DEL SIGNOR ROSSI ROSSI

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DEL SIGNOR ROSSI ROSSI
[PERSONAGGI]
DI MANUEL GANDIN
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a fatto fischiettare l’Italia e canticchiare ovunque, dal Nord-Est di
Trieste mia al Sud di Nun è peccato, passando per Le mille bolle blu e
Quando vien la sera. Ha scritto oltre 600
canzoni che hanno costituito la colonna sonora dell’Italia che viaggiava spedita dalle
macerie della guerra al
boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta.
Con le sue canzoni ha partecipato a 21 edizioni del
Festival di Sanremo e ha
vinto, tra gli altri premi, la
Gondola d’oro, due Diapason d’oro, tre premi della critica giornalistica. Di
lui è stato detto che «ha
messo in smoking la canzone italiana». Oggi, Carlo Alberto Rossi, rimine-
CARLO ALBERTO ROSSI
La copertina del
triplo cd che celebra
la carriera di Carlo
Alberto Rossi, in una
foto d’epoca con la
presentatrice Tv
Marisa Borroni
I CAPOLAVORI
DEL SIGNOR ROSSI
Ha scritto oltre 600 canzoni che hanno fatto la storia
씰 Riminese, Carlo Alberto Rossi a 15
anni si trasferisce con la famiglia a
Milano e si iscrive al liceo Berchet.
A 16 anni pubblica la prima canzone.
A 19 anni si arruola volontario ma più
che alle armi, dà attenzione alla
musica, scrivendo quattro inni per le
Divisioni Sabauda e Acqui. Congedato,
si dedica totalmente alla composizione
lasciando gli studi di medicina.
Nel 1950 fonda la casa editrice Ariston.
Nel 1952 fonda la C.A. Rossi Editore.
Diventa discografico costituendo
la Juke-Box srl, collegata a un gruppo
industriale importatore di juke-box.
Così i suoi dischi si trovano
in tutte le macchine a gettoni d’Italia.
d’Italia del dopoguerra. Ora le ripropone in un triplo cd
se, trasferitosi giovinetto a Milano con la famiglia e ora abitante felice a Crotone, festeggia con un triplo cd la sua carriera, peraltro
nata quasi per gioco: «Qui a Crotone sto bene, l’aria è buona, c’è il mare bello, la gente è
ospitale e gentile, è gente civile. A Milano, invece, si è perso quasi tutto dal punto di vista
del buon vivere e della cultura. Io, le dico la
verità, oggi faccio fatica a trovare un ambiente adatto alla cultura».
A 86 anni, Carlo Alberto Rossi celebra se
stesso ma lo fa sottovoce, con quello stesso
stile che nelle sue canzoni emergeva immediatamente, fin dal primo ascolto, raccogliendo la simpatia degli italiani senza dover sgomitare, con discrezione, gentilezza e
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[PERSONAGGI]
“
”
Alcune canzoni le
componevo di notte;
altre, dopo averle
scritte su un pezzo di
carta, le dimenticavo
nelle tasche
dei pantaloni
Carlo Alberto Rossi
con la moglie Lyda
e Fausto Cigliano
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un sorriso. Lui la mette sul piano salutista
più che su quello caratteriale: «Ho 86 anni,
non ho mai fumato, ho sempre condotto
uno stile di vita corretto. Non posso proprio lamentarmi e se sono qui il merito è anche del mio stile di vita».
Quando ha iniziato a scrivere canzoni?
«Ho iniziato così, come se fosse un fatto
naturale, ai tempi del liceo classico. Mi venne in testa un tema, “Amore baciami, baciami, baciami” e così… da lì è iniziata la mia
carriera di compositore. In realtà io volevo
diventare un medico
e ho continuato a studiare medicina anche
se non sono arrivato
alla laurea. Ma la passione per la medicina
è rimasta uguale nel
tempo e ancora oggi
quando c’è qualche
congresso vado sempre a vedere, a curiosare, a continuare a imparare. Penso che conoscere i temi della
medicina aiuti ad alleggerire la paura delle malattie e del tempo
che scorre inesorabile».
Come le venivano in mente le canzoni
che componeva?
«Mah, veramente non mi sono mai messo
GLI ITALIANI E LE CANZONI DI ROSSI
씰 Tra i meriti di un compositore come Carlo Alberto Rossi, c’è quello
di aver regalato agli italiani appena usciti dal ventennio di dittatura
fascista e dai cinque anni di guerra mondiale un po’ di allegria con le
sue canzoni. Dei successi più celebri di Rossi, vanno ricordati alcuni
brani che tutt’Italia ha canticchiato, come Se tu non fossi qui, Le mille
bolle blu, che costituì per la giovanissima Mina il primo successo
popolare, ’Na voce ’na chitarra e ’o poco ’e luna, Nun è peccato,
E se domani, Quando vien la sera, Amore baciami, Al chiar di luna porto
fortuna, Mister Jazz, Ritroviamoci, Trieste mia, Stradivarius,
Se tu non fossi qui. Ma i brani di Rossi sono stati eseguiti anche
all’estero, nell’interpretazione di nomi celebri della musica leggera
e del jazz, come Bing Crosby, Nat King Cole, Tom Jones,
Sara Vaughan, Pat Boone, Tom Jones, Dalida.
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Da Milva a Joe Sentieri, da Natalino Otto a Mina,
la musica leggera è passata tutta per le sue canzoni
al piano per forza. Semmai posso dire che è
stata la musica a venire addosso a me. Confesso che alcune canzoni le ho composte di
notte, visto che ero un insonne».
Scriverne così tante significa anche capire subito quali possono avere successo o
pensa che non lo si possa sapere mai con
certezza?
«No, anzi! Io capivo subito quali motivi
sarebbero arrivati alla ribalta con facilità.
Per altre canzoni, invece, sentivo che ci saLe mille bolle blu fu la
canzone che diede il
successo a Mina. Connie
Francis ha cantato
’Na voce, ’na chitarra e
’o poco ’e luna. Peppino
Di Capri portò al
successo Nun è peccato.
Ornella Vanoni ha
eseguito Amore baciami.
Fred Buscaglione ha
interpretato Al chiar
di luna porto fortuna
rebbe voluto più tempo; avevano bisogno di
tempo per entrare nella memoria di chi le
ascoltava. Alcuni brani, poi, li scrivevo e me
ne dimenticavo quasi subito. Lo sa, tanto
per fare un esempio, come è nata E se domani? È un caso che sia stata cantata da Mina,
proprio un evento fortunato. Io l’avevo scritta su un foglietto, come di regola mi capitava: non avevo carta da musica e quindi disegnavo il pentagramma sulla carta che mi capitava di avere tra le mani sul momento. Successivamente, una volta scritta la musica, magari mettevo il foglio in tasca e non era raro
che me lo dimenticassi. Successe così anche
per E se domani. La scrissi e poi la misi in
un paio di pantaloni e a quel punto me ne
dimenticai. Passarono mesi, e al cambio di
stagione tornai a indossare di nuovo i pantaloni, dove si trovava quel foglietto abbandonato. Misi le mani in tasca e quando le
tolsi mi accorsi che quel pezzo di carta, per
me in quel momento assolutamente sconosciuto, era caduto a terra. Incuriosito, lo
raccolsi e lessi le note di E se domani. La ri-
conobbi e mi misi all’opera. Dunque, possiamo dire che quella canzone esiste per
un colpo di fortuna, perché dai pantaloni
il foglietto dove era stata scritta cadde a terra e io mi incuriosii. Altrimenti…».
Prima le parole o prima la musica? È un
dilemma che tutti ci chiediamo rispetto a
una canzone. Lei come lo risolveva?
«Delle mie canzoni scrivevo la musica,
poi venivano le parole. Ma credo che sia
quasi sempre così, per tutti. Il titolo invece
nasceva con la musica, prima delle parole.
Avevo già in mente anche chi sarebbe stato
il cantante ideale per questo o quel motivo. Scrivevo in base a chi poteva cantare
quella melodia, insomma. C’erano brani
che potevano andare bene per Mina, altri
per la Vanoni, altri ancora per Joe Sentieri
o per Peppino Di Capri».
Cosa la rendeva felice, dopo aver scritto e sentito un cantante che interpretava
le sue melodie?
«Preferisco parlarle del pubblico. Sempre su E se domani le racconto questa: ero
a Riccione e sentii un tipo che la fischiettava perfettamente e mi chiesi stupefatto come mai la conoscesse, dove l’aveva sentita. Non era come oggi che il lancio di una
canzone viene programmato. Allora era
una sorpresa, o quasi. Insomma, quella
volta decisi, dopo averlo seguito per un
po’, che era meglio non chiedergli come
sapesse così bene la mia canzone ma dentro di me ero felice».
왎
“
”
Ero felice quando
sentivo qualcuno
fischiettare una mia
canzone, come quella
volta che a Riccione
sentii E se domani
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