Visualizza il VI-VII num. di "Vox Kantis"

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Visualizza il VI-VII num. di "Vox Kantis"
Numeri VI-VII
Aprile 2015 - Maggio 2015
Vox Kantis
Double Edition
Disegno di Alessia Riva, VDL
CONTENUTI
03 · Sulla strada per sconfiggere l’aids
04 · Slovenia: via libera dal parlamento al matrimonio omosessuale
04 · Una scoperta eccezionale
06 · La musica nell’antica grecia
07 · Dublino
08 · L’arringa alla bismarck
08 · Indovinelli
09 · Lettura del mese
09 · Opi
10 · “Lassù sulle ripide cime...”
11 · La magnolia
11 · Fratello
12 · Enigmistica
EDITORIALE
Eccoci con l’ultimo numero di
quest’anno Kantiani...siamo
arrivati al momento dei saluti
e dei ringraziamenti!
Prima di tutto vogliamo ringraziare tutti i lettori e gli studenti che hanno contribuito
a rendere il Giornale un’esperienza utile, costruttiva e
senza dubbio ricca di soddisfazioni.
Non possiamo non ringraziare la nostra professoressa
Minniti che ci ha guidati e
supportati durante tutto l’anno e ci ha offerto la possibilità di entrare in contatto con
il mondo del giornalismo.
Grazie a lei la Redazione ha
partecipato alla conferenza con gli attori del musical
Jesus Christ Superstar e ha
potuto visitare gli studi televisivi di TvSat: occasioni che
non capitano tutti i giorni!
Un ringraziamento speciale anche al professor Alessi
per occuparsi della pubblicazione via internet del nostro
giornale.
Non ci resta che concludere
augurando buona fortuna a
tutti i maturandi e....arrivederci a settembre Kantiani!
Direzione
Chiara Innocenzi, IVA
Impaginazione
Giuditta Migiani, IVAL
Correzione bozze
Valentina Midolo, IVA
Chiara Innocenzi, IVA
Redazione
Giuditta Migiani, IVAL
Marta Dibitonto, IVA
Gabriele Ghenda, IIIFL
Michela Sabani, IVGL
Valentina Midolo, VA
Laura Floris, IAL
Giulia Pironti, IIIHL
Alessia Santomassimo, IVAL
Giuliano Turturro, IVAL
Francesca Polverino, IVAL
Professoressa referente
Silvia Concetta Minniti
La Redazione
1
2
CRONACA ESTERNA
Sulla strada per
sconfiggere
l’AIDS
U
na scoperta rivoluzionaria tutta italiana:
sono state individuate le “tane” dove il virus HIV
si nasconde fino a diventare
invisibile.
L’ HIV, Virus dell’Immunodeficienza Umana, è un retrovirus,
cioè un virus a RNA, che attacca
selettivamente alcune cellule del sistema immunitario,
principalmente i linfociti CD4,
fondamentali per la regolazione delle difese immunitarie,
deprimendo così il sistema
immunitario fino ad annullare
la risposta contro virus, batteri,
protozoi e funghi. La distruzione del sistema immunitario
causa una sindrome chiamata
AIDS (Sindrome da Immuno
Deficienza Acquisita): il virus
è in grado di celarsi all’interno della cellula, integrando il
proprio materiale genetico con
il Dna dei linfociti che infetta.
Pertanto, aggredisce non solo
il singolo linfocita, ma anche
indirettamente i suoi discendenti, ai quali la cellula madre,
quando si divide, trasmette
in eredità anche il materiale
genetico del virus.
Uno dei maggiori ostacoli,
dunque, all’elaborazione di un
farmaco che curasse l’ HIV è
stato, fino ad oggi, la variabilità del virus che può produrre
un’ampia gamma di ceppi
diversi, a seguito di errori di
3
trascrizione. Inoltre,
quando
penetra nella
cellula, esso
“scompare”
e l’azione
degli odierni
farmaci in
commercio,
poco più
di trenta, è
limitata alla
superficie
della membrana cellulare.
Sono questi i meccanismi che
determinano la comparsa di
resistenza ai farmaci che ne
rallentano certamente la replicazione, senza però riuscire
ancora a debellarlo.
Un team di ricercatori italiani
dell’International Centre for
Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb) di Trieste,
guidati da Mauro Giacca, -in
collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università di Modena e del Genethon di Parigi-, ha
fotografato per la prima volta
la struttura del nucleo dei linfociti, studiando i meccanismi
che portano il virus a scegliere
solo alcuni dei 20mila geni
umani per integrarsi.
I ricercatori hanno scoperto
che l’HIV è in grado di attivare
il proprio materiale genetico vicino alla membrana esterna del
nucleo, in corrispondenza dei
pori nucleari, ciò gli permette
di nascondersi all’interno dei
geni scelti e sfuggire all’azione
dei farmaci, portando alla cronicizzazione dell’infezione.
“È come quando entriamo in
una sala cinematografica al
buio – spiega Mauro Giacca. I
posti più comodi sono quelli
CRONACA ESTERNA
loro efficacia.
Queste recenti scoperte sono
un enorme passo avanti nella lotta all’AIDS che dal 1981
ha colpito circa 78 milioni di
persone.
più lontani, ma i più facili da
raggiungere sono quelli vicini
alle porte, ed è proprio lì che
ci accomodiamo. Allo stesso
modo – sottolinea lo scienziato -, inserendosi nei geni più
prossimi alle porte d’ingresso
del nucleo cellulare, la probabilità che il virus si nasconda ai
farmaci diventa più alta. Questo è il motivo per cui oggi –
conclude Giacca – riusciamo a
rallentare la progressione verso
l’AIDS, ma non a eliminare del
tutto l’infezione”.
Parallelamente, gli studiosi
americani del Scripps Research
Institute, in California, hanno
messo a punto una sostanza
in grado di “inibire” il virus. La
sperimentazione sulle cavie da laboratorio, durata 34
settimane, ha dato risultati
molto incoraggianti. Gli esisti,
pubblicati sulla celebre rivista
Nature, hanno dimostrato che
le modifiche apportate dagli
scienziati sul DNA di alcune
scimmie sono state in grado di
creare una sorta di “scudo” contro il virus, che non è riuscito a
colpire le cavie. Va sottolineato
comunque che i farmaci hanno
ancora effetti collaterali importanti, che vanno però ovviamente messi in rapporto con la
— di Chiara Innocenzi, IVA
Slovenia: via
libera dal
parlamento al
matrimonio
omosessuale
I
l Parlamento della
Slovenia ha legalizzato
i matrimoni tra persone
dello stesso sesso, garantendo
alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie eterosessuali
sposate. Il provvedimento è
passato con 51 voti a favore e
28 contrari: erano presenti 84
parlamentari su 90 e cinque si
sono astenuti. La norma, che
cambia il modo in cui sono
disciplinati i matrimoni, è stata
propostadal partito di opposizione Sinistra Unita (ZL) e ha
ottenuto il sostegno del Partito
di Miro Cerar di centrosinistra, il
principale tra quelli della coalizione che governa la Slovenia.
Matek T. Vatovec di ZL, tra
i promotori della legge, ha
spiegato che il nuovo emendamento “definisce il matrimonio
come l’unione tra due persone,
a prescindere dal loro sesso,
eliminando la discriminazione
che c’era stata fino ad ora”. Il
Parlamento ha anche approvato la possibilità per le coppie
dello stesso sesso di adottare
bambini.
Buona parte dei parlamentari
di centrodestra ha contestato
la nuova norma, sostenendo
che essa renderà possibile
l’adozione di bambini da parte
di coppie gay, mettendo in
pericolo i valori della famiglia
tradizionale. Circa duemila
persone hanno manifestato
davanti alla sede del Parlamento della Slovenia, a Lubiana, per
protestare contro i matrimoni
gay. Hanno anche detto di volere avviare una petizione per
un referendum popolare che
annulli il provvedimento. Per
avviare un referendum sono,
comunque, necessarie 40mila
firme e dai sondaggi più recenti risulta che il 60 per cento
della popolazione sia favorevole ai matrimoni gay.
Le modifiche votate dal Parlamento dovranno essere firmate
dal Presidente della Slovenia.
La Slovenia è il 21esimo Paese
al mondo che legalizza i matrimoni gay.
“Due persone, gay o etero, si
amano anche senza sposarsi.
Impedire i matrimoni gay non
impedirà all’amore di continuare, ma solo alla nostra società
di progredire.”
— di Laura Floris, IAL
Una scoperta
eccezionale
P
ochi fossili… Soltanto
la parte inferiore sinistra di una mandibola e
cinque denti, più sottili rispetto
a quelli di Lucy, tra cui alcuni
premolari simmetrici e un molare affusolato… eppure reperti di straordinaria importanza,
che ci permettono di spostare
le lancette dell’evoluzione di
ben 500mila anni.
“È una notizia entusiasmante”,
ha commentato Donald Johanson, lo scopritore del celebre
fossile.
“Nonostante una grande ricerca,
fossili del genere Homo di età
superiore a due milioni di anni
fa sono alquanto rari. Poter dare
un’occhiata a una delle prime
fasi dell’evoluzione dei nostri
antenati è particolarmente
eccitante“ ha affermato Brian A.
Villmoare, uno dei ricercatori
della University of Nevada.
La mandibola chiamata LD
350-1, risalente a 2.8 milioni
di anni fa e ritrovata nel gennaio 2013, è stata descritta il 4
marzo 2015 in due articoli sulla
rivista scientifica “Nature” da un
gruppo di ricercatori dell’Università del Nevada (Las Vegas),
dell’Arizona e della Pennsylvania State University, in collaborazione con l’Authority for
Research and Conservation of
Cultural Heritage dell’Etiopia. Il
rinvenimento è avvenuto a Ladi
Geraru, nella regione dell’Afar, ad appena una trentina di
chilometri da Hadar, il luogo in
cui venne ritrovato quello che
4
CRONACA ESTERNA
fino ad oggi era
ritenuto l’esemplare più antico
di Homo, datato
2.3 milioni di
anni fa, e moltissimi altri individui della specie
Australopithecus afarensis, tra
i quali la celebre
Lucy scoperta
nel 1974. Se,
dunque, le
congetture di Villmoare e degli
altri studiosi sono vere, questo
fossile sembrerebbe gettare un
ponte tra Australopithecus e
Homo habilis.
“Ciò restringe lo spazio temporale in cui concentrare ora le nostre
ricerche sulla comparsa della
linea evolutiva umana”, dice
Kimbel. “Quella che abbiamo davanti è una forma transizionale,
esattamente ciò che ci si aspetterebbe in un fossile di quell’età.
Il mento guarda al passato; ma
la forma dei denti guarda al
futuro”.
Questo ritrovamento sembra
inoltre smentire la teoria, sostenuta da altri ricercatori, che
il diretto antenato dell’Homo
sapiens sia un australopiteco
sudafricano, Australopithecus
sediba. Gli studiosi dell’Università del Nevada sottolineano,
infatti, che l’unico esemplare
fossile noto della specie ha circa un milione di anni in meno
della mandibola fossile trovata
in Etiopia, a cui avrebbe dovuto
dare origine.
L’esame del fossile di Brian
Villmoare e William H. Kimbel
ha rivelato che, sebbene la
parte anteriore della mandibola presenti delle caratteristiche
5
più primitive, quali
un mento inclinato poco sviluppato tipico della specie A.
Afarensis, la particolare disposizione delle cuspidi dentarie e
la forma del corpo osseo della
mandibola rivelano dei tratti
caratteristici del genere Homo.
L’analisi dei due studiosi è in
accordo con i risultati ottenuti
da Fred Spoor e altri ricercatori
del Max Planck Institut di Lipsia
e dell’University College di
Londra, che hanno ricostruito il
cranio di un tipico esemplare di
Homo Habilis, vissuto 1.8 milioni di anni fa, hanno descritto su
“Nature” la struttura primitiva
della sua mandibola. Dunque
“la mascella di Ledi-Geraru aiuta
a ridurre il divario evolutivo tra
Australopithecus e Homo”, ha
detto Kimbel.
Lo studio di un altro ricercatore, Erin DiMaggio, del
dipartimento di Scienze della
Terra alla Penn State University, descrive invece il contesto
geografico in cui il fossile è
stato rinvenuto: questo permette sia di confermare la
datazione della mandibola, sia
di ricostruire l’ambiente dell’epoca, caratterizzato da praterie,
bassi arbusti e alcune zone
CULTURA & SOCIETÀ
ricoperte di foreste a
galleria, e popolato
da scimmie e giraffe.
In prossimità del sito
vi era anche un lago
e dei fiumi, abitati
da animali simili agli
attuali coccodrilli e
ippopotami. Questo
ambiente è una prova dei cambiamenti
climatici che hanno
favorito la comparsa
dei primi uomini. Il
clima, infatti, più arido rispetto
a quello dell’epoca in cui erano
vissuti gli Australopitechi, fu un
fattore molto determinante per
la comparsa di nuove specie e
per l’estinzione di altre. “E’ ancora troppo presto per affermare
che il cambiamento climatico
sia responsabile dell’origine di
Homo. Abbiamo bisogno di un
campione più ampio di fossili
di ominidi, ed è per questo che
continueremo le ricerche nella
zona di Ledi-Geraru” afferma
DiMaggio.
La musica
nell’antica Grecia
D
obbiamo molto agli antichi Greci: la filosofia,
la letteratura, l’architettura, la scultura, persino la
musica: la musica occidentale
infatti si basa, più o meno, sugli
stessi concetti che avevano i
Greci.
Ad esempio, la scala musicale
degli antichi Greci era diatonica, ossia ha sette note, come
la nostra; inoltre i Greci furono
i primi a stabilire che il ritmo
consiste nell’alternanza di
sillabe/suoni lunghi e brevi,
proprio come oggi, e furono i
primi a sviluppare un sistema
di notazione musicale.
Per renderci conto dell’importanza della musica presso i
Greci possiamo pensare che
Platone, pur disprezzando ogni
forma d’arte che imita la realtà,
carica l’arte musicale nella sua
massima altezza di significati
filosofici, tra cui la musicalità
dei rapporti numerici e l’armonia delle sfere cristalline.
Nonostante questi punti di
contatto, la musica greca era
assai diversa dalla nostra:
siamo ancora lontani dall’introduzione dell’armonia e del
contrappunto, quindi i Greci
prediligevano la monodia e
monodico era l’accompagnamento musicale; anche un coro
doveva cantare all’unisono
come fosse un’unica voce.
Nel periodo classico la musica
ebbe grande importanza nel
teatro tragico, specialmente
con Euripide, di cui ci sono
rimaste alcune delle poche testimonianze dirette di notazione musicale; in quel periodo si
modificarono antichi strumenti
come la cetra per ottenerne
di nuovi in grado di produrre
intervalli molto piccoli, come il
quarto di semitono; l’espandersi delle possibilità espressive
rese necessario l’aggiunta di
altri modi a quelli già esistenti.
Ma che cos’è un modo? Un
modo è una scala che nello
svolgersi del brano non muta
con modulazioni: è un concetto a cui non siamo abituati ma
possiamo trovare esempi di
musica modale in molte culture orientali (India in primis), nel
flamenco e anche in popolari
brani scozzesi. La musica modale può essere anche molto
articolata nella melodia ma la
parte armonica è sempre la
stessa e si ripete costantemente per tutta la durata del brano;
oggi la modalità è utilizzata
molto frequentemente nel
Jazz.
Per i Greci esistevano tre modi
principali: il dorico, il frigio e il
lidio; ogni modo aveva un suo
contesto particolare, ad esempio il lidio nei matrimoni e il
frigio nei funerali. Lo studio di
questi tre modi era compreso
negli studi elementari che ogni
cittadino compiva da bambino.
— di Francesco Gazzini, IVA
L’età della mandibola si è potuta stabilire grazie alla tecnica di
datazione degli strati di terreno collocatiappena sopra e
appena sotto il fossile e grazie
anche alla tecnica radiometrica, che si basa sulla misurazione della quantità degli isotopi
radioattivi di argon40 e argon39. “Abbiamo usato diversi
metodi di datazione, incluse le
analisi radiometriche degli strati
di ceneri vulcaniche attorno al
reperto, e tutte mostrano che il
fossile ha un’età di 2,8-2,75 milioni di anni” afferma DiMaggio.
— di Valentina Midolo, IVA
6
CULTURA & SOCIETÀ
Dublino
D
ublino è una delle città
europee più affascinanti e ricche di storia.
E’ la capitale della Repubblica
d’Irlanda, e si trova nella parte
centro-orientale dell’isola. Si
affaccia sul Mare d’Irlanda, che
divide il Paese dall’Inghilterra.
Dublino fu fondata dai Vichinghi, e si sviluppò lungo la foce
del fiume Liffey. L’Irlanda è una
nazione caratterizzata da frequenti e abbandonanti piogge
e temperature fredde durante
tutto l’anno, per questo se doveste recarvi nella capitale, non
esitate a portarvi capi invernali!
Dublino è una capitale giovane, vitale, multietnica, ricca di
pub e di testimonianze artistiche e letterarie; è una città
dall’atmosfera tranquilla che si
respira nei suoi innumerevoli
parchi, e dall’atmosfera vivace
che si ritrova nei locali di tendenza. E sono proprio questi
suoi contrasti che la rendono
una località “da visitare”. Qui
nacque il famosissimo Oscar
Wilde tanto che si ha la possibilità di visitare la Oscar Wilde
House, che è appunto la casa in
cui visse il poeta.
Dublino è collegata
davvero bene con
i trasporti, gli autobus, i tram e i treni
che conducono in
qualsiasi punto del
centro della città, o
anche nei dintorni
dove vi sono luoghi
favolosi, quali:
7
-Howth, che è una
località incantevole situata nella
baia di Dublino.
In origine era un
villaggio di pescatori. I kilometri
di scogliere percorribili e il mare
cristallino sono le
principali caratteristiche.
- Glendalough, che è uno dei
luoghi storici più belli d’Irlanda,
a 50 km a sud di Dublino, il cui
nome irlandese significa “Valle
dei due laghi”. I laghi sono, in
effetti, situati in una valle profonda e, circondati da pendii
verdeggianti coperti da alberi
tipici della zona.
Molti sono i luoghi da visitare
nella capitale irlandese, altrettante sono le pietanze tipiche
da degustare. Le specialità dublinesi sono l’Apple Pie e la birra Guinness. A proposito della
Guinness, all’interno del centro
storico vi è la Guinness Storehouse, ossia il museo storico
della birra. E’ un edificio imponente laddove viene raccontata la nascita di questo brand
così famoso, viene mostrato il
suo processo di fabbricazione e
CULTURA & SOCIETÀ
INDOVINA!
naturalmente vengono offerte
delle degustazioni. Assolutamente da visitare sono:
- National Museum of Ireland
- Trinity College, un prestigioso
istituto d’istruzione a livello
mondiale, tra i più antichi d’Irlanda.
- Dogana di Dublino, un edificio che ospita il Governo Locale ed è situato sulla sponda
settentrionale del Liffey
- Cattedrale di San Patrizio, la
principale cattedrale di Dublino dedicata al patrono San
Patrizio.
- Phoenix Park, un parco vastissimo, più grande del Central
Park a New York e dell’Hyde
Park a Londra, ricco di flora e
fauna.
- La statua di Molly Malone
Temple Bar, un quartiere del
centro di Dublino, ritrovo di
molti artisti di strada
irlandesi. E’ il principale centro della vita
notturna della capitale
irlandese. Qui i turisti
possono trovare una
vasta gamma di pub e
club.
— di Andrea Arlacchi,
IIICL
Der Bismarckhering
Otto von Bismarck (1815 bis 1898) wurde nicht
nur als “Eiserner Kanzeler” des deutschen Reiches
berühmt, sondern auch als Feinschmecker mit
äuβerst groβem Appetit: zum Frühstück 16 Eier, 150
Austern bei einem Dinner, jeden Tag zwei Mahlzeiten mit 5 Gängen… Sauer eingelegte Heringe
gehörten zu seinen Lieblingsspeisen. Und da hatte
der Stralsunder Fischkonservenfabrikant Johann
Wiechmann eine Idee. Als groβer Vereher des
Reichskanzelers schickte er ihm zwei Holzfässchen
mit sauer eingelegten Ostseeheringen – und bat im
Bagleitschreiben “alleruntertänigst” darum, diese
künftig mit dem Prädikat Bismarck veredeln zu
dürfen.das ser den Kaiserschmarrn fortan zu seinem
Leibgericht erklärte.
L’arringa alla Bismarck
Otto von Bismarck (1815 al 1898) non era solo
conosciuto come il “cancelliere di ferro” del regno
tedesco, ma anche come buongustaio con un enorme appetito: per colazione mangiava 16 uova, 150
ostriche per cena, tutti i giorni due pasti con cinque
portate… le arringhe acide decapate appartenevano ai suoi piatti preferiti. E il produttore di conserve
di Stralsund, Johann Wiechmann, ebbe un idea.
Come grande ammiratore del cancelliere del regno,
gli inviò due fusti di legno con le arringhe acide
del Mar Baltico e chiese umilmente in una lettera
d’accordo se l’illustre Bismarck avrebbe contribuito
a renderle migliori.
— di Maria Cotugno, ICL
Nuovi indovinelli
1) Un tale è stato imprigionato da un
mago in una capanna. Il mago gli dice
che fra 45 minuti esatti potrà aprire la
porta e uscire, se però tenta di aprirla
prima dei 45 minuti la capanna esploderà. Oltretutto al 46esimo minuto la
capanna esploderà lo stesso. Non ha
strumenti per misurare il tempo come
orologi ecc.. Ha solo un accendino e
due corde di uguale lunghezza che
impiegano 1 ora a bruciare ciascuna.
Come fa a capire esattamente quando
sono passati 45 minuti?
2) Una nave approda in un’isola dove
tutti quelli che sono neri mentono e
tutti quelli bianchi dicono la verità. Sulla spiaggia dell’isola ci sono tre pirati,
ma c’è una fitta nebbia e non si riesce
a capire se sono bianchi o neri. Dalla
prua della nave chiedono al primo
dei tre: “Sei bianco o nero?”, ma la sua
risposta non si riesce a sentire. Allora il
secondo dice: “Ha detto che è bianco”.
Il terzo: “Mentono tutti e due”. Sapreste dire con precisione di che colore è
ognuno dei tre e perché?
Soluzione indovinelli numero
precedente
1) Un uomo e suo figlio sono coinvolti
in un incidente stradale. Il padre muore
e il figlio, gravemente ferito, viene
portato in ospedale. Quando arriva,
il chirurgo dice: “Non posso operare
questo ragazzo, è mio figlio!”. Com’è
possibile?
Soluzione: il chirurgo è la madre del
ragazzo.
2) Due persone giocano a carte in una
stanza con un grande specchio. Uno
dei due si guarda allo specchio e capisce che morirà presto. Perché?
Soluzione: Visto che il suo avversario
non viene riflesso nello specchio, egli
capisce che è un vampiro.
— di Francesca Polverino, IVAL
8
LETTURA DEL MESE
Mille splendidi soli
Romanzo pubblicato nel 2007
Autore: Kalhed Hosseini
Genere: Storico, drammatico
Casa Editrice: Piemme
Trama
La quindicenne Mariam non è stata
mai ad Herat. Dalla sua casa in cima
alla collina attende con ansia il giovedì, giorno in cui il padre le fa visita e
le racconta scoperte, poesie e trame
di film. Mariam vorrebbe raggiungere il padre ad Herat ma,
essendo una harami (una bastarda), sa che non verrebbe
accolta a braccia aperte dalle tre mogli e dai dieci figli legittimi di suo padre. Vorrebbe andare a scuola, ma la madre le
dice che è cosa inutile poiché persone come loro sono “nate
per essere niente”.
Laila, invece, nasce a Kabul durante il periodo della rivoluzione del 1978, nella quale perdono la vita i suoi due fratelli.
Laila ha solo due anni e non riesce a comprendere il dolore dei suoi genitori. Ritrova una figura fraterna in Tariq, il
bambino dei vicini che ha perso una gamba per una mina
antiuomo e che le sta vicino in ogni occasione.
I destini di Mariam e Laila s’intrecceranno imprevedibilmente, facendole incontrare in uno scenario dove l’amicizia e
l’amore sono al momento l’ultima ancora di salvezza.
Recensione
“Mille splendidi soli” rispecchia quello che in alcuni luoghi
è la condizione della donna, considerata come oggetto
degli uomini. Quella raccontata da Hosseini è una storia con
personaggi inventati ma, in realtà, sono veri, come anche
il contesto in cui si svolgono gli eventi. La guerra che si
combatte nel territorio è quasi la stessa che si affronta nella
famiglia dove, anche per una piccola distrazione umana, si
subiscono ritorsioni e soprusi indescrivibili. Mariam e Laila
sono due donne con età e storie distinte: tuttavia, esse si
ritroveranno a condividere un destino dove la parola chiave
è “sopravvivenza”. La solidarietà tra le due donne e l’amore
porteranno a molti colpi di scena e, comunque, ad un lieto
fine. Hosseini con questo libro ci fa riflettere su una realtà
che ancora esiste, ma è poco trattata. Una realtà dove le
donne continuano la propria lotta per dimostrare di essere
persone con dei diritti. Indubbiamente gli argomenti trattati
non rendono la lettura molto semplice che, comunque,
rimane scorrevole. Un romanzo coinvolgente, pieno di emozioni, che appassionerà il lettore fino all’ultima pagina.
— di Alessia Santomassimo, IVAL
9
LE VAGAMONDO
Opi
C
on il treno della linea Roma - Pescara oppure uscendo dall’A25 a
Pescina e proseguendo sull’ SS 83
via Pescasseroli, arriverete ad Opi.
Opi, cittadina abruzzese dalla difficile
interpretazione etimologica è situata in
provincia de l’Aquila, ed è posta su un’altura con le sue case in pietra. Ancora oggi
cerca di sopravvivere ai terremoti che la
minacciano abbastanza frequentemente.
Pur essendo pochi gli edifici che si possono ammirare, tra cui il palazzo settecentesco (attuale sede del municipio), la chiesa
di Santa Maria Assunta e la cappella di San
Giovanni Battista, l’atmosfera del paese è
affascinante in quanto i numerosi terremoti che si sono susseguiti nel corso dei secoli, non sono riusciti a disfare la stupenda
struttura architettonica medievale di Opi!
Come avrete capito, questa volta vi consiglierò un borgo dove disintossicarvi dalla
vita quotidiana e immergervi nella natura
incontaminata!
Opi si trova all’interno del Parco Nazionale
d’Abruzzo e la natura la fa da padrona: non
mancheranno le possibilità di fare escursioni, passeggiate a piedi, a cavallo o in
bici lungo 50 diversi sentieri alla scoperta
di montagne ricche di boschi, cascate,
corsi d’acqua e presenze di animali rari!
Gli amanti degli
sport apprezzeranno le piste
di sci di fondo
e il canottaggio
sul lago di Barrea o di Scanno!
Per altre info su
uno dei borghi
più belli d’Italia:
www.comune.
opi.aq.it!
— di Marta
Dibitonto, IVA
RUBRICA: LE VAGAMONDO
“Lassù sulle
ripide cime...”
S
chwangau è un comune bavarese nei pressi
di Füssen, nell’Allgäu
orientale. Il nome è costituito
dall’unione tra le parole tedesche “Schwan” e “Gau”: “La
Contea del cigno”. La sua fama
è connessa a due magnifici
castelli che sorgono sul suo
territorio: Neuschwanstein e
Hohenschwangau.
Il castello di Neuschwanstein
è uno dei simboli della Baviera
nonché della Germania stessa. E’
un vero e proprio castello delle
favole che affascina più di un
milione di visitatori l’anno e ha
ispirato i castelli delle fiabe più
celebri di Walt Disney.
Il maestoso castello fu fatto
costruire da Ludovico II, re di Baviera, che nel maggio dei 1868,
inviava righe di ammirazione al
venerato amico Richard Wagner:
“E’ mia intenzione far ricostruire l’antica rovina del castello di
Hohenschwangau, nei pressi della
gola di Pöllat, nello
stile autentico delle
antiche fortezze dei
cavalieri tedeschi
e devo confessarVi di rallegrarmi
molto all’idea di
potervi soggiornare un giorno;
[...]il luogo è uno
dei più belli che si
possano trovare,
sacro e inavvicinabile, un tempio
degno di Voi, divino amico, che
faceste fiorire l’unica salvezza e la
vera benedizione del mondo. [...]
in ogni senso questo castello sarà
più bello e confortevole di quello
più in basso di Hohenschwangau,
gli Dei dissacrati si vendicheranno e si tratterranno con Noi, lassù
sulle ripide cime, allietati dall’aura del Paradiso.”
Ed è proprio in onore di Wagner,
autore del “Cavaliere del cigno”
(“Lohengrin”) che il re volle
chiamare il suo castello “Nuova
Pietra del Cigno”, in ossequio
alla grande ammirazione che
nutriva per il compositore.
Certamente i cicli figurativi
delle stanze di Neuschwanstein
presero ispirazione dalle opere
di Richard Wagner: la Sala dei
cantori è decorata
con pitture murali
che illustrano la saga
di Parsifal, nel Salone
viene sviluppato il
ciclo di quest’ultimo
con le avventure di
suo figlio Lohengrin,
nella camera da letto si possono ammirare dipinti di scene
ispirate a Tristano e
Isotta.
Il re schivo e solitario aveva costruito
il castello per ritirarsi dalla vita
pubblica ma sin da subito il suo
luogo di ritiro si è trasformato in
un punto di grande attrazione
per il vasto pubblico tanto che
Neuschwanstein può essere
annoverato oggi fra i castelli e
le fortezze più visitati in Europa.
Anche l’atmosfera del luogo rispecchia la personalità complessa e visionaria del re che venne
dichiarato pazzo e destituito
dopo aver speso una fortuna
per una simile costruzione, la cui
posizione non potrebbe essere più idilliaca: esso si innalza
maestoso sopra Schwangau e
domina sulla valle sottostante,
dove serpeggiano la Strada
Romantica e l’antica Via Claudia
Augusta.
Certamente lo stile con cui fu
pensato e realizzato il castello,
l’altezza e la maestosità delle
sue torri, ci riportano al periodo
gotico-medievale,
le immense sale, gli arazzi, le ricche decorazioni e i grandi troni
non possono che trasportarci
in un mondo quasi fiabesco
che, stimola i ricordi d’infanzia,
senza dubbio vissuti in compagnia delle grandi fiabe Disney.
— di Chiara Innocenzi, IVA
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DILLO CON UN FIORE
DEKANTERON
Fratello
L’
La magnolia
S
otto questo nome troviamo diversi
alberi e arbusti –che possono arrivare a toccare anche 15/20 m- con
grandi fiori a forma di calice. Questi alberi
hanno un’abbondante fioritura che avviene dall’inizio a metà primavera, di fiori
appariscenti di colore bianco e rosato e
presentano un’intensa profumazione.
Cantato ed elogiato in film, canzoni e leggende l’albero della magnolia ha la particolarità di crescere in paesi molto diversi: dal
centro America all’Himalaya. La magnolia,
nel linguaggio dei fiori, è simbolo di dignità e perseveranza.
La magnolia, con i suoi fiori apparentemente delicati, è veramente simbolo di perseveranza: pensate che può vivere anche 100
anni!
— di Marta Dibitonto, IVA
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infinito e lucente manto azzurro
si era appena tinto di rosso sopra
le alte cime degli abeti ed ora si
estendeva in tutta la sua magnificenza sopra la macchia verde smeraldo del bosco.
Sebbene il sole, caldo e lucente come un
disco di ferro, non fosse ancora scomparso
dietro i picchi innevati delle montagne,
le prime ombre della sera coprivano già
come un velo lo spesso strato di felci ed
edera del sottobosco. Un intenso profumo di
pino e di resina inebriava l’aria e tutt’intorno
non si udiva altro che il lieve sussurro del vento, mentre accarezzava debolmente i robusti
tronchi degli alberi.
“Amo questo momento della giornata” disse
improvvisamente una voce, interrompendo
la quiete che regnava sovrana nella vastità
della selva: “Mi sembra di essere un tutt’uno in
quest’immenso abbraccio di vita”. L’uomo che
aveva parlato non doveva avere più di trent’anni. Era alto di statura, con la pelle leggermente
abbronzata, i lineamenti fini, aristocratici, gli
occhi di un blu oltremare che, a guardarli, ci si
perdeva dentro. Sebbene il suo abbigliamento fosse piuttosto sobrio, quell’uniforme da
forestale, leggermente ampia sulle braccia e
sulle gambe, e quelle maniche arrotolate della
camicia, dalle quali si poteva scorgere la linea
dei muscoli ben sviluppati, gli conferivano un
aspetto fiero e degno di rispetto.
“Scusi, signore” disse una voce affannata alle
sue spalle. L’uomo si voltò e dalle sue labbra
aperte si scorsero due file di denti nivei, di invidiabile brillantezza.”Dimmi, Morgan”.
Colui che era stato appena nominato era un
bel giovane di circa ventisei anni, dai capelli neri come l’ala di un corvo e dallo sguardo
curioso ed intelligente. Anche egli portava la
divisa tipica delle guardie forestali: “ Li abbiamo avvistati non molto lontano da qui “ disse,
madido di sudore “A circa trecento metri dal
sentiero che porta a nord”. Gli occhi dell’uomo lampeggiarono d’ira “Ancora loro” ringhiò,
tirando una pistola fuori dalla giacca “ Forza,
DEKANTERON
ragazzo, interveniamo subito. Questa volta non gliela faremo passare liscia”. E, con un salto degno di
un felino, si inerpicò per la salita, fino a quando non giunse davanti ad una piccola rupe. Alla tenue
luce del crepuscolo, la spessa roccia aveva assunto tinture rosse e dorate.
“Ora ascoltami bene, figliolo” disse a Morgan, che lo aveva appena raggiunto con l’arma da fuoco in
pugno “Io attaccherò dal lato sinistro del macigno e tu da quello destro. In questo modo, impediremo ai bracconieri qualsiasi possibilità di fuga. Bada bene a non farti sorprendere”. “Non dubitate,
signore” fu la pronta risposta del giovane.
Detto questo, i due uomini si affiancarono al masso e cominciarono ad avanzare circospetti fino ad
arrivare al retro della vecchia baita abbandonata, ex dimora del più terribile cacciatore mai esistito.
I più anziani del luogo raccontavano che il suo fantasma si aggirasse ancora nei boschi circostanti e
che nelle notti di plenilunio la sua voce si udisse risuonare dalle vette più alte delle montagne.
L’aria tutt’intorno si era fatta di colpo piatta e pesante, le imposte delle finestre, corrose dalle tarme,
cadevano pendenti dai cardini consumati dal tempo . L’interno era buio e, a prima vista, deserto.
Poco lontano, un piccolo gruppo di camosci, vedendoli apparire, era immediatamente fuggito nel
bosco, scomparendo tra il fitto fogliame.
Fu questione di un attimo. Ad un cenno convenuto, Morgan spalancò con un calcio la pesante porta
che cadde rovinosamente a terra, sollevando una nuvola di polvere. Un gemito soffocato tradì una
presenza sconosciuta . La rabbia si impadronì dei due, certi di aver finalmente stanato coloro che
per molto tempo erano stati motivo di notti insonni e di inutili appostamenti.
“Venite fuori e nessuno si farà male!” gridò con voce perentoria la guardia. Due grandi occhi scuri
e profondi come lo smarrimento che rivelavano, lo fissarono impauriti. Un ragazzo dalla pelle nera
come l’ebano si mosse da dietro una catasta di legna; poteva avere al massimo 16 anni ma la sua
espressione era quella di chi aveva già conosciuto l’orrore della guerra e la morsa della fame.
Un rifugiato! Uno dei tanti che ogni giorno affidano la propria vita nelle mani dei loro traghettatori
che, come Caronte, li trasportano al di là del mare, abbandonandoli al loro destino.
“Chi sei tu ? Come sei arrivato qui ?” Chiese con voce dolce il forestale mettendo via la pistola.
“Sono la voce di coloro che non hanno più voce, le lacrime di coloro che ogni giorno lottano per
vivere, sono la speranza di quelli che nell’inseguire il sogno di una vita vera giacciono negli abissi
più profondi del mare. Sono il grido di vittoria, la testimonianza di chi è riuscito a sopravvivere e che
ora chiede al fratello di non voltarsi lasciando che l’indifferenza blocchi le sue mani. Siamo figli della
stessa pianta e fiori dello stesso prato.”
I due si guardarono a lungo, come se volesse leggersi nell’animo, poi Morgan prese la giacca e,
posandola sulle scarne spalle del ragazzo, si voltò verso l’altro che annuì.
Quella notte, sotto lo stesso cielo, tre fratelli scesero a valle .
— di Laura Rubriante, IIB
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ENIGMISTICA
CULTURA & SOCIETÀ
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Across
4. L'autore de 'I dolori del giovane Werther'.
5. Riveste il bulbo oculare.
6. Erano quattro quelli dell'Apocalisse.
10. L'amava Otello.
11. Poeta latino noto per i suoi carmi.
13. Un'isola di Venezia.
14. Il contrario di basico nella chimica.
18. Tra Inferno e Paradiso.
19. Uno dei protagonisti della rivoluzione francese.
20. Una figura retorica.
21. Compose 'Le quattro stagioni'.
22. La capitale del Galles.
13
Down
1. Si scrive con due 'q'.
2. Maledizione scagliata con violenza.
3. Attento, scrupoloso.
5. Creatura mitologica metà uomo e metà cavallo.
7. Corrente artistica sviluppatasi in Francia nel
XIXesimo secolo.
8. Roccia dal colore giallo-avorio.
9. Segno premonitore.
12. Una delle costellazioni più conosciute.
15. Calendario con dati astrologici, informazioni
meteorologiche e curiosità.
16. Ha diretto 'Kill Bill' e 'Pulp Fiction'.
17. È un piatto che va servito freddo.
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