barca spariglia le carte della sinistra

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barca spariglia le carte della sinistra
Anno II - Numero 88 - Sabato 13 aprile 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
LA POLITICA SEMPRE NEL CAOS A CINQUE GIORNI DALLE VOTAZIONI PER IL QUIRINALE
QUIRINARIE
BARCA SPARIGLIA LE CARTE DELLA SINISTRA
La Rete manda
Ko i grillini
Nel centrodestra ci si accontenta delle tattiche berlusconiane
hi di Rete ferisce, di Rete perisce. E così la prima edizione
delle ‘Quirinarie’ non è andata
al meglio – anzi, facciamo prima a
parlare di fiasco - per i grillini,
chiamati ad esprimersi on line sul
nome del Presidente della Repubblica.
E’ stato lo stesso Beppe Grillo, dopo
che i suoi comunicatori lo avevano
già detto ma evidentemente senza… comunicare il volere del guru,
che le ‘Quirinarie’ erano state oggetto
di attacco di hacker e che quindi andavano ripetute.
Ma per il comico genovese, che
della Rete ha fatto il suo cavallo di
battaglia, è poi arrivata la doppia
beffa. Prima la dichiarazione di Fabio
Ghioni, massimo esperto di informatica ed ex hacker: "Non serve un
hacker per lasciar votare mille volte
la stessa persona: non scomodiamoli
per la vicenda delle Quirinarie. L'attacco 'nemico' non c'entra niente
con la debacle dell'esperimento di
Grillo. Il problema è la non possibilita'
del sistema del 5 Stelle di certificare
la corrispondenza tra voti e persone”.
E poi, sempre sulla Rete, è stato
tutto un fiorire di commenti ironici.
Gianroberto Casaleggio, incaricato
di vegliare sulle Qurinarie con la sua
società, è diventato ''Gianroberto
Casareccio''. Ma l'oggetto dello
scherno online sono soprattutto Beppe Grillo e i militanti 'a cinque stelle'.
''Fin quando non sta bene a Beppe
Grillo. Votazioni infinite'', scrive Andrea. “Quirinarie annullate. O stava
venendo su un candidato sgradito?'',
si domanda Eugenio C. Opinione
condivisa da Collapse: ''iorivotoilmiopresidente perche' quello che
avevo votato prima non vi e' piaciuto''.
E Taniuzzacalabra rincara la dose:
''Non sapevo che 'Non mi piace il
risultato' adesso si dicesse 'Attacco
informatico'.
C
di Guido Paglia
obbiamo essere
grati anche noi al
Ministro della
Coesione Territoriale, Fabrizio Barca. Perché, in mezzo al mare
di ipocrisia che contraddistingue le mosse di Bersani
e degli altri leader del PD
in tema di Quirinale e nuovo
governo, ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto
e gridare che “il Re è
nudo!”. Cioè che il Partito
Democratico, al quale si è
appena iscritto per poter
concorrere a cambiarlo profondamente, “non è un partito di centrosinistra, ma di
sinistra”. Malgrado sia cresciuto all’ombra di un padre,
Luciano (ex-Decima Mas),
arruolato da Palmiro Togliatti come tanti altri fascisti
“di sinistra”, non ha assimilato nulla della famosa
“doppiezza” del Migliore.
No, lui si è candidato discretamente alla successione di Bersani, dicendo pane
al pane e vino al vino. E
non l’ha fatto autocandidandosi e basta. Ha presentato
subito il suo manifesto programmatico. Con una serie
di idee che spostano l’asse
politico del partito dal centro alla periferia, dalla sede
del Nazareno alle realtà territoriali, le uniche in grado
di far capire ai dirigenti
quali siano le effettive necessità del Paese, in un momento di così netto distacco
di Igor Traboni
D
Fabrizio Barca e Silvio Berlusconi
tra politici ed elettorato.
Mossa intelligente che, difatti, sta creando il panico
all’interno del PD, con la
“vecchia guardia” post-comunista e post-democristiana che non sa che pesci
pigliare.
Ecco, anche a noi, a destra,
piacerebbe che spuntasse
un Barca. Anche a noi, a
destra, piacerebbe che saltasse fuori qualcuno capace
di gridare “il Re è nudo!”
e che è arrivato il momento
di cambiare, profondamente, la realtà esistente. Berlusconi è Berlusconi, ha avuto ed ha tutt’ora una capacità straordinaria di fare da
argine –da solo- a questa
sinistra ipocrita e forcaiola,
che usa una fetta della magistratura come “braccio
giudiziario” per tenersi a
galla.
Tutte le sue mosse in questo
momento di caos, sono
però ispirate a pura tattica.
E’ pronto a votare un espo-
nente del PD per il Quirinale, purché poi si faccia il
governo di “larghe intese”.
Tanto, sa benissimo che con
Bersani questo esecutivo
non si farà mai. E aspetta
che il Partito Democratico
imploda. Tattica, tattica intelligente, ma pur sempre
pura tattica. Nulla che faccia
lontanamente intravvedere
un pensiero strategico che
non siano altre elezioni anticipate.
Ecco, a sinistra c’è chi si
sta attrezzando non per il
domani, ma almeno per il
dopodomani. Per cercare
di recuperare il distacco
della gente dai partiti e
dalla politica e annullare gli
isterismi dell’elettorato aizzato da Beppe Grillo e
Gianroberto Casaleggio. A
destra si segue come pecore il leader carismatico.
E basta. Anche noi vorremmo prendere una Barca.
Servizio a pag.2
Elezioni Regionali
IL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE, FRANCO GALLO, APRE AI MATRIMONI OMOSESSUALI
I “10 saggi” al Colle
Storace in visita
in Friuli Venezia Giulia
FRANCIA, SÌ ALLE NOZZE GAY. PROTESTE DAVANTI AL SENATO
Ecco le idee
Hollande punta tutto sulle questioni ideologiche, per non affrontare la ben più grave situazione
economica. Il senatore del Pdl, Maurizio Gasparri, replica alle parole del “Capo” della Consulta
finalmente terminato il
lavoro dei “saggi”. Il collegio dei 10 tecnici chiamati
da Giorgio Napolitano per
proporre un piano di riforma
istituzionale ed economica
ha presentato il documento
redatto in queste settimane.
Fra i cambiamenti più significativi c’è la proposta di un
ritorno ad un sistema elettorale “misto” (maggioritario e
proporzionale), con un “premio di governabilità”. Ma anche l’addio al bicameralismo
perfetto e la proposta di un
sindacato di candidabilità per
chiunque si presenti alle elezioni, di competenza di un
giudice apposito e non più
del Parlamento.
Micol Paglia a pag.3
di Federico Campoli
l Senato francese alla fine ha approvato il
disegno di legge sui matrimoni omosessuali e sulle adozioni da parte di coppie
gay. Ora manca solo il sì dell’Assemblea
Nazionale. Poi sarà legge a tutti gli effetti.
Una normativa controversa che ha spaccato
in due il paese. Sin dalle prime luci della
mattina, il Parlamento è stato assediato dai
manifestanti della “Manif pour tous”, gli oppositori al progetto, che da mesi invadono
la capitale con oceaniche manifestazioni di
protesta. Ma il governo socialista non ha
mai voluto ascoltare la controparte. La
Francia è il dodicesimo paese ad acconsentire
alle richieste della comunità LGTB. La scelta
del governo di François Hollande, cioè di
I
na triplice sfida da vincere.
Tra poco più di una settimana
il Friuli Venezia Giulia è chiamato
al voto per le elezioni Regionali,
Amministrative e per la Provincia
di Udine. Diverse le tematiche
affrontate ieri dal segretario nazionale de La Destra Francesco
Storace in visita nella regione:
dalla sanità, alla giustizia, al sociale. Sono solo alcuni degli
aspetti che sono stati esaminati
nel doppio incontro a Gemona
e a Tolmezzo, dove militanti e
simpatizzanti del partito si sono
radunati in vista dell’importante
appuntamento del 21 e 22 aprile.
Oggi nuovo incontro a Udine.
Barbara Fruch a pag.8
U
portare avanti strenuamente una battaglia
come questa, risulta curiosa, se contestualizzata alla situazione economico-sociale
francese. Gli ultimi dati, riferiscono che la
disoccupazione in Francia ha toccato livelli
record (11%), mentre il debito pubblico ammonta a circa 1.800 miliardi, cioè il 90% del
Pil. L’economia francese, in compenso, è
ferma. Ma di questo Hollande non se ne è
preoccupato. Ha preferito andare avanti sulla
questione dei gay, tralasciando la più “noiosa”
questione dei suicidi. Sperava di recuperare
un po’del consenso perduto. Forse non si è
fatto bene i calcoli. Secondo gli ultimi sondaggi
il 53% della popolazione è contrario sia ai
matrimoni gay. Se parliamo di adozioni la
cifra aumenta vertiginosamente. La decisione
parigina ha suscitato grande scalpore anche
in Italia. Franco Gallo, presidente della Corte
Costituzionale, ha dichiarato che “due persone
dello stesso sesso hanno il diritto fondamentale di ottenere il riconoscimento giuridico,
con connessi diritti e doveri, della loro stabile
unione”. Ha aggiunto poi che “c’è un problema
di diritti”. Un problema c’è sicuramente, ma
per fortuna non è nostro, per il momento. In
ogni caso, si tratta di un’apertura inaspettata
per uno che dovrebbe essere super-partes.
Immediata è stata la reazione del senatore
del Pdl Maurizio Gasparri. “Con quale diritto
il presidente Gallo ordina di fare leggi sulle
coppie omosessuali?”. Poi aggiunge “Al di
la della questione in sè, tra l'altro complessa
e controversa, affermiamo con determinazione
che non spetta a una figura simile dettare le
regole al Parlamento”.
È
Lourdes
La tragedia della crisi
Società
Sanità
Parla il medico
che valuta i miracoli
Raffica di suicidi
senza precedenti
Metodo stamina:
cura o business?
Non si placa la bufera Alemanno al lavoro
sull’Idi San Carlo
sulle alleanze
a pag. 4
Fruch e Parisi
pag. 6
Carola Parisi
a pag. 5
Valter Brogino
Roma verso il voto
pag. 6
Giuseppe Sarra
a pag. 7
Attualità
2
Sabato 13 aprile 2013
Toto-Quirinale: il Pdl cerca l’accordo col Pd
Fra i “papabili” del Centrodestra c’è sempre in testa Gianni Letta. Mentre
i democratici non mollano Giuliano Amato. E i grillini puntano su Rodotà
di Micol Paglia
anca poco. Tra
meno di una settimana, giovedì
per l’esattezza,
inizieranno le
votazioni del Parlamento in
seduta comune per eleggere
il successore di Giorgio Napolitano al Colle.
Ogni partito rappresentato
alla Camera o al Senato è in
fermento per stabilire chi,
alla fine, saranno i veri candidati al Quirinale.
La Lega Bobo Maroni, che
non si era esposto poi molto
nei giorni passati, ieri ha provocatoriamente proposto a
Pierluigi Bersani di tentare
anche lui la “scalata” al Colle.
Proposta sdegnosamente rifiutata dal Segretario del Pd
che, dopo il fallimento del
suo mandato esplorativo e la
nomina dei “10 saggi”, non
ha la più vaga idea di che
cosa dovrà fare “da grande”.
Intanto, sempre Roberto Maroni, ha dato una brusca frenata alla possibile candidatura
di Giuliano Amato. Il nome
del due Presidente del Consiglio, che molto piace a tutta
una parte del centro-sinistra,
non riscuote alcun successo
fra le file del Pdl e dei suoi
alleati del Nord.
M
Il Pdl Mentre il Popolo delle
Libertà si prepara a scendere
in piazza (oggi a Bari è prevista una mega manifestazione organizzata da Fitto), Berlusconi lancia ai “democrat”
un ultimatum per presentare
un possibile candidato su cui
centro-destra e centro-sinistra
possano trovare un accordo.
Cinque giorni per proporre
un nome condiviso. A patto
che, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, si
opti per un Governo di larghe
intese. Sempre che il Pd ci
stia perché in caso contrario
–e il Cav. non sembra granché
spaventato dall’ipotesi-, il Pdl
proporrà una sua rosa di
nomi. Come al solito, in pole
position c’è Gianni Letta,
uomo su cui Berlusconi ha
sempre puntato per la Presidenza della Repubblica. Altro
possibile candidato, non certo
amato come Letta, ma che
piace sempre molto al centro-destra, sarebbe Marcello
Pera, gradito anche all’area
dei moderati.
Il Pd Una cosa è certa. Nonostante le provocazioni dei
leghisti, Pierluigi Bersani non
punta al Colle. “Non sono
candidato. Ci vuole un po’ di
fantasia in più”, ha risposto il
Segretario democratico a
Bobo Maroni. Fatto sta, che
l’accordo con il Pdl per un
nome da presentare al Parlamento in seduta comune e
che piaccia anche a Berlusconi & co. sembrerebbe
molto difficile. L’ipotesi più
probabile è che i democratici
presentino i loro cinque candidati a prescindere dalle richieste del Pdl. Nella lista
dei “papabili” ci sarà quasi
LA NOVITÀ DEL GIORNO, A CENTRO-SINISTRA,
È IL MANIFESTO DI FABRIZIO BARCA
Il Pd si affida alla “catopleba”
Il ministro si candida alla guida del partito con un neologismo
In mattinata l’incontro interlocutorio tra D’Alema e Bersani
vento epocale? Chissà. Fatto sta che
ieri il centro-sinistra ha vissuto tra le
interminabili consultazioni di Bersani
e un fatto nuovo. Partiamo, per una volta,
dal vecchio: l’incontro D’Alema-Bersani.
Un’ora di colloquio per dirsi che “la situazione è difficile ma siamo tutti impegnati
perché il partito ne esca bene” (parole di
D’Alema), ma soprattutto per fare il punto
della situazione dopo il vis-a-vis con Renzi.
Il fatto nuovo è stato invece il varo della
Barca che dovrà portarlo, il partito, ad un
lido diverso da quello progettato proprio
dal sindaco di Firenze. Un lido “più di sinistra”, dice il ministro alla Coesione Territoriale, che ha pubblicato il suo tanto atteso
manifesto, 55 pagine per lanciarsi alla testa
di un partito al quale si è (provvidenzialmente) iscritto proprio in questi giorni. Sinistra,
perché l’Italia “è l'unico paese al mondo dove
non si può dire questa parola”, spiega Fabrizio
Barca. Cosa che è valida – per fortuna – anche
per il suo opposto perché, ha specificato il
ministro di Monti dai microfoni di Rainews24,
ci si deve chiamare “centrosinistra, centrodestra:
la parola centro deve stare dappertutto. E' il
risultato di una visione sbagliata che noi economisti abbiamo regalato all’analisi politica,
che bisogna tutti convergere al centro. Le persone hanno convincimenti diversi. Il Pd già
oggi, senza che arrivi Barca a dirlo, è un partito
di sinistra. Si chiama di centrosinistra per ipocrisia. Non è un altro partito - ha detto Barca perché altrimenti non mi sarei iscritto al Pd”.
E per lui, che neo-iscritto si candida a guidarlo,
il Pd dovrà essere un partito “robusto, che
viva non solo nelle stanze del governo, ma
E
certamente Giuliano Amato,
nonostante il veto posto dalla
Lega. Probabile anche l’inserimento di Piero Grasso. Il
Presidente del Senato potrebbe essere fra i candidati
più popolari del Pd. Insieme
a quello dell’ex magistrato,
si fa da giorni anche il nome
dell’ex Presidente di Palazzo
Madama, Franco Marini. Fra
le donne (perché, si sa, le
quote rosa sono molto “politically correct”) si continua
a parlare di Anna Finocchiaro e della radicale Emma
Bonino, che molto piace alla
cosiddetta “società civile”.
I pentastellati L’unico, ulteriore, punto fermo di questo
toto-nomi per il Colle, è che
nessun partito cercherà l’appoggio dei grillini. Gli adepti
del comico-leader genove-
se, continuano a proporre i
loro candidati, a prescindere
da ciò che si muove tutto intorno a loro. Su tutti, il candidato che sembra aver sbancato la concorrenza è Stefano
Rodotà. Il Costituzionalista e
Professore Emerito, piace parecchio anche a molti intellettuali democratici. Proprio
come Gustavo Zagrebelsky,
candidato che come nessun
altro è spinto da Marco Travaglio e da tutto il popolo
de Il Fatto Quotidiano. Ben
più pittoresche le ipotesi che
vorrebbero Dario Fo (nome
proposto direttamente da
Grillo qualche tempo fa) e
Gino Strada. Il medico-fondatore di Emergency ha avuto un boom di voti on line,
ma di certo la sua candidatura (anche alla luce delle
sue recenti, vergognose,
esternazioni sull’ex ministro
Brunetta) spaccherebbe letteralmente a metà le camere.
L’outsider Visto che in tutto
questo marasma di nomine,
sembra che ognuno voglia
dire la sua, è il caso di far
presente che perfino Roberto
Saviano ha proposto il suo
candidato “del cuore”. È
Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno del Governo Monti, “con una grande
sensibilità sul tema della mafia”. Tanto basta a Saviano
per scendere in campo e sostenerla nella scalata al Colle.
Staremo a vedere chi saranno
i veri candidati per la corsa
al Quirinale. D’altra parte,
giovedì è più vicino di quanto
sembri.
GLI ITALIANI A TAVOLA CONTINUANO A FARE I CONTI
CON LA CRISI: VIA I CIBI PIÙ COSTOSI DAL PANIERE
Carrello light per tasche vuote
Tra rincari e qualche ribasso nel belpaese si rinuncia
ai prodotti di qualità, genuini ma troppo cari
Nelle foto Fabrizio Barca
anche nei territori”. Dei quali arriva a disegnare
quasi una “geopolitica” perché, dice Barca,
“Non solo in Italia ma anche negli altri paesi i
partiti hanno finito per essere l'espressione
dei ceti medi urbani, anche assecondandone
molti vizi”. Il manifesto ha suscitato l’applauso
scrosciante di coloro che lo attendevano, principalmente convinti anti-renziani. Ma anche
perplessità e persino ilarità. Tutta colpa del
“catoblepismo”, parola coniata nel 1962 da
Raffaele Mattioli per, spiega lo stesso Barca,
definire il rapporto tra ”partiti Stato-centrici e
macchina dello Stato arcaica ed elites che li
governano”, fondamentalmente quindi la confusione tra controllori e controllati che “produce
un equilibrio perverso, di sottosviluppo: una
fratellanza siamese”. Per la serie: catoblepisti
di tutto il mondo unitevi. Se sapete di esserlo,
Robert Vignola
s’intende…
on è sicuramente una conseguenza della
prova costume che si
avvicina se il carrello
della spesa degli italiani e' meno caro, nel
senso che si è svuotato dei prodotti base
per l'alimentazione:
dalla frutta (-4%) agli
ortaggi (-3%), dal grana padano (-7%) al
parmigiano reggiano (- 3 per cento) fino alla
carne bovina per cui si registra un calo delle
macellazioni del 7 per cento nel primo trimestre.
La crisi che continua a fare da scure sui portafogli
tricolori non cessa di stringere il paese nella
sua morsa, anzi, implica tra gli scaffali dei supermercati maggior oculatezza e parsimonia,
nonché dolente eliminazione di cibi sì essenziali
ma sicuramente troppo cari. I dati relativi all'inflazione arrivano dall’Istat che nel mese di marzo
ha rilevato che i prezzi per gli alimentari sono
N
cresciuti del 2,4 per
cento. Ma la Coldiretti
spiega la riduzione
del tasso, sottolineando che il clima di depressione nei consumi che ha variato non
solo il tipo di menu
sulle tavole, ma anche
il livello qualitativo
dei prodotti acquistati
con 23 milioni di italiani che hanno scelto
di acquistare prodotti low cost. Nel mese di
marzo, scendono su base annua solo i prezzi per
il pesce fresco di mare di allevamento (-0,4 per
cento): in crescita invece il pesce fresco di acqua
dolce (+1,3 per cento), la farina e altri cereali
del 2,2 per cento, i vegetali freschi del 2,5 per
cento, l'olio di oliva del 2,7 per cento, i vini del
4,1 per cento, le uova del 6,1 per cento e la
frutta fresca, fiore all’occhiello della stagione,
che fa segnare il maggior rincaro del 7,7.
Francesca Ceccarelli
3
Sabato 13 aprile 2013
Attualità
Ecco le strane proposte dei “10 saggi”
Dalla riforma della legge elettorale all’addio al bicameralismo perfetto
passando per il sindacato di candidabilità da parte di un giudice apposito
I
“10 saggi” nominati da Giorgio Napolitano per risolvere i
mali del Paese hanno finito il loro lavoro. Due settimane per
partorire una serie di proposte, tutte contenute in un unico
documento, presentato ieri al Presidente della Repubblica.
Legge elettorale - Nonostante la premessa dei giorni passati
fosse stata “non ci occuperemo della riforma della legge
elettorale, quello è compito del Parlamento”, i dieci tecnici
hanno deciso comunque di proporre un progetto per cambiare
il cosiddetto “Porcellum”. Il nuovo sistema a quanto trapelato
dai lavori del collegio dei 10, “potrebbe prevedere un sistema
misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), un alto
sbarramento, un ragionevole premio di governabilità”.
Addio al Bicameralismo perfetto - “Nessun sistema elettorale
garantisce automaticamente” la maggioranza in entrambi rami
del Parlamento. “Diverse sarebbero le prospettive della stabilità
se si attribuisse l'indirizzo politico a una sola Camera”. L’ipotesi
avanzata dal gruppo dei costituzionalisti, quindi, sarebbe quella
di eliminare il bicameralismo, riducendo il Senato ad una mera
assemblea di rappresentanza regionale, con il Governo che
chiederebbe la fiducia esclusivamente a Montecitorio.
Un giudice deciderà sulla candidabilità alle Camere - La
proposta più “rivoluzionaria” è certamente quella riguardante
la modifica dell’art.66 della Costituzione. La riforma prevede
l’attribuzione “ad un giudice indipendente e imparziale” la
competenza a decidere sulla legittimità o meno di ogni singola
candidatura, togliendo il potere al Parlamento. Così facendo si
eviterebbe, a detta dei saggi, “il prevalere di logiche politiche”.
Ineliminabile il finanziamento ai partiti - “Il finanziamento pubblico
delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle
singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza
della competizione democratica e per evitare che le ricchezze
private possano condizionare impropriamente l'attività politica”.
Emergenza lavoro - “La principale emergenza che ci troviamo
oggi ad affrontare” è “quella del lavoro e della conseguente
crescita della povertà” e “la via maestra” per combatterlo è lo
“sviluppo economico equo e sostenibile”. Queste le dichiarazioni
dei saggi circa uno dei “temi caldi” affrontata dalla commissione
degli economisti.
Micol Paglia
Falso ideologico e turbativa d’asta per Mussari
L’ex presidente di Mps rinviato a giudizio per lo scandalo della privatizzazione dell’aeroporto di Siena. E intanto Baldassarri resta in carcere
uovi guai per Giuseppe Mussari.
L’ex presidente di Montepaschi è
stato rinviato a giudizio nell'ambito
del procedimento sulla privatizzazione
dell'Aeroporto di Ampugnano (Siena)
. Mussari è accusato di concorso in
falso ideologico e turbativa d'asta. Per
lo stesso capo d'imputazione sono stati
rinviati a giudizio anche altri 8 imputati.
Si tratta dei due ex presidenti dell'aeroporto di Siena, Lorenzo Biscardi ed
N
Enzo Viani, l'ex provveditore della fondazione Mps Marco Parlangeli, l'ex
consigliera della “Cassa depositi e prestiti” Luisa Torchia, l'ex amministratore
di Galaxy Fund Corinne Suzanne Namblard, ed i componenti della commissione di valutazione della procedura
Antonio Romoli e Raffaele Rizzi. La
prima udienza è stata fissata per il 24
ottobre.
Le indagini su Ampugnano vennero
avviate nel 2009 quando gli inquirenti
effettuarono una serie di accertamenti
sulle procedure, iniziate nel 2007, per
definire il socio privato dello scalo, il
cui ingresso nella società era finalizzato,
tra l'altro all'ampliamento, dell'aeroporto
senese. A vincere la gara privata fu il
fondo di investimento francese Galaxy,
che, nella compagine societaria di Aeroporto di Siena spa, affiancò con una
propria quota di capitale, le partecipa-
zioni azionarie del Comune e Provincia
di Siena, Comune di Sovicille, Camera
di commercio, Banca Mps e Aeroporto
di Firenze spa. “Una gara pilotata per
far entrare Galaxy”, sostiene il pm Nastasi.
E intanto, a proposito di Montepaschi,
resta in carcere Gian Luca Baldassarri.
Il Tribunale del Riesame di Firenze, ha
infatti respinto la richiesta di scarcerazione, o almeno di limitare la misura
con gli arresti domiciliari, avanzata dall'avvocato Filippo Dinacci. Il Pm Aldo
Natalini aveva chiesto il mantenimento
della custodia cautelare, appunto.
Baldassarri, che si trova nel carcere di
Sollicciano, è indagato dalla Procura
di Siena per ostacolo all'esercizio delle
funzioni dell'attività di vigilanza, in concorso con l'ex presidente Giuseppe
Mussari e l'ex Dg Antonio Vigni.
Paolo Signorelli
Pronto il terzo Decreto per gli esodati salvaguardati
Enasarco vende il patrimonio immobiliare con finti sconti
La pensione di carta
Inquilini “condannati” a comprare
ntro Martedì 16 Aprile la Fornero ha
detto che firmerà il terzo decreto per
salvaguardare ulteriori 10.130 esodati
inseriti nella Legge di stabilità
Così dopo i primi 65.000, i secondi 55.000 e
i terzi 10130, si raggiunge il magico numero
di 130.130 esodati salvaguardati ovvero lavoratori espulsi dal mondo del lavoro che
potranno accedere alla pensione con la normativa previgente la riforma Fornero/Monti.
La Ministra ha detto che cel’ha messa tutta
per arrivare a questo traguardo.
Mai un proverbio come quello che recita
che “la strada dell’Inferno è lastricata di
buone intenzioni” potrebbe essere affiancato
all’azione dell’operato del Governo Monti e
in particolare della Ministra Fornero.
Dall’approvazione della famigerata Legge
Salvaitalia del dicembre 2011 ad oggi sono
passati ben 16 mesi senza che nessuno dei
cosiddetti salvaguardati abbia ricevuto un
centesimo di pensione.
A dirla tutta dobbiamo invece registrare come
tra i primi 65.000 ci siano molte posizioni di
lavoratori che hanno, con la vecchia normativa,
i requisiti per accedere alla pensione ma
che ancora non ricevono l’OK dall’INPS.
Ci sono poi migliaia di lavoratrici e lavoratori
che hanno terminato il periodo di tre anni di
mobilità ma non possono andare in pensione
in quanto debbono, ingiustamente, aspettare
i 12 mesi di posticipo come se fossero al
E
lavoro e nel frattempo non hanno né stipendio,
né indennità di mobilità, né pensione .
Basterebbe un decreto quanto meno che
prolunghi lì indennità di mobilità per tutto il
2013 e queste persone sarebbero più tranquille.
Invece niente, la Fornero continua a proclamare la bontà dei suoi decreti e a lamentarsi
del trattamento ricevuto dall’opinione pubblica, senza porre reale rimedio a questa situazione.
La pensione, non solo per i 270.000 esodati
rimasti fuori e che non sanno che fine faranno,
ma anche per i 130.130 “salvaguardati rimane
sulla carta.
Ma con la “pensione di carta” non si mangia
né si da da mangiare alla propria famiglia.
Se lo ricordi Signora Fornero quando firmerà
il prossimo decreto
Massimo Visconti
Enasarco, l’Ente di Previdenza degli agenti e
rappresentanti di commercio, ha iniziato a vendere il
patrimonio immobiliare che solo
a Roma conta oltre 13.000 appartamenti. L’Ente nel 1994 riuscì a trasformarsi, grazie all’accondiscendenza di tutti i
partiti politici, da Ente Pubblico
a Fondazione privata. Grazie
alla privatizzazione il patrimonio
dell’Enasarco non fu cartolarizzato ovvero venduto, come avvenne per gli immobili degli
Enti Pubblici, a prezzi altamente
sociali e di gran lunga al di
sotto del prezzo di mercato. La
cartolarizzazione consentì a centinaia di migliaia di famiglie che
erano in affitto di divenire proprietari dell’appartamento che
occupavano a prezzi accessibili.
Oggi, invece, l’Ensarco sta vendendo i suoi immobili a prezzi
di mercato ancorchè fa passare
questa operazione come altamente sociale operando uno
sconto, sul prezzo di mercato,
del 30%. L’operazione “Mercurio”, così è chiamata la dismissione, non tiene conto, però,
che gli appartamenti in vendita
sono tutti occupati da decenni
L’
dalle stesse famiglie che, in
pratica hanno stracoperto, nel
corso degli anni, il costo di costruzione così come non tiene
conto che un qualsiasi immobile
che viene posto in vendita ma
è occupato da regolari affittuari,
ha una svalutazione del 30%
sul prezzo di mercato.
Il problema è che oggi 13.000
famiglie composte nella stragrande maggioranza da persone
ultrasessantenni si trovano costrette a comprare l’appartamento che abitano, in alcuni
casi da oltre 30 anni, ad un
prezzo praticamente di mercato
e con mutui altissimi dovuti al
fatto che il mutuo, per motivi
anagrafici, non potrà superare
i 20/25 anni. Ma la beffa maggiore per questi inquilini sta
nel vedere che altri appartamenti
contigui e simili per metratura
ai loro sono stati acquistati
pochi anni fa a prezzi irrisori
solo perché di proprietà di Enti
Pubblici rimasti tali. Nonostante
una sentenza del Consiglio di
Stato che reinserisce l’Enasarco
tra gli Enti Pubblici, la legge di
stabilità recentemente approvata
ha riconosciuto all’Enasarco e
solo all’Enasarco la possibilità
di vendere a prezzi di mercato
peraltro applicando i prezzi dell’OMI del 2008 mentre oggi i
prezzi sono notevolmente calati.
Purtroppo la “lobby Enasarco”
è trasversale in Parlamento e
gli inquilini saranno “condannati” ad acquistare se non vogliono finire sotto i ponti. A coloro che non vogliono o possono
acquistare gli immobili viene
data la possibilità di rimanere
in affitto per altri 8 anni con un
canone maggiorato fino all’ 80%
e l’appartamento verrà poi venduto a prezzi pieni di mercato
da una società che fa capo alla
Pirelli Re. Tutto questo viene
messo in atto da un Ente che,
per sua natura, dovrebbe operare per fini sociali e senza scopo di lucro mentre si sta comportando come il più volgare
dei palazzinari mettendo a rischio anche la tenuta economica
di famiglie con un reddito medio
riducendole in semi povertà.
Questo stato di cose è ancor
meno accettabile se si pensa
che questa operazione è stata
fatta con i contributi versati dai
lavoratori con buona pace del
“fine sociale” dell’ Ente.
M.V.
Focus
4
Sabato 13 aprile 2013
Nella cittadina francese abbiamo incontrato Alessandro De Franciscis, presidente del Bureau chiamato a pronunciarsi sulle guarigioni
Io, il dottore dei miracoli di Lourdes
Deputato e presidente della Provincia di Caserta, ha lasciato tutto per questo compito “ma la politica non
mi manca. Sì, sono un uomo di fede ma non c’è alcuna contraddizione, prima di tutto viene il medico”
di Igor Traboni
a pioggia batte forte
sull’Esplanade, la
grande e lunga piazza che introduce ai
tre santuari di Lourdes e quindi alla Grotta delle
apparizioni. E’ qui che i pellegrini si ritrovano per iniziare le
funzioni o per la foto-ricordo.
Ed è su un lato di queste due
enormi lingue di asfalto, dominate dall’Incoronata, la Madonna
che alla luce dei flambeaux
delle fiaccolate notturne appare
ancora più bianca e immacolata,
che si apre l’edificio che ospita
anche il Bureau del Constatations Médicales di Lourdes, l’ufficio incaricato – sotto le dipendenze della diocesi di Tarbes - di accertare la natura
delle guarigioni. Neanche
un’ora dopo, quando ne usciamo, non piove più e, anzi, il
sole picchia forte. Ma questo è
un po’ il clima di Lourdes, soprattutto in questo mese di aprile che, ripetono i negozianti
del paese anche per accattivarsi
la simpatia dei pellegrini italiani,
è un po’ pazzo come marzo.
Niente miracolo meteorologico,
dunque, anche se siamo arrivati
fin qui per parlare (anche) di
miracoli.
Basta percorrere due rampe
leggere di scale e, di fronte ad
una cappella col profumo di
lavanda, si aprono le poche
stanze del Bureau: è qui che le
guarigioni della Madonna di
Lourdes vengono vagliate ed
eventualmente ritenute ‘guarigioni eccezionali’. Cioè inspiegabili per la medicina, un passo
necessario perché poi la Chiesa
dichiari il miracolo. Ma solo
dopo una verifica medica che
va avanti per anni, anche 15 se
necessario.
Ed è qui, in questo stesso edificio che poco oltre ospita anche
i sacerdoti in… servizio permanente effettivo per le confessioni, che ci accoglie, con la
signorile ospitalità tipica del
buon meridionale italiano, il
dottor Alessandro de Franciscis:
57 anni, ex deputato della Margherita, ex presidente della
Provincia di Caserta, volontario
Unitalsi fin da ragazzo: “Venni
a Lourdes la prima volta come
barelliere, che avevo 17 anni e
dunque sono 40 anni esatti che
la mia vita si lega a questo luogo”, racconta mentre il volto si
illumina). Da circa tre anni – da
quando cioè il Vescovo di Tarbes gli ha affidato l’incarico,
quindicesimo presidente del
Bureau e primo straniero – De
Franciscis vive stabilmente nella
cittadina francese dove nel 1858
la Madonna apparve a Bernardette. Già pochi mesi dopo
quell’11 febbraio, nell’allora villaggio di Lourdes si contarono
40 guarigioni, e poi ben presto
a centinaia. E i pellegrini iniziarono ad affluire a migliaia,
fino ai sei milioni dell’anno scorso e al record di 8,5 milioni del
2008, nel 150° della prima ap-
L
parizione. E le guarigioni continuavano, tanto che nel 1884
la Diocesi istituì il Bureau.
E così torniamo al dottor De
Franciscis, che segue – ovviamente perfezionate – le regole
già dettate allora: “Rigore scientifico e collegialità nelle decisioni. Due regole semplici, chiare, dalle quali non si sfugge”,
ripete più volte durante il nostro
incontro, mentre racconta con
gli occhi talvolta chiusi – segno
di grande attenzione verso l’interlocutore, come diceva un filosofo orientale – e ripercorre
anche il suo, di cammino. Come
uno dei tanti pellegrini che arrivano fin qui… “Nel giugno
del 2008 mi viene proposto di
presiedere il Bureau. Quella
lettera del vescovo Jacques Perrier, che neppure conoscevo,
mi scombussolò, ne parlai anche con il mio direttore spirituale. Bisognava dire di sì, però
c’era anche la mia gente di
Caserta, che mi aveva votato,
allora ero presidente della Pro-
vincia. Non li volevo tradire e
allora chiesi al vescovo di aspettare un anno, ma non era possibile, il posto andava ricoperto
subito. A settembre il Vescovo
mi ripropose la cosa e allora
accettai. Cosa è cambiato in
quei pochi mesi? Ho riallacciato
un po’ tutti i fili della mia vita,
portando avanti un supplemento di discernimento. E poi sono
arrivato a Lourdes ancora qualche mese dopo e quindi mancava solo un anno al termine
del mandato da presidente
della Provincia. In quei quattro
anni credo di aver fatto quello
che mi ero prefisso”.
Ora la domanda sorge spontanea: non le manca la politica,
l’Italia? “Amo il mio Paese, sono
orgoglioso di essere italiano,
abbiamo eccellenze e potenzialità come pochi altri. Ma in
Italia oggi si è perso il senso
della misura. No, la politica non
mi manca. Volutamente non ho
più contatti di un certo tipo, la
sera guardo il Tg italiano e non
capisco che senso ha questo
continuo gridarsi addosso…”.
A Lourdes, invece, il silenzio
regna sovrano, fino a quando
Nella foto sopra Alessandro De Franciscis, nelle immagini in basso due vedute del Santuario e della “Grotta di Lourdes”
qualcuno non bussa alla sua
porta… “Eh sì, sono un medico
un po’… strano io: sono il più
inutile medico al mondo, infatti
sto qui, aspettando che qualcuno bussi alla mia porta per
dire: dottore, sono guarito”,
chiosa De Franciscis. Ma in realtà il suo grande, enorme lavoro
inizia proprio da qui. E da sette,
ferree regole, che il dottor Sandro, come lo chiamano i suoi
collaboratori, snocciola. “ Primo:
che la malattia abbia una prognosi grave. Secondo: che la
diagnosi sia certa. Terzo: che
la malattia sia organica. Quarto:
che nessuna terapia possa spiegare la guarigione. Quinto: che
la guarigione sia istantanea,
inattesa e improvvisa. Sesto:
che sia completa. Settimo: che
sia durevole nel tempo. Lo stesso giorno in cui il pellegrino
bussa da me, posso convocare
il Bureau Médical, cioè tutti i
medici e gli altri professionisti
della salute che si trovano a
Lourdes quel giorno e vogliano
partecipare, anche 60 o 70 persone delle più diverse specialità.
Se anche questa tappa viene
superata, il processo prosegue,
ma per molti anni, passando
anche attraverso un altro Comitato medico, più ristretto. Le
guarigioni riconosciute miracolose dalla Chiesa in un secolo
e mezzo sono 68. Capisce?
Solo 68. Un numero piccolissimo se confrontato alle persone
che ogni anno escono guarite
dal Gemelli o da un qualsiasi
ospedale italiano. E questo la
dice lunga su come lavoriamo
con serietà”.
De Franciscis è anche un uomo
di fede profonda (il giorno
dopo vorremmo rispondere
al suo invito a partecipare ad
un incontro di preghiera al pomeriggio, ma la partenza incombe) e.. aspetta la solita domanda, che arriva con puntualità svizzera: quanto c’è del
medico e del credente in quello che fa?
“Io non vedo alcuna contraddizione. Faccio il medico e
cerco in ogni modo spiegazioni
razionali. Quando non le trovo,
mi fermo. A me è sempre più
chiaro come il rapporto tra
fede e scienza è assolutamente
possibile. E poi, la nostra struttura non ha eguali in nessu-
n’altra fede o religione. Però
ogni tanto mi sento ripetere:
sarebbe meglio che a presiedere il Bureau fosse un ateo e
non un credente come me.
Ma prima bisognerebbe dimostrare che il fatto di essere
cattolico mi rende un po’ più
ignorante come medico”.
A proposito … “Ogni medico,
anche se ateo, può consultare
le cartelle cliniche. Appena
arrivano qui a Lourdes possono iscriversi ad un apposito
registro e dare opinioni sui
vari casi di presunte guarigioni. E io non sto certo a
chieder loro se credono o in
cosa credono”
Oramai Lourdes non è la sua
seconda, ma la sua prima
casa: “Sono qui con un contratto da medico a tempo indeterminato, con uno stipendio
pagatomi dalla diocesi. Questo
è un posto straordinario. Ma
il cuore di Lourdes non sono
le guarigioni. Il miracolo di
Lourdes è Lourdes”. E chissà
allora quanti ‘miracoli’ del cuore, più che del fisico… “Cer-
tamente. Non spetta a me dirlo,
anche se ho la grazia di parlare con tante persone che
vengono qui, non solo con
quelle che asseriscono di essere guarite e che magari
vedo solo quella volta. Questo
è un posto che non lascia indifferenti. I miei amici sacerdoti
mi raccontano di continue conversioni del cuore”. E comunque, anche De Franciscis ha
avuto modo di incontrare alcune delle persone miracolate
a Lourdes “e tutte mi hanno
detto: Perché è successo proprio a me?, quando ho chiesto
loro di parlarmi della guarigione. Tutto questo mi rimanda
alla semplicità di Bernardette,
a quella ragazza povera, ignorante, malata. Non certo una
storia di successo”. Almeno
per come il mondo – quello
lontano dalle migliaia di candele accese attorno alla grotta
e dalle centinaia di carrozzine
che portano il dolore ma anche la speranza di tanti fratelli
meno fortunati – intende il
‘successo’.
Società
5
Sabato 13 aprile 2013
Continua la polemica sull’uso delle ‘cure compassionevoli’ dopo il sì del Senato al decreto Balduzzi
‘Metodo Stamina’: cura efficace o business?
La relazione ministeriale: “Le metodologie di preparazione sono grossolane, con errori marchiani
e del tutto fuorilegge.”- “Quelle cellule possono avere anche effetti collaterali imprevisti”
La storia di Sofia
di Carola Parisi
ellule staminali. Metodo ‘Stamina’. Un
tema controverso su
cui non esistono leggi chiare. Se ne parla molto in questi giorni in
cui Senato ha approvato 4
emendamenti del decreto
Balduzzi. Prevista ora la sperimentazione per un massimo di 18 mesi dell'uso di
cellule staminali mesenchimali "nell'ambito di sperimentazioni cliniche controllate, effettuate presso strutture pubbliche".
Prima erano arrivate le sentenze dei giudici, che avevano detto sì ai casi dei piccoli Federico, Sofia, Smeralda
e Celeste, consentendogli di
proseguire le cure. Poi è arrivato il ministro del governo
Monti, che si è appellato al
principio etico “per cui un
trattamento sanitario già avviato che non abbia dato
gravi effetti collaterali non
deve essere interrotto”.
L’altro concetto è quello delle
“cure compassionevoli“, fatte
su pazienti che non avrebbero altra speranza. Introdotto dal decreto Turco del
2006 e reiterato da Fazio nel
2008, non riguarda solo il
“metodo Stamina” ma tutto
un settore di terapie di efficacia non provata secondo
le autorità scientifiche nazionali, somministrate ad alcuni bambini con malattie
rare solo in base a ordinanze
e sentenze di tribunali italiani.
Le cellule staminali. Sono
chiamate staminali tipi di cellule molto diverse fra loro. Il
loro minimo comun denominatore sono due caratteristiche. La prima: sono in grado
di moltiplicarsi quasi all’infinito. Le altre cellule dell’organismo, dopo che si sono
divise un certo numero di
C
volte, non sono più capaci
di riprodursi. La seconda
caratteristica comune a tutte
le staminali: sono in grado
di evolversi in tipi cellulari
molto diversi fra loro, a differenza delle cellule mature
come i neuroni o i globuli
rossi, che hanno un aspetto
definito e delle funzioni circoscritte in un ambito preciso.
“Il metodo Stamina”. Si tratta
di un metodo di cura di malattie rare e degenerative
dei bambini (Atrofia muscolare spinale o Sma, Sindrome
di Niemann-Pick, Leucodistrofia metacromatica, Morbo di Krabbe, Paralisi cerebrale da asfissia al momento
della nascita, proposta anche
a malati di Parkinson, Sla,
sclerosi multipla, pazienti
con lesioni spinali, ictus, tumori) portato avanti dalla
Stamina Foundatio, con sede
a Torino, di Davide Vannoni
e Marino Andolina.
Vannoni è torinese e ha 46
anni. Professore di Psicologia
ad Udine, è un cognitivista
appassionato di neuroscienze. Andolina ha 67 anni. Immunologo-pediatra, dirige il
reparto trapianti dell’ospedale Burlo-Garofolo di Trieste. È stato il primo italiano,
nel 1984, a eseguire trapianti
di midollo.
I malati curati. La Stamina
Foundation è attiva dal 2009
e ha curato 65 pazienti. Ma
Vannoni e Andolina sostengono di aver ricevuto più di
10 mila richieste. Alcuni opuscoli, ora acquisiti dalla Procura di Torino, che indaga
sul “metodo Stamina”, parlavano di oltre mille casi trattati, con percentuali di recupero dal 70 al 100%. All’ospedale di Trieste “Burlo Garofolo”, dove fino al 2011 ha
lavorato Andolina, è stata
condotta una ricerca su cinque bambini curati con le
Il sì del Senato
Arrivato mercoledì scorso, ora
passa all’esame della Camera
ercoledì scordo la commissione speciale del Senato
aveva dato il via libera all'unanimità al decreto Balduzzi
sulle staminali. Dei 18 emendamenti presentati, ne
sono stati approvati 4. "Si è trattato di un testo condiviso",
aveva fatto sapere la senatrice Pdl, Anna Cinzia Bonfrisco.
Con gli emendamenti approvati, è prevista ora la sperimentazione per un massimo di 18 mesi dell'uso di cellule staminali
mesenchimali "nell'ambito di sperimentazioni cliniche controllate, effettuate presso strutture pubbliche". Il ministero
della Salute informerà "con cadenza almeno semestrale" le
commissioni competenti e la Conferenza delle Regioni.
Il decreto a cui il Senato ha dato un primo via libera prevede
quindi che chi abbia già iniziato la cura con il metodo Stamina
possa proseguire la terapia. Inoltre, come previsto dalle modifiche apportate al dl nel corso dell'esame del provvedimento,
per i prossimi 18 mesi sarà possibile ampliare la platea di pazienti senza dover ricorrere al giudice, all'interno di "sperimentazioni cliniche controllate presso strutture pubbliche" e
con medicinali preparati in "idonei" laboratori. Per evitare il
rischio di speculazioni economiche sulla terapia, il testo prevede infine che la metodologia non possa essere utilizzata
per chiedere ed ottenere l'immissione in commercio.
M
staminali mesenchimali, pubblicata poi nel dicembre
2012 sulla rivista scientifica
Neuromuscolar Disorders: i
bimbi, dai 3 ai 20 mesi, non
hanno avuto effetti positivi
dalla cura. Due su cinque
sono morti.
I costi. Un trattamento, che
consiste in un prelievo di
cellule staminali dal midollo
del paziente, la moltiplicazione delle stesse in laboratorio e la somministrazione,
15-20 giorni dopo il prelievo,
delle staminali moltiplicate
in tre sedute, con altrettante
punture lombari. Calcolando
che un trattamento costa dai
20 ai 30 mila euro e una singola puntura 7 mila, si spendono dai 41 ai 51 mila euro.
Le indagini. A Davide Vannoni e altri 11 indagati sono
contestati dalla Procura di
Torino guidata da Raffaele
Guariniello reati come as-
sociazione a delinquere, truffa, somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi
per la salute pubblica. Le
indagini, iniziate nel giugno
2009, si sono concluse nell’agosto 2012. Sono stati sequestrati depliant in cui si
prometteva un alta percentuale di successo e filmati
divulgativi – un ballerino russo, immobilizzato da una malattia neurologica, tornato a
danzare dopo la cura. Sono
stati sentiti testimoni, tra ex
dipendenti delle società di
Vannoni e pazienti, e acquisiti
i bonifici pagati come “donazioni” alla Stamina Foundation. Che proponeva la
cura con le staminali mesenchimali a malati di Parkinson,
Sla, sclerosi multipla, pazienti
con lesioni spinali, ictus, tumori. A bambini con patologie rare.
Rischi e pericoli del “Metodo
Sofia ha 3 anni ed è affetta
da una gravissima e rara malattia genetica (leucodistrofia metacromatica) per la quale non vi
sono cure.
Manifestatasi con crescente gravità dopo che la bimba aveva
compiuto i 2 anni, la sofferenza
della piccola aveva spinto i genitori a ricorrere ad una cura
della Stamina Fundation di Brescia, un centro di ricerca Onlus
diretto da Davide Vannoni, che
somministra gratuitamente presso gli Ospedali Civili di Brescia,
l’unica struttura ad aver creduto
nel suo progetto. Ma la Onlus
ed il suo fondatore Vannoni finiscono nel mirino della magistratura torinese, con un inchiesta
per truffa, scaturita, secondo
Vannoni, da un’ iniziativa di un
ex collaboratore del Vannoni. Il
PM Guariniello invia i NAS presso
la struttura ed nello scorso agosto
vengono chiuse le indagini preliminari.
Molti degli ammalati si rivolgono
ad altri Giudici chiedendo un
provvedimento d’urgenza. In molti
danno ragione agli ammalati: “la
cura compassionevole” è ammessa se non ve ne sono altre
per casi così gravi. Ma non il
Giudice di Firenze, che respinge
il ricorso dei genitori della piccola
Sofia. Il Ministro Balduzzi, il tec-
“
Stamina”. Nell’intervista al
Corriere della Sera, Massimo
Dominici, uno dei più autorevoli esperti di biologia delle cellule staminali in Italia,
è stato lui a scrivere la relazione ministeriale sul metodo
Stamina, così sintetizzata: “Il
metodo Stamina è pericoloso
per la salute perché a volte
ai pazienti è inoculato materiale biologico prelevato dallo stesso malato. Ma altre
volte vengono iniettate cellule
prelevate da terze persone,
con il rischio di contagio batterico e virale che ciò comporta. Le metodologie di preparazione dei preparati sono
nico, dopo l’appello di Celentano,
dapprima si barrica dietro il silenzio. Poi promette ai genitori
una rapida soluzione. Tra le frasi
del Ministro: “C’è un inchiesta
della magistratura”. O ancora:
“Ho applicato le norme”. Ma allora? Da un Governo ci si aspetta
provvedimenti e soluzioni urgenti.
Magari un decreto. Ma la verità
è che in questo paese tutti temono
la magistratura.
Il Tribunale di Firenze, che nel
novembre scorso aveva autorizzato una prima infusione di cellule
staminali (praticata a dicembre
a Brescia, con miglioramenti della
bambina), il 22 gennaio scorso
autorizza la terapia compassionevole con staminali, ma non
con il protocollo Vannoni-Stamina
Foundation, quello seguito dalla
famiglia della bimba. Ministero
della salute e Aifa (Agenzia italiana
del farmaco) già nel maggio dello
scorso anno avevano esaminato
il protocollo, i laboratori e i campioni usati per i trattamenti, arrivando alla conclusione che
''sono fuori da ogni norma, e
l'uso di questi preparati pone
condizioni di rischio reale'' per i
pazienti. Il 29 novembre scorso
Aifa ha reso pubblica una diffida
a proseguire nei trattamenti con
cellule prodotte da Stamina FounC.P.
dation.
grossolane, con errori marchiani, e del tutto fuorilegge.
I laboratori sono in luoghi
non adatti. Sui vasetti che
conservano i tessuti prelevati
ci sono etichette scritte a
matita, per lo più incomprensibili.
Quelli di Stamina, poi, hanno
detto che con le loro cellule
vogliono fare alcune cose,
in realtà quelle cellule possono avere effetti collaterali
imprevisti. Hanno fatto confusione con i brevetti e non
hanno mai pubblicato un risultato delle loro ricerche
nelle pubblicazioni scientifiche”.
6
Sabato 13 aprile 2013
Esteri
Il presidente americano, Barack Obama, ha affermato che l’America sosterrà i suoi alleati
Corea del Nord, ”Tokyo brucerà”
Il Segretario di Stato statunitense è giunto a Seul. Intanto, il Giappone mette a punto il suo sistema
di difesa. Batterie anti-missili sono sparse per tutto il Paese. Ma la grande incognita è ancora la Cina
l Segretario di Stato americano,
John Kerry, è arrivato ieri in Corea del Sud. Ha incontrato il ministro degli Esteri, Yun Byungse, per cercare di porre rimedio
all’escalation di tensione che sta mettendo in crisi la penisola estremo orientale. Byung-se si è espresso sul possesso
di armi atomiche da parte di Pyongyang.
“La nostra valutazione militare è che il
Nord non abbia completato le operazioni” dichiara il ministro degli Esteri.
in una conferenza stampa, i vertici di
Seul hanno dichiarato che il regime
era “sulla buona strada” per “miniaturarizzare” un’arma nucleare, rimane
ancora dello scetticismo sul fatto che il
regime di Kim Jong-Un sia in grado di
creare un missile con tali requisiti.
La visita di John Kerry a Seul altro non
è che una prima tappa del tour, che
vedrà come prossime mete Pechino e
Tokyo. Kerry ha ribadito la vicinanza
degli Usa ai propri alleati. Poi ha definito
nuovamente “inaccettabile” la retorica
guerrafondaia di Pyongyang.
Intanto, l’agenzia di stampa nordcoreana,
Kna, ha riportato le ultime parole del
governo di Pyongyang. Il regime ritiene
“provocatorio” l’atteggiamento tenuto
dal Giappone, che ha affermato di
poter senz’altro intercettare qualsiasi
missile nemico. Il Paese del Sol Levante
“è sempre nel mirino dell’Esercito rivoluzionario” si legge in una nota, “e
I
se compie anche solo una
minima mossa, la scintilla
della guerra lo raggiungerà
per primo. Deve rinsavire e
comportarsi come si deve”.
Se le richieste di Pyongyang
dovessero rimanere inascoltate, “Tokyo brucerà tra le
fiamme nucleari”. Ma la tempra nipponica difficilmente
può essere scalfita. Il governo
dell’isola ha dichiarato infatti
di essere “pronto a qualsiasi
scenario”. Al momento, sistemi di difesa sono stati installati in tutto il Paese. La capitale e i suoi dintorni sono
stati tappezzati di lanciamissili
a scopo difensivo. Altre batterie sono state posizionate
ad Okinawa, mentre degli intercettori navigano costantemente nel
Mar del Giappone.
Sulla questione coreana è tornato ad
esprimersi anche il presidente Usa,
Barack Obama. Il Capo di Stato americano ha affermato che nessuno vuole
la guerra e ha ribadito la sua volontà
di adoperare la diplomazia per risolvere la crisi. Al tempo stesso, Obama
ha ricordato come gli Stati Uniti sono
pronti a difendere se stessi e i propri
alleati. Infine, ha esortato Pyongyang
a porre fine al suo “atteggiamento
aggressivo”.
La Corea del Nord ha destato non poca
preoccupazione negli ultimi giorni, riguardo all’intenzione di lanciare un
nuovo test missilistico. Solo due giorni
fa, l’intelligence sudcoreana ha dichiarato che Pyongyang aveva concluso
tutti i preparativi per il lancio. Perciò, i
missili sarebbero potuti partire in qualsiasi momento. Ma il regime sa bene
che un nuovo test potrebbe essere la
goccia che fa traboccare il vaso e per
il momento si guarda bene dal dare il
via libera. Il Pentagono, intanto, ha affermato che sarebbe “inesatto” dire
che Pyongyang abbia pienamente “sviluppato, testato
o dimostrato” di poter lanciare un missile nucleare. A
quanto pare, Washington non
ha dubbi che il regime comunista sia in grado di costruire delle bombe atomiche. Ma rimane scettica sulla
capacità della Corea del Nord
di riuscire a mettere in serio
pericolo l’America. “L’affidabilità” di queste armi resterebbe “bassa”, secondo l’intelligence americana.
La Cina nel frattempo continua a smorzare i toni di Pyongyang. Kerry, durante la sua
visita a Seul, ha lanciato un
messaggio ai cinesi. Il paese
del dragone ha infatti la capacità di fare la differenza sulla scena
diplomatica. “Né gli Usa, Né la Corea
del Sud, né tantomeno la comunità internazionale accetterà mai che la
Corea del Nord diventi una potenza
nucleare”. Il ruolo di Pechino è veramente tra i più difficili che si possano
giocare. Sostenere Pyongyang e perdere quasi sicuramente i diritti di credito vantati nei confronti degli Usa?
Oppure Sostenere la pace, con il rischio
di sembrare debole ai “nemici” giapponesi, nonché agli americani stessi?
Federico Campoli
Venezuela:
Domenica
si vota
a morte di Hugo Chavez ha lasciato un vuoto
in Venezuela. Ora il popolo è chiamato a colmare
questa mancanza. Ieri si è
chiusa la campagna elettorale. Domenica saranno 15
milioni le persone chiamate
a scegliere il nuovo “lìder”
del Paese. La battaglia è tra
Nicolas Maduro, vicepresidente e delfino del defunto
“Presidente Comandante”,
ed Henrico Apriles, lo sfidante per il centrodestra liberale. Maduro è il grande
favorito. E il suo secondo ha
gestito la sua campagna forte
dell’eredità ricevuta. “Chavez, lo giuro, il mio voto è
per Maduro” è uno degli slogan più ripetuti dai sostenitori della rivoluzione bolivariana. Il secondo dell’ex
presidente si è già dichiarato
“pronto a essere il presidente
per i prossimi 6 anni”. Dall’altra parte, Apriles ha suscitato grande scalpore, basando la sua campagna sulla
questione sicurezza. Il Paese
ha infatti toccato un nuovo
record negativo. 16mila morti
in un anno a causa della criminalità. “Per l’amor di Dio
votate per sconfiggere la violenza”. La sfida è ancora
F. Ca.
aperta.
L
7
Sabato 13 aprile 2013
Roma
Roma: proseguono i contatti tra le forze politiche del centrodestra
Alleanze, Alemanno stringe
Il Sindaco lunedì incontrerà una delegazione de La Destra per parlare
del programma e della coalizione. Decisiva la telefonata con Francesco Storace
oma, elezioni comunali.
Qualcosa si muove. Mentre
il centrosinistra si affiderà a
Ignazio Marino – che ha
vinto le primarie tra le polemiche – nel centrodestra la partita è
ancora aperta. Ma il sindaco uscente,
Gianni Alemanno, ha annunciato: "Oggi
(ieri, ndr) pomeriggio ho sentito Francesco Storace. Lunedì avremo un incontro con una delegazione de La Destra, per parlare del programma e
della coalizione in vista delle prossime
elezioni amministrative".
Alemanno sa benissimo che per fronteggiare la sinistra capitolina ha bisogno
di rafforzare la propria squadra. La
Destra – infatti, in tutte le tornate elettorali dal 2008 ad oggi – a Roma è risultata la seconda forza politica del
centrodestra, superando persino l’Udc.
Se ci sarà l’alleanza verterà sui punti
salienti del programma. “Ci deve essere spazio per portare al minimo
l'Imu - battendosi per la sua abolizione
- per far cessare finalmente l'invasione
nomade in città, per l'istituzione del
mutuo sociale, per l'affermazione di
un Quoziente Italia nell'accesso ai servizi sociali e nell'assegnazione delle
case popolari.Da qui si deve cominciare a discutere”. Questi i paletti im-
R
posti dal leader de La Destra, Francesco
Storace.
Polemica
Acque agitate sul fronte Udc. Nella
mattinata di ieri a chi gli chiedeva se
ci fossero novità riguardanti l’ingresso
dell’Udc nella sua squadra, il Sindaco
di Roma ha risposto: ''Non ci sono
contatti ufficiali'', precisando però che
''stiamo lavorando per presentare la
più ampia coalizione possibile. Il dialogo è aperto con tutti''.
Immediato l’intervento del responsabile
dell’organizzazione de La Destra e
reggente della federazione romana,
Roberto Buonasorte, che ha voluto
mettere i cosiddetti puntini sulle ‘i’ rispetto alle voci che circolavano secondo cui Luciano Ciocchetti potrebbe
essere designato come vicesindaco:
''L'esponente dell'Udc Luciano Ciocchetti – ha spiegato Buonasorte - preferì
Casini alla Polverini nelle convulse
giornate che portarono allo scioglimento della regione e disse no alla
candidatura di Storace, dunque siamo
certi sia inimmaginabile l'offerta di
Alemanno a Ciocchetti per fare il vicesindaco''. Aggiungendo anche che
''per La Destra, quella postazione va
alla seconda lista della coalizione,
dopo il risultato elettorale''.
Bilancio
Sul fronte bilancio, in una conferenza
stampa, il sindaco Alemanno ha spiegato
che è già stata approvata una serie di
tagli volti ad eliminare i costi della politica: "E' molto importante la qualità di
questi interventi: ci sono 15 milioni di
euro di tagli di costi della politica che
vanno dalla riduzione dei municipi all'abolizione delle auto blu: non ci saranno
più auto blu assegnate a singoli assessori o a singoli dirigenti. Poi riduzione
delle spese ai gruppi consiliari".
Giuseppe Sarra
Indaga la polizia
Noto ristoratore
trovato impiccato
n suicidio eccellente.
Che, in tempi in cui i suicidi fanno discutere assai
spesso perché connessi alla
crisi economica. Gli inquirenti
sembrano escludere difficoltà
finanziarie, ma non escludono
comunque che non si tratti di
suicidio. I fatti ci dicono comunque che Alberto Boi, 52
anni, noto ristoratore proprietario di numerosi ristoranti fra
i quali il famoso “Ai Due Otri”
ubicato in corso Francia, è stato
trovato morto impiccato a un
albero nella sua proprietà in
zona via Due Ponti. A scoprirlo
è stato un amico che era andato
a trovarlo. Stando alle prime
informazioni, sul corpo non sarebbero stati trovati segni di
violenza. I familiari hanno riferito agli agenti del commissariato di polizia Flaminio che
il loro congiunto non avrebbe
mai manifestato segni di depressione. La polizia scientifica
ha comunque effettuato sul posto tutti i rilievi del caso. Gli
inquirenti non escludono nessuna pista, anche se l’ipotesi
del suicidio resta la più accreditata. Boi era proprietario in
tutto di quattro ristoranti a
Roma, tutti di cucina sarda:
oltre ai Due Otri, il Sardegna,
il Poetto e il Costa Paradiso.
R.V.
U
Stipendi d’oro all’Umberto I°, arriva la sentenza per l’ex rettore de La Sapienza
Guarini condannato
a 2 anni e 8 mesi
a vicenda degli “stipendi d’oro” a La
Sapienza costa cara a Renato Guarini.
L’ex rettore dell'Università di Roma è
stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, nell’ambito dell'inchiesta sulle
presunte irregolarità al Policlinico Umberto
I. La condanna è stata emessa ieri mattina
dai giudici della quarta sezione penale del
tribunale di Roma, presieduta da Laura Di
Girolamo, che hanno invece assolto altri
quattro imputati. Nell'ambito della stessa
inchiesta era stato già condannato con rito
abbreviato l'ex direttore generale del Policlinico Umberto I, Ubaldo Montaguti. La
L
Orchestra Sinfonica di Roma
Auditorium di Via della Conciliazione
5 maggio 2013
6 maggio 2013
ore 17.30
ore 20.30
Direttore: Francesco La Vecchia
Violino: Paolo Chiavacci
ADAGIO: STRUGGENTE VISIONE
Luigi Cherubini: Lodoïska. Ouverture
Gian Francesco Malipiero: Concerto N° 1 per violino e orchestra
ADAGIO:
Giuseppe Martucci: Notturno n.1 per orchestra in Sol bem. Magg.Op.70
Tomaso Giovanni Albinoni: Adagio in Sol min
Gustav Mahler: Adagietto dalla Sinfonia N° 5
ŝŐůŝĞƚƚŽƵŶŝĐŽ͗ΦϭϮ
Il ricavato della vendita dei biglietti sarà devoluto interamente in favore della
Divisione di Oncologia Pediatrica del Policlinico A. Gemelli
I biglietti possono essere acquistati solo presso la segreteria della Divisione di Oncologia Pediatrica:
telefono: 063058203; e-mail: [email protected]; [email protected]
vicenda si riferisce proprio all'aumento di
stipendio del direttore generale Montaguti
con un contratto stipulato il 15 luglio del
2005 e che prevedeva una maggiorazione
di 52mila euro rispetto a quanto previsto
dal decreto del Presidente del Consiglio
di amministrazione numero 502/105. I reati
contestati agli imputati, a seconda delle
diverse posizioni, andavano dall'abuso d'ufficio, al falso, e alla truffa. Per l'ex direttore
generale dell'Umberto I era stato previsto
un compenso annuo di 207mila euro anziché
154mila euro con un incremento del 30%.
Gustavo Lidis
L’espediente adottato da un rom per rimanere nel camper a spese della collettività
Obbligo di dimora nel parcheggio dell’Atac
legge il domicilio in un
parcheggio dell’Atac (peraltro a pagamento). E
così nessuno lo può sfrattare.
È l’espediente utilizzato da un
giovane rom, o più probabilmente dai suoi familiari, colpito
da obbligo di dimora per piccoli
reati, che il capogruppo al Municipio Xv de La Destra, Augusto
Santori, non ha mancato di denunciare. “Alle nostre ripetute
di segnalazioni di intervento
di sgombero e messa in sicurezza le forze dell’ordine si
sono ritrovate di fronte a una
delle assurdità tutte italiane
dei nostri Tribunali. L’obbligo
E
di permanenza, trattandosi di
fatto di arresti “domiciliari”
disposti nei confronti di un minore, è stato individuato all’interno del parcheggio Atac
della stazione di Villa Bonelli
e questo non permette alcun
intervento di sgombero. Non
solo, ma la stessa Atac non
viene compensata in alcun
modo per detta permanenza.
Anche perché l’invasiva presenza di camper crea un’ulteriore grave esternalità e cioè
che tanti utenti preferiscono
non parcheggiare all’interno
dello stesso, visti gli atteggiamenti degradanti e incivili com-
messi dagli ospiti del parcheggio, di fatto procurando ulteriore
danno economico all’azienda
municipalizzata di trasporti”,
prosegue Augusto Santori.
“Ci attendiamo quindi nelle
prossime ore l’annullamento
della disposizione giudiziaria
e un intervento di Atac teso
alla predisposizione di una barra di accesso, soprattutto a tutela di chi per parcheggiare in
loco acquista un biglietto da
1,5 euro o sottoscrive un abbonamento mensile dal costo
unitario di 35 euro”, conclude
Santori.
G.L.
8
Sabato 13 aprile 2013
Italia
DAL NORD
Shock a Novara – Si cerca la madre
Ieri la visita di Francesco Storace a Gemona e a Tolmezzo
Cadavere di un neonato
Abbandonato tra i rifiuti
La Destra in Friuli Venezia Giulia:
per una triplice battaglia da vincere
A scoprirlo e dare l’allarme è stato un automobilista
di passaggio, vicino al casello dell'autostrada A4
na telefonata concitata
di un automobilista, l’altro ieri sera poco prima
delle 19 raccolta dal centralino della Questura di Novara:
“Venite, c’è un bimbo morto
vicino all’autostrada TorinoMilano”. L’uomo che ha effettuato la segnalazione si era
appena fermato ai bordi di
una strada in prossimità dell’A4 per una sosta e lì ha notato, in mezzo ai rifiuti, il coradnkronos.com
picino
di un neonato esanime.
Il ritrovamento è avvenuto in
un’area periferica, nella frazione di Agognate, a pochi
passi dall’ingresso autostradale di Novara Ovest sull’autostrada A4 TorinoMilano. Rifiuti e erbacce la cornice di
questa storia dell’orrore. Poco
distante un campo nomadi.
Gli inquirenti hanno da subito
iniziato le ricerche della madre del defunto neonato: impresa difficile visto il luogo
di passaggio. Diverse le possibilità, dall’abbandono postpartum a quello avvenuto a
U
VENEZIA
Caso Manca:
Dekleva condannato
l Tribunale di Venezia ha condannato a 20 anni e 6 mesi di
reclusione Renzo Dekleva, ritenuto
responsabile dell’omicidio dell’ex
moglie, Lucia Manca.
Il giudice Marta Paccagnella ha
letto la sentenza dopo quattro ore
di camera di consiglio. Nel dispositivo ha accolto appieno la tesi
accusatoria del pm Francesca Crupi
riconoscendo 18 anni di carcere
per l’omicidio della donna, due
anni per la soppressione del cadavere e sei mesi per falso.
Secondo il magistrato, Dekleva avrebbe soffocato la moglie a casa, ne
avrebbe nascosto il cadavere prima
in un casolare abbandonato e, dopo
aver incontrato l’amante, l’avrebbe
portato con l’auto fino a Cogollo del
Cengio, nel Vicentino, dove è stato
trovato tre mesi dopo. I fatti risalgono
al 6 luglio 2011. Quanto alle parti
civili - fratelli e nipoti di Lucia Manca
- il giudice ha disposto la provvisionale, immediatamente eseguibile,
per un totale di 360mila euro. Dekleva
ha ascoltato la lettura della sentenza
in silenzio, senza mai guardare i parenti della vittima. Pochi minuti prima,
però, ha parlato per la prima volta,
dopo quasi due anni. “Voglio solo
dire che dal 1974, giorno in cui ho
conosciuto mia moglie, al 7 luglio
del 2011 compreso (data della sua
scomparsa ndr), non le ho mai
messo un solo dito fuori posto”. I
parenti della vittima, disperati, hanno
invece sottolineato come siano state
rovinate due famiglie in questa tragica
storia: “quella di Renzo e la nostra.
Solo che a noi Lucia non verrà mai
restituita”. Per i legali di parte civile
si è trattato di una sentenza “corretta
ed equilibrata, destinata ad essere
confermata in secondo grado”. Nessun commento, invece, da parte
F.Co.
degli avvocati di Dekleva.
seguito di una gravidanza
portata a termine nel vicino
ospedale. Non il primo caso
di macabri ritrovamenti: nella
zona negli anni ’90 era stato
trovato il corpo fatto a pezzi
di una prostituta straniera,
mai identificata; nel settembre
di due anni fa, vicino al Torrente Agogna, quello di Joy
Dirisu, 21 anni, di nazionalità
nigeriana. Oggi si tratta di
un neonato di pochi giorni: il
suo corpicino avvistato per
pura casualità.
Sul posto dopo la chiamata
in Questura si sono precipitate la Volante della polizia,
la Squadra mobile, il medico
legale, il magistrato di turno
e la Scientifica che ha passato
al setaccio ogni metro del
terreno circostante. La Procura, vista la delicatezza del
caso, ha imposto la massima
discrezione finché non verrà
resa nota l’autopsia eseguita
da parte dei medici legali,
prevista per lunedì.
Francesca Ceccarelli
Sanità e giustizia, questi due dei temi toccati dal segretario
nazionale che oggi incontrerà i simpatizzanti del partito a Udine
anità: è questo uno dei cavalli
di battaglia de La Destra in
Friuli Venezia Giulia. Non a caso
la visita del segretario nazionale
Francesco Storace nella regione
del Nordest è partita proprio dall’Ospedale di Gemona del Friuli, una struttura
efficiente che però da anni zoppica a
causa dei tagli impartiti al settore. Problematica quella della soppressione di
alcuni ospedali di rete (che si impartiva
con una legge del 1995), in parte superata con un emendamento; ma è l’aria
da taglio indiscriminato a far vivere le
strutture sanitarie nell’incertezza. Fase
che deve terminare. A ricordarlo è stato
proprio Storace, affiancato dal Sindaco
Paolo Urbani, dal direttore sanitario dell’azienda 3 “Alto Friuli” Beppino Colle
e dai suoi uomini di partito (tra cui il responsabile regionale Ernesto Pezzetta),
dal consigliere regionale Franco Baritussio al vicesindaco di Osoppo Ida Copetti (candidata alla Provincia). Una visita
ai reparti per poi soffermarsi a discutere
sull’importanza degli ospedali periferici
e sul ruolo rispetto al territorio, “un
S
ruolo di filtro” così è stato definito per
evitare la concentrazione dei pazienti
negli ospedali cittadini. Poi uno sguardo
al futuro con la necessità di “preservare
tali strutture”.
Non sono mancati poi i temi della giustizia.
La chiusura del tribunale di Tolmezzo è
stato uno dei temi principali durante la
visita istituzionale al comune di Tolmezzo
(Carnia) del segretario nazionale. Ed è
stato proprio il Sindaco e dalla Giunta
del comune carnico a spiegare le gravi
ripercussioni che ci sarebbero nel territorio nel momento in cui venisse meno
la struttura giudiziaria. Nono solo: il
piccolo comune montano rischia anche
di veder scomparire da un giorno all’altro
la caserma “Cantore”. Con il venir meno
di tali realtà ovviamente il territorio soffrirebbe un impoverimento socio economico in una zona già fortemente penalizzata dalla emigrazione. “Mi impegnerò ad approfondire tali tematiche”
ha risposto Storace, assicurando un suo
personale interesse ai problemi che affliggono il territorio a nord del Friuli.
Bagno di folla poi per il leader de La
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
I
Destra che ha incontrato simpatizzanti
e militanti del partito all’albergo Roma,
sempre nel capoluogo carnico, presentando i candidati alle regionali e
alle provinciali di Udine e illustrando il
programma del Centrodestra. Dalle tematiche nazionali a quelle regionali
Storace ha ricordato “la necessità di
schierarsi dalla parte delle famiglie in
un momento particolarmente difficile
per il Paese, intervenendo anche sulla
politica sociale e del lavoro”.
Oggi nuovo appuntamento a Udine, alle
9.30 Francesco Storace, affiancato dal
candidato alla presidenza della Provincia
del centrodestra Pietro Fontanini, dal
candidato Adriano Ioan e da numerosi
esponenti locali de La Destra incontrerà
presso la sala convegni dell’Hotel Là Di
Moret a Udine, simpatizzanti e militanti.
L’evento sarà l’occasione per confermare
il programma che risulta essere incentrato sul rapporto umano tra istituzioni e
cittadini, sui valori, sulla cultura della famiglia, sulla solidarietà e sul benessere
della persona.
Barbara Fruch
BOLZANO E SALORNO
Equitalia e i tagli
ai servizi sociali
a Destra continua a schierarsi
dalla parte del popolo. Significativi
i due interventi del partito in Trentino
Alto Adige: il primo per denunciare
il taglio di 25 milioni di euro alla
non autosufficienza ed il secondo
per annunciare l’ennesimo abuso
di Equitalia a Salorno. “Ridotto in
un anno del 12% il fondo per la
non autosufficienza in provincia di
Bolzano; così facendo si va verso il
massacro sociale” è questa lo denuncia del Consigliere provinciale
Mauro Minniti sulla base dei dati
ricevuti dall’assessorato alle finanze
in risposta ad una sua interrogazione.
Infatti, dagli oltre 208 milioni di
euro stanziati nel 2012 si scende ai
nemmeno 184 milioni del 2013.
“Un provvedimento grave che –
afferma Minniti – incide sullo stato
sociale e sulla sopravvivenza stessa
delle famiglie. Il taglio drastico
comporterà una nuova povertà e
quindi l’acuirsi di una crisi”. È
invece il responsabile cittadino de
la Destra salornese Nicola Faustini
a chiedersi se “Corrispondono al
vero le voci secondo le quali Equitalia avrebbe dichiarato che il Comune di Salorno ha un debito di
20 mila euro al punto che il Comune
stesso chieda ora alle associazioni
culturali cittadine di contribuire alla
copertura di tale deficit?”. “Occorre
fare chiarezza senza sminuire la
portata dell’accaduto, poiché se
fossero confermate le voci ci troveremo difronte ad una situazione
doppiamente grave: anzitutto per
una cattiva gestione da parte del
Comune di soldi pubblici e poi
perché si chiede al mondo culturale
locale di contribuire a coprire un
debito”. Sulla vicenda anche il
Consigliere provinciale Minniti chiede chiarezza con una interrogazione
alla Presidenza del Consiglio.
L
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9
Sabato 13 aprile 2013
Italia
DAL CENTRO
Firenze
Perugia
La decisione della Corte dei Conti
Il delitto
Omicidio Sandri: Spaccarotella
dovrà pagare 1,5 milioni allo Stato
Scattano gli interrogatori
Il poliziotto condannato a 9 anni costretto a risarcire
il Ministero dell'Interno per le spese e il danno subito
Mentre il figlio non risponde alle domande,
il padre nega tutto: “Non sono stato io”
on solo la condanna
penale a nove anni
e sei mesi di reclusione. Luigi Spaccarotella, l’agente
della Polstrada che uccise il
tifoso della Lazio Gabriele
“Gabbo” Sandri, dovrà risarcire anche il ministero degli
Interni. Un milione e mezzo di
euro, ovvero il 50% del danno
subito dall’erario, col pagamento, già effettuato, alla famiglia di Gabriele Sandri di 3
milioni di euro di risarcimento
e 150mila euro di spese legali.
Lo ha stabilito la Corte dei
Conti di Firenze. Dunque, Spaccarotella dovrà pagare la metà
della cifra concordata: “considerato che non appare ascrivibile alla diretta e personale
responsabilità dell’assistente
Spaccarotella il pagamento di
somme ulteriori, rispetto a
quelle dovute in situazioni analoghe, versate dall’amministrazione solo per evitare potenziali azioni eversive e violente
- scrive la sezione giurisdizionale della Toscana, presieduta da Carlo Greco - la procura ha ritenuto equo imputare
alla condotta gravemente colposa del signor Spaccarotella
la somma di euro 1.550.000”.
Per l’agente nessuno sconto,
N
si fa per modo dire. Sì, perché
Spaccarotella, grazie alla decisione di procedere con il
rito abbreviato, ha ottenuto la
diminuzione di un terzo della
pena. Le sue oggettive responsabilità per la morte di Gabriele Sandri sono state inequivocabilmente dimostrate
dalla sentenza di secondo grado (che lo ha condannato per
omicidio volontario) confer-
Cagliari - Il rappresentante de La Destra
Caruso chiede di seguire l’esempio del Lazio
mata dalla Cassazione.
Quel l’11 novembre del 2007,
nella stazione di servizio di
Badia al Pino, Sandri e i suoi
amici finiscono in una rissa
con alcuni tifosi della Juventus. Lo scontro si era praticamente concluso e i due
gruppi stavano tornando alle
macchine, quando gli agenti
della Polstrada, dall’altro lato
dell’autostrada, si sono ac-
corti di quanto succedeva
nella stazione di servizio di
fronte. E mentre le macchine
di tifosi fuggivano, Spaccarotella sparava un colpo,
non in aria (come sostenuto
da lui), ma contro la Renault
Megan Scenic dove sedeva
Gabriele. Un colpo che uccise sul colpo il giovane ragazzo laziale.
Paolo Signorelli
Massa - Gli esponenti del Pd pronti a ricoprire
cariche nelle partecipate dopo le primarie
“Emergenza abitativa:
“Dove vanno i ‘trombati’
la strada è il mutuo sociale” del centrosinistra?”
L
A
a Destra punta a istituire il Mutuo Sociale anche a Cagliari.
“La proposta di ‘autorecupero’
presentata da alcuni consiglieri
di sinistra al Sindaco di Cagliari
lascia l'amaro in bocca e sa di
presa in giro - scrive in una nota
Daniele Caruso, segretario Provinciale La Destra Cagliari - Secondo la proposta, gli assegnatari
di alloggi popolari, in cambio di
uno sconto sull’affitto degli stessi
alloggi, dovrebbero liberare l’Amministrazione dai costi della manutenzione degli immobili comunali, ristrutturandoli da sé. Sembra
quasi una forma di lavoro forzato.
Se l'Amministrazione intende liberarsi dei costi di manutenzione
degli immobili di sua proprietà,
applichi la formula del Mutuo Sociale, che La Destra ha proposto
alle scorse elezioni comunali di
Cagliari e che nel Lazio, grazie a
La Destra, è diventata legge durante l'Amministrazione Polverini.
Il Mutuo Sociale consiste nella
possibilità, per l’assegnatario di
un alloggio popolare, di acquistare
a prezzo di costo l’alloggio di cui
è assegnatario, pagando una somma corrispondente al 20% dello
stipendio che percepisce ogni
mese. Il pagamento si sospenderebbe, senza perdere le quote
di alloggio già riscattate, se l’assegnatario-acquirente, cessasse
di percepire una regolare retribuzione, e ripartirebbe nel momento
in cui tornasse a percepire un regolare stipendio. Dal costo iniziale
verrebbero scontati i canoni già
retribuiti dal momento di assegnazione dell'alloggio. In questo
modo - continua - le famiglie
meno abbienti non si troverebbero
coinvolte nella morsa dei costi
elevati della speculazione edilizia,
insostenibili per chi è assegnatario
di alloggi popolari, e avrebbero la
possibilità di diventare proprietarie
di una casa, bene di primaria importanza. L'amministrazione potrebbe così liberarsi dei costi di
manutenzione dell'immobile e recupererebbe gran parte delle somme spese per la costruzione dell’alloggio, potendo finanziare la
costruzione di nuovi alloggi”
cpnclude Caruso.
ll’indomani delle primarie del
centrosinistra a Massa, i rappresentanti de La Destra locali si
chiedono che fine faranno i “trombati”. “Le primarie del centrosinistra
hanno visto la partecipazione di
cinque candidati, quattro dei quali
(Evangelisti, Bertocchi, Venè e il
perdente del ballottaggio) risulteranno alla fine esclusi dalla corsa
alla poltrona di sindaco - scrivono
in una nota gli esponenti del partito
di Storace - Sorvolando sui contenuti di una campagna elettorale
che ha visto tutti e cinque parlare
di una città malamministrata e
tutta da rifare, come se negli ultimi
vent’anni fosse stato qualcun altro
a governare, i cinque hanno firmato
un accordo che prevede il divieto,
per i perdenti, di partecipare alla
futura giunta comunale. Conoscendo le abitudini del centrosinistra locale, però, giunge spontanea una domanda: usciranno
dal portone per rientrare dalla finestra? Già, perché è ben noto
come a Massa alcuni importanti
dirigenti di partito non finiscano
né il giunta, né tantomeno in con-
siglio comunale, bensì nei consigli
di amministrazione, spesso come
presidenti, di qualche azienda partecipata. Si pensi, solo per citare i
più noti, a Paolini, segretario provinciale di Sel e presidente dell'Asmiu, ad Ugolotti, segretario
comunale del Pd e presidente dell'assurdo consorzio Zia, e a Bonini,
segretario comunale del Psi e presidente di Atn. Insomma, le partecipate a Massa sono un parcheggio dove piazzare qualche
nome prestigioso, ovviamente a
spese nostre, per andare poi ad
alimentare quel vortice clientelare
che garantisce il potere di questa
classe politica da vent'anni. Se
andrà a finire come crediamo, con
i ‘trombati’ eccellenti di queste
primarie che eviteranno gli assessorati per accaparrarsi i ben più
redditizi posti da amministratori
nelle partecipate, sarà evidente
come le tante, belle parole impegnate dai candidati in principi
come il rinnovamento, la meritocrazia e la trasparenza saranno
state solo le ennesime prese in
giro nei confronti dei cittadini”.
Il gip: “Ci fu la volontà
di punire i due ragazzi”
i è svolto ieri mattina, nel
carcere perugino di Capanne, davanti al gip Luca
Semeraro, l’interrogatorio di
garanzia di Valerio e Riccardo
Menenti, accusati dell’omicidio
di Alessandro Polizzi e del tentato omicidio dell’ex fidanzata
Julia Tosti.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip ha parlato di “omicidio preordinato, premeditato”
in cui “il movente va ricercato
nella volontà di punire, fino
alle estreme conseguenze, i
due ragazzi”.
Ha respinto le accuse, Valerio
Menenti: “Non sono stato io.
Ho trascorso la notte (quella
dell’omicidio ndr) con mia moglie. Punto e basta”.
Il figlio, al contrario, si è avvalso
della facoltà di non rispondere.
“Era stanco e provato”, ha spiegato l’avvocato Luca Pratolini.
“L’ha ucciso il padre (Polizzi
ndr) ed il ragazzo è il mandante
dell’omicidio”, sentenziano gli
inquirenti. Colpendolo con uno
svita bulloni. Lo stesso utilizzato
per ferire anche Julia, presa
ad un braccio dalla pallottola
destinata al fidanzato e poi pestata con l’utensile. Finché il
killer non è scappato per l’arrivo di un vicino di casa.
Tra gli elementi accusatori
chiave, le testimonianze di chi
ha visto l’aggressore. In primis
S
Julia, benché il killer abbia
agito a volto coperto e anche
se “non ha mai parlato”, ma
anche un’impronta di stivale
compatibile con le calzature
indossate da Riccardo Menenti.
Come si vede dalle riprese
delle telecamere dell’ospedale,
dove era ricoverato, poche ore
prima del delitto. E ancora le
immagini di un furgone bianco
come quello di Menenti, ripreso uscire dal policlinico prima dell’omicidio e lungo la
superstrada da Perugia verso
Todi poco dopo l’assassinio,
verso le 3:20 di notte (26 marzo).
Prove schiaccianti, per i magistrati. Per questo motivo, padre
e figlio restano in carcere.
Federico Colosimo
Carrara
Musetti (La Destra):
“Dove sono finiti
600milioni?”
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
email: [email protected]
L'Idv continua nella sua
“
campagna per assegnare case
popolari, che andrebbero riservate
ai cittadini italiani, agli
extracomunitari - scrive Gianni
Musetti, segretario La Destra
Massa Carrara - Oggi si arriva
addirittura a evocare l'intervento
del sindaco Zubbani perché si attivi
a eliminare le discriminazioni che,
per loro opinione, sarebbero in atto
nel comune di Carrara nei confronti
degli immigrati. Ci chiediamo se
questi signori abbiano mai visto la
graduatoria delle case popolari,
colonizzata dagli immigrati, e di
qualche squallida discriminazione
vengano colpite invece le famiglie
italiane, surclassate puntualmente
da quelle straniere. La cosa che
però dobbiamo chiedere a questi
esponenti dell'ormai defunto partito
di Di Pietro, tra cui l'assessore
provinciale Sara Vatteroni e Ivana
Tonarelli, è dove siano andati a
finire i 600milioni delle vecchie Lire
che il comune di Carrara versò
all'Associazione Migranti per il
campo nomadi del Lavello. Sono
sotto gli occhi di tutti le condizioni
nelle quali il campo versa ormai da
sempre.
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Amici del Giornale d’Italia
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10
Sabato 13 aprile 2013
Italia
DAL SUD
L’ennesima tragedia della crisi arriva da Erchie (Brindisi)
Napoli - I primi effetti del sequestro
Casa all’asta, lui si impicca
Bagnoli, occupata la sede
della decima Municipalità
A trovarlo sono state moglie e figlie,
per il 65enne ormai non c’era più nulla da fare
veva alcune difficoltà economiche e
invece di dargli una mano hanno
venduto la sua casa all’Asta. Risultato?
Si è impiccato ad un albero lasciando
moglie e figlie. L’ennesima tragedia della
crisi e di uno stato incapace di aiutare i
suoi cittadini arriva da Erchie, come spiega
“La Gazzetta del Mezzogiorno”, dove il
65enne Livio Chierigato si è tolto la vita
giovedì impiccandosi ad un albero del giardino della casa dove abitava da pochi mesi,
in Via Principe di Napoli. A fare la macabra
scoperta sono state la moglie Genoveffa e
le figlie, che, rientrate a casa all’ora di
adnkronos.com
pranzo,
si sono accorte che l’uomo non
era tornato dal giardino dove era solito trascorrere gran parte della giornata. Poi la
macabra scoperta: alle disperate grida di
richiesta di aiuto, sono accorsi alcuni vicini,
che però non hanno potuto fra altro che
tirare giù il corpo senza vita dell’uomo. Sul
posto sono giunti i carabinieri di Erchie e
l’autombulanza del 118. Dietro il dramma
una vita semplice, la voglia di lavorare e
l’impossibilità di trovare un occupazione e
poi l’amore per quella casa “di famiglia”
che gli avevano strappato. L’uomo, originario
del Veneto, infatti dopo il matrimonio si era
stabilito a Torre Santa Susanna dove ha
vissuto sino a pochi mesi fa nella casa che
la moglie aveva ereditato dalla madre, in
A
Via Attilio Calabrese. Per problemi finanziari
però quella abitazione, che aveva curato e
tenuto come un prezioso e unico gioiello,
era stata venduta all’asta giudiziaria dal Tribunale di Brindisi. Numerosi i tentativi di
sfratto forzato, con scene drammatiche,
come ricordano i vicini, l’ultima con la presenza dell’ufficiale giudiziario e l’intervento
della forza pubblica per allontanarlo per
sempre. Ma non è finita, come ricorda
sempre il quotidiano locale, la famiglia
Chierigato ha sempre vissuto con dignità e
onestà le ristrettezze economiche e le privazioni dovute anche alle non buone condizioni di salute dell’uomo il quale, evidentemente legato ai valori della casa e della
famiglia non ha retto al dolore di aver
dovuto abbandonare con la sua abitazione.
Così come non ha sopportato l’aver dovuto
chiedere aiuto al Provinciale dei Carmelitani
di Torre Padre Enrico. È stato proprio quest’ultimo che di fronte al dramma di una
famiglia buttata in mezzo alla strada, ha
offerto loro di ospitarli in alcuni locali del
convento. Quello che resta ora è la rabbia
di due comunità, quella di Torre Santa Susanna ed Erchie. Un dolore che sale quando
ci si trova davanti a quella casa della famiglia
Chierigato di Via Attilio Calabrese scorgendo
sul portone il cartello “si vende”.
Barbara Fruch
Gli sgomberati chiedono un incontro con De Magistris che tace
Intanto Hubler, contesta gli addebiti mossi nei suoi confronti
Napoli - Disastro ambientale. La
mano della magistratura si è abbattuta, due giorni fa, sull’area ex
Italsider di Bagnoli. Nel silenzio
sconcertante del sindaco di Napoli,
“l’arancione” Luigi De Magistris. Il
primo cittadino, ormai, parliamoci
chiaro, è alla frutta. Non riesce a
prendere una decisione giusta De
Magistris, ma non solo. Si fa negare,
l’amico di Ingroia, incapace persino
di comunicare con quei commercianti arrabbiatissimi per la ztl e il
piano mobilità “che sta distruggendo
quel poco di economia viva che ancora
resiste in questa città”.
E intanto, ieri, sono scaturiti i primi
effetti di quel maxi sequestro a Bagnoli.
Un centinaio di persone, studenti e lavoratori, ha occupato la sede della decima Municipalità Bagnoli-Fuorigrotta.
Chiedendo un incontro (anche loro)
con il sindaco di Napoli e con i vertici
della società Bagnolifutura Spa per discutere della bonifica dell’area sigillata.
Il corteo giunto alla sede della decima
Municipalità ha occupato l’aula consiliare e ha incontrato il presidente
Giorgio De Francesco. “La magistratura scopre l’acqua calda dopo vent’anni - dicono i manifestanti - e a
pagare le spese di questa operazione
della truffa e della devastazione ambientale siamo noi che l’abbiamo denunciata da anni. Ci hanno ‘fatto fuori’
ma non hanno capito che l’unica
strada per assicurare un futuro a Bagnoli è far fiorire le esperienze di
partecipazione e di controllo da
parte dei cittadini delle opere avviate sul territorio. Il sindaco e gli
attuali vertici di Bagnolifutura devono rispondere di questa situazione e assumersi le proprie responsabilità”.
In 23 mesi da primo cittadino De
Magistris non ha fatto nulla per
cambiare la città di Napoli. A parte
rinnegare tutto, persino la sua fede
calcistica. Siamo agli sgoccioli,
però. Deve dimettersi.
Intanto, Mario Hubler, presidente
di America’s Cup, tra gli indagati per
disastro ambientale nell’inchiesta della
Procura di Napoli, contesta tutti gli
addebiti mossi nei suoi confronti. “Le
bonifiche fatte a Bagnoli non sono
fallite. Non lo dico io, ma certificati di
avvenuta bonifica rilasciati dopo le
verifiche del Ministero. L’inchiesta è
partita sei anni fa, perché il caso
scoppia solo adesso? Io non ho paura.
Sono pronto anche a dimettermi”.
Federico Colosimo
SICILIA
LAMPEDUSA
Musumeci
in assemblea
Continuano
gli sbarchi
entre in Sicilia La Destra si
prepara all’incontro odierno,
il vicesegretario nazionale del
partito Nello Musumeci interviene
duramente contro la prostituzione.
“L’unica attività che in Italia non
conosce crisi è lo sfruttamento
della prostituzione. Le istituzioni
non possono continuare a far
finta di niente - spiega Musumeci
- I marciapiede delle città italiane,
sono sempre più affollati di ragazze in attesa di ‘clienti’. Regolamentare questa antica attività
significa ottenere almeno due risultati: primo, sottrarre migliaia
di donne al violento sfruttamento
da parte della mafia, consentire
cioè loro di disporre del proprio
corpo per libera scelta usufruendo
di tutela sociale e sanitaria. Secondo risultato, sottoporre a regime fiscale un esercizio i cui
copiosi proventi oggi ingrassano
le organizzazioni criminali invece
che alimentare le casse dello
Stato. Voglio augurarmi - conclude - che il nuovo Parlamento
trovi il coraggio di affrontare finalmente questo grave, crescente
e insoluto problema sociale”. E
intanto oggi alle 17 al Garden
Hotel di Pergusa (Enna) si terrà
l’assemblea regionale dei Quadri
dirigenti de La Destra convocata
dal segretario Gino Ioppolo. I
lavori si apriranno con la relazione
dello stesso responsabile regionale, cui farà seguito il dibattito
sulle strategie da adottare in vista
delle prossime elezioni comunali
nell’Isola e sulla Conferenza programmatica prevista ad Orvieto
per luglio. Presenta anche Nello
Musumeci, i dirigenti nazionali,
regionali e provinciali, i segretari
delle sezioni ed i rappresentanti
negli enti locali.
U
M
ontinua l’emergenza immigrazione. Ancora sbarchi di
clandestini. Siamo solo ad aprile
ma il numero dei clandestini
sbarcati ha già raggiunto cifre
da record. Nella giornata di ieri
altri due sbarchi. Sono due i
barconi con a bordo i migranti
che sono stati intercettati a Sud
di Lampedusa, intorno alle 7 di
mattina. Sul primo, fermato dalla
Guardia di Finanza, erano a bordo
100 clandestini, tra cui uomini
donne e minori. Nel secondo,
bloccato dalla Guardia costiera,
altrettante persone, arrivate stremate. Secondo le prime testimonianze, i naufraghi erano in
viaggio da 4 giorni ed al momento dei soccorsi erano ormai
incapaci di muoversi, disidratati
e in evidente stato di stress dovuto alla stanchezza del viaggio.
Il recupero dei naufraghi non è
stato facile. Uno dei due barconi,
infatti aveva cominciato ad imbarcare acqua a causa dell’eccessivo peso e numero degli
extracomunitari. Secondo la
Guardia di Finanza di Trapani i
profughi sarebbero tutti subsahariani. Tutti tratti in salvo. Terminate le operazioni di soccorso
gli immigrati sono stati condotti
nel porto di Lampedusa e trasportati in ospedale per ricevere
le cure necessarie. Nel centro di
accoglienza dell’isola siciliana si
trovano attualmente 732 migranti,
650 dei quali tratti in salvo solamente negli ultimi giorni. Molti
di loro verranno trasferiti nei
prossimi giorni a Cagliari dove
saranno accolti presso la Comunità “la Collina”, che dispone
di appartamenti, ognuno in grado
di ospitare quindici persone.
Paolo Signorelli
Arte
11
Sabato 13 aprile 2013
Si potranno ammirare, fino al 30 giugno, i dipinti dei Civici Musei già esposti nella vecchia Galleria d'Arte Moderna Contemporanea di Brescia
Novecento mai visto
Il meglio dei maestri del XX secolo nelle collezioni pubbliche
e private, per la mostra “Da De Chirico a Cattelan e oltre”
di Carola Parisi
anta Giulia ritrova, per
lo spazio di questa
mostra, le opere che
qui furono esposte dal
1964 al 1972, in quella
che all’epoca era la Galleria
d’Arte Moderna e Contemporanea poi immagazzinata
per lasciare spazio alle collezioni archeologiche e medievali che hanno reso celebre il
museo bresciano.
Per molti sarà così l’occasione
di poter ammirare una raccolta
giustamente famosa, tra le
maggiori collezioni pubbliche
del settore in Italia, che da 40
anni era inaccessibile al pubblico. C’è di più: insieme alle
opere patrimonio delle collezioni pubbliche ne verranno
proposte altre concesse dalle
S
notevoli collezioni private della
città. Si potrà spaziare su artisti
fondamentali della storia dell’arte italiana e internazionale
del Novecento, giungendo ai
contemporanei. Il titolo della
rassegna è emblematico: “Novecento mai visto. Da De Chirico a Cattelan e oltre”. La
mostra è stata curata da Elena
Lucchesi Ragni con Enrico
De Pascale e Paolo Bolpagni;
sarà allestita, fino al 30 giugno,
quasi accanto con un’altra importantissima esposizione, entrambe accolte negli spazi di
Santa Giulia, quella della Collezione Daimler Mercedes,
per la prima volta esposta in
Italia.
La rassegna propone numerosi
dipinti di proprietà dei Civici
Musei e non più esposti in
modo organico dai primi anni
Munch a Genova,
Settanta. La parte più rilevante
di tale patrimonio è costituita
dalle opere, sorprendentemente anticipatrici in senso
astratto , del bresciano Romolo
Romani, dai numerosi dipinti
di ambito futurista (Dottori,
Evola, Depero, Lega, tutti datati
entro il 1919) e dalle opere di
orientamento informale che,
dopo la chiusura della galleria,
rimasero nei depositi (Chighine, Paolucci).
Importanti testimonianze dell’arte del Novecento (De Chirico, Morandi, Sironi) arricchirono poi (1986) le raccolte civiche tramite il lascito della
famiglia bresciana Scalvini. La
Galleria esibiva inoltre un centinaio di opere provenienti
dalla straordinaria collezione
depositata da Guglielmo Achille Cavellini che – caso unico
ma senza l’urlo
in Italia – comprendeva quanto
di meglio e di nuovo proponeva l’arte italiana e internazionale, da Klein a Warhol, da
Hartung a Mathieu, da Burri
a Fontana. Il percorso dell’esposizione attuale vuole ricordare quell’iniziativa, rendendo omaggio a Cavellini
come artista, ed evocare un
clima culturale “d’avanguardia” . Ecco allora che si affaccia un percorso nell’arte
italiana dal primo Novecento
agli anni Settanta con opere
di rilevante interesse storico,
variamente riferibili ancora
all’informale (Crippa, Birolli,
Morlotti, Vedova, Turcato) e al
movimento spazialista (Fon-
tana, Manzoni, Castellani, Bonalumi, Melotti). L’esposizione
si chiude con i protagonisti
delle tendenze concettuali e
della cosiddetta “arte povera”
degli anni Settanta (Pistoletto,
Mattiacci, Anselmo, Paolini,
Mertz, Fabro, Parmiggiani, Penone, Zorio, Calzolari). I chiostri e gli ambienti museali di
Santa Giulia accoglieranno,
inoltre, sculture e installazioni
in un suggestivo confronto
con le architetture rinascimentali e le testimonianze archeologiche. Oltre alle opere
della collezione Daimler, saranno presentati lavori di artisti
contemporanei, non solo italiani, concessi dalle collezioni
bresciane: Kapoor, Dan Graham, Cattelan, Paladino, Mainolfi, Tavernari, Picco e Ranzanici.
La prima retrospettiva del celebre fotografo Garry Winogrand
in mostra al San Francisco Museum fino al 2 giugno 2013
Scatti rubati alla strada
alazzo Ducale si conferma punto di riferimento delle
mostre d'arte a Genova e in tutto il nord Italia: dopo i
successi ottenuti dalle mostre di Mirò e Steve McCurry
la mostra di punta del 2013 sarà quella del grande pittore
norvegese Edvard Munch. Da ottobre 2013 e fino ad aprile
2014 Genova opsiterà oltre 150 opere del pittore norvegese,
tra cui cento dipinti che mettono in luce la figura tormentata
dell'artista. Non ci sarà l'Urlo, l'opera più famosa di cui ne
esistono quattro copie: tre sono conservate nei musei norvegesi e una è stata battuta all'asta lo scorso anno per la
cifra record di 120 milioni di dollari. Il curatore della mostra
è il francese Marc Restellini.
P
ALLA CASA MUNICIPALE DI PRAGA E PER LA PRIMA VOLTA
L’Art Nouveau di Mucha
arà la Casa
Municipale di
Praga ad ospitare uno degli
eventi culturali nazionali più importanti del 2013. Dal
10 aprile, Ivan
Lendl esporrà per
la prima volta la
sua collezione di
poster realizzati da
Alphonse Mucha,
pittore e scultore
dell'Art Nouveau.
Oltre 150 tra i più
celebri poster
pubblicitari disegnati tra il 1895 e
il 1935, dal valore
stimato tra i 10 e i
50 mila euro l'uno.
Giovani donne in
abiti neoclassici,
circondate da fiori
che si incrociano formando cornici geometriche,
questo il tema ricorrente nei suoi manifesti. Le
opere saranno presentate in una suddivisione
che riflette i tre periodi distinti di realizzazione:
la stagione parigina (1887-1905), quella americana (1906-1910) e quella ceca (1911-1939).
Fino al 31 luglio la mostra sarà allestita nella
capitale ceca, dopodiché intraprenderà un
tour mondiale. Ad inaugurare l'evento alla Casa
S
Municipale è stata
Marika, figlia dell'ex tennista. Ivan
sarà invece presente alla mostra il 29
aprile, primo giorno libero dagli impegni con il suo allievo Andy Murray.
Lendl racconta di
essersi imbattuto
nei capolavori di
Mucha verso la
metà degli anni Ottanta: "Ho cominciato a collezionare
i suoi manifesti
dopo aver conosciuto suo figlio Jiri,
giornalista e scrittore. Me l'ha presentato Jan Kukal,
che allenava la
squadra di Coppa
Davis, anche lui
collezionista dei lavori di Mucha. Jiri mi ha influenzato molto".
In circa trent'anni, l'ex numero uno del mondo
ha raccolto quasi l'intera collezione del pittore
ceco ed ora ha deciso di condividerla con il
pubblico partendo da Praga, città che proprio
grazie al lavoro di Mucha ha conosciuto negli
anni dell'Art Nouveau grande fama e prestigio.
C.P.
a prima retrospettiva in 25 anni di carriera
dell'artista Garry Winogrand – il celebre
fotografo di New York City e della vita americana dagli anni ‘50 fino ai primi anni ‘80 – in
mostra al San Francisco Museum of Modern
Art (SFMOMA) fino al 2 giugno 2013. Organizzata dal SFMOMA con la collaborazione dalla
National Gallery of Art di Washington DC, l’esibizione “Garry Winogrand” unisce le immagini
più rappresentative dell’artista a foto tratte dagli
archivi, meno conosciuti, dei suoi ultimi lavori.
La mostra offre così una rigorosa panoramica
della sua vita lavorativa e rivela per la prima
volta l’intera ricerca della sua carriera.
Più di 300 fotografie esposte e oltre 400 raccolte nel catalogo che accompagna la mostra
tratteggiano un vivido ritratto dell’artista, un
cronista dell’America del dopoguerra, personalità allo stesso livello di figure quali Norman
Mailer e Robert Rauschenberg che senza batter
ciglio hanno catturato le oscillazioni dell’America tra ottimismo e straziante sconvolgimento
nei decenni successivi alla seconda guerra
mondiale. La mostra rappresenta un’occasione
unica per il pubblico di San Francisco, Washington, New York, Parigi e Madrid, dove verrà
portata nei prossimi mesi.
L’esposizione è stata concepita e curata dal fotografo e autore Leo Rubinfien con Erin O’Toole,
curatore della fotografia al SFMOMA, e Sarah
Greenough, senior curator della fotografia alla
National Gallery of Art. Garry Winogrand è dif-
L
fusamente riconosciuto come uno dei maggiori
fotografi del 20esimo secolo, tuttavia il suo
completo corpus di lavoro non è ancora stato
studiato completamente. È stato enormemente
prolifico ma ha in gran parte posticipato la redazione e la stampa del suo lavoro. Morto improvvisamente all'età di 56 anni, ha lasciato
circa 6.500 rotoli di pellicola (circa 250.000
immagini) che non aveva mai visto. Circa metà
delle foto della mostra non erano mai state esibite o pubblicate finora e più di 100 non erano
neanche mai state stampate.
La mostra è divisa in tre sezioni, ognuna riguarda un’ampia varietà di soggetti riconoscibili nella produzione di Winogrand. “Down
from the Bronx” presenta fotografie scattate
da diversi luoghi di New York dai suoi esordi
nel 1950 fino al 1971; “A student of America”
è relativo al lavoro eseguito nello stesso arco
temporale ma durante viaggi fuori città; e
“Boom and Bust” è la sezione riferita prevalentemente al periodo più tardo, dal 1971
(anno in cui ha lasciato New York) fino alla
morte avvenuta nel 1984, con fotografie scattate in Texas e nel sud della California, così
come immagini di Chicago, Washington,
Miami e molte altre località. Questa sezione
include un limitato numero di fotografie scattate durante il viaggio di ritorno a Manhattan,
che esprimono un senso di desolazione mai
comparso nei lavori precedenti.
C.P.
Tempo libero
12
Sabato 13 aprile 2013
La moda del XXI secolo si cerca tra abiti usati, accessori di seconda mano e bancarelle dei mercatini
Tutti pazzi per il vintage
Belgioioso a Pavia, Mercato Monti a Roma, Porto Genova a Milano: i templi degli appassionati italiani dello
stile retrò. Occhiali anni ’70, creazioni artigianali, oggetti di culto per chi cerca l’affare della domenica
di Carola Parisi
oda. Nel XXI secolo significa andare a caccia di
cosa si indossava
dieci, venti, cinquant'anni fa girando per le
bancarelle dei mercatini o, ancora meglio, frugando negli armadi delle nonne e nelle cantine, reinventando qualche capo
o qualche accessorio, stravolgendo così lo stesso concetto
di tendenza non necessariamente destinata a rinnovarsi ad
ogni nuova collezione. C'è sem-
M
pre di più interesse per i banchi
dei mercatini, alla ricerca di un
capo unico, con un passato da
raccontare. Oggi lo spirito bohémien degli abiti d'annata o
di seconda mano sta lasciando
spazio al vintage griffato: abiti
vecchi sì, ma pur sempre firmati. E gli stilisti si adeguano
al trend, riproponendo le copie,
rivisitate in chiave moderna,
delle loro collezioni di 20/30
anni fa. Perché il nuovo glamour
sta nel combinare in libertà e
armonia il vecchio e il nuovo
creando una moda personale.
Nelle cantine umide dell'abbi-
gliamento usato d’epoca più
che il profumo di polvere si
sente l’odore di stoffe che hanno
abbracciato chissà quali e quanti corpi. Quante storie avranno
visto dall’alto i cappellini che
oggi vediamo dalle vetrine dei
negozi vintage in tutto il mondo.
Chissà che segreti avranno nascosto le borse di Gucci o di
Luis Vuitton, oggi ambitissime
nell’usato griffato. Il marchio fa
lievitare vertiginosamente i
prezzi. Basta il logo di Yves
Saint Laurent o Chanel in bella
mostra a renderle tra le prede
più ambite dagli amanti del
vintage di lusso. ≠Il vintage
oggi non si limita a vestiti e accessori: bijoux, pizzi e bottoni
in stile retrò, meglio se retrò e
basta, sono oggetti del desiderio di irrinunciabili e fanatiche
‘dell’essere alla moda’.
Frugare tra i banchi degli espositori, trovare l’agognato abito
di Valentino anni Settanta o il
foulard di Roberta di Camerino.
Scoprire che sul mercato è rimasto ancora un modello di
Hermès alla nostra portata. Il
paradiso è lì. Ma la tendenza
non è solo verso il vintage di
‘FELICEMENTE SPOSSATA’
BELLA E D’ANNATA?
o di natura sono conservatrice.
Nel senso che non butto mai via
niente. Vuoi uno scontrino del
’95? Le scarpe che ho indossato al
mio diciottesimo compleanno? Io
ce l’ho. Non so dove, d’accordo, ma
quello è un altro discorso. La separazione dal mio armadio a 12 ante è
stato un lutto che ancora non riesco
a elaborare. Non posso buttare niente.
Vuoi che non mi torni utile una cloche
di feltro con una rosa di velluto? O
un collarino con le piume di struzzo?
Prima o poi avrò voglia di rimetterli.
E detestando la moda – intesa come
diktat e uniformità – le mie cose
non passano mai di moda, perché
non lo sono mai state!!! Mettici che ho un colorito
alla Mortycia e che di solito porto i capelli a caschetto…si’, insomma nell’Urbe mi si definisce
“un quadro antico”. Questo è un vantaggio oggettivo se si tratta di partecipare ad una festa a
tema , a una corsa in bici stile anni ’20-’40 –
quella meravigliosa Tweed-ride di pochi giorni
fa, dove tutti erano bardati e io mi sono presentata
coi miei abiti di tutti i giorni…- e mio malgrado,
oggi, mi rende …up to date. Che brutta parola,
preferisco à la page. Ma comunque, in tempi di
“vintage” sono involontariamente attualissima.
Certo, perché con la crisi è stata proprio la
moda a ritirare fuori il vecchio, infiorettandolo
con termini piu’ gradevoli. Da qualche anno
anche sulle riviste piu’ “fashion” (brrrrivido) si
mescolano gli abiti ancora non in vendita con
pezzi d’archivio delle grandi case di moda, piuttosto che con reperti da mercatino delle pulci.
Questo vezzo molto radical chic di recuperare il
maglione di papà, il cappotto di mamma da giovane, di tornare a indossare la giacca in naftalina
da dieci anni è ormai fenomeno di costume. .
Chi l’avrebbe mai detto, a noi consumisti sfrenati
– seppur non modaioli - che per placare il
I
senso di colpa ci saremmo ridotti a questo?
Avete notato come oltre alle banche siano proliferate innumerevoli sartorie “rapide”… e come
gli scaffali dei calzolai siano tornati affollati? Per
non parlare dei robivecchi di vendittiana memoria
dove le signore eleganti “appoggiano” la mobilia
in disuso…magari a qualcuno piacerà ancora,
mica voglio farci su dei soldi, eh!! Ma che non si
parli di recupero, di economia, di risparmio.
Abominio! Si fa perché è vintage, vorrai mica
profumare di nuovo come una saponetta? Così
come negli ultimi anni hanno improvvisamente
ripreso vita latterie, osterie, trattorie e tutte quelle
insegne vecchiotte e demodè soppiantate dalle
stesse attività con nomi più brutti: paninoteche,
caffetterie e via anglicizzando. Invece ormai è
tutta un’antica officina, premiata forneria, cucina
di zia e pasticceria di nonna. Sono sincera: a me
tutto quello che è vecchiotto piace moltissimo;
sono arrivata a mettere le mattonelle in bagno e
addirittura in cucina…lo dico senza vergogna,
neanche una resina a casa mia, ho addirittura le
tende e il copriletto…dico co-pri-let-to. Però
ditemi che sono anziana, passatista, anticona,
ma non datemi per vintage!
Angela De Vito
Che cos’è lo swapping?
o swapping è un fenomeno che si sta diffondendo sempre
più velocemente in tutto il mondo. Nato negli Stati Uniti
d’America nei salotti di Manhattan frequentati da modelle,
attrici e amanti della moda, altro non è che l’evoluzione del
vintage, o meglio una sua involuzione, in quanto non si compra
con il denaro qualcosa di già usato, bensì si utilizza il baratto.
Do ut des, ti do affinché tu mi dia. Sempre più numerosi sono
i negozi, così come i siti, che negli ultimi anni propongono lo
scambio di beni come nuova forma commerciale. A essere
scambiati non sono solo capi di abbigliamento, ma anche
opere d’arte, gioielli, accessori, articoli di antiquariato e talvolta
anche le proprie case. Barattare sta diventando di moda anche
perché favorisce un riciclo eco-sostenibile dei capi senza
spendere denaro. Un altro metodo per barattare sono gli swap
party, vale a dire feste private, durante le quali ciascuno si
impegna a portare capi o qualsiasi altro bene scambiabile che
non viene più utilizzato, per barattarli con quelli degli altri.
(Definizione Vouge)
L
lusso di abiti e borse firmate,
in Italia sta riscuotendo un grandissimo successo il negozio
dell’usato, più comunemente
chiamato “mercatino” che però
non sembra essere un termine
adatto dato che ci si sta evolvendo verso un modello sempre più bello e coinvolgente.
Pulizia e ordine, oggetti selezionati, cordialità e disponibilità,
servizio orientato alle esigenze
del cliente. Questa tendenza è
diventata di moda (vintage, modernariato, personalizzazione)
tanto che ben lontani dall’essere
arrivati alla saturazione del mercato, i mercatini dell’usato sono
presenti in tutte le province, anche in quelle più “consumiste”
dove, l’acquisto di prodotti già
utilizzati da altri, non avrebbe
potuto sembrare una tendenza
capace di diffondersi. Insomma
si delinea un forte interesse
del consumatore che sicuramente caratterizzerà sempre
di più il modo di fare acquisti
nei prossimi anni.
Cos’è e come funziona: Per mercatino dell'usato intendiamo
un'agenzia d'affari organizzata
come attività di intermediazione
tra privati che utilizza il sistema
del conto vendita. In sostanza
l'agenzia non è altro che una
struttura che ospita oggetti usati
che privati cittadini mettono a
disposizione di possibili acquirenti. Il responsabile di tale struttura non è un commerciante, in
quanto non pone in vendita direttamente merce della quale
detiene il titolo di proprietà, ma
si configura come un promotore
di affari. La sua opera viene ricompensata da una commissione in percentuale sul valore
degli acquisti.
I mercatini più famosi d’Italia:
Come nelle favole gli appassionati italiani del vintage hanno
come meta un castello: quello
di Belgioioso, in provincia di Pa-
via, dove dal 20 al 25 aprile si
terrà il ‘Fashion Vintage Show’,
unica mostra mercato del genere
che è un appuntamento a cui
non si può dire di no.
A Roma il ritrovo per gli amanti
dello stile è l’amatissimo Mercato
Monti. Nel cuore della città eterna
a pochi passi dal Colosseo nel
caratteristico Rione Monti. All’interno dell’ Hotel Palatino, ogni
weekend c’è un appuntamento
consolidato, per romani e non –
e soprattutto per giovani e non
– che vogliono trascorrere qualche ora a riscoprire il gusto dell’originalità. Nato nel 2009, in
piena crisi economica, Mercato
Monti vuole essere un luogo di
ritrovo di idee e qualità. La musica di sottofondo guida attraverso i trenta banchi presenti,
sui quali si possono scovare vere
e proprie ‘chicche’: dai gioielli
vintage a quelli interamente fatti
a mano da giovani stilisti. Abiti
dal sapore antico si fondono con
t-shirt dallo stile grafico e contemporaneo, in una fucina di talenti e sorrisi.
A Milano invece il tempio degli
amanti dello stile retrò è il mercato di Porta Genova, sui Navigli. Oggetti che vanno dal
vintage al vecchio, dall’utilissimo al futilissimo. Tutto venduto
a prezzi spesso più bassi di
quanto ci si immagina. Il mercato delle pulci giusto per tornare a casa soddisfatti, con ottimi affari della domenica. Inaugurato nell’aprile del 2012, si
tratta in realtà di una nuova location per lo storico mercatino
di Bonola, chiuso per problemi
con gli abusivi. I venditori sono
gli stessi, ma gli spazi sono
molto più ampi. Non è ancora
famoso, ma la vicinanza a Porta
Genova ne fa una meta ideale
per la bella gioventù creativa
che gravita nella zona.