finiture esterne_ foe05_pavimenti in cotto_ciclo di vita

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finiture esterne_ foe05_pavimenti in cotto_ciclo di vita
FINITURE ESTERNE_ FINITURE ORIZZONTALI ESTERNE (PAVIMENTI)
FOE05_PAVIMENTI IN COTTO_CICLO DI VITA
CICLO DI VITA (anni)
FOE_05 Pavimenti in cotto
BREVE
MEDIO
LUNGO
<10
10-20
>20
PRINCIPALI FATTORI DI DEGRADO
FATTORI DI DEGRADO ESTERNI
Riguardano essenzialmente le condizioni climatiche e di esercizio alle quali sono soggetti i pavimenti:
ƒ
fattori di deterioramento fisico (erosione, cicli di gelo e disgelo, cristallizzazione di sali solubili, etc);
ƒ
fattori di deterioramento chimico (dissoluzione del materiale per invecchiamento, efflorescenze, processi di solfatazione, inquinamento, ecc.);
ƒ
fattori meccanici prevedibili (carrabilità, intensità di traffico, carichi attesi, etc).
Alcune di queste condizioni vengono esaltate dal tipo di posa scelta (a secco, a umido, su sabbia, a colla, etc), dalle condizioni del terreno o del sottofondo
e dalla reale esposizione agli agenti atmosferici (temperatura, umidità, ombreggiamento, etc).
A parità di agenti aggressivi, le caratteristiche intrinseche di resistenza del prodotto lo rendono o meno idoneo ad una collocazione esterna, è opportuno
quindi distinguere le prestazioni del “cotto da interni” da quello certificato con prestazioni “da esterni”. A volte vengono definiti “in cotto” anche altri prodotti a
pasta argillosa non smaltata, come il gres o il klinker, che rispetto al cotto tradizionale hanno minore porosità (quindi sono generalmente più resistenti agli
agenti atmosferici) e maggiore resistenza meccanica e vengono quindi posati (ad esempio) anche in zone carrabili.
FATTORI DI DEGRADO CONNESSI ALLE CARATTERISTICHE SPECIFICHE DEI MATERIALI E DEI COMPONENTI
La presenza di fattori di degrado dipende essenzialmente dalla rispondenza del materiale alle condizioni di esercizio del pavimento e al tipo di posa scelto.
Se le caratteristiche dichiarate dal produttore non sono congruenti con quanto necessario il difetto non è qualitativo ma progettuale o di scelta tecnica e non
può quindi essere imputato all’elemento tecnico.
I fenomeni di obsolescenza che chiamano in causa la costituzione del materiale riguardano essenzialmente difetti di fabbricazione (quindi inidoneità
soggette a garanzia), che possono presentarsi come un’accentuazione delle caratteristiche di porosità dovute a basse temperature di cottura del materiale o
la presenza di imperfezioni (difetti di cottura, irregolarità dimensionali, difetti strutturali).
Alcuni difetti estetici (come efflorescenze o macchie) possono derivare dall’interazione fra la calce ed il cemento contenuti in leganti o giunzioni e la pasta
della mattonella. Gli alcali del cemento danno macchie giallo brune su laterizi a scarso contenuto salino e macchie grigio/nere in laterizi contenenti ossidi
ferrosi o impurità.
FATTORI DI DEGRADO DOVUTI A ERRORI DI PROGETTAZIONE
L’affidabilità dei rivestimenti in cotto é connessa strettamente alla corretta concezione ed esecuzione delle connessioni con i vari subsistemi di cui fanno
parte o con i quali sono in contatto, in particolare:
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le caratteristiche del piano di posa e dell’eventuale strato di allettamento;
ƒ
la consistenza degli strati di riempimento o di regolarizzazione del solaio oppure dello strato drenante sul terreno (dimensione, compattezza,
granulometria, etc);
ƒ
i giunti di connessione (tra gli elementi, di dilatazione, perimetrali, in prossimità di elementi di interfaccia);
ƒ
la manutenibilità prevista del manto rispetto a quella degli elementi integrati negli orizzontamenti (impianti, pozzetti, etc).
La congruenza tra le soluzioni costruttive e il controllo delle sollecitazioni dovute ai carichi attesi, alla flessibilità del sottostrato ed alle interazioni tra i diversi
subsistemi, sono determinanti per l’esclusione di dissesti, deformazioni e alterazioni della superficie dei pavimenti in cotto.
Nei rivestimenti posti all’esterno è sempre di fondamentale importanza la valutazione della tenuta all’acqua del pavimento e della capacità del sistema di
convogliare o meno nel terreno le precipitazioni meteoriche. Il ristagno d’acqua su pavimenti in cotto può facilmente comportare:
la decadenza della struttura del materiale con aumento progressivo della porosità e rischio di sgretolamenti e scagliature successive;
l’insorgenza di fenomeni gelivi con distacchi e degrado superficiale irreversibile del materiale;
la proliferazione di muffe e patine biologiche che compromettono l’aspetto estetico del materiale, rendono la superficie scivolosa e possono dare luogo a
micro fessurazioni ed aumento della porosità dell’elemento;
Nel caso in cui venga progettata una posa su malta o per incollaggio è necessario studiare sia la tessitura di posa sia il coefficiente di dilatazione del
materiale in relazione all’espansione attesa dell’allettamento.
FATTORI DI DEGRADO DOVUTI A ERRORI DI POSA IN OPERA
Nell’esecuzione della rivestimento si distinguono essenzialmente errori legati a:
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compattezza del terreno e dei sottostrati (con cedimenti successivi alla fase di messa in opera o di utilizzo del rivestimento);
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calibrazione del grado di umidità del sottofondo, della malta e negli elementi;
ƒ
valutazione della planarità degli strati (uniformità, compluvi, etc);
ƒ
ortogonalità dei giunti e rispetto del disegno di posa;
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temperatura e condizioni atmosferiche al contorno (in particolare calore eccessivo nelle pose ad umido);
ƒ
scelta dei tempi di asciugatura prima dell’utilizzo;
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stesura degli eventuali trattamenti superficiali, soprattutto idrorepellenti, antimacchia ed antimicotici (pulizia e preparazione preliminare del rivestimento,
successione dei trattamenti, uniformità di penetrazione, temperatura di messa in opera, etc).
Si rammenta che una scelta errata della modalità di messa in opera del rivestimento avviene in fase di progettazione e non può essere considerata, di per
sé, un errore di posa.