Narrativa e illustrazione

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Narrativa e illustrazione
ERMES RIGON
p i t t u r a
-
s c u l t u r a - g r a f i c a - n a r r a t i v a
RASSEGNA STAMPA – 2004
narrativa e illustrazione
da Il Resto del Carlino . Boloqna, 31 maqqio 1995 - Nicodemo Mele
Casalecchio – Il libro di Rigon sarà presentato nel pomeriggio in municipio.
Brachio, un simpatico dinosauro, e Roberto, un'adorabile canaglia di sei anni, persi in un'isola
deserta. Sono i protagonisti di una fiaba moderna, raccontata e illustrata da Ermes Rigon nel
libro "Brachio e il bambino sulla spiaggia" edito dalla D.e.D. di Bologna, che stasera verrà
presentato nella Sala Consiliare del municipio di Casalecchio e recitato dall'attore Massimo
Madrigali nel corso di un'iniziativa promossa dall'assessorato alla Cultura e alla Scuola.
Vicentino, maestro elementare dal 1969, Rigon vive e lavora a Casalecchio dal 1980 dove
alterna l'attività didattica nelle scuole elementari "Viganò" a quella artistica di decoratore,
grafico e design.
"E' un libro da leggere - spiega Rigon, parlando della sua ultima fatica - ma anche da
colorare e recitare. Va bene per i bambini di sette anni come per quelli ancora più piccoli e
può essere letto e consultato dagli educatori e dagli stessi genitori".
Il testo del libro nella prima parte è in prosa, mentre nella seconda si snoda come una
simpatica e vivace filastrocca tutta in rima. Le numerose tavole illustrate permettono al
bambino di poterlo anche colorare a suo piacimento. In chiusura Rigon dà agli insegnanti e
ai genitori una serie di suggerimenti su come mettere in scena la storia raccontata nel
volume: dalla costruzione dei personaggi a quella delle scene. Infine per tutti indica anche il
modo di inventare e creare nuove storie, nuove fiabe, nuovi libri. Ermes Rigon con questo
libro è alla sua terza fatica editoriale. In passato ha pubblicato "Aritmetica cavernicola"
(editrice La Scuola) e "Il Lampòmetro e altre storie" (editrice Città Nuova, Roma) già tradotto
in diverse lingue."
da Città Nuova - n° 14 - 1995 - In libreria – Michele Zanzucchi
"Ermes Rigon. "Brachio e il bambino sulla spiaggia" DeD edizioni, pp. 60.
E' un libro inusuale, quello pubblicato da Ermes Rigon, autore del testo e delle illustrazioni.
Un libro per bambini e per adulti, da colorare e da leggere, da guardare e da scrivere.
Brachio è un simpatico dinosauro, giocherellone e pacifico, uscito dalla fervida fantasia di
una scolaresca delle elementari di Casalecchio di Reno, dove l'autore svolge attività didattica
e artistica.
In questo grazioso libretto, dopo la storia vera e propria, viene proposta una filastrocca sulla
stessa favola di Brachio; poi una serie di disegni da colorare; e infine una serie di
suggerimenti per poter trasformare il racconto in recita scolastica.
Ermes Rigon non è al suo primo lavoro. Dalla sua mente fantasiosa come e più di quella dei
suoi allievi, escono proposte che vanno dall'editoria alla didattica, dall'arte alla linguistica,
all'animazione.
Novità, immaginazione e ottimismo sembrano animare la produzione, dalla copertina fino
all'ultimo suggerimento per genitori e maestri"
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da L’OSSERVATORE ROMANO – 23.08.1989 - pag. 3 : Domenico Volpi
"Non è facile oggi proporre nuovi libri per bambini e per ragazzi, soprattutto di autori
nuovi... Perciò è tanto più significativo il fatto che una casa editrice, Città Nuova, abbia
deciso negli ultimi anni di strutturare e di rafforzare il settore della letteratura per l'infanzia,
puntando proprio su diversi autori nuovi e su contenuti assai ricchi di spiritualità e di
umanità. Volumetti agili, ben illustrati, proposti sia cartonati, per strenne, sia in brossura per
una lettura più agile e per le biblioteche scolastiche. Il settore per bambini da 7 a 11 anni
appare il più maturo e originale. Presenta in ogni volumetto più fiabe e favole, ambientate
sia nel presente sia nel passato, sia nel mondo della natura senza tempo, ma con numerosi
spunti ecologici...
Nel bizzarro originale "Il lampòmetro e altre storie", Ermes Rigon racconta di una
lampadina che si accende o si spegne secondo il buono o cattivo umore del suo proprietario
brontolone, avvertendolo dei suoi errori, e continua parlando di un raggio di sole prodigioso
e birichino ma capace di illuminare il cuore di ciascuno, e di un'epidemia che fa guastare tutti
i televisori e fa riscoprire tanti altri modi interessanti di stare insieme."
Da CITTA’ NUOVA N. 13 – 10 luglio 1985 pag. 59 – Anna Marvelli
FAVOLISTICA
Così è nato il “Lampometro”
Ermes Rigon, maestro di scuola elementare decide, alle soglie del Duemila, di scrivere
favole. Quei ventidue ragazzi di Ceretolo (quartiere alle porte di Bologna) che dividono con
lui l'aula di terza elementare, ed altri prima di loro in Lombardia, sono stati la molla, il banco
di prova, il pubblico, la prima critica di queste sessanta pagine illustrate dallo stesso Rigon,
"Il Lampometro e altre storie" (Città Nuova Ed.), che li coinvolge con un po' di ironia e
fine umorismo in alcune situazioni attuali.
Sono storie diverse, nate in momenti diversi, nel desiderio di dare un tocco di straordinarietà
alla vita ordinaria: «il frutto di un dialogo di anni con i miei scolari e con mio figlio; commenta Rigon - nate dalla loro specifica richiesta di narrare storie e favole che non
fossero già note. Domande e risposte, attese, ricerca essenzialmente orale, che solo alla fine
ha trovato una collocazione sulla carta scritta e illustrata».
Quando scrivi una favola cosa tieni presente?
«Tanti elementi. La convinzione che il bambino percepisce tutto e sa distinguere il bene dal
male, l'amore dall'odio, ma ha bisogno di vedere proiettati fuori di sé i conflitti interiori.
Vivendoli esternamente in un racconto fantasioso, può essere aiutato a crescere. Miro alla
purezza ed alla essenzialità con espressioni e simbolismi fantastici sia del linguaggio parlato
che di quello figurato, che possano toccare le radici più profonde dell'animo umano».
Perché ti è venuto in mente di scrivere queste storie?
«Forse per calarmi sempre più nella dimensione del bambino e quindi dell' uomo, in forza di
una necessità personale di scoprire spazi nuovi nel- l'animo altrui. Per cercare anche di
capire meglio chi “ha la testa fra le nuvole”. Inoltre perché l'esperienza di ognuno di noi
diventi reale nell'irreale, certezza nel confuso... Perché poesia e concretezza si armonizzino e
così spunti la vita».
Veniamo alle favole: qualche cenno di alcune?
"In una favola è presente con bene- vola ironia il mondo politico, sindaca- le e sociale visto
dall'angolazione del bambino. L'uomo ha in sé la capacità di ricominciare un nuovo tipo di
vita alla cui base vi sia il rapporto interpersonale. È il contenuto di "Strana epidemia".
"C'è poi la storia del pennello e del tubetto, che prende di mira l'espressione artistica. Il
tubetto dimenticato che si strugge di dolore per essere abbandonato sotto il letto del pittore,
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attraverso un dialogo serrato col compagno di sventura, un pennello, diventa cosciente che
ciò che vale è "sapersi donare" senza misura.
«Un'altra favola si ispira a un fatto realmente accaduto fra due allieve di alcuni anni fa.
"Storia di un dono" è un invito a riflettere. La favola può portare a vivere esperienze vere.
«Nella prima, "Il Lampometro", il cui titolo è diventato anche quello del libro, l'idea è nata
dalla verifica sul come i piccoli osservino i grandi, come ne vedano il carattere. Ci si è chiesto
con alcuni di loro; "Se ci fosse un misuratore di umore come c'è per la temperatura, per la
velocità e per l'umidità, cosa succederebbe?". E nata questa storia che riproduce un quadro
di vita familiare.
«E poi "L'avventura di un raggio di sole" dove il raggio è il simbolo di ciò che ognuno può
fare: come una scia di luce che si può seguire nella vita di ogni giorno. Mi sono convinto che
la vita dell' uomo è come un tessuto in cui ogni intreccio tra ordito e trama diventa incontro
con l'altro. Così ogni persona può seguire il proprio raggio di luce che ordina, valorizzandola,
tutta la vita, tutta l'esistenza.
«Infine Bufi, un brutto cane maltrattato che, contrariamente a tutti i canoni canini, si mette a
volare. Tutto il suo negativo: zampe grosse, senza coda, testone... diventa possibilità nuova
di slancio, di volo. Attraverso l'inaspettata amicizia con un uccellino supera il suo dolore,
impara ad avere il cuore leggero e vede realmente diverse le cose, gli avvenimenti e... vola,
vola!».
«Cosa trasmettono le favole del maestro Rigon?», chiedo ad un ragazzino della scuola.
Chiara, limpida, semplice, lapidaria la risposta: «La gioia».
Anna Marvelli
CITTA' NUOVA N. 13 - 10 LUGLIO 1985 - 59
da Andersen - 1996 - libreria segnalazioni n. 115 - e.g.
"... rendere la favola più bella di un videogame attraverso testi che suggeriscono diverse
elaborazioni e attività.
Cominciamo con Brachio e il bambino sulla spiaggia di Ermes Rigon (pp. 59) storia
dell'amicizia tra un bambino naufragato su un'isola sconosciuta e un dolcissimo dinosauro
che lo aiuterà a tornare a casa dai suoi genitori. Il testo si trova sia in prosa che sottoforma
di filastrocca, con esercizi di comprensione e un invito alla messa in scena e alla costruzione
di un libro personale.
Ermes Rigon è anche l'autore e l'illustratore de La fata del bosco, fiaba classica in cui le
forze del male - rappresentate da una strega malvagia e dal suo aiutante lupo - vengono
sconfitte da una fata buona e dalla sua corte di allegri gnomi. Nelle ultime pagine del volume
si trovano indicazioni per drammatizzare la storia attraverso la realizzazione di un film a
diapositive (pp. 71) ..."
da S F O G L I A L I B R O
- la Biblioteca dei ragazzi - luglio '96 - Dentro il prodotto a cura di Argentovivo.
Se la favola è più bella di un videogame
"... una nota particolare, quasi una menzione speciale, è da riservare alle due ultime
fiabe, La fata del bosco, scritta e illustrata da Ermes Rigon, e Un sortilegio a
Valleserena, scritta da Maria Rosa Gherardi e illustrata da Ermes Rigon, poiché indirizzate
come sono a un pubblico di lettori solitamente definiti "più grandicelli" rappresentano
probabilmente un banco di prova più significativo: sono fiabe di impianto classico, ma nate
anch'esse dall'interazione fra autore-insegnante-piccoli lettori...
"La sfida è un po' questa: far sì che i piccoli lettori possano individuare e far emergere la
propria parte di sensazioni, emozioni, sentimenti, senza le vergogne ovvero gli esibizionismi
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subiti o sfoggiati dagli adulti. Se si vince questa sfida... forse vinciamo un po' tutti...
"...Dunque, largo alle illustrazioni che piacciono ai bambini...
Dunque nessuna paura di mettere in campo anche ciò che, nel gergo degli adulti, definiamo
"banalità": a volte il coraggio dell'ovvietà non è affatto superficialità o moda, ma la semplice
presa di coscienza del fatto che i bambini non sono pargoli, piccoli di uomo, bensì soggetti
autonomi, individualità compiute e diverse, i quali vivono sì la nostra stessa realtà, ma per
fortuna la sanno guardare con occhi diversi..."
da Città Nuova - N. 15/16 1996 – In libreria – G.G.
Ermes Rigon, "La fata del bosco" d.e.d. Edizioni - Bologna - pp. 72
"Un giorno, con un gruppo di amici, e tra questi vi erano anche alcuni bambini, ho iniziato a
giocare alle favole...".
Ermes Rigon, che ne sa di pedagogia, perché è insegnante; che è papà ed ha fatto
esperienza diretta anche con i marmocchi suoi; che è pittore affermato e serio, ma non
disdegna le illustrazioni per ragazzi, ha tirato fuori dal sacco della sua fantasia un altro
volumetto originale che diverte, insegna a ragionare e alla fine... suggerisce anche come
realizzare un dias-film.
da LA STAMPA – tuttolibri – n. 42 febbraio 1998 – Ferdinando Albertazzi
"... Sono nascoste tra le fragole e lamponi, le farfalle che in La fata del bosco (DeD
edizioni Bologna pp.72) raccontato e illustrato da Ermes Rigon aiutano gli gnomi a
sbarazzarsi dalla sogghignante Strega Malvagia"
da AVVENIRE – Bologna sette – 29 marzo 1998 – AGENDA
"Principe cortese" di Ermes Rigon Si intitola "Il principe cortese", ed è una favola scritta e
illustrata da Ermes Rigon, autore ben noto per la sua multiforme attività in campo artistico e
letterario. La sua originalità sta nel fatto che il libro in cui è pubblicata, contiene anche
diversi materiali: un aneddoto, una versione sceneggiata della favola stessa e alcuni
suggerimenti pratici per la realizzazione delle sagome, e per la costruzione del teatrino e dei
burattini per "metterla in scena".
da AVVENIRE BOLOGNA SETTE – 12 aprile 1998
BAMBINI La fiaba di Ermes Rigon
“ IL PRINCIPE CORTESE ”
La vita quotidiana riscopre l’accoglienza
(M. C.) Da alcuni giorni è in libreria l'ultima pubblicazione scritta e illustrata da Ermes Rigon,
una fiaba dal titolo «il principe cortese» (D. e. D. edizioni), presentata nel corso della 35^
«Fiera del libro per ragazzi». Il lavoro si colloca sulla medesima linea di attenzione all'età più
giovane che da diversi anni impegna l'autore bolognese, attivo fra l'altro nel campo
dell'illustrazione e dell'ideazione di programmi televisivi educativi.
Protagonista della fiaba un principe che smarrisce la strada nel bosco. Una vecchina gentile,
alcuni animali e altri amici ancora lo aiuteranno a ritrovare la strada: il «sentiero della cortesia». Sul significato della storia e sulla struttura del lavoro abbiamo rivolto alcune domande
all'autore.
Qual è l'intento del suo libro?
In generale si può dire che la lettura conduce il piccolo lettore alla riflessione sul proprio
comportamento quotidiano. Nello specifico la mia favola vuole essere un invito a guardare
oltre i propri confini, per essere guidati al superamento della logica del «tutto e subito per
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sé». La strada che conduce il principe fuori daI bosco è la cortesia, ossia la carità. Il libro
vuole quindi essere un accompagnamento divertente e amichevole alla scoperta e all’
accoglienza degli altri, per uno scambio esistenziale ricco di fiducia.
A chi è rivolta la sua fiaba?
«Ufficialmente« ai bambini dai 7 anni fino alle scuole medie. Ma è adeguata anche ai più
piccoli e ai più grandi. Ai più piccoli perché la famiglia può accompagnare nella lettura; ai più
grandi perché sono gli adulti che hanno il compito di guidare i giovani lettori. Il suo utilizzo è
inoltre possibile anche in parrocchia, nella scuola o in qualunque altro luogo educativo.
La narrazione della fiaba è accompagnata da una sceneggiatura e da alcuni
suggerimenti per l'ideazione e realizzazione dei burattini e di un teatrino. Quale
la ragione di questa scelta?
Anzitutto, lavorare sulle cose lette aiuta il ragazzo ad interiorizzare i temi posti in rilievo dal
testo. In secondo luogo ritengo che l'esperienza del lavorare insieme agli altri, compagni o
genitori, sia molto positiva per i bambini. Oltre ad educare ad una chiara esposizione delle
proprie idee, il costruire insieme mette in moto una serie di strategie comunicative di
notevole importanza.
Cosa significa per un narratore poter anche illustrare le sue pubblicazioni?
C'è un rapporto stretto tra illustrazione e parola, l'una e l'altra si aiutano per creare un
rapporto autentico tra autore e lettore. E il fatto che entrambe le cose possano essere fatte
dalla stessa persona è indubbiamente una grande occasione.
da Città Nuova - In libreria - N. 15/16 1998 (O.P.)
Ermes Rigon, "Il principe cortese", D.e.D. Edizioni, Bologna - pp. 84
“Anche i principi si perdono... e allora come ritrovare la strada? Una volta, un giovane
principe si smarrì nel bosco. Ma con l'aiuto di alcuni simpatici animali e di una vecchina riuscì
a... La scoperta ai lettori.
L'autore - che è anche pittore, scultore, grafico e insegnante - sa trarre dall'esperienza
diretta gli stimoli necessari per una narrativa avvincente, ricca di valori, resa più efficace
dalle serene e belle illustrazioni. E' il caso anche di questa favola: scritta per un pubblico
infantile, ma dedicata anche "a tutti coloro che aspirano ad un avvenire migliore".
Segue il testo anche la sua versione sceneggiata, con alcuni suggerimenti pratici per la
realizzazione dei burattini e del teatrino.”
da LA STAMPA - Ferdinando Albertazzi - Tuttolibri - 2 luglio 1998
In Principe Cortese (DeD pp.78) Ermes Rigon racconta e illustra come rimettere sulla giusta
via il principe che si è perduto.
da AVVENIRE - Bologna sette - 12 dicembre 1999 (M.C.)
"I segni del Natale" di Rigon: la poesia illumina il mistero.
"... diversamente da altre opere di carattere simile, "I segni del Natale" sono il frutto di una
paziente e lunga indagine sulle tradizioni operata non solo sui libri, ma piuttosto attraverso la
memoria delle persone, per cercare in loro conferma di quanto la tradizione codificata negli
scritti ha trasmesso fino ad oggi. Tre gli scopi: presentare materiale selezionato attraverso
anni di esperienza educativa su un grande evento la cui portata informa di sé tutta la nostra
civiltà e illumina col suo messaggio l'umanità intera; aprire una finestra sull'Europa e sul
mondo per una maggiore conoscenza e integrazione culturale; offrire spunti di attività
ricreative; e provocare con l'impatto emotivo-immaginativo della poesia, un coinvolgimento
attivo ed immediato sul mistero del Natale."
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da_Casalecchio News - 10 dicembre 1999
"... un volume originale, un libro in cui sono raccolti tutti i materiali possibili, utili a
comprendere e a illustrare la festa del Natale... Un libro da non perdere"
da Città Nuova - n. 24 - 1999
"Natale... tutto confluisce in questo libro nato dalla collaborazione tra uno scrittore e
illustratore di libri per ragazzi e due esperte insegnanti. Un'occasione per gustare il
significato e la bellezza di questa festa"
(Oreste Paliotti)
Da Vignettopoli - Rimini - gennaio 2000
"... un libro originale in cui sono contenuti tutti i materiali utili per comprendere e illustrare la
festa del Natale...Storia, origini, significato, sermoni, ninna nanne, leggende, racconti,
suggerimenti... Un bel libro adatto a tutti che saprà emozionare e coinvolgere anche il più
smaliziato dei lettori." (F. C.)
da
- Il Resto del Carlino - Bologna - 18 dicembre 1999
"Viaggio alla scoperta delle radici del Natale, passando per ninnananne delle regioni, favole,
storielle, usanze e tradizioni. Questo compendio natalizio lo si trova nel volume "I segni del
Natale" ." presentato nella Biblioteca Civica alla presenza di numerose autorità, educatori,
formatori, insegnanti, giovani, ragazzi...straordinariamente rapiti in un pomeriggio difficile da
dimenticare! Un patrimonio recuperato ancora molto sentito".
(N.M.)
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