Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo

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Alla Camera dei Deputati
Commissione Affari Costituzionali
ROMA
OGGETTO:
Osservazioni in merito all’art. 6 del disegno di legge n.3098 camera
dei deputati
L’articolo in esame, alla lettera d), prevede una riduzione del 60% della tariffa
riconosciuta ai gestori di reti telefoniche nonché del prezzo dei supporti per la
ricezione del segnale, con riguardo alle intercettazioni di cui agli artt.266 e segg.
Cpp.
Si interviene sul piano esclusivamente economico in un settore particolarmente
complesso e particolarmente importante per il buon esito delle investigazioni e delle
indagini.
Occorrerebbe valutare con attenzione se l’intervento non ponga a rischio la
continuità e l’efficienza delle attività intercettative.
In primo luogo, va posto in evidenza che del tutto improprio è il riferimento alla
riduzione della “tariffa”, in quanto attualmente non viene applicata alcuna tariffa ma
viene riconosciuto ai gestori telefonici un ristoro dei costi sopportati. Alla luce di
tale puntualizzazione, la riduzione andrebbe ad operare sul ristoro dei costi e,
sostanzialmente, si chiede ai gestori di rinunciare non a parte del “guadagno” ma a
parte dei costi sopportati. E’ verosimile ritenere che ciò determinerebbe una seria
contrazione degli investimenti, da parte dei gestori, nelle attività volte ad assicurare
con massima precisione e tempestività l’adempimento delle prestazioni obbligatorie.
Ancora più specificamente, è lecito attendersi che i gestori adottino politiche
“minimaliste” in materia di adempimento delle predette prestazioni, rinunciando ad
evolvere i sistemi informatici e tecnologici chiamati ad offrire sempre maggiori
informazioni di interesse investigativo, limitandosi a garantire le attività basilari di
intercettazione e di comunicazione di dati.
Ma anche a voler rimanere sul piano delle finalità di contenimento della spesa
pubblica, va sottolineato come il costo pagato dalle Procure ai gestori telefonici
rappresenta una parte minima rispetto al costo globale di una intercettazione: almeno
il 75% del costo è, infatti, costituito dall’esborso diretto al noleggio degli apparati
necessari per la captazione, la memorizzazione, il riversamento e l’elaborazione
delle conversazioni intercettate.
Tale esborso non vede i gestori delle reti telefoniche come interessati, in quanto tali
attività vengono affidate ad una miriade di piccole, medie e grandi imprese
selezionate dalle singole Procure.
Non è chiaro se la previsione della lettera d), laddove richiama “i supporti adoperati
per la ricezione del segnale” intenda effettivamente riferirsi a tale ultimo segmento
(così rilevante, sul piano economico, come sopra precisato). In ogni caso, il metodo
scelto pare problematico in quanto introduce una sorta di taglio lineare rispetto ad
attività e prestazioni le più varie (e incessantemente variabili, in relazione alle
innovazioni tecnologiche), incompatibile con la diversificata dimensione economica
delle imprese attualmente scelte dalle Procure.
La conseguenza sarebbe la verosimile impossibilità per le imprese piccole e medie
di far fronte agli obblighi contrattuali in ragione della vistosa decurtazione del
prezzo.
Una razionalizzazione della spesa complessiva, dunque, non può che passare
attraverso una più ampia rivisitazione dell’intero sistema: una prima soluzione era
stata individuata nella realizzazione della cosiddetta “gara unica”, ossia un bando di
gara nazionale, gestito a livello di Ministero della Giustizia, allo scopo di
individuare in maniera trasparente ed efficace (ponendo, ad esempio, una serie di
requisiti di alta affidabilità) una ristretta rosa di imprese incaricate di fornire tutte le
prestazioni relative alle intercettazioni.
Non è dato di comprendere le ragioni per le quali tale iniziativa, che aveva mosso i
primi passi già oltre due anni orsono, non abbia avuto ancora concreto seguito.
Il Procuratore Nazionale
Franco Roberti