ECO DEL - Santuario di Oropa

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ECO DEL - Santuario di Oropa
ECO DEL
N° 3 - Luglio/Settembre 2013 - Trimestrale - Anno CXVI - Sped. in Abb. Post. - Art. 2 - Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
SACRE FUNZIONI
Sabato e Festivi
7.30
Basilica
Antica
S. Messa
9.00
S. Messa
10.30
11.45
Rosario
Vespri e
Benedizione
Eucaristica
(solo festivi)
S. Messa
Basilica
Sup.
S. Messa
(solo festivi)
Da Lunedì a Venerdì
Basilica
Antica
7.10
7.30
10.30
16.30
Lodi
(anche
sabato)
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Confessioni
tutti i giorni
Basilica
Antica
Basilica
Sup.
8-12
15-19
Festivo:
mezz'ora prima
della S. Messa
15.15
16.30
18.15
S. Messa
S. Messa
Eco del Santuario di Oropa
Periodico trimestrale
Anno 116 - N°3 - 2013
Direttore Responsabile
Canonico Michele Berchi
Redazione
Santuario - 13813 Oropa (BI)
Sito internet: www.santuariodioropa.it
Autorizzazione Tribunale di Biella
n°27 del 07/09/1950
Sped. in Abb. Postale - Art. 2
Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
Conto Corrente Postale 251132
intestato a: Canonico Rettore
Santuario di Oropa - 13813 Oropa (BI)
Stampato da Tipografia Novograf
13900 Biella (BI) - Tel. 015/401605
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Can. Rettore
Tel. 255.51.220/221 Fax 255.51.229
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[email protected]
Amministrazione
Tel. 255.51.202 Fax 255.51.209
Ufficio Tecnico 255.51.205
Istituto Figlie di Maria 255.51.223
Uff. Accoglienza
Tel. 255.51.200 Fax 255.51.219
[email protected]
Uff. Offerte 255.51.222
Uff. Postale 24.55.903
Osservatorio 24.55.928
Funivie 24.55.929
Guardia notturna 335.81.83.278
Guardia medica estiva 24.55.958
SOMMARIO
Lettera del Vescovo
pag. 4
La parola del Rettore
pag. 6
Alla scuola di Francesco
pag. 9
Francesco spiazza
gli atei devoti
pag. 12
Consiglio dei cardinali
pag. 14
Martiri:
Beatificazione di Rolando Rivi pag. 16
Martiri Spagnoli
pag. 19
Martirio
pag. 22
Vita in Santuario
pag. 23
Battesimi, matrimoni, ...
pag. 32
Donne del Filet
pag. 33
Bisogno di impossibile
pag. 34
Siria:
Lettera delle Suore trappiste
Suore di Maloula “prigioniere”
dei ribelli
pag. 40
pag. 42
Omofobia e discriminazione
pag. 44
Controcorrente
pag. 46
Carlo Rossi
pag. 47
In memoria
pag. 48
Eventi: Le Vie della Parola
pag. 49
Offerte al Santuario
pag. 50
“Carissimi, con gioia annuncio la riapertura
della Chiesa Cattedrale.”
Il nostro Duomo è stato chiuso il 12 settembre 2011. Sono
trascorsi due anni di intenso lavoro: il tetto, i pluviali, i serramenti, il restauro pittorico, il risanamento dell’umidità di
risalita presso i pilastri, il restauro parziale del pavimento
mosaicato ecc…
Per mancanza di fondi non tutto è stato fatto (restauro pittorico delle navate e cappelle laterali, il restauro dei banchi,
ecc…). La riapertura della Cattedrale non può essere soltanto
un fatto tecnico, ma deve diventare un evento ecclesiale diocesano. Per questo motivo ci
saranno due eventi importanti, nella varietà di altre iniziative.
1. La sacra antica Effigie della Madonna di Oropa verrà trasportata per qualche giorno
nella Cattedrale, dopo aver ottenuto il consenso del Capitolo dei Canonici e del Consiglio di amministrazione del Santuario con la collaborazione del Consiglio presbiterale
diocesano.
L’antica statua della Madonna Regina di Oropa, dopo sessantaquattro anni torna in
città per pochissimi giorni.
In questa decisione si incontrano almeno tre motivazioni:
- la Madonna di Oropa è la Castellana che tiene le chiavi delle sue due dimore: S. Maria in
montis e S. Maria in piano. Il legame tra il Santuario e il Duomo, dove operano i canonici,
è strettissimo. È la Madonna che ci apre il Duomo come casa dei cristiani biellesi.
- l’iniziativa può dare inizio ad una mobilitazione diocesana in vista della quinta centenaria incoronazione del 2020. Anche questo pellegrinaggio di Maria Santissima verso il
basso può favorire un amore sempre più intenso dei biellesi verso l’alto, storica dimora
della nostra Regina.
- in un periodo di prolungata crisi finanziaria, economica, morale e sociale che preoccupa
in modo acuto le nostre famiglie e i nostri giovani, la Madonna ci viene incontro per asciu4
gare le nostre lacrime e per essere segno di consolazione e di speranza.
Mi auguro che questa straordinaria ed eccezionale iniziativa trovi il consenso di tutti, e
concorra ad approfondire l’appartenenza alla Chiesa diocesana con la custodia materna
di Maria Santissima.
2. Durante la permanenza della Madonna di Oropa in Cattedrale sono organizzati pellegrinaggi zonali. Verrà stabilito un calendario con la presenza delle otto zone pastorali della
diocesi con quattro contenuti fondamentali:
- presentazione storica (la storia della Cattedrale con la posa della prima pietra 1402)
- presentazione artistica (i tesori d’arte)
- presentazione mistagogica (i segni della fede nella Cattedrale)
- celebrazione liturgica
I Vicari di zona con la collaborazione dell’Ufficio liturgico diocesano organizzeranno i
pellegrinaggi con feconda e generosa sinergia.
Intanto annuncio che la Madonna di Oropa arriverà processionalmente sul sagrato della
Cattedrale per spalancare le porte il sabato 7 dicembre ore 20,30, con una veglia di preghiera mariana.
Domenica 8 dicembre ore 15.00 verrà celebrata la prima S. Messa nella restaurata Cattedrale, nella ricorrenza liturgica della solennità della Immacolata Concezione.
Al termine della celebrazione faremo un atto di affidamento della nostra diocesi alla
Madonna.
In quei giorni ricorre anche il 1° anniversario della morte del vescovo Massimo Giustetti
(4 dicembre 2012).
Mentre pregheremo con riconoscenza per lui, potremo anche onorare la sua tomba nel
sepolcreto dei Vescovi in Cattedrale.
Nelle prossime settimane verrà pubblicato un calendario di tutte le iniziative con la stampa di un sussidio.
Intanto invito tutti presso il Santuario di Oropa la domenica 29 settembre per il pellegrinaggio diocesano, ormai diventato un appuntamento prezioso per l’inizio dell’anno
pastorale.
Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato in questi due anni; tecnici, restauratori, imprese, sovraintendenza, i benefattori, il Capitolo dei canonici e in particolare don Carlo
Gariazzo e l‘architetto Masserano. Il Signore benedica tutti. Mi permetto di aggiungere un
appello per coprire i debiti residui, e chissà… per proseguire e ultimare i lavori, senza più
la necessità di chiudere la Cattedrale stessa. La suddetta Chiesa ha due nomi: Duomo per
sottolineare che è casa di tutti, e Cattedrale per sottolineare che è la Chiesa del vescovo.
Uniti tra noi formiamo la Chiesa particolare dove “vive e opera la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica “ come ci insegna il Concilio ecumenico vaticano II. Uniti tra noi possiamo
esprimere in modo sempre più efficace la Carità che ci spinge a servire i poveri ed essere
solidali con tutti.
Una grande benedizione nella gioia del Signore.
+ Gabriele Mana
Vescovo
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La Parola del Rettore
Carissimi Pellegrini e Amici di Oropa,
come avrete visto questo numero dell’Eco di Oropa non si apre con la parola del
Rettore, come di solito, ma con la parola del nostro Vescovo. Non è certo necessario spiegarne il perché!
Qui di seguito troverete, anche questo in modo eccezionale, la lettera (adeguatamente aggiustata) che io stesso ho scritto ai miei confratelli canonici del capitolo
della Cattedrale di cui io stesso, in quanto rettore, faccio parte.
Ho riflettuto molto se “sacrificare” questo spazio del bollettino, in cui normalmente cerco di dare un giudizio sul momento presente, ad un evento come quello della
discesa della Sacra Effige della Madonna di Oropa a Biella. Ho deciso di farlo perché le ragioni che animano questo evento sono profondamente radicate in ciò che
viviamo come singoli e come popolo in questo momento della nostra storia sociale
ed ecclesiale. Proprio per il taglio che si è cercato di dare a questo bollettino, non
c’è nulla che riguardi la nostra fede che non sia strettamente legato alla vita quotidiana, con le sue fatiche, speranze, delusioni, lotte e successi e viceversa, nulla
della nostra quotidianità che non sia strettamente legato alla fede. Questa lettera
quindi, originariamente rivolta ai canonici, da adesso è scritta per te.
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Carissimo,
Ti scrivo per esporti, nel miglior modo in
cui sono capace, la proposta e le ragioni
da cui nasce la proposta di far scendere
la Sacra Immagine della Madonna Nera
di Oropa a Biella.
Voglio partire da questa affermazione
di Benedetto XVI contenuta nella Lettera Apostolica con cui ha indetto l’Anno
della Fede:
“Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per
le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a
pensare alla fede come un presupposto
ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale,
ma spesso viene perfino negato. Mentre
nel passato era possibile riconoscere un
tessuto culturale unitario, largamente
accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati,
oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una
profonda crisi di fede che ha toccato
molte persone.”
E’ vero e lo costatiamo ogni giorno nelle
nostre parrocchie e nei nostri paesi. Ma
è anche vero che, misteriosamente, in
questo deserto che sembra aumentare,
e che il Papa ha ben descritto, l’affetto profondo e sincero alla Madonna di
Oropa, non solo sembra resistere, ma,
oso dire, in qualche modo, viene riscoperto da molti. Certamente non è l’unico, ma sicuramente è uno dei pochi
segni positivi che infondono coraggio
e ci confortano. Forse il periodo così
duro e pieno di sacrifici rende tutti più
disponibili a guardare la vita con più
consapevole umiltà e alla ricerca di una
speranza che non ci si può dare da soli.
Comunque, qualunque sia la ragione, è
un fatto che la Madonna Nera occupi
un posto privilegiato nel cuore dei biellesi (e non solo), anche di quelli che a
Messa non vanno più da tempo.
A queste constatazioni voglio aggiungere l’invito pressante e ripetuto del
nostro amato Papa Francesco:
“Nel Vangelo è bello quel brano che
ci parla del pastore che, quando torna all’ovile, si accorge che manca una
pecora, lascia le 99 e va a cercarla, a
cercarne una. Ma, fratelli e sorelle, noi
ne abbiamo una; ci mancano le 99!
Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da
loro!”.
Carissimo confratello, queste due constatazioni (l’affetto sincero e profondo
alla Madonna di Oropa nonostante il
dilagare di una crisi di fede e l’invito del
Papa ad “uscire” per andare incontro a
coloro che si sono allontanati) hanno
fatto rinascere nel cuore il desiderio di
proporre un gesto devozionale, di preghiera, liturgico e nel contempo simbolico che riaccenda e riscaldi nel cuore di
tutti noi l’amore alla madre di Gesù e,
attraverso di lei, a Gesù stesso.
Da qui l’idea che, in occasione della
festa per la riapertura della Cattedrale
(già santa Maria in Piano), la venerata immagine della Madonna di Oropa
scenda incontro ai suoi figli visitandoli
in questo momento così difficile e delicato per confortarci e confermarci nella
fede.
E’ Lei che, scendendo a Biella, ci viene
incontro radunandoci e mettendoci in
cammino insieme verso Oropa, in un
ideale grande pellegrinaggio spirituale
di tutta la Diocesi, che avrà come meta,
nell’agosto 2020, la sua quinta incoro7
nazione come nostra Regina.
L’invito che il nostro Vescovo ci ha fatto di dare adeguata importanza e lustro
alla riapertura della nostra Cattedrale
per permettere a tutti i fedeli di riappropriarsi del profondo significato di fede
che questa ha per tutti, non può trovare
migliore espressione se non accogliendo
nientemeno che la presenza della Venerata Immagine. Da un lato non ci sarà
“ospite” più amato per far risplendere
la nostra cattedrale e, dall’altra, non ci
sarà luogo più adeguato e più significativo per ospitare la Madonna di Oropa.
Anche il coinvolgimento della Diocesi,
così come Mons. Vescovo ci ha suggerito, sarà oltremodo facilitato e motivato. I “pellegrinaggi” che dalle varie
Zone Pastorali si potranno organizzare
(così come auspicato da Mons. Vescovo)
troveranno nella presenza della “Madonna di Oropa” la massima conferma
della centralità e dell’importanza della
Cattedrale; così i vari momenti liturgici,
di preghiera, ma anche quelli culturali e
artistici, saranno immensamente arricchiti da una Cattedrale che ospita l’immagine di Colei che per prima è stata il
tempio di Dio e dalla cui carne è nata la
Chiesa stessa.
Concludendo queste righe mi preme
chiarire un ultimo punto che potrebbe
ingenerare confusione: l’immagine della Madonna in questi anni non è mai
uscita dal sacello eusebiano (salvo che
per la rituale pulizia di novembre, quando viene appoggiata sull’altare della
Basilica), quando scenderà a Biella,
avrà come unico precedente storico la
Peregrinatio del ’49. Ci tengo a sottolineare che i due eventi saranno inconfrontabili, non solo per la differenza di
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condizioni storiche e sociali (e già basterebbe), ma anche per la natura stessa dell’evento: quello di quest’anno sarà
strettamente legato all’incoronazione
(500 anni!) del 2020. La Peregrinatio è
stata unica e rimarrà irripetibile nella
storia del Santuario e di tutto il Biellese.
………
Ringraziandoti e salutandoti, ti assicuro
le mie preghiere alla nostra amata Regina del Monte di Oropa.
Can. Don Michele Berchi
Rettore
Alla scuola di Francesco
LE CHIACCHIERE SONO CRIMINALI
PERCHÉ UCCIDONO DIO E IL PROSSIMO
del 13 Settembre 2013
Pubblicato in Omelie a Casa Santa Marta
“Perché guardi la pagliuzza che è
nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo?” Papa
Francesco ha sviluppato la sua omelia partendo dall’interrogativo posto da Gesù che scuote le coscienze
di ogni uomo, in ogni tempo. Dopo
averci parlato dell’umiltà, ha osservato, Gesù ci parla del suo contrario,
“di quell’atteggiamento odioso verso
il prossimo, di quel diventare giudice
del fratello”. E qui, ha affermato, Gesù
“dice una parola forte: ipocrita”:
“Quelli che vivono giudicando il
prossimo, parlando male del prossimo, sono ipocriti, perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i
loro propri difetti. Il Signore non fa,
su questo, tante parole. Poi dirà, più
avanti, che quello che ha nel suo
cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida... Anche l’Apostolo
Giovanni, nella sua prima Lettera, lo
dice, chiaro: colui che odia suo fratel-
lo, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre”.
Ogni volta che noi “giudichiamo i
nostri fratelli nel nostro cuore – ha
proseguito – e peggio, quando ne
parliamo di questo con gli altri siamo
cristiani omicidi”:
“Un cristiano omicida … Non lo dico
io, eh?, lo dice il Signore. E su questo
punto, non c’è posto per le sfumature. Se tu parli male del fratello, uccidi
il fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino,
il primo omicida della Storia”.
E aggiunge che in questo tempo in
cui si parla di guerre e si chiede tanto la pace, “è necessario un gesto di
conversione nostro”. “Le chiacchiere – ha avvertito – sempre vanno su
questa dimensione della criminalità.
Non ci sono chiacchiere innocenti”.
La lingua, ha detto ancora riprendendo l’Apostolo Giacomo, è per lodare
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Dio, “ma quando la nostra lingua la
usiamo per parlare male del fratello
o della sorella, la usiamo per uccidere
Dio”, “l’immagine di Dio nel fratello”.
Qualcuno, ha affermato il Papa, potrebbe dire che una persona si meriti le chiacchiere. Ma non può essere
così:
“‘Ma vai, prega per lui! Vai, fai penitenza per lei! E poi, se è necessario,
parla a quella persona che può rimediare al problema. Ma non dirlo a
tutti!’. Paolo è stato un peccatore forte, e dice di se stesso: ‘Prima ero un
bestemmiatore, un persecutore e un
violento. Ma mi è stata usata misericordia’. Forse nessuno di noi bestemmia – forse. Ma se qualcuno di noi
chiacchiera, certamente è un persecutore e un violento. Chiediamo per
noi, per la Chiesa tutta, la grazia della
conversione dalla criminalità delle
chiacchiere all’amore, all’umiltà, alla
mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo ”.
(Fonte: Alessandro Gisotti per Radio
Vaticana del 13 settembre 2013)
GUARDARSI DA DEVOZIONI E RIVELAZIONI CHE NON PORTANO
A CRISTO, IL CENTRO SIA SEMPRE GESÙ
del 7 Settembre 2013
Pubblicato in Omelie a Casa Santa Marta
“Gesù – ha detto – è il centro. Gesù
è il Signore”. Eppure, ha constatato,
questa parola non sempre la capiamo bene, “non si capisce tanto facilmente”. Gesù, ha affermato, “non è
un signore tale o quale” ma “il Signore, l’unico Signore”. Ed è Lui il centro
che “ci rigenera e ci fonda”, questo è
il Signore: “il centro”. I farisei di cui ci
parla il Vangelo odierno, ha quindi
osservato, mettevano “il centro della
loro religiosità in tanti comandamenti”. E anche oggi, “se non c’è Gesù al
centro, ci saranno altre cose”. Ed ecco
che allora “incontriamo tanti cristiani
senza Cristo, senza Gesù”:
“Per esempio, quelli che hanno la
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malattia dei farisei e sono cristiani
che mettono la loro fede, la loro religiosità in tanti comandamenti: in
tanti … ‘Ah, devo fare questo, devo
fare questo, devo fare questo…’. Cristiani di atteggiamento … ‘Ma perché fai questo?’ – ‘No: si deve fare!’.
‘Ma perché?’ – ‘Ah, non so, ma si deve
fare’. E Gesù, dov’è? Un comandamento è valido se viene da Gesù: io
faccio questo perché il Signore vuole
che io faccia questo. Ma siccome io
sono un cristiano senza Cristo, faccio
questo e non so perché lo devo fare”.
Ci sono, ha aggiunto, “altri cristiani
senza Cristo: quelli che soltanto cercano devozioni”, “ma Gesù non c’è”.
“Se le tue devozioni ti portano a Gesù
– ha detto il Papa - quello va bene.
Ma se tu rimani lì, qualcosa non va”.
C’è poi, ha proseguito, “un altro gruppo di cristiani senza Cristo: quelli che
cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private”, mentre la Rivelazione si
è conclusa con il Nuovo Testamento.
Il Papa ha avvertito in questi cristiani la voglia di andare “allo spettacolo
della rivelazione, a sentire delle cose
nuove”. “Ma – è l’esortazione rivolta
loro dal Papa - prendi il Vangelo!”:
Gesù, perché Lui è il centro. Il segno
è: sono capace di adorare; l’adorazione. Questa preghiera di adorazione
davanti a Gesù. Il Signore ci faccia
capire che soltanto Lui è il Signore,
è l’unico Signore. E ci dia anche la
grazia di amarLo tanto, di seguirLo,
di andare sulla strada che Lui ci ha
insegnato”.
(Fonte: Alessandro Gisotti per Radio
Vaticana del 7 settembre 2013)
“Ma, padre, qual è la regola per essere cristiano con Cristo, e non diventare cristiani senza Cristo? E qual è il
segno che una persona è un cristiano con Cristo?”. La regola è semplice:
soltanto è valido quello che ti porta a
Gesù, e soltanto è valido quello che
viene da Gesù. Gesù è il centro, il Signore, come Lui stesso dice. Questo
ti porta a Gesù? Vai avanti. Questo
comandamento, questo atteggiamento viene da Gesù? Vai avanti. Ma
se non ti porta a Gesù e se non viene
da Gesù, ma … non si sa, è un po’ pericoloso”.
E ancora, si chiede il Papa: “Qual è
il segno che io sono cristiano con
Gesù?”. Il segno, ha detto, è semplice:
è quello del cieco nato che si prostra
davanti a Gesù per adorarlo:
“Ma se tu non riesci ad adorare Gesù,
qualcosa ti manca. Una regola, un
segno. La regola è: sono un buon cristiano, sono sulla strada del buon cristiano se faccio quello che viene da
Gesù e faccio quello che mi porta a
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di Federico Pichetto
Francesco spiazza gli atei devoti (e i cattolici) alla ricerca del Nemico
da ilsussiadiario.net, martedì 1 ottobre 2013
“Si è scelto di pubblicare questo articolo apparso su Il Sussidiario perché, benchè sembri riguardare una diatriba tra giornalisti, rivolta specificatamente ad
un famoso direttore, in realtà le argomentazioni che troverete nelle righe seguenti suggeriscono uno sguardo di fede sul pontificato appena iniziato di Papa
Francesco che, pensiamo possa essere molto chiarificatore per tutti. Ci libera da confronti tendenziosi, superficiali e soprattutto sentimentali che, a volte,
sentiamo fare su Papa Francesco e Benedetto, restituendoci un giudizio vero e
profondo che nasce dalla fede.”
Caro direttore,
da qualche tempo il mondo culturale
che ruota attorno al Foglio di Giuliano
Ferrara mostra una certa insoddisfazione. La svolta gesuitica della Chiesa
cattolica, guidata dal primo latinoamericano della storia, ha frenato la
determinazione e gli entusiasmi provenienti dall’universo degli “atei devoti”.
La preoccupazione di cui questo mondo
si fa portavoce è, in realtà, più diffusa di
quanto non si pensi in certi settori conservatori del cattolicesimo, attoniti per
l’armistizio firmato da Francesco con
la cultura moderna, convinti fino a un
certo punto della continuità piena tra
il pontificato del Papa tedesco e quello
attuale. Francesco avrebbe sostituito la
chiarezza della dottrina con l’ambiguità del discernimento, paralizzando la
secolare lotta tra Chiesa e modernità
in un pantano fatto di termini cristiani (come misericordia, solidarietà, coscienza) usati dal mondo in modo arbitrario e inadeguato, prestando il fianco
a chi vorrebbe il cristianesimo ridotto
ad una religione dei buoni sentimenti
ideale per la sacrestia, ma inopportuna
per la maturazione civile delle nazioni.
È in quest’ottica – di resa ad una ragione incamminata verso il nichilismo
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– che occorre leggere la levata di scudi
che il quotidiano dell’Elefantino ha posto in essere dapprima contro il digiuno
per la Siria e poi, in subordine temporale ma non qualitativo, contro il dialogo
affettato tra l’ultimo monarca assoluto
della terra e il fondatore di Repubblica.
Con questo atteggiamento, si dolgono
dalle parti di Lungotevere Raffaello,
la Chiesa abbandona la sua leadership
plurisecolare di paladina della ragione,
intesa quasi come quarta virtù teologale, per farsi figlia del mondo, sposa
infedele alla ricerca dei feriti da curare
più che delle coscienze da evangelizzare.
Ferrara e i suoi amici sono persone intelligenti. Non hanno bisogno di lezioni dal primo “pretuncolo” di periferia e
nemmeno dei biasimi di chi è disposto
a osannare il Messia la domenica delle Palme per poi crocifiggerlo il Venerdì Santo. D’altro canto neanche Papa
Francesco necessita di difensori d’ufficio, pronti ad allinearsi alla corte del
potere del momento e, soprattutto, disposti a tutto pur di avere un posticino
sul “carro del vincitore”. Si tratta di atteggiamenti inutili e dannosi, testimonianza di un trasformismo che, a non
voler essere cattivi verso noi italiani,
si potrebbe semplicemente dire che è
insito nella natura umana almeno dal
giorno del peccato originale.
No, io non credo che occorra stracciarsi le vesti o delimitare i confini
delle affermazioni dei “foglianti”, bisogna invece entrare nel merito e dire
loro la semplice verità: avete ragione.
Il mondo ateo-devoto è l’unico che ha
evidenziato con preoccupazione, senza
piaggeria e senza il timore di cadere nel
fuoco dell’eresia, che – effettivamente
– nell’agenda della Chiesa qualcosa è
cambiato.
Non si tratta dell’improvvisa rivincita
del cattolicesimo democratico, sepolto
dal cardinal Ruini nell’italica primavera del 2005, e nemmeno della semplice mondializzazione di un’istituzione
troppo italianizzata per poter pretendere di guidare il pianeta all’incontro con Cristo, si tratta piuttosto del
riaffermarsi di quel pluralismo insito
nel cattolicesimo fin dal giorno dopo
della Resurrezione quando Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni non erano
solamente quattro nomi, ma l’epifania
di quattro sensibilità molto diverse tra
loro che, tutte insieme, esprimevano la
novità dirompente introdotta da Dio
nella storia.
Pretendere di uniformare il cattolicesimo ad un blocco monolitico significa
resuscitare Ario, seppellire la Trinità e
ridurre il Corpo Mistico a organizzazione militaresca. Nella Chiesa non ci sono
solo io, le mie idee e la mia sensibilità:
la Verità ha un genere, ha un numero,
ha un caso, è – insomma – declinabile per mezzo della mia povera umanità. Tutte le volte che il cristianesimo
ha provato a seguire la strada dell’omologazione ha sempre dovuto legarsi ad un potere terreno per reggere il
contraccolpo degli eventi, finendo per
assimilarne le sorti e i dinamismi. Papa
Francesco questo lo sa bene: mai come
in America Latina, infatti, la Chiesa ha
rischiato più volte, fin dall’epoca della
spartizione tra spagnoli e portoghesi, di
strizzare l’occhio ad un potere definito
e di seguirlo, quindi, nella sua parabola
di gloria e di polvere.
Quattro Vangeli, una decina di riti, centinaia di diocesi (che i Padri chiamavano tranquillamente Chiese) stanno
lì a testimoniarci che il cattolicesimo
o è plurale o non è, che dopo il poeta
polacco e il teologo tedesco, il pastore
latino-americano non è un infedele o
“uno che non ha capito bene”, ma soltanto un altro uomo che si avvicenda
alla guida della Chiesa in un momento
in cui è urgente, anzitutto, una riforma
pastorale e spirituale della stessa Istituzione. Questa riforma è necessaria
proprio perché la Chiesa è “movimento” non “moloch” sempre identico a se
stesso. Senza una simile opera, oggi
drammatica e urgente, domani non ci
sarà nessun pastore teologo che potrà
ancora rioffrire al mondo il tesoro bimillenario di una ragione esaltata dalla fede e baluardo di civiltà per tutto
il genere umano. L’ospedale da campo
di Francesco è una delle legioni della
Schiera Angelica di Giovanni Paolo, ma
è anche uno degli spazi dove la Cattedra Razionale di Benedetto ha bisogno
di sostare per diventare ancora più solida e credibile.
Questa continua guerra fra cristiani,
questo continuo vociare di profeti improvvisati, questa perenne pretesa di
rilasciare patenti di cattolicità da parte di chiunque non solo è scandalo per
molti, ma è una tentazione che il maligno offre a tutti coloro che desiderano
possedere e non seguire la Verità.
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CONSIGLIO DEI CARDINALI
L’umiltà di un Papa che sa di avere bisogno di aiuto
da ilsussiadiario.net, giovedì 3 ottobre 2013
I commenti sull’iniziativa del Papa di costituire un consiglio di Cardinali si sono sprecati,
molte volte (troppe) per continuare a sparlare della “curia romana” che finalmente starebbe tremando per questa decisione, altre per sognare dei cambiamenti che metterebbero la Chiesa finalmente al “passo coi tempi” (bei passi e bei tempi!), altri ancora con
paura che il Papa rinunci di fatto alla sua responsabilità delegandola eccessivamente.
In realtà Papa Francesco ci sta indicando un metodo nuovo ma antico, fatto di umiltà e di
amicizia: l’umiltà di chi è consapevole di aver bisogno di aiuto, l’amicizia di chi sa circondarsi di chi si fida rompendo tutte le false regole “political correct” che normalmente
imbrigliano coloro che hanno delle responsabilità.
e lussi, con le mire assolutiste di Luigi
XIV e l’avanzata turca. Nonostante il
difficile rapporto con le congregazioni
e i guai della politica, scelse un santo,
il Card. Gregorio Barbarigo, come consigliere, avvalendosi di suggerimenti e
consigli di amici autentici.
L’hanno chiamato il “consiglio della
Corona” o “G8” cattolico, preferendo una definizione o l’altra a seconda
delle simpatie nostalgico-medievaliste
o global-geografiche. Il Consiglio dei
Cardinali istituito con un Chirografo
da papa Francesco (per chi non è avvezzo ai termini legali è un atto o un
documento firmato a mano che entra
nelle fonti del diritto) è stato salutato
come la prima grande rivoluzione del
pontefice argentino. Senza spingersi
tanto in là bisogna riconoscere che è
una novità, per lo meno nell’istituzione
formale di un organismo destinato ad
affiancare il successore di Pietro alla
barra del timone. Non che i precedenti
manchino. Prendiamo Innocenzo XI che
alla fine del ‘600 se la doveva vedere
con una Curia avvelenata da nepotismi
14
E se un altro Papa Alessandro VII, il
pontefice mecenate che incaricò il Bernini per la costruzione del colonnato,
è passato alla storia come un indeciso proprio per l’abitudine ad ascoltare
troppi pareri (in gran parte di parenti
vicini e lontani), ben altri da Clemente VIII, il Papa che leggeva e sbrigava
personalmente la corrispondenza in
arrivo ( vi ricorda qualcuno?) e si pregiava dell’amicizia di San Filippo Neri,
al più vicino nel tempo Pio XII, hanno
mostrato piglio e autonomia, sebbene
fossero circondati da più di un cardinale-collaboratore. Nella lunga e tortuosa storia del papato monarchi assoluti
si sono alternati a illuminati sovrani
che amavano ascoltare consiglieri fidati, sempre muniti di berretta rossa,
per governare uno Stato e una Chiesa
perennemente sotto assedio. Che fossero bramosie di case reali europee o
lusinghe del maligno poco importa. E
se qualche volta il gruppo dei consiglieri prendeva il sopravvento per manifesta debolezza dell’eletto al soglio,
nella maggioranza dei casi il circolo di
cardinali chiamati ad affiancare il Papa
mostrava la saggezza e l’apertura del
candidato, qualità quasi sempre necessarie al buon governo.
Se la storia insegna, l’idea partorita
da Bergoglio sin dai primi minuti dopo
l’elezione, è destinata ad avere conseguenze nella conduzione della barca di
Pietro. Positive? Io credo di sì, avendo mostrato il soggetto in questione,
Francesco, le qualità di cui si parlava,
oltre ad un piglio decisamente monarchico. Perché va bene la collegialità e
la sinodalità, parole-chiave per interpretare la creazione del Consiglio, ma
è chiaro come il sole, che le decisioni
finali spetteranno solo a lui. L’organo, è
stato sottolineato infinite volte in Vaticano, ha una funzione puramente consultiva, gli 8 membri sono stati scelti
dal pontefice per il carattere sintonico
e la fiducia ispirata, il loro compito è di
riportare al Papa la ricchezza di valutazioni ed esperienze che la cattolicità
offre nella sua dimensione universale,
il consiglio sebbene abbia ottenuto uno
status giuridico è fluido quanto a numero di componenti e modalità di convocazione.
evidente la solitudine ultima di fronte
alla missione a cui è stato chiamato.
Francesco vuole una Chiesa armonica,
agganciata alla realtà, capace di intercettare ogni desiderio e aspirazione.
Una Chiesa che, come ha confidato al
laicissimo Scalfari, deve scrollarsi di
dosso il Vaticano-centrismo, aprirsi alle
periferie, tornare ad essere una “comunità del popolo di Dio”. I cardinali chiamati dai 5 continenti devono aiutarlo
a tenere aperta questa prospettiva, ad
impedire alle faccende curiali di oscurare la missione primaria, l’annuncio di
Cristo ad un mondo sempre più vasto
e diversificato. E i primi passi del neonato consiglio sono rivelatori: riflessione sul Concilio Vaticano II e prima
di mettere mano alla sospirata riforma
della Curia, il ripensamento del sinodo
dei vescovi, organo principe dell’esercizio della collegialità. Appare chiaro che
Papa Francesco fa sul serio. Si cambia.
Insomma rimane intatta la drammatica libertà che appartiene al Pontefice
Romano. Da una parte c’è l’umiltà e
la consapevolezza di un uomo che sa
bene di aver bisogno di aiuto, che non
cessa di chiedere preghiere e suppliche
per il suo ministero, che ostinatamente
rifiuta l’isolamento e le imbrigliature
della “corte” forzando una comunione episcopale finora non esercitata in
tutta la sua potenza, dall’altra rimane
15
Martiri
ROLANDO RIVI
Sabato 28 settembre, la beatificazione di Rolando Rivi, il seminarista quattordicenne trucidato “in odium fidei” dai partigiani .
Federico Cenci
“…non guardare i nostri peccati ma la fede della tua Chiesa…”, questa preghiera che noi
sacerdoti, nella Santa Messa, formuliamo appena dopo il Padre Nostro e prima di implorare
la pace di Cristo, mi ha sempre colpito. La fede della tua Chiesa è rinvigorita anche ai nostri giorni dal sangue dei martiri. Non è la prima volta che sull’Eco rivolgiamo l’attenzione
ai martiri nostri contemporanei, ma mai per muovere tristi sensi di colpa per misurare la
nostra debole fede, ma, al contrario, per alzare i nostri sguardi dalle nostre miserie e poter
risentire nel nostro cuore il desiderio di voler bene a Gesù come ci dimostrano questi nostri
fratelli. Leggete la storia di questo ragazzino, Rolando Rivi, e ditemi se non vi nasce nel cuore la nostalgia di poter “essere del Signore” come lui stesso diceva di essere. Per poter non
sentire questa nostalgia e questo fascino si può solo odiarlo, odiarlo fino dover toglierlo di
mezzo. E questo vale anche per martiri Spagnoli e nostri fratelli siriani di Malaula (ultima
regione che parla ancora lo stesso dialetto di Gesù): chi non vorrebbe essere così fermo, così
coraggioso e determinato nel proprio attaccamento alla Chiesa, a Gesù, per non fuggire
davanti alla furia del male?
A beatificazione avvenuta, l’urna con le
spoglie di Rolando verrà traslata dalla cripta della Pieve di San Valentino per essere
collocata sotto l’altare della chiesa.
«Domani avremo un prete in meno»:
con queste parole, disarmanti in quanto a cinismo, i partigiani che nell’aprile
1945 uccisero il giovane seminarista
Rolando Rivi, commentarono la barbarie appena compiuta. Aveva solo 14
anni, Rolando Rivi. Era un seminarista,
al principio di un cammino che avrebbe dovuto condurlo a realizzare il suo
sogno, quello di diventare sacerdote
e missionario. Le sue ali ancora acer16
be vennero però brutalmente spezzate
in un bosco situato nel mezzo del cosiddetto Triangolo della Morte, fazzoletto di terra emiliana che durante la
Seconda Guerra Mondiale fu imbevuto
di sangue dalla ferocia dei partigiani
comunisti.
Era il 10 aprile 1945, quando una pattuglia partigiana, appartenente a un
battaglione inquadrato nella divisione
Modena Montagna, sequestrò Rivi e lo
costrinse a seguirla nella boscaglia nei
pressi di San Valentino, la frazione di
Castellarano in cui il giovane viveva. Ai
genitori venne lasciato un biglietto con
scritto «Non cercatelo. Viene un attimo
con noi partigiani». Solo dopo quattro
giorni, il padre Roberto Rivi e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma in condizioni strazianti: il volto era coperto di
lividi, il busto martoriato e due fori di
proiettile ad indicare le ferite mortali, uno alla tempia sinistra e un altro
all’altezza del cuore.
Gli fu fatale il coraggio dell’appartenenza al Signore. Ai tanti cari che, per
prudenza innanzi all’odio assassino
anti-clericale dei partigiani, lo invitavano a smettere l’abito talare, Rolando
Rivi rispondeva: «Non posso, non devo
togliermi la veste. Io non ho paura, io
sono orgoglioso di portarla. Non posso nascondermi. Io sono del Signore».
Così, quella veste gli fu sottratta e venne esibita come trofeo di guerra da un
drappello di spietati esecutori di un’ideologia atea e truculenta.
Fu però, la loro, una soddisfazione tanto crudele e vile quanto velleitaria. Se
l’obiettivo di questi criminali, infatti, era quello di sradicare dal popolo
la fede e di cancellare la memoria dei
tanti uomini di Dio uccisi, ebbene, possiamo dire che tale dissennato disegno
fallì miseramente.
Ne è testimonianza la fama di santità del giovane Rivi, diffusasi dapprima
nelle zone in cui venne ucciso e cresciuta, nel corso degli anni, a tal punto
da varcare i confini italiani. La prima
richiesta per l’avvio della sua causa di
beatificazione venne presentata nel
1989, anno della caduta del muro di
Berlino. Nel 2001 iniziò poi a circolare la notizia di un miracolo attribuito all’intercessione di Rolando Rivi.
In quell’anno, un bambino inglese di
nome James guarì inspiegabilmente da
una grave forma di leucemia dopo che
i suoi genitori avevano posto sotto il
guanciale una reliquia di Rolando Rivi.
Si tratta di una ciocca di capelli intrisa
del sangue del suo martirio, procurata
da un amico di famiglia del bambino
inglese tramite padre Giovanni Battista
Colusso, parroco di San Valentino, luogo in cui riposano le spoglie del giovane seminarista.
I medici attestarono l’incredibile scomparsa dei segni della leucemia dal piccolo James il 4 aprile 2001, pochi giorni prima dell’anniversario del martirio
di Rivi. Nel 2006, la Chiesa riconobbe
l’attribuzione a Rivi di una serie di guarigioni miracolose ed avviò la causa di
beatificazione. Il 27 marzo scorso, Papa
Francesco ha inoltre riconosciuto l’assassinio di Rolando Rivi come un martirio, cioè come un crimine commesso
“in odio alla fede”. Ha così fissato per
il 5 ottobre la data in cui Rolando Rivi
verrà proclamato beato.
La solenne celebrazione, che si terrà
alle ore 16 presso il Palazzetto dello
Sport di Modena, è ormai prossima e
dunque fervono i preparativi. Nella città della Ghirlandina è atteso un massiccio afflusso di fedeli, tanto che si è
deciso di allestire alcuni maxischermi
ed oltre mille sedie anche all’esterno
della struttura. A beatificazione avvenuta, l’urna con le spoglie di Rolando
verrà traslata dalla cripta della Pieve di
San Valentino per essere collocata sotto l’altare della chiesa. Sarà un modo
per renderne più facile l’individuazione
ai fedeli che copiosi accorrono per portare un saluto, rivolgere una preghiera a questo giovane seminarista ucciso “in odio alla fede”. Per l’occasione,
in un locale accanto alla Pieve, verrà
inaugurato un museo in sua memoria,
che aiuterà i molti pellegrini a meglio
conoscere la testimonianza di fede del
seminarista.
Testimonianza di fede che fa di Rolando
Rivi, a quasi settant’anni dal suo martirio, un «un prete in più» nella schiera celeste dei beati in Cristo. Eterna è
la sua pace, come il ricordo della sua
Chiesa.
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Camisasca: «La vita di Rolando Rivi si racchiude nella sua
espressione: “Io sono di Gesù”»
Intervista al vescovo di Reggio Emilia sulla figura del seminarista 14enne ucciso dai partigiani che sarà beatificato domani (5 ottobre): «Non guardiamo al suo martirio in ottica
politica, il suo è un insegnamento di perdono e conversione»
Emanuele Michela
Sarà proclamato beato , sabato 5 ottobre, davanti ad almeno 7 mila di fedeli
riuniti presso il Palazzetto di Modena.
L’affetto che le terre d’Emilia tributano
a Rolando Rivi è grande, e ha costretto
gli organizzatori a spostare la celebrazione dal Duomo cittadino alla più ampia struttura sportiva. La storia di questo giovane seminarista, ucciso 14enne
in odium fidei da un gruppo di partigiani, è un frammento di cosa doveva
essere la vita che nel triangolo della
morte alla fine della Seconda Guerra
Mondiale. Ma per Massimo Camisasca,
vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, il
martirio di Rivi è un invito ad andare
oltre la logica di contrapposizione storica e di rivalsa sul periodo della Resistenza, per cogliere fino in fondo cosa
spinse il giovane Rolando a rimanere
sempre così attaccato alla sua talare.
Eccellenza, il Duomo di Modena non
basterà ad accogliere i fedeli e si è
deciso di spostare nel Palazzetto la
celebrazione, segno che tra la gente
dell’Emilia la riconoscenza verso Rivi
è grande. Da dove nasce tutto questo
affetto?
Le persone sono attratte dalla luminosità e dalla semplicità della figura
di Rolando. Non ci ha lasciato parole
scritte, neppure conosciamo le ultime
parole dette nel momento del martirio.
Però ci ha lasciato la luce di una testimonianza a Cristo totale. La sua vita
si racchiude nell’espressione che lui
usava spesso: «Io sono di Gesù». Quindi
Rolando è la testimonianza della semplicità e della totalità dell’amore. È la
testimonianza che l’amore è più forte
della morte, come dice il Cantico dei
18
Cantici: le acque non potranno spegnere quell’amore. L’oceano per Israele era il simbolo del demoniaco: ecco,
il demonio non può spegnere l’amore.
Questo è ciò che le persone avvertono,
e qui sta la ragione dell’attrattiva verso
Rivi.
Stupisce quel grande senso di appartenenza alla sua talare, con cui arrivò
a sfidare giovanissimo le minacce dei
partigiani.
Questo attaccamento alla talare era
la modalità con cui un ragazzo di 14
anni affermava la propria appartenenza a Cristo. Oggi può essere vista come
una cosa anacronistica, ma in realtà
era questa la sua modalità di gridare
al mondo: io sono di Cristo, Cristo è il
Signore della mia vita, nel senso che è
Colui che colma la mia attesa di felicità
e di pienezza.
Ad aprile, celebrando la messa in ricordo di Rivi, lei ha spiegato che il
suo martirio non è la vittoria di una
parte su un’altra, ma la vittoria della
fede. Che valore ha la testimonianza
di questo prossimo beato in chiusura
dell’Anno della fede?
Penso che dobbiamo uscire da un’ottica
puramente politica nel leggere la vita
e il martirio di Rolando Rivi ed entrare
in un’ottica più profonda, dove possiamo vedere quale insegnamento arriva
da questo martirio per la nostra vita
presente: è certamente un insegnamento di perdono e di riconciliazione,
di richiamo alla conversione, ed è un
insegnamento su Dio come forza e luce
per l’uomo, come pietra su cui poggiare
che non viene meno.
Martiri
Perché papa Francesco beatifica 500 martiri spagnoli
uccisi dai repubblicani. «E ora è anche peggio»
Intervista a monsignor Cárcel Ortí che ci racconta le storie dei cattolici spagnoli uccisi nella guerra civile a causa della loro fede. «Allora il nemico aveva il fucile in mano, oggi è la
mentalità mondana»
6 agosto 2013, Benedetta Frigerio
autore di numerosi libri sui martiri di
quel periodo.
Il 4 giugno scorso papa Francesco ha
autorizzato il riconoscimento del martirio di 95 cattolici uccisi dai repubblicani durante la guerra civile spagnola.
Fra loro si contano moltissimi sacerdoti
e religiosi e anche diversi laici assassinati tra il 1936 e il 1939 in odio alla
fede. I martiri dell’ondata anticattolica
degli anni Trenta in Spagna, durante la
quale anche il 70 per cento delle chiese subì devastazioni, sono migliaia. Già
Giovanni Paolo II, tra il 1987 e il 2001,
ne aveva beatificati 460. Tra il 2005 e
il 2011 Benedetto XVI ne ha beatificati
più di cinquecento. Con i 522 che saranno beatificati il 13 ottobre prossimo
a Tarragona, la Chiesa avrà qualcosa
come 1.500 beati martiri uccisi in Spagna negli anni Trenta, di cui alcuni già
canonizzati.
«Ma questi rappresentano solo una
piccola percentuale delle circa 10 mila
persone morte per Cristo», spiega a
tempi.it monsignor Vicente Cárcel Ortí,
storico ed esperto dei rapporti StatoChiesa nella Spagna del XX secolo e
Monsignor Cárcel Ortí, chi sono questi uomini e donne che morirono a
causa delle loro fede?
Bisogna precisare che questi beati non
sono propriamente martiri della guerra civile, perché la persecuzione è cominciata prima, con l’istituzione della
Repubblica tramite il colpo di Stato del
1931, avvenuto per mano delle variegate anime della sinistra. Fu un attentato
alla Corona, che allora era naturalmente associata alla Chiesa, data la cattolicità della nazione spagnola. Combattere la monarchia equivaleva dunque ad
attaccare la Chiesa. Per questo i liberali
erano anticlericali, e si opponevano alle
leggi della Corona considerate cattoliche: cominciò una discriminazione nei
fatti e legale, accompagnata da una
campagna mediatica non anticlericale
appunto, ma anticattolica. Fu così che
venne a mancare la libertà religiosa,
mentre, giorno dopo giorno, si creava
una mentalità per cui la Chiesa cominciò ad essere percepita come la responsabile di tutti i mali. Infine, dopo tre
anni, nel 1934, cominciarono gli omicidi: nella Regione delle Asturie vennero
uccisi mille civili e 34 religiosi, di cui
9 sono già stati canonizzati, mentre gli
altri sono in via di beatificazione. Non
solo, furono distrutte anche la bellissima cattedrale della capitale, Oviedo, il
19
seminario e gli edifici religiosi della città. Questo sarebbe diventato il metodo della sinistra anticattolica: uccidere
qualsiasi credente, profanare le chiese
e distruggere qualsiasi simbolo, edificio
o opera d’arte legati alla religione cattolica.
Come si arrivò a compiere atti pubblici tanto atroci, senza pensare di
perdere il consenso della popolazione
credente?
È difficile capire come si arrivò a un
livello di violenza così feroce. Pio XII
nel 1936 parlò di «odio di Satana». Non
trovo altre spiegazioni a tanto furore,
che portò non solo all’omicidio di migliaia di uomini ma anche alla profanazione di tantissime chiese.
Perché la Chiesa cattolica era così invisa al potere?
L’ideologia marxista diceva che occorreva rispondere alla questione sociale
tramite il metodo stalinista. Perfino alcuni illuminati, seppur liberali, riconobbero che la guerra civile era proprio il
tentativo di ricreare i soviet di Stalin in
Spagna. La Chiesa non aveva mezzi per
rispondere alle nuove istanze sociali.
Così, quando nel 1936 ci fu un nuovo
colpo di Stato contro la Repubblica, i
militari vennero supportati dal popolo,
ormai da anni istigato contro la Chiesa.
Ma siccome questo popolo era in maggioranza cattolico lo scontro avveniva spesso tra fratelli, come sottolineò
sempre Pio XII: fu l’emblema della Seconda guerra mondiale.
È in questo contesto che gli omicidi
e gli atti dissacranti cominciarono a
diventare sistema normale.
Prima si cominciò con la propaganda,
che incolpava i cattolici retrogradi, e
poi si arrivò a giustificare la violenza
che si consumava quotidianamente per
strada e nelle piazze. Non uccidendo
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solo preti e suore, ma intere famiglie di
fronte a tutti, come si vede in un film
uscito di recente. George Orwell, allora
anarchico di sinistra e corrispondente di
guerra, scrisse che in questa lotta non
avevano pace nemmeno i morti. Anche
i cimiteri venivano profanati, con i cadaveri riesumati e le tombe distrutte.
Ma ripeto, prima ci furono cinque anni
di campagna martellante e quotidiana
contro i cattolici.
Anche oggi la Chiesa è accusata di
non essere “al passo coi tempi”.
Ora è anche peggio, perché ci si accorge meno della violenza del potere. È più
subdola, anche per il fatto che non si
sa più chi sia il nemico, che allora riconoscevi con i fucili in mano. Non solo,
la mentalità mondana sta entrando nel
cervello di molti cattolici. Mentre allora la maggioranza aveva resistito.
Morirono non solo religiosi ma anche
laici: giovani, padri e madri di famiglia.
Non si tratta di eroi, ma di persone
normali che vivevano una fede per cui
valeva la pena dare la vita. E fu una
sorpresa anche per la Chiesa: molti
pensavano che la fede popolare degli
spagnoli fosse insufficiente, folcloristica e sentimentale. Invece, davanti
alla prova, emerse la sua forza semplice e cristallina, prima snobbata dagli
intellettuali. La cosa impressionante
è che in ogni città, senza conoscersi
né mettersi d’accordo, morirono tutti
allo stesso modo: invitati ad abiurare
in cambio della vita, rifiutarono e morirono pregando per i loro assassini e
urlando: “Viva Cristo Re”. Come accadeva anche in Messico o in Germania
davanti alle SS di Hitler.
Vi furono casi di abiura?
Leggendo tutte le carte dei processi
non si trova un solo caso di tradimento. Questo è miracoloso perché non è
scontato che uno che ha fede non ceda
o non tradisca.
Perché beatificarli proprio ora?
A cominciare fu Giovanni Paolo II, vissuto sia sotto il nazismo sia sotto il
comunismo. Nel Novecento si pensava
ancora ai martiri cristiani come a quelli
morti durante l’impero romano. Invece
i martiri sono tornati con i totalitarismi e le dittature. Il Papa voleva che
ci si ricordasse di ciascuno di loro, che
fosse mantenuta la memoria storica
dei disastri provocati da un secolo che
ha dimenticato Dio. Per questo anche
papa Benedetto ha continuato con le
beatificazioni.
la voce della verità! Persone rette, che
non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere
paura! Fra voi ci sono tanti giovani.
A voi giovani dico: non abbiate paura
di andare controcorrente, quando ci
vogliono rubare la speranza, quando
ci propongono questi valori che sono
avariati, valori come il pasto andato
a male e quando un pasto è andato a
male, ci fa male; questi valori ci fanno
male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: andate
controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente!».
E non sembra che sia finita.
Papa Francesco non fa che parlare di
martirio, che significa testimonianza. Il
Papa invita i cattolici ad andare controcorrente e a non piegarsi alle leggi
mondane. Lo ha fatto il 17 di giugno
incontrando la curia romana. E continua a ripeterlo anche ai giovani. Voglio
chiudere con le sue parole che spiegano
perché il martirio sia così attuale. Sono
quelle dell’Angelus dello scorso 23 di
giugno: «Che cosa significa “perdere
la vita per causa di Gesù”? Questo può
avvenire in due modi: esplicitamente
confessando la fede o implicitamente
difendendo la verità. (…) Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno
per la verità! Quanti uomini retti preferiscono andare controcorrente, pur di
non rinnegare la voce della coscienza,
21
Martiri
Siria, Maloula. Il martirio di Sarkis:
«Se volete uccidermi perché sono cristiano, fatelo»
La sorella racconta il martirio di Sarkis, cattolico di Maloula che si è rifiutato di convertirsi
all’islam davanti ai terroristi islamici. «Ucciso in odium fidei»
13 settembre 2013, Leone Grotti
in cui il fratello è stato ucciso. I ribelli
sono entrati nella casa dove si trovavano Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di
Mikhael, e la donna. Gli islamisti hanno
ordinato a tutti di convertirsi all’islam,
pena la decapitazione. Sarkis ha risposto così: «Sono cristiano e se volete uccidermi perché sono cristiano, fatelo».
I cristiani a Damasco la chiamano già
“terra dei martiri”. L’antico villaggio di
Maloula, culla della cristianità siriana,
dove si parla ancora l’aramaico di Gesù,
è da giorni nelle mani dei terroristi islamici di al-Nusra, che hanno attaccato
chiese, monasteri e rimosso crocifissi.
IL MARTIRIO DI SARKIS.
I ribelli, dopo aver preso il villaggio,
hanno ucciso tre cristiani, i cui funerali
si sono svolti a Damasco lo scorso 10
settembre. La sorella di una delle vittime, ferita e portata nella capitale a
curarsi, ha raccontato ieri la dinamica
22
«MORTO IN ODIUM FIDEI».
I terroristi l’hanno subito ucciso, insieme agli altri due. La donna è stata
ferita ma è riuscita a scappare. Come
affermato a Fides da suor Carmel, che
cura i cristiani scappati a Damasco,
«quello di Sarkis è un vero martirio, una
morte in odium fidei». Ieri l’esercito ha
provato ancora una volta a riprendere
il villaggio, come testimoniato dall’inviato Gian Micalessin, ma ancora una
volta sono stati ricacciati indietro dai
cecchini qaedisti.
Vita in Santuario (luglio/agosto/settembre 2013)
Immagino che la Sorella Eleonora e Alessandra abbiano terminato esauste nel
cercare di ricostruire la vita del nostro Santuario di questi mesi estivi, per questo non me la sento di rimproverarle affermando che molti e molti di più sono
stati i pellegrinaggi, i gruppi, le SS Messe, gli ospiti illustri, i ritiri, gli incontri,
ecc… ma sarebbe umanamente impossibile elencarli tutti ed è per questo che,
al contrario, le ringraziamo di cuore.
Lunedì 1° luglio: a Casa Studio era presente un gruppo di ragazzi dell’Università
Cattolica di Milano che hanno soggiornato per alcuni giorni dedicati allo studio.
Martedì 2 luglio: don Antonio Cosseddu della parrocchia San Giovanni Battista di
Siniscola ha celebrato alle 11.30 in Basilica Antica la S. Messa per il suo gruppo di
pellegrini.
Mercoledì 3 luglio: il gruppo Vita 3 di Borgo d’Ale ha partecipato alla S. Messa in
Basilica Antica celebrata da don Carlo Rustichelli
Giovedì 4 luglio: alla S. Messa delle 7.30 era presente un gruppo di pellegrini provenienti dalla Polonia; alle 12.15 presso la Cappella Sant Eusebio un altro gruppo di
polacchi ha preso parte alla celebrazione officiata da don Tommaso in lingua polacca.
Erano anche presenti un gruppo proveniente dalla parrocchia San Giovanni di Torino,
guidato da fratel Matteo Gilardi, e il gruppo dell’oratorio Santo Stefano di Parabiago
(MI), guidato da don Mauro Viganò.
Venerdì 5 luglio: è arrivato a O.D.G. un gruppo di giovani ragazzi provenienti dalla
Polonia, che hanno trascorso alcune giornate di vacanza visitando Oropa e i dintorni.
Sabato 6 luglio: come ogni anno, si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Asti,
guidato dal Vescovo, Mons. Francesco Ravinale; la giornata ha avuto inizio alle 9.30
23
con la processione dal Chiostro
della Basilica Antica fino alla
Basilica Superiore.
Come ogni 1° sabato del mese,
si è svolto il pellegrinaggio del
gruppo “Centro aiuto alla vita”
che, dopo essere giunto a piedi
in Santuario, ha partecipato alla
S. Messa delle 9.00.
Alle 12.00 don Yuri ha celebrato
in rito bizantino all’altare del
Santissimo in Basilica Antica per
un gruppo di pellegrini ucraini.
Alle 17.30 la Banda Sinfonica
Heemstede, proveniente dall’Olanda, ha tenuto un concerto nel
Chiostro della Basilica Antica.
Alle 21.00 nella galleria degli ex-voto si è svolto lo spettacolo itinerante “Storie di
Piazza”.
Domenica 7 luglio: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio delle
parrocchie di Cossila San Giovanni, Cossila San Grato, Favaro, Tollegno e Sordevolo.
Lunedì 8 luglio: alle 11.15 in Basilica Antica don Legitymacja Kaplanska ha celebrato
la S. Messa per un gruppo di polacchi.
Martedì 9 luglio: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio la mostra su Jerome
Lejeune dal titolo “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi”; la mostra è durata fino al
21 luglio.
Mercoledì 10 luglio: alle 11.30 in Basilica Antica don Angelo ha celebrato la S. Messa
per il suo gruppo di pellegrini proveniente da Fornovo (BG).
Era anche presente in Santuario un gruppo di circa 70 persone proveniente dalla
parrocchia San Giacomo
Maggiore di Torino.
Venerdì 12 luglio: un
gruppo di Fraternità è
arrivato a Oropa per trascorrere alcuni giorni di
ritiro.
Alle 11.30 in Basilica
Antica don Salvatore ha
concelebrato per il gruppo di ragazzi provenienti dall’oratorio di Pogno
(NO).
Era anche presente un
gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia
24
S. Francesco d’Assisi di Venaria, guidato da don Livio Sola.
Sabato 13 luglio: si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Casale Monferrato,
guidato da Sua Ecc. Mons. Alceste Catella.
Alla S. Messa delle 10.30 era presente un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia di Cernusco d’Adda (BG).
Alle 17.30 nella saletta della galleria Sant Eusebio si è tenuta una conferenza sul
compositore Pietro Magri e il Canto Gregoriano.
Alle 21.00 in Basilica Antica si è svolto un concerto di Cori Piemontesi.
Domenica 14 luglio: il gruppo della Pastorale Giovanile di Verbania ha trascorso
alcune giornate di ritiro a O.D.G.
Si è svolto alla Basilica Superiore il pellegrinaggio di Pollone, Arro, Salussola, San
Secondo, Vigellio, Carisio e Carisio San Damiano
La S. Messa delle 10.30 è stata animata dal coro di S. Cecilia di Bellinzago (NO); quella
delle 11.45 dal coro di Envie (CN)
Il Canonico Primiero Sportini ha presieduto la S. Messa alle 11.30 per il gruppo di
pellegrini della parrocchia S. Michele di Gragnana di Massa Carrara.
Lunedì 15 luglio: 150 ragazzi di un gruppo GS proveniente dall’Emilia Romagna,
hanno trascorso la giornata in Santuario; alle 14.30 il Rettore ha celebrato per loro
la S. Messa in Basilica Antica.
Giovedì 18 luglio: ha avuto inizio il pellegrinaggio OFTAL che si è concluso domenica
21.
Un gruppo di circa 200 persone della Fraternità di Magenta (MI) ha trascorso alcune
giornate di vacanza in Santuario.
Venerdì 19 luglio: gli ospiti della Casa di Riposo di Sordevolo hanno passato l’intera
giornata a Oropa, alle 11.30 in Basilica Antica padre Luciano Acquadro ha celebrato
per loro la S. Messa.
Alle 20.45 il Can. Gianni Panigoni ha celebrato il Rosario, seguito dalla fiaccolata nel
chiostro, per i suoi pellegrini della parrocchia San Giacomo del Piazzo di Biella.
Sabato 20 luglio: alle 11.15 don Fabrizio ha celebrato la S. Messa per il gruppo della
Pastorale Giovanile di Verbania.
Alle 21.00 in Basilica Antica Simone Gheller ha tenuto un concerto per organo.
Domenica 21 luglio: per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi
Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il ritiro spirituale.
Alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di Andorno Micca, San Giuseppe
di Casto, Cerreto Castello, Valdengo, Vigliano Santa Maria Assunta e San Giuseppe
Martedì 23 luglio: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio una mostra sulla musica
intitolata “Tre accordi e il desiderio di verità. Rock’n’roll come ricerca dell’infinito”.
15 ragazze dell’Oratorio del Buon Consiglio di Parigi hanno trascorso alcune giornate
di ritiro spirituale guidato da don Vincenzo Tonello.
Il gruppo Quo Vadis dell’Arcidiocesi di Lubiana (Slovenia) ha trascorso la giornata in
Santuario, alle 15.00 don Grebenc ha celebrato la S. Messa in lingua slovena.
Giovedì 25 luglio: alla S. Messa della 10.30 era presente un gruppo proveniente da
una parrocchia di Groppello Cairoli (PV).
25
Alle 11.45 don Attilio Barbera ha celebrato per circa 200 ragazzi delle parrocchie di
Candelo.
Venerdì 26 luglio:
sono giunti in Santuario i volontari per
organizzare RiOropa, il
grande appuntamento
dei giovani per partecipare da lontano, ma
in diretta, alla Giornata Mondiale dei Giovani a Rio De Janeiro.
Tra tutti i volontari
bisogna ricordare con
gratitudine e ammirazione quelli della
diocesi di Aosta che,
partendo al mattino
da Fontainmore, hanno rifatto con il loro Vescovo, S.E. Mons. Franco Lovignana, il
percorso del celebre pellegrinaggio valdostano.
Sabato 27 luglio: Il Santuario è stato invaso
pacificamente dai giovani della GMG che
al mattino, partendo dalla Cappella di San
Fermo, hanno raggiunto la Basilica Antica in
processione, dove hanno reso omaggio alla
Madonna.
Dopo aver mangiato al sacco si sono divisi in
gruppi per assistere alle catechesi tenute da
Mons. Mana (Vescovo di Biella), Mons. Corti
(Vescovo Emerito di Novara), don Ezio Saviolo (già missionario in Brasile) e don Michele
(Rettore del Santuario). Alle 19.00, sul sagrato della Basilica Antica, S.E. Mons. Gabriele
Mana ha celebrato i Vespri con tutti i ragazzi
della GMG.
Dopo una lauta cena i ragazzi si sono riversati nella Basilica Superiore per partecipare
al grande spettacolo organizzato da AnnoDomini Multifestival fino alle ore 24, quando, è
iniziata la diretta della Veglia di Papa Francesco a Copacabana. Finalmente, esausti, alle 3
del mattino hanno raggiunto le loro camere per andare a dormire.
Domenica 28 luglio: alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di Borriana,
Gaglianico, Ponderano, Sandigliano, Cerrione, Magnonevolo, Vergnasco, Pavignano,
Vaglio Colma e Tavigliano.
In Basilica Antica i giovani della GMG dopo aver celebrato le lodi, introdotti da Mons
Mana, hanno partecipato ad una liturgia penitenziale per poi partecipare ai diversi
Workshop (di varie realtà ecclesiali biellesi).
26
Dopo aver mangiato insieme, nel pomeriggio alle 15, in contemporanea con Rio de
Janeiro, RiOropa si è conclusa con la solenne celebrazione nella Basilica superiore
presieduta dal Vescovo di Biella
Martedì 30 luglio: 30 persone del Vicariato di Mogliano Veneto hanno trascorso una
giornata di ritiro soggiornando a O.D.G.
Alle 19.00 in Basilica Antica un gruppo francese ha partecipato alla S. Messa celebrata in madre lingua.
Giovedì 1° agosto: alla galleria Sant Eusebio ha avuto inizio la mostra “Con gli occhi
degli Apostoli. Una presenza che travolge la vita”, durata fino al 1° settembre.
Il gruppo di Azione Cattolica GV di Genova ha trascorso alcune giornate di ritiro a
Casa Studio.
Erano inoltre presenti in
Santuario un gruppo di
Fraternità di Novara e la
parrocchia di Santhià.
Venerdì 2 agosto: a
O.D.G. ha soggiornato per alcuni giorni un
gruppo di ragazzi della
parrocchia di Pavignano.
Sabato 3 agosto: don
Federico Roder ha
celebrato la S. Messa
in francese per il suo
gruppo di pellegrini
provenienti da Parigi.
Si è svolto il consueto pellegrinaggio mensile del “Centro aiuto alla Vita”.
Domenica 4 agosto: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio di
Candelo, Cavaglià, Dorzano e Roppolo.
La S. Messa delle 10.30 in Basilica Antica è stata animata dalla Corale San Lorenzo.
Alle 11.30don Franco Belloni ha celebrato per un gruppo di pellegrini provenienti da
Novara.
Martedì 6 agosto: il gruppo della parrocchia Levada (PD) ha trascorso alcuni giorni
di ritiro a O.D.G.
Alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio della diocesi di Vercelli (cca 1400
pellegrini) guidato e presieduto da S.E. Mons. Enrico Masseroni. Erano presenti il Prefetto e altre autorità della Città di Vercelli.
Mercoledì 7 agosto: in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie
di Piedicavallo, Montesinaro, Riabella, Oriomosso, Rialmosso, Rosazza e Campiglia
Cervo.
Giovedì 8 agosto: si è svolto il pellegrinaggio della Diocesi di Pinerolo, guidato da
S.E. Mons. Piergiorgio Debernardi.
Una decina di studenti dell’Università di Fisica di Milano hanno passato a Oropa alcu27
ne giornate dedicate allo studio, soggiornando a Casa Studio.
Don Enrico ha concelebrato la S. Messa delle 10.30 per il suo gruppo di pellegrini
provenienti dalla parrocchia San Pietro di Novara.
Sabato 10 agosto: Pellegrinaggio della Diocesi di Ivrea.
I primi pellegrini giunti a piedi, sono stati accolti dalla Confraternita di N.S. di Oropa
con il ristoro di una bevanda calda.
Alle 9.45 alla Basilica Superiore, sotto la guida di Sua Ecc. Mons. Edoardo Cerrato,
si è svolta la processione, seguita dalla Celebrazione penitenziale e dal Pontificale.
Nel pomeriggio alle ore 14.30 il pellegrinaggio si è concluso con la recita del Santo
Rosario, la processione Eucaristica e la Benedizione. Possiamo calcolare che quest’anno hanno preso parte al pellegrinaggio circa 2000 pellegrini.
Domenica 11 agosto: la S. Messa delle 11.45 alla Basilica Superiore è stata animata
dalla Corale San Vittore di Asiliano Vercellese.
Giovedì 15 agosto: Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
In Basilica Superiore alle 10.30 il Rettore ha celebrato la S. Messa solenne a cui hanno
partecipato moltissimi pellegrini. La solenne celebrazione che si è svolta nella gremita
Basilica Superiore si è conclusa, come ormai da qualche anno, con una sentitissima
processione alla Basilica Antica dove i pellegrini hanno potuto deporre una rosa ai
piedi della Madonna. La S. Messa è stata animata dal Coro di Oropa. Come ogni anno
gli Amici di Oropa hanno cucinato e poi offerto i biscotti ai pellegrini del Santuario.
La sera alle 21.00 si è svolta una grande Fiaccolata, alla presenza di Sua Ecc. Mons.
Mana, che si è snodata dal Chiostro fino ai Cancelli per poi tornare al punto di partenza.
Domenica 18 agosto: Ha avuto inizio il pellegrinaggio OFTAL, durato fino a giovedì
22; come ogni anno hanno preso parte al pellegrinaggio moltissimi ammalati che,
grazie anche al bel tempo, hanno potuto trascorrere alcuni giorni di riposo e preghiera
accompagnati dai numerosi volontari.
Alle 10.00 in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio di Magnano.
Don Giovanni Kirschner ha accompagnato 35 ragazzi di una parrocchia di Treviso per
un paio di giorni di ritiro.
Giovedì 22 agosto: un gruppo di circa 50 ragazzi provenienti da Cornuda (TV) ha
trascorso alcune giornate a Oropa, soggiornando a O.D.G.
Sabato 24 agosto: un gruppo di pellegrini provenienti dalla parrocchia San Biagio
di Arezzo ha svolto una giornata di ritiro sotto la guida del parroco don Josè, che ha
28
concelebrato la S. messa
delle 18.15 in Basilica
Antica.
A San Bartolomeo il parroco del Favaro il Can
Boffa, con Mons Pompedda hanno celebrato
la tradizionale S. Messa
a cui hanno partecipato una cinquantina di
persone.
Domenica 25 agosto:
alle 10.00 alla Basilica
Superiore alla presenza
delle massime autorità cittadine si è celebrata la Festa dell’anniversario delle inaugurazioni delle Basiliche di Oropa e delle incoronazioni della Regina del Monte di
Oropa. Dopo un momento conviviale di saluto, il Rettore e il Sindaco, accompagnati
dalle autorità civili e militari si sono recati ai cancelli del Santuario per sottolineare
l’importanza della ricorrenza in cui, per tradizione, è il Sindaco della città di Biella
che in questa giornata apre e chiude il Santuario come segno del fatto che, in questo
giorno di grande affluenza, il servizio d’ordine e la cura del Santuario è affidato alla
Città rappresentata dal suo primo cittadino.
Come ogni anno, si è svolto il pellegrinaggio della parrocchia di Zimone.
Prima del pranzo si è svolta la inaugurazione della sala dedicata ai lasciti dei coniugi
Torrione.
Martedì 27 agosto: come da consuetudine, si è svolto il pellegrinaggio annuale di
Villata. Anche quest’anno i pellegrini sono giunti a Oropa numerosissimi, guidati da
nuovo parroco don Rinaldo Vanotti; la S. Messa delle 10.30 è stata animata dalla
banda del paese.
Alle 11.30 in Basilica Antica don Andrea Cosma ha celebrato per il pellegrini della
diocesi di Genova.
Giovedì 29 agosto: alle 19.00 in Basilica Antica don Guglielmo ha celebrato la S.
29
Messa per il suo gruppo di pellegrini provenienti da Paullo (MI), che hanno trascorso
alcune giornate in Santuario.
Domenica 1° settembre: circa 150 ragazzi sono arrivati a Oropa per dedicare alcuni
giorni alla preparazione del test di ammissione alla facoltà di Architettura di Milano.
Alle 10.00 in Basilica Antica si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie del Barazzetto, Oremo e Vandorno.
Come ogni anno, i pellegrini di Salassa Canavese hanno svolto la loro processione
votiva al Santuario. Partiti a piedi, hanno dormito alla Bossola per poi raggiungere
Oropa; sempre a piedi sono poi ritornati alle loro case.
Alle 11.30 don Antonello ha celebrato per i suoi pellegrini di Casalbeltrame (NO).
Lunedì 2 settembre: il gruppo di Fraternità Agostiniana ha preso parte alla S. Messa
delle 16.30.
Martedì 3 settembre: don Mario Malpera ha celebrato l’Eucarestia per il gruppo
dell’Associazione S. Giuseppe di Monfalcone (GO).
Mercoledì 4 settembre: circa 40 pellegrini della parrocchia San Giuseppe di Novara
hanno partecipato alla S. Messa celebrata da don Alberto.
Venerdì 6 settembre: il gruppo dell’Oratorio Albavilla di Como ha soggiornato per
alcuni giorni a O.D.G.
Sabato 7 settembre: si è svolto il consueto pellegrinaggio mensile del “Centro aiuto
alla Vita”.
Alle 11.30 in Basilica Antica don Diego Zaupa e don Roberto Valeri ha concelebrato
per i loro pellegrini delle parrocchie di Roncà (VR) e Vimercate (MB).
Domenica 8 settembre: alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio
annuale delle parrocchie di Castellengo, Gifflenga, Mottalciata, Torrazzo, Zubiena San
Nicolao, Zubiena Riviera, Vermogno, Cossato Santa Maria Assunta, Ronco di Cossato,
Cossato Gesù Ns. Speranza.
L’Associazione genitori “Gianna Beretta Molla” di Magenta (MI) ha trascorso una
giornata di ritiro in Santuario che si è conclusa con la partecipazione alla S. Messa
delle 16.30.
Alle 17.00 alla Cappella Sant Eusebio, don Giovanni ha celebrato per i suoi pellegrini
della parrocchia Sant Eusebio di Gallarate (VA).
Mercoledì 11 settembre: gli ospiti della casa di riposo “Belletti Bona” di Biella hanno
trascorso l’intera giornata in Santuario
Giovedì 12 settembre: i seminaristi del Seminario di Brescia hanno svolto una giornata di ritiro sotto la guida di don Gianbattista.
Sabato 14 settembre: come ogni anno si è svolta la fiera di San Bartolomeo.
A O.D.G. hanno soggiornato i ragazzi delle parrocchie di Occhieppo Inferiore e Superiore accompagnati da don Fabrizio.
Alla S. Messa delle 18.15 erano presenti circa 80 ragazzi di un gruppo GS provenienti
dalla Brianza; la funzione è stata animata dal coro Monte Mucrone.
Domenica 15 settembre: per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi
30
Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il ritiro spirituale.
Alle 10.00 alla Basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio delle parrocchie di
Occhieppo Superiore, Occhieppo Inferiore e Galfione.
Alla S. Messa delle 10.30 erano presenti la parrocchia di Calolzio Corte (LE), accompagnata da don Matteo Bartoli, e un gruppo proveniente dal Santuario della Madonna
dei Fiori, accompagnato dal rettore don Sergio Boarino.
Alle 11.30 il gruppo della parrocchia S. Nicola e S. Gaetano di Torino e l’UNITALSI di
Pavia hanno preso parte alla celebrazione dell’Eucarestia in Basilica Antica.
La S. Messa delle 16.30 è stata animata dalla corale “Santa Cecilia” di San Pellegrino
(BG).
Martedì 17 settembre: don Mario Rosa ha celebrato alle 11.30 la S. Messa per il suo
gruppo di pellegrini provenienti da Almenno San Salvatore (BG).
Giovedì 19 settembre: a Casa Studio e O.D.G. hanno pernottato per alcuni giorni i
ragazzi della “Comunità Cenacolo”.
Sabato 21 settembre: i volontari dell’Associazione San Vincenzo de Paoli di Biella
hanno trascorso un pomeriggio di ritiro, che si è concluso con la partecipazione alla
S. Messa delle 18.15.
Domenica 22 settembre: alle 10.00 in basilica Superiore si è svolto il pellegrinaggio
delle parrocchie di Botto, Bulliana, Cereie, Ponzone, Pratrivero e Trivero.
Alle 11.30 in Basilica Antica il Rettore ha celebrato per circa 200 ragazzi dell’Istituto
Maria Consolatrice di Milano.
Alle 12.15 un gruppo di pellegrini ha preso parte alla celebrazione officiata da don
Renzo.
La S. Messa delle 16.30 è stata animata dal Coro di Oropa.
Lunedì 23 settembre: alle 10.00 alla Cappella San Filippo il gruppo “Legionari di Cristo” di Gozzano ha effettuato un paio di ore di adorazione, seguite dalla celebrazione
della S. Messa.
Circa una quindicina di pellegrini del centro diurno “Casa di giorno” hanno preso parte
alla celebrazione delle 10.30.
Alle 12.00 padre Antonio ha presieduto la S. Messa in Basilica Antica per il gruppo
dell’Ufficio Pastorale dei Migranti di Torino.
Nel pomeriggio don Gian Franco Brusa ha celebrato la S. Messa per i ragazzi della
scuola media di Vigliano Vercellese.
Martedì 24 settembre: ha avuto inizio la mostra sul Cardinale Newman dal titolo
“Cor ad cor loquitur”. La certezza di Newman, coscienza e realtà.
Alle 11.30 il Rettore ha tenuto un incontro con i 250 ragazzi della scuola Pier Giorgio
Frassati di Seveso (MB).
Mercoledì 25 settembre: don Francesco Zaniboni alle 11.15 in Basilica Antica ha
celebrato la S. Messa per il suo gruppo di pellegrini della parrocchia Sant’Apollonio
di Lumezzana (BS).
Giovedì 26 settembre: un gruppo di Azione Cattolica di Biella ha passato alcune
giornate di ritiro a Casa Studio sotto la guida di don Luca Bertarelli.
Venerdì 27 settembre: i ragazzi dell’Oratorio di Brusnengo sono arrivate a Oropa per
31
trascorrere alcuni giorni in Santuario.
Alle 21.00 in Basilica Antica S.E. Mons. Edoardo Cerrato, vescovo di Ivrea, ha tenuto
un incontro per introdurre la mostra sul Cardinale Newman.
Sabato 28 settembre: a O.D.G ha soggiornato il gruppo della Pastorale Giovanile di
Biella, guidato da don Gabriele Leone.
In sala Frassati si è tenuto il Consiglio Pastorale.
Alle 12.30 padre Fabrizio Carli ha celebrato la S. Messa per il gruppo del Centro di
Spiritualità Santa Montagna di Arona.
Alla S. Messa delle 18.15 era presente il gruppo della Confraternita San Giacomo
Apostolo di Levanto (SP).
Domenica 29 settembre: In Sala convegni, organizzato dalla pastorale familiare, alle
ore 10 si è svolto l’incontro con titolo “Sposarsi in chiesa o nella Chiesa?” con Don
Marco Gallo – Docente di Pastorale Liturgica e Sacramentaria.
Alle 11.30 in Basilica Antica don Mario Bianchi e don Giovanni Facchetti hanno celebrato per i loro pellegrini provenienti dalla parrocchia San Perpetuo di Alessandria e
da Viadanica (BG).
Alle 12.30 il Rettore ha celebrato per il gruppo del Banco di Solidarietà di Magenta
(MI).
Alle 15.00 in Basilica Superiore si è svolto il Pellegrinaggio Diocesano, la S. Messa
è stata presieduta da S.E. Mons. Gabriele Mana alla presenza di una settantina di
sacerdoti della Diocesi di Biella.
Varallo ha svolto il suo pellegrinaggio a piedi al Santuario concludendo con la celebrazione della S. Messa alle 19.00 in Basilica Antica.
Battesimi, Matrimoni Celebrati e Anniversari di Matrimonio
(luglio/agosto/settembre 2013)
Battesimi:
Sabato 31 agosto: Marta Picinali
Sabato 21 settembre: Riccardo Corniani
Sabato 28 settembre: Alessia Antoniotti
Matrimoni:
Sabato 7 settembre: Caccialanza Paolo Maria e Bulla Francesca – cel. don Michele Berchi
Sabato 14 settembre: Candura Marcello e Mezzano Francesca – cel. don Michele Berchi
Sabato 21 settembre: Corniani Fabio e Franchitti Dayana – cel. don Carlo Gimilini
Sabato 5 ottobre: Raviglione Matteo e Ramella Francesca-cel. don Michele Berchi
Anniversari di matrimonio:
Sabato 6 aprile : 25° anniv. di Marco Berchi e Daniela Meliga
Domenica 21 luglio : 60° anniv. di Luigi e Lucia Rondolotto
Martedì 20 agosto: 65° anniv. di Giovanni Burzio e Scali Rina
Sabato 31 agosto: 45° anniv. di Luciano e Donatella
Mercoledì 11 settembre: 30° anniv. di Riccardo Rusconi e Marina Manfredi
Domenica 15 settembre: 50° anniv. di Carlo e Egle Boano
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“Donne del filet”
Mercoledì 3 luglio, le “donne del filet”
del circolo Su Nuraghe di Biella si sono
ritrovate, come al solito, ma senza fili,
aghi, telai: non ci si fermava a lavorare, ma si partiva alla volta di Oropa,
per restituire una preziosa tovaglia
d’altare, con uno splendido pizzo a
filet raffigurante l’Ultima Cena, che
qualche tempo fa il presidente Battista Saiu aveva ottenuto in prestito, per
poterla riprodurre.
La tovaglia è stata fotografata, poi Betty ha trasportato il complesso disegno su
carta quadrettata e Laura lo ha ricamato a punto tela: il risultato è stato veramente bello! Così il gruppetto, con le due tovaglie e lo schema del disegno, è
arrivato al Santuario ed è stato accolto da Mons. Pompedda, don Cuffolo e don
Brughitta, unitamente ad alcune Figlie di Maria: suor Maria Antonietta, suor
Caterina e suor Eleonora.
L’incontro si è svolto nei locali in cui le Figlie di Maria lavorano per conservare al
meglio il prezioso patrimonio di paramenti e arredi, di cui sono particolarmente
gelose.
Durante l’incontro, Battista Saiu ha illustrato brevemente la singolare storia della tovaglia: vale la pena di ricordare che questa è stata ricamata usando un
antico telaio, appartenuto dapprima a suor Battistina, Pietatina di clausura al
Cottolengo di Biella, che, alla sua morte, l’aveva lasciato alla nipote, fondatrice
del gruppo delle “donne del filet”, “zia Antonietta Sotgiu”, che ora ha 93 anni
e la vista troppo indebolita per lavorare ancora: così il telaio è ora nelle mani di
Laura Rossetti… Si tramanda la tecnica, si tramandano gli strumenti, in tal modo
la tradizione continua e gli antichi saperi e le antiche arti rimangono vive.
C’è stata subito molta simpatia e cordialità tra le donne e le suore, basata soprattutto sul comune amore per le arti “femminili” del pizzo e del ricamo, che
è sfociata nella richiesta di poter ammirare alcuni pezzi della ricca collezione
di tovaglie e paramenti del Santuario: probabilmente, dopo la pausa estiva, un
mercoledì pomeriggio si potrà ritornare ad Oropa, per lavorare insieme con le
Figlie di Maria e vedere qualcosa di bello, che magari qualcuna vorrà provare a
rifare. Si è parlato di tecniche, di metodi di conservazione, di restauro e di tanto
altro… il tempo è letteralmente volato e il gruppo ha lasciato il Santuario, avvolto da un’atmosfera quasi autunnale, nonostante la stagione, con una ricchezza
in più da conservare nel proprio cuore.
33
Bisogno di impossibile
JOSÉMEDINA - 28 marzo, giovedì sera
Mi auguro abbiate il tempo e la determinazione di cominciare a leggere questa meditazione che don Medina ha tenuto ad alcune migliaia di studenti delle scuole superiori
in un ritiro nel triduo pasquale di quest’anno. Basterà che cominciate a leggerlo perché
non vi fermiate se non alla fine.
Sono parole fitte e dense che, anche se rivolte a ragazzi nemmeno ventenni (se avete
figli e nipoti potreste proporgliele), riaprono in tutti una ferita che ci è cara. Quella ferita che, diceva Grandmaison in una celebre preghiera, non si rimarginerà se non in cielo.
Eccoci qui Signore, piccoli, incapaci,
imbruttiti, incompiuti e allo stesso
tempo pieni di urgenza, di desiderio
di ritrovare qualcuno che possa riempire, colmare la grandezza del nostro
cuore. Eccoci Signore, affaticati, facilmente distratti, assenti, addormentati, salvo che un dolore pungente o
una paura terribile, anormale, per un
istante ci faccia diventare coscienti
dalla nostra debolezza e allo stesso
tempo della nostra grandezza. Eccoci
Signore, quelli che nei momenti più
veri dicono: «Sono nato e mi sento
dissolvere. Mangio, dormo, riposo
e cammino, mi ammalo e guarisco,
mi assalgono senza numero brame
e tormenti, godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la
carne diventa polvere come quella
degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla,
se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo
mio, mi sentirei creatura finita»1. È
per questo, Signore, che ci raduniamo, per vivere insieme a Te, presso a
Te in questi giorni, con il desiderio di
guardare in faccia il nostro essere, il
nostro dramma: «Senza di te, io sono
nulla, creatura finita». «Vieni Signore,
a illuminare il mio cuore, a consolare
l’uomo stanco, a invadere nel profondo il cuore dei tuoi amici. Lava ciò che
34
è sordido, bagna ciò che è arido, sana
ciò che sanguina.»2 In piedi cantiamo
Discendi Santo Spirito. Discendi Santo
Spirito
Innanzitutto vi ringrazio di essere qui,
vi ringrazio perché la presenza di ciascuno di noi, e specialmente i contributi che avete scritto sono stati e continuano a essere testimonianza per
me dalla potenza trasformatrice del
Risorto. Dopo aver letto i contributi,
vendendovi qui in tanti, sarebbe irragionevole non dire che Egli è qui! C’è
Qualcosa che ci ha mosso che è più
grande di noi, anche se talvolta neanche ce ne rendiamo conto.
L’UOMO È STRUTTURALMENTE BISOGNO VISCERALE D’IMPOSSIBILE
Scrive una nostra amica: «In questo
ultimo periodo sento che davanti a
tutto − scuola, moroso, amicizie, genitori −, desidero e attendo sempre
qualcosa di grande di cui sento di
aver visceralmente bisogno, qualcosa
che sia in grado di rendermi davvero
felice. [...] Mi sembra un paradosso
attendere una bellezza [...] perché
vedo che niente mi soddisfa fino in
fondo, niente e nessuno è così grande come quello che desidero io». Che
paradosso! Che strani siamo noi! Non
riusciamo ad accontentarci di meno
del tutto. Io sono di questo mondo, di
carne e ossa, finito, ma non sono fatto
per cose di questo mondo. Sono fatto
per altro, che non è di questo mondo.
Io non sono nato per vivere e morire, e basta. Il mio cuore, come il tuo
cuore, brama qualcosa che non può
ottenere. Questo paradosso è esperienza quotidiana e familiare per tutti
noi, e riassume il dramma del nostro
vivere, che viene vivamente percepito in molti dei vostri contributi. La
drammatica esperienza di essere vivi,
dell’essere uomini, oggi e sempre.
Ad ogni passo, in ogni circostanza, la
realtà svela l’immensa promessa di
cui abbiamo visceralmente bisogno,
qualcosa di grande in grado di rendermi davvero felice. Qualcosa o qualcuno che sembra nascondersi dietro
tutti i frammenti di reale. Qualcosa
che è, tra l’altro, la ragione ultima per
cui ci buttiamo nel reale con passione. Allo stesso tempo, più vivi la vita
intensamente – con passione – più ti
rendi conto che niente che tu riesca
a possedere, fare e vivere ti soddisfa,
nel senso di fare sparire questo desiderio. Anzi, più ami, più vuoi essere amato; più vinci, più vuoi vincere.
Ogni vittoria, ogni rapporto, tutti gli
incontri, risvegliano il desiderio, tutto è segnato da una nostalgia di altro,
misterioso, “al di là”. Una nostalgia
che viene continuamente risvegliata dal reale. Tu, come me, percepisci
questa dinamica, questo bisogno viscerale, questa spinta irresistibile verso un orizzonte illimitato che non riesci mai a raggiungere definitivamente,
ma che naturalmente identifichiamo
con un ideale di felicità, di verità, di
giustizia, di bello, di buono, di cui non
sai toccare le sponde. Questa dinamica che non ci dà tregua è la grandezza
di ogni uomo. Questa sera volevo farvi ascoltare un passaggio dal dramma
Caligola3, di Camus. Caligola: l’imperatore romano che torna dopo una
lunga assenza dopo la morte della sua
amata e dialoga con Elicone, un suo
confidente. Ascoltiamo:
Elicone. Buon giorno Gaio.
Caligola. Buon giorno Elicone.
E. Sembri affaticato.
C. Ho camminato molto.
E. Sì, la tua assenza è durata a lungo.
C. Era difficile da trovare.
E. Che cosa?
C. Quello che volevo.
E. E cosa volevi?
C. La luna.
E. Cosa?
C. Sì, volevo la luna.
E. Ah... per far che?
C. Ebbene, è una delle cose che non
ho.
E. Eh, certamente; e ora è tutto a posto?
C. No, non ho potuto averla.
E. È seccante.
C. Sì, è per questo che sono affaticato... Elicone...
E. Sì, Gaio?
C. Tu pensi che io sia folle...
E. Sai bene che io non penso mai.
Sono fin troppo intelligente per pensare.
C. Sì. Ma io non sono folle e non sono
mai stato così ragionevole come
ora, semplicemente mi son sentito
all’improvviso un bisogno di impossibile.
Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti.
E. È un’opinione abbastanza diffusa.
C. È vero, ma prima non lo sapevo.
Ora so. Questo mondo così come è
fatto non è sopportabile. Ho dunque
bisogno della luna, o della felicità, o
dell’immortalità, insomma di qualco35
sa che sia forse insensato, ma che non
sia di questo mondo.
E. È un ragionamento che sta in piedi,
ma generalmente non lo si può
sostenere fino in fondo.
C. Tu Elicone non ne sai nulla, è perché non si sostiene mai fino in fondo
che nulla è mai ottenuto. Ma forse basta restare logici fino alla fine, e
so anche quello che tu pensi. Quante
storie, tu pensi, per la morte di una
di cui ero innamorato. No, no, non è
questo; credo di ricordarmi che una
donna che amavo qualche giorno fa è
morta, ma cos’è l’amore? Poca cosa.
Questa morte non è nulla, te lo giuro,
è solamente il segno di una verità
che mi rende la luna necessaria, è una
verità molto semplice, molto chiara,
un po’ stupida per te, ma difficile da
scoprire e pesante da portare.
E. E qual è questa verità, mio imperatore?
C. Gli uomini muoiono e non sono felici.
E. Andiamo Gaio, è una verità con cui
ci si può benissimo arrangiare;
guardati intorno, non è questo che
impedisce agli uomini di mangiare e
di ballare.
C. Allora è che tutto intorno a me è
menzogna, questi uomini sono tutta
menzogna, e io, io voglio che si viva
nella verità e io ho appunto i mezzi
per farli vivere nella verità, perché io
so ciò che manca loro. Elicone, essi
sono privi delle conoscenze e manca
loro un maestro che sappia ciò di cui
si parla.
E. Non ti offendere, Gaio, di quello che
sto per dirti, tu dovresti innanzitutto
riposarti, sei stanco.
C. Questo non è possibile, Elicone,
questo non sarà mai più possibile.
E. E perché dunque?
C. Se dormo, chi mi darà la luna?
36
E. Questo è vero.
C. Ascolta Elicone, sento dei passi e
dei rumori di voci [sono i congiurati
contro di lui]. Mantieni il silenzio e dimentica di avermi visto.
E. Ho capito.
C. E per favore, d’ora innanzi, aiutami.
E. Non ho ragioni per non farlo, Gaio,
ma so molte cose, e poche cose
mi interessano, in cosa posso dunque
aiutarti?
C. Nell’impossibile.
E. Farò del mio meglio.
«Ma io – diceva Caligola –, non sono
folle e non sono mai stato così ragionevole come ora, semplicemente mi
son sentito all’improvviso un bisogno
di impossibile. Le cose così come sono
non mi sembrano soddisfacenti. »
Anzi, più presente e più cosciente sei,
più senti l’imponenza del desiderio:
«Non posso dormire». È ragionevole
sentire quella spinta irresistibile. È naturale sentire all’improvviso un bisogno d’impossibile, sentire che le cose
così come sono non sembrano soddisfacenti, perché io e te siamo fatti per
l’impossibile e questo mondo, così
come è fatto, è troppo piccolo. Scrive una di voi: «Io mi accorgo, sempre
più potentemente e con sempre maggiore evidenza, che nulla mi basta. È
straziante questa finitezza: le cose e
le persone non possono rispondermi,
non possono soddisfare il mio desiderio. Alla fine di una giornata, [...] mi
ritrovo a letto con l’amaro in bocca.
Mi è successo ad esempio il giorno
del mio compleanno: i miei amici mi
hanno preparato delle sorprese e mi
hanno proprio fatto vedere quanto mi
vogliono bene, ma alla sera mi sono
come sentita pervasa dalla malinconia, perché tutto finisce». Sentire il
bisogno di qualcos’altro, di qualcosa
di incomprensibile, inimmaginabile,
qualcosa che non sia di questo mondo
è naturale, è la cosa più naturale per
un essere umano. La sete d’infinito, di
cose grandi, non l’hai generata tu; è
qualcosa che ti ritrovi addosso. Quella
sete di altro, quel desiderio di infinito,
non limitato dalle mie capacità, dal
tempo, non è qualcosa che io faccio
accadere. È qualcosa che io riconosco
in me. È parte della mia natura che
viene destata, risvegliata dalla realtà. È il reale che grida: Egli c’è! Non è
affatto un qualcosa che io costruisco
nella mia testa. Il Mistero si impone
nella vita quando io mi impegno con il
reale, mobilitando la ragione e l’affezione, esigendo una spiegazione. Siamo obbligati per natura a desiderare,
ad attendere, a desiderare qualcosa
di impossibile. È strutturale del nostro
essere. Questo desiderio di infinito, di
altro che esiste in me, non lo si può
arrestare, a meno che uno smetta di
vivere, di sentire, a meno che uno
dorma È questo desiderio, quest’urgenza di qualcosa che non sono io,
che ci distingue dagli animali, che ci fa
essere qualcosa in più di una creatura
finita
LA RIDUZIONE DELL’UOMO A CREATURA FINITA
Ma generalmente questo desiderio
non lo si può sostenere fino in fondo,
dice Elicone. E questo è un sentimento comune tra di noi. Scrive una nostra
amica: «Spesso però questa attesa mi
porta ad essere triste, dal momento
che vedo che la pienezza completa
che desidero è lontana anni luce dal
mio quotidiano». E un altro: «Io, personalmente, sento dentro di me un’aspirazione a qualcosa di grande, faccio
fatica a trovarne i confini, [...] e non
vorrei che fosse una condanna per chi
ha la sfortuna di avvertire dentro di sé
questa insoddisfazione. [...] Leopardi,
che più di tutti ha vissuto sinceramente questo desiderio, ha avuto una vita
di infelicità». Dobbiamo prendere sul
serio la sfida di queste obiezioni, perché ci diciamo di avere questo desiderio, di avere sperimentato nella nostra
vita questo desiderio, ma facilmente
lo percepiamo come una condanna,
fino al punto che ci diciamo: se non
vuoi essere deluso, basta non aspettare. Ma dire così presuppone il fatto di
introdurre un qualcosa che non viene
dal reale. Certo che compiere questo
desiderio non è possibile per te, ma
tutto nel reale, nel mio quotidiano,
promette qualcosa di grande che non
sono io. Certo che non te lo puoi dare
da te, un altro te lo deve dare. È una
questione di ragionevolezza, a questo
punto. Vivere all’altezza del nostro
desiderio, vivere al livello della nostra
ragione – a me piace più dire: vivere
da uomini – ci sembra il più delle volte
insostenibile. Essere uomini ci sembra
una follia insostenibile e perciò preferiamo “ignorare il dato”, coprendo la
vita ogni giorno di cose da fare, buttandoci nel turbine di cose da fare,
tentando di rispondere a quel vuoto con un possesso che non può che
essere pieno di pretesa; ci mettiamo
sempre le cuffiette dentro le orecchie,
così che non riusciamo più a sentire il
colpo del reale, ci conformiamo a vivere una vita irragionevole, dimentichiamo la grandezza dell’essere uomini, ci
conformiamo a ciò che è possibile,
quasi dicendo: «Non vuoi essere deluso? Non aspettare niente». Ci accontentiamo di fare delle cose belle, e
anche buone, e sentiamo il desiderio
di essere “vergognosamente felici”
come un sogno della gioventù che il
tempo e l’età dissolveranno. Questa
37
è la posizione più comune davanti al
reale: don Giussani la chiama «trascuratezza dell’io»4. Sentite Elicone: «Sono fin troppo intelligente per
pensare. Quel che dici è vero, molto
vero, un ragionamento che sta in piedi, ma generalmente non lo si può
sostenere fino in fondo. Perciò non
pensarci troppo. Accetta la disperata
verità: gli uomini vivono, muoiono e
non sono felici. Una verità con cui ci
si può benissimo arrangiare; guardati
intorno, non è questo che impedisce
agli uomini di mangiare e di ballare».
Ciò che Elicone dice è qualcosa di
drammaticamente presente in ognuno di noi. Spesso noi abbiamo paura
di essere uomini, di essere ragionevoli. Sentiamo di non avere l’energia
per vivere e preferiamo dimenticare,
trascurare l’io, dimenticare il rapporto con il reale e, come conseguenza, il
rapporto con il destino: vivere in una
disperazione silenziosa, fino al punto che sentiamo il riaffiorare del desiderio come una condanna. Ecco la
tentazione dell’uomo: ci pare meglio
lasciarci morire che compiere la fatica di vivere. Ci pare meglio ridurre il
nostro esistere all’attesa di un sogno
nebuloso nel futuro, mentre viviamo
un presente che non soddisfa, o addirittura rassegnarsi a una vita senza
senso. Ci arrendiamo, diventando irragionevoli, terrorizzati dalla nostra
natura, ignorando il contraccolpo del
reale, perché è più facile cedere alla
disperazione (usando la distrazione o
il sogno) che avere il coraggio di sostenersi nel cammino. È come se ci
fosse in noi un’eredità assassina. Dice
il libro della Sapienza: «Dio ha creato
l’uomo per la felicità, ma l’uomo cerca
la morte»5. La condanna sta nell’ignorare, nel mettere da parte il mio io,
perché nella misura in cui io dimen38
tico e ignoro il contraccolpo dell’essere, di qualcosa che viene da fuori di
me, ciò che si impone è l’affermazione
violenta di quello che mi preme, della
mia istintività o, peggio, lo scetticismo
che ha come unico risultato finale la
noia e la confusione. Vivere da creatura finita è agghiacciante perché più si
tralascia e meno si è impegnati, più si
invecchia e più si è amaramente infelici – altro che vergognosamente felici!
Cantiamo insieme Forever Young, la
mia canzone preferita, perché fa capire molto bene il dramma di questa situazione. Io voglio vivere così,
da uomo, ma sento nella mia voce il
tremare, la paura di poter dire quelle
cose, di poter dire che di fronte alla
vita e alla realtà io voglio cose grandi.
VIVERE QUESTA DIMENSIONE STRUTTURALE È DOMANDARE
Se siamo strutturalmente, visceralmente bisognosi di altro, anche quelli
di noi che hanno il coraggio di essere umani sentono questa debolezza,
sentono l’incapacità di essere davanti
a questo desiderio. Allora qual è l’alternativa, se dimenticare è irragionevole? Vi ripeto la domanda con le parole di un amico: «Come si fa a essere
lieti quando niente soddisfa? Quanto
più ti aspetti, tanto più sarai fregato!
[...] Molte volte faccio fatica a stare
a questo livello e mi dico: era meglio
non aver incontrato il cistianesimo!
Cosa fare?». Cari miei, l’insoddisfazione è il punto di partenza, ma non è la
fine della strada. Occorre passare dal
contraccolpo iniziale, da cui è nato il
desiderio, all’impegno che questo implica. Sì, tu hai percepito un desiderio, sorprendi dentro di te un’urgenza a cui non puoi rispondere. Se sei
insoddisfatto, vuol dire che ti manca
qualcosa, che tu non hai. Perciò, ciò
che desideri non è tuo, lo devi domandare, lo devi domandare perché
ti sia dato. La natura dell’uomo è desiderio e perciò essere uomini, vivere
secondo la dimensione del nostro desiderio, vuol dire domandare. Domandare che l’impossibile diventi possibile. La natura dell’uomo – in quanto
incompiuto, in quanto aperto ad altro
– è desiderio e la sua espressione più
propria è la domanda. La domanda è
la nostra libertà in atto. Noi non abbiamo altra capacità che quella di
mendicare; il desiderare in atto è domandare. «Senza domanda il desiderio è vago e l’attesa è confusione.»6
La domanda, la preghiera, è l’espressione più pura del mio io, della mia
ragione e affezione, del mio cuore. È il
gesto, il mio gesto verso il Mistero. «Il
tuo desiderio è la tua preghiera [...].
L’apostolo Paolo, infatti, non a caso
afferma: “Pregate incessantemente”
(1 Ts 5,17) Qualunque cosa tu faccia, se desideri Dio, non smetti mai di
pregare. Se non vuoi interrompere di
pregare, non cessare di desiderare.»7
«Io spero in Te, o Signore». È domanda di poter vivere la verità di noi stessi. Desiderio di dipendere da Te: «Sia
fatta la tua volontà in me». Desiderio
di essere uomini: «Vieni in mio soccorso. O Dio, vieni in mio aiuto»8. Sostienimi. Se il tuo desiderio è davanti
al Destino, il Padre lo esaudirà. È un
Altro che prende l’iniziativa, che verrà
incontro a te. È il Mistero che si rende
familiare a te, che sei incapace di essere te stesso, incapace di sostenere
te stesso con le tue forze, incapace di
vivere da uomo. È Cristo che assicura
la consistenza del tuo io. «Domandare insieme Cristo: questa è l’essenza
ultima dell’espressione della nostra
vita. Domandare insieme Cristo [...]
fa diventare la vita enorme, il cuore
grande, senza paragone, e dà un centuplo quaggiù, dà una dolcezza, una
tenerezza e una percezione, un presentimento di compimento »9 che
non potete immaginare. Questa è la
decisione, la decisione più grande della vita («Non io, ma Tu, o Cristo»), che
ha delle conseguenze imprevedibili.
Ma questa avventura è solo per uomini audaci, per uomini che decidono
di essere vivi, per coloro che desiderano di essere liberi, per chi è capace
di volersi veramente bene. Questa è
la sfida del nostro esistere: la lotta tra
l’affermazione di sé come criterio ultimo della dinamica del vivere o la domanda della Sua presenza, misteriosa
e penetrante, come fattore costitutivo
del mio essere. «Non più io, ma Tu, o
Cristo, vivi in me». Non più io con i
miei progetti, con le mie mani, il mio
“daffare”, ma «Tu, o Cristo, io domando a te, o Cristo, che la Tua presenza
prenda l’iniziativa verso di me». Egli si
muove verso di te. È qui per esaudire
la tua domanda. Quello che puoi fare
è essere uomo, cioè mendicare Cristo.
Vi leggevo all’inizio questa citazione
di Gregorio: «Sono nato e mi sento
dissolvere. Mangio, dormo, riposo e
cammino, mi ammalo e guarisco, mi
assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole e di quanto la
terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali. Ma io cosa ho più di loro
[degli animali]? Nulla, se non Dio. Se
non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei
creatura finita»10. Domandiamo alla
Madonna, madre di Dio, di proteggerci, di svegliarci, di accompagnarci
nell’avventura della vita.
39
SIRIA
Cosa sta succedendo in Siria? Non è facile dirlo, non perché le notizie non arrivino attraverso i media, ma perché la sensazione è che le notizie che ci arrivano puzzano di interessi quasi mai dichiarati. Lo ha detto una volta il Papa all’Angelus, lo aveva detto un bel po’ di tempo
fa ad Oropa Samir Samir (ricordate quell’incontro?), e lo ripetono tutte quelle persone che
hanno notizie quasi dirette con chi in Siria ci sta ancora vivendo (o forse sopravvivendo).
Pubblichiamo questa lettera commovente di alcune suore Trappiste, pregando il Signore di
non doverle un giorno ricordare nelle rubriche dei martiri. Segue un’impressionante testimonianza dell’inviato del Corriere della Sera, che hanno salvato (per questa volta le stesse
suore).
Lettera delle quattro suore trappiste in Siria:
«Il sangue riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore»
Pubblichiamo una lettera che le quattro suore trappiste hanno inviato al sito oraprosiria. Le
quattro religiose vivono in monastero cistercense appollaiato su una collina in un villaggio
maronita al confine col Libano, fra Homs e Tartous.
Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello contro l’intervento armato e a sostenere la sottoscrizione per la popolazione lanciata dalla Custodia di terra Santa.
30 agosto 2013, da Tempi
Oggi non abbiamo parole, se non quelle
dei salmi che la preghiera liturgica ci
mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei
tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…».
«Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte»…
«ascolta o Dio la voce del mio lamento,
dal terrore del nemico preserva la mia
vita; proteggimi dalla congiura degli
empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano
come frecce parole amare… Si ostinano
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nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono: “Chi li potrà
vedere? meditano iniquità, attuano le
loro trame. Un baratro è l’uomo, e il suo
cuore un abisso”. Lodate il mio Dio con
i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l’accordo del salmo
e della lode, esaltate e invocate il suo
nome. POICHE’ IL SIGNORE E’ IL DIO
CHE STRONCA LE GUERRE. “Signore,
grande sei tu e glorioso, mirabile nella
tua potenza e invincibile”».
Guardiamo la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare
tutti come sospesi, attoniti: «Hanno
deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia,
l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente
cerca di lavorare, come può, di vivere
normalmente. Vedi i contadini bagnare
la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno
per iniziare, i bambini chiedere ignari
un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranel-
lare qualche soldo, le strade piene dei
rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da
tutte le parti nell’unica zona rimasta
ancora relativamente vivibile… guardi
la bellezza di queste colline, il sorriso
della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e
ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per “sentirsi
insieme”… E pensi che domani hanno
deciso di bombardarci… Così. Perché
“è ora di fare qualcosa”, così si legge
nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé
guardando alla televisione l’efficacia
del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei
depositi colpiti, per punirci dei gas che
già abbiamo respirato?
La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si
attende solo una parola di Obama»!!!!
Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la
sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni
giustizia, di ogni buon senso, di ogni
misericordia, di ogni umiltà, di ogni
saggezza?
Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni,
parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del
regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama? E se non fosse lui, sarebbe un altro,
non è questo il problema. Non si tratta
di lui, non è lui “il grande”, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando
veramente da fare.
Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come
nobiltà, gli interessi più spregiudicati
come una ricerca di giustizia, il bisogno
di protagonismo e di potere come “la
responsabilità morale di non chiudere
gli occhi”… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile,
che un minimo di verità oggettiva non
esista… Cioè, non la si vuole far esiste-
re; perché invece una verità c’è, e gli
uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse
loro impedito da coloro che hanno altri
interessi.
C’è qualcosa che non va, ed è qualcosa
di grave… perché la conseguenza è la
vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il
nostro cuore.
Ma ormai, a cosa servono ancora le parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che
crescono con le armi in mano, donne
rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi
di violenza… distrutte le famiglie, le
tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i
monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un
popolo…
Domani, dunque (o domenica ? bontà
loro…) altro sangue.
Noi, come cristiani, possiamo almeno
offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo
al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento
la redenzione del mondo. Cercano di
uccidere la speranza, ma noi a questo
dobbiamo resistere con tutte le nostre
forze.
A chi ha un vero amore per la Siria (per
l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta
preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…
le sorelle trappiste
41
SIRIA
Suore di Maloula “prigioniere” dei ribelli sono salvate
dall’esercito. «Maria ci ha protetto»
L’emozionante racconto dell’inviato del Giornale che ha raggiunto il monastero di Santa
Tecla. «Se necessario io e i miei uomini moriremo combattendo. Meglio che sgozzati e decapitati»
13 settembre 2013, da Tempi
«Un tempo era la piazza. Ora è il campo di battaglia dove si decide il destino di Maloula». Inizia così il reportage
pubblicato oggi sul Giornale da Gian
Micalessin, che sta seguendo sul campo il tentativo dell’esercito siriano di
strappare ai terroristi islamici di alNusra l’antico villaggio cristiano, dove
si parla ancora l’aramaico, la lingua di
Gesù. «Ora le voci dei cristiani di Maloula sono lontane. Sopraffatte dalla
guerra. Terrorizzate dagli Allah Akbar
dei miliziani qaedisti di al-Nusra asserragliati lassù tra le mura del Convento
di San Sergio e i ruderi di un hotel diventato, in questo 11 settembre siriano,
il nuovo covo di Al Qaida», scrive.
«DIO VI BENEDICA».
Poco sotto, «si stagliano le cupole del
monastero di Santa Tecla. Lì da una
settimana entrano ed escono solo i militanti jihadisti. Lì sopravvivono prigio42
niere una trentina fra suore e orfanelle.
Il capitano Alì vuole andarle a prendere. Il piano sembra perfetto. (…)». Una
volta riusciti ad entrare, sfuggendo ai
tiri dei cecchini, l’inviato del Giornale e
i soldati dell’esercito incontrano le suore: «”Che Dio vi benedica, che Dio vi benedica”, la superiora Felaja Sayaf ripete quelle due parole, poi s’interrompe,
racconta. “Sabato i ribelli hanno fatto
saltare a colpi di kalashnikov il portone
d’ingresso, sono entrati e per quattro
notti hanno dormito davanti al portone. Non ci hanno fatto nulla, ma ogni
giorno entravano e controllavano”».
I RIBELLI CONTRATTACCANO.
Una volta entrati, i soldati scoprono che
«il carro armato è stato colpito. il vice
di Alì e morto. I cecchini hanno fatto
saltare la testa ad un altro degli uomini mandati alla rocca. E i sopravvissuti
sono già ripiegati nella piazza del villaggio sotto di noi. A loro si sono uniti,
contagiati dalla paura, anche i tre uomini con mitragliatrice e lanciagranate
che il comandante aveva lasciato fuori
dal convento per evitar sorprese. Alì
non lo dice, ma non ci vuole molto a
capirlo. Siamo soli. Il capitano, sette
soldati, un cameraman, un interprete e
il sottoscritto».
IL RITORNO DISPERATO.
I rinforzi non possono arrivare, Alì «mi
guarda e sussurra una frase da brivido. “Se ci trovano qui uccidono anche
suore e orfanelle. Usciamo e tentiamo
di scendere. Se necessario io e i miei
uomini moriremo combattendo. Meglio
che sgozzati e decapitati”. La madre
superiore s’avvicina, ci segna la fronte
con la croce, m’infila un’immagine della Madonna nel giubbotto antiproiettile. “Le nostre preghiere sono con voi,
andate con il Signore”».
«LA MADONNA CI HA PROTETTI».
Il gruppo scende, mentre «risplende la
luna. Non appena il suo cono disegna le
nostre ombre dieci, venti dita premono
il grilletto. Una salva di piombo ricama
la terrazza sopra le nostre teste, ma noi
siamo già oltre, già più in basso. Come
una muta impazzita rimbalziamo di
viuzza in viuzza scivoliamo, barcolliamo, ci calpestiamo mentre le canne dei
kalashnikov controllano ogni angolo.
(…) Potrebbero essere ovunque, ma non
ci sono. Gli spari sono solo sopra e noi,
ora, siamo nella piazza. Alì mi abbraccia, mi sfila dal giubbotto la Madonna
di madre Najaf. La bacia. “Siamo vivi,
giornalista. Lei ci ha protetto”».
43
OMOFOBIA E DISCRIMINAZIONE
20 settembre 2013 da Avvenire
Gambino: «Ma si finisce col discriminare gli altri»
Certo che viviamo in tempi ben strani! Da una parte il mondo (secondo il significato che ne
dà San Paolo nelle sue lettere) grida con rabbia la sua pretesa di “liberarsi” di modelli che
dice superati (il matrimonio, la famiglia, ecc) e soprattutto inorridisce davanti a qualunque
proibizione imposta da chicchessia, dall’altra rivendica le stesse forme che dice superate (il
matrimonio tra omossessuali) e vuole imporre proibizioni anche solo di opinione. Pubblichiamo questo articolo di Avvenire per cercare di fare un timido passo per capirne qualcosa
di più, cercando di non cadere nella trappola della contrapposizione ideologica che allontanandoci dalla verità e dalla realtà, non aiuta a risolvere nessun problema e lascia nella
solitudine chi realmente soffre pagandone le conseguenze
Da un lato una «buona cosa»: due
clausole di salvaguardia che tutelano
la libertà di opinione e di condotta.
Dall’altra una sconfitta, e per tutti,
visto che in una legge contro la discriminazione di alcuni «si finisce per
discriminare altri». Alberto Gambino
insegna Diritto privato all’Università
europea di Roma e alla scrivania del
suo studio legale si divide tra le telefonate degli amici giuristi e parlamentari: «Nelle file del Pd già ieri s’era
deciso come votare – racconta –: sì
all’emendamento cosiddetto VeriniGitti, che tutelava in parte le richieste
dell’anima cattolica, sì alle aggravanti previste dalla seconda parte dello
stesso emendamento Verini, che invece accontentava l’ala più progressista».
come atti di omofobia non possano
“allargarsi” alle opinioni e alle condotte che fanno leva sulla differenziazione sessuale.
Professore, partiamo dal primo punto, vale a dire l’emendamento VeriniGitti.
Questa è la parte buona del voto di
ieri. Sostanzialmente, rispetto all’originaria impostazione del testo di
legge, si è ottenuto che i reati puniti
In che senso?
Nel senso che è singolare che in un
testo di legge si debbano trovare (e
con così grande sforzo) due clausole
di salvaguardia di diritti assolutamente pacifici e “di libertà”. D’altra parte
paradossale è stata anche l’imposta-
44
Può farci due esempi concreti?
Per quanto riguarda le opinioni, non
costituisce istigazione all’omofobia il
fatto che durante un’omelia un sacerdote parli della famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna. Per
quanto invece riguarda le condotte,
non costituisce omofobia il fatto che
in una scuola paritaria o in una università cattolica si scelgano insegnanti
che condividono un progetto formativo che veda nella unione eterosessuale il modello di famiglia su cui costruire la società. Anche se a dire il vero, si
tratta di un paradosso.
zione di questa legge, che a differenza di tutte le altre norme penali ha
ribaltato i termini della questione. Mi
spiego: le leggi penali mirano a limitare degli spazi di libertà e quindi, nel
loro impianto, partono dal presupposto di lasciare ferme tutte le libertà
individuali (opinione, espressione,
associazione) salvo i casi specifici in
cui quelle libertà determinino specifiche condotte criminose. Sullo sfondo
delle libertà e dei diritti di ciascuno
vengono individuate, per così dire,
e specificate tassativamente alcune
condotte che costituiscono reato. Nel
caso di questa legge s’è fatto l’esatto
contrario: s’è stabilito per prima cosa
un reato ampio e dai confini incerti
(omofobia, appunto) e poi s’è individuato e per così dire specificato che
alcune libertà e diritti individuali sono
preservati. Un modo legislativo di procedere totalmente capovolto. Anche
perché quando parliamo di leggi penali parliamo di leggi che prevedono
pene detentive e le cui fattispecie di
reato vanno puntualizzate con estrema precisione, pena la loro incostituzionalità.
Veniamo al secondo punto, l’ok del
Parlamento alle aggravanti del reato
di omofobia. Cosa ne pensa?
Penso che sia un fatto grave. Intanto
va spiegato che le aggravanti hanno
la funzione di individuare un soggetto
che merita un surplus di tutela penale: faccio l’esempio molto attuale dei
femminicidi. È evidente che in questi
reati sia emerso con evidenza che il
soggetto “donna” sia meritevole di
una maggior tutela legislativa, ecco
perché si dovrebbe decidere di ina-
sprire le pene che concernono reati
perpetrati contro le donne. Tra l’altro,
le aggravanti di un reato di solito vengono applicate in un clima di allarme
sociale, quando cioè un fenomeno ha
raggiunto dimensioni preoccupanti.
Cosa che con il femminicidio sta accadendo. Tutta diversa la situazione
degli omosessuali.
Perché?
Per quale motivo una persona dovrebbe avere maggior tutela giuridica di un’altra per il suo orientamento
sessuale? Allora potremmo includere
in questa tutela anche i portatori di
handicap, per esempio, o i preti di
periferia che combattono contro la
mafia. Non si vede per quale ragione
questi soggetti ugualmente degni non
meritino lo stesso surplus di tutela
penale. In realtà in questo modo una
legge contro la discriminazione di alcuni finisce per discriminare gli altri.
Senza contare che dietro questa “protezione” ottenuta per gli omosessuali,
questa attribuzione di maggior dignità
giuridica, c’è – e con evidenza – anche
una visione del mondo che in parte è
ideologica.
Viviana Daloiso
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La sacra battaglia del “genere”
Fin dalle scuole elementari si imparava il genere maschile e
femminile, le nostre maestre ci spiegavano i fiori, e stami e
pistilli e pollini, come quasi tutta la natura si riproduce per
l’incontro di elementi maschili e femminili, con una ricchezza quasi infinita di combinazioni…
E invece, una certa moda culturale moderna, vuole come
cancellare le parole maschio, femmina, uomo, donna, padre,
madre, e usare termini che valgono per tutti, partner, genitori…
E’ il colmo dell’impazzimento della società occidentale, promuove la più grande libertà sessuale ma nega, anche con
leggi, la differenza tra uomo e donna, tutto uguale, tutto
matrimonio, gay o non gay….
E il bello è che queste rivendicazioni sono portate avanti da
quanti si ergono a difensori e amanti della natura…
La selezione naturale elimina tutto quanto non favorisce la
sopravvivenza di ogni specie.
Soltanto l’uomo, che è anche un essere spirituale, sa cogliere altri valori oltre alla continuità della specie, e quindi accoglie anche quanti sono portatori di qualche handicap…
ma non si può esagerare, facendo passare l’eccezione per la
norma…
A meno che… anche qui ci sia una sorta di autovaccinazione della natura…troppi omosessuali mettono in pericolo la
specie umana, allora l’istinto naturale di conservazione porta i governi delle moderne società occidentali a consentire il
matrimonio tra soli uomini, tra sole donne, così che nel giro
di qualche generazione scompariranno queste tendenze,
perché faranno certo pochi figli, nonostante tutta la tecnica
moderna… mentre ci saranno sempre più famiglie normali
che faranno figli normali…
Pensate solo agli immensi popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America del sud…
Senza troppi discorsi morali e di fede,…anche qui, in fondo,
è una questione di selezione naturale…
Don Silvano
46
E’ morto Carlo Rossi
già amministratore del Santuario
E’ morto nella notte tra domenica e lunedì all’età di 74
anni Carlo Rossi, uomo di spicco della vita politica biellese e cattolico impegnato in varie realtà della diocesi.
Carlo Rossi aveva avuto un piccolo incidente un mese fa
dal quale non si era mai completamente ripreso. Le sue
condizioni di salute sono via via peggiorate, tanto che,
per una serie di complicazioni. purtroppo nella notte di
domenica il suo cuore si è fermato. La sua vita lavorativa
era iniziata quando, giovanotto e appena laureato, era
entrato nel mondo delle assicurazioni accanto al papà.
Era poi divenuto agente della Ras, Compagnia per la
quale ha lavorato sino ad un paio di anni fa quando ha
lasciato l’ufficio per godersi la pensione, ma soprattutto gli affetti familiari e gli adoratissimi
nipotini dei quali andava molto fiero.
Il suo impegno nella diocesi era stato molteplice: per un decennio era stato amministratore
del Santuario d’Oropa e per diversi anni anche amministratore del nostro giornale. Inoltre
era tuttora presidente dello Ior diocesano e membro dei Cavalieri del Santo Sepolcro.
Accanto alla famiglia e al lavoro, altra grande passione di Carlo Rossi era la politica, intesa
nel senso più alto del termine, ovvero come servizio agli altri. Tanto che era stato tra i fondatori del movimento Cattolici biellesi per la libertà di cui aveva ricoperto anche il ruolo
di presidente sino ad un anno fa. E in Biverbanca dove era consigliere di amministrazione.
«Lui ci credeva, ci credeva tantissimo» dice a fatica la moglie Anna Irene. «La sua è stata una
vita vissuta al servizio degli altri».
Rossi aveva iniziato da giovane la sua militanza nelle fila della Democrazia Cristiana e negli
anni Ottanta aveva ricoperto per un decennio la carica di segretario provinciale del partito.
Con l’avvento della Seconda Repubblica la sua partecipazione politica si era collocata nel
centro destra dove era membro di spicco della direzione provinciale del Pdl.
Per il Pdl aveva ricoperto la carica di presidente di Cordar Imm, incarico che gli era stato
riconfermato a inizio estate. E, ancora una volta, Rossi aveva messo in campo idee — come
la creazione di un ufficio tecnico che lavorasse per i Comuni su molteplici aspetti — per
favorire le amministrazioni comunali, soprattutto quelle più piccole, e quindi per favorire
i singoli cittadini.
Con la sua scomparsa lascia nel più profondo dolore l’adorata moglie Anna Irene, le figlie
Domitilla e Veronica, alle quali era legatissimo, con le rispettive famiglie. Tantissimi amici
che con lui hanno percorso la storia di Biella degli ultimi cinquant’anni.
(da Il Biellese) Manuela Colmelet
47
In Memoria
“I nostri morti non sono assenti, ma invisibili al nostro fianco e tengono i loro
occhi risplendenti, fissi sui nostri velati di
lacrime. Stanno presso di noi, trasfigurati, con la delicatezza dell’animo loro, con
la tenerezza del loro cuore, con la preferenza del loro amore. E sanno meglio di
noi ricordare e pregare.”
S. Agostino
Pierino Arlone
* 18-03-1924
“Resurrezione” di Piero della Francesca
Aldo Pillone
* 07-12-1914
† 16-09-2012
† 22-03-2013
Giorgio Pasinetti
* 30-03-1952
Angelo Coda Zabetta
* 21-07-1928
† 13-04-2013
48
† 08-06-2013
Ida Allorio
* 24-04-1931
† 06-04-2013
La Fondazione
“LE VIE DELLA PAROLA.
INCONTRI A OROPA”
La Fondazione
in collaborazione con il
“LE VIE DELLA PAROLA.
SANTUARIO DI OROPA
INCONTRI A OROPA”
in collaborazione con il
invita
cordialmente
SANTUARIO
DI OROPA
all’incontro
invita cordialmente
all’incontro
Sabato 26 ottobre 2013
Sabato 26 ottobre 2013
Ore 21,00 - Basilica Antica
Ore 21,00
- Basilica
Antica
Prof.
Stefano
Zamagni
Docente di Economia all’Università di Bologna
Prof. Stefano Zamagni
Docente di Economia all’Università di Bologna
“PAROLE PER UNA
VERA CRESCITA:
con la collaborazione di:
con il patrocinio di:
FAMIGLIA,
SOCIETÀ
“PAROLE PER
UNA
ED ECONOMIA”
VERA
CRESCITA:
FAMIGLIA, SOCIETÀ
Prossimo incontro:
con la collaborazione di:
con il patrocinio di:
Per informazioni sull’Incontro:
[email protected]
ED ECONOMIA”
Prossimo incontro:
Per informazioni sull’Incontro:
[email protected]
Fondazione
“LE VIE DELLA PAROLA. INCONTRI A OROPA”
Via Vescovado, 10 - 13900 Biella
Fondazione
“LE VIE DELLA PAROLA. INCONTRI A OROPA”
Via Vescovado, 10 - 13900 Biella
Offerte al Santuario (luglio/agosto/settembre 2013)
€ 5.000,00
€ 5.000,00
€ 1.600,00
€ 1.000,00
€ 1.000,00
€ 1.000,00
€ 4.000,00
€ 604,61
€ 600,00
€ 500,00
€ 500,00
€ 400,00
€ 378,00
€ 300,00
€ 300,00
€ 263,00
€ 260,00
€ 250,00
€ 250,00
€ 250,00
€ 200,00
€ 200,00
€ 200,00
€ 200,00
€ 167,00
€ 151,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
50
PIERO E PIERA PER GRAZIA RICEVUTA
LE FIGLIE IN MEMORIA DI CARLO CAFFA
UTILIZZO “CASA TORINO” COMUNITA’ SCOUT BADEM-LA QUERCIA ANNO 2013
VITTONE VITO - BIELLA
FAM. ANSELMINO GIANCARLO
N.N. ALLA MADONNA - BIELLA
GRUPPO MISSIONARIO DI PORTULA
PROCESSIONE VILLATA
N.N. ALLA MADONNA - NOVARA
PER GRAZIA RICEVUTA BRUNA ANTONIOTTI - PRALUNGO VALLE
N.N. ALLA MADONNA - CASALE MONFERRATO
PER IL BATTESIMO DI MIRYAM ROSA
PER PROTEZIONE NOVELLINA CASALVOLONE
ROSSO VANDA - COSSATO RINGRAZIANDO LA MADONNA
I NONNI AGOSTO PER I NIPOTINI MARTA, FILIPPO E MARCO
SILVANO E LIDIA ALLA MADONNA
BERGHINO ALLEA E BERGHINO IRI - PALAZZO CANAVESE
N.N. - ALLA MADONNA
ROSSO EZIO E GIOVANNINA - COSSILA SAN GIOVANNI
GIANNI CODA - AOSTA
GRAZIE SIGNORE PER PAOLO E FRANCESCA
PER PROTEZIONE FBVM
IN RINGRAZIAMENTO PER IL 50 DI MAT.DI FERRO- ABELLI VILLATA
N.N. - ALLA MADONNA IN RICORDO DEL 50° ANNIV. DI MATRIMONIO
FAMIGLIA RIVAZIO E MAZZIA - PETTINENGO - ALLA MADONNA
PER PROTEZIONE FAM. DA VELLA
PARROCCHIA S. MARTINO V. - ISPRA (VA)
UNITALSI DI PAVIA
N.N. ALLA MADONNA - VILLANOVA BIELLESE
FRATERNITA’ NOTRE-DAME DE CHARTRES DI LENTATE SUL SEVESO
BRESSAN AIDA E ELLENA GIUSEPPE ALLA MADONNA
ORATORIO DI PRECOTTO PARROCCHIA SAN MICHELE - MILANO
CORTE FONTANA TIZIANA IN MEMORIA DI GUALTIERO E ILDE CORTE FONTANA - CALLABIANA
N.N. ALLA MADONNA - ROASIO
IN RICORDO DI BESSONE ELIGIO E MORINO IDA, LA FIGLIA ILVA - SALA B.SE
SCUOLA PRIMARIA “ PIER GIORGIO FRASSATI” - SEVESO
FRATERNITA’ DI DESIO PER UTILIZZO SALA FRASSATI
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 100,00
€ 99,00
€ 90,00
€ 85,00
€ 85,00
€ 80,00
€ 80,00
€ 70,00
€ 64,00
€ 64,00
€ 64,00
€ 60,00
€ 60,00
€ 55,00
€ 52,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
SOCIETA’DI SAN VINCENZO CENTRALE DI BIELLA PER UTILIZZO SALA FRASSATI
IN MEMORIA DI CASTALDELLI, ROLLA, POL E MENSA
RIGAMONTI PIERO E CAMERAN ZORA - PER PROTEZIONE
PER IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI EGLE E CARLO
N.N. ALLA MADONNA
PADRE VANOLI FRANCESCO
PER PROTEZIONE FAM. MANNINI TERESA
ALLA MADONNA - GIBELLO MAURA CALLABIANA
NICOLAZZINI GIUSEPPE - VILLATA - PER PROTEZIONE
FAMIGLIE GUELPA E ARLONE PER PROTEZIONE
FAMIGLIA FORNIRIS - GALLIATE
IN RICORDO DEI DEFUNTI DELLE FAMIGLIE MASSA E CASADEI
IN MEM. DI CODA ZABETTA ANGELO, LA FAMIGLIA - PRALUNGO - FRAZ. VALLE
CITTA ALESSANDRA DI VERCELLI PER GRAZIA RICEVUTA
FAM. ANDORNO CAVAGLIA’
N.N. IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO DI PINEROLO
GABRIELLA ALLA MADONNA
PARROCCHIA SANTHIA’
COCHIS VINCENZO DI CHIERI - ALLA MADONNA
IN RINGRAZIAMENTO N.N. - TRONZANO
N.N. ALLA MADONNA
N.N. ALLA MADONNA - CROSA
PER IL 55° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO RAVETTO PIERO E GLORIA-ROSA UGO E NIRVANA
FERRARA FRANCESCA DI PALERMO PER GRAZIA RICEVUTA
N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO
IN MEM. DI VALLINO SILVANA
GRUPPO GS DELLA BRIANZA PER USO SALE
BERNERO VITTORIO - BIELLA
PER IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI MUSCATO ALDO E UBERTI BONA IVA
FRATERNITA’ DI DESIO PER UTILIZZO SALA FRASSATI
VALMACCO GIUSEPPE DI VILLATA - ALLA MADONNA
GRUPPO DI PREGHIERA DI PADRE PIO
N.N. ALLA MADONNA
FAMIGLIA ZAGHI ALLA MADONNA - SALUSSOLA
N.N. - ALLA MADONNA
PER LA PROTEZIONE DELLE FAMIGLIE MICHELA, TRINCHERO E DEBARNARDI
PER GLI ANN. DI MATR. DI CHEMELLO LUCIANO E MARIAROSA, GEMIN GINO E PASQUALINA,
CHEMELLO ANDREA E RAFFAELLA
BELLARDONE MARIO
PER PROTEZIONE FAM. ASBERTO
SACCO FRANCESCA DI ALICE CASTELLO
FERRANTI GIANPIETRO DI GHISALBA PER I BISOGNI DEL SANTUARIO
ARCHETTI REGINA - VIVERONE
ALLARIA ELENA - VOGHERA
SILVESTRI MARTINO E TARALLO GIUSEPPINA RICORDANDO IL 40° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
PER PROTEZIONE E RINGRAZIAMENTO - TRONZANO
FRATERNITA’ S.GIUSEPPE (GRUPPO BRIANZA)
N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO
IN RICORDO DEL LORO MATRIMONIO I CONIUGI ZONA DANILA E ARNALDO
PARROCCHIA SANTO CURATO D’ARS - MILANO
ARNALDO COLOMBO DI ROVASENDA IN RICORDO DELLA MAMMA
FAMIGLIA PAVAN - AOSTA - ALLA MADONNA
CONIUGI CERISE FRANCESCO E PALMIRA RICORDANDO IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
BOTTINO AURELIO E GIUSEPPINO DI VILLATA PER BASILICA SUPERIORE
PER LA PROTEZIONE DI BUSSONE MATTEO
AURORA E ALBINO GUALINETTI - ROASIO - PER GRAZIA RICEVUTA
OPERA DELLE FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ SETTEMBRE 2013
IN MEMORIA DI FRATE GIACOMO E FRATE PIETRO
DE SALVO DOMENICA PER GRAZIA RICEVUTA E ALTRE IN CORSO
SEMINARIO DI BRESCIA
N.N. ALLA MADONNA
COCCA MARCO - CHIERI
FAMIGLIA DI VERGNASCO PER PROTEZIONE ALLA MADONNA
BROCCA GIUSEPPE E ELISABETTA IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA
N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - CALLABIANA
FERRARIS BRUNO - ALLA MADONNA - PER GRAZIA RICEVUTA
51
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 50,00
€ 49,00
€ 46,00
€ 45,00
€ 45,00
€ 40,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 35,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
52
BANDA MUSICALE SANTA CECILIA DI VILLATA
PER GRAZIA RICEVUTA
FASSONE GIORGIA - PER PROTEZIONE
FAMIGLIA TRAVERSINO - BRUSNENGO
LA MOGLIE IN MEMORIA DI CHIANTELLO ESTERINO
OPERA DELLE FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ - AGOSTO 2013
N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - CASALE MONFERRATO
IN RICORDO DEI DEFUNTI DELLE FAMIGLIE FRANCHINA E MORGANI
IN MEMORIA DEI DEFUNTI FAMIGLIA GAMBA E DAVANZO
PERRERO GIUSEPPINA PER GRAZIA RICEVUTA
IN MEMORIA DI DE MITA MARIO E VENESIO INES
PARROCCHIA DI TREVISO PER UTILIZZO SALE GIOVANNI PAOLO II
PER FAMIGLIE DEFUNTE
TOGNALI CORIA - ALLA MADONNA
FAMIGLIA FERRANDO DI GENOVA
N.N. ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - BIELLA
N.N. IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA - VILLATA
MAURIZIO E ELISA CHIEDENDO PROTEZIONE PER LA NASCITA DELLA LORO BIMBA
OFFERTA N.N. PER FIORI
PER PREGHIERE PER LA SALUTE DI ARTURO E CATI
FAMIGLIA SEVESO E CALCIAROS DI PORTULA - ALLA MADONNA IN PROTEZIONE
PERCHE’ LA MADONNA DI OROPA PROTEGGA ANYI, GIADA, DAVID E FAM. ODISI
FAM. SALCE ALLA MADONNA
PER GRAZIA RICEVUTA - ALLA MADONNA
N.N. - BIELLA RINGRAZIANDO LA MADONNA
NEGRO RITA ALLA MADONNA
IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI FERDINANDO E LIDIA
LA FIGLIA IN SUFFRAGIO DI ARTEMIO FRASSATI
CHIORINO ANNA - PONDERANO
IN MEM. DI FERRARO FRANCESCO
A RICORDO DEI DEFUNTI
N.N. ALLA MADONNA - PRATRIVERO
FAMIGLIE MISSIONARIE DELLA TRINITA’ LUGLIO 2013
FERRARA ROSANNA - ALLA MADONNA
PER RINGRAZIAMENTO E PROTEZIONE PELLA PIERANGELA
L.C. BIELLA
N.N. PER FIORI ALLA MADONNA
GRUPPO FRATERNITA’ CUPPOLETTI - MILANO PER UTILIZZO BIBLIOTECA
N.N. - ALLA MADONNA - LEGNANO
FAMIGLIA MACCHI IN RICORDO DI ANGELO
GRUPPO POLACCO
PARROCCHIA DI PARABIAGO S.GERVASIO E PROTASO - DON MAURO
PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA DI MODESTA GIROD - POINT SAINT MARTIN
PICCO ROSA MARIA IN RINGRAZIAMENTO
FAMIGLIA GATTO - GRAGLIA
IN MEMORIA DI BULLANO ANTONIETTA - PALESTRO
N.N. ALLA MADONNA
ALICE GIOVANNA E DINO - SAN GERMANO VERCELLESE
PER LA PROTEZIONE DEI NIPOTI DI VISMARA EMILIO - CUGGIONO
LA NONNA NINA PER GRAZIA RICEVUTA
BULLANO GIUSEPPE - ALLA MADONNA
PER LA PROTEZIONE DI CASONI FILIPPO E DIEGO
BERTOLDI CLAUDIA
ALLORIO GIUSEPPINA
N.N. ALLA MADONNA - TORINO
PER LA PROTEZIONE DI GABRIELLA
PER LA PROTEZIONE DI MATTEO
BERTI ROBERTO ALLA MADONNA
IN RINGRAZIAMENTO E PROTEZIONE DI ELISA, GABRIELE, MICOL, GIOELE E MARTA -I NONNI - TORINO
N.N. - ALLA MADONNA
PER PROTEZIONE VERRI LUIGI
RIVETTI SECONDO DI GAGLIANICO - ALLA MADONNA
SUPPO MAURIZIO E ALDO - VERCELLI
GIACCHERO GIUSEPPE E FAMIGLIA ALLA MADONNA - SANTHIA’
N.N. - ALLA MADONNA
IN MEMORIA DI MANTIONE PIERA, BONOMO LUIGI E BONOMO MICHELE
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 32,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 30,00
€ 27,00
€ 27,00
€ 27,00
€ 27,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 25,00
€ 22,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
N.N. ALLA MADONNA - COSSATO
N.N. ALLA MADONNA
N.N. - ALLA MADONNA
FAM. ZANETTI E FORNARA - BORGOMANERO
CONIUGI SCHINA E BERTELLO RICORDANDO IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
IN MEMORIA DEI DEFUNTI FAM. PRINO, BELTRAME, MARZOLO E ROSSI
GRUPPO DI PREGHIERA DI PADRE PIO DI CHIERI
N.N. - ALLA MADONNA
PER LA PROTEZIONE DELLE FAMIGLIE DE COI E CASTELLI
N.N. - ALLA MADONNA
N.N. ALLA MADONNA - VALLE SAN NICOLAO
FAMIGLIA BONFANTE
PER I NIPOTI
N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE
N.N. ALLA MADONNA
CARRER GIOVANNI IN RINGRAZIAMENTO - PETTINENGO
PESCAROLO CLAUDIO E FAMIGLIA - ROBBIO
VAUDANO ROSANGELA - TRIVERO
N.N. - ALLA MADONNA
FAMIGLIA SARTORE SEVERINO - COGGIOLA
PER PROTEZIONE E RINGRAZIAMENTO FAMIGLIA SALCE
IN MEMORIA DI IDO E NOVELLO
N.N. - ALLA MADONNA
IN MEMORIA DEI DEFUNTI ADELE E SANDRO STRONA
I NONNI PER PROTEZ.DI VIRGINIA
CHIAPPINO GIOVANNA DI SAN MAURO TORINESE
IN MEM. DI FERRARI GIUSEPPE E NADALINI SILVIA
IN MEM. DI FERRARI RENATO E PATRIZIA E DI BIGNOZZI GINO E ALBERTO E INCERTI ZEFFIRA
FAMIGLIA CERRUTI ADRIANO
N.N. ALLA MADONNA
N.N. ALLA MADONNA
PER IL 60° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO DI LUIGI E LUCIA
FERRARA ANGELA DI PALERMO PER GRAZIA RICEVUTA
N.N. ALLA MADONNA - VALDENGO
PER PROTEZIONE FAM. PASTORIS STEFANO E GIUSEPPINA
PER LA PROTEZIONE
IN RINGRAZIAMENTO FAM. CATELLA,FAGGIO
PER I NIPOTI
PER PROTEZIONE ANNA MARIA E MARIO GARIAZZO
GHITTINO MAURIZIO - TRINO
A RICORDO DI ORNELLA SPREAFICO - LA FIGLIA
CLAUDIA RICORDANDO PIERANGELO, ORNELLA E RENZO
CRAPA NICOLO’ DI GAGLIANICO
N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE -MONCRIVELLO
PER LA PROTEZIONE DI SARA E MARCO - VILLATA
IN MEMORIA DI CLARA E IONES
PER IL NONNO GIANNI E LA PICCOLA ELISA
LUCIA E RENATO ZERLIA ALLA MADONNA - BORGOMANERO
PER LA PROTEZIONE DELLE FAM. PICCIATI E MACCHIONI
PER LA MADONNA
C.E. PER PROTEZIONE E - RINGRAZIAMENTO - BIELLA
TRECATE GIANCARLO - VERCELLI - IN RINGRAZIAMENTO
IN MEMORIA DEI DEFUNTI DELLA FAMIGLIA CAGLIANO E GARIGLIO
ROSSO GIOVANNA DI SAN GERMANO VERCELLESE - PER GRAZIA RICEVUTA
SCOTTI ROSINA DI VILLANOVA BIELLESE
N.N. ALLA MADONNA
CALINI LUIGI - LEGNANO
LE FIGLIE A RICORDO DI MAMMA IOLE
BETTINELLI GUIDO E MASIERO GINA - ALLA MADONNA
LA FAMIGLIA IN MEMORIA DI ROBERTA FERRARA
PER LA PROTEZIONE DEL PICCOLO COPPI DANIELE
PER LA PROTEZIONE DI LAURA E DELLE FAMIGLIE BARBIRATO E SCHIOPPETTI - RIVAROLO
PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA COHA E ZERBOLA - FAVRIA
PER PROTEZIONE VERONICA E BEATRICE OLEARO
FAMIGLIA FILA - BIELLA
N.N. ALLA MADONNA
53
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
€ 20,00
54
VIALARDI FRASSATI LUCIANA - PONDERANO
LUINI FRANCESCO
FRATTIN PIERA CIRIE’
PER IL SANTUARIO LA FAM. GENTA BRACHET DI CIRIE’
ARLONE PAOLO
FRANCESCA PERONE ROSAZZA - VIGLIANO BIELLESE
ELENA,CHIARA BOGGIO CASERO - VALDENGO
PER VOUCHER LAVORO 2830-2831
SERGIO E GIUSE ALLA MADONNA
PER PROTEZIONE FAM. SALUSSOLIA -SANTHIA’
IN MEM DI CARLINO, BATTAGLIA E MAROLA
BORASO SARA - SAN MARCO DI VILLARBOIT
LA FAMIGLIA CAPRINO PIERA IN RINGRAZIAMENTO
FAMIGLIA CORDONI LUCIANO - PAVIA
PER LA BASILICA ANTICA GILA RINA -PORTULA GILA
N.N. IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA
ZANETTI PIETRO DI BORGOMANERO
BELLINI MARIA TERESA DI SALE
FREDA GIUSEPPINA DI CUGLIATE FABIASCO
N.N. ALLA MADONNA PER PROTEZIONE - BORGOMANERO
PER LA NASCITA DI CRISTIAN
GEROMEL RITA IN MEMORIA DEI SUOI MORTI
FAM. AURICCHIO - ALLA MADONNA
IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA
PER LA PROTEZIONE DE PICCOLO LUDOVICO
N.N. ALLA MADONNA
IN MEM. DI FERRERO GIUSEPPE E ODDONE GELSINA
IN RICORDO DEI PROPRI CARI
PER I FIORI ALLA MADONNA
IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO CLAUDIO E NINA
QUARTULLI LUISA - ALLA MADONNA
N.N. - ALLA MADONNA - VILLATA
IN MEMORIA DI VECCHI AURELIO E ADRIANA - GROPELLO CAIROLI
LETTRY FRA EGIDIO
FOGLIA EMMANUELE - TRIVERO
PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA RUBINO - NOVARA
N.N. - ALLA MADONNA
IN MEMORIA DI FAM. DEMARCHI
IN ONORE DELLA MADONNA - BIANCHETTO ALICE
GIOVANNI TRIBOLO DI CARPIGNANO SESIA - ALLA MADONNA
IN MEMORIA DI FAM. ALASIA E TARABBO
MOTTO GIUSEPPINA - OLGIATE OLONA
N.N. ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - BIELLA
STEFANO SAVIOLO DI CANDELO ALLA MADONNA
BORDIGNON VITTORIA - BARLASSINA
OSSERVATORIO METEOROSISMICO DI OROPA
Temperatura media
Temperatura media massima
Temperatura media minima
Temperatura massima
Temperatura minima
Precipitazioni pioggia e neve fusa
Precipitazioni neve non fusa
Precipitazione massima pioggia
Precipitazione massima neve non fusa
Altezza massima neve
Giorni con precipitazioni
Vento massima raffica
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
18,4°
22,2°
14,5°
28 lug. 24,6°
4 lug. 11,1°
149,6 mm
17,1°
20,8°
13,4°
5 ago. 26,2°
27 ago. 9,1°
71,6 mm
13,4°
16,6°
10,2°
3 set. 21,4°
12 set. 6,4°
241 mm
18 lug. 64 mm
9 ago. 22 mm
8 set. 103 mm
13
29 lug. 90 kmh
12
3 ago. 71 Kmh
6
8 set. 53 kmh
Note: estate mediamente calda, come negli ultimi anni, ma non eccezionali, precipitazioni non abbondanti, ma vicine alla
media del periodo. www.osservatoriodioropa.it
Radio Oropa
In diretta sul sito
www.radioropa.eu
dal Santuario e in collegamento via satellite con Blu
Sat 2000.
Orario
S. Messe
Ore 7.30-9-10.30-16.30
Notiziari
Ore 8-12-13-14-18-21
Antologia Cristiana
Ore 11,30 - 19,15
Orizzonti Cristiani
Ore 15,30 - 17,30
Corona - Vespri
Ore 18,15
Rosario in latino
Ore 20,40
Frequenze
Mhz 105.6 da Oropa
88.30 da Sandigliano
88.45 da Cossila
89.00 da Valdengo
89.10 da Candelo
89.90 da Cavaglià
90.30 da Pollone
96.60 da Pettinengo
102.30 da Pratrivero
Pubblicazioni sul Santuario
Acta Reginae Montis
Oropae (Cartario) 3 tomi
(1945-48-99)
Storia del Santuario di
Oropa di Mario Trompetto
Grazie e Miracoli della
Madonna d’Oropa
di Basilio Buscaglia (rist. 1991)
Gli Ori di Oropa
Catalogo mostra (1996)
Giovanni Paolo II Pellegrino
ad Oropa (16 luglio 1989)
I tempi di Oropa e il suo
futuro di Fernando Marchi
(1994)
I quadri votivi del
Santuario di Oropa
di Angelo Stefano Bessone e
Sergio Trivero
4 volumi (1995-99)
Un mistero d’amore
Foto Bini - testo Ca. G. Saino
Recapiti telefonici (015)
RISTORANTI: Bar Trattoria Latteria 24.55.900 - Caffè Deiro 24.55.925 - Caffè Oropa 24.55.917 - AI Tre Arc
24.55.906 - Croce Bianca 24.55.923 - Fornace 24.55.922
Stazione 24.55.937 - Valfrè 24.55.942 - Croce Rossa
24.55.907 - Canal S. Antico 24.55.902 - Canal S. Trucco
24.55.944 - Macellaio 24.55.905 - Nocca 24.55.919 - Vittino 24.55.940
ESERCIZI COMMERCIALI: Erboristeria 24.55.995 - Alimentari, pane 24.55.933 - Biellarobe 24.55.952 - Tabaccheria 24.55.932 - Da Terry 338.34.33.820
ARTICOLI RICORDO: Del Chiostro 255.51.206 - I Ricordi di Oropa 25.55.804 - Il Portico 24.55.960 - Pezzana
Claudio 338.34.33.820 - Ragazzi Marina 24.55.943 Vittone Marianelda 24.55.924 - Semplicemente... Oropa
24.55.948
Oropa
Santuario della Madonna
Nera di Carlo Caselli
Il Santuario di Oropa di
Delmo Lebole - 2 volumi
(1997-99)
Oropa e S. Eusebio
di P. Emanuele Scaltriti
Il cuore del monte
Foto G. Bini - testo M. T.
Molineris
ORARI PULLMAN
Partenza da Biella da F.S.
feriale: 6.35, 7.10, 7.40,
9.10, 10.40, 13.10, 14.25,
16.40, 17.10, 18.30, 18,40
festivo: 7.10, 9.10, 10.40,
13.10, 14.25, 17.10, 18.30
Partenza da Oropa
feriale: 7.55, 8.20, 9.55,
11.25, 13.50, 15.07, 17.25,
17.55, 19.10.
festivo: 7.55, 9.55, 11.25,
13.50, 15.07, 17.55 19.10
COMPAGNIA DEI DEVOTI DELLA MADONNA DI OROPA
Scopo: Radunare in una grande famiglia tutti i devoti della Vergine Bruna, per incrementare la vera devozione e per contribuire al decoro del Santuario.
Iscrizione:
Perpetua per persona (vivi o defunti)
Perpetua per famiglie (vivi o defunti)
Nella Cripta alla Chiesa Grande
Benefici Spirituali: Indulgenza plenaria alle solite condizioni, nel giorno dell’iscrizione e in varie feste
dell’anno.
Partecipazione ai meriti della S. Messa che si celebra ogni giorno per i vivi e per i defunti ai piedi della Madonna, ed ai frutti delle preghiere che si elevano in Santuario.
ECO DEL
Periodico trimestrale di spiritualità mariana.
PORTA NELLA TUA CASA LA CRONACA DEGLI AVVENIMENTI,
L’AGGIORNAMENTO DELLE ATTIVITA’, LA VOCE DELLA MADONNA.
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