ECO DEL - Santuario di Oropa
Transcript
ECO DEL - Santuario di Oropa
ECO DEL N° 3 - Luglio/Settembre 2013 - Trimestrale - Anno CXVI - Sped. in Abb. Post. - Art. 2 - Comma 20/c - Legge 662/96 - VC SACRE FUNZIONI Sabato e Festivi 7.30 Basilica Antica S. Messa 9.00 S. Messa 10.30 11.45 Rosario Vespri e Benedizione Eucaristica (solo festivi) S. Messa Basilica Sup. S. Messa (solo festivi) Da Lunedì a Venerdì Basilica Antica 7.10 7.30 10.30 16.30 Lodi (anche sabato) S. Messa S. Messa S. Messa Confessioni tutti i giorni Basilica Antica Basilica Sup. 8-12 15-19 Festivo: mezz'ora prima della S. Messa 15.15 16.30 18.15 S. Messa S. Messa Eco del Santuario di Oropa Periodico trimestrale Anno 116 - N°3 - 2013 Direttore Responsabile Canonico Michele Berchi Redazione Santuario - 13813 Oropa (BI) Sito internet: www.santuariodioropa.it Autorizzazione Tribunale di Biella n°27 del 07/09/1950 Sped. in Abb. Postale - Art. 2 Comma 20/c - Legge 662/96 - VC Conto Corrente Postale 251132 intestato a: Canonico Rettore Santuario di Oropa - 13813 Oropa (BI) Stampato da Tipografia Novograf 13900 Biella (BI) - Tel. 015/401605 Tutela dati personali Vengono usati esclusivamente per la gestione abbonamenti, in conformità alla vigente legge sulla privacy (n. 675 del 31/12/1996). Contatti (prefisso 015) Can. Rettore Tel. 255.51.220/221 Fax 255.51.229 [email protected] [email protected] Amministrazione Tel. 255.51.202 Fax 255.51.209 Ufficio Tecnico 255.51.205 Istituto Figlie di Maria 255.51.223 Uff. Accoglienza Tel. 255.51.200 Fax 255.51.219 [email protected] Uff. Offerte 255.51.222 Uff. Postale 24.55.903 Osservatorio 24.55.928 Funivie 24.55.929 Guardia notturna 335.81.83.278 Guardia medica estiva 24.55.958 SOMMARIO Lettera del Vescovo pag. 4 La parola del Rettore pag. 6 Alla scuola di Francesco pag. 9 Francesco spiazza gli atei devoti pag. 12 Consiglio dei cardinali pag. 14 Martiri: Beatificazione di Rolando Rivi pag. 16 Martiri Spagnoli pag. 19 Martirio pag. 22 Vita in Santuario pag. 23 Battesimi, matrimoni, ... pag. 32 Donne del Filet pag. 33 Bisogno di impossibile pag. 34 Siria: Lettera delle Suore trappiste Suore di Maloula “prigioniere” dei ribelli pag. 40 pag. 42 Omofobia e discriminazione pag. 44 Controcorrente pag. 46 Carlo Rossi pag. 47 In memoria pag. 48 Eventi: Le Vie della Parola pag. 49 Offerte al Santuario pag. 50 “Carissimi, con gioia annuncio la riapertura della Chiesa Cattedrale.” Il nostro Duomo è stato chiuso il 12 settembre 2011. Sono trascorsi due anni di intenso lavoro: il tetto, i pluviali, i serramenti, il restauro pittorico, il risanamento dell’umidità di risalita presso i pilastri, il restauro parziale del pavimento mosaicato ecc… Per mancanza di fondi non tutto è stato fatto (restauro pittorico delle navate e cappelle laterali, il restauro dei banchi, ecc…). La riapertura della Cattedrale non può essere soltanto un fatto tecnico, ma deve diventare un evento ecclesiale diocesano. Per questo motivo ci saranno due eventi importanti, nella varietà di altre iniziative. 1. La sacra antica Effigie della Madonna di Oropa verrà trasportata per qualche giorno nella Cattedrale, dopo aver ottenuto il consenso del Capitolo dei Canonici e del Consiglio di amministrazione del Santuario con la collaborazione del Consiglio presbiterale diocesano. L’antica statua della Madonna Regina di Oropa, dopo sessantaquattro anni torna in città per pochissimi giorni. In questa decisione si incontrano almeno tre motivazioni: - la Madonna di Oropa è la Castellana che tiene le chiavi delle sue due dimore: S. Maria in montis e S. Maria in piano. Il legame tra il Santuario e il Duomo, dove operano i canonici, è strettissimo. È la Madonna che ci apre il Duomo come casa dei cristiani biellesi. - l’iniziativa può dare inizio ad una mobilitazione diocesana in vista della quinta centenaria incoronazione del 2020. Anche questo pellegrinaggio di Maria Santissima verso il basso può favorire un amore sempre più intenso dei biellesi verso l’alto, storica dimora della nostra Regina. - in un periodo di prolungata crisi finanziaria, economica, morale e sociale che preoccupa in modo acuto le nostre famiglie e i nostri giovani, la Madonna ci viene incontro per asciu4 gare le nostre lacrime e per essere segno di consolazione e di speranza. Mi auguro che questa straordinaria ed eccezionale iniziativa trovi il consenso di tutti, e concorra ad approfondire l’appartenenza alla Chiesa diocesana con la custodia materna di Maria Santissima. 2. Durante la permanenza della Madonna di Oropa in Cattedrale sono organizzati pellegrinaggi zonali. Verrà stabilito un calendario con la presenza delle otto zone pastorali della diocesi con quattro contenuti fondamentali: - presentazione storica (la storia della Cattedrale con la posa della prima pietra 1402) - presentazione artistica (i tesori d’arte) - presentazione mistagogica (i segni della fede nella Cattedrale) - celebrazione liturgica I Vicari di zona con la collaborazione dell’Ufficio liturgico diocesano organizzeranno i pellegrinaggi con feconda e generosa sinergia. Intanto annuncio che la Madonna di Oropa arriverà processionalmente sul sagrato della Cattedrale per spalancare le porte il sabato 7 dicembre ore 20,30, con una veglia di preghiera mariana. Domenica 8 dicembre ore 15.00 verrà celebrata la prima S. Messa nella restaurata Cattedrale, nella ricorrenza liturgica della solennità della Immacolata Concezione. Al termine della celebrazione faremo un atto di affidamento della nostra diocesi alla Madonna. In quei giorni ricorre anche il 1° anniversario della morte del vescovo Massimo Giustetti (4 dicembre 2012). Mentre pregheremo con riconoscenza per lui, potremo anche onorare la sua tomba nel sepolcreto dei Vescovi in Cattedrale. Nelle prossime settimane verrà pubblicato un calendario di tutte le iniziative con la stampa di un sussidio. Intanto invito tutti presso il Santuario di Oropa la domenica 29 settembre per il pellegrinaggio diocesano, ormai diventato un appuntamento prezioso per l’inizio dell’anno pastorale. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato in questi due anni; tecnici, restauratori, imprese, sovraintendenza, i benefattori, il Capitolo dei canonici e in particolare don Carlo Gariazzo e l‘architetto Masserano. Il Signore benedica tutti. Mi permetto di aggiungere un appello per coprire i debiti residui, e chissà… per proseguire e ultimare i lavori, senza più la necessità di chiudere la Cattedrale stessa. La suddetta Chiesa ha due nomi: Duomo per sottolineare che è casa di tutti, e Cattedrale per sottolineare che è la Chiesa del vescovo. Uniti tra noi formiamo la Chiesa particolare dove “vive e opera la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica “ come ci insegna il Concilio ecumenico vaticano II. Uniti tra noi possiamo esprimere in modo sempre più efficace la Carità che ci spinge a servire i poveri ed essere solidali con tutti. Una grande benedizione nella gioia del Signore. + Gabriele Mana Vescovo 5 La Parola del Rettore Carissimi Pellegrini e Amici di Oropa, come avrete visto questo numero dell’Eco di Oropa non si apre con la parola del Rettore, come di solito, ma con la parola del nostro Vescovo. Non è certo necessario spiegarne il perché! Qui di seguito troverete, anche questo in modo eccezionale, la lettera (adeguatamente aggiustata) che io stesso ho scritto ai miei confratelli canonici del capitolo della Cattedrale di cui io stesso, in quanto rettore, faccio parte. Ho riflettuto molto se “sacrificare” questo spazio del bollettino, in cui normalmente cerco di dare un giudizio sul momento presente, ad un evento come quello della discesa della Sacra Effige della Madonna di Oropa a Biella. Ho deciso di farlo perché le ragioni che animano questo evento sono profondamente radicate in ciò che viviamo come singoli e come popolo in questo momento della nostra storia sociale ed ecclesiale. Proprio per il taglio che si è cercato di dare a questo bollettino, non c’è nulla che riguardi la nostra fede che non sia strettamente legato alla vita quotidiana, con le sue fatiche, speranze, delusioni, lotte e successi e viceversa, nulla della nostra quotidianità che non sia strettamente legato alla fede. Questa lettera quindi, originariamente rivolta ai canonici, da adesso è scritta per te. 6 Carissimo, Ti scrivo per esporti, nel miglior modo in cui sono capace, la proposta e le ragioni da cui nasce la proposta di far scendere la Sacra Immagine della Madonna Nera di Oropa a Biella. Voglio partire da questa affermazione di Benedetto XVI contenuta nella Lettera Apostolica con cui ha indetto l’Anno della Fede: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone.” E’ vero e lo costatiamo ogni giorno nelle nostre parrocchie e nei nostri paesi. Ma è anche vero che, misteriosamente, in questo deserto che sembra aumentare, e che il Papa ha ben descritto, l’affetto profondo e sincero alla Madonna di Oropa, non solo sembra resistere, ma, oso dire, in qualche modo, viene riscoperto da molti. Certamente non è l’unico, ma sicuramente è uno dei pochi segni positivi che infondono coraggio e ci confortano. Forse il periodo così duro e pieno di sacrifici rende tutti più disponibili a guardare la vita con più consapevole umiltà e alla ricerca di una speranza che non ci si può dare da soli. Comunque, qualunque sia la ragione, è un fatto che la Madonna Nera occupi un posto privilegiato nel cuore dei biellesi (e non solo), anche di quelli che a Messa non vanno più da tempo. A queste constatazioni voglio aggiungere l’invito pressante e ripetuto del nostro amato Papa Francesco: “Nel Vangelo è bello quel brano che ci parla del pastore che, quando torna all’ovile, si accorge che manca una pecora, lascia le 99 e va a cercarla, a cercarne una. Ma, fratelli e sorelle, noi ne abbiamo una; ci mancano le 99! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da loro!”. Carissimo confratello, queste due constatazioni (l’affetto sincero e profondo alla Madonna di Oropa nonostante il dilagare di una crisi di fede e l’invito del Papa ad “uscire” per andare incontro a coloro che si sono allontanati) hanno fatto rinascere nel cuore il desiderio di proporre un gesto devozionale, di preghiera, liturgico e nel contempo simbolico che riaccenda e riscaldi nel cuore di tutti noi l’amore alla madre di Gesù e, attraverso di lei, a Gesù stesso. Da qui l’idea che, in occasione della festa per la riapertura della Cattedrale (già santa Maria in Piano), la venerata immagine della Madonna di Oropa scenda incontro ai suoi figli visitandoli in questo momento così difficile e delicato per confortarci e confermarci nella fede. E’ Lei che, scendendo a Biella, ci viene incontro radunandoci e mettendoci in cammino insieme verso Oropa, in un ideale grande pellegrinaggio spirituale di tutta la Diocesi, che avrà come meta, nell’agosto 2020, la sua quinta incoro7 nazione come nostra Regina. L’invito che il nostro Vescovo ci ha fatto di dare adeguata importanza e lustro alla riapertura della nostra Cattedrale per permettere a tutti i fedeli di riappropriarsi del profondo significato di fede che questa ha per tutti, non può trovare migliore espressione se non accogliendo nientemeno che la presenza della Venerata Immagine. Da un lato non ci sarà “ospite” più amato per far risplendere la nostra cattedrale e, dall’altra, non ci sarà luogo più adeguato e più significativo per ospitare la Madonna di Oropa. Anche il coinvolgimento della Diocesi, così come Mons. Vescovo ci ha suggerito, sarà oltremodo facilitato e motivato. I “pellegrinaggi” che dalle varie Zone Pastorali si potranno organizzare (così come auspicato da Mons. Vescovo) troveranno nella presenza della “Madonna di Oropa” la massima conferma della centralità e dell’importanza della Cattedrale; così i vari momenti liturgici, di preghiera, ma anche quelli culturali e artistici, saranno immensamente arricchiti da una Cattedrale che ospita l’immagine di Colei che per prima è stata il tempio di Dio e dalla cui carne è nata la Chiesa stessa. Concludendo queste righe mi preme chiarire un ultimo punto che potrebbe ingenerare confusione: l’immagine della Madonna in questi anni non è mai uscita dal sacello eusebiano (salvo che per la rituale pulizia di novembre, quando viene appoggiata sull’altare della Basilica), quando scenderà a Biella, avrà come unico precedente storico la Peregrinatio del ’49. Ci tengo a sottolineare che i due eventi saranno inconfrontabili, non solo per la differenza di 8 condizioni storiche e sociali (e già basterebbe), ma anche per la natura stessa dell’evento: quello di quest’anno sarà strettamente legato all’incoronazione (500 anni!) del 2020. La Peregrinatio è stata unica e rimarrà irripetibile nella storia del Santuario e di tutto il Biellese. ……… Ringraziandoti e salutandoti, ti assicuro le mie preghiere alla nostra amata Regina del Monte di Oropa. Can. Don Michele Berchi Rettore Alla scuola di Francesco LE CHIACCHIERE SONO CRIMINALI PERCHÉ UCCIDONO DIO E IL PROSSIMO del 13 Settembre 2013 Pubblicato in Omelie a Casa Santa Marta “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo?” Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia partendo dall’interrogativo posto da Gesù che scuote le coscienze di ogni uomo, in ogni tempo. Dopo averci parlato dell’umiltà, ha osservato, Gesù ci parla del suo contrario, “di quell’atteggiamento odioso verso il prossimo, di quel diventare giudice del fratello”. E qui, ha affermato, Gesù “dice una parola forte: ipocrita”: “Quelli che vivono giudicando il prossimo, parlando male del prossimo, sono ipocriti, perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro propri difetti. Il Signore non fa, su questo, tante parole. Poi dirà, più avanti, che quello che ha nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida... Anche l’Apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, lo dice, chiaro: colui che odia suo fratel- lo, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre”. Ogni volta che noi “giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore – ha proseguito – e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri siamo cristiani omicidi”: “Un cristiano omicida … Non lo dico io, eh?, lo dice il Signore. E su questo punto, non c’è posto per le sfumature. Se tu parli male del fratello, uccidi il fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il primo omicida della Storia”. E aggiunge che in questo tempo in cui si parla di guerre e si chiede tanto la pace, “è necessario un gesto di conversione nostro”. “Le chiacchiere – ha avvertito – sempre vanno su questa dimensione della criminalità. Non ci sono chiacchiere innocenti”. La lingua, ha detto ancora riprendendo l’Apostolo Giacomo, è per lodare 9 Dio, “ma quando la nostra lingua la usiamo per parlare male del fratello o della sorella, la usiamo per uccidere Dio”, “l’immagine di Dio nel fratello”. Qualcuno, ha affermato il Papa, potrebbe dire che una persona si meriti le chiacchiere. Ma non può essere così: “‘Ma vai, prega per lui! Vai, fai penitenza per lei! E poi, se è necessario, parla a quella persona che può rimediare al problema. Ma non dirlo a tutti!’. Paolo è stato un peccatore forte, e dice di se stesso: ‘Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia’. Forse nessuno di noi bestemmia – forse. Ma se qualcuno di noi chiacchiera, certamente è un persecutore e un violento. Chiediamo per noi, per la Chiesa tutta, la grazia della conversione dalla criminalità delle chiacchiere all’amore, all’umiltà, alla mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo ”. (Fonte: Alessandro Gisotti per Radio Vaticana del 13 settembre 2013) GUARDARSI DA DEVOZIONI E RIVELAZIONI CHE NON PORTANO A CRISTO, IL CENTRO SIA SEMPRE GESÙ del 7 Settembre 2013 Pubblicato in Omelie a Casa Santa Marta “Gesù – ha detto – è il centro. Gesù è il Signore”. Eppure, ha constatato, questa parola non sempre la capiamo bene, “non si capisce tanto facilmente”. Gesù, ha affermato, “non è un signore tale o quale” ma “il Signore, l’unico Signore”. Ed è Lui il centro che “ci rigenera e ci fonda”, questo è il Signore: “il centro”. I farisei di cui ci parla il Vangelo odierno, ha quindi osservato, mettevano “il centro della loro religiosità in tanti comandamenti”. E anche oggi, “se non c’è Gesù al centro, ci saranno altre cose”. Ed ecco che allora “incontriamo tanti cristiani senza Cristo, senza Gesù”: “Per esempio, quelli che hanno la 10 malattia dei farisei e sono cristiani che mettono la loro fede, la loro religiosità in tanti comandamenti: in tanti … ‘Ah, devo fare questo, devo fare questo, devo fare questo…’. Cristiani di atteggiamento … ‘Ma perché fai questo?’ – ‘No: si deve fare!’. ‘Ma perché?’ – ‘Ah, non so, ma si deve fare’. E Gesù, dov’è? Un comandamento è valido se viene da Gesù: io faccio questo perché il Signore vuole che io faccia questo. Ma siccome io sono un cristiano senza Cristo, faccio questo e non so perché lo devo fare”. Ci sono, ha aggiunto, “altri cristiani senza Cristo: quelli che soltanto cercano devozioni”, “ma Gesù non c’è”. “Se le tue devozioni ti portano a Gesù – ha detto il Papa - quello va bene. Ma se tu rimani lì, qualcosa non va”. C’è poi, ha proseguito, “un altro gruppo di cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private”, mentre la Rivelazione si è conclusa con il Nuovo Testamento. Il Papa ha avvertito in questi cristiani la voglia di andare “allo spettacolo della rivelazione, a sentire delle cose nuove”. “Ma – è l’esortazione rivolta loro dal Papa - prendi il Vangelo!”: Gesù, perché Lui è il centro. Il segno è: sono capace di adorare; l’adorazione. Questa preghiera di adorazione davanti a Gesù. Il Signore ci faccia capire che soltanto Lui è il Signore, è l’unico Signore. E ci dia anche la grazia di amarLo tanto, di seguirLo, di andare sulla strada che Lui ci ha insegnato”. (Fonte: Alessandro Gisotti per Radio Vaticana del 7 settembre 2013) “Ma, padre, qual è la regola per essere cristiano con Cristo, e non diventare cristiani senza Cristo? E qual è il segno che una persona è un cristiano con Cristo?”. La regola è semplice: soltanto è valido quello che ti porta a Gesù, e soltanto è valido quello che viene da Gesù. Gesù è il centro, il Signore, come Lui stesso dice. Questo ti porta a Gesù? Vai avanti. Questo comandamento, questo atteggiamento viene da Gesù? Vai avanti. Ma se non ti porta a Gesù e se non viene da Gesù, ma … non si sa, è un po’ pericoloso”. E ancora, si chiede il Papa: “Qual è il segno che io sono cristiano con Gesù?”. Il segno, ha detto, è semplice: è quello del cieco nato che si prostra davanti a Gesù per adorarlo: “Ma se tu non riesci ad adorare Gesù, qualcosa ti manca. Una regola, un segno. La regola è: sono un buon cristiano, sono sulla strada del buon cristiano se faccio quello che viene da Gesù e faccio quello che mi porta a 11 di Federico Pichetto Francesco spiazza gli atei devoti (e i cattolici) alla ricerca del Nemico da ilsussiadiario.net, martedì 1 ottobre 2013 “Si è scelto di pubblicare questo articolo apparso su Il Sussidiario perché, benchè sembri riguardare una diatriba tra giornalisti, rivolta specificatamente ad un famoso direttore, in realtà le argomentazioni che troverete nelle righe seguenti suggeriscono uno sguardo di fede sul pontificato appena iniziato di Papa Francesco che, pensiamo possa essere molto chiarificatore per tutti. Ci libera da confronti tendenziosi, superficiali e soprattutto sentimentali che, a volte, sentiamo fare su Papa Francesco e Benedetto, restituendoci un giudizio vero e profondo che nasce dalla fede.” Caro direttore, da qualche tempo il mondo culturale che ruota attorno al Foglio di Giuliano Ferrara mostra una certa insoddisfazione. La svolta gesuitica della Chiesa cattolica, guidata dal primo latinoamericano della storia, ha frenato la determinazione e gli entusiasmi provenienti dall’universo degli “atei devoti”. La preoccupazione di cui questo mondo si fa portavoce è, in realtà, più diffusa di quanto non si pensi in certi settori conservatori del cattolicesimo, attoniti per l’armistizio firmato da Francesco con la cultura moderna, convinti fino a un certo punto della continuità piena tra il pontificato del Papa tedesco e quello attuale. Francesco avrebbe sostituito la chiarezza della dottrina con l’ambiguità del discernimento, paralizzando la secolare lotta tra Chiesa e modernità in un pantano fatto di termini cristiani (come misericordia, solidarietà, coscienza) usati dal mondo in modo arbitrario e inadeguato, prestando il fianco a chi vorrebbe il cristianesimo ridotto ad una religione dei buoni sentimenti ideale per la sacrestia, ma inopportuna per la maturazione civile delle nazioni. È in quest’ottica – di resa ad una ragione incamminata verso il nichilismo 12 – che occorre leggere la levata di scudi che il quotidiano dell’Elefantino ha posto in essere dapprima contro il digiuno per la Siria e poi, in subordine temporale ma non qualitativo, contro il dialogo affettato tra l’ultimo monarca assoluto della terra e il fondatore di Repubblica. Con questo atteggiamento, si dolgono dalle parti di Lungotevere Raffaello, la Chiesa abbandona la sua leadership plurisecolare di paladina della ragione, intesa quasi come quarta virtù teologale, per farsi figlia del mondo, sposa infedele alla ricerca dei feriti da curare più che delle coscienze da evangelizzare. Ferrara e i suoi amici sono persone intelligenti. Non hanno bisogno di lezioni dal primo “pretuncolo” di periferia e nemmeno dei biasimi di chi è disposto a osannare il Messia la domenica delle Palme per poi crocifiggerlo il Venerdì Santo. D’altro canto neanche Papa Francesco necessita di difensori d’ufficio, pronti ad allinearsi alla corte del potere del momento e, soprattutto, disposti a tutto pur di avere un posticino sul “carro del vincitore”. Si tratta di atteggiamenti inutili e dannosi, testimonianza di un trasformismo che, a non voler essere cattivi verso noi italiani, si potrebbe semplicemente dire che è insito nella natura umana almeno dal giorno del peccato originale. No, io non credo che occorra stracciarsi le vesti o delimitare i confini delle affermazioni dei “foglianti”, bisogna invece entrare nel merito e dire loro la semplice verità: avete ragione. Il mondo ateo-devoto è l’unico che ha evidenziato con preoccupazione, senza piaggeria e senza il timore di cadere nel fuoco dell’eresia, che – effettivamente – nell’agenda della Chiesa qualcosa è cambiato. Non si tratta dell’improvvisa rivincita del cattolicesimo democratico, sepolto dal cardinal Ruini nell’italica primavera del 2005, e nemmeno della semplice mondializzazione di un’istituzione troppo italianizzata per poter pretendere di guidare il pianeta all’incontro con Cristo, si tratta piuttosto del riaffermarsi di quel pluralismo insito nel cattolicesimo fin dal giorno dopo della Resurrezione quando Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni non erano solamente quattro nomi, ma l’epifania di quattro sensibilità molto diverse tra loro che, tutte insieme, esprimevano la novità dirompente introdotta da Dio nella storia. Pretendere di uniformare il cattolicesimo ad un blocco monolitico significa resuscitare Ario, seppellire la Trinità e ridurre il Corpo Mistico a organizzazione militaresca. Nella Chiesa non ci sono solo io, le mie idee e la mia sensibilità: la Verità ha un genere, ha un numero, ha un caso, è – insomma – declinabile per mezzo della mia povera umanità. Tutte le volte che il cristianesimo ha provato a seguire la strada dell’omologazione ha sempre dovuto legarsi ad un potere terreno per reggere il contraccolpo degli eventi, finendo per assimilarne le sorti e i dinamismi. Papa Francesco questo lo sa bene: mai come in America Latina, infatti, la Chiesa ha rischiato più volte, fin dall’epoca della spartizione tra spagnoli e portoghesi, di strizzare l’occhio ad un potere definito e di seguirlo, quindi, nella sua parabola di gloria e di polvere. Quattro Vangeli, una decina di riti, centinaia di diocesi (che i Padri chiamavano tranquillamente Chiese) stanno lì a testimoniarci che il cattolicesimo o è plurale o non è, che dopo il poeta polacco e il teologo tedesco, il pastore latino-americano non è un infedele o “uno che non ha capito bene”, ma soltanto un altro uomo che si avvicenda alla guida della Chiesa in un momento in cui è urgente, anzitutto, una riforma pastorale e spirituale della stessa Istituzione. Questa riforma è necessaria proprio perché la Chiesa è “movimento” non “moloch” sempre identico a se stesso. Senza una simile opera, oggi drammatica e urgente, domani non ci sarà nessun pastore teologo che potrà ancora rioffrire al mondo il tesoro bimillenario di una ragione esaltata dalla fede e baluardo di civiltà per tutto il genere umano. L’ospedale da campo di Francesco è una delle legioni della Schiera Angelica di Giovanni Paolo, ma è anche uno degli spazi dove la Cattedra Razionale di Benedetto ha bisogno di sostare per diventare ancora più solida e credibile. Questa continua guerra fra cristiani, questo continuo vociare di profeti improvvisati, questa perenne pretesa di rilasciare patenti di cattolicità da parte di chiunque non solo è scandalo per molti, ma è una tentazione che il maligno offre a tutti coloro che desiderano possedere e non seguire la Verità. 13 CONSIGLIO DEI CARDINALI L’umiltà di un Papa che sa di avere bisogno di aiuto da ilsussiadiario.net, giovedì 3 ottobre 2013 I commenti sull’iniziativa del Papa di costituire un consiglio di Cardinali si sono sprecati, molte volte (troppe) per continuare a sparlare della “curia romana” che finalmente starebbe tremando per questa decisione, altre per sognare dei cambiamenti che metterebbero la Chiesa finalmente al “passo coi tempi” (bei passi e bei tempi!), altri ancora con paura che il Papa rinunci di fatto alla sua responsabilità delegandola eccessivamente. In realtà Papa Francesco ci sta indicando un metodo nuovo ma antico, fatto di umiltà e di amicizia: l’umiltà di chi è consapevole di aver bisogno di aiuto, l’amicizia di chi sa circondarsi di chi si fida rompendo tutte le false regole “political correct” che normalmente imbrigliano coloro che hanno delle responsabilità. e lussi, con le mire assolutiste di Luigi XIV e l’avanzata turca. Nonostante il difficile rapporto con le congregazioni e i guai della politica, scelse un santo, il Card. Gregorio Barbarigo, come consigliere, avvalendosi di suggerimenti e consigli di amici autentici. L’hanno chiamato il “consiglio della Corona” o “G8” cattolico, preferendo una definizione o l’altra a seconda delle simpatie nostalgico-medievaliste o global-geografiche. Il Consiglio dei Cardinali istituito con un Chirografo da papa Francesco (per chi non è avvezzo ai termini legali è un atto o un documento firmato a mano che entra nelle fonti del diritto) è stato salutato come la prima grande rivoluzione del pontefice argentino. Senza spingersi tanto in là bisogna riconoscere che è una novità, per lo meno nell’istituzione formale di un organismo destinato ad affiancare il successore di Pietro alla barra del timone. Non che i precedenti manchino. Prendiamo Innocenzo XI che alla fine del ‘600 se la doveva vedere con una Curia avvelenata da nepotismi 14 E se un altro Papa Alessandro VII, il pontefice mecenate che incaricò il Bernini per la costruzione del colonnato, è passato alla storia come un indeciso proprio per l’abitudine ad ascoltare troppi pareri (in gran parte di parenti vicini e lontani), ben altri da Clemente VIII, il Papa che leggeva e sbrigava personalmente la corrispondenza in arrivo ( vi ricorda qualcuno?) e si pregiava dell’amicizia di San Filippo Neri, al più vicino nel tempo Pio XII, hanno mostrato piglio e autonomia, sebbene fossero circondati da più di un cardinale-collaboratore. Nella lunga e tortuosa storia del papato monarchi assoluti si sono alternati a illuminati sovrani che amavano ascoltare consiglieri fidati, sempre muniti di berretta rossa, per governare uno Stato e una Chiesa perennemente sotto assedio. Che fossero bramosie di case reali europee o lusinghe del maligno poco importa. E se qualche volta il gruppo dei consiglieri prendeva il sopravvento per manifesta debolezza dell’eletto al soglio, nella maggioranza dei casi il circolo di cardinali chiamati ad affiancare il Papa mostrava la saggezza e l’apertura del candidato, qualità quasi sempre necessarie al buon governo. Se la storia insegna, l’idea partorita da Bergoglio sin dai primi minuti dopo l’elezione, è destinata ad avere conseguenze nella conduzione della barca di Pietro. Positive? Io credo di sì, avendo mostrato il soggetto in questione, Francesco, le qualità di cui si parlava, oltre ad un piglio decisamente monarchico. Perché va bene la collegialità e la sinodalità, parole-chiave per interpretare la creazione del Consiglio, ma è chiaro come il sole, che le decisioni finali spetteranno solo a lui. L’organo, è stato sottolineato infinite volte in Vaticano, ha una funzione puramente consultiva, gli 8 membri sono stati scelti dal pontefice per il carattere sintonico e la fiducia ispirata, il loro compito è di riportare al Papa la ricchezza di valutazioni ed esperienze che la cattolicità offre nella sua dimensione universale, il consiglio sebbene abbia ottenuto uno status giuridico è fluido quanto a numero di componenti e modalità di convocazione. evidente la solitudine ultima di fronte alla missione a cui è stato chiamato. Francesco vuole una Chiesa armonica, agganciata alla realtà, capace di intercettare ogni desiderio e aspirazione. Una Chiesa che, come ha confidato al laicissimo Scalfari, deve scrollarsi di dosso il Vaticano-centrismo, aprirsi alle periferie, tornare ad essere una “comunità del popolo di Dio”. I cardinali chiamati dai 5 continenti devono aiutarlo a tenere aperta questa prospettiva, ad impedire alle faccende curiali di oscurare la missione primaria, l’annuncio di Cristo ad un mondo sempre più vasto e diversificato. E i primi passi del neonato consiglio sono rivelatori: riflessione sul Concilio Vaticano II e prima di mettere mano alla sospirata riforma della Curia, il ripensamento del sinodo dei vescovi, organo principe dell’esercizio della collegialità. Appare chiaro che Papa Francesco fa sul serio. Si cambia. Insomma rimane intatta la drammatica libertà che appartiene al Pontefice Romano. Da una parte c’è l’umiltà e la consapevolezza di un uomo che sa bene di aver bisogno di aiuto, che non cessa di chiedere preghiere e suppliche per il suo ministero, che ostinatamente rifiuta l’isolamento e le imbrigliature della “corte” forzando una comunione episcopale finora non esercitata in tutta la sua potenza, dall’altra rimane 15 Martiri ROLANDO RIVI Sabato 28 settembre, la beatificazione di Rolando Rivi, il seminarista quattordicenne trucidato “in odium fidei” dai partigiani . Federico Cenci “…non guardare i nostri peccati ma la fede della tua Chiesa…”, questa preghiera che noi sacerdoti, nella Santa Messa, formuliamo appena dopo il Padre Nostro e prima di implorare la pace di Cristo, mi ha sempre colpito. La fede della tua Chiesa è rinvigorita anche ai nostri giorni dal sangue dei martiri. Non è la prima volta che sull’Eco rivolgiamo l’attenzione ai martiri nostri contemporanei, ma mai per muovere tristi sensi di colpa per misurare la nostra debole fede, ma, al contrario, per alzare i nostri sguardi dalle nostre miserie e poter risentire nel nostro cuore il desiderio di voler bene a Gesù come ci dimostrano questi nostri fratelli. Leggete la storia di questo ragazzino, Rolando Rivi, e ditemi se non vi nasce nel cuore la nostalgia di poter “essere del Signore” come lui stesso diceva di essere. Per poter non sentire questa nostalgia e questo fascino si può solo odiarlo, odiarlo fino dover toglierlo di mezzo. E questo vale anche per martiri Spagnoli e nostri fratelli siriani di Malaula (ultima regione che parla ancora lo stesso dialetto di Gesù): chi non vorrebbe essere così fermo, così coraggioso e determinato nel proprio attaccamento alla Chiesa, a Gesù, per non fuggire davanti alla furia del male? A beatificazione avvenuta, l’urna con le spoglie di Rolando verrà traslata dalla cripta della Pieve di San Valentino per essere collocata sotto l’altare della chiesa. «Domani avremo un prete in meno»: con queste parole, disarmanti in quanto a cinismo, i partigiani che nell’aprile 1945 uccisero il giovane seminarista Rolando Rivi, commentarono la barbarie appena compiuta. Aveva solo 14 anni, Rolando Rivi. Era un seminarista, al principio di un cammino che avrebbe dovuto condurlo a realizzare il suo sogno, quello di diventare sacerdote e missionario. Le sue ali ancora acer16 be vennero però brutalmente spezzate in un bosco situato nel mezzo del cosiddetto Triangolo della Morte, fazzoletto di terra emiliana che durante la Seconda Guerra Mondiale fu imbevuto di sangue dalla ferocia dei partigiani comunisti. Era il 10 aprile 1945, quando una pattuglia partigiana, appartenente a un battaglione inquadrato nella divisione Modena Montagna, sequestrò Rivi e lo costrinse a seguirla nella boscaglia nei pressi di San Valentino, la frazione di Castellarano in cui il giovane viveva. Ai genitori venne lasciato un biglietto con scritto «Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani». Solo dopo quattro giorni, il padre Roberto Rivi e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma in condizioni strazianti: il volto era coperto di lividi, il busto martoriato e due fori di proiettile ad indicare le ferite mortali, uno alla tempia sinistra e un altro all’altezza del cuore. Gli fu fatale il coraggio dell’appartenenza al Signore. Ai tanti cari che, per prudenza innanzi all’odio assassino anti-clericale dei partigiani, lo invitavano a smettere l’abito talare, Rolando Rivi rispondeva: «Non posso, non devo togliermi la veste. Io non ho paura, io sono orgoglioso di portarla. Non posso nascondermi. Io sono del Signore». Così, quella veste gli fu sottratta e venne esibita come trofeo di guerra da un drappello di spietati esecutori di un’ideologia atea e truculenta. Fu però, la loro, una soddisfazione tanto crudele e vile quanto velleitaria. Se l’obiettivo di questi criminali, infatti, era quello di sradicare dal popolo la fede e di cancellare la memoria dei tanti uomini di Dio uccisi, ebbene, possiamo dire che tale dissennato disegno fallì miseramente. Ne è testimonianza la fama di santità del giovane Rivi, diffusasi dapprima nelle zone in cui venne ucciso e cresciuta, nel corso degli anni, a tal punto da varcare i confini italiani. La prima richiesta per l’avvio della sua causa di beatificazione venne presentata nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino. Nel 2001 iniziò poi a circolare la notizia di un miracolo attribuito all’intercessione di Rolando Rivi. In quell’anno, un bambino inglese di nome James guarì inspiegabilmente da una grave forma di leucemia dopo che i suoi genitori avevano posto sotto il guanciale una reliquia di Rolando Rivi. Si tratta di una ciocca di capelli intrisa del sangue del suo martirio, procurata da un amico di famiglia del bambino inglese tramite padre Giovanni Battista Colusso, parroco di San Valentino, luogo in cui riposano le spoglie del giovane seminarista. I medici attestarono l’incredibile scomparsa dei segni della leucemia dal piccolo James il 4 aprile 2001, pochi giorni prima dell’anniversario del martirio di Rivi. Nel 2006, la Chiesa riconobbe l’attribuzione a Rivi di una serie di guarigioni miracolose ed avviò la causa di beatificazione. Il 27 marzo scorso, Papa Francesco ha inoltre riconosciuto l’assassinio di Rolando Rivi come un martirio, cioè come un crimine commesso “in odio alla fede”. Ha così fissato per il 5 ottobre la data in cui Rolando Rivi verrà proclamato beato. La solenne celebrazione, che si terrà alle ore 16 presso il Palazzetto dello Sport di Modena, è ormai prossima e dunque fervono i preparativi. Nella città della Ghirlandina è atteso un massiccio afflusso di fedeli, tanto che si è deciso di allestire alcuni maxischermi ed oltre mille sedie anche all’esterno della struttura. A beatificazione avvenuta, l’urna con le spoglie di Rolando verrà traslata dalla cripta della Pieve di San Valentino per essere collocata sotto l’altare della chiesa. Sarà un modo per renderne più facile l’individuazione ai fedeli che copiosi accorrono per portare un saluto, rivolgere una preghiera a questo giovane seminarista ucciso “in odio alla fede”. Per l’occasione, in un locale accanto alla Pieve, verrà inaugurato un museo in sua memoria, che aiuterà i molti pellegrini a meglio conoscere la testimonianza di fede del seminarista. Testimonianza di fede che fa di Rolando Rivi, a quasi settant’anni dal suo martirio, un «un prete in più» nella schiera celeste dei beati in Cristo. Eterna è la sua pace, come il ricordo della sua Chiesa. 17 Camisasca: «La vita di Rolando Rivi si racchiude nella sua espressione: “Io sono di Gesù”» Intervista al vescovo di Reggio Emilia sulla figura del seminarista 14enne ucciso dai partigiani che sarà beatificato domani (5 ottobre): «Non guardiamo al suo martirio in ottica politica, il suo è un insegnamento di perdono e conversione» Emanuele Michela Sarà proclamato beato , sabato 5 ottobre, davanti ad almeno 7 mila di fedeli riuniti presso il Palazzetto di Modena. L’affetto che le terre d’Emilia tributano a Rolando Rivi è grande, e ha costretto gli organizzatori a spostare la celebrazione dal Duomo cittadino alla più ampia struttura sportiva. La storia di questo giovane seminarista, ucciso 14enne in odium fidei da un gruppo di partigiani, è un frammento di cosa doveva essere la vita che nel triangolo della morte alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma per Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, il martirio di Rivi è un invito ad andare oltre la logica di contrapposizione storica e di rivalsa sul periodo della Resistenza, per cogliere fino in fondo cosa spinse il giovane Rolando a rimanere sempre così attaccato alla sua talare. Eccellenza, il Duomo di Modena non basterà ad accogliere i fedeli e si è deciso di spostare nel Palazzetto la celebrazione, segno che tra la gente dell’Emilia la riconoscenza verso Rivi è grande. Da dove nasce tutto questo affetto? Le persone sono attratte dalla luminosità e dalla semplicità della figura di Rolando. Non ci ha lasciato parole scritte, neppure conosciamo le ultime parole dette nel momento del martirio. Però ci ha lasciato la luce di una testimonianza a Cristo totale. La sua vita si racchiude nell’espressione che lui usava spesso: «Io sono di Gesù». Quindi Rolando è la testimonianza della semplicità e della totalità dell’amore. È la testimonianza che l’amore è più forte della morte, come dice il Cantico dei 18 Cantici: le acque non potranno spegnere quell’amore. L’oceano per Israele era il simbolo del demoniaco: ecco, il demonio non può spegnere l’amore. Questo è ciò che le persone avvertono, e qui sta la ragione dell’attrattiva verso Rivi. Stupisce quel grande senso di appartenenza alla sua talare, con cui arrivò a sfidare giovanissimo le minacce dei partigiani. Questo attaccamento alla talare era la modalità con cui un ragazzo di 14 anni affermava la propria appartenenza a Cristo. Oggi può essere vista come una cosa anacronistica, ma in realtà era questa la sua modalità di gridare al mondo: io sono di Cristo, Cristo è il Signore della mia vita, nel senso che è Colui che colma la mia attesa di felicità e di pienezza. Ad aprile, celebrando la messa in ricordo di Rivi, lei ha spiegato che il suo martirio non è la vittoria di una parte su un’altra, ma la vittoria della fede. Che valore ha la testimonianza di questo prossimo beato in chiusura dell’Anno della fede? Penso che dobbiamo uscire da un’ottica puramente politica nel leggere la vita e il martirio di Rolando Rivi ed entrare in un’ottica più profonda, dove possiamo vedere quale insegnamento arriva da questo martirio per la nostra vita presente: è certamente un insegnamento di perdono e di riconciliazione, di richiamo alla conversione, ed è un insegnamento su Dio come forza e luce per l’uomo, come pietra su cui poggiare che non viene meno. Martiri Perché papa Francesco beatifica 500 martiri spagnoli uccisi dai repubblicani. «E ora è anche peggio» Intervista a monsignor Cárcel Ortí che ci racconta le storie dei cattolici spagnoli uccisi nella guerra civile a causa della loro fede. «Allora il nemico aveva il fucile in mano, oggi è la mentalità mondana» 6 agosto 2013, Benedetta Frigerio autore di numerosi libri sui martiri di quel periodo. Il 4 giugno scorso papa Francesco ha autorizzato il riconoscimento del martirio di 95 cattolici uccisi dai repubblicani durante la guerra civile spagnola. Fra loro si contano moltissimi sacerdoti e religiosi e anche diversi laici assassinati tra il 1936 e il 1939 in odio alla fede. I martiri dell’ondata anticattolica degli anni Trenta in Spagna, durante la quale anche il 70 per cento delle chiese subì devastazioni, sono migliaia. Già Giovanni Paolo II, tra il 1987 e il 2001, ne aveva beatificati 460. Tra il 2005 e il 2011 Benedetto XVI ne ha beatificati più di cinquecento. Con i 522 che saranno beatificati il 13 ottobre prossimo a Tarragona, la Chiesa avrà qualcosa come 1.500 beati martiri uccisi in Spagna negli anni Trenta, di cui alcuni già canonizzati. «Ma questi rappresentano solo una piccola percentuale delle circa 10 mila persone morte per Cristo», spiega a tempi.it monsignor Vicente Cárcel Ortí, storico ed esperto dei rapporti StatoChiesa nella Spagna del XX secolo e Monsignor Cárcel Ortí, chi sono questi uomini e donne che morirono a causa delle loro fede? Bisogna precisare che questi beati non sono propriamente martiri della guerra civile, perché la persecuzione è cominciata prima, con l’istituzione della Repubblica tramite il colpo di Stato del 1931, avvenuto per mano delle variegate anime della sinistra. Fu un attentato alla Corona, che allora era naturalmente associata alla Chiesa, data la cattolicità della nazione spagnola. Combattere la monarchia equivaleva dunque ad attaccare la Chiesa. Per questo i liberali erano anticlericali, e si opponevano alle leggi della Corona considerate cattoliche: cominciò una discriminazione nei fatti e legale, accompagnata da una campagna mediatica non anticlericale appunto, ma anticattolica. Fu così che venne a mancare la libertà religiosa, mentre, giorno dopo giorno, si creava una mentalità per cui la Chiesa cominciò ad essere percepita come la responsabile di tutti i mali. Infine, dopo tre anni, nel 1934, cominciarono gli omicidi: nella Regione delle Asturie vennero uccisi mille civili e 34 religiosi, di cui 9 sono già stati canonizzati, mentre gli altri sono in via di beatificazione. Non solo, furono distrutte anche la bellissima cattedrale della capitale, Oviedo, il 19 seminario e gli edifici religiosi della città. Questo sarebbe diventato il metodo della sinistra anticattolica: uccidere qualsiasi credente, profanare le chiese e distruggere qualsiasi simbolo, edificio o opera d’arte legati alla religione cattolica. Come si arrivò a compiere atti pubblici tanto atroci, senza pensare di perdere il consenso della popolazione credente? È difficile capire come si arrivò a un livello di violenza così feroce. Pio XII nel 1936 parlò di «odio di Satana». Non trovo altre spiegazioni a tanto furore, che portò non solo all’omicidio di migliaia di uomini ma anche alla profanazione di tantissime chiese. Perché la Chiesa cattolica era così invisa al potere? L’ideologia marxista diceva che occorreva rispondere alla questione sociale tramite il metodo stalinista. Perfino alcuni illuminati, seppur liberali, riconobbero che la guerra civile era proprio il tentativo di ricreare i soviet di Stalin in Spagna. La Chiesa non aveva mezzi per rispondere alle nuove istanze sociali. Così, quando nel 1936 ci fu un nuovo colpo di Stato contro la Repubblica, i militari vennero supportati dal popolo, ormai da anni istigato contro la Chiesa. Ma siccome questo popolo era in maggioranza cattolico lo scontro avveniva spesso tra fratelli, come sottolineò sempre Pio XII: fu l’emblema della Seconda guerra mondiale. È in questo contesto che gli omicidi e gli atti dissacranti cominciarono a diventare sistema normale. Prima si cominciò con la propaganda, che incolpava i cattolici retrogradi, e poi si arrivò a giustificare la violenza che si consumava quotidianamente per strada e nelle piazze. Non uccidendo 20 solo preti e suore, ma intere famiglie di fronte a tutti, come si vede in un film uscito di recente. George Orwell, allora anarchico di sinistra e corrispondente di guerra, scrisse che in questa lotta non avevano pace nemmeno i morti. Anche i cimiteri venivano profanati, con i cadaveri riesumati e le tombe distrutte. Ma ripeto, prima ci furono cinque anni di campagna martellante e quotidiana contro i cattolici. Anche oggi la Chiesa è accusata di non essere “al passo coi tempi”. Ora è anche peggio, perché ci si accorge meno della violenza del potere. È più subdola, anche per il fatto che non si sa più chi sia il nemico, che allora riconoscevi con i fucili in mano. Non solo, la mentalità mondana sta entrando nel cervello di molti cattolici. Mentre allora la maggioranza aveva resistito. Morirono non solo religiosi ma anche laici: giovani, padri e madri di famiglia. Non si tratta di eroi, ma di persone normali che vivevano una fede per cui valeva la pena dare la vita. E fu una sorpresa anche per la Chiesa: molti pensavano che la fede popolare degli spagnoli fosse insufficiente, folcloristica e sentimentale. Invece, davanti alla prova, emerse la sua forza semplice e cristallina, prima snobbata dagli intellettuali. La cosa impressionante è che in ogni città, senza conoscersi né mettersi d’accordo, morirono tutti allo stesso modo: invitati ad abiurare in cambio della vita, rifiutarono e morirono pregando per i loro assassini e urlando: “Viva Cristo Re”. Come accadeva anche in Messico o in Germania davanti alle SS di Hitler. Vi furono casi di abiura? Leggendo tutte le carte dei processi non si trova un solo caso di tradimento. Questo è miracoloso perché non è scontato che uno che ha fede non ceda o non tradisca. Perché beatificarli proprio ora? A cominciare fu Giovanni Paolo II, vissuto sia sotto il nazismo sia sotto il comunismo. Nel Novecento si pensava ancora ai martiri cristiani come a quelli morti durante l’impero romano. Invece i martiri sono tornati con i totalitarismi e le dittature. Il Papa voleva che ci si ricordasse di ciascuno di loro, che fosse mantenuta la memoria storica dei disastri provocati da un secolo che ha dimenticato Dio. Per questo anche papa Benedetto ha continuato con le beatificazioni. la voce della verità! Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente!». E non sembra che sia finita. Papa Francesco non fa che parlare di martirio, che significa testimonianza. Il Papa invita i cattolici ad andare controcorrente e a non piegarsi alle leggi mondane. Lo ha fatto il 17 di giugno incontrando la curia romana. E continua a ripeterlo anche ai giovani. Voglio chiudere con le sue parole che spiegano perché il martirio sia così attuale. Sono quelle dell’Angelus dello scorso 23 di giugno: «Che cosa significa “perdere la vita per causa di Gesù”? Questo può avvenire in due modi: esplicitamente confessando la fede o implicitamente difendendo la verità. (…) Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno per la verità! Quanti uomini retti preferiscono andare controcorrente, pur di non rinnegare la voce della coscienza, 21 Martiri Siria, Maloula. Il martirio di Sarkis: «Se volete uccidermi perché sono cristiano, fatelo» La sorella racconta il martirio di Sarkis, cattolico di Maloula che si è rifiutato di convertirsi all’islam davanti ai terroristi islamici. «Ucciso in odium fidei» 13 settembre 2013, Leone Grotti in cui il fratello è stato ucciso. I ribelli sono entrati nella casa dove si trovavano Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna. Gli islamisti hanno ordinato a tutti di convertirsi all’islam, pena la decapitazione. Sarkis ha risposto così: «Sono cristiano e se volete uccidermi perché sono cristiano, fatelo». I cristiani a Damasco la chiamano già “terra dei martiri”. L’antico villaggio di Maloula, culla della cristianità siriana, dove si parla ancora l’aramaico di Gesù, è da giorni nelle mani dei terroristi islamici di al-Nusra, che hanno attaccato chiese, monasteri e rimosso crocifissi. IL MARTIRIO DI SARKIS. I ribelli, dopo aver preso il villaggio, hanno ucciso tre cristiani, i cui funerali si sono svolti a Damasco lo scorso 10 settembre. La sorella di una delle vittime, ferita e portata nella capitale a curarsi, ha raccontato ieri la dinamica 22 «MORTO IN ODIUM FIDEI». I terroristi l’hanno subito ucciso, insieme agli altri due. La donna è stata ferita ma è riuscita a scappare. Come affermato a Fides da suor Carmel, che cura i cristiani scappati a Damasco, «quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei». Ieri l’esercito ha provato ancora una volta a riprendere il villaggio, come testimoniato dall’inviato Gian Micalessin, ma ancora una volta sono stati ricacciati indietro dai cecchini qaedisti. Vita in Santuario (luglio/agosto/settembre 2013) Immagino che la Sorella Eleonora e Alessandra abbiano terminato esauste nel cercare di ricostruire la vita del nostro Santuario di questi mesi estivi, per questo non me la sento di rimproverarle affermando che molti e molti di più sono stati i pellegrinaggi, i gruppi, le SS Messe, gli ospiti illustri, i ritiri, gli incontri, ecc… ma sarebbe umanamente impossibile elencarli tutti ed è per questo che, al contrario, le ringraziamo di cuore. Lunedì 1° luglio: a Casa Studio era presente un gruppo di ragazzi dell’Università Cattolica di Milano che hanno soggiornato per alcuni giorni dedicati allo studio. Martedì 2 luglio: don Antonio Cosseddu della parrocchia San Giovanni Battista di Siniscola ha celebrato alle 11.30 in Basilica Antica la S. Messa per il suo gruppo di pellegrini. Mercoledì 3 luglio: il gruppo Vita 3 di Borgo d’Ale ha partecipato alla S. Messa in Basilica Antica celebrata da don Carlo Rustichelli Giovedì 4 luglio: alla S. Messa delle 7.30 era presente un gruppo di pellegrini provenienti dalla Polonia; alle 12.15 presso la Cappella Sant Eusebio un altro gruppo di polacchi ha preso parte alla celebrazione officiata da don Tommaso in lingua polacca. Erano anche presenti un gruppo proveniente dalla parrocchia San Giovanni di Torino, guidato da fratel Matteo Gilardi, e il gruppo dell’oratorio Santo Stefano di Parabiago (MI), guidato da don Mauro Viganò. Venerdì 5 luglio: è arrivato a O.D.G. un gruppo di giovani ragazzi provenienti dalla Polonia, che hanno trascorso alcune giornate di vacanza visitando Oropa e i dintorni. Sabato 6 luglio: come ogni anno, si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Asti, guidato dal Vescovo, Mons. Francesco Ravinale; la giornata ha avuto inizio alle 9.30 23 con la processione dal Chiostro della Basilica Antica fino alla Basilica Superiore. Come ogni 1° sabato del mese, si è svolto il pellegrinaggio del gruppo “Centro aiuto alla vita” che, dopo essere giunto a piedi in Santuario, ha partecipato alla S. Messa delle 9.00. Alle 12.00 don Yuri ha celebrato in rito bizantino all’altare del Santissimo in Basilica Antica per un gruppo di pellegrini ucraini. Alle 17.30 la Banda Sinfonica Heemstede, proveniente dall’Olanda, ha tenuto un concerto nel Chiostro della Basilica Antica. Alle 21.00 nella galleria degli ex-voto si è svolto lo spettacolo itinerante “Storie di Piazza”. Domenica 7 luglio: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie di Cossila San Giovanni, Cossila San Grato, Favaro, Tollegno e Sordevolo. Lunedì 8 luglio: alle 11.15 in Basilica Antica don Legitymacja Kaplanska ha celebrato la S. Messa per un gruppo di polacchi. Martedì 9 luglio: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio la mostra su Jerome Lejeune dal titolo “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi”; la mostra è durata fino al 21 luglio. Mercoledì 10 luglio: alle 11.30 in Basilica Antica don Angelo ha celebrato la S. Messa per il suo gruppo di pellegrini proveniente da Fornovo (BG). Era anche presente in Santuario un gruppo di circa 70 persone proveniente dalla parrocchia San Giacomo Maggiore di Torino. Venerdì 12 luglio: un gruppo di Fraternità è arrivato a Oropa per trascorrere alcuni giorni di ritiro. Alle 11.30 in Basilica Antica don Salvatore ha concelebrato per il gruppo di ragazzi provenienti dall’oratorio di Pogno (NO). Era anche presente un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia 24 S. Francesco d’Assisi di Venaria, guidato da don Livio Sola. Sabato 13 luglio: si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Casale Monferrato, guidato da Sua Ecc. Mons. Alceste Catella. Alla S. Messa delle 10.30 era presente un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia di Cernusco d’Adda (BG). Alle 17.30 nella saletta della galleria Sant Eusebio si è tenuta una conferenza sul compositore Pietro Magri e il Canto Gregoriano. Alle 21.00 in Basilica Antica si è svolto un concerto di Cori Piemontesi. Domenica 14 luglio: il gruppo della Pastorale Giovanile di Verbania ha trascorso alcune giornate di ritiro a O.D.G. Si è svolto alla Basilica Superiore il pellegrinaggio di Pollone, Arro, Salussola, San Secondo, Vigellio, Carisio e Carisio San Damiano La S. Messa delle 10.30 è stata animata dal coro di S. Cecilia di Bellinzago (NO); quella delle 11.45 dal coro di Envie (CN) Il Canonico Primiero Sportini ha presieduto la S. Messa alle 11.30 per il gruppo di pellegrini della parrocchia S. Michele di Gragnana di Massa Carrara. Lunedì 15 luglio: 150 ragazzi di un gruppo GS proveniente dall’Emilia Romagna, hanno trascorso la giornata in Santuario; alle 14.30 il Rettore ha celebrato per loro la S. Messa in Basilica Antica. Giovedì 18 luglio: ha avuto inizio il pellegrinaggio OFTAL che si è concluso domenica 21. Un gruppo di circa 200 persone della Fraternità di Magenta (MI) ha trascorso alcune giornate di vacanza in Santuario. Venerdì 19 luglio: gli ospiti della Casa di Riposo di Sordevolo hanno passato l’intera giornata a Oropa, alle 11.30 in Basilica Antica padre Luciano Acquadro ha celebrato per loro la S. Messa. Alle 20.45 il Can. Gianni Panigoni ha celebrato il Rosario, seguito dalla fiaccolata nel chiostro, per i suoi pellegrini della parrocchia San Giacomo del Piazzo di Biella. Sabato 20 luglio: alle 11.15 don Fabrizio ha celebrato la S. Messa per il gruppo della Pastorale Giovanile di Verbania. Alle 21.00 in Basilica Antica Simone Gheller ha tenuto un concerto per organo. Domenica 21 luglio: per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il ritiro spirituale. Alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di Andorno Micca, San Giuseppe di Casto, Cerreto Castello, Valdengo, Vigliano Santa Maria Assunta e San Giuseppe Martedì 23 luglio: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio una mostra sulla musica intitolata “Tre accordi e il desiderio di verità. Rock’n’roll come ricerca dell’infinito”. 15 ragazze dell’Oratorio del Buon Consiglio di Parigi hanno trascorso alcune giornate di ritiro spirituale guidato da don Vincenzo Tonello. Il gruppo Quo Vadis dell’Arcidiocesi di Lubiana (Slovenia) ha trascorso la giornata in Santuario, alle 15.00 don Grebenc ha celebrato la S. Messa in lingua slovena. Giovedì 25 luglio: alla S. Messa della 10.30 era presente un gruppo proveniente da una parrocchia di Groppello Cairoli (PV). 25 Alle 11.45 don Attilio Barbera ha celebrato per circa 200 ragazzi delle parrocchie di Candelo. Venerdì 26 luglio: sono giunti in Santuario i volontari per organizzare RiOropa, il grande appuntamento dei giovani per partecipare da lontano, ma in diretta, alla Giornata Mondiale dei Giovani a Rio De Janeiro. Tra tutti i volontari bisogna ricordare con gratitudine e ammirazione quelli della diocesi di Aosta che, partendo al mattino da Fontainmore, hanno rifatto con il loro Vescovo, S.E. Mons. Franco Lovignana, il percorso del celebre pellegrinaggio valdostano. Sabato 27 luglio: Il Santuario è stato invaso pacificamente dai giovani della GMG che al mattino, partendo dalla Cappella di San Fermo, hanno raggiunto la Basilica Antica in processione, dove hanno reso omaggio alla Madonna. Dopo aver mangiato al sacco si sono divisi in gruppi per assistere alle catechesi tenute da Mons. Mana (Vescovo di Biella), Mons. Corti (Vescovo Emerito di Novara), don Ezio Saviolo (già missionario in Brasile) e don Michele (Rettore del Santuario). Alle 19.00, sul sagrato della Basilica Antica, S.E. Mons. Gabriele Mana ha celebrato i Vespri con tutti i ragazzi della GMG. Dopo una lauta cena i ragazzi si sono riversati nella Basilica Superiore per partecipare al grande spettacolo organizzato da AnnoDomini Multifestival fino alle ore 24, quando, è iniziata la diretta della Veglia di Papa Francesco a Copacabana. Finalmente, esausti, alle 3 del mattino hanno raggiunto le loro camere per andare a dormire. Domenica 28 luglio: alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di Borriana, Gaglianico, Ponderano, Sandigliano, Cerrione, Magnonevolo, Vergnasco, Pavignano, Vaglio Colma e Tavigliano. In Basilica Antica i giovani della GMG dopo aver celebrato le lodi, introdotti da Mons Mana, hanno partecipato ad una liturgia penitenziale per poi partecipare ai diversi Workshop (di varie realtà ecclesiali biellesi). 26 Dopo aver mangiato insieme, nel pomeriggio alle 15, in contemporanea con Rio de Janeiro, RiOropa si è conclusa con la solenne celebrazione nella Basilica superiore presieduta dal Vescovo di Biella Martedì 30 luglio: 30 persone del Vicariato di Mogliano Veneto hanno trascorso una giornata di ritiro soggiornando a O.D.G. Alle 19.00 in Basilica Antica un gruppo francese ha partecipato alla S. Messa celebrata in madre lingua. Giovedì 1° agosto: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio la mostra “Con gli occhi degli Apostoli. Una presenza che travolge la vita”, durata fino al 1° settembre. Il gruppo di Azione Cattolica GV di Genova ha trascorso alcune giornate di ritiro a Casa Studio. Erano inoltre presenti in Santuario un gruppo di Fraternità di Novara e la parrocchia di Santhià. Venerdì 2 agosto: a O.D.G. ha soggiornato per alcuni giorni un gruppo di ragazzi della parrocchia di Pavignano. Sabato 3 agosto: don Federico Roder ha celebrato la S. Messa in francese per il suo gruppo di pellegrini provenienti da Parigi. Si è svolto il consueto pellegrinaggio mensile del “Centro aiuto alla Vita”. Domenica 4 agosto: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di Candelo, Cavaglià, Dorzano e Roppolo. La S. Messa delle 10.30 in Basilica Antica è stata animata dalla Corale San Lorenzo. Alle 11.30don Franco Belloni ha celebrato per un gruppo di pellegrini provenienti da Novara. Martedì 6 agosto: il gruppo della parrocchia Levada (PD) ha trascorso alcuni giorni di ritiro a O.D.G. Alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio della diocesi di Vercelli (cca 1400 pellegrini) guidato e presieduto da S.E. Mons. Enrico Masseroni. Erano presenti il Prefetto e altre autorità della Città di Vercelli. Mercoledì 7 agosto: in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie di Piedicavallo, Montesinaro, Riabella, Oriomosso, Rialmosso, Rosazza e Campiglia Cervo. Giovedì 8 agosto: si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Pinerolo, guidato da S.E. Mons. Piergiorgio Debernardi. Una decina di studenti dell’Università di Fisica di Milano hanno passato a Oropa alcu27 ne giornate dedicate allo studio, soggiornando a Casa Studio. Don Enrico ha concelebrato la S. Messa delle 10.30 per il suo gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia San Pietro di Novara. Sabato 10 agosto: Pellegrinaggio della Diocesi di Ivrea. I primi pellegrini giunti a piedi, sono stati accolti dalla Confraternita di N.S. di Oropa con il ristoro di una bevanda calda. Alle 9.45 alla Basilica Superiore, sotto la guida di Sua Ecc. Mons. Edoardo Cerrato, si è svolta la processione, seguita dalla Celebrazione penitenziale e dal Pontificale. Nel pomeriggio alle ore 14.30 il pellegrinaggio si è concluso con la recita del Santo Rosario, la processione Eucaristica e la Benedizione. Possiamo calcolare che quest’anno hanno preso parte al pellegrinaggio circa 2000 pellegrini. Domenica 11 agosto: la S. Messa delle 11.45 alla Basilica Superiore è stata animata dalla Corale San Vittore di Asiliano Vercellese. Giovedì 15 agosto: Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. In Basilica Superiore alle 10.30 il Rettore ha celebrato la S. Messa solenne a cui hanno partecipato moltissimi pellegrini. La solenne celebrazione che si è svolta nella gremita Basilica Superiore si è conclusa, come ormai da qualche anno, con una sentitissima processione alla Basilica Antica dove i pellegrini hanno potuto deporre una rosa ai piedi della Madonna. La S. Messa è stata animata dal Coro di Oropa. Come ogni anno gli Amici di Oropa hanno cucinato e poi offerto i biscotti ai pellegrini del Santuario. La sera alle 21.00 si è svolta una grande Fiaccolata, alla presenza di Sua Ecc. Mons. Mana, che si è snodata dal Chiostro fino ai Cancelli per poi tornare al punto di partenza. Domenica 18 agosto: Ha avuto inizio il pellegrinaggio OFTAL, durato fino a giovedì 22; come ogni anno hanno preso parte al pellegrinaggio moltissimi ammalati che, grazie anche al bel tempo, hanno potuto trascorrere alcuni giorni di riposo e preghiera accompagnati dai numerosi volontari. Alle 10.00 in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio di Magnano. Don Giovanni Kirschner ha accompagnato 35 ragazzi di una parrocchia di Treviso per un paio di giorni di ritiro. Giovedì 22 agosto: un gruppo di circa 50 ragazzi provenienti da Cornuda (TV) ha trascorso alcune giornate a Oropa, soggiornando a O.D.G. Sabato 24 agosto: un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia San Biagio di Arezzo ha svolto una giornata di ritiro sotto la guida del parroco don Josè, che ha 28 concelebrato la S. messa delle 18.15 in Basilica Antica. A San Bartolomeo il parroco del Favaro il Can Boffa, con Mons Pompedda hanno celebrato la tradizionale S. Messa a cui hanno partecipato una cinquantina di persone. Domenica 25 agosto: alle 10.00 alla Basilica Superiore alla presenza delle massime autorità cittadine si è celebrata la Festa dell’anniversario delle inaugurazioni delle Basiliche di Oropa e delle incoronazioni della Regina del Monte di Oropa. Dopo un momento conviviale di saluto, il Rettore e il Sindaco, accompagnati dalle autorità civili e militari si sono recati ai cancelli del Santuario per sottolineare l’importanza della ricorrenza in cui, per tradizione, è il Sindaco della città di Biella che in questa giornata apre e chiude il Santuario come segno del fatto che, in questo giorno di grande affluenza, il servizio d’ordine e la cura del Santuario è affidato alla Città rappresentata dal suo primo cittadino. Come ogni anno, si è svolto il pellegrinaggio della parrocchia di Zimone. Prima del pranzo si è svolta la inaugurazione della sala dedicata ai lasciti dei coniugi Torrione. Martedì 27 agosto: come da consuetudine, si è svolto il pellegrinaggio annuale di Villata. Anche quest’anno i pellegrini sono giunti a Oropa numerosissimi, guidati da nuovo parroco don Rinaldo Vanotti; la S. Messa delle 10.30 è stata animata dalla banda del paese. Alle 11.30 in Basilica Antica don Andrea Cosma ha celebrato per il pellegrini della diocesi di Genova. Giovedì 29 agosto: alle 19.00 in Basilica Antica don Guglielmo ha celebrato la S. 29 Messa per il suo gruppo di pellegrini provenienti da Paullo (MI), che hanno trascorso alcune giornate in Santuario. Domenica 1° settembre: circa 150 ragazzi sono arrivati a Oropa per dedicare alcuni giorni alla preparazione del test di ammissione alla facoltà di Architettura di Milano. Alle 10.00 in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie del Barazzetto, Oremo e Vandorno. Come ogni anno, i pellegrini di Salassa Canavese hanno svolto la loro processione votiva al Santuario. Partiti a piedi, hanno dormito alla Bossola per poi raggiungere Oropa; sempre a piedi sono poi ritornati alle loro case. Alle 11.30 don Antonello ha celebrato per i suoi pellegrini di Casalbeltrame (NO). Lunedì 2 settembre: il gruppo di Fraternità Agostiniana ha preso parte alla S. Messa delle 16.30. Martedì 3 settembre: don Mario Malpera ha celebrato l’Eucarestia per il gruppo dell’Associazione S. Giuseppe di Monfalcone (GO). Mercoledì 4 settembre: circa 40 pellegrini della parrocchia San Giuseppe di Novara hanno partecipato alla S. Messa celebrata da don Alberto. Venerdì 6 settembre: il gruppo dell’Oratorio Albavilla di Como ha soggiornato per alcuni giorni a O.D.G. Sabato 7 settembre: si è svolto il consueto pellegrinaggio mensile del “Centro aiuto alla Vita”. Alle 11.30 in Basilica Antica don Diego Zaupa e don Roberto Valeri ha concelebrato per i loro pellegrini delle parrocchie di Roncà (VR) e Vimercate (MB). Domenica 8 settembre: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio annuale delle parrocchie di Castellengo, Gifflenga, Mottalciata, Torrazzo, Zubiena San Nicolao, Zubiena Riviera, Vermogno, Cossato Santa Maria Assunta, Ronco di Cossato, Cossato Gesù Ns. Speranza. L’Associazione genitori “Gianna Beretta Molla” di Magenta (MI) ha trascorso una giornata di ritiro in Santuario che si è conclusa con la partecipazione alla S. Messa delle 16.30. Alle 17.00 alla Cappella Sant Eusebio, don Giovanni ha celebrato per i suoi pellegrini della parrocchia Sant Eusebio di Gallarate (VA). Mercoledì 11 settembre: gli ospiti della casa di riposo “Belletti Bona” di Biella hanno trascorso l’intera giornata in Santuario Giovedì 12 settembre: i seminaristi del Seminario di Brescia hanno svolto una giornata di ritiro sotto la guida di don Gianbattista. Sabato 14 settembre: come ogni anno si è svolta la fiera di San Bartolomeo. A O.D.G. hanno soggiornato i ragazzi delle parrocchie di Occhieppo Inferiore e Superiore accompagnati da don Fabrizio. Alla S. Messa delle 18.15 erano presenti circa 80 ragazzi di un gruppo GS provenienti dalla Brianza; la funzione è stata animata dal coro Monte Mucrone. Domenica 15 settembre: per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi 30 Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il ritiro spirituale. Alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie di Occhieppo Superiore, Occhieppo Inferiore e Galfione. Alla S. Messa delle 10.30 erano presenti la parrocchia di Calolzio Corte (LE), accompagnata da don Matteo Bartoli, e un gruppo proveniente dal Santuario della Madonna dei Fiori, accompagnato dal rettore don Sergio Boarino. Alle 11.30 il gruppo della parrocchia S. Nicola e S. Gaetano di Torino e l’UNITALSI di Pavia hanno preso parte alla celebrazione dell’Eucarestia in Basilica Antica. La S. Messa delle 16.30 è stata animata dalla corale “Santa Cecilia” di San Pellegrino (BG). Martedì 17 settembre: don Mario Rosa ha celebrato alle 11.30 la S. Messa per il suo gruppo di pellegrini provenienti da Almenno San Salvatore (BG). Giovedì 19 settembre: a Casa Studio e O.D.G. hanno pernottato per alcuni giorni i ragazzi della “Comunità Cenacolo”. Sabato 21 settembre: i volontari dell’Associazione San Vincenzo de Paoli di Biella hanno trascorso un pomeriggio di ritiro, che si è concluso con la partecipazione alla S. Messa delle 18.15. Domenica 22 settembre: alle 10.00 in basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie di Botto, Bulliana, Cereie, Ponzone, Pratrivero e Trivero. Alle 11.30 in Basilica Antica il Rettore ha celebrato per circa 200 ragazzi dell’Istituto Maria Consolatrice di Milano. Alle 12.15 un gruppo di pellegrini ha preso parte alla celebrazione officiata da don Renzo. La S. Messa delle 16.30 è stata animata dal Coro di Oropa. Lunedì 23 settembre: alle 10.00 alla Cappella San Filippo il gruppo “Legionari di Cristo” di Gozzano ha effettuato un paio di ore di adorazione, seguite dalla celebrazione della S. Messa. Circa una quindicina di pellegrini del centro diurno “Casa di giorno” hanno preso parte alla celebrazione delle 10.30. Alle 12.00 padre Antonio ha presieduto la S. Messa in Basilica Antica per il gruppo dell’Ufficio Pastorale dei Migranti di Torino. Nel pomeriggio don Gian Franco Brusa ha celebrato la S. Messa per i ragazzi della scuola media di Vigliano Vercellese. Martedì 24 settembre: ha avuto inizio la mostra sul Cardinale Newman dal titolo “Cor ad cor loquitur”. La certezza di Newman, coscienza e realtà. Alle 11.30 il Rettore ha tenuto un incontro con i 250 ragazzi della scuola Pier Giorgio Frassati di Seveso (MB). Mercoledì 25 settembre: don Francesco Zaniboni alle 11.15 in Basilica Antica ha celebrato la S. Messa per il suo gruppo di pellegrini della parrocchia Sant’Apollonio di Lumezzana (BS). Giovedì 26 settembre: un gruppo di Azione Cattolica di Biella ha passato alcune giornate di ritiro a Casa Studio sotto la guida di don Luca Bertarelli. Venerdì 27 settembre: i ragazzi dell’Oratorio di Brusnengo sono arrivate a Oropa per 31 trascorrere alcuni giorni in Santuario. Alle 21.00 in Basilica Antica S.E. Mons. Edoardo Cerrato, vescovo di Ivrea, ha tenuto un incontro per introdurre la mostra sul Cardinale Newman. Sabato 28 settembre: a O.D.G ha soggiornato il gruppo della Pastorale Giovanile di Biella, guidato da don Gabriele Leone. In sala Frassati si è tenuto il Consiglio Pastorale. Alle 12.30 padre Fabrizio Carli ha celebrato la S. Messa per il gruppo del Centro di Spiritualità Santa Montagna di Arona. Alla S. Messa delle 18.15 era presente il gruppo della Confraternita San Giacomo Apostolo di Levanto (SP). Domenica 29 settembre: In Sala convegni, organizzato dalla pastorale familiare, alle ore 10 si è svolto l’incontro con titolo “Sposarsi in chiesa o nella Chiesa?” con Don Marco Gallo – Docente di Pastorale Liturgica e Sacramentaria. Alle 11.30 in Basilica Antica don Mario Bianchi e don Giovanni Facchetti hanno celebrato per i loro pellegrini provenienti dalla parrocchia San Perpetuo di Alessandria e da Viadanica (BG). Alle 12.30 il Rettore ha celebrato per il gruppo del Banco di Solidarietà di Magenta (MI). Alle 15.00 in Basilica Superiore si è svolto il Pellegrinaggio Diocesano, la S. Messa è stata presieduta da S.E. Mons. Gabriele Mana alla presenza di una settantina di sacerdoti della Diocesi di Biella. Varallo ha svolto il suo pellegrinaggio a piedi al Santuario concludendo con la celebrazione della S. Messa alle 19.00 in Basilica Antica. Battesimi, Matrimoni Celebrati e Anniversari di Matrimonio (luglio/agosto/settembre 2013) Battesimi: Sabato 31 agosto: Marta Picinali Sabato 21 settembre: Riccardo Corniani Sabato 28 settembre: Alessia Antoniotti Matrimoni: Sabato 7 settembre: Caccialanza Paolo Maria e Bulla Francesca – cel. don Michele Berchi Sabato 14 settembre: Candura Marcello e Mezzano Francesca – cel. don Michele Berchi Sabato 21 settembre: Corniani Fabio e Franchitti Dayana – cel. don Carlo Gimilini Sabato 5 ottobre: Raviglione Matteo e Ramella Francesca-cel. don Michele Berchi Anniversari di matrimonio: Sabato 6 aprile : 25° anniv. di Marco Berchi e Daniela Meliga Domenica 21 luglio : 60° anniv. di Luigi e Lucia Rondolotto Martedì 20 agosto: 65° anniv. di Giovanni Burzio e Scali Rina Sabato 31 agosto: 45° anniv. di Luciano e Donatella Mercoledì 11 settembre: 30° anniv. di Riccardo Rusconi e Marina Manfredi Domenica 15 settembre: 50° anniv. di Carlo e Egle Boano 32 “Donne del filet” Mercoledì 3 luglio, le “donne del filet” del circolo Su Nuraghe di Biella si sono ritrovate, come al solito, ma senza fili, aghi, telai: non ci si fermava a lavorare, ma si partiva alla volta di Oropa, per restituire una preziosa tovaglia d’altare, con uno splendido pizzo a filet raffigurante l’Ultima Cena, che qualche tempo fa il presidente Battista Saiu aveva ottenuto in prestito, per poterla riprodurre. La tovaglia è stata fotografata, poi Betty ha trasportato il complesso disegno su carta quadrettata e Laura lo ha ricamato a punto tela: il risultato è stato veramente bello! Così il gruppetto, con le due tovaglie e lo schema del disegno, è arrivato al Santuario ed è stato accolto da Mons. Pompedda, don Cuffolo e don Brughitta, unitamente ad alcune Figlie di Maria: suor Maria Antonietta, suor Caterina e suor Eleonora. L’incontro si è svolto nei locali in cui le Figlie di Maria lavorano per conservare al meglio il prezioso patrimonio di paramenti e arredi, di cui sono particolarmente gelose. Durante l’incontro, Battista Saiu ha illustrato brevemente la singolare storia della tovaglia: vale la pena di ricordare che questa è stata ricamata usando un antico telaio, appartenuto dapprima a suor Battistina, Pietatina di clausura al Cottolengo di Biella, che, alla sua morte, l’aveva lasciato alla nipote, fondatrice del gruppo delle “donne del filet”, “zia Antonietta Sotgiu”, che ora ha 93 anni e la vista troppo indebolita per lavorare ancora: così il telaio è ora nelle mani di Laura Rossetti… Si tramanda la tecnica, si tramandano gli strumenti, in tal modo la tradizione continua e gli antichi saperi e le antiche arti rimangono vive. C’è stata subito molta simpatia e cordialità tra le donne e le suore, basata soprattutto sul comune amore per le arti “femminili” del pizzo e del ricamo, che è sfociata nella richiesta di poter ammirare alcuni pezzi della ricca collezione di tovaglie e paramenti del Santuario: probabilmente, dopo la pausa estiva, un mercoledì pomeriggio si potrà ritornare ad Oropa, per lavorare insieme con le Figlie di Maria e vedere qualcosa di bello, che magari qualcuna vorrà provare a rifare. Si è parlato di tecniche, di metodi di conservazione, di restauro e di tanto altro… il tempo è letteralmente volato e il gruppo ha lasciato il Santuario, avvolto da un’atmosfera quasi autunnale, nonostante la stagione, con una ricchezza in più da conservare nel proprio cuore. 33 Bisogno di impossibile JOSÉMEDINA - 28 marzo, giovedì sera Mi auguro abbiate il tempo e la determinazione di cominciare a leggere questa meditazione che don Medina ha tenuto ad alcune migliaia di studenti delle scuole superiori in un ritiro nel triduo pasquale di quest’anno. Basterà che cominciate a leggerlo perché non vi fermiate se non alla fine. Sono parole fitte e dense che, anche se rivolte a ragazzi nemmeno ventenni (se avete figli e nipoti potreste proporgliele), riaprono in tutti una ferita che ci è cara. Quella ferita che, diceva Grandmaison in una celebre preghiera, non si rimarginerà se non in cielo. Eccoci qui Signore, piccoli, incapaci, imbruttiti, incompiuti e allo stesso tempo pieni di urgenza, di desiderio di ritrovare qualcuno che possa riempire, colmare la grandezza del nostro cuore. Eccoci Signore, affaticati, facilmente distratti, assenti, addormentati, salvo che un dolore pungente o una paura terribile, anormale, per un istante ci faccia diventare coscienti dalla nostra debolezza e allo stesso tempo della nostra grandezza. Eccoci Signore, quelli che nei momenti più veri dicono: «Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita»1. È per questo, Signore, che ci raduniamo, per vivere insieme a Te, presso a Te in questi giorni, con il desiderio di guardare in faccia il nostro essere, il nostro dramma: «Senza di te, io sono nulla, creatura finita». «Vieni Signore, a illuminare il mio cuore, a consolare l’uomo stanco, a invadere nel profondo il cuore dei tuoi amici. Lava ciò che 34 è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.»2 In piedi cantiamo Discendi Santo Spirito. Discendi Santo Spirito Innanzitutto vi ringrazio di essere qui, vi ringrazio perché la presenza di ciascuno di noi, e specialmente i contributi che avete scritto sono stati e continuano a essere testimonianza per me dalla potenza trasformatrice del Risorto. Dopo aver letto i contributi, vendendovi qui in tanti, sarebbe irragionevole non dire che Egli è qui! C’è Qualcosa che ci ha mosso che è più grande di noi, anche se talvolta neanche ce ne rendiamo conto. L’UOMO È STRUTTURALMENTE BISOGNO VISCERALE D’IMPOSSIBILE Scrive una nostra amica: «In questo ultimo periodo sento che davanti a tutto − scuola, moroso, amicizie, genitori −, desidero e attendo sempre qualcosa di grande di cui sento di aver visceralmente bisogno, qualcosa che sia in grado di rendermi davvero felice. [...] Mi sembra un paradosso attendere una bellezza [...] perché vedo che niente mi soddisfa fino in fondo, niente e nessuno è così grande come quello che desidero io». Che paradosso! Che strani siamo noi! Non riusciamo ad accontentarci di meno del tutto. Io sono di questo mondo, di carne e ossa, finito, ma non sono fatto per cose di questo mondo. Sono fatto per altro, che non è di questo mondo. Io non sono nato per vivere e morire, e basta. Il mio cuore, come il tuo cuore, brama qualcosa che non può ottenere. Questo paradosso è esperienza quotidiana e familiare per tutti noi, e riassume il dramma del nostro vivere, che viene vivamente percepito in molti dei vostri contributi. La drammatica esperienza di essere vivi, dell’essere uomini, oggi e sempre. Ad ogni passo, in ogni circostanza, la realtà svela l’immensa promessa di cui abbiamo visceralmente bisogno, qualcosa di grande in grado di rendermi davvero felice. Qualcosa o qualcuno che sembra nascondersi dietro tutti i frammenti di reale. Qualcosa che è, tra l’altro, la ragione ultima per cui ci buttiamo nel reale con passione. Allo stesso tempo, più vivi la vita intensamente – con passione – più ti rendi conto che niente che tu riesca a possedere, fare e vivere ti soddisfa, nel senso di fare sparire questo desiderio. Anzi, più ami, più vuoi essere amato; più vinci, più vuoi vincere. Ogni vittoria, ogni rapporto, tutti gli incontri, risvegliano il desiderio, tutto è segnato da una nostalgia di altro, misterioso, “al di là”. Una nostalgia che viene continuamente risvegliata dal reale. Tu, come me, percepisci questa dinamica, questo bisogno viscerale, questa spinta irresistibile verso un orizzonte illimitato che non riesci mai a raggiungere definitivamente, ma che naturalmente identifichiamo con un ideale di felicità, di verità, di giustizia, di bello, di buono, di cui non sai toccare le sponde. Questa dinamica che non ci dà tregua è la grandezza di ogni uomo. Questa sera volevo farvi ascoltare un passaggio dal dramma Caligola3, di Camus. Caligola: l’imperatore romano che torna dopo una lunga assenza dopo la morte della sua amata e dialoga con Elicone, un suo confidente. Ascoltiamo: Elicone. Buon giorno Gaio. Caligola. Buon giorno Elicone. E. Sembri affaticato. C. Ho camminato molto. E. Sì, la tua assenza è durata a lungo. C. Era difficile da trovare. E. Che cosa? C. Quello che volevo. E. E cosa volevi? C. La luna. E. Cosa? C. Sì, volevo la luna. E. Ah... per far che? C. Ebbene, è una delle cose che non ho. E. Eh, certamente; e ora è tutto a posto? C. No, non ho potuto averla. E. È seccante. C. Sì, è per questo che sono affaticato... Elicone... E. Sì, Gaio? C. Tu pensi che io sia folle... E. Sai bene che io non penso mai. Sono fin troppo intelligente per pensare. C. Sì. Ma io non sono folle e non sono mai stato così ragionevole come ora, semplicemente mi son sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. E. È un’opinione abbastanza diffusa. C. È vero, ma prima non lo sapevo. Ora so. Questo mondo così come è fatto non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, insomma di qualco35 sa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo. E. È un ragionamento che sta in piedi, ma generalmente non lo si può sostenere fino in fondo. C. Tu Elicone non ne sai nulla, è perché non si sostiene mai fino in fondo che nulla è mai ottenuto. Ma forse basta restare logici fino alla fine, e so anche quello che tu pensi. Quante storie, tu pensi, per la morte di una di cui ero innamorato. No, no, non è questo; credo di ricordarmi che una donna che amavo qualche giorno fa è morta, ma cos’è l’amore? Poca cosa. Questa morte non è nulla, te lo giuro, è solamente il segno di una verità che mi rende la luna necessaria, è una verità molto semplice, molto chiara, un po’ stupida per te, ma difficile da scoprire e pesante da portare. E. E qual è questa verità, mio imperatore? C. Gli uomini muoiono e non sono felici. E. Andiamo Gaio, è una verità con cui ci si può benissimo arrangiare; guardati intorno, non è questo che impedisce agli uomini di mangiare e di ballare. C. Allora è che tutto intorno a me è menzogna, questi uomini sono tutta menzogna, e io, io voglio che si viva nella verità e io ho appunto i mezzi per farli vivere nella verità, perché io so ciò che manca loro. Elicone, essi sono privi delle conoscenze e manca loro un maestro che sappia ciò di cui si parla. E. Non ti offendere, Gaio, di quello che sto per dirti, tu dovresti innanzitutto riposarti, sei stanco. C. Questo non è possibile, Elicone, questo non sarà mai più possibile. E. E perché dunque? C. Se dormo, chi mi darà la luna? 36 E. Questo è vero. C. Ascolta Elicone, sento dei passi e dei rumori di voci [sono i congiurati contro di lui]. Mantieni il silenzio e dimentica di avermi visto. E. Ho capito. C. E per favore, d’ora innanzi, aiutami. E. Non ho ragioni per non farlo, Gaio, ma so molte cose, e poche cose mi interessano, in cosa posso dunque aiutarti? C. Nell’impossibile. E. Farò del mio meglio. «Ma io – diceva Caligola –, non sono folle e non sono mai stato così ragionevole come ora, semplicemente mi son sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. » Anzi, più presente e più cosciente sei, più senti l’imponenza del desiderio: «Non posso dormire». È ragionevole sentire quella spinta irresistibile. È naturale sentire all’improvviso un bisogno d’impossibile, sentire che le cose così come sono non sembrano soddisfacenti, perché io e te siamo fatti per l’impossibile e questo mondo, così come è fatto, è troppo piccolo. Scrive una di voi: «Io mi accorgo, sempre più potentemente e con sempre maggiore evidenza, che nulla mi basta. È straziante questa finitezza: le cose e le persone non possono rispondermi, non possono soddisfare il mio desiderio. Alla fine di una giornata, [...] mi ritrovo a letto con l’amaro in bocca. Mi è successo ad esempio il giorno del mio compleanno: i miei amici mi hanno preparato delle sorprese e mi hanno proprio fatto vedere quanto mi vogliono bene, ma alla sera mi sono come sentita pervasa dalla malinconia, perché tutto finisce». Sentire il bisogno di qualcos’altro, di qualcosa di incomprensibile, inimmaginabile, qualcosa che non sia di questo mondo è naturale, è la cosa più naturale per un essere umano. La sete d’infinito, di cose grandi, non l’hai generata tu; è qualcosa che ti ritrovi addosso. Quella sete di altro, quel desiderio di infinito, non limitato dalle mie capacità, dal tempo, non è qualcosa che io faccio accadere. È qualcosa che io riconosco in me. È parte della mia natura che viene destata, risvegliata dalla realtà. È il reale che grida: Egli c’è! Non è affatto un qualcosa che io costruisco nella mia testa. Il Mistero si impone nella vita quando io mi impegno con il reale, mobilitando la ragione e l’affezione, esigendo una spiegazione. Siamo obbligati per natura a desiderare, ad attendere, a desiderare qualcosa di impossibile. È strutturale del nostro essere. Questo desiderio di infinito, di altro che esiste in me, non lo si può arrestare, a meno che uno smetta di vivere, di sentire, a meno che uno dorma È questo desiderio, quest’urgenza di qualcosa che non sono io, che ci distingue dagli animali, che ci fa essere qualcosa in più di una creatura finita LA RIDUZIONE DELL’UOMO A CREATURA FINITA Ma generalmente questo desiderio non lo si può sostenere fino in fondo, dice Elicone. E questo è un sentimento comune tra di noi. Scrive una nostra amica: «Spesso però questa attesa mi porta ad essere triste, dal momento che vedo che la pienezza completa che desidero è lontana anni luce dal mio quotidiano». E un altro: «Io, personalmente, sento dentro di me un’aspirazione a qualcosa di grande, faccio fatica a trovarne i confini, [...] e non vorrei che fosse una condanna per chi ha la sfortuna di avvertire dentro di sé questa insoddisfazione. [...] Leopardi, che più di tutti ha vissuto sinceramente questo desiderio, ha avuto una vita di infelicità». Dobbiamo prendere sul serio la sfida di queste obiezioni, perché ci diciamo di avere questo desiderio, di avere sperimentato nella nostra vita questo desiderio, ma facilmente lo percepiamo come una condanna, fino al punto che ci diciamo: se non vuoi essere deluso, basta non aspettare. Ma dire così presuppone il fatto di introdurre un qualcosa che non viene dal reale. Certo che compiere questo desiderio non è possibile per te, ma tutto nel reale, nel mio quotidiano, promette qualcosa di grande che non sono io. Certo che non te lo puoi dare da te, un altro te lo deve dare. È una questione di ragionevolezza, a questo punto. Vivere all’altezza del nostro desiderio, vivere al livello della nostra ragione – a me piace più dire: vivere da uomini – ci sembra il più delle volte insostenibile. Essere uomini ci sembra una follia insostenibile e perciò preferiamo “ignorare il dato”, coprendo la vita ogni giorno di cose da fare, buttandoci nel turbine di cose da fare, tentando di rispondere a quel vuoto con un possesso che non può che essere pieno di pretesa; ci mettiamo sempre le cuffiette dentro le orecchie, così che non riusciamo più a sentire il colpo del reale, ci conformiamo a vivere una vita irragionevole, dimentichiamo la grandezza dell’essere uomini, ci conformiamo a ciò che è possibile, quasi dicendo: «Non vuoi essere deluso? Non aspettare niente». Ci accontentiamo di fare delle cose belle, e anche buone, e sentiamo il desiderio di essere “vergognosamente felici” come un sogno della gioventù che il tempo e l’età dissolveranno. Questa 37 è la posizione più comune davanti al reale: don Giussani la chiama «trascuratezza dell’io»4. Sentite Elicone: «Sono fin troppo intelligente per pensare. Quel che dici è vero, molto vero, un ragionamento che sta in piedi, ma generalmente non lo si può sostenere fino in fondo. Perciò non pensarci troppo. Accetta la disperata verità: gli uomini vivono, muoiono e non sono felici. Una verità con cui ci si può benissimo arrangiare; guardati intorno, non è questo che impedisce agli uomini di mangiare e di ballare». Ciò che Elicone dice è qualcosa di drammaticamente presente in ognuno di noi. Spesso noi abbiamo paura di essere uomini, di essere ragionevoli. Sentiamo di non avere l’energia per vivere e preferiamo dimenticare, trascurare l’io, dimenticare il rapporto con il reale e, come conseguenza, il rapporto con il destino: vivere in una disperazione silenziosa, fino al punto che sentiamo il riaffiorare del desiderio come una condanna. Ecco la tentazione dell’uomo: ci pare meglio lasciarci morire che compiere la fatica di vivere. Ci pare meglio ridurre il nostro esistere all’attesa di un sogno nebuloso nel futuro, mentre viviamo un presente che non soddisfa, o addirittura rassegnarsi a una vita senza senso. Ci arrendiamo, diventando irragionevoli, terrorizzati dalla nostra natura, ignorando il contraccolpo del reale, perché è più facile cedere alla disperazione (usando la distrazione o il sogno) che avere il coraggio di sostenersi nel cammino. È come se ci fosse in noi un’eredità assassina. Dice il libro della Sapienza: «Dio ha creato l’uomo per la felicità, ma l’uomo cerca la morte»5. La condanna sta nell’ignorare, nel mettere da parte il mio io, perché nella misura in cui io dimen38 tico e ignoro il contraccolpo dell’essere, di qualcosa che viene da fuori di me, ciò che si impone è l’affermazione violenta di quello che mi preme, della mia istintività o, peggio, lo scetticismo che ha come unico risultato finale la noia e la confusione. Vivere da creatura finita è agghiacciante perché più si tralascia e meno si è impegnati, più si invecchia e più si è amaramente infelici – altro che vergognosamente felici! Cantiamo insieme Forever Young, la mia canzone preferita, perché fa capire molto bene il dramma di questa situazione. Io voglio vivere così, da uomo, ma sento nella mia voce il tremare, la paura di poter dire quelle cose, di poter dire che di fronte alla vita e alla realtà io voglio cose grandi. VIVERE QUESTA DIMENSIONE STRUTTURALE È DOMANDARE Se siamo strutturalmente, visceralmente bisognosi di altro, anche quelli di noi che hanno il coraggio di essere umani sentono questa debolezza, sentono l’incapacità di essere davanti a questo desiderio. Allora qual è l’alternativa, se dimenticare è irragionevole? Vi ripeto la domanda con le parole di un amico: «Come si fa a essere lieti quando niente soddisfa? Quanto più ti aspetti, tanto più sarai fregato! [...] Molte volte faccio fatica a stare a questo livello e mi dico: era meglio non aver incontrato il cistianesimo! Cosa fare?». Cari miei, l’insoddisfazione è il punto di partenza, ma non è la fine della strada. Occorre passare dal contraccolpo iniziale, da cui è nato il desiderio, all’impegno che questo implica. Sì, tu hai percepito un desiderio, sorprendi dentro di te un’urgenza a cui non puoi rispondere. Se sei insoddisfatto, vuol dire che ti manca qualcosa, che tu non hai. Perciò, ciò che desideri non è tuo, lo devi domandare, lo devi domandare perché ti sia dato. La natura dell’uomo è desiderio e perciò essere uomini, vivere secondo la dimensione del nostro desiderio, vuol dire domandare. Domandare che l’impossibile diventi possibile. La natura dell’uomo – in quanto incompiuto, in quanto aperto ad altro – è desiderio e la sua espressione più propria è la domanda. La domanda è la nostra libertà in atto. Noi non abbiamo altra capacità che quella di mendicare; il desiderare in atto è domandare. «Senza domanda il desiderio è vago e l’attesa è confusione.»6 La domanda, la preghiera, è l’espressione più pura del mio io, della mia ragione e affezione, del mio cuore. È il gesto, il mio gesto verso il Mistero. «Il tuo desiderio è la tua preghiera [...]. L’apostolo Paolo, infatti, non a caso afferma: “Pregate incessantemente” (1 Ts 5,17) Qualunque cosa tu faccia, se desideri Dio, non smetti mai di pregare. Se non vuoi interrompere di pregare, non cessare di desiderare.»7 «Io spero in Te, o Signore». È domanda di poter vivere la verità di noi stessi. Desiderio di dipendere da Te: «Sia fatta la tua volontà in me». Desiderio di essere uomini: «Vieni in mio soccorso. O Dio, vieni in mio aiuto»8. Sostienimi. Se il tuo desiderio è davanti al Destino, il Padre lo esaudirà. È un Altro che prende l’iniziativa, che verrà incontro a te. È il Mistero che si rende familiare a te, che sei incapace di essere te stesso, incapace di sostenere te stesso con le tue forze, incapace di vivere da uomo. È Cristo che assicura la consistenza del tuo io. «Domandare insieme Cristo: questa è l’essenza ultima dell’espressione della nostra vita. Domandare insieme Cristo [...] fa diventare la vita enorme, il cuore grande, senza paragone, e dà un centuplo quaggiù, dà una dolcezza, una tenerezza e una percezione, un presentimento di compimento »9 che non potete immaginare. Questa è la decisione, la decisione più grande della vita («Non io, ma Tu, o Cristo»), che ha delle conseguenze imprevedibili. Ma questa avventura è solo per uomini audaci, per uomini che decidono di essere vivi, per coloro che desiderano di essere liberi, per chi è capace di volersi veramente bene. Questa è la sfida del nostro esistere: la lotta tra l’affermazione di sé come criterio ultimo della dinamica del vivere o la domanda della Sua presenza, misteriosa e penetrante, come fattore costitutivo del mio essere. «Non più io, ma Tu, o Cristo, vivi in me». Non più io con i miei progetti, con le mie mani, il mio “daffare”, ma «Tu, o Cristo, io domando a te, o Cristo, che la Tua presenza prenda l’iniziativa verso di me». Egli si muove verso di te. È qui per esaudire la tua domanda. Quello che puoi fare è essere uomo, cioè mendicare Cristo. Vi leggevo all’inizio questa citazione di Gregorio: «Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali. Ma io cosa ho più di loro [degli animali]? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita»10. Domandiamo alla Madonna, madre di Dio, di proteggerci, di svegliarci, di accompagnarci nell’avventura della vita. 39 SIRIA Cosa sta succedendo in Siria? Non è facile dirlo, non perché le notizie non arrivino attraverso i media, ma perché la sensazione è che le notizie che ci arrivano puzzano di interessi quasi mai dichiarati. Lo ha detto una volta il Papa all’Angelus, lo aveva detto un bel po’ di tempo fa ad Oropa Samir Samir (ricordate quell’incontro?), e lo ripetono tutte quelle persone che hanno notizie quasi dirette con chi in Siria ci sta ancora vivendo (o forse sopravvivendo). Pubblichiamo questa lettera commovente di alcune suore Trappiste, pregando il Signore di non doverle un giorno ricordare nelle rubriche dei martiri. Segue un’impressionante testimonianza dell’inviato del Corriere della Sera, che hanno salvato (per questa volta le stesse suore). Lettera delle quattro suore trappiste in Siria: «Il sangue riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore» Pubblichiamo una lettera che le quattro suore trappiste hanno inviato al sito oraprosiria. Le quattro religiose vivono in monastero cistercense appollaiato su una collina in un villaggio maronita al confine col Libano, fra Homs e Tartous. Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello contro l’intervento armato e a sostenere la sottoscrizione per la popolazione lanciata dalla Custodia di terra Santa. 30 agosto 2013, da Tempi Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…». «Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte»… «ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare… Si ostinano 40 nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono: “Chi li potrà vedere? meditano iniquità, attuano le loro trame. Un baratro è l’uomo, e il suo cuore un abisso”. Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l’accordo del salmo e della lode, esaltate e invocate il suo nome. POICHE’ IL SIGNORE E’ IL DIO CHE STRONCA LE GUERRE. “Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile”». Guardiamo la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti: «Hanno deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranel- lare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per “sentirsi insieme”… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché “è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato? La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza? Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama? E se non fosse lui, sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui “il grande”, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare. Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esiste- re; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi. C’è qualcosa che non va, ed è qualcosa di grave… perché la conseguenza è la vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore. Ma ormai, a cosa servono ancora le parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo… Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue. Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze. A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa… le sorelle trappiste 41 SIRIA Suore di Maloula “prigioniere” dei ribelli sono salvate dall’esercito. «Maria ci ha protetto» L’emozionante racconto dell’inviato del Giornale che ha raggiunto il monastero di Santa Tecla. «Se necessario io e i miei uomini moriremo combattendo. Meglio che sgozzati e decapitati» 13 settembre 2013, da Tempi «Un tempo era la piazza. Ora è il campo di battaglia dove si decide il destino di Maloula». Inizia così il reportage pubblicato oggi sul Giornale da Gian Micalessin, che sta seguendo sul campo il tentativo dell’esercito siriano di strappare ai terroristi islamici di alNusra l’antico villaggio cristiano, dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. «Ora le voci dei cristiani di Maloula sono lontane. Sopraffatte dalla guerra. Terrorizzate dagli Allah Akbar dei miliziani qaedisti di al-Nusra asserragliati lassù tra le mura del Convento di San Sergio e i ruderi di un hotel diventato, in questo 11 settembre siriano, il nuovo covo di Al Qaida», scrive. «DIO VI BENEDICA». Poco sotto, «si stagliano le cupole del monastero di Santa Tecla. Lì da una settimana entrano ed escono solo i militanti jihadisti. Lì sopravvivono prigio42 niere una trentina fra suore e orfanelle. Il capitano Alì vuole andarle a prendere. Il piano sembra perfetto. (…)». Una volta riusciti ad entrare, sfuggendo ai tiri dei cecchini, l’inviato del Giornale e i soldati dell’esercito incontrano le suore: «”Che Dio vi benedica, che Dio vi benedica”, la superiora Felaja Sayaf ripete quelle due parole, poi s’interrompe, racconta. “Sabato i ribelli hanno fatto saltare a colpi di kalashnikov il portone d’ingresso, sono entrati e per quattro notti hanno dormito davanti al portone. Non ci hanno fatto nulla, ma ogni giorno entravano e controllavano”». I RIBELLI CONTRATTACCANO. Una volta entrati, i soldati scoprono che «il carro armato è stato colpito. il vice di Alì e morto. I cecchini hanno fatto saltare la testa ad un altro degli uomini mandati alla rocca. E i sopravvissuti sono già ripiegati nella piazza del villaggio sotto di noi. A loro si sono uniti, contagiati dalla paura, anche i tre uomini con mitragliatrice e lanciagranate che il comandante aveva lasciato fuori dal convento per evitar sorprese. Alì non lo dice, ma non ci vuole molto a capirlo. Siamo soli. Il capitano, sette soldati, un cameraman, un interprete e il sottoscritto». IL RITORNO DISPERATO. I rinforzi non possono arrivare, Alì «mi guarda e sussurra una frase da brivido. “Se ci trovano qui uccidono anche suore e orfanelle. Usciamo e tentiamo di scendere. Se necessario io e i miei uomini moriremo combattendo. Meglio che sgozzati e decapitati”. La madre superiore s’avvicina, ci segna la fronte con la croce, m’infila un’immagine della Madonna nel giubbotto antiproiettile. “Le nostre preghiere sono con voi, andate con il Signore”». «LA MADONNA CI HA PROTETTI». Il gruppo scende, mentre «risplende la luna. Non appena il suo cono disegna le nostre ombre dieci, venti dita premono il grilletto. Una salva di piombo ricama la terrazza sopra le nostre teste, ma noi siamo già oltre, già più in basso. Come una muta impazzita rimbalziamo di viuzza in viuzza scivoliamo, barcolliamo, ci calpestiamo mentre le canne dei kalashnikov controllano ogni angolo. (…) Potrebbero essere ovunque, ma non ci sono. Gli spari sono solo sopra e noi, ora, siamo nella piazza. Alì mi abbraccia, mi sfila dal giubbotto la Madonna di madre Najaf. La bacia. “Siamo vivi, giornalista. Lei ci ha protetto”». 43 OMOFOBIA E DISCRIMINAZIONE 20 settembre 2013 da Avvenire Gambino: «Ma si finisce col discriminare gli altri» Certo che viviamo in tempi ben strani! Da una parte il mondo (secondo il significato che ne dà San Paolo nelle sue lettere) grida con rabbia la sua pretesa di “liberarsi” di modelli che dice superati (il matrimonio, la famiglia, ecc) e soprattutto inorridisce davanti a qualunque proibizione imposta da chicchessia, dall’altra rivendica le stesse forme che dice superate (il matrimonio tra omossessuali) e vuole imporre proibizioni anche solo di opinione. Pubblichiamo questo articolo di Avvenire per cercare di fare un timido passo per capirne qualcosa di più, cercando di non cadere nella trappola della contrapposizione ideologica che allontanandoci dalla verità e dalla realtà, non aiuta a risolvere nessun problema e lascia nella solitudine chi realmente soffre pagandone le conseguenze Da un lato una «buona cosa»: due clausole di salvaguardia che tutelano la libertà di opinione e di condotta. Dall’altra una sconfitta, e per tutti, visto che in una legge contro la discriminazione di alcuni «si finisce per discriminare altri». Alberto Gambino insegna Diritto privato all’Università europea di Roma e alla scrivania del suo studio legale si divide tra le telefonate degli amici giuristi e parlamentari: «Nelle file del Pd già ieri s’era deciso come votare – racconta –: sì all’emendamento cosiddetto VeriniGitti, che tutelava in parte le richieste dell’anima cattolica, sì alle aggravanti previste dalla seconda parte dello stesso emendamento Verini, che invece accontentava l’ala più progressista». come atti di omofobia non possano “allargarsi” alle opinioni e alle condotte che fanno leva sulla differenziazione sessuale. Professore, partiamo dal primo punto, vale a dire l’emendamento VeriniGitti. Questa è la parte buona del voto di ieri. Sostanzialmente, rispetto all’originaria impostazione del testo di legge, si è ottenuto che i reati puniti In che senso? Nel senso che è singolare che in un testo di legge si debbano trovare (e con così grande sforzo) due clausole di salvaguardia di diritti assolutamente pacifici e “di libertà”. D’altra parte paradossale è stata anche l’imposta- 44 Può farci due esempi concreti? Per quanto riguarda le opinioni, non costituisce istigazione all’omofobia il fatto che durante un’omelia un sacerdote parli della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Per quanto invece riguarda le condotte, non costituisce omofobia il fatto che in una scuola paritaria o in una università cattolica si scelgano insegnanti che condividono un progetto formativo che veda nella unione eterosessuale il modello di famiglia su cui costruire la società. Anche se a dire il vero, si tratta di un paradosso. zione di questa legge, che a differenza di tutte le altre norme penali ha ribaltato i termini della questione. Mi spiego: le leggi penali mirano a limitare degli spazi di libertà e quindi, nel loro impianto, partono dal presupposto di lasciare ferme tutte le libertà individuali (opinione, espressione, associazione) salvo i casi specifici in cui quelle libertà determinino specifiche condotte criminose. Sullo sfondo delle libertà e dei diritti di ciascuno vengono individuate, per così dire, e specificate tassativamente alcune condotte che costituiscono reato. Nel caso di questa legge s’è fatto l’esatto contrario: s’è stabilito per prima cosa un reato ampio e dai confini incerti (omofobia, appunto) e poi s’è individuato e per così dire specificato che alcune libertà e diritti individuali sono preservati. Un modo legislativo di procedere totalmente capovolto. Anche perché quando parliamo di leggi penali parliamo di leggi che prevedono pene detentive e le cui fattispecie di reato vanno puntualizzate con estrema precisione, pena la loro incostituzionalità. Veniamo al secondo punto, l’ok del Parlamento alle aggravanti del reato di omofobia. Cosa ne pensa? Penso che sia un fatto grave. Intanto va spiegato che le aggravanti hanno la funzione di individuare un soggetto che merita un surplus di tutela penale: faccio l’esempio molto attuale dei femminicidi. È evidente che in questi reati sia emerso con evidenza che il soggetto “donna” sia meritevole di una maggior tutela legislativa, ecco perché si dovrebbe decidere di ina- sprire le pene che concernono reati perpetrati contro le donne. Tra l’altro, le aggravanti di un reato di solito vengono applicate in un clima di allarme sociale, quando cioè un fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Cosa che con il femminicidio sta accadendo. Tutta diversa la situazione degli omosessuali. Perché? Per quale motivo una persona dovrebbe avere maggior tutela giuridica di un’altra per il suo orientamento sessuale? Allora potremmo includere in questa tutela anche i portatori di handicap, per esempio, o i preti di periferia che combattono contro la mafia. Non si vede per quale ragione questi soggetti ugualmente degni non meritino lo stesso surplus di tutela penale. In realtà in questo modo una legge contro la discriminazione di alcuni finisce per discriminare gli altri. Senza contare che dietro questa “protezione” ottenuta per gli omosessuali, questa attribuzione di maggior dignità giuridica, c’è – e con evidenza – anche una visione del mondo che in parte è ideologica. Viviana Daloiso 45 La sacra battaglia del “genere” Fin dalle scuole elementari si imparava il genere maschile e femminile, le nostre maestre ci spiegavano i fiori, e stami e pistilli e pollini, come quasi tutta la natura si riproduce per l’incontro di elementi maschili e femminili, con una ricchezza quasi infinita di combinazioni… E invece, una certa moda culturale moderna, vuole come cancellare le parole maschio, femmina, uomo, donna, padre, madre, e usare termini che valgono per tutti, partner, genitori… E’ il colmo dell’impazzimento della società occidentale, promuove la più grande libertà sessuale ma nega, anche con leggi, la differenza tra uomo e donna, tutto uguale, tutto matrimonio, gay o non gay…. E il bello è che queste rivendicazioni sono portate avanti da quanti si ergono a difensori e amanti della natura… La selezione naturale elimina tutto quanto non favorisce la sopravvivenza di ogni specie. Soltanto l’uomo, che è anche un essere spirituale, sa cogliere altri valori oltre alla continuità della specie, e quindi accoglie anche quanti sono portatori di qualche handicap… ma non si può esagerare, facendo passare l’eccezione per la norma… A meno che… anche qui ci sia una sorta di autovaccinazione della natura…troppi omosessuali mettono in pericolo la specie umana, allora l’istinto naturale di conservazione porta i governi delle moderne società occidentali a consentire il matrimonio tra soli uomini, tra sole donne, così che nel giro di qualche generazione scompariranno queste tendenze, perché faranno certo pochi figli, nonostante tutta la tecnica moderna… mentre ci saranno sempre più famiglie normali che faranno figli normali… Pensate solo agli immensi popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America del sud… Senza troppi discorsi morali e di fede,…anche qui, in fondo, è una questione di selezione naturale… Don Silvano 46 E’ morto Carlo Rossi già amministratore del Santuario E’ morto nella notte tra domenica e lunedì all’età di 74 anni Carlo Rossi, uomo di spicco della vita politica biellese e cattolico impegnato in varie realtà della diocesi. Carlo Rossi aveva avuto un piccolo incidente un mese fa dal quale non si era mai completamente ripreso. Le sue condizioni di salute sono via via peggiorate, tanto che, per una serie di complicazioni. purtroppo nella notte di domenica il suo cuore si è fermato. La sua vita lavorativa era iniziata quando, giovanotto e appena laureato, era entrato nel mondo delle assicurazioni accanto al papà. Era poi divenuto agente della Ras, Compagnia per la quale ha lavorato sino ad un paio di anni fa quando ha lasciato l’ufficio per godersi la pensione, ma soprattutto gli affetti familiari e gli adoratissimi nipotini dei quali andava molto fiero. Il suo impegno nella diocesi era stato molteplice: per un decennio era stato amministratore del Santuario d’Oropa e per diversi anni anche amministratore del nostro giornale. Inoltre era tuttora presidente dello Ior diocesano e membro dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Accanto alla famiglia e al lavoro, altra grande passione di Carlo Rossi era la politica, intesa nel senso più alto del termine, ovvero come servizio agli altri. Tanto che era stato tra i fondatori del movimento Cattolici biellesi per la libertà di cui aveva ricoperto anche il ruolo di presidente sino ad un anno fa. E in Biverbanca dove era consigliere di amministrazione. «Lui ci credeva, ci credeva tantissimo» dice a fatica la moglie Anna Irene. «La sua è stata una vita vissuta al servizio degli altri». Rossi aveva iniziato da giovane la sua militanza nelle fila della Democrazia Cristiana e negli anni Ottanta aveva ricoperto per un decennio la carica di segretario provinciale del partito. Con l’avvento della Seconda Repubblica la sua partecipazione politica si era collocata nel centro destra dove era membro di spicco della direzione provinciale del Pdl. Per il Pdl aveva ricoperto la carica di presidente di Cordar Imm, incarico che gli era stato riconfermato a inizio estate. E, ancora una volta, Rossi aveva messo in campo idee — come la creazione di un ufficio tecnico che lavorasse per i Comuni su molteplici aspetti — per favorire le amministrazioni comunali, soprattutto quelle più piccole, e quindi per favorire i singoli cittadini. Con la sua scomparsa lascia nel più profondo dolore l’adorata moglie Anna Irene, le figlie Domitilla e Veronica, alle quali era legatissimo, con le rispettive famiglie. Tantissimi amici che con lui hanno percorso la storia di Biella degli ultimi cinquant’anni. (da Il Biellese) Manuela Colmelet 47 In Memoria “I nostri morti non sono assenti, ma invisibili al nostro fianco e tengono i loro occhi risplendenti, fissi sui nostri velati di lacrime. Stanno presso di noi, trasfigurati, con la delicatezza dell’animo loro, con la tenerezza del loro cuore, con la preferenza del loro amore. E sanno meglio di noi ricordare e pregare.” S. Agostino Pierino Arlone * 18-03-1924 “Resurrezione” di Piero della Francesca Aldo Pillone * 07-12-1914 † 16-09-2012 † 22-03-2013 Giorgio Pasinetti * 30-03-1952 Angelo Coda Zabetta * 21-07-1928 † 13-04-2013 48 † 08-06-2013 Ida Allorio * 24-04-1931 † 06-04-2013 La Fondazione “LE VIE DELLA PAROLA. INCONTRI A OROPA” La Fondazione in collaborazione con il “LE VIE DELLA PAROLA. SANTUARIO DI OROPA INCONTRI A OROPA” in collaborazione con il invita cordialmente SANTUARIO DI OROPA all’incontro invita cordialmente all’incontro Sabato 26 ottobre 2013 Sabato 26 ottobre 2013 Ore 21,00 - Basilica Antica Ore 21,00 - Basilica Antica Prof. Stefano Zamagni Docente di Economia all’Università di Bologna Prof. Stefano Zamagni Docente di Economia all’Università di Bologna “PAROLE PER UNA VERA CRESCITA: con la collaborazione di: con il patrocinio di: FAMIGLIA, SOCIETÀ “PAROLE PER UNA ED ECONOMIA” VERA CRESCITA: FAMIGLIA, SOCIETÀ Prossimo incontro: con la collaborazione di: con il patrocinio di: Per informazioni sull’Incontro: [email protected] ED ECONOMIA” Prossimo incontro: Per informazioni sull’Incontro: [email protected] Fondazione “LE VIE DELLA PAROLA. INCONTRI A OROPA” Via Vescovado, 10 - 13900 Biella Fondazione “LE VIE DELLA PAROLA. INCONTRI A OROPA” Via Vescovado, 10 - 13900 Biella Offerte al Santuario (luglio/agosto/settembre 2013) € 5.000,00 € 5.000,00 € 1.600,00 € 1.000,00 € 1.000,00 € 1.000,00 € 4.000,00 € 604,61 € 600,00 € 500,00 € 500,00 € 400,00 € 378,00 € 300,00 € 300,00 € 263,00 € 260,00 € 250,00 € 250,00 € 250,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00 € 200,00 € 167,00 € 151,00 € 150,00 € 150,00 € 150,00 € 150,00 € 150,00 € 150,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 50 PIERO E PIERA PER GRAZIA RICEVUTA LE FIGLIE IN MEMORIA DI CARLO CAFFA UTILIZZO “CASA TORINO” COMUNITA’ SCOUT BADEM-LA QUERCIA ANNO 2013 VITTONE VITO - BIELLA FAM. ANSELMINO GIANCARLO N.N. ALLA MADONNA - BIELLA GRUPPO MISSIONARIO DI PORTULA PROCESSIONE VILLATA N.N. ALLA MADONNA - NOVARA PER GRAZIA RICEVUTA BRUNA ANTONIOTTI - PRALUNGO VALLE N.N. ALLA MADONNA - CASALE MONFERRATO PER IL BATTESIMO DI MIRYAM ROSA PER PROTEZIONE NOVELLINA CASALVOLONE ROSSO VANDA - COSSATO RINGRAZIANDO LA MADONNA I NONNI AGOSTO PER I NIPOTINI MARTA, FILIPPO E MARCO SILVANO E LIDIA ALLA MADONNA BERGHINO ALLEA E BERGHINO IRI - PALAZZO CANAVESE N.N. - ALLA MADONNA ROSSO EZIO E GIOVANNINA - COSSILA SAN GIOVANNI GIANNI CODA - AOSTA GRAZIE SIGNORE PER PAOLO E FRANCESCA PER PROTEZIONE FBVM IN RINGRAZIAMENTO PER IL 50 DI MAT.DI FERRO- ABELLI VILLATA N.N. - ALLA MADONNA IN RICORDO DEL 50° ANNIV. DI MATRIMONIO FAMIGLIA RIVAZIO E MAZZIA - PETTINENGO - ALLA MADONNA PER PROTEZIONE FAM. DA VELLA PARROCCHIA S. MARTINO V. - ISPRA (VA) UNITALSI DI PAVIA N.N. ALLA MADONNA - VILLANOVA BIELLESE FRATERNITA’ NOTRE-DAME DE CHARTRES DI LENTATE SUL SEVESO BRESSAN AIDA E ELLENA GIUSEPPE ALLA MADONNA ORATORIO DI PRECOTTO PARROCCHIA SAN MICHELE - MILANO CORTE FONTANA TIZIANA IN MEMORIA DI GUALTIERO E ILDE CORTE FONTANA - CALLABIANA N.N. ALLA MADONNA - ROASIO IN RICORDO DI BESSONE ELIGIO E MORINO IDA, LA FIGLIA ILVA - SALA B.SE SCUOLA PRIMARIA “ PIER GIORGIO FRASSATI” - SEVESO FRATERNITA’ DI DESIO PER UTILIZZO SALA FRASSATI € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 100,00 € 99,00 € 90,00 € 85,00 € 85,00 € 80,00 € 80,00 € 70,00 € 64,00 € 64,00 € 64,00 € 60,00 € 60,00 € 55,00 € 52,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 SOCIETA’DI SAN VINCENZO CENTRALE DI BIELLA PER UTILIZZO SALA FRASSATI IN MEMORIA DI CASTALDELLI, ROLLA, POL E MENSA RIGAMONTI PIERO E CAMERAN ZORA - PER PROTEZIONE PER IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI EGLE E CARLO N.N. ALLA MADONNA PADRE VANOLI FRANCESCO PER PROTEZIONE FAM. MANNINI TERESA ALLA MADONNA - GIBELLO MAURA CALLABIANA NICOLAZZINI GIUSEPPE - VILLATA - PER PROTEZIONE FAMIGLIE GUELPA E ARLONE PER PROTEZIONE FAMIGLIA FORNIRIS - GALLIATE IN RICORDO DEI DEFUNTI DELLE FAMIGLIE MASSA E CASADEI IN MEM. DI CODA ZABETTA ANGELO, LA FAMIGLIA - PRALUNGO - FRAZ. VALLE CITTA ALESSANDRA DI VERCELLI PER GRAZIA RICEVUTA FAM. ANDORNO CAVAGLIA’ N.N. IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO DI PINEROLO GABRIELLA ALLA MADONNA PARROCCHIA SANTHIA’ COCHIS VINCENZO DI CHIERI - ALLA MADONNA IN RINGRAZIAMENTO N.N. - TRONZANO N.N. ALLA MADONNA N.N. ALLA MADONNA - CROSA PER IL 55° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO RAVETTO PIERO E GLORIA-ROSA UGO E NIRVANA FERRARA FRANCESCA DI PALERMO PER GRAZIA RICEVUTA N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO IN MEM. DI VALLINO SILVANA GRUPPO GS DELLA BRIANZA PER USO SALE BERNERO VITTORIO - BIELLA PER IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI MUSCATO ALDO E UBERTI BONA IVA FRATERNITA’ DI DESIO PER UTILIZZO SALA FRASSATI VALMACCO GIUSEPPE DI VILLATA - ALLA MADONNA GRUPPO DI PREGHIERA DI PADRE PIO N.N. ALLA MADONNA FAMIGLIA ZAGHI ALLA MADONNA - SALUSSOLA N.N. - ALLA MADONNA PER LA PROTEZIONE DELLE FAMIGLIE MICHELA, TRINCHERO E DEBARNARDI PER GLI ANN. DI MATR. DI CHEMELLO LUCIANO E MARIAROSA, GEMIN GINO E PASQUALINA, CHEMELLO ANDREA E RAFFAELLA BELLARDONE MARIO PER PROTEZIONE FAM. ASBERTO SACCO FRANCESCA DI ALICE CASTELLO FERRANTI GIANPIETRO DI GHISALBA PER I BISOGNI DEL SANTUARIO ARCHETTI REGINA - VIVERONE ALLARIA ELENA - VOGHERA SILVESTRI MARTINO E TARALLO GIUSEPPINA RICORDANDO IL 40° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO PER PROTEZIONE E RINGRAZIAMENTO - TRONZANO FRATERNITA’ S.GIUSEPPE (GRUPPO BRIANZA) N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO IN RICORDO DEL LORO MATRIMONIO I CONIUGI ZONA DANILA E ARNALDO PARROCCHIA SANTO CURATO D’ARS - MILANO ARNALDO COLOMBO DI ROVASENDA IN RICORDO DELLA MAMMA FAMIGLIA PAVAN - AOSTA - ALLA MADONNA CONIUGI CERISE FRANCESCO E PALMIRA RICORDANDO IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO BOTTINO AURELIO E GIUSEPPINO DI VILLATA PER BASILICA SUPERIORE PER LA PROTEZIONE DI BUSSONE MATTEO AURORA E ALBINO GUALINETTI - ROASIO - PER GRAZIA RICEVUTA OPERA DELLE FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ SETTEMBRE 2013 IN MEMORIA DI FRATE GIACOMO E FRATE PIETRO DE SALVO DOMENICA PER GRAZIA RICEVUTA E ALTRE IN CORSO SEMINARIO DI BRESCIA N.N. ALLA MADONNA COCCA MARCO - CHIERI FAMIGLIA DI VERGNASCO PER PROTEZIONE ALLA MADONNA BROCCA GIUSEPPE E ELISABETTA IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - CALLABIANA FERRARIS BRUNO - ALLA MADONNA - PER GRAZIA RICEVUTA 51 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 50,00 € 49,00 € 46,00 € 45,00 € 45,00 € 40,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 35,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 52 BANDA MUSICALE SANTA CECILIA DI VILLATA PER GRAZIA RICEVUTA FASSONE GIORGIA - PER PROTEZIONE FAMIGLIA TRAVERSINO - BRUSNENGO LA MOGLIE IN MEMORIA DI CHIANTELLO ESTERINO OPERA DELLE FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ - AGOSTO 2013 N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - CASALE MONFERRATO IN RICORDO DEI DEFUNTI DELLE FAMIGLIE FRANCHINA E MORGANI IN MEMORIA DEI DEFUNTI FAMIGLIA GAMBA E DAVANZO PERRERO GIUSEPPINA PER GRAZIA RICEVUTA IN MEMORIA DI DE MITA MARIO E VENESIO INES PARROCCHIA DI TREVISO PER UTILIZZO SALE GIOVANNI PAOLO II PER FAMIGLIE DEFUNTE TOGNALI CORIA - ALLA MADONNA FAMIGLIA FERRANDO DI GENOVA N.N. ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - BIELLA N.N. IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA - VILLATA MAURIZIO E ELISA CHIEDENDO PROTEZIONE PER LA NASCITA DELLA LORO BIMBA OFFERTA N.N. PER FIORI PER PREGHIERE PER LA SALUTE DI ARTURO E CATI FAMIGLIA SEVESO E CALCIAROS DI PORTULA - ALLA MADONNA IN PROTEZIONE PERCHE’ LA MADONNA DI OROPA PROTEGGA ANYI, GIADA, DAVID E FAM. ODISI FAM. SALCE ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - ALLA MADONNA N.N. - BIELLA RINGRAZIANDO LA MADONNA NEGRO RITA ALLA MADONNA IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI FERDINANDO E LIDIA LA FIGLIA IN SUFFRAGIO DI ARTEMIO FRASSATI CHIORINO ANNA - PONDERANO IN MEM. DI FERRARO FRANCESCO A RICORDO DEI DEFUNTI N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ LUGLIO 2013 FERRARA ROSANNA - ALLA MADONNA PER RINGRAZIAMENTO E PROTEZIONE PELLA PIERANGELA L.C. BIELLA N.N. PER FIORI ALLA MADONNA GRUPPO FRATERNITA’ CUPPOLETTI - MILANO PER UTILIZZO BIBLIOTECA N.N. - ALLA MADONNA - LEGNANO FAMIGLIA MACCHI IN RICORDO DI ANGELO GRUPPO POLACCO PARROCCHIA DI PARABIAGO S.GERVASIO E PROTASO - DON MAURO PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA DI MODESTA GIROD - POINT SAINT MARTIN PICCO ROSA MARIA IN RINGRAZIAMENTO FAMIGLIA GATTO - GRAGLIA IN MEMORIA DI BULLANO ANTONIETTA - PALESTRO N.N. ALLA MADONNA ALICE GIOVANNA E DINO - SAN GERMANO VERCELLESE PER LA PROTEZIONE DEI NIPOTI DI VISMARA EMILIO - CUGGIONO LA NONNA NINA PER GRAZIA RICEVUTA BULLANO GIUSEPPE - ALLA MADONNA PER LA PROTEZIONE DI CASONI FILIPPO E DIEGO BERTOLDI CLAUDIA ALLORIO GIUSEPPINA N.N. ALLA MADONNA - TORINO PER LA PROTEZIONE DI GABRIELLA PER LA PROTEZIONE DI MATTEO BERTI ROBERTO ALLA MADONNA IN RINGRAZIAMENTO E PROTEZIONE DI ELISA, GABRIELE, MICOL, GIOELE E MARTA -I NONNI - TORINO N.N. - ALLA MADONNA PER PROTEZIONE VERRI LUIGI RIVETTI SECONDO DI GAGLIANICO - ALLA MADONNA SUPPO MAURIZIO E ALDO - VERCELLI GIACCHERO GIUSEPPE E FAMIGLIA ALLA MADONNA - SANTHIA’ N.N. - ALLA MADONNA IN MEMORIA DI MANTIONE PIERA, BONOMO LUIGI E BONOMO MICHELE € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 32,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 30,00 € 27,00 € 27,00 € 27,00 € 27,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 25,00 € 22,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 N.N. ALLA MADONNA - COSSATO N.N. ALLA MADONNA N.N. - ALLA MADONNA FAM. ZANETTI E FORNARA - BORGOMANERO CONIUGI SCHINA E BERTELLO RICORDANDO IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO IN MEMORIA DEI DEFUNTI FAM. PRINO, BELTRAME, MARZOLO E ROSSI GRUPPO DI PREGHIERA DI PADRE PIO DI CHIERI N.N. - ALLA MADONNA PER LA PROTEZIONE DELLE FAMIGLIE DE COI E CASTELLI N.N. - ALLA MADONNA N.N. ALLA MADONNA - VALLE SAN NICOLAO FAMIGLIA BONFANTE PER I NIPOTI N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE N.N. ALLA MADONNA CARRER GIOVANNI IN RINGRAZIAMENTO - PETTINENGO PESCAROLO CLAUDIO E FAMIGLIA - ROBBIO VAUDANO ROSANGELA - TRIVERO N.N. - ALLA MADONNA FAMIGLIA SARTORE SEVERINO - COGGIOLA PER PROTEZIONE E RINGRAZIAMENTO FAMIGLIA SALCE IN MEMORIA DI IDO E NOVELLO N.N. - ALLA MADONNA IN MEMORIA DEI DEFUNTI ADELE E SANDRO STRONA I NONNI PER PROTEZ.DI VIRGINIA CHIAPPINO GIOVANNA DI SAN MAURO TORINESE IN MEM. DI FERRARI GIUSEPPE E NADALINI SILVIA IN MEM. DI FERRARI RENATO E PATRIZIA E DI BIGNOZZI GINO E ALBERTO E INCERTI ZEFFIRA FAMIGLIA CERRUTI ADRIANO N.N. ALLA MADONNA N.N. ALLA MADONNA PER IL 60° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI LUIGI E LUCIA FERRARA ANGELA DI PALERMO PER GRAZIA RICEVUTA N.N. ALLA MADONNA - VALDENGO PER PROTEZIONE FAM. PASTORIS STEFANO E GIUSEPPINA PER LA PROTEZIONE IN RINGRAZIAMENTO FAM. CATELLA,FAGGIO PER I NIPOTI PER PROTEZIONE ANNA MARIA E MARIO GARIAZZO GHITTINO MAURIZIO - TRINO A RICORDO DI ORNELLA SPREAFICO - LA FIGLIA CLAUDIA RICORDANDO PIERANGELO, ORNELLA E RENZO CRAPA NICOLO’ DI GAGLIANICO N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE -MONCRIVELLO PER LA PROTEZIONE DI SARA E MARCO - VILLATA IN MEMORIA DI CLARA E IONES PER IL NONNO GIANNI E LA PICCOLA ELISA LUCIA E RENATO ZERLIA ALLA MADONNA - BORGOMANERO PER LA PROTEZIONE DELLE FAM. PICCIATI E MACCHIONI PER LA MADONNA C.E. PER PROTEZIONE E - RINGRAZIAMENTO - BIELLA TRECATE GIANCARLO - VERCELLI - IN RINGRAZIAMENTO IN MEMORIA DEI DEFUNTI DELLA FAMIGLIA CAGLIANO E GARIGLIO ROSSO GIOVANNA DI SAN GERMANO VERCELLESE - PER GRAZIA RICEVUTA SCOTTI ROSINA DI VILLANOVA BIELLESE N.N. ALLA MADONNA CALINI LUIGI - LEGNANO LE FIGLIE A RICORDO DI MAMMA IOLE BETTINELLI GUIDO E MASIERO GINA - ALLA MADONNA LA FAMIGLIA IN MEMORIA DI ROBERTA FERRARA PER LA PROTEZIONE DEL PICCOLO COPPI DANIELE PER LA PROTEZIONE DI LAURA E DELLE FAMIGLIE BARBIRATO E SCHIOPPETTI - RIVAROLO PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA COHA E ZERBOLA - FAVRIA PER PROTEZIONE VERONICA E BEATRICE OLEARO FAMIGLIA FILA - BIELLA N.N. ALLA MADONNA 53 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 54 VIALARDI FRASSATI LUCIANA - PONDERANO LUINI FRANCESCO FRATTIN PIERA CIRIE’ PER IL SANTUARIO LA FAM. GENTA BRACHET DI CIRIE’ ARLONE PAOLO FRANCESCA PERONE ROSAZZA - VIGLIANO BIELLESE ELENA,CHIARA BOGGIO CASERO - VALDENGO PER VOUCHER LAVORO 2830-2831 SERGIO E GIUSE ALLA MADONNA PER PROTEZIONE FAM. SALUSSOLIA -SANTHIA’ IN MEM DI CARLINO, BATTAGLIA E MAROLA BORASO SARA - SAN MARCO DI VILLARBOIT LA FAMIGLIA CAPRINO PIERA IN RINGRAZIAMENTO FAMIGLIA CORDONI LUCIANO - PAVIA PER LA BASILICA ANTICA GILA RINA -PORTULA GILA N.N. IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA ZANETTI PIETRO DI BORGOMANERO BELLINI MARIA TERESA DI SALE FREDA GIUSEPPINA DI CUGLIATE FABIASCO N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - BORGOMANERO PER LA NASCITA DI CRISTIAN GEROMEL RITA IN MEMORIA DEI SUOI MORTI FAM. AURICCHIO - ALLA MADONNA IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA PER LA PROTEZIONE DE PICCOLO LUDOVICO N.N. ALLA MADONNA IN MEM. DI FERRERO GIUSEPPE E ODDONE GELSINA IN RICORDO DEI PROPRI CARI PER I FIORI ALLA MADONNA IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO CLAUDIO E NINA QUARTULLI LUISA - ALLA MADONNA N.N. - ALLA MADONNA - VILLATA IN MEMORIA DI VECCHI AURELIO E ADRIANA - GROPELLO CAIROLI LETTRY FRA EGIDIO FOGLIA EMMANUELE - TRIVERO PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA RUBINO - NOVARA N.N. - ALLA MADONNA IN MEMORIA DI FAM. DEMARCHI IN ONORE DELLA MADONNA - BIANCHETTO ALICE GIOVANNI TRIBOLO DI CARPIGNANO SESIA - ALLA MADONNA IN MEMORIA DI FAM. ALASIA E TARABBO MOTTO GIUSEPPINA - OLGIATE OLONA N.N. ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - BIELLA STEFANO SAVIOLO DI CANDELO ALLA MADONNA BORDIGNON VITTORIA - BARLASSINA OSSERVATORIO METEOROSISMICO DI OROPA Temperatura media Temperatura media massima Temperatura media minima Temperatura massima Temperatura minima Precipitazioni pioggia e neve fusa Precipitazioni neve non fusa Precipitazione massima pioggia Precipitazione massima neve non fusa Altezza massima neve Giorni con precipitazioni Vento massima raffica LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE 18,4° 22,2° 14,5° 28 lug. 24,6° 4 lug. 11,1° 149,6 mm 17,1° 20,8° 13,4° 5 ago. 26,2° 27 ago. 9,1° 71,6 mm 13,4° 16,6° 10,2° 3 set. 21,4° 12 set. 6,4° 241 mm 18 lug. 64 mm 9 ago. 22 mm 8 set. 103 mm 13 29 lug. 90 kmh 12 3 ago. 71 Kmh 6 8 set. 53 kmh Note: estate mediamente calda, come negli ultimi anni, ma non eccezionali, precipitazioni non abbondanti, ma vicine alla media del periodo. www.osservatoriodioropa.it Radio Oropa In diretta sul sito www.radioropa.eu dal Santuario e in collegamento via satellite con Blu Sat 2000. Orario S. Messe Ore 7.30-9-10.30-16.30 Notiziari Ore 8-12-13-14-18-21 Antologia Cristiana Ore 11,30 - 19,15 Orizzonti Cristiani Ore 15,30 - 17,30 Corona - Vespri Ore 18,15 Rosario in latino Ore 20,40 Frequenze Mhz 105.6 da Oropa 88.30 da Sandigliano 88.45 da Cossila 89.00 da Valdengo 89.10 da Candelo 89.90 da Cavaglià 90.30 da Pollone 96.60 da Pettinengo 102.30 da Pratrivero Pubblicazioni sul Santuario Acta Reginae Montis Oropae (Cartario) 3 tomi (1945-48-99) Storia del Santuario di Oropa di Mario Trompetto Grazie e Miracoli della Madonna d’Oropa di Basilio Buscaglia (rist. 1991) Gli Ori di Oropa Catalogo mostra (1996) Giovanni Paolo II Pellegrino ad Oropa (16 luglio 1989) I tempi di Oropa e il suo futuro di Fernando Marchi (1994) I quadri votivi del Santuario di Oropa di Angelo Stefano Bessone e Sergio Trivero 4 volumi (1995-99) Un mistero d’amore Foto Bini - testo Ca. G. Saino Recapiti telefonici (015) RISTORANTI: Bar Trattoria Latteria 24.55.900 - Caffè Deiro 24.55.925 - Caffè Oropa 24.55.917 - AI Tre Arc 24.55.906 - Croce Bianca 24.55.923 - Fornace 24.55.922 Stazione 24.55.937 - Valfrè 24.55.942 - Croce Rossa 24.55.907 - Canal S. Antico 24.55.902 - Canal S. Trucco 24.55.944 - Macellaio 24.55.905 - Nocca 24.55.919 - Vittino 24.55.940 ESERCIZI COMMERCIALI: Erboristeria 24.55.995 - Alimentari, pane 24.55.933 - Biellarobe 24.55.952 - Tabaccheria 24.55.932 - Da Terry 338.34.33.820 ARTICOLI RICORDO: Del Chiostro 255.51.206 - I Ricordi di Oropa 25.55.804 - Il Portico 24.55.960 - Pezzana Claudio 338.34.33.820 - Ragazzi Marina 24.55.943 Vittone Marianelda 24.55.924 - Semplicemente... Oropa 24.55.948 Oropa Santuario della Madonna Nera di Carlo Caselli Il Santuario di Oropa di Delmo Lebole - 2 volumi (1997-99) Oropa e S. Eusebio di P. Emanuele Scaltriti Il cuore del monte Foto G. Bini - testo M. T. Molineris ORARI PULLMAN Partenza da Biella da F.S. feriale: 6.35, 7.10, 7.40, 9.10, 10.40, 13.10, 14.25, 16.40, 17.10, 18.30, 18,40 festivo: 7.10, 9.10, 10.40, 13.10, 14.25, 17.10, 18.30 Partenza da Oropa feriale: 7.55, 8.20, 9.55, 11.25, 13.50, 15.07, 17.25, 17.55, 19.10. festivo: 7.55, 9.55, 11.25, 13.50, 15.07, 17.55 19.10 COMPAGNIA DEI DEVOTI DELLA MADONNA DI OROPA Scopo: Radunare in una grande famiglia tutti i devoti della Vergine Bruna, per incrementare la vera devozione e per contribuire al decoro del Santuario. Iscrizione: Perpetua per persona (vivi o defunti) Perpetua per famiglie (vivi o defunti) Nella Cripta alla Chiesa Grande Benefici Spirituali: Indulgenza plenaria alle solite condizioni, nel giorno dell’iscrizione e in varie feste dell’anno. Partecipazione ai meriti della S. Messa che si celebra ogni giorno per i vivi e per i defunti ai piedi della Madonna, ed ai frutti delle preghiere che si elevano in Santuario. ECO DEL Periodico trimestrale di spiritualità mariana. PORTA NELLA TUA CASA LA CRONACA DEGLI AVVENIMENTI, L’AGGIORNAMENTO DELLE ATTIVITA’, LA VOCE DELLA MADONNA. LEGGILO - SOSTIENILO - DIFFONDILO Si prega di segnalare per tempo eventuale cambio di domicilio indicando l’indirizzo vecchio e nuovo. Inviate i nominativi e indirizzi precisi di persone che gradiscono la nostra rivista. Si ringraziano i Signori Agenti Postali che ritornano con le notificazioni d’uso, i bollettini non recapitati. Il mittente si impegna a corrispondere la tassa dovuta.