[brescia - 41] gdb/spettacoli/spe

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[brescia - 41] gdb/spettacoli/spe
Data e Ora: 15/10/09
20.58 - Pag: 41 - Pubb: 16/10/2009 - Composite
Giornale di Brescia
spettacoli 41
Venerdì 16 Ottobre 2009
Vasile e Chimini a Borgosatollo
tra Beethoven e Bazzini
Dorina Frati, mandolino da capitali barocche
Nella Pieve della Mitria a Nave con Brixia Musicalis propone il repertorio in voga nel Settecento
NAVE «Il mandolino nelle capitali europee del XVIII
secolo» è il titolo del concerto di stasera alle 20,45 nella Pieve della Mitria a Nave di cui è protagonista la
mandolinista bresciana Dorina Frati con Brixia musicalis: Luciana Eliziondo viola da gamba e Michele Barchi cembalo. Il concerto, ad ingresso libero, è il terzo
appuntamento delle Settimane Barocche di Brescia e
propone un excursus lungo la produzione mandolinistica del ’700, con particolare attenzione per il repertorio più eseguito nelle capitali europee dell’epoca (Napoli, Venezia, Parigi, Vienna).
Dorina Frati, che stasera sarà a Nave con il complesso Brixia Musicalis
Dorina Frati interpreta «Sonatina per mandolino
ad uso della N.D. Maria Venier» del veneziano Girolamo Venier, Sonata V di Roberto Valentini, Sonate Prima e IX di G.G. Boni, tre Sonate di Domenico Scarlatti e «Sonata per camera di mandolino e basso» di Giovan Battista Gervasio. Quest’ultimo é autore del primo trattato per mandolino napoletano (Parigi 1767),
strumento per virtuosi e amato dalla corte borbonica
mentre, per sostenere e accompagnare il canto a Napoli si usava il colascione( una specie di liuto a manico
lungo montato con due o tre corde). Fra i grandi compositori che scrissero per il mandolino v’è Domenico
Scarlatti. Anche Beethoven, conquistato dalla bravura del mandolinista bresciano Bartolomeo Bortolazzi,
scrisse opere per mandolino.
f. c.
BORGOSATOLLO Con il concerto per
violino e pianoforte «Contrasti d’autore» si apre questa sera alle 20.45 a Borgosatollo la rassegna «Aspettando Venerdì», organizzata al teatro di via Leonardo da Vinci dall’Assessorato alla cultura del Comune (ingresso € 3). A eseguire musiche di Beethoven e del compositore bresciano Antonio Bazzini, attivo in tutta Europa nel XIX secolo, saranno la violinista romena Anca Vasile
Caraman e il pianista Gerardo Chimini.
«Contrasti d’autore» proporrà pezzi
dei due autori, molto diversi l’uno dall’altro per stile e carattere: vigoroso, an-
Sorelle d’America
nelle città del vizio,
crisi di coppia
davanti a un film
Weill e Bernstein
la lirica «in jazz»
specchio del ’900
■ «I sette peccati capitali» si divide
«I sette peccati capitali» scritto con Bertolt Brecht
e «Intrigo a Tahiti» inaugurano stasera al Grande la stagione
BRESCIA Al teatro Grande stasera alle 20.30 «Die Sieben Todsuenden» di Kurt Weill e «Trouble in Tahiti» di Leonard Bernstein inaugurano la stagione lirica 2009. Orchestra lirica dei Pomeriggi Musicali
diretta da Carlo Boccadoro, regia di Giulio Ciabatti, scene e costumi
di Sergio D’Osmo, luci di Claudio Schmidt, coreografie Giovanni Di
Cicco. Interpreti de «I sette peccati capitali»: Mirjam Toia (Anna I),
Francesca Zaccaria (Anna II), Gianluca Bocchino, Gianluca Sorrentino, Nicolò Ceriani, Giuliano Pelizon (La Famiglia). Interpreti di «Intrigo a Tahiti»: Nicolò Ceriani (Sam), Giovanna Lanza (Dinah), Manuela Kriscak, Gianluca Bocchino, Giuliano Pelizon (Trio Jazz). Edizione
in lingua originale con didascalie in italiano. Si replica domenica 18
alle 15.30 (turno B). Ancora pochi posti in platea per stasera, platea e
palchi per domenica, galleria esaurita in abbonamento.
Spettacoli entrambi brevi, «I sette peccati capitali» e «Intrigo a
Tahiti» si possono avvicinare musicalmente per l’uso di un linguaggio
basato sulla tradizione ma filtrato attraverso diverse esperienze: il cabaret, il pop-jazz che arrivava in Europa prima della guerra per Weill,
il jazz evoluto e anche addolcito dal musical e dalla musica da film per
Bernstein. Inoltre i soggetti e i testi delle due pièces - sotto la maschera dell’intrattenimento - affrontano e denunciano temi sociali: Weill i
vizi della società borghese, Bernstein l’incomunicabilità.
VERSO LA BOHÈME
«PAZZI PER L’OPERA» E BIGLIETTI
La seconda proposta della stagione lirica sarà la Bohème, in cartellone venerdì 23 e domenica 25 ottobre. Il capolavoro di Giacomo Puccini verrà
presentato domani, sabato, alle 11,
nel Ridotto del Grande (ingresso gratuito), dal prof. Roberto Gazich, per
il ciclo «Pazzi per l’opera».
I biglietti saranno messi in vendita sia per la recita del 23 sia per quella
pomeridiana del 25 - da domenica
18 al botteghino del Grande (orario
11-14 e 16-19) e su Internet (www.
teatrogrande.it e www.vivaticket.it).
Sono disponibili posti di platea e palchi (la II galleria è esaurita in abbonamento). Info: tel. 030.2979333.
Una foto di scena scattata durante la prova generale
al Grande di «Intrigo a Tahiti» (ph. Reporter/Favretto)
Sette peccati scanditi da ritmi di marcia e cabaret
«I sette peccati capitali», ballet chanté rappresentato a Parigi nel
1933 su commissione del coreografo Georges Balanchine, vede uniti
per l’ultima volta Kurt Weill e Bertolt Brecht. I temi cari ai due artisti
tedeschi ne «I sette peccati capitali» si condensano in una feroce critica alla borghesia, che si serve di ogni mezzo per aumentare il proprio
capitale, raggiungere il successo e il potere, suoi unici ideali o valori.
Sulla falsariga del principio dell’«estraniamento» di Brecht, quindi rovesciando metaforicamente gli assunti, non è peccato ciò che va contro le leggi di Dio, ma ciò che ostacola il raggiungimento del potere
economico. Dal canto suo Weill, intendendo la musica come azione,
forgia la partitura in modo che la forma enunciata perda il suo carattere e l’ascoltatore, provocato, si trovi naturalmente dalla parte della
verità. L’orchestra classica si comporta spesso da orchestrina jazz, il
pianoforte da piano-cabaret, i lieder sono songs, le tappe del viaggio
di Anna sono commentate da un quartetto vocale, di cui un basso è la
Mamma; i ritmi di marcia segnalano il compimento del «dovere».
in Prologo, 7 Scene, Epilogo. Anna I
(canta, è l’io razionale) parte con la sorella Anna II, ballerina (l’elemento
istintivo ed emotivo), da Memphis in
Louisiana, per sette città americane
dove Anna II, lavorando in locali, guadagnerà il denaro per realizzare il sogno della sua famiglia: una casetta. Anna II è costretta a grandi sacrifici, a lasciare amori e perdere un figlio, ma anche quando si ribella deve soccombere
alla volontà della sorella Anna I. Evita i
sette peccati capitali: non deve essere
pigra ma lavorare sempre, non essere
orgogliosa e accettare di esibirsi in
strip tease, non adirarsi e lasciare che
si commetta ogni ingiustizia, non mangiare perché una ballerina dev’essere
magra, non darsi all’uomo che ama ma
solo a chi la paga di più...
«Intrigo a Tahiti» è un film che Dinah ha visto da sola e l’ha fatta sognare. Da tempo lei e il marito Sam non si
comprendono, parlano solo del necessario e trascurano il figlio. Sam lavora,
fa sport, ha gli amici, Dinah legge riviste, fa le spese, va al cinema e dallo psicanalista. Dopo un ennesimo silenzio,
Sam invita Dinah ad andare al cinema.
Lei ha già visto «Intrigo a Tahiti» di cui
le è piaciuta una canzone d’amore, e accetta di rivedere il film con Sam. Potrebbe essere un nuovo inizio.
L’arcata di Marco Rizzi pare non finire mai
Il violinista a San Barnaba ha fatto musica non solo con il suo Bergonzi 1739, ma con tutto il corpo
■ Gran virtuoso col ciuffo. Finto placido.
Stilita sorridente. Florido anacoreta. Gaudente epicureo. Dategli in mano un violino e quello strumento diventerà il capo del gruppo, coraggioso e generoso. Pure si trasformerà in
compasso, cannocchiale, astrolabio. Marco
Rizzi veste un doppio abito, nel concerto all’auditorium San Barnaba, rassegna «Ottobre con i grandi violinisti» organizzata dalla
Fondazione Romanini. Taumaturgo ayurvedico, venditore di elisir, malinconico saggio, in
Ysaÿe. Filosofo presocratico, infallibile studioso tolemaico, ballerino solitario, in Bach.
Rizzi possiede una fluidità dell’arco straordinaria, intonazione, tecnica, qualità del suono. La sua arcata pare non finire mai: la frase
diventa lunghissima, regale, si tende alla prima battuta per ridiscendere all’ultima. L’asce-
L’ironia dello show si insinua nell’opera «classica»
«Intrigo a Tahiti», di cui Bernstein stese anche il libretto, è del 1953
ed intende comunicare, attraverso un linguaggio musicale popolare e
comprensibile a tutti, il disagio di una coppia in crisi che non ha il
coraggio di dialogare, soffocata dagli stereotipi della middle-class
americana dell’epoca. Bernstein mescola abilmente ingredienti dell’opera (arie, duetti, melodia, uso degli archi e dei legni) con canzoni e
suggestioni jazz, ritmi e danze della musica leggera. Riserva ai due
protagonisti la parte «classica» mentre un trio jazz, come in uno
show, commenta e interviene con refrain nell’azione. In «Intrigo a
Tahiti» dovrebbe primeggiare l’ironia, ma la musica di Bernstein sembra più sincera nelle parti tradizionali, di matrice pucciniana. Ed è
una canzone («Island Magic») sentita nel brutto film «Trouble in Tahiti» a suggerire alla fine l’eventualità di una spiegazione, anche dolorosa ma necessaria, fra marito e moglie.
Marco Rizzi durante il concerto in San Barnaba (ph. Reporter/Paletti)
Fulvia Conter
Miagolando... in poltronissima
Oggi la seconda parola-chiave per vincere 40 biglietti per «Cats»
BRESCIA Un gruppo di gatti davvero
particolari è pronto a raccontarsi ai venti lettori che si aggiudicheranno ognuno «due posti in poltronissima gold».
Prosegue oggi il concorso del nostro
Giornale che mette in palio 40 biglietti
per assistere il prossimo mercoledì (21
ottobre), gratuitamente e dalle primissime file, al celebre musical «Cats», messo in scena in versione italiana dalla
Compagnia della Rancia al Palabrescia
di via San Zeno, alle 21.
Ricordiamo brevemente le regole ai
lettori che hanno giocato ieri, giorno di
pubblicazione del primo coupon. Oggi,
qui accanto si può trovare il secondo tagliando, mentre il terzo ed ultimo coupon sarà pubblicato domani. Ciascuno
riporta una parola chiave (quella di oggi è «GDB GATTI») che deve essere inviata via sms al numero 320.2043275, en-
Il musical «Cats» in arrivo al Palabrescia
che nelle romanze più dolci, Beethoven, melodico e virtuoso Bazzini.
L’obiettivo dello spettacolo di Borgosatollo è di fare emergere l’impronta caratteristica che ogni compositore mette nelle proprie opere, anche in quelle
all’apparenza più diverse.
Anca Vasile suona il violino dall’età
di quattro anni: si diploma a Bucarest e
da allora tiene concerti in tutta Europa,
collezionando importanti esibizioni. Gerardo Chimini è pianista bresciano ben
noto, docente al Conservatorio Marenzio e titolare di importanti corsi di perfezionamento.
m. ung.
tro le 23.59 di ogni giornata e sempre
dallo stesso numero di cellulare (costo
secondo il piano tariffario personale). I
tre coupon devono essere conservati
per poter essere esibiti in caso di vincita. Saranno estratti 20 numeri tra quelli
da cui sono stati inviati, nelle tre giornate successive di gara, tutti e tre gli sms
contenenti le tre corrette parole chiave
pubblicate (ieri, oggi e domani). Ogni
estratto si aggiudicherà due biglietti.
La comunicazione della vincita sarà
trasmessa lunedì 19, unitamente alle indicazioni per il ritiro del premio.
Un’orchestra dal vivo di sedici elementi accompagna i racconti dei «Jellicle cats», 25 gatti magici, raffinati e sensuali, che nella notte più speciale dell’anno si riuniscono per conoscere il felino che avrà il privilegio di salire verso il
«Dolce Aldilà» e rinascere a nuova vita.
Lo spettacolo sarà in scena anche martedì 20 ottobre, alle 21. Biglietti in prevendita: 58 - 53 - 42 e 32 €, informazioni
tel. 030.348888, www.greenticket.it.
si si veste di ermellino. La Sarabanda (Partita
n. 2) proietta nell’infinito, la Corrente ci investe di caldo umido. La Ciaccona sfonda nel
trascendente, la Giga ci riporta tra l’erba rugiadosa. Concentrato, in perpetuo moto (si
piega, sporge il labbro inferiore, si fa cullare
dai suoni, fluttua sul palco), nella Partita
BWV 1004 Rizzi non legge lo spartito: pare
scrutare il cielo, come l’astronomo ritratto da
Gerrit Dou.
Nello spazio freddo e asettico di San Barnaba, Rizzi danza, alleggerisce, respira, ondeggia, allarga. Fa musica con tutto il corpo, non
solo con il suo violino Bergonzi 1739. Isolato
dal mondo e insieme impaziente; assorto nelle sue investigazioni eppure implacabile nella
continuità. Le visioni musicali di Rizzi sono
compatte, integerrime, salde. Quanto di più
lontano da certa nervosa ansimante filologia.
In ogni serie di danze è evidente la misteriosa
preesistente unità del ciclo, cui Rizzi segretamente fa riferimento. Non collage di episodi
diversi in conflitto fra loro, ma un’interiore
enorme solidità, che dona al suono pacificante energia, morbidezza, sfolgorio di luce ambrata. Il violinista milanese riflette, misura,
traccia coi suoni le fasce d’una sfera armillare.
«Ricordati che si muore», ripete Eugène
Ysaÿe, nella Seconda Sonata, citando la melodia funebre del Dies Irae. Il fantasma bachiano appare veloce (c’è uno straniante montaggio di frammenti tratti dalla 3a Partita BWV
1006), intrecciato a vaghe ombre lisztiane e ai
folti basettoni di César Franck. Nel 1923, il violinista belga, malato, dopo aver incantato il
mondo, si trasferisce a Knokke-Heist, nelle
Fiandre estreme, sulla costa. Il Mare del Nord
di fronte, mezzo secolo di concerti alle spalle,
500 anni di musica nella testa. Cosa gli abitava ora nel cuore? Il violino di Rizzi ripete il
suo «tempus fugit», l’ora corre. A passi lenti e
sicuri, percorre la sua via, certo della meta.
Enrico Raggi