Nuovi strumenti per impianti petrolchimici più resistenti e sicuri

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Nuovi strumenti per impianti petrolchimici più resistenti e sicuri
UFFICIO STAMPA
Comunicato stampa
Nuovi strumenti per impianti petrolchimici più resistenti e sicuri
Al via il progetto XP-Resilience, coordinato dall’Università di Trento nell’ambito
del programma Horizon 2020. Obiettivo: formare giovani ricercatori in grado di
decidere con maggiore consapevolezza la localizzazione di raffinerie e impianti
di generazione di potenza, la loro progettazione strutturale e la scelta dei
materiali per costruirli
Trento, 28 settembre 2016 – (e.b.) Un terremoto, un’alluvione, ma anche un
problema di malfunzionamento industriale: sono diverse le cause che possono
danneggiare un impianto petrolchimico o, più in generale, di generazione di potenza.
Le conseguenze di tali eventi possono essere pesanti. Si ricordano in questo senso il
disastro nell’impianto nucleare di Fukushima nel 2011, ma possono essere
menzionati anche i danni provocati dalle inondazioni dello scorso inverno nel Regno
Unito.
Alle perdite umane e all’impatto sull’ambiente devono essere aggiunti i danni
economici diretti e indiretti provocati dal mancato funzionamento di impianti
classificati come critici o strategici. Ogni anno gli incidenti in impianti di questo tipo
provocano solo negli Stati Uniti perdite per 52 miliardi di dollari. In questo contesto si
deve inoltre tenere in considerazione il crescente rischio generato da fenomeni di
terrorismo internazionale che hanno come obiettivo il potenziale sabotaggio delle reti
di distribuzione di acqua, gas e altre forniture essenziali per una comunità.
È evidente quindi la crescente necessità di individuare nuove forme di prevenzione
del rischio così come tecniche che permettano di incrementare la resilienza degli
impianti chimici, petrolchimici e la riduzione delle conseguenze sulle comunità
circostanti. A questo obiettivo stanno lavorando i ricercatori impegnati in XPResilience, progetto europeo coordinato dall’Università di Trento con il responsabile
scientifico Oreste S. Bursi del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e
Meccanica. Il progetto XP-Resilience (Grant number: 721816) ha ottenuto il
finanziamento nell’ambito del programma Horizon 2020, in particolare nel pilastro 1Excellence Science, Marie Skłodowska-Curie Actions-ITN. La Commissione europea
erogherà circa 3.4 milioni di euro in 48 mesi, da settembre 2016 ad agosto 2020.
Il progetto è appena stato lanciato nella sede del Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale e Meccanica, a Mesiano, mentre nei giorni scorsi il professor Bursi aveva
presentato i contenuti di XP-Resilience al primo workshop internazionale sulla
resilienza dei sistemi infrastrutturali, organizzato a Torino (http://www.workshoptorino2016.resiltronics.org/).
Per maggiori informazioni: Ufficio Stampa dell’Università degli Studi di Trento
Via Calepina, 14 – 38122 Trento, Italy - tel. +39 0461/281131-1136, [email protected]
Archivio comunicati: http://pressroom.unitn.it/
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Il progetto si concentra sull’analisi di azioni estreme sugli impianti chimici e
petrolchimici e sulla progettazione di misure di prevenzione realizzate mediante
l’impiego dei cosiddetti metamateriali; dove per “metamateriale” s’intende un
materiale o un dispositivo con caratteristiche in grado di ridurre le vibrazioni di
sistemi nei confronti delle azioni sismiche. I ricercatori simuleranno condizioni limite
(causate da eventi di diversa origine) su casi-studio reali costituiti da impianti per
analizzare gli effetti generati, comprendere quali siano le possibilità di recupero nel
tempo e definire così criteri oggettivi per la valutazione della resilienza degli impianti
e delle conseguenze sulle comunità limitrofe.
Il coordinatore Oreste Salvatore Bursi descrive gli obiettivi: «Puntiamo a migliorare la
capacità di recupero delle comunità attigue agli impianti e ridurre la vulnerabilità degli
stessi mediante azioni scientifiche innovative realizzate attraverso la formazione
inter/multidisciplinare di nuovi specialisti in grado di: quantificare i rischi a causa di
disastri causati da incidenti industriali; lo sviluppo di strategie e tecnologie per la
mitigazione del rischio; riconoscere e ridurre la vulnerabilità di impianti chimici e
petrolchimici, l’ambiente costruito e le comunità tramite barriere di protezione delle
vibrazioni basate sui metamateriali; la definizione di modelli, di standard e normative
al fine di aumentare la resilienza alle catastrofi della comunità».
«XP-Resilience – ricorda il professor Bursi – è un progetto di eccellenza sulle
tecnologie di nuova concezione. Siamo orgogliosi di aver ottenuto il finanziamento in
questo settore, dove la competizione è serrata. Il tasso di successo delle candidature
è di circa il 7%».
Riprende: «L’altra caratteristica del progetto è la finalità formativa. L’obiettivo
principale è infatti preparare giovani dottorandi con background ingegneristico,
fornendo loro nuovi strumenti e competenze, che sappiano unire solide conoscenze
sia accademiche sia pratiche, spirito imprenditoriale e la consapevolezza che la
sicurezza di un impianto industriale dipende da vari fattori: dalla localizzazione (ad
esempio: eviterò di realizzare un nuovo impianto in una zona ad alto rischio sismico),
dalla progettazione strutturale (l’architettura di un impianto incide sulla sua capacità
di resistenza) e dalla scelta dei materiali per costruirli (l’obiettivo è di impiegare i
materiali sia nuovi che esistenti con una nuova concezione progettuale)».
«La terza peculiarità del progetto – conclude – è il metodo innovativo in cui questo
progetto è stato articolato. I giovani ricercatori impegnati nel progetto, durante la fase
di sviluppo della loro ricerca, saranno in contatto costante sia con il mondo
industriale, attraverso periodi da trascorrere in aziende che già si occupano di queste
tematiche, sia con l’informazione costante sugli sviluppi del progetto. In particolare,
l’attività di disseminazione sarà intensa tramite la produzione scientifica nel settore e
la diffusione più generale con iniziative come la Notte dei ricercatori e i social
media».
XP-Resilience è un’iniziativa inter/multidisciplinare e intersettoriale, composta da un
consorzio europeo (dieci i Paesi coinvolti) di sette partner accademici (le Università
di Trento, di Patrasso, del Sannio, di Lubiana, l’Università Tecnica della Silesia,
Roma Tre e di Strathclyde), un istituto di scienza applicata (Istituto di Scienze
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applicate, Rennes) e sette aziende private (Vienna Consulting Engineers;
Arcelormittal; Columbian Carbon Europa; IGF Ingenieurgesellschaft; Mostostal Zabre
SA; SMARTEC SA; SmithKline Beecham Ltd).
Per ulteriori informazioni: https://sites.google.com/a/unitn.it/xp-resilience/
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