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Rassegna Stampa
Il giornale di Sicilia
Martedì 28 Gennaio 2014 pagina 18
OROLOGI DI LUSSO FALSI, PRESO «MISTER ROLEX» - ORA LE INDAGINI
PUNTANO AI PRODUTTORI DELLA MERCE CACCIA ALLE DITTE
"PIRATA"
GUARDIA DI FINANZA. Sequestrati decine di cronografi delle marche più prestigiose e
diversi strumenti di precisione. Scatta denuncia anche per ricettazione.
In un magazzino di via Roma trovato un laboratorio clandestino: un artigiano
produceva prodotti identici agli originali.
Con 300 euro si poteva acquistare la copia di un Rolex Daytona che, originale, costa
almeno 30 volte di più. Un'altra sua specialità sono i «Tag Heuer» ed i Cartier, ma
vendeva pure penne «Mont Blanc».
Denunciato «mister Rolex». Un artigiano dalle mani d'oro che sfornava orologi di
lusso, tutti rigorosamente taroccati. I militari della Guardia di Finanza lo hanno
scovato in un laboratorio clandestino di via Roma, nei pressi della Vucciria. A lui sono
arrivati seguendo alcune segnalazioni, qualcuno nella zona aveva notato uno strano
via vai. Ma la voce della sua attività si era comunque sparsa da tempo, in tanti
sapevano che in città c'era un orologiaio esperto che realizzava cronografi e
quant'altro perfettamente identici agli originali. Con 300 euro si poteva acquistare la
copia di un Rolex Daytona che, originale, costa mediamente almeno 30 volte di più.
Un'altra sua specialità sono i «Tag Heuer», icone dell'eleganza e della sportività,
soprattutto il famoso modello «Monaco» che Steve Mc Queen portava al polso nel film
sulla 24 ore di Le Mans. Oppure i «Cartier», molto ricercati dalle signore. Anche in
questo caso, piuttosto di spendere 10 mila euro, con 300-400 euro si acquista una
copia identica. A prima vista anche l'occhio più esperto non nota alcuna differenza e
questo in fondo conta per l'acquirente tipo: sfoggiare al polso un Rolex, senza che si
sappia che sia solo una patacca. Ma a distanza di 1-2 anni, i nodi vengono al pettine.
Il cinturino inizia ad avere qualche problema ed a perdere le viti, il quadrante si
appanna, le lancette perdono colpi. E il falso resta sempre e solo un falso.
Palermitano, 53 anni, l'indagato in sostanza gestiva una vera e propria piccola azienda
artigianale dove venivano assemblati e realizzati prodotti abilmente contraffatti. Dopo
avere ricevuto le segnalazioni, i baschi verdi hanno tenuto sotto osservazione per
alcuni giorni lo stabile e quando hanno capito che c'era qualcosa di losco sono entrati
in azione a colpo sicuro. Sono entrati nell' atrio del palazzo ed hanno notato una scala
che celava l'ingresso ad un vano alquanto nascosto. Dentro c'era «mister Rolex» che
proprio in quel frangente stava lavorando su alcuni orologi. Il laboratorio era molto
organizzato, con strumenti di precisioni ed altri ferri del mestiere. Riscontrata
l'assenza di ogni autorizzazione, i militari hanno approfondito l'ispezione, scoprendo
la giacenza di numerosi prodotti di lusso, come orologi «Rolex», «Cartier» e «Tag
Heuer», e penne «Mont Blanc», tutti con i loghi rigorosamente contraffatti. Nel locale
c'erano anche diversi strumenti utilizzati per la fabbricazione del materiale, come
pinze e cacciaviti e un piccolo tornio. In tutto sono stati sequestrati 50 orologi, mentre
l'artigiano è stato denunciato a piede libero per contraffazione e ricettazione.
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«Eccezionale il lavoro della Guardia di Finanza - afferma Roberto Helg, presidente
della Camera di Commercio -. La scoperta di un laboratorio di orologi e accessori di
lusso falsi è la seconda importante operazione nel giro di pochi giorni contro la
contraffazione. un lavoro a tutela di tutto il mondo delle imprese sane e che lavorano
nel pieno rispetto delle regole e per il quale siamo grati alle Fiamme gialle».
Obiettivo: alzare il livello delle inchieste
Ora le indagini puntano ai produttori della merce Caccia alle ditte «pirata».
La finanza alza il tiro. Non più la denuncia del solito extracomunitario che vende borse
Gucci o Vuitton taroccate sotto i portici di via Ruggero Settimo, ma indagini mirate per
scoprire i laboratori pirata. Il blitz da «mister Rolex» in via Roma è arrivato poche ore
dopo l'operazione a Ballarò dove è stata scoperta un'altra centrale delle griffe
contraffatte. In un appartamento si producevano borse, fibie e scarpe, qualcuno
assemblava i pezzi e poi incollava le etichette fasulle. Una piccola azienda a tutti gli
effetti, rigorosamente criminale, totalmente in nero. Dunque anche in città il colossale
business dei prodotti di lusso contraffatti inizia ad avere solidi agganci e le inchieste
sembrano confermare questo trend. Palermo come Napoli? «Non proprio, andiamoci
cauti - dicono dal comando della Guardia di Finanza -. Di sicuro possiamo dire che
già da tempo stiamo cercando di individuare i canali di approvvigionamento della
merce falsificata e adesso si vedono i risultati. Grazie alle indagini siamo arrivati ai
laboratori e questo costituisce un passaggio successivo rispetto al semplice contrasto
alla vendita dei prodotti contraffatti».
Le indagini sui due blitz in via Roma ed a Ballarò sono ancora in corso. I finanzieri
stanno cercando di individuare eventuali complici e la rete dei favoreggiatori. «Siamo
partiti dall'esigenza di scoprire da chi si riforniscono i venditori - dicono i finanzieri ed abbiamo individuato i laboratori. In questo momento non possiamo dire che sono
coinvolte grosse fabbriche o realtà produttive rilevanti, tutto è ancora piuttosto
artigianale. Questo non significa che non ci siano, le inchieste sono in via di
svolgimento. Bisogna essere prudenti, ma i segnali ci dicono che siamo nella direzione
giusta. Trovare chi assembla i prodotti contraffatti e in parte anche li realizza significa
alzare il livello delle indagini».
Ma che ruolo svolge in questo business la criminalità organizzata? L'industria del falso
interessa soltanto ai manovali del crimine? «Dove ci sono illeciti guadagni, ci sono
sempre gli interessi della criminalità - aggiungono dal comando delle fiamme gialle -,
un collegamento diretto ancora non è stato individuato, ma sicuramente non
tralasciamo nessun indizio».
Di sicuro a Ballarò, centro di mille traffici illeciti, qualcuno sapeva cosa si produce in
quell'appartamento male in arnese. E con ogni probabilità i responsabili erano stati
autorizzati al commercio, previo pagamento della tangente alla famiglia della zona.
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