risultano ancora vuoti
molti spazi per la debolezza delle conoscenze, esperienze e competenze dei “saperi locali” in quella che viene definita la cultura dell’accoglienza.
I TEMI DELLA RICERCA-AZIONE
L’insieme di eventi, potenzialità, risorse presenti sul territorio della
provincia di Salerno nel campo e nei settori della produzione culturale, possono contribuire a costruire un “sapere locale”, soprattutto
se opportunamente valorizzate all’interno di logiche di rete e di integrazione sistemica.
In questo contesto di lavoro, è sembrato opportuno sviluppare un
approccio conoscitivo delle fenomenologie sopra indicate, orientato
a cogliere alcuni degli aspetti manageriali, gestionali, organizzativi e
relazionali che connotano e caratterizzano il “Parco iniziative culturali del territorio”.
Senza una chiara comprensione della genesi, delle risorse relazionali e gestionali, dei saperi economico-organizzativi, dei fattori di
contesto ambientale, delle dinamiche socioculturali presenti sul territorio, risulta difficile articolare azioni di formazione alla cultura d’im178
presa ed il supporto tecnico-operativo alla gestione di progetti di sviluppo socioeconomico.
La logica che si intende perseguire con un’azione di ricerca finalizzata è di individuare, partendo dal contributo degli attori locali, quella serie di potenzialità e di eventi sul territorio che possono favorire:
• formule di aggregazione, cooperazione, partnership tra attori che
possano in futuro approdare a momenti di concertazione delle
politiche culturali a livello locale;
• definizione dei compiti e delle funzioni necessarie a sviluppare
ed ad ampliare lo spettro di attività culturali presenti sul territorio;
• attività formative finalizzate ad accrescere le competenze professionali;
• individuazione di percorsi di crescita e di sviluppo di attività culturali nella formula imprenditoriale;
• integrazione tra eventi culturali e filiere economiche sul territorio.
Su questo versante progettuale ed operativo, va senz’altro valutata
la possibilità-opportunità di dar vita a scambi di esperienze. In particolare, rispetto alla situazione italiana, due sono le aree sistema
dove verificare la possibilità di incontro e di collaborazione sui temi
della produzione e del consumo culturale:
• il “distretto del piacere” della riviera romagnola ed in particolare i
nuovi soggetti imprenditoriali che si pongono come “Autonomie
Funzionali” di un nuovo modo di concepire e di fare turismo;
• il “distretto della multimedialità e dell’audiovisivo”, proposta di
recupero e di riuso di un’area industriale dismessa.
Perché il Progetto di ricerca possa esplicitare appieno le potenzialità nell’approccio descritto, è necessario uscire da una logica di
programma che anima tante iniziative di politica territoriale, per
adottare invece una logica di progetti che scaturiscono dagli attori
locali.
Coerentemente con l’approccio della ricerca-azione, le strutture che
organizzano eventi e manifestazioni culturali sul territorio, così
come gli attori locali che le supportano dal punto di vista della contaminazione di saperi (Università, centri di ricerca) e di risorse
umane e finanziarie (Fondazioni, Enti locali, Parchi naturali, etc.)
179
Postfazione
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
diventano oggetto ed il soggetto dell’intervento. In quanto “oggetto”,
la ricerca indaga il potenziale progettuale, gli stili di intervento, le
idee e le strategie nel campo della produzione e del consumo culturale. In quanto “soggetto” si verifica la “cultura coalizionale” ovvero il
grado di convergenza degli attori nell’individuazione di linee di sviluppo per i settori dell’organizzazione culturale.
Gli obiettivi del Progetto di ricerca possono essere individuati nel
procedere a:
• verificare la consistenza dei fenomeni, la quantità e la qualità
delle strutture presenti nel territorio della provincia, gli interessi
economici coinvolti e la valutazione che ne fanno gli attori della
politica di concertazione locale;
• individuare i fabbisogni formativi e la possibilità di attività di
accompagnamento da parte della SDOA – LISIL;
• individuare le difficoltà di un progetto di messa in rete per una
razionalizzazione ed un ordinato processo di sviluppo di attività
afferenti ai settori della produzione e consumo culturale;
• individuare le possibilità di dare vita a scambi di esperienze con
altre aree sistema per la creazione di network della produzione e
del consumo culturale.
In questa prospettiva di lavoro, vanno verificate alcune ipotesi interpretative che fanno riferimento alle configurazione spaziale delle
attività culturali in provincia di Salerno. Sotto questa si realizzerà
una ricognizione conoscitiva rispetto alle quattro aree territoriali:
Costiera Amalfitana, sistema urbano di Salerno, sistema turistico
diffuso, aree interne. L’articolazione territoriale del sistema culturale
permette una lettura critica del rapporto tra eventi e contesto
ambientale, soprattutto laddove si vengono a stabilire significative
integrazioni tra produzione culturale ed attività economiche.
Ulteriore pista di lavoro è quella relativa allo spazio di posizione
delle attività culturali, nel rapporto che si viene a stabilire tra le relazioni a scala locale e globale. Dal quadro sommariamente delineato
sinora, possiamo distinguere le attività presenti sul territorio in:
• attività culturali che si qualificano e posizionano all’interno di uno
spazio “competitivo” via via sempre più ampio a dimensione
180
regionale, nazionale e comunitaria;
• attività che si muovono in un quadro di vincoli ambientali tali da
influenzare significativamente sia la qualità del “contenuto culturale”, che la formula organizzativa;
• attività e risorse culturali che si trovano in uno stato potenziale o
embrionale e che possono essere oggetto di iniziative concertate
e di interventi specifici nel campo dell’innesto di cultura imprenditoriale e di competenze professionali.
LA RICERCA AZIONE E LA SUA ARTICOLAZIONE
La fase conoscitiva realizzata dalla ricerca–azione ha incrociato
circa settanta attori appartenenti a:
• realtà organizzative operanti nella produzione, distribuzione e consumo di prodotti culturali sul territorio;
• amministrazioni locali impegnate nella realizzazione di eventi;
• testimoni privilegiati operanti in alcuni settori del divertimento notturno;
• micro imprese operanti nei settori della comunicazione, immagine e
produzione di servizi on-line.
Alle attività di indagine, realizzate con interviste semistrutturate, sono
stati affiancati altri strumenti di approfondimento:
1) Focus group: tecnica della ricerca sociale, basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, alla presenza di un
moderatore, focalizzata su un argomento che si vuole indagare
in profondità. Sono stati organizzati tre focus group su specifiche tematiche:
• progettualità in campo culturale e reti territoriali;
• politiche culturali degli enti locali;
• movida e offerta di servizi per abitare la notte.
2) Workshop: seminari tematici orientati ad incontrare ed a dialogare con il territorio e gli attori del sistema culturale. Le aree
esplorate si riferiscono:
181
Postfazione
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
•
•
•
•
alla net economy, ovvero al nuovo modello di organizzazione
socioeconomica ed imprenditoriale, concreta possibilità per le
comunità locali di ripensare al proprio modello di sviluppo, valorizzando non più risorse fisiche ed ambientali, ma risorse relazionali,
capitale sociale, identità, preesistenze culturali nella forma della
rete;
al turismo che sempre più integra pratiche di tempo libero con
divertimento, educazione, cultura, intrattenimento. Riflette sull’organizzazione della filiera turistica e territoriale, partendo dall’osservazione di cosa viene realizzato in altre aree e sulla possibilità di creare dei parchi tematici di tipo territoriale, agendo sui
concetti di marchio e di emozione;
all’economia della cultura ovvero ai mutamenti che riguardano
direttamente le imprese che producono e distribuiscono spettacoli, eventi, festival;
agli spazi della produzione e fruizione di entertainment collegati a progetti di riconversione e di recupero funzionale di infrastrutture.
modelli di consumo, stili di vita, appartenenze ed identità.
Prende corpo una filiera che connette turismo, agroalimentare, catering, produzione di illuminotecnica e di arredamenti per discoteche e locali. Una catena del valore che si
estende e si amplifica e che vede l’irruzione di nuove
modalità di uso e di consumo del territorio: parchi a tema,
parchi divertimento, locali live, servizi per “abitare le notte”
e luoghi in cui si testano nuovi prodotti per nuovi consumatori per nuovi consumi.
3) Ricognizione territoriale tra Bologna e Rimini. Ad integrazione
degli interventi e delle interviste condotte nel territorio provinciale di
Salerno e con finalità di ampliamento della rete relazionale del territorio è stato condotto un approfondimento tematico su alcune realtà
che favoriscono la nascita di micro imprese nel settore culturale,
turistico e del loisir.
GLI ASSI DELLA RICERCA
Le aree tematiche dei workshop hanno incrociato due aree laboratorio:
•
Il primo asse privilegia un approccio antropologico ai temi della cultura e della creatività artistica. Una visione che interpreta la cultura
in modo dinamico, come “way of life”. In questa prospettiva, assumono significato le nuove forme espressive, i nuovi linguaggi, la
cultura locale e il quotidiano delle comunità. Da qui la scelta di considerare parte integrante degli attori locali i gestori di locali della
movida salernitana, alcune micro-imprese che operano in settori
della net economy e alcune significative realtà del mondo della
notte. Un’attenzione che incrocia i linguaggi giovanili e li interpreta
sia in termini di risorse culturali e creative del territorio che come
bacino diffuso di intelligenza sociale da cui mutuare idee innovative,
esperienze, sensibilità ed emozioni;
•
il secondo asse segue un approccio di tipo territoriale, attento a
verificare se il sistema culturale ed in particolare l’offerta di iniziative
ed eventi non sia informata da sole esigenze artistiche, creative e di
marketing ma tenga conto anche di specifiche esigenze e domande
l’area metropolitana milanese, che insiste su di un’economia articolata e differenziata costituita da attività finanziarie, bancarie, editoriali, giornalistiche e in tempi più recenti
dai nuovi servizi collegati alla moda, alla pubblicità, al turismo d’affari e dell’entertainment. Oggi, sulla più grande
area industriale di Sesto San Giovanni, si sta progettando
la realizzazione di un polo dell’audiovisivo e del multimediale e di un grande centro di consumo e di divertimento.
Rimini e la riviera romagnola vivevano su un modello di
offerta turistica molto simile ad una catena di montaggio
con prodotti standardizzati, tempi gerarchicamente organizzati, prevedibilità dell’offerta, rigidità dei tempi e dei luoghi
di vacanza. Oggi, la riviera è un’area laboratorio rispetto ad
un turismo organizzato sul riconoscimento di differenziati
182
- AZIONE
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L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
derivanti da particolarità distintive del territorio. Tale proposta apre la
possibilità di individuare precise vocazioni territoriali e il tema della
cooperazione e dell’aggregazione tra gli attori non solo in riferimento al settore culturale di appartenenza, ma anche sulla base di una
contiguità e continuità territoriale;
•
il terzo asse è dedicato alla dimensione relazionale. La comprensione del tipo di reti relazionali che ciascun evento è in grado di organizzare, gestire e mantenere, così come del livello di connessione
che si viene a delineare tra le varie manifestazioni fornisce un’ulteriore chiave di lettura delle potenzialità evolutive del sistema e permette di evidenziare nodi critici nella costruzione di reti e ricadute
economiche sul territorio;
•
il quarto asse privilegia il tema della progettualità in campo culturale. Il senso e la prospettiva di ciascun evento si può desumere,
almeno in parte, dalla sua capacità progettuale e di investimento.
Laddove sono presenti dei progetti di sviluppo in campo culturale,
non importa a che grado di formalizzazione, necessariamente vi
devono essere risorse umane pregiate e competenze di tipo economico-finanziario, organizzativo, gestionale e manageriale.
184
Appendice
Elenco degli attori intervistati in provincia di Salerno
185
Appendice
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Cantelmi Elio
Elenco degli attori intervistati in provincia di Salerno
Presidente
Teggiano
PROLOCO DI TEGGIANO
Amendola Alfonso
Direttore
Andria Carlo
Apicella Eugenia
Apolito Paolo
Direttore
DIP. BENI CULTURALI UNIVERSITA’ DI SALERNO
Armenante Enzo
Autuori Venturina
Bellino Francesca
Cipriani Marina
Salerno
Cangiano Barbara
LA CITTÀ
Direttrice
Coppola Luca
Responsabile
Pontecagnano
D’Agostino Russo Emilio Presidente
DIP. SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
UNIVERSITA’ DI SALERNO
Salerno
D’Antonio Giuseppe
Assessore
Assessore
Direttore Artistico
De Sio Carlo
Amministratore Unico
BANDO
Cava dei Tirreni
OFFICINA
Salerno
De Stefano Peppe
249
Proprietario
Del Mastro Renato
Direttore
Cava dei Tirreni
Salerno
FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA
Salerno
PEACELOVE
Redattrice
della Monica Giuliano
186
Salerno
Caporedattore Economia
Napoli
Salerno
Presidente
Ascea
IL DENARO
D’Aquino Claudio
Amalfi
Paestum
ASSOCIAZIONE ACUTA
LINEA D’OMBRA SALERNOFILMFESTIVAL
Assessore
EUROPEAN COOPERATION DEVELOPMENT AGENCY
Agropoli
ASSESSORATO AL TURISMO COMUNE DI ASCEA
Brancaccio Giovanni
Calvanese Francesco
Direttore Artistico
Caporedattore Economia
Salerno
D’Angiolillo Pasquale
Olevano sul Tusciano
Salerno
GRUPPO MUSICALE NIENTEDIMENO
Fisciano
IL MATTINO
Colucci Gianni
Giornalista
ASSESSORATO TURISMO, SPETTACOLO
E CULTURA PROVINCIA DI SALERNO
Direttore
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI PAESTUM
Assessore
ASSESSORATO AL TURISMO COMUNE DI AMALFI
Bottoni Francesco
Ravello
Salerno
IL MATTINO
Bottiglieri Antonio
Caso Maria Grazia
Presidente Sezione Sa
ASSESSORATO ALLA CULTURA
COMUNE DI OLEVANO SUL TUSCIANO
Salerno
MEDFEST
Cava dei Tirreni
LEGAMBIENTE
Avallone Domenico
Giffoni Valle Piana
Presidente
LENNY ANIMATION
Direttore
MUSEO DEL FALSO
Segretario Generale
CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI
Carpinelli Aristide
Casillo Salvatore
Presidente
ENTE AUTONOMO FESTIVAL INTERNAZIONALE
“CINEMA DEI RAGAZZI E DELLA GIOVENTÙ”
Amministratore Delegato
Napoli
TEATRO VERDI
Salerno
FRONTIERE IMMAGINIFICHE
ECODUE S.P.A.
Cappelli Claudio
Responsabile per Salerno
ASSOCIAZIONE CULTURALE EUFONIA
Napoli
Ambrosino Salvatore
187
Salerno
Resp. Organizzativo
Cava dei Tirreni
Appendice
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
di Mieri Fernando
Presidente
ISTITUZIONE MAGNA GRAECIA
Donsì Giorgio
GIFFONI MEDIA SERVICE
Salerno
CASA BABYLON THEATRE
Rettore
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Esposito Alberto
Muro Rosario
Battipaglia
Napoli Nicolantonio
Assessore
Nastri Sigismondo
ASSESSORATO POLITICHE SOCIALI
E GIOVANILI PROVINCIA DI SALERNO
Falcone Pasquale
PORKY’S
Direttore Artistico
Farnetano Carmine
Resp. Organizzativo
Fasolino Felice
Giuliano Stefano
Guerra Ermanno
Nicoletti Domenico
Palumbo Pasquale
Caprioli
Paradiso Ida
Bracigliano
Salerno
Iannuzzelli Antonio
Incutti Maria Pia
Salerno
Casalvelino Marina
Romito Matilde
Napoli
Rosania Gerardo
Moscatiello Giovanni
FESTIVAL DI MUSICA ANTICA
Salerno
Amministratore Unico
Salerno
Direttore
Eboli
Amministratore Delegato
Baronissi
INCOERENZE
Salerno
CRAZY DANCE NETWORK
Sepe Rosario
Resp. Organizzativo
188
189
Salerno
Sindaco
Salerno
Salzano Elena
Salerno
Socio
PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO
DI SALERNO E DELLE AREE INTERNE CAMPANIA
Sindaco
COMUNE DI BARONISSI
Mottola Carmine
Russo Remo
Presidente
ASSOCIAZIONE TEATRALE CAMPANIA GRANDI CLASSICI
Professore
COMUNE DI EBOLI
Casalvelino Scalo
Salerno
Salerno
DIREZIONE DEI MUSEI PROVINCIALI
Loffredo Maria del CarmenPresidente
Medolla Luciana
Collaboratore
Romano Renato
Presidente
COOPERATIVA YELETON
Pecoraro Carlo
AMALFINET
Presidente
COBECAM
Salerno
ROTOSPEED MULTIMEDIA
Capo Ufficio Stampa
Ravello
Amministratore
PR
Petraglia Mario
Vallo della Lucania
Presidente
Patrevita Silvio
Petraglia Gennaro
Salerno
CONSORZIO DELLE PROLOCO DEL CILENTO
Direttore
DIP. INFORMATICA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO
Assessore
COMUNE DI SALERNO
Minori
FABULA CLUB
ASSESSORATO EDUCAZIONE E FORMAZIONE
Iannicelli Giuseppe
Direttore
POLIDORO S.R.L
Presidente
COMUNE DI SALERNO
Pagani
ISTITUZIONE DEI CONCERTI DI RAVELLO
Baronissi
ASSOCIAZIONE LINEARE A
Direttore Artistico
PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
Direttore Artistico
BARONISSI JAZZ
Granese Elvira
Salerno
Resp. Organizzativo
PARCO LETTERARIO DI BRACIGLIANO
Giffoni Valle Piana
PERIODICO È COSTIERA
Cava dei Tirreni
TEATRO CONTINUO IN CILENTO
Presidente
Salerno
Amministratrice
Salerno
Responsabile per Salerno
Salerno
L.I.S.I.L. - Laboratorio per l’Innovazione e lo Sviluppo Imprenditoriale Locale
Sessa Fernando
Presidente
ASSOCIAZIONE CULTURALE LE MUSE
Sica Vincenzo
Proprietario
Lancusi
BISHOP PUB
Spirito Carmine
Presidente
Salerno
STUDIO ASNOVA
Stifano Giuseppe
Direttore
MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA
Tocco Giuliana
COMUNE DI PADULA
Moio della Civitella
Soprintendente
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA
DELLA PROVINCIA DI SALERNO
Tufano Alfonso
Battipaglia
Salerno
Resp. Servizi Culturali
Padula
190
1a edizione febbraio 2001
© Copyright 2001 by Fondazione Antonio Genovesi Salerno.
Finito di stampare nel febbraio 2001.
RIPRODUZIONE VIETATA AI SENSI DI LEGGE
(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633).
Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume,
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neppure per uso interno o didattico.
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