Pina Bausch riceve il Leone d`Oro

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Pina Bausch riceve il Leone d`Oro
Dintorni
danza
Pina Bausch riceve il Leone d’Oro
In un teatro gremito Franco Quadri consegna
il Premio della Biennale Danza alla grande coreografa
È
dalla metà degli anni ’70, quando si presentò come tante altre glorie della scena al Festival di Nancy, che Pina Bausch è Pina Bausch, non semplicemente una danzatrice o una coreografa o un genio del costume, ma una grande artista che illumina un’epoca. In quella manifestazione era apparsa con Le sacre du printemps e con I
sette peccati capitali, cioè con Stravinskij e Brecht, ma ci sarebbe
tornata di lì a poco con un capolavoro assoluto e tutto suo, in
cui recitava ed era anche se stessa, alludo a Café Müller, storia
di un inseguimento a un amore tra una foresta di sedie e ricordo di Rolf Borzik, il suo compagno scomparso che ne era
stato l’interprete. E da quel momento, per certi osservatori di
me città del mondo, tra cui solo Roma due volte e l’aggiunta
di Palermo a significare una predilezione per il nostro paese:
una rete d’arte e di suoni, di gesti, di costumi – di cui presto
alla Fenice vedremo Água, in arrivo dal Brasile –, per un teatro di tutti i paesi e per tutte le età. Il gran teatro del mondo
per un’artista che ringraziamo per le emozioni che ci ha dato, per le molte molte vite che ci ha fatto rivivere.
Grazie Pina, grazie di esserci.»
«
Questo è il sintetico ma completissimo ritratto con il quale Franco Quadri ha introdotto, lo scorso 20 giugno, la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Pina Bausch, in un Teatro Piccolo Arsenale affollatissimo che ha tributato alla grande coreografa molti minuti di applausi frenetici.
La serata, dopo le parole di presentazione del
presidente della Biennale, Davide Croff, si è fatta sempre più emozionante quando ha preso la
parola Ismael Ivo, il direttore artistico del settore danza, che ha voluto tributare alla Bausch un
omaggio tutt’altro che convenzionale, ricordando momenti e spettacoli divenuti immortali per
il suo personale percorso di danzatore. E già da
questo intervento è stato a tutti chiaro che il Premio andava ben al di là delle categorie tradizionali, e si rivolgeva a un’artista completa e fondamentale, tra i massimi protagonisti dell’arte scenica del XX secolo. Dopo l’incisivo intervento di
Franco Quadri, tutti gli occhi si sono rivolti verso
di lei, Pina Bausch, che, schermendosi dagli applausi, dopo aver ringraziato ha detto: «Ogni volta che danziamo in Italia, e accade spessissimo,
sia al Nord che al Sud, a Parma come a Venezia
o Milano o Palermo, a Napoli come a Bologna,
Genova, nei dintorni di Roma, o a Torino, ne ricaviamo un bagaglio straordinario di amicizie profonde, di
ricordi indimenticabili che ci arricchiscono e che rimangono scolpiti nei nostri cuori. Ogni soggiorno nel vostro paese
si è rivelato una fonte autentica di ispirazione, di impressioni e stimoli. E non è di certo una coincidenza che proprio in
Italia ho trovato un nuovo modo di lavorare con i danzatori. In collaborazione con il Teatro Argentina di Roma abbiamo sviluppato Viktor, creato e ispirato dalle esperienze vissute durante il nostro soggiorno a Roma. Era il 1986. Quel
periodo di ricerca è stato di capitale importanza per gli sviluppi futuri del mio lavoro, direi perfino vitale. Da quel momento in poi, la maggior parte dei miei lavori ha trovato le
proprie radici nel confronto e nella conoscenza diretta delle
culture e delle genti del paese ospite. La Danza è un linguaggio universale, compreso in tutto il mondo. È uno scrigno
che racchiude il tesoro della conoscenza di abitudini ignote
e straniere, musiche e costumi che cerchiamo di esprimere
nei nostri lavori e nella nostra danza perché vengano condivisi con tutti.» (l.m.)
Da sinistra: Ismael Ivo, Pina Bausch, Franco Quadri.
teatro come me, Pina fu una stella fissa, in grado da un giorno all’altro di recitare in un film di Fellini, di allagare la scena,
di farci passeggiare un piccolo ippopotamo, di dar vita a un
complesso di danzatori mirabili e “diversi” perché completi,
di presentare lavori destinati a durare in eterno come Kontakthof, con cui debuttò alla Scala, e quindi alla Fenice, e dappertutto, per riprendere quell’autorappresentazione nel nuovo
millennio con una sorprendente compagnia over 60.
Ma negli ’80 il complesso del Tanztheater di Wuppertal
svolge le volute avvolgenti e inesorabili del “passo Bausch”
anche tra i Nelken, un tappeto di garofani, o sul prato verde
di 1980, o al suono di un bandoneon. E allora il sottoscritto
associò la Biennale Teatro, che a quel tempo dirigeva, al Teatro della Fenice per montare una rassegna Bausch, con otto
spettacoli, replicati a teatri esauriti per due mesi, cominciando dal Blaubart degli inizi, riprendendo il solito Kontakthof, per
approdare a un nuovissimo Auf dem Gebirge.
E dopo di allora, dopo il Viktor dedicato a Roma, in coproduzione col Teatro Argentina, su un’idea di Maurizio Scaparro, sono seguiti molti spettacoli su altrettante diversissi-
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Dintorni
danza
L’atteso ritorno di Pina Bausch
Con «Água», l’artista tedesca alla Fenice
per una prima italiana
D
di Leonetta Bentivoglio
a molti anni un rapporto particodi situazioni e immagini proposti a un ritmo
larmente intenso lega Pina Bausch
conturbante fondato sull’accostamento deVenezia – Teatro La Fenice
a Venezia, a partire dalla monugli opposti, dove monologanti assoli prece12, 13 luglio, ore 19.00
mentale antologia dei suoi spettacoli che vi
dono o seguono irruzioni di gruppo, la fre14, 15 luglio, ore 15.30
fu programmata nell’estate dell’85: manifenesia del pieno si alterna alla desolazione del
stazione senza confronti né precedenti per
vuoto e il culto del tragico s’intreccia a un
impegno e completezza, venne resa possibile dalla collabotravolgente humour nero.
razione tra la Biennale Teatro, diretta da Franco Quadri, e il
Tali pastosi affreschi di sentimenti, rabbie, giochi di potere,
Teatro La Fenice, guidato da Italo Gomez, organizzatore atpiccole e grandi ossessioni, assumono spesso, come motore
tento e preveggente riguardo alla danza (fu anche artefice del
o spunto, il riferimento a una città o a un Paese, che si tratti di
fruttuoso «radicamento» veneziano di Carolyn Carlson). AcRoma o Palermo, Vienna o Madrid, Lisbona o Budapest, la
colto da un immenso successo, quell’omaggio monografico
Corea o l’India. A questo diario «a puntate» in giro per il mongiunse a svelare in Italia, come già
era avvenuto nei massimi festival
europei, un universo espressivo di
originalità assoluta. E trasformò la
coreografa tedesca, da stravagante
fenomeno «per pochi» (ne apprezzavano l’impatto da iconoclasta del
balletto soprattutto i critici teatrali:
solo in tempi recenti Pina Bausch è
stata «riconosciuta» anche dai critici di danza), a regina consacrata delle avanguardie, coreografiche e teatrali. Gli ambiti territoriali o linguistici, parlando di quest’autrice sui
generis, si confondono con perentoria concretezza: forse nessuno,
come lei, ha segnato in modo tanto
profondo e decisivo le arti sceniche
di fine Novecento, condizionando
gli sviluppi successivi.
Água di Pina Bausch
Tornata in seguito a Venezia a più
riprese, Pina Bausch vi riapproda,
dal 12 al 15 luglio, con lo spettacolo Água, creato nel 2001 e presentato ora alla Fenice in prima
do, concepito proprio come un serial, appartiene anche Água,
italiana: ennesimo tassello del cosmo anomalo e stregante di
montato a Rio, a San Paolo e a Bahia, e pronto a restituirci una
questa coreografa-regista esangue e spigolosa, nata nel 1940 a
visione del Brasile turgida di colori e in perpetuo movimenSolingen, educata alla danza dal leggendario Kurt Jooss e stato, altalenante tra sponde reali e fantastiche, e sospinta dal
bilitasi nel ’73 a Wuppertal, nel cuore industrializzato della
consueto eclettismo musicale: jazz, canzoni popolari, Baden
Germania, per fondarvi la compagnia dei danzatori-attori del
Powell, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Tom Ze, Louiz Bonfa,
Tanztheater Wuppertal. Con loro, e anche grazie a loro, Pina
The Tigerlilies, Tom Waits, P.J. Harvey... Ma mai che affiori il
Bausch ha reinventato tutto: tempi drammatici, contesti ambozzetto o la nota di folklore. Ogni tappa del viaggio, in Pina
bientali, canoni estetici, codici di movimento. In nome di un
Bausch, funge «semplicemente» da serbatoio di sollecitazioni
teatrodanza turbinoso e denso di livelli (ogni frammento dei
e idee per parlarci di noi, proprio di noi tutti. In vista di un’unisuoi puzzle è esattamente ciò che sembra, e al tempo stesso
ca, riconoscibilissima «storia» umana che sa dirci aspettative,
riesce a offrirci prospettive «altre»), e percorso da movimensogni, insicurezze e voglia di verità e di affetti: una vicenda da
ti contaminati e «impuri», modellati dal respiro delle emoverificare e riscoprire, di volta in volta con curiosità e stupore,
zioni e dal linguaggio dei gesti quotidiani. Li filtrano i corpi
in latitudini diverse del pianeta, al di là di lingue, norme sociali
«veri», espressivi e comunicatie forme culturali. Di quest’univi, dei formidabili interpreti delversalità si nutre il messaggio di
l’ensemble di Wuppertal, struPina Bausch, premiata in giu«Creato nel 2001, l’ennesimo tassello del gno a Venezia dal Leone d’Oro
menti della scansione degli imcosmo anomalo e stregante di questa
ponenti «racconti» visivi e mualla Carriera.
coreografa-regista esangue e spigolosa»
sicali siglati Pina Bausch: flussi
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Dintorni
danza
«The Migrant Body»,
danze dei corpi migranti in Europa
All’Operaestate Festival
la danzatrice estone Triin Reemann
di Susanne Franco
Che dimensione ha realmente l’Europa per
hanno interagito con gli artisti stimolando le
il mondo della danza contemporanea? Quadiscussioni e gli scambi in vista degli ulterioin residenza al
li sono i centri e quali le periferie negli scambi
ri sviluppi dei singoli progetti. Gli organizzaTeatro Fondamenta Nuove
tra addetti ai lavori in questo settore? Come
tori infatti, dopo aver valutato i lavori, han(giugno-luglio)
è possibile ampliarli e costruire nuove relano selezionato due coreografi offrendo loro
zioni tra persone attive in luoghi geograficala possibilità di sviluppare la ricerca nel corrappresentazione:
mente vicini e culturalmente differenti? Che
so della seconda fase di «The Migrant Body»
Bassano Del Grappa
ruolo possono avere le istituzioni e i singoli
(maggio – luglio), ovvero una residenza della
Teatro Remondini
artisti nel ridisegnare le rotte culturali all’in14 luglio, ore 21.20
durata di un mese. A usufruire di questa opterno dell’Europa? E che corpi le attraverseportunità saranno l’estone Triin Reemann e
ranno in futuro?
l’italiana Sonia Brunelli, rispettivamente ospitate presso il TeaPer rispondere a tutte queste domande, Operaestate Festival
tro FondamentaNuove di Venezia e il Grand Theatre a GroVeneto insieme al Comune di Bassano ha elaborato un proningen. Il processo creativo ha visto nuovamente partecipare
getto intitolato «The Migrant Body» e finanziato proprio dalartisti visivi e scrittori, ma questa volta le velleità produttive si
la Comunità Europea, che
ne ha apprezzato l’alto profilo culturale riconoscendo
l’urgenza e l’importanza delle questioni poste. Il progetto vede coinvolti operatori e
artisti provenienti da Estonia, Italia, Paesi Bassi, Regno
Unito e Romania, e si articola
attorno al tema del corpo migrante, individuato come uno
dei tratti salienti nei linguaggi della scena contemporanea,
in primis quello della danza
nelle sue relazioni con la scrittura e le arti visive, ma anche
con i contesti sociali e culturali, con le tradizioni e storie dei
diversi territori e dei paesi di
appartenenza.
Ognuno dei paesi è rappresentato da un’istituzione (oltre
The Migrant Body di Triin Reemann
a Operaestate Festival, il Dansateliers a Rotterdam, il Merseyside Dance Initiative di Liverpool, il Pärnu Theater Endla insieme al k.a.s.k. Project, e la Project DCM Dance Founsono fruttuosamente intrecciate anche con le necessità di creadation a Bucharest), che ha proposto un coreografo, il quale a
re nuovi poli per la formazione dei danzatori locali, che hanno
sua volta ha potuto sviluppare un lavoro con un gruppo di cinseguito delle classi e dei workshop condotti dalle due coreograque danzatori (uno per paese), approfittando di una residenza
fe. La terza e ultima fase del progetto (luglio – settembre) considella durata di due settimane in un paese diverso da quello di
ste nella documentazione dei momenti salienti di questo vero e
origine. Durante queste residenze sono stati coinvolti, nelle vaproprio girotondo di persone, opere e idee, in un volume stilarie sedi, anche un artista visivo e uno scrittore del paese ospitanto nelle cinque lingue dei protagonisti. Il pubblico potrà invete, che hanno seguito il processo creativo dando vita a una loce apprezzare di persona le nuove creazioni, insieme alle moro riflessione sullo stesso tema. La prima fase del progetto (nostre dei lavori creati dagli artisti visivi, nei festival e nelle rassevembre 2006 – gennaio 2007) si è conclusa con la presentaziogne internazionali che li ospiteranno. In un’Europa che invenne di questi lavori ed è stata seguita da un incontro di tutti i parta la sua storia e modifica continuamente i suoi confini geogratecipanti che hanno così potuto confrontare i diversi approcci
fici, queste traiettorie coreografiche indicano nuove possibilie le esperienze fatte. I critici e gli studiosi invitati per l’occasione
tà di migrare e di danzare.
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Dintorni
teatro
Alla Giudecca arriva «Methodika»
A novembre il festival di pedagogia teatrale
di Jurij Alschitz
C
on l’accattivante sottoI maestri
titolo «Il teatro del Cendi «Methodika» 2007
La Fondazione di Venezia
tauro» approda a Veneed Euterpe Venezia
zia «Methodika», il Festival inCésar Brie. Nato in Argenternazionale di metodi di traii promotori della manifestazione
tina, viaggia tra culture. Ha coning teatrale ideato dall’Assominciato a sviluppare in Italia
ciazione europea per la cultura
un’arte apolide, a stretto contatteatrale e diretto da Jurij Alschitz.
to con le molte realtà incontrate in una vita, passata per scelNata nel 1999 a Milano, la manifestazione suscita sin da
ta in esilio. Dopo l’esperienza nel gruppo Farfa e nell’Odin
subito l’interesse del mondo del professionismo teatraTeatret, ha fondato in Bolivia il Teatro de Los Andes. È in
le, e poco dopo acquisisce il patrocinio del Comitato per
grado di combinare realtà estreme, continenti e tempi diverl’educazione e il training teatrale dell’Istituto internaziosi creando uno stile unico.
nale del teatro (UNESCO).
Le due edizioni successive si svolgono a StocMaria S. Horne. Nella nativa Argentina si diplocolma nel 2001 e nel 2003, con la partema alla Scuola nazionale di arti drammaticipazione di maestri da Canada, Dache di Buenos Aires. Negli Stati Uninimarca, Grecia, Italia, Russia,
ti studia il Metodo Stanislavkij con
Guatemala, Giappone e FilipLee Strasberg e Charlie Lawton.
pine, che presentano le diConsegue un Master in regia
mostrazioni dei loro meteatrale alla Florida Atlantodi di ricerca e insegnatic University, dove studia
mento, lavorando sul
con Zoe Caldwell e Rotema «Energia e Teabert Whitehead. Oggi
tro» nel 2001 e «La
è docente e fondatrice
faccia e la maschera
del Programma interdell’attore» nel 2003.
nazionale artistico e
Ora la Fondazioculturale IACE della
ne di Venezia, insieBuffalo University di
me a Euterpe VeneNew York.
zia, produce e realizza una nuova edizioAdolf Shapiro. Maene, prevista a novemstro della tradizione
bre presso gli splenditeatrale russa il cui lavodi spazi dell’ex convento
ro, basato sul Metodo StaSS. Cosma e Damiano alnislavskij e sperimentaziola Giudecca.
ni di Brecht e altri riformatoA gestire le sei giornate di inri, è internazionalmente noto.
contri e seminari saranno quattro
Compie studi avanzati alla Scuola
maestri (i cui profili sono accennati in
superiore di regia teatrale sotto la guiquesta stessa pagina): César Brie, Maria S.
da di Maria Knebel, allieva di Stanislavskij e
Horne, Adolf Shapiro e Rimus Tuminas.
Cechov. Shapiro ricoprirà proprio la sua carica contiSaranno loro a guidare parallelamente il lavoro dei
nuando a insegnare al Conservatorio di Riga. Pubblicaziogruppi cosicché i partecipanti possano assistere a tutti i
ni: Entr’acte e When the Curtain Falls.
workshop. Un’intera giornata del festival, come le volte
precedenti, sarà dedicata alle dimostrazioni, durante le
Rimus Tuminas. Alla guida del Piccolo Teatro di Stato
quali ogni docente proporrà i prindi Vilnius, è oggi fra i registi più imcipi teorici del proprio metodo. In
portanti del teatro lituano. Ha iniziachiusura infine avrà luogo un dibatto nel Teatro Accademico di Stato dal
Per informazioni e iscrizioni:
tito che riassumerà i risultati ragcui repertorio si è distinto già con le
Methodika Venezia
giunti. (l.m.)
prime regie. Nei suoi spettacoli la viEuterpe Venezia Srl
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Dintorni
teatro
L’arte come riconoscere
(Riconoscenza – riconoscimento)
di César Brie
César Brie sarà uno dei maestri dell’edizione veneziana di Methodika. In questa pagina ci regala alcune riflessioni su cosa siano per
lui l’arte e il teatro.
modo troppo veloce e implacabile. Ogni istante, mentre
si perde nel nostro passato, ci porta in modo inesorabile verso la fine del nostro destino. E abbiamo bisogno di
fermare quell’istante, farlo ritornare, spremerlo, scoprire
in esso i dettagli che abbiamo vissuto ma ancora non abbiamo capito. Per questo motivo utilizziamo più tempo
nel testimoniare che nel vivere. Viviamo dando testimonianza. Ricostruiamo il vissuto per cercare di conoscerlo
meglio. E così riconoscerci. Ma ad alcuni non basta dare
testimonianza, hanno bisogno di trasformare quella forza in una creazione autonoma, che stia a fianco della realtà ma che sia un’altra cosa. La società ha bisogno di questi creatori, che sintetizzeranno in musiche, visioni, racconti, oggetti artistici ciò cha accade nella comunità. Così
in un paese devastato dalla corruzione, l’arte creerà opere che la smascherino, la denuncino,
rivelino la sua essenza. In una società ipocrita e fondamentalista, sarà l’arte a scandalizzare, in una società che viva nell’amnesia della sua
storia, saranno gli artisti quelli che
forzeranno i lucchetti della rimozione e metteranno in mostra gli stracci vergognosi a cui è stata ridotta la
memoria. In un paese accecato l’arte servirà per vedere meglio e più
lontano. In un paese abbagliato l’arte diventa lo schermo che permette di percepire ciò che i riflessi non
lasciano vedere. In un paese dove i
diritti umani sono calpestati, l’arte
sarà il critico implacabile di quella
violazione. L’arte non ha altro partito che quello della critica, dell’intuizione formale e dell’impegno rispetto a quello che accade. Cosa resterà di noi, quando noi non ci saremo
più? I film, i documenti, i racconti,
le sculture, la creazione. Lì resterà,
disperso, frammentario e incompleto, ciò che siamo stati e ciò che non abbiamo potuto essere. L’arte si distingue
dalla realtà in un aspetto. Se il reale è duro, noioso a volte, monotono e ripetitivo, nell’arte, tutto, assolutamente
tutto ciò che cade sotto il suo raggio d’azione, deve essere toccato dalla luce del bello e del vero. L’arte ci permette di guardare l’orrore senza abbassare gli occhi. Perché la
bellezza con cui inonda ciò che mostra, ci aiuta ad assumerlo, a conoscerlo e ci dà la forza per indignarci, commuoverci, trarre le nostre conclusioni e decidere le nostre
azioni. L’arte non cambia le condizioni materiali della nostra esistenza, ma tocca profondamente il nostro sentire,
il nostro spirito. Per questo ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno del pane. Perché senza arte, una nazione
muore di noia, di amnesia e di bruttezza.
L’
arte è un piccolo ma fondamentale campo della cultura. Il teatro è un campo ancora più piccolo dell’attività artistica. Le idee che esporrò vengono dal teatro, dalla sua specificità. Perché qualcosa di
apparentemente così secondario e superfluo come l’arte
ci sembra così importante? Per qualche motivo i popoli vivono alla ricerca dei loro artisti. Il desiderio di qualcosa implica la sua necessità: vediamo che in situazioni
di estrema povertà, dopo un tetto, anche provvisorio, le
persone più povere cercano di avere una radio oppure un
televisore. Non appena il livello di vita aumenta si procuCésar Brie, Solo gli ingenui muoiono d’amore
rano uno stereo e un riproduttore di video. Tutti cercano
l’intrattenimento, l’informazione, lo svago, la conoscenza. Sentono il bisogno dell’oggetto artistico. Tutti hanno
bisogno di volare con la propria immaginazione e ricorrono, per fare questo volo, ai prodotti dell’arte. L’arte si
occupa delle forme, di creare oggetti dell’immaginazione, e tramite l’immaginazione, l’arte si occupa del presente. Cosa accade nel nostro presente, nel piano più intimo
e personale? Viviamo dando testimonianza. Abbiamo bisogno di raccontare qualsiasi cosa ci accade. Un incidente,
uno sguardo incrociato con qualcuno per strada, un litigio con uno sconosciuto… Abbiamo bisogno di raccontare ciò che abbiamo vissuto durante la giornata. Di questo vivono i cafè delle città, tavoli attorno ai quali le persone si raccontano a vicenda ciò che capita loro. Per quale ragione facciamo questo? Perché la vita ci travolge in
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Dintorni
cinema
L’altra faccia del cinema: in pellicola
l’ottava edizione di Circuito Off
A settembre a Venezia
la manifestazione dedicata al cortometraggio
I
n occasione dell’ottava edizione di Circuito Off – Venice International
ti, i prezzi d’acquisto, le caratteristiche del prodotto ricercato,
Short Film Festival, che si svolgerà sull’isola di San Servolo dall’1 al
e permettere così ai registi di capire come proseguire la strada
7 settembre, abbiamo incontrato Mara Sartore, codirettrice dell’evendella produzione audiovisiva. La Fondazione di Venezia soto assieme a Matteo Bartoli, che ce ne ha narrato nascita, sviluppi e nuostiene anche un’altra importante novità del festival: il concorso
vi sodalizi.
nazionale Made in Italy, per il quale il «Premio Fondazione di
Si tratta del primo festival di Venezia interamente dedicato
Venezia» sarà assegnato dalla Giuria Internazionale al miglior
al cortometraggio. Nasce nel
cortometraggio italiano.
2000, dalle idee e dal lavoro di
Uno degli scopi principali di Cirun gruppo di studenti venecuito Off è dunque quello di proziani, come evento «off» della
muovere il cinema emergente.
Mostra Internazionale d’ArQuello che cerchiamo di fate Cinematografica. Inizialre è dare ai registi di cortomemente autoprodotto, Circuitraggi un’opportunità in terto Off si propone come una
mini di visibilità e prospettivetrina indipendente per reve. Salvo sporadiche iniziagistri emergenti. Grazie altive, oggi in Italia non esiste
la professionalità e alle capauna strategia di promozione
cità dello staff organizzativo,
del corto. L’obiettivo del festiposso dire con un certo orgoval è di colmare il vuoto italiaglio di una crescita molto rano, sfruttando un periodo in
pida e importante avvenuta
cui l’attenzione è puntata su
nel corso del tempo. ArriviaVenezia.
mo infatti quest’anno all’ottaDa chi sarà composta la Giuria
va edizione, che, in contemInternazionale?
poranea con la Mostra del CiDa personalità di spicco
nema, si svolgerà sull’isola di
del mondo del cinema, delSan Servolo, location ideale
lo spettacolo, da intellettuali
per permettere a Circuito Off
e critici cinematografici. Predi presentarsi come evento a
sidente della Giuria della pri360 gradi, con un palinsesto
ma edizione fu Stefano Benche prevede concorsi, retroni; seguirono il filosofo Ferspettive d’autore, sezioni spenando Savater, il critico Rociali ed eventi collaterali.
man Gubern, il regista Mario
Si tratta di una manifestazione
Brenta... Solo per citarne aloramai di grande rilievo nel panocuni. Presenti quest’anno sarama delle rassegne dedicate al corranno Jean Louis Bompoint
tometraggio, e forte di molti successi.
nelle vesti di Presidente, KieChe novità sono previste?
ran Argo, Tim Ellis, Marino
© Tank Boys with Lorenzo Vitturi
Sì. Si tratta di un evento anFolin, Antoine Lopez, Alesnoverato oggi fra i più imporsandra Pescetta e Giovanni
tanti del settore, non solo nel
Piperno.
panorama nazionale, ma anche a livello europeo. Novità di
E per quel che riguarda contenuti e ospiti speciali?
quest’anno è la seconda edizione del Mercato InternazionaLa star di questa edizione sarà il regista francese Michel Gonle del Cortometraggio, un momento molto importante che dà
dry (Se mi lasci ti cancello e L’arte del sogno, Ndr), che sarà omaggiala possibilità ai giovani registi emergenti di capire quali sono i
to con una retrospettiva e con la proiezione in anteprima nacanali attraverso i quali distribuire o far vedere le loro opere,
zionale del documentario About Michel Gondry di Jean Louis
che altrimenti morirebbero o comunque avrebbero visibilità
Bompoint e Thierry Trelluyer. Un’intera notte sarà dedicata
ridotta. Questa seconda edizione del Mercato è realizzata in
alla Aardman, una delle più importanti case di produzione di
collaborazione con la Fondazione di Venezia, da quest’anno
animazione mondiali; un omaggio vedrà protagonista il reuno dei partner principali di Circuigista Marc Caro (Delicatessen, Ndr), e
to Off. Una decina di buyer di diverun altro guarderà infine al mondo
se televisioni europee sono stati invi- Circuito Off – Venice International Short Film Festival dei video-clip e della pubblicità attati per esporre le differenti linee editraverso le opere di Stephane SedVenezia – Isola di San Servolo
dall’1 al 7 settembre
toriali dei programmi dedicati ai cornaoui. (i.p.)
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Dintorni
arte
La Serenissima abbraccia l’Islam
In mostra a Palazzo Ducale
mille anni di miniature, tessuti e dipinti
S
ono dipinti, vetri, ceramiche, stoffe
tanto interesse. E così, se da un lato i suoi
preziose, metalli, manoscritti e miartisti e i suoi artigiani apprendono tecniL’esposizione,
niature che raccontano l’intenso rapche, stili, materiali, decorazioni, dall’altro i
organizzata dalla
porto tra Venezia e il mondo musulmano.
sultani convocano a Istanbul i grandi artiFondazione di Venezia,
Un rapporto fatto di scambi, di commersti della Serenissima per decorare i loro pasi apre il 28 luglio
cio, di incursioni reciproche nell’altrui arte,
lazzi con gli oggetti più preziosi.
ma anche fatto di guerre, di pace e di conDopo il successo che ha suscitato a Parie chiude il 25 novembre
fronti. Si intitola Venezia e l’Islam, titolo secgi e a New York, la mostra approda ora in
co per una mostra ricchissima e raffinalaguna con tutti gli onori del caso. I dipinta che dopo Pariti, i manoscritti,
gi e New York arle sculture, le fariva in laguna, nei
volose miniatusaloni di Palazzo
re faranno bella
Ducale, dal prosmostra di sé sui
simo 28 luglio al
mille metri qua25 novembre.
drati dedicati alLa lunga e affal’esposizione. La
scinante relazioprima sezione
ne che ha tenuto
sarà dedicata alinsieme Serenisla pittura, con
sima e Islam è diun’importante
ventata dunque
zona che comuna rassegna che
prende una serie
abbraccia secoli e
di capolavori vesecoli di arte e arneti dal Trecentigianato, messa
to al Settecento,
insieme con inda Bellini a Carfinita pazienza a
paccio, da Vepassione grazie al
ronese a Tiepolavoro congiunlo. Un’altra parto degli studiosi
te della mostra –
del Met di New
forse la più sugYork, dell’Instigestiva – riguartut du Monde
da invece i preArabe de Paris e
ziosi manoscritti
al contributo delpersiani, irachela Fondazione di
ni, turchi e ottoVenezia.
mani dal XIII al
La mostra illuXVIII secolo.
stra come quelRicca anche la sela tra Venezia
zione dedicata ai
e l’Islam, dagli
disegni, tra i quali
Arabi ai Persiaspiccano quelli di
ni e ai Turchi, sia
Giovanni Bellini,
una storia quaGiovanni Mansi eterna, fatta di
sueti, Carpaccio,
contatti, intrecci,
Tiepolo, Guarscambi e scontri
di. Una sezione,
politici ed econoinfine, è dedicata
mici ma anche di
agli scambi scienproficui confrontifici, dalla mediti artistici. Terra fertilissima dove passavano uomini e idee,
cina all’astronomia, dalla geografia alla filosofia. A raccontafulcro di quella rappresentazione sulla quale l’intero Occidenre la fitta rete di commerci anche la cartografia. Grande spate fonderà la propria visione, Venezia si avvicina con rispetto e
zio, quindi, alle arti applicate, a stoffe e tessuti, vetri, cristalli,
ammirazione alla cultura islamica e ne riceve in cambio altretceramiche, metalli. (m.p.)
82
Dintorni
arte
La Biennale che sente con la mente
Un centinaio di artisti, settantasei paesi
e un sospetto di megalomania
C
i sono gli arazzi fatti di lattine dell’artista africano
una sorta di tragico albero della cuccagna da nastri rosEl Anatsui e la cabina doccia foderata di televisoso-sangue. Ma pittura di grande qualità è anche quella di
ri dei russi Ponomarev e Mescheryakovl; c’è il reartiste meno conosciute come la pakistana Nalini Malani
portage sull’amore finito di 107 donne prossime alle lacriche è una delle rivelazioni della Biennale con le sue narrame firmato dalla francese Sophie Calle e c’è il video choc
zioni allegoriche che fondono mito, tradizione e moderdi Paolo Canevari: un ragazzino che gioca a pallone tra
nità. Pittura anche per la statunitense Jenny Holzer, sia
le macerie di Belgrado, solo che la sfera di cuoio è un tepure in chiave testimoniale e documentaria che propone
schio. E poi ci sono l’omaggio di George Baselitz a Emii verbali o le impronte di prigionieri sottoposti a interrolio Vedova, i dipinti di Sigmar Polke davanti ai quali c’è
gatorio a Guantanamo e in Iraq.
la coda, e la donna spezzata fisicamente e moralmente di
In Arsenale, invece, è più forte la chiave sociopolitica
Tracey Emim, l’artista inglese che il Sunday Times ha socome nel caso di un’altra artista americana, Emily Prinprannomimato la «bad girl».
ce, che ci propone un’installazione con i disegni rifatti a
C’è guerra, sesso, morte e amore in questa Mostra delle
mano dalle fotografie dei circa 3800 caduti statunitensi
Arti visive numero 52,
voluta dal direttore Robert Storr che spiega:
«La mia è una Biennale sovranazionale, voluta per pubblici diversi».
Sovranazionale, molto
ambiziosa e altrettanto
spendacciona visto che
i costi dell’esposizione sono lievitati da 8 a
10 milioni di euro. Uno
sforamento sul budget
che ha provocato non
poche polemiche e, insieme, le dimissioni del
direttore organizzativo
Renato Quaglia il quale, dopo aver tentato di
indurre Storr a più miti consigli, ha gettato la
spugna.
La Biennale dal titolo che sembra uno scioglingua – «Pensa con i
Yinka Shonibare (Nigeria) How To Blow Up Two Heads At Once
sensi/Senti con la mente» – è stata pensata in
grande e allestita di
conseguenza: un centinaio di artisti, 34 paesi rappresensul fronte iracheno e afghano. Ma anche della Madonna
tati nelle sedi espositive con padiglioni propri e 42 paesi
in chador presentata dal gruppo degli artisti italiani «Alsparpagliati tra palazzi, fondazioni, musei e isole della laterazioni Video». E poi c’è la Biennale diffusa. La Lettoguna come se la Mostra fosse un tutt’uno con la città. Una
nia in campo Bandiera e Moro con Gints Gabrans. L’IrBiennale che vede debuttare il nuovo Padiglione italiano,
landa alla Pietà rappresentata da Gerard Byrne che proche vede un rilancio della fotografia in Arsenale e il ritorpone un progetto fotografico ispirato a Beckett. La Bulno alla città del Padiglione Venezia che ha voluto rendegaria è entrata nella sede Unesco di Palazzo Zorzi menre omaggio a Vedova.
tre Ivana Franke, per la Croazia, duetta idealmente con
Ed è soprattutto la pittura in tutte le sue declinazioCarlo Scarpa alla Fondazione Querini. E ancora l’Argenni la grande protagonista di questa Mostra di Arti visive.
tina all’Ateneo Veneto con Guillermo Kuitca, Albania,
In fondo è pittura anche quelEstonia e Cipro a Palazzo Mala delle teste mozzate su fogli
lipiero e Slovenia alla Galleria
di alluminio della statunitense
A+A. Ce ne sarà per un’estate
Venezia – Giardini, Arsenale, centro storico
Nancy Spero, che pendono da
fino al 21 novembre
intera. (m.p.)
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