El artículo se focaliza
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El artículo se focaliza
REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media ZOMBIES MEDIOEVALI THE ZOMBIES IN THE MEDIEVAL PERIOD XAVIER DONDEYNAZ Universidad de Génova Italia [email protected] Recibido: 11/04/2016 Aceptado: 19/08/2016 Resumen: Abstract El artículo se focaliza en la figu- The article focuses on the figure of ra del zombi durante el periodo me- the zombie during the Medieval period in dieval en Europa. Este monstruo ha Europe. This monster has represented a representado el objeto de la produc- topos of literary production since ancient ción literaria desde tiempos antiguos, times, as shown by some Norwegian and enseñado por algunas sagas Noruegas Icelandic sagas, by some exempla and hise islandesas, por algunos ejemplos y torical chronicles written by several memcrónicas históricas escritos por varios bers of the Church, as well as by archeomiembros de la Iglesia, así como por logical findings. The article aims at prodescubrimientos arqueológicos. El artículo pretende proponer algunos ejemplos que revelen la importancia de este monstruo particular y subrayar la evolución histórica de esta figura. Aunque esta creatura sea de orígenes paganos y aparentemente extraña a la doctrina cristiana, más tarde la Iglesia empezó a usar este monstruo para proponer un modelo de comportamiento para los cristianos posing some examples that reveal the importance of this particular monster and at underlining the historical evolution of this figure. Even if this creature is of pagan origin and apparently foreign to Christian doctrine, the Church later started using this monster to propose a model of behaviour for Christians by means of exampla so much so that zombies started being associated with demonic figures at the end of the Middle Ages. 25 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 mediante ejemplos, hasta el punto de DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media Key words: zombie, draugr, que los zombis sean asociados a figu- chronicle, Devil, sagas. ras demoníacas al final de la Edad Media. Palabras claves: zombi, draugr, crónica, diablo, sagas. Au Moyen Age les revenants sont les compagnons familiers des vivants (Schmitt, 1994) La figura dello zombie che oggi conosciamo si afferma in un'epoca abbastanza recente nelle culture africana e haitiana, ma rappresenta un topos del pensiero umano fin dall'antichità. Burcardo di Worms (965-1025) nei sui Decretorum libri XX, raccolta di diritto canonico in venti volumi, dedicò il quinto capitolo del diciannovesimo libro a una serie di domande che il prete confessore doveva rivolgere al penitente per verificarne il comportamento. In alcune domande immaginate dal vescovo possiamo osservare l'evidente paura del popolo a proposito dei revenants, persone in grado di tornare in vita dopo la morte: fecisti quod quaedam facere solent, diaboli audacia repletae? Cum aliqua femina parere debet, et non potest, dum parere non potest, in ipso dolore si morte obierit, in ipso sepulcro matrem cum infante palo in terram transfigunt 1 (hai fatto ciò che certe sono solite fare, traboccanti di audacia diabolica? Quando una donna deve partorire, e non può, per cui non riesce a farlo, se muore durante le doglie, nella stessa tomba trapassano madre e figlio con un palo piantato a terra). (Barillari, 2014) fecisti quod quaedam mulieres insctintu diaboli facere solent? Cum aliquis infans sine baptismo mortuus fuerit, tollunt cadaver parvuli, et ponunt in aliquo secreto loco, et palo corpusculum ejus transfigunt, dicentes, si sic non fecissent, quod infantulus surgeret, et multos laedere posset 2 (hai fatto ciò che certe donne sono solite fare su istigazione del diavolo? Nel caso in cui un bambino sia morto senza battesimo portano via il cadavere del piccolo, lo pongono in un luogo segreto e trafiggono il suo piccolo corpo con un palo dicendo che se non facessero così il bimbo si leverebbe e potrebbe far del male a molti) (Barillari, 2014) 1Burcardo 2Burcardo 26 da Worms, Decretum XIX, V. da Worms, Decretum, XIX, V. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 In questo caso il ritorno non viene immaginato sotto forma di spettro, ma con una sostanza corporale tangibile, in grado di danneggiare i vivi e facilmente evitabile attraverso un palo robusto, in grado di fermare il cammino del cadavere sulla terra. La cultura popolare temeva il ritorno alla vita di queste entità e, sebbene il termine zombie non fosse ancora presente, è evidente come vi sia uno stretto legame fra questi revenants e il mostro che oggi ben conosciamo. I candidati più probabili a tornare sulla terra e a tormentare i vivi sono coloro il cui culto funebre e del lutto non è potuto svolgersi correttamente o la cui vita è stata interrotta bruscamente come avviene in caso di omicidio, suicidio, morte per il parto o nascita di un bambino nato morto. In queste circostanze non è insolito, per coloro che sono ancora vivi, intraprendere alcuni riti come quelli descritti da Burcardo al fine di impedire ai morti il ritorno sulla terra e di seminare terrore e distruzione. Se Burcardo, seguendo la dottrina ufficiale, condanna le pratiche pagane eseguite per impedire il ritorno dei morti alla terra, Gregorio Magno, dottore della Chiesa e vescovo di Roma dal 590 al 604, cristianizza alcune superstizioni popolari e le utilizza come veri e propri exempla. Nel quarto libro dei Dialoghi, Gregorio riporta una vicenda assai curiosa che ha come protagonista il diacono Pascasio 3, favorevole a Lorenzo e non a Simmaco durante lo scisma causato dalla rivalità fra i due papi: Hic itaque cum temporibus Symmachi apostolicae sedis praesulis esset defunctus, eius dalmaticam feretro superpositam daemoniacus tetigit, statimque saluatus est. Post multum uero temporis Germano Capuano episcopo, cuius superius memoriam feci, medici pro corporis salute dictauerunt, ut in Angulanis termis laurari debuisset. Qui ingressus easdem termas, praedictum Pascasium diaconum stantem et obsequentem in caloribus inuenit. Quo uiso uehementer extimuit, et quid illic tantus uir faceret inquisiuit. Cui ille respondit: «Pro nulla alia causa in hoc poenali loco deputatus sum, nisu quia in parte Laurentii contra Symmachum sensi. Sed quaeso te, pro me Dominum deprecare, atque in hoc cognoscis quod exauditus sis, si huc rediens me non inueneris». Qua de re uir Domini Germanus se in precibus strinxit, et post paucos dies rediit, sed iam praedictum Pascasium in loco eodem minime 3La morte di Pascasio si colloca tra il 511 e il 514. La sua opera fu elogiata da Gregorio Magno, ma purtroppo è andata perduta. 27 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media inuenit. Quia enim non malitia, sed ignorantiae errore peccauerat, purgari post mortem potuit a peccato. Quod tamen credendum est quia ex illa elemosinarum suarum largitate hoc obtinuit, ut tunc potuisset promereri ueniam, cum iam nil posset operari 4 (Pascasio morì durante il pontificato di Simmaco. Un indemoniato toccò la sua dalmatica posta sul feretro e fu immediatamente sanato. Molto tempo dopo, a Germano, vescovo di Capua, già da me menzionato, i medici prescrissero, affinché recuperasse perfettamente la salute, una cura di bagni presso le Terme Angulane. Quando vi entrò, trovò il suddetto Pascasio che stava là a regolare le stufe. Germano a tale vista allibì e chiese che cosa facesse in quel luogo un uomo della sua levatura. E quegli rispose: «Sono qui, in questo luogo di pena, per nessun altro motivo che per aver parteggiato per Lorenzo contro Simmaco. Ti prego di supplicare per me il Signore e, se tornando qui non mi troverai più, saprai di essere stato esaudito». L'uomo di Dio, Germano, pregò insistentemente e, tornato alle terme dopo qualche giorno, non vi trovò più Pascasio. Il diacono, infatti, avendo peccato non per malizia, ma per ignoranza, dopo la morte poté essere purificato della sua colpa. Tuttavia bisogna credere che fu la sua prodigalità nelle elemosine a meritargli di poter ottenere il perdono, allorché lui personalmente non era più in grado di compiere nessuna opera buona). (Suore Benedettine Isola San Giorgio, 2000) Secondo Gregorio Magno, quindi, la condizione di revenants è imposta per volontà di Dio ad alcuni che commisero peccati in vita e, in certe circostanze, può essere fermata grazie all'intercessione di coloro che sono vivi. Preghiere, suffragi, la sepoltura in suolo consacrato, elemosine e messe possono contribuire alla salvezza di coloro che sono condannati ad una sorte simile a quella di Pascasio, a condizione che il peccato commesso in vita non sia troppo grave. Nel suo De Cura Pro Mortuis Gerenda, inoltre, Sant'Agostino scrisse che: Quae cum ita sint, non existimemus ad mortuos, pro quibus curam gerimus, pervenire, nisi quod pro eis sive altaris, sive orationum, sive eleemosynarum sacrificiis solemniter supplicamus: quamvis non pro quibus fiunt omnibus prosint, sed iis tantum quibus dum vivunt comparatur ut prosint. Sed quia non discernimus qui sint, oportet ea pro regeneratis omnibus facere, ut nullus eorum praetermittatur, ad quos haec beneficia possint et debeant pervenire. Melius enim supererunt ista eis quibus nec obsunt nec prosunt, quam eis deerunt quibus prosunt. Diligentius tamen facit haec quisque pro necessariis suis, quo pro illo fiat similiter a suis. Corpori autem humando quidquid impenditur, non est praesidium salutis, sed humanitatis officium, secundum affectum quo nemo unquam carnem suam odio habe (Sant’Agostino, n.d.) (in conclusione non pensiamo di poter essere di aiuto ai morti che ci stanno a cuore, se non suffragandoli devotamente con i sacrifici delle Messe, delle preghiere e delle elemosine, anche se non giovano a tutti coloro per i quali si fanno, ma solo a quelli che durante la vita si son meritati che gli giovassero. Però siccome non possiamo sapere quali siano costoro, bisogna che siano fatti per tutti i battezzati, perché non sia trascurato nessuno di coloro a cui questi aiuti possono e debbono arrivare. Perché è meglio che sovrabbondino a quelli a cui non fanno né male né bene, anziché manchino a quelli a cui farebbero bene. Certo queste cose uno le fa con 4Gregorio 28 Magno, Dialoghi, IV, XLII, 2-5. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 maggiore diligenza per i suoi cari, meritando che poi si faccia così anche per lui. Riguardo poi alle onoranze del corpo qualunque cosa si faccia, non porta un vantaggio alla sua salvezza, ma è un dovere di umanità per quell’affetto naturale per cui nessuno mai ha avuto in odio la propria carne) (Sant’Agostino, n.d.) Sant'Agostino non sembra particolarmente convinto dell'importanza di ricevere una sepoltura cristiana, mentre Papa Gregorio Magno lo reputa un aspetto relativamente importante in quanto costituisce un importante legame fra i defunti e i loro cari: Quos grauia peccata non deprimunt, hoc prodest mortuis si in ecclesiis sepeliantur, quod eorum proximi, quotiens ad eadem sacra loca conueniunt, suorum, quorum seplucra aspiciunt, recordantur et pro eis Domino preces fundunt 5 (a coloro che non si sono macchiati di gravi peccati, la sepoltura in una chiesa giova, nel senso che i loro parenti, ogniqualvolta entrano in quel luogo sacro, vedendo la tomba dei propri cari si ricordano di loro e per loro innalzano preghiere al Signore) (Suore Benedettine Isola San Giorgio, 2000) Tuttavia nulla può salvare coloro che vissero in maniera empia, lontana dai comandamenti e dalla comunione con la Chiesa. Gregorio Magno dedica alcuni exempla a coloro che non vissero rettamente come il Patrizio Valeriano ed il presidente della Corporazione dei Tintori. Quest'ultimo viene seppellito nella Chiesa di San Gennaro Martire per volontà della moglie, ma la notte seguente la sepoltura viene sentito urlare dal custode: «Brucio, brucio!». Il giorno dopo, la moglie viene informata dell'episodio ed invia alcuni uomini della corporazione per controllare la tomba del marito. Una volta aperto il sepolto, vengono trovati gli abiti del defunto completamente intatti, ma il suo cadavere non c'era più, come se non fosse mai stato sepolto. In questo caso il morto non compare sulla terra in condizione di revenant, ma nonostante la morte è costretto a sentire dolore ed è in grado di urlare e di farsi sentire dal prossimo. Il corpo di Patrizio Valeriano, che «fino a tarda età condusse vita frivola e dissipata e non volle saperne di porre fine alle sue scostumatezze» 6 non riuscì a godere del riposo eterno molto a lungo poiché venne trasportato fuori dalla Chiesa in cui era sepolto da due spiriti e, nonostante le urla e la resistenza del Magno, Dialoghi, IV, LII. Magno, Dialoghi, IV, LIV, 1, Traduzione a cura delle Suore Benedettine Isola San Giorgio, Città Nuova Editrice, Roma, 2000. 5Gregorio 6Gregorio 29 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media cadavere, costretto a rimanere al di fuori del luogo santo. Al termine dell'exemplum, è lo stesso papa a fornire la morale: Ex qua re, Petre, college quia hii quous peccata grauia deprimunt, si in sacro loco sepeliri se faciant, restat ut etiam de sua praesumptione iudicentur, quatenus eos sacra loca non liberent, sed etiam culpa temeritatis accuset 7 (quale la conclusione Pietro? Chi si è macchiato di peccati gravi, se si fa seppellire in luogo sacro, diventa passibile di giudizio anche per la sua presunzione. La sacralità del luogo non giova alla liberazione di costoro, tutt'altro: denuncia invece la loro temerarietà) (Suore Benedettine Isola San Giorgio, 2000) Sebbene gli exempla di Gregorio Magno non incoraggiassero mai le pratiche popolari volte ad impedire il ritorno dei revenants sulla terra e importanti esponenti della Chiesa come Burcardo dissuadessero a praticare simili costumi, numerosi sono stati i ritrovamenti di cadaveri sottoposti a rituali precisi per limitarne il pericolo. Ne offre un esempio il recente ritrovamento degli scheletri di due uomini vissuti durante l'Alto Medioevo a Kilteasheen, in Irlanda, con delle grosse pietre infilate in bocca, secondo un rituale che ricorda quelli contro cui si scaglierà Burcardo un secolo dopo quelle sepolture, risalenti all’VIII-IX secolo della nostra Era. I due cadaveri avevano tra i quaranta e i sessant'anni l'uno e tra i venti e i trent'anni l'altro: inizialmente si pensò a un rituale per impedire il ritorno alla vita dei due morti sotto forma di vampiri, ma siccome il fenomeno del vampirismo si diffuse in Europa solo alla fine del XV secolo questa ipotesi iniziale fu rapidamente scartata dalla maggior parte degli esperti in quanto incompatibile con la data di inumazione dei due uomini. Molto probabilmente, invece, tale prassi serviva ad impedirne il ritorno alla terra sotto forma di revenants, in grado di seminare il terrore ai danni dei viventi o di scagliarsi contro coloro nei confronti dei quali serbavano rancore. Secondo Kristina Killgrove la datazione di queste sepolture è particolarmente interessante poiché sembra precedere anche i resoconti storici sui revenants stessi. La studiosa si è anche detta: 7Gregorio 30 Magno, Dialoghi, IV, LV. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 Incuriosita dal fatto che i due uomini non sono stati sepolti nello stesso momento, ma sono stati comunque sepolti fianco a fianco in questa maniera non tradizionale, il che suggerisce che queste sepolture non erano accidentali (Il Fatto Storico, 2011) È probabile che una sepoltura di questo tipo fosse riservata a tutti coloro la cui vita si svolse in maniera diversa dalla norma, spesso al di fuori della legge, o la cui morte avvenne in maniera improvvisa. È quasi certo che i due irlandesi fossero persone che vissero al di fuori dei canoni della legge o che morirono a causa di malattie o di morte violenta e che quindi furono sepolti in un'area del cimitero dedicata a tutti coloro che rispondevano a queste caratteristiche. Infatti, secondo la mentalità dell'epoca era assolutamente necessario impedire il ritorno alla terra di questi individui potenzialmente pericolosi ed è legittimo immaginare che, oltre a essere soggetti a un rituale molto specifico durante la sepoltura, i corpi di queste persone venissero separati da quelli degli altri defunti. Numerose sono le sepolture, sparsi in tutto il territorio Europeo in un arco cronologico che copre l’intero Medioevo, in cui i cadaveri presentano dei chiodi nella bocca o nel cranio. Molte di esse sono in Italia. Ad esempio nove crani perforati estratti da tombe che si trovavano sotto il pavimento della Chiesa Abbaziale di Novalesa (Torino), risalenti ad un periodo compreso tra l'XI e il XV secolo. Pur non essendosi trovati chiodi in situ «sappiamo che in quell'epoca per far uscire il genio malefico o per distruggere lo spirito del morto affinché non desse fastidio ai vivi» venivano utilizzati chiodi o pietre per impedire il cammino dei revenant (Belcastro, Ortalli, 2010). La storia dell'arte tardo-medievale, inoltre, presenta un tema iconografico che può essere approssimato alla credenza popolare nei confronti dei revenant: la danza macabra. Gli affreschi dedicati a questo soggetto, particolarmente sentito durante il periodo della Peste Nera 8, sono presenti in numerose località europee fra cui l'Italia, la Francia, la Germania e la Svizzera. 8Il termine peste nera si riferisce ad un periodo che va dal 1348 al 1353 in cui una gravissima epidemia di peste uccise almeno un terzo della popolazione europea. 31 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media Si tenga presente che questo tema, proprio come il concetto di revenants, non sembra essere originariamente legato alla cristianità, ma rappresenta una sorta di punto di incontro tra cultura popolare e cultura ‘alta’, punto di incontro che con il tempo è stato cristianizzato e assimilato dalla cultura elevata e aulica. 1. I DRAUGAR Gli antichi scandinavi hanno sempre avuto un rapporto piuttosto intenso con la morte, presenza costante non solamente nel mondo degli umani, ma anche in quello delle divinità. Quasi tutti gli dei, infatti, sono destinati a perire durante il Ragnarök, giorno della battaglia finale fra le forze del bene e quelle del caos, in seguito alla quale il mondo intero verrà distrutto e rigenerato. Lo stesso Odino, dio della guerra, della magia e della poesia, è destinato a perire durante questo grande combattimento, a cui dovranno partecipare tutti i grandi guerrieri della storia. Coloro che cadono valorosamente in battaglia, infatti, sono accolti nel Valhalla da Odino e trascorrono il tempo mangiando e combattendo in attesa del Ragnarök, quando saranno guidati dal Dio stesso in combattimento. Il rapporto con la morte degli antichi scandinavi non è solamente profondo, ma anche piuttosto ambiguo: Ebbene, il dio che emerge vittorioso in questa rinascita cosmica 9 è l'unico dio che era già morto prima del crepuscolo degli dei, Bald figlio di Odino, che per lui aveva introdotto i riti funerari, bruciando il corpo del giovane su una pira. Dunque mentre gli immortali sono condannati a morte definitiva, pur se in un futuro incerto, l'unico dio che risorge e che quindi vivrà eternamente è quello che era già morto. Credo che basti questo tratto a esemplificare l'ambiguo carattere del rapporto che gli antichi scandinavi intrattenevano con la morte, carattere non strettamente riservato agi dei, ma presente in tutte le credenze relative alla morte, come ci attestano soprattutto le saghe. (Caprini, 1998) Nelle saghe scandinave, effettivamente, incontriamo delle creature estremamente particolari che nonostante la morte continuano a solcare la terra con il loro corpo, riuscendo a tormentare, ferire e uccidere coloro che hanno la malasorte di imbattersi in queste creature chiamate draugar che possiamo 9Ossia 32 in seguito al Ragnarök. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 definire cadaveri viventi in quanto non sono né veramente vivi né veramente morti: Occorre però evidenziare alcuni caratteri molto particolari dei revenants norreni, ben diversi dagli spettri immateriali cui la tradizione cristiana ci ha abituato. In effetti i morti della tradizione scandinava sono sprovvisti di anima, per cui non resta loro che tornare a tormentare i vivi con il proprio corpo, che subisce però trasformazioni innaturali: ad esempio non è soggetto a una vera e propria putrefazione, ma acquista con il passare del tempo un peso e una forza sempre maggiori che rendono assai difficile ai vivi liberarsi di loro (Caprini, 1998) La forza sovrumana di queste entità spaventose è particolarmente evidente in molte saghe norrene, dove i draugar possono essere sconfitti solamente da grandi eroi, dotati di forza e coraggio al di là di ogni immaginazione. In Beowulf, poema epico composto fra la metà del VII e la fine del X secolo, riguardante le imprese di un principe scandinavo di nome Beowulf, incontriamo due creature che ci ricordano in maniera molto evidente i draugar norreni in quanto non soltanto seminano morte e distruzione, ma sono anche estremamente forti e innaturalmente pesanti (Lecouteux, 1986). Nella prima parte del poema – ovvero durante la giovinezza di Beowulf - l'eroe combatte proprio contro questi due mostri: Grendel e la madre di quest'ultimo. Grendel appare fin dall'esordio del poema come una creatura spaventosa, che semina la morte ed il terrore nel regno del re Hrothgar. Per più di dieci anni, molti guerrieri cercarono di uccidere questo spaventoso mostro, ma tutti fallirono miseramente, come il sovrano spiegò direttamente a Beowulf durante il banchetto di benvenuto. Nonostante l’avvertimento di Hrothgar, il giovane Beowulf, desideroso di gloria ed avventura, decide di affrontare il mostro. Lo scontro fra l’eroe, l'unico guerriero che si dimostrerà in grado di sconfiggere il draugar, e Grendel viene descritto in maniera molto violenta ed entrambi i protagonisti spiccano per la straordinaria forza fisica e la grande resistenza: Forte dei suoi trionfi il nipote di Hygelac studiava le prossime mosse del perfido Flagello, 33 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media nel suo attacco improvviso. Non che il Mostro pensasse di prendere tempo: acchiappò invece subito, l'attimo successivo, un uomo addormentato. Lo sbranò senza sforzo: gli morsicò la cassa delle ossa, gli bevve il sangue dalle vene, l'ingoiò, a grossi morsi. In un istante aveva mangiato tutto il morto, mani e piedi compresi. Poi venne più vicino: afferrò con la mano il guerriero 10, lucido e attento, sul suo letto, gli tese le dita sopra, il Nemico. Ma lui si accorse subito dell'intenzione perfida e insorse, contro quel braccio. […] Infuriavano i due, i guardiani rabbiosi del luogo. Echeggiava la casa: fu una gran meraviglia che la sala del vino reggesse i combattimenti, che non crollasse al suolo, la bella struttura terrestre. […] Trassero allora in molti, i conti di Beowulf, le spade stagionate per difendere la vita del nobile signore, del principe famoso. Ma non sapevano, quando presero a battersi, quegli uomini di guerra dalle dure intenzioni, (contando di colpirlo da tutte le parti e di braccargli l'anima) che il perfido Flagello non l'avrebbe raggiunto neppure la perla dei ferri sulla terra, nessuna lama di guerra: ma sulle armi vincenti aveva gettato il malocchio, sopra qualunque spada […] A Beowulf fu concesso il trionfo in quel duello. Grendel sarebbe scappato di lì, malato di morte, per palude e pendici, a ritrovare il covo senza gioia. Sapeva più che certamente che era arrivata la fine della sua vita, e il computo dei giorni dei suoi giorni 11. Alcuni commenti riguardo questo lungo brano sono necessari. Innanzitutto dobbiamo notare la forza incredibile che accomuna Grendel a Beowulf: il combattimento fra i due fa scuotere il palazzo di re Hrothgar e desta stupore e paura a tutti coloro che vi assistono. I soldati di Beowulf, inoltre, cercano di intervenire per aiutare il loro signore, ma i loro sforzi sono inutili poiché nessuna spada sembra in grado di ferire la spaventosa creatura. In tutto il poema non viene mai rivelata la specifica natura di Grendel, ma nel testo che stiamo considerando viene definito un demone. 10Ovvero 11(a 34 Beowulf. cura di) Ludovica Koch, Beowulf, Einaudi, Torino, 1987 e 1992, vv 737-823. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 Dobbiamo ricordare che il poema è stato, con ogni probabilità, trascritto da un monaco che, più o meno consapevolmente, ha inserito degli elementi cristiani in un poema che ha chiare origini precristiane. Grendel non nasce come demone, ma le sue origini devono essere individuate all'interno della mitologia e delle credenze norrene. La forza sovrannaturale, gli attacchi notturni, il fatto di strappare a morsi gli arti delle vittime e di bere il loro sangue, la resistenza ai colpi delle spade sono tutte caratteristiche che ricordano un potente draugar, forse il primo presente nella storia della letteratura che conosciamo. In moltissime altre saghe, soprattutto in quelle islandesi, sono presenti figure più o meno pericolose, facilmente inquadrabili nella categoria dei draugar. Fra tutte queste saghe, la Laxdæla Saga (in italiano la Saga dei Valligiani di Laxàrdair) è particolarmente interessante sia dal punto di vista del valore letterario che per la presenza di almeno un draugar. Il testo è stato redatto in islandese medioevale intorno al 1245, ma è ambientato fra la fine del IX secolo e il XI secolo e narra le vicende di un clan norvegese che, a partire dal IX secolo, colonizzò alcune aree dell'Islanda dell'ovest. Uno dei personaggi più rilevanti è Guðrún Ósvífursdóttir, donna di straordinaria bellezza, corteggiata da due fratellastri di nome Kjartan Ólafsson e Bolli Þorleiksson. Guðrún avrebbe voluto sposarsi con Kjartan, ma sceglie di unirsi a Bolli a causa di alcune false voci riguardanti il fidanzamento di Kjartan con la sorella del re di Norvegia. La tensione amorosa sfocia in un vero e proprio conflitto fra i due fratellastri, al punto che Kjartan venne ucciso da Bolli e quest'ultimo dai parenti di Kjartan per vendetta. All'interno della saga possiamo anche leggere la storia di Hrapp, uomo dal carattere difficile e violento. Sentendo l'avvicinarsi della morte, Hrapp pretende dalla moglie di essere sotterrato in una fossa scavata al di sotto della porta della cucina in modo tale da sorvegliare la casa anche da morto. La donna, dopo la morte del marito, decide di rispettare la sua ultima volontà e 35 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media sotterra l'uomo proprio dove voleva quest'ultimo. Tuttavia Hrapp diventa un marito ed un vicino ancora più problematico dopo la morte: Ora si racconta di Hrappr, che era diventato sempre più intrattabile, ed era talmente aggressivo che i suoi vicini tolleravano a stento i suoi attacchi; però non riusciva più a prendersela con Þórðr, adesso che Óláfr era diventato grande. Hrappr aveva lo stesso temperamento di prima, ma le energie stavano scemando perché la vecchiaia lo incalzava, finché poi non lo confinò a letto. Allora chiamò sua moglie Vigdís e disse: “Non sono mai stato cagionevole ed è molto probabile che questa malattia separi la nostra convivenza; quando sarò spirato voglio farmi scavare una fossa sulla soglia della cucina e farmi seppellire in piedi sulla porta, così potrò continuare a star di guardia alla mia casa”. Dopo di che Hrappr morì, ed eseguirono tutto ciò che aveva richiesto prima di morire, visto che sua moglie non se la sentì di fare altrimenti. Ma se era stato intrattabile da vivo, lo fu ancora di più da morto, perché tornò spesso a infestare la zona. La gente sosteneva che nelle sue scorrerie da morto avesse ucciso quasi tutti i suoi servi, in più causò parecchi problemi alla maggior parte dei vicini e la fattoria di Hrappstaðir venne abbandonata. Vigdís, la moglie di Hrappr, si trasferì a ovest da suo fratello Þorsteinn il Fosco, che la accolse insieme alle sue proprietà. Come era sempre accaduto in precedenza, la gente andava a trovare Höskuldr per rivelargli le difficoltà che Hrappr creava loro e gli chiedeva di trovare una soluzione. Höskuldr promise di farlo, così una volta andò a Hrappstaðir con alcuni uomini, fece riesumare Hrappr e lo portò via, in un posto dove ci fosse meno transito di bestiame o di persone. Dopo di che le apparizioni di Hrappr si ridussero notevolmente 12 Hrappr compare nuovamente nel capitolo XXIV, quando Óláfr decise di comprare le terre appartenute ad Hrappr e di costruirci una grande casa ed una stalla per il bestiame, proprio nei pressi in cui era stato sepolto il cadavere del draug: Giunsero alla stalla, che era aperta, e Óláfr disse al servo di entrare: “io spingerò dentro il bestiame e tu lo legherai”. Il servo si avvicinò alla porta della stalla, ma prima che Óláfr potesse rendersene conto quello era già tornato indietro di corsa tra le sue braccia. Quando Óláfr gli chiese che cosa l'aveva spaventato tanto, quello rispose: “C'è Hrappr sulla soglia della stalla, voleva toccarmi, ne ho abbastanza di dovermela vedere con lui”. Óláfr allora si avvicinò alla porta e gli puntò la lancia contro, ma Hrappr l'afferrò con entrambe le mani e la piegò spezzandole il manico. Óláfr voleva corrergli dietro, ma Hrappr scomparve dov'era venuto […]. La mattina dopo Óláfr uscì di casa per recarsi nel luogo in cui Hrappr era stato seppellito e lo fece riesumare; non si era ancora decomposto e nella fossa trovò la lama della lancia. Poi fece preparare un falò, il cadavere vi venne arso e le ceneri disperse in mare. Da quel momento in poi nessuno fu più importunato dalle apparizioni di Hrappr 13 12Laxdaela 13Laxdaela 36 saga, (a cura di) Silvia Cosimini, CAP XVII, Iperborea, Milano, 2015. saga, (a cura di) Silvia Cosimini, CAP XXIV, Iperborea, Milano, 2015. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 In questo passo risulta evidente come il corpo dei draugar non si decomponga e sia dotato di una forza fisica straordinaria visto che riesce a spezzare una lancia senza alcuno sforzo. Presenta anche alcuni poteri particolari come la possibilità di scomparire velocemente, senza lasciare nessuna traccia di sé. L'unico modo per impedire al cadavere di Hrapp di continuare a tormentare i vivi consiste nel bruciarne il cadavere e nel spargerne le ceneri nell'acqua. Uno dei draugar più celebri è senza dubbio quello che compare nella Grettis Saga 14, composta in Islanda intorno al XII-XIV secolo, ma ambientata tra il IX e il X secolo, che narra le vicende della vita di Grettir Ásmundarson, guerriero islandese che divenne un fuorilegge. Sebbene il protagonista sia, molto probabilmente, una figura storica e la sua vita venga narrata in maniera relativamente realistica, la maggior parte delle vicende sono descritte facendo ricorso a elementi soprannaturali. Il protagonista non è un uomo malvagio, ma facile all'ira e di indole ribelle e proprio questo gli causerà numerosi problemi nel corso della vicenda. Da ragazzo riuscì a sconfiggere un draugr, ma al termine del combattimento la creatura, poco prima di morire, lo maledisse e ciò può spiegare le avversità a cui Grettir fu sottoposto durante la vita. Nonostante avesse sconfitto numerosi nemici, Grettir uccise anche persone innocenti per cui venne dichiarato fuorilegge per vent'anni e quindi costretto a vivere solo e lontano dalla società. Inoltre, chiunque durante questo periodo avrebbe potuto ucciderlo proprio in quanto 'fuori legge'. Poco prima dello scadere dei vent'anni i nemici di Grettir, dopo numerosi tentavi andati a vuoto, riuscirono a ucciderlo attraverso facendo ricorso alla magia, ma la sua morte fu ben presto vendicata dai suoi fratelli. Abbiamo visto che durante la giovinezza Grettir riuscì ad uccidere un draugr particolarmente violento e forte, ma dopo una tremenda lotta al buio 14Il testo completo della saga in lingua inglese è disponibile su http://www.sagadb.org/grettis_saga.en 37 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media l'eroe venne maledetto dalla creatura e condannato ad un destino difficile e solitario. Grettir, inoltre, ebbe la sfortuna di vedere gli occhi senza pupille del mostro riflessi dalla luna e, da allora, non riuscì più a restare solo durante la notte. I poteri dei draugar, quindi, non si limitano soltanto alla forza sovrannaturale, ma comprendono la facoltà di maledire gli esseri umani, terrorizzarli con lo sguardo, sparire all'istante e divorare i corpi delle loro vittime. 2. WILLIAM DI NEWSBURGH Se è assodato che in epoca medioevale il rapporto fra mondo dei vivi e mondo dei morti fosse estremamente stretto e la paura nei confronti dei revenants agisse come una costante, tuttavia non sono molte le fonti scritte a riportare notizie a proposito di questo inquietante fenomeno. Questa mancanza di fonti appartenenti alla cultura alta sorprende anche William di Newsburgh 15 che nel De Gesta Rerum Anglorum (V, 24) sottolinea come in Inghilterra non vi siano testimonianze precedenti rispetto all'apparizione di revenants nonostante la distruzione ed il terrore seminato da queste creature: Sane quod mortorum cadavera de sepulchris egredentia nescio quo spiritu ad viventium vel terrorem vel perniciem circumferantur, & ad eadem sepulchra sponte se illis aperientia reverantur, non facile in fidem reciperetur, nisi & crebra nostri temporis exempla suppeterent, & testimonia abundarent. Mirum plane si talia olim contigere, cum nihil tale in libris veterum reperiatur, quibus utique ingens studium fuit memorabilia quaeque litteris mandare. Cum enim quaedam etiam modica conseribere necquaquam neglexerint, quomodo rem tanti stuporis simul & horroris, si sorte illo seculo contigit, supprimere potuere? Porro si velim omnia hujusmodi scribere quae nostris contigisse temporibus comperi, nimis operosum simul & onerosum erit. Duo tantum recentis memoriae supra memoratis annectere & nostrae historiae, quoniam se praebet occasio, ad posterorum cautelam inferere libet 16 (certamente non è facile accogliere come verità il fatto che i cadaveri escano dai sepolcri, non so per quale spirito, e inducano nei viventi o il terrore o il danno e che ritornino agli stessi 15William of Newsburgh (1136-1198), storico e domenicano britannico. of Newsburgh, Gesta regum Anglorum, V, 24. Il testo completo è disponibile su https://archive.org/stream/guilielmineubrig02will#page/572/mode/2up. 16William 38 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media sepolcri che, spontaneamente, si riaprano a loro, se non per il fatto che durante i nostri tempi vi sono numerosi esempi e molte testimonianze (di questo fatto). Mi meraviglierei se queste cose succedevano in passato perché niente di simile si trova nei vecchi libri, per i quali fu da sempre un compito importante tramandare ogni cosa stupefacente attraverso la letteratura. Come avrebbero, infatti, potuto non scrivere nemmeno una piccola cosa (riguardo a questo), in che modo avrebbero potuto omettere un fenomeno di così grande meraviglia e orrore se per caso fosse accaduta in quei tempi? Inoltre, se volessi scrivere ogni fatto di questa sorta e scrivere tutto ciò che è successo nei nostri tempi, sarebbe un compito troppo laborioso e pesante. Quindi, inserirò soltanto due ricordi recenti sopra citati alla nostra storia poiché si presenta l'occasione di ammonire i posteri) A questa premessa William fa seguire due racconti dedicati all’inquietante fenomeno: nel primo caso il cappellano di una signora illustre viene seppellito nei pressi dell'abbazia di Melrose 17 ma non riesce a godere del riposo eterno a causa della sua sfrenata passione per la caccia e dello scarso rispetto che in vita prestò ai voti, soprattutto a quello di castità. Infatti, durante la notte, il suo cadavere era solito ritornare sulla terra sotto forma di revenant per vagare nei pressi del monastero, spaventando con gemiti e mormorii la sua antica amante. Atterrita, la donna decide di chiedere aiuto a uno dei monaci del convento che la rassicura promettendole di risolvere la situazione, con l'aiuto e secondo la volontà di Dio. Assieme ad altri tre uomini, decide di passare la notte al cimitero, ma il mostro continua a non apparire, probabilmente intimorito dalle loro presenze. Verso le tre del mattino, i tre uomini che accompagnavano il frate decidono di lasciare il cimitero per andare a scaldarsi un po’, e il sant'uomo rimane solo. In quel momento, il ‘mostro’ decide di affrontare il suo nemico che, nonostante lo sgomento iniziale, riesce a resistere all'agguato e a colpire il cadavere del sacerdote maledetto. A dispetto della ferita questi riesce a fuggire in direzione della sua tomba, che si apre spontaneamente per riceverlo richiudendosi dopo che egli vi aveva trovato riparo. Ma il destino della creatura è segnato: il frate, aiutato dai tre compagni, riesce a recuperare e a bruciare il cadavere in modo tale da impedire alla sua anima dannata ulteriori ‘visite’ al mondo dei vivi. 17L'abbazia di Melrose si trova in Scozia e fu fondata nel 1136 dai monaci cistercensi. 39 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media Il secondo evento, occorso nei pressi del castello di Anantis 18, venne riferito a William da un anziano monaco e mostra contorni più inquietanti. Un uomo crudele e pericoloso, sposa una donna di cui dubita della virtù e decide di apprendere la verità attraverso l'inganno. Un giorno finge di doversi allontanare per qualche tempo, ma in realtà si nasconde sopra una trave della camera da letto della moglie e la sorprende in atteggiamenti intimi con un vicino. Per lo sdegno perde l’equilibrio e cade, quindi muore di lì a poco senza aver avuto modo di confessarsi. Riceve una sepoltura cristiana, ma durante la notte è costretto a vagare in forma di revenant nei pressi del castello, inseguito da un branco di cani. La gente del posto è terrorizzata, chiude porte e finestre, ma tali precauzioni sono inutili in quanto il cadavere continua a seminare morte e malattie. In breve la città, un tempo popolosa, si svuota completamente poiché molti sono morti e i superstiti hanno deciso di lasciarla per andare in cerca di un posto tranquillo dove vivere. A questo punto il vecchio monaco, dispiaciuto dalla desolazione a cui il borgo sembra condannato, decide di convocare, nella domenica delle Palme, una riunione di saggi e di uomini d'onore per cercare di affrontare questo mostro. Due fratelli, che avevano perso il padre a causa della creatura, propongono di affrontare il pericolo direttamente e di darle fuoco per liberarsi dal flagello. Ben presto i due iniziano a scavare e trovano il cadavere in condizioni spaventose: Cumque se altius fossuros esse crederent, repente cadavere non multa humo egesta nudaverunt, enormi corpulentia distentum, facie rubenti turgentique supra modum. Sudarium vero quo obvolutum fuerat confessium penitus videbatur. Nec territi juvenes, quos ira stimulabat, vulnus examini corpori intulerunt: ex quo tantus continuo sanguis effluxit, ut intelligeretur sanguisuga fuisse multorum 19 (e anche se loro credevano che le fosse fossero più profonde scoprirono il cadavere, dopo aver spostato poca terra, con un corpo enorme, la faccia rossa e gonfia oltre misura. Il sudario con cui era stato avvolto si vedeva a malapena e i giovani non erano spaventati, poiché incitati 18Oggi non sappiamo individuare con certezza il castello di Anantis, ma probabilmente può essere identificato con il castello di Annan, in Scozia. 19William of Newsburgh, Gesta Regum Anglorum, V, 24. Il testo completo è disponibile su https://archive.org/stream/guilielmineubrig02will#page/572/mode/2up 40 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 dall'ira, e colpirono più volte il corpo esamine dal quale fuoriuscì così tanto sangue, al punto che si poteva capire che aveva succhiato il sangue a molte persone). Non appena il cadavere viene bruciato, il borgo è liberato dalla pestilenza e la vita cittadina può tornare alla normalità. Questo episodio si rivela di particolare interesse anche in quanto la figura del revenant è collegata a uno dei flagelli più terribili della storia medioevale: la peste. Entrambi gli episodi descrivono delle situazioni che turbano l'equilibrio e la pace sociale. Nel primo caso è un monastero ad essere disturbato da un revenant relativamente pacifico, ancora eccessivamente attaccato alla donna che amò illecitamente in vita; mentre nel secondo caso viene messa in pericolo una città intera poiché il cadavere vagabondo è portatore di malattia e morte, proprio come in vita fu portatore di violenza e crudeltà. È interessante notare che William of Newsburgh non pone l'accento sugli uomini che sconfiggono questi mostri, che non dimostrano nessuna qualità particolare se non un coraggio sopra la media, ma sull'esistenza e sulle azioni di queste creature pericolose. In entrambi gli exempla, infatti, la morale cristiana è particolarmente evidente poiché entrambi i mostri hanno avuto origine da uomini crudeli, irrispettosi verso Dio e verso il prossimo e vengono quindi privati del riposo eterno. 3. WALTER MAP Walter Map, nel suo De Nugis Curialium, ci parla di revenants estremamente diversi: se William di Newsburgh descrive queste creature come delle entità spaventose e pericolose, in grado di seminare paura, distruzione e morte, Walter Map ci racconta di persone morte che, improvvisamente e misteriosamente, tornano alla vita e si comportano come prima, al punto di poter generare numerosi figli: Quia de mortibus quarum iudicia dubia sunt incidit oracio, miles quidam Britannie minoris uxorem suam amissam diuque ploratam a morte sua in magno feminarum cetu de nocte reperit in conualle solitudinis amplissime. Miratur et metuit, et cum rediuiuam uideat quam sepelierat, non credit oculis, dubius quid a fatis agatur. Certo proponit animo rapere, ut de rapta uere gaudeat, si uere uidet, uel a 41 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media fantasmate fallatur, ne possit a desistendo timiditatis argui. Rapit eam igitur, et gauisus est eius per multos annos coniugio, tam iocunde, tam celebriter ut priori, et ex ipsa suscepit liberos, quorum hodie progenies magna est, et Filie mortue dicuntur. Incredibilis quidem et prodigialis iniuria nature, si non extarent certa uestigia ueritatis 20 (poiché il discorso è caduto su morti che destano perplessità, parliamo di un cavaliere della Piccola Bretagna, perdutala moglie e piantala a lungo dopo la sua morte, una notte la trovò in mezzo a un grande gruppo di donne, in una valle completamente disabitata. Si meravigliò e si spaventò e vedendo di nuovo viva colei che aveva sepolto non credette ai propri occhi e gli venne il dubbio che fosse opera delle fate. Si propose fermamente di rapirla, se vedeva giusto, per godere concretamente della rapita o, se era tratto in inganno da un fantasma, per non essere accusato di codardia in quanto aveva desistito. Dunque la rapì e godette della sua compagnia per molti anni, tanto felicemente, tanto intensamente come con la prima, ed ebbe dei figli da lei, dei quali oggi ci sono numerosi discendenti, detti figli della morta. Sebbene questo un insulto alle leggi della natura, incredibile e strabiliante, se non esistessero chiare vestigia del vero) (Latella, 1990) La testimonianza di Walter Map è certamente molto particolare in quanto il ritorno alla vita terrena viene privato di qualsiasi particolare conturbante al punto che i vivi e i morti possono nuovamente unirsi felicemente, fino a procreare una discendenza numerosa. È vero che Walter Map è solito presentare ai lettori rielaborazioni ‘eccentriche’ di molte leggende a noi altrimenti note, ma questa descrizione ricorda una vera e propria resurrezione ed è praticamente un unicum in tutto il panorama medioevale. In questa interessantissima mirabilia, Walter Map riprende il motivo della sposa fatata, particolarmente amato dalla letteratura medioevale, ma ne cambia un aspetto fondamentale. In quasi tutti i racconti dedicati a questa particolare tematica, infatti, il sodalizio fra l'uomo e la creatura ferica è destinato a terminare quando il primo infrange una promessa di qualche tipo fatta all'inizio del rapporto amoroso. Tendenzialmente i racconti di Walter Map sulle spose fatate sono facilmente riconoscibili: La donna sovrannaturale, di origini sconosciute si trasforma in serpente, rifugge dal momento della consacrazione eucaristica, scompare volando nell’aria, come un demonio o sollevata da uno spirito demoniaco (Di Febo, 2012) Il cavaliere di questo racconto, invece, ha potuto godere del rapporto con la sua amata serenamente, senza dover mantenere particolari giuramenti e, apparentemente, senza sposare una creatura infernale o diabolica poiché lo 20Walter 42 Map, De nugis curialium, IV, VIII. DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 scrittore non demonizza mai la sposa del protagonista, anche se non rinuncia a sottolinearne la situazione estremamente particolare. Anche in questo caso Walter Map si caratterizza per essere uno scrittore fuori dal comune, capace di sfuggire agli schemi della sua epoca e di proporre storie fuori dal comune in grado di sorprendere i lettori della sua epoca e di mettere in difficoltà gli studiosi della contemporaneità. 4. CESARIO DI HEISTERBACH A partire dal XII-XIII secolo, l'atteggiamento della Chiesa si fa sempre più scettico nei confronti di queste superstizioni di origine pagana e non mancano gli interventi di numerosi autori che sottolineano come in verità sia il demonio ad assumere le sembianze dei morti indurre i fedeli alla superstizione allontanandoli dalla fede e seminando zizzania fra la popolazione. Étienne de Bourbon, ad esempio, nel Tractatus de Diversis Materiis Predicalibus sottolinea più volte come il demonio sia in grado di assumere identità umana e, grazie ad essa, di aggirarsi fra gli uomini per agire più o meno attivamente sulla realtà: Vetula autem dicta cuncta negabat, dicens non esse se impositi criminis consciam. Episcopus, hoc audiens, conscienciam dicte mulieris noscens, adjuravit illum demonem qui hujus facti actor fuerat, ut se et factum manifestaret. Tunc demon, in similitudinem vetule se trasmutans, urgente episcopo, pelliculam combustam a facie vetule removit coram omnibus et sibi imposuit, et fraudem suam et causam ejus omnibus verbo, et facto patefecit 21 (ma la vecchia in questione negava ogni cosa, affermando di non sapere nulla del delitto imputatole. Il vescovo, udendo ciò, ed essendogli nota la buona coscienza di quella donna, scongiurò il demonio che era stato l'artefice di quell'impresa affinché rendesse manifesto sé e quanto aveva compiuto. Al che il demonio, assumendo l'aspetto della vecchia, su istanza del vescovo, davanti a tutti tolse dal volto di questa la porzione di pelle bruciata e se la mise sulla propria, e così palesò a tutti con le parole e con i fatti il proprio inganno e la propria causa) (Barillari, 2014) Demonio che il mondo medioevale (contrariamente all'età moderna) considera soprattutto come signore degli inganni e delle illusioni: Prestidigitateur, bateleur, expert en masques, en impostures et en faux-semblants: le Diable que nous présentent les démonologues règne sur un théâtre d’ombres qui lui permet tantôt d’exagérer sa puissance, en offrant des spectacles qui ne sont que pres21Étienne de Bourbon, Tractatus de diversis materiis predicalibus, CCCLXIV. 43 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media tiges, tantôt d’endormir la méfiance des hommes, bien incapables de discerner, derrière les trompe-l’œil et les simulacres, la réalité de ses crimes et de son action réelle sur le monde. Tout l’objet du discours démonologique est là: tracer, autour et au sein de chaque phénomène diabolique (apparitions d’esprits et de revenants, métamorphoses, incubes et succubes, sabbat et transport au sabbat, etc.), de multiples lignes de partage entre le réel et l’illusoire, entre le vrai et le faux, sans qu’il s’agisse jamais de ramener la totalité du fait diabolique d’un côté ou de l’autre. (Maus de Rolley, 2005) Sebbene l'incredulità e lo scetticismo della Chiesa nei confronti dei revenants sia un fenomeno graduale e costante, numerosi sono gli autori che non si allineano completamente a questa interpretazione ufficiale. Cesario di Heisterbach, ad esempio, nel Dialogus magnus visionum et miraculorum enumera quattro tipi di morte: quella di coloro che avevano vissuto bene ed erano morti in pace, quella di chi aveva vissuto peccaminosamente, ma aveva fatto una buona morte; quella di quanti avevano vissuto una vita giusta seguita da una mala morte, infine quella di tutti quelli che avevano vissuto ed erano morti in malo modo (Budriesi, 2013). Per ciascuna di queste morti, Cesario immagina una sorte diversa e spesso chi è vissuto in malo modo è destinato a tornare alla terra, in forma di revenant: In Episcopatu Coloniensi duae generationcs rusticorum inimicitias mortales exercebant. Habebant autem duo capita, duos videlicet rusticos magnanimes ac superbos, qui semper nova bella suscitabant, suscitata fovebant, nullam fieri pacem permittentes. Divino igitur nutu factum est, ut ambo uno die morerentur. Et quia de una erant parochia nomine Nuenkirgen, quia sic Domino placuit, qui per illos dissensiones malum ostendere voluit, in una fossa corpora eorum sunt posita. Mira res et inaudita. Cunctis qui aderant videntibus, corpora eadem dorsa verterunt ad invicem, capitibus, calcibus, ipsisque dorsis tam impetuose collidentibus, ut caballos indomitos putares. Mox unum extrahentes, remotius in alio sepulchro tumulaverunt 22 (nel vescovado di Cologna c'erano due famiglie di contadini che si odiavano. Tutti e due avevano un capo famiglia, due contadini orgogliosi e superbi che provocavano sempre nuove guerre e alimentavano gli scontri, non permettendo che si realizzasse nessuna pace. La volontà divina volle che tutti e due morissero nello stesso giorno. E poiché appartenevano ad una stessa parocchia a nome Nuenkirchen e poiché piacque così a Dio che, attraverso i loro litigi volle mostrare il male, in una sola fossa furono posti i corpi dei due. Cosa incredibile e mai sentita. Di fronte a tutti coloro che erano presenti e guardavano, gli stessi cadaveri girarono la schiena colpendosi con le teste, con i calci e con le stesse schiene in maniera oltremodo violenta tanto che avresti pensato che si trattasse di cavalli selvaggi. Immediatamente ne tirarono fuori uno e lo misero in un sepolcro più lontano). di Heisterbach, Dialogus miraculorum, XI, LVI. Testo integrale disponibile su http://betula.annexus.ehess.fr/sdx/cesaire/index.xsp 22Cesario 44 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 In questo periodo storico, l'atteggiamento della Chiesa appare ambivalente poiché, se da un lato si possono trovare numerose fonti che denunciano la falsità di queste apparizioni prodigiose, è anche possibile trovare numerose fonti in cui le stesse apparizioni vengono utilizzate come monito per i fedeli. 5. FILIPPO DEGLI AGAZZARI Fra il XIV e il XV secolo, invece, la Chiesa cominciò a condannare senza nessuna esitazione tutte le credenze di derivazione pagana e folclorica al punto che: «la diabolisation des apparitions se traduit par leur déplacement vers les espaces forains de plus en plus assimilés à des lieux sauvages» (Charuty, 1987). Il diavolo comincia ad essere percepito come estremamente pericoloso, una potenza in grado di agire concretamente sul nostro mondo attraverso la possessione o le streghe. Questa tendenza alla diabolizzazione risulta evidente in alcuni exempla della raccolta composta Filippo degli Agazzari 23, molto attento al tema del patto con il maligno (D’Agostino, 2004): particolarmente interessanti, ai fini della nostra analisi, sonho gli episodi in cui son descritte figure che presentano chiaramente delle caratteristiche tipiche dei revenants, molto spesso a causa dell'intervento del Maligno o di pratiche magiche. Nel sedicesimo assempra (esempio) della raccolta, intitolato «D'un uomo e una donna che acconsentiro, che una maledetta incantatrice desse el lor figliulo al diavolo per farlo guarire», Filippo riferisce un fatto di cui venne a conoscenza quando era un «giovano e conventuale nel luogo nostro di Val d'Elsa» 24 grazie ad un contadino del luogo, durante una confessione. L'exemplum narra la storia di due genitori che decisero di portare il loro figlioletto gravemente malato presso una «maledetta incantatrice» poiché ogni altro tentativo per guarire il degli Agazzari (1339-1422), monaco agostiniano e autore degli Assempri. degli Agazzari, Assempri, XVI. Testo integrale disponibile su http://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc1.a0000202986;view=1up;seq=94 23Filippo 24Filippo 45 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media bambino era fallito miseramente. La donna, molto probabilmente una strega, riesce a convincere i genitori a consegnare il loro figlio al diavolo al fine di ottenerne la guarigione. L'intervento sembra riuscito e il bambino gode di buona salute per circa sei mesi, ma improvvisamente si ammala nuovamente e muore nel giro di pochi giorni. Il cadavere viene seppellito in terra consacrata, ma sembra non godere della pace eterna poiché ogni giorno viene ritrovato nudo e al di fuori della sua tomba: E sotterrato che fu, la mattina seguente el prete andò a. casa. del padre e de la madre e disse: andate a sotterrare el vostro figliuolo; però che la terra non l’ha voluto ricevare et hallo gittato fuore de la sepoltura et è innudo sopra la fossa. Allora el misero padre andò con molta paura a sotterrare el figliuolo la seconda volta. Et ance la mattina seguente quando el prete venne a vedere el fanciullo era innudo fuor del cimitero. Si andò a dire al padre con molto rimprovero, che andasse a risotterrare el figliuolo la terza volta 25 L’autore afferma che è la terra stessa a rifiutare le spoglie del bimbo, ma subito dopo la fuga dei genitori, spaventati da questo inquietante fenomeno, il cadavere del bambino «fu trovato giù per un boschetto ch’ era lonchesso la chiesa, tutto isvembrato et isbudellato e laddove era l’un vembro non era l’altro» 26. Quindi non solamente la terra continua a rifiutare le spoglie maledette, ma sembra abbastanza evidente che queste siano in grado di muoversi durante la notte e solamente l'intervento degli uomini pone fine a questa situazione non a caso attraverso l'utilizzo dei sassi, da sempre utilizzati per impedire il ritorno dei revenants sulla terra. Ancora più inquietante è il venticinquesimo exemplum, intitolato «Come Santo Iacopo 27 di Galizia liberò un mercante el quale per avere denari si voleva dare al diavolo». Il protagonista è un mercante di nome Marino di Celaio, un uomo estremamente dissoluto e dedito al gioco nonostante debba crescere un figlio. Improvvisamente si ammala gravemente e decide di visitare «la casa del glorioso appostolo misser Santo Iacomo di Galizia, e fatto 'l botto in pochi dì fu 25Ibidem. 26Ibidem. 27Giacomo di Zebedeo, uno dei dodici apostoli di Gesù ancora oggi venerato da tutte le chiese cristiane che riconoscono il culto dei santi. 46 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 guarito»42. L'uomo si dimentica ben presto della grazia ricevuta e continua la sua vita dissoluta perdendo ben duecento denari d'oro ai dadi. Tornando a casa se ne dispera e invoca il diavolo affinché lo faccia diventare ricco. Non appena entra in camera da letto, l'uomo vede due individui in abito religioso che gli rivelano di essere «coloro che tu hai chiamati, che t'aviamo arrecati e' denari che tu ci hai chiesti se tu vuogli esser nostro quando tu morrai, e di questo vogliamo che si tragga carta» 28. Marino non esita ad accettare il patto con il demonio ed i due diavoli convocano ser Giontino da Monte Luccio, un notaio morto qualche giorno prima che visse in maniera empia e malvagia. Nonostante fosse morto, ser Giontino sembra conservare il dono dell'intelletto e della parola ed interagisce con il mercante che, sebbene turbato dalla presenza del suo ex vicino di casa, è pronto a firmare il contratto scritto dal notaio. Solamente l'intervento di San Giacomo dissuade Marino dalla firma e lo convince a terminare la sua vita nel rispetto di Dio e dei comandamenti. I morti che hanno vissuto senza rispettare i dettami della Chiesa possono dunque tornare in vita pur di servire il Maligno. Il racconto risulta particolarmente inquietante poiché Ser Giontino da Monte Lucio, pur essendo morto da qualche tempo, continua a mantenere l'aspetto di una persona in vita e a agire in maniera molto diversa dagli altri revenants fin qui analizzati essendo in grado di parlare e di compiere le stesse azioni che faceva in vita. In Filippo degli Agazzari la figura del revenant è ormai strettamente legata alla stregoneria o alla figura stessa del Maligno poiché la Chiesa, più tollerante durante l'Alto Medioevo – lo dimostrano le lievi penitenze previste da Burcardo da Worms nel suo Corrector Sive Medicus – aveva ormai completamente demonizzato le credenze pagane, fra cui quella dei morti in grado di tornare sulla terra. Di conseguenza, le raccolte di exempla scritte dai 28Filippo degli Agazzari, Assempri, XXV. Testo integrale disponibile su http://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=uc1.a0000202986;view=1up;seq=94 47 REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media predicatori si concentrano sempre di più sull'intervento demoniaco al fine di scoraggiare i fedeli ad assecondare simili superstizioni. È dunque proprio agli albori dell'età moderna che la figura del revenant viene completamente demonizzata, strettamente legata ad altri fenomeni inquietanti come, ad esempio, il sabba delle streghe a causa di cambiamenti sociali, economici e culturali della società europea (Herzig, 2009). 48 DOSSIER-Protagonistas no-humanos de la vida medieval: animales, monstruos y sus significados en la Edad Media REVISTA MEMORIA EUROPAE II/2 (2), Agosto de 2016 e-ISSN: 2469-0902 6. BIBLIOGRAFIA • Agazzari F., Gli assempri di Fra Filippo degli Agazzari, Libreria Editrice Giuntini Bentivoglio, Siena, 1922. • Barillari S. M., Protostoria della strega, le fonti medievali latine e romanze, Virtuosa-Mente, Vignate, 2014. • (a cura di) Belcastro M. G. e Ortalli J., «Sepolture anomale. 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CURRÍCULUM VITAE-Xavier Dondeynaz, dott. magistrale xavier dondeynaz, università degli studi di genova. 51