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N.3/2012
Giancarlo Celeri Bellotti
Coordinatore infermieristico, Tutor II annoI - Sezione
Corso di Laurea in Infermieristica - AO-Polo Didattico
Universitario Ospedale San
Paolo Milano
Ward sister, Tutor at the 2nd
year of Nursing Sciences Degree
Course - AO-Polo Didattico
Universitario Ospedale San Paolo
Milan
Mentre in Inghilterra nel 1860 Florence
Nightingale inaugurò la Nightingale Training School for Nurses ed avviò così la
prima vera e propria formazione professionale per infermiere in senso moderno,
in Italia cominciava a realizzarsi l’obiettivo
risorgimentale dell’unità nazionale, concretizzatosi poi, come tutti ben sappiamo, nel
1861. L’Italia della prima era post unitaria si
presentava nello scenario europeo di fine
Ottocento come un paese retrogrado e
molto poco al passo con i tempi in molti
campi del vivere civile e della società, e tale
rimase per diversi decenni. Questo parziale immobilismo, questa lenta dinamicità e
rallentamento evolutivo coinvolse tutte le
neonate istituzioni dello Stato, anzi del Regio Stato, tra le quali vi era inserita anche
l’istituzione sanitaria, all’interno della quale
si collocavano enti di beneficenza ed assistenza di vario genere. L’Italia di quel periodo aveva una radicatissima tradizione ed
una vocazione all’assistenza antichissime,
caratterizzata da forti princìpi caritativopietistici, con l’aggiunta dell’essere amministrata ed erogata, quasi esclusivamente,
da numerose organizzazioni confessionali;
questo fenomeno rappresentava storicamente un punto di forza del nostro paese,
almeno agli esordi. Ma poneva anche le
basi di un primo conflitto gestionale tra
Stato e Chiesa Cattolica Romana, ovvero un
contrasto tra l’idea che lo Stato aveva circa
la gestione della neonata società italiana
unificata e che si metteva in contrapposizione con l’idea della Chiesa Cattolica Romana. Culmine delle normative che cercò
di dare una disciplina ed un ordine gestionale amministrativo ai sopraccitati enti fu il
Regio Decreto del 17 luglio 1890, n°6972,
proposto dal Ministro degli Interni Francesco Crispi, che – tra le altre cose - poneva gli
Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza
(IPAB) sotto il controllo dello Stato.
È il periodo questo che vede il passaggio
IJN
Il percorso
di professionalizzazione dell’assistenza agli infermi
nell’Ottocento
The professionalization path of nursing of the sick in the nineteenth century
dallo stadio dello spontaneismo caritativo
assistenziale, caratteristico dell’Italia preunitaria e tipico frutto del retaggio passato
poco sopra accennato, allo stadio dell’interesse pubblico verso la salute ed a tutte
le istituzioni collegate ad essa. Il processo
iniziale di professionalizzazione dell’assistenza infermieristica in Italia si colloca
proprio all’interno di questo scenario generale storico-sociale, dove, in particolare,
emergono figure sia femminili sia maschili
che, attraverso la “Questione Infermiera”,
avviano un acceso dibattito sulla necessità
di avere anche nel nostro Paese infermiere
preparate, istruite ed addestrate.
Di contro, però, si aveva contemporaneamente anche un ostracismo di alcune
componenti sociali, confessionali e professionali, accompagnati dalla presenza di un
substrato popolare inadeguato ed impreparato, culturalmente e spesso anche moralmente, ad affrontare cicli di studi, anche
minimi, per esercitare poi la professione
infermieristica propriamente detta, per di
più tradizionalmente collocati nella concezione dell’esclusività/predisposizione femminili all’assistenza.
Il risultato fu che in forma spontaneistica
sorsero effettivamente, a Roma nel 18921893 e poi nel 1896 a Napoli, le prime due
scuole di formazione professionale per
infermiere. Sulla scorta di queste pionieristiche esperienze dal primo decennio del
Novecento nacquero molte altre scuole,
ma che presentavano già diverse criticità
organizzative quali, ad esempio, i contenuti espressi teorico-pratici, la tempistica, i
requisiti d’ingresso, i titoli rilasciati quanto,
e soprattutto, alla finalità che vedeva e voleva un’infermiera esclusivamente preparata all’esecuzione precisa ed attenta delle
disposizioni mediche.
Nasceva così il concetto che l’infermiera e
l’assistenza infermieristica dovevano essere
più dedite all’aiuto del medico ed al servi-
zio della medicina che non del malato e dei
suoi bisogni.
Questa idea approdò poi nel T.U.L.S. del
1934 con la definizione della ausiliarietà
della professione infermieristica.
Non va inoltre dimenticato che storicamente la Croce Rossa Italiana diede un forte impulso ed un’altrettanta incisiva motivazione affinché queste iniziative di formazione
infermieristica prendessero forma.
Insomma si navigava in una sorta di Mare
Magnum nel quale poi, non dobbiamo
dimenticare, quanto la babele in esso regnante influisse sulle forme contrattuali di
assunzione, i salari, l’organizzazione pratica
della turnistica di lavoro, le mansioni, le
sanzioni, ecc. Si imponeva quindi l’assoluta
necessità di ordine che finalmente arrivò!
Per la formazione infermieristica statuita e
posta sotto il controllo centrale dello Stato
il momento si presentò nel 1925, attraverso il R.D. n°1832, la normativa che istituiva
definitivamente ed ufficialmente le scuole
professionali per infermiere, con il rilascio di
un preciso ed unico titolo, cioè il Diploma
di Stato di Infermiera Professionale.
Mentre negli U.S.A. già dal 1907 i corsi
professionali per infermiere entrarono in
Università e Mary Adelaide Nutting venne
nominata Professore di Nursing presso la
Columbia University di New York, in Italia si
muovevano i primi ed incerti passi su di un
campo oggi ben definito e chiaro, almeno
giuridicamente e disciplinarmente, ma che
fatica ancora ad essere riconosciuto come
tale e che da adito nuovamente a strumentalizzazioni e reinterpretazioni spesso distorte ed utilitaristiche e che, nell’ultimissimo periodo, vedono ancora la professione
sotto scacco da parte di altre componenti
professionali.
Ma questo è un aspetto della nostra Historia che noi Classe Infermieristica conosciamo molto bene ed al quale, purtroppo,
siamo abituati da sempre…