ortaggi - frutta vino - olio - latte - carni
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ortaggi - frutta vino - olio - latte - carni
10 ORTAGGI - FRUTTA VINO - OLIO - LATTE - CARNI Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R. 2010 SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 10 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - OTTOBRE 2010 - ANNO XXVIII - ISSN 1120-3005 - MENSILE YLghD2LJfKyPRMIz1VoeDeyXLQRdEsGEouzguiGi1WYAxKp/RwAkjQ== Pollai e ricoveri per l'allevamento amatoriale ...naturale come quello di una volta Prodotti su misura per l’allevamento estensivo di tipo mediterraneo La Terenziani costruisce abitazioni per animali dal 1974 ed è conosciuta nel mondo per la qualità dei suoi prodotti La Terenziani ofre diverse soluzioni per l'allevamento amatoriale e professionale degli animali da cortile, dando fondamentale importanza a quelle caratteristiche che assicurano il massimo benessere agli animali, la maggiore funzionalità e praticità nell'utilizzo quotidiano di tali realizzazioni. Inoltre le abitazioni per animali Terenziani sono di ottima fattura, gradevoli alla vista e costruite con prodotti di eccellente qualità che ne assicurano una lunga durata nel tempo Tutti i prodotti Terenziani sono modulari e possono essere ampliati anche nel tempo. Non arrugginiscono in quanto zincati e la verniciatura non muta il suo aspetto nel tempo. Anche le parti in legno sono trattate con impregnanti antimufa e antitarlo che ne garantiscono una maggiore durata. Terenziani propone soluzioni modulari personalizzabili per l'allevamento di galline, polli, oche e anatre, pavoni, per conigli e lepri, colombi e tortore, maiali, maialini vietnamiti, capre e pecore La Terenziani, grazie alle tecnologie e all'esperienza sviluppate negli anni è in grado di realizzare prodotti su misura in base alle speciiche necessità di allevamento Di seguito presentiamo alcune delle nostre realizzazioni e vi invitiamo a visitare il nostri sito internet all'indirizzo www.terenziani.it oppure a contattare i nostri uici per maggiori informazioni e prezzi Pollaio Corelli Dimensioni 200x200x220/200 cm Esempio di realizzazione di un pollaio Corelli da 200x200 cm con recinto modulare da 200x300 cm posto su un lato. Completo di mangiatoia, foraggera e x cm abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica Pollaio Bartok 1 Pollaio Bartok 2 Dimensioni 200x600x220/200 cm Esempio di Pollaio modulare Bartok 2 nella versione da 200x600 cm con casetta nido da 200x200 cm e recinto da 200x400 cm. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica Recinto Victoria Con casetta-nido a palaitta - Dim.: 200x300x220/200 cm Dimensioni 385x385x118 cm Bartok 1 è un pollaio completamente modulare composto da recinto e da casetta nido rialzata a palaitta da 100x200x200 cm realizzata in compensato marino. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica Recinti modulari Vicroria componibili in qualsiasi dimensione e con altezza di 118 cm oppure di 236 cm adatti per l’allevamento di animali da cortile Pascolo Nicolaus Dimensioni 260x100x110/90 cm Nicolaus è un parchetto per conigli composto da una casetta nido da 100x60x 110 cm e da un recinto metallico da 100x200x90 cm. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica Parchetto Giacometti Parchetto modulare per lo svezzamento di conigli Dimensioni singolo modulo: 200x100x150 cm In fotograia: Giacometti da 400x100x150 cm Pollaio Arcadelt Dimensioni 300x100x150/100 cm Arcadelt è composto da un recinto metallico da 100x200x100 cm, e da una casetta nido rialzata a palaitta da 100x100x150 cm realizzata in compensato marino. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica Colombaia Bizet Dimensioni 300x100x150/100 cm Colombaia modulare con tetto in pannello isotermico In fotograia: Bizet da 200x200x220/200 cm Marini Gabbia da riproduzione per due fattrici Dimensioni 160x180x160/130 cm Tetto in pannello isotermico e nidi interni per la cattura. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio via E. Montale, 53 - 25018 Montichiari (BS) Italia tel. 030 964041 - fax 030 996 01 98 - e-mail: [email protected] - web: www.terenziani.it Guida illustrata alla produzione in proprio degli alimenti per la famiglia 10 ORTAGGI - FRUTTA VINO - OLIO - LATTE - CARNI 2010 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R. a cura di: Redazione (orto); Giovanni Rigo e Giorgio Bargioni (frutteto); Enzo Corazzina (vigneto); Maurizio Arduin (allevamento avicunicoli e maiale); Federico Rossi (allevamento bovini) L’ SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 10 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - OTTOBRE 2010 - ANNO XXVIII - ISSN 1120-3005 - MENSILE Molta verdura e frutta, carne senza eccedere e vino con moderazione: sono le indicazioni per una sana alimentazione. In questa Guida troverete i suggerimenti per produrre questi ed altri alimenti genuini. alimentazione è un aspetto importante della vita: dal cibo che mangia ognuno si aspetta che sia in grado di sostenere in modo adeguato l’organismo fornendo l’energia e gli elementi nutritivi indispensabili per vivere e lavorare, che non danneggi la salute, che sia buono. Si vorrebbe, inine, che l’acquisto degli alimenti non pesasse troppo sul bilancio della famiglia. Non sempre i cibi che si acquistano al supermercato soddisfano tutti questi requisiti, soprattutto l’aspetto economico: la lavorazione industriale, il confezionamento, il trasporto aumentano, talvolta a dismisura, il costo dei prodotti e quindi il prezzo inale. L’alternativa c’è: coltivare da soli gli ortaggi, gli alberi da frutto, le viti, gli olivi e allevare gli animali che ci daranno gli alimenti necessari, o almeno una gran parte di essi. Chi vive in campagna può raggiungere questo obiettivo utilizzando una supericie di terreno relativamente grande. Con questa Guida illustrata Vita in Campagna vi insegna come organizzare una piccola azienda allo scopo di produrre gli alimenti essenziali per la vostra famiglia: ortaggi, frutta, vino, olio, latte e carne a «km zero». Foto: © Mist - Fotolia.com (vino e botte) Foto: © Vatanen - Fotolia.com (ortaggi) VITA IN CAMPAGNA Mensile di agricoltura part-time con la maggior diffusione pagata in Italia (certificazione ADS) Fondato da Alberto Rizzotti Direttore Responsabile: Giorgio Vincenzi Redazione: Giuseppe Cipriani, Silvio Caltran, Alberto Locatelli Indirizzo: Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009240 E-mail: [email protected] Internet: www.vitaincampagna.it Editore: Edizioni L’Informatore Agrario srl Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Presidente: Elena Rizzotti Presidente onorario: Alberto Rizzotti Amministratore delegato: Giuseppe Reali Direttore commerciale: Luciano Grilli Abbonamenti: C. P. 467 - 37100 Verona Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 Internet: www.vitaincampagna.it/faq Quote di abbonamento 2010 per l’Italia: Vita in Campagna euro 40,00 (11 numeri + 11 supplementi) Vita in Campagna + supplemento La Casa euro 45,00 (11 numeri + 15 supplementi) Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e grado Una copia euro 4,00 (arretrata il doppio, per gli abbonati euro 6,00) più spese postali Conto corrente postale n. 11024379 Pubblicità: Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009378 E-mail: [email protected] Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana Registrazione Tribunale Verona n. 552 del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R. Copyright © 2010 Vita in Campagna di Edizioni L’Informatore Agrario srl Vietata la riproduzione parziale o totale di testi e illustrazioni - ISSN 1120-3005 Accertamenti Diffusione Stampa Certiicato n. 6661 dell’1/12/2009 4 Una Guida per produrre in proprio buona parte degli alimenti per la famiglia 6 Per gli ortaggi, freschi e da conservare, è suficiente una piccola supericie 15 Un piccolo frutteto misto per il fabbisogno di frutta fresca e da conservare 20 Il vigneto per la produzione di uva da vino e da tavola 25 L’allevamento di avicunicoli per le carni bianche e di un maiale per i salumi 29 La vacca e il vitello per la produzione di latte, formaggio e carne di qualità Unione Stampa Periodica Italiana Vita in Campagna non è in vendita nelle edicole, viene inviata solo su abbonamento Questa Guida esce come supplemento del mensile «Vita in Campagna» n. 10/2010 La tiratura del presente numero è stata di 88.500 copie Una Guida per produrre in proprio buona parte degli alimenti per la famiglia Q uante volte, stanchi di consumare cibi «fatti in serie» acquistati al supermercato, vi è venuta la voglia di produrre da soli nel vostro spazio verde gli alimenti necessari alla famiglia, pensando che certamente ne avrebbero tratto giovamento la salute, la qualità dell’alimentazione e anche, perché no, la qualità della vita? Un’utopia, un sogno? Noi pensiamo che in parte sia possibile e con questa Guida illustrata vi dimostreremo che disponendo di un po’ di terra e di qualche struttura da adattare allo scopo e impegnandosi (assieme ai familiari) è possibile coltivare alberi da frutto, olivi, vite e ortaggi per ricavare frutta, verdura, vino e olio, e allevare un piccolo numero di animali da cui ottenere latte, carne e uova per la mensa: il tutto in modo razionale e corretto. È possibile, insomma, ricavare, se non tutto, buona parte del necessario per vivere. Per potervi dare delle indicazioni su come organizzare la produzione in proprio di buona parte degli alimenti abbiamo preso in considerazione una famiglia costituita da due adulti, due bambini/adolescenti e due persone anziane. Su di essa abbiamo «tarato» il progetto di una piccola azienda part-time nella quale vengono prodotti frutta, ortaggi, vino, olio, carne, latte, ecc. di cui questo gruppo di persone abbisogna in un anno. Per riuscirvi ci siamo avvalsi, oltre che dei nostri Collaboratori specializzati per quanto riguarda la tecnica e la pratica operativa, dei preziosi consigli del nostro Collaboratore Paolo Pigozzi, medico nutrizionista, e dei dati sui fabbisogni alimentari proposti da una fonte scientiicamente importante come l’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), dati che si possono trovare sul sito Internet www.in ran.it. Si tratta di una preziosa fonte di informazioni che vi consigliamo di consultare se avete intenzione di predisporre un vostro progetto di autosuficienza alimentare collegato anche a una corretta alimentazione. È chiaro che il modello qui proposto è teorico e che ognuno lo potrà poi modiicare, adattandolo alle proprie esigenze di spazio e alle proprie convinzioni alimentari. Ad esempio, la presenza contemporanea di un maiale e di un vitello per produrre carne possono considerarsi un eccesso, ma in un progetto teorico come il nostro 4 Il progetto è studiato per una famiglia di sei persone era doveroso fornire le indicazioni di allevamento di entrambi e lasciare a voi la scelta per la quale optare. Il nostro progetto Partendo dalle indicazioni sopra citate abbiamo calcolato la supericie di terreno destinata ad ortaggi, piante da frutto, vite e il numero di animali necessari per garantire alla famiglia l’autoapprovvigionamento dei diversi prodotti. Abbiamo calcolato le produzioni con un ampio margine, considerando che una parte di esse può sempre andare perduta per danni da maltempo o siccità, attacchi parassitari o malattie e che, soprattutto per quanto riguarda gli ortaggi e la frutta, una parte va inevitabilmente perduta con lo scarto. Abbiamo tenuto conto anche del fatto che la nostra famiglia possa ricevere ospiti e donare o barattare una piccola parte dei prodotti della terra e degli allevamenti a parenti ed amici. Ortaggi. Per il fabbisogno di ortaggi abbiamo calcolato che sia necessario un orto di circa 400 metri quadrati (1): la coltivazione di ortaggi in I e II raccolto consente di produrre complessivamente oltre 1.000 kg di verdure varie, sia da consumare fresche che da trasformare in conserve, sottoli, sottaceti, oppure da conservare in congelatore tal quali o precedentemente trattate. Frutta. In un frutteto misto di circa 1.200 metri quadrati possono venire coltivati due ciliegi (2), cinque peschi (3), quattro albicocchi (4), cinque susini (5), un kaki (6), un ico (7), un nespolo (8), un mandorlo (9), venti meli (10), otto peri (11), quattro piante femminili di actinidia (più una pianta maschile) (12), oltre ad un noce isolato (13); nel vigneto, un adeguato numero di viti garantisce la produzione di uva da tavola (14). Complessivamente si possono portare sulla mensa e nella dispensa oltre 1.200 kg di prodotti. Anche in questo caso abbiamo considerato il fabbisogno di frutta da conservare per il consumo invernale (sostanzialmente mele, kiwi e frutta secca) e un congruo quantitativo di frutta da trasformare in succhi, confetture e sciroppati. Olio. Un oliveto di 900 metri quadrati (15) con trenta piante di olivo consente di produrre le olive da cui estrarre i 60-70 kg di olio extravergine necessari per la mensa della nostra famiglia-tipo. Vino. Il vino fa parte della nostra tradizione e, ipotizzando che le quattro persone adulte della famiglia consumino moderatamente questa bevanda, il fabbisogno calcolato è di circa 380 litri: le 200 viti coltivate nel vigneto (16) di 400 metri quadrati consentono di produrre l’uva da cui ricavare questa quantità di vino, tra bianco e rosso. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Carni bianche. Il fabbisogno di uova (800 all’anno) e di carne di avicoli e di coniglio (100 kg all’anno) è garantito da un piccolo allevamento di 400-500 metri quadrati dotato di idonei ricoveri per gli animali (17). Carne suina. Anche il maiale trova spazio nel nostro progetto (18): viene proposto un allevamento in semilibertà su un appezzamento di 700 metri quadrati accessibile anche agli animali di bassa corte. Potrà fornire 170-190 kg di carne da trasformare in salumi. Carne bovina. Una vacca di una razza rustica da latte, fecondata con il seme di un toro di razza da carne, genera ogni anno un vitello meticcio (19) che da solo produce 150 kg di carne rossa, quantitativo più che suficiente per la famiglia. Per la vacca e il vitello sono necessari 2 ettari di pascolo e 1,8-2 ettari di prato che produca ieno per l’inverno (a meno che questo non venga acquistato all’esterno). Latte e derivati. Dopo il parto la vacca (20) produce latte che viene in parte utilizzato per l’alimentazione del vitello; un paio di litri possono essere destinati al consumo fresco e il resto alla produzione di formaggi freschi e stagionati. Il latte prodotto in eccedenza può essere utilizzato per la preparazione di pastoni per l’alimentazione del maiale e degli avicoli nella fase inale del ciclo di allevamento. Se la produzione di latte, formaggi e carne rossa fosse ritenuta eccessiva, in alternativa all’allevamento bovino è possibile optare per un piccolo allevamento di capre; per questa attività rimandiamo alla serie di articoli pubblicati su Vita in Campagna a partire dal n. 5/2010. Le strutture necessarie Per la realizzazione di questo progetto servono alcune strutture: un magazzino per la lavorazione e la conservazione degli ortaggi e delle conserve (21) dotato di un congelatore; un magazzino per la frutta e le confetture (22); una cantina per i salumi e i formaggi, con un altro congelatore per la conservazione delle carni (23); una cantina per il vino (24); una stalla per la vacca e il vitello (25); un magazzino per il ieno, la paglia e i mangimi (26); una concimaia (27). E i cereali? Non ci siamo dimenticati dei cereali per la produzione di pane e pasta, ma trattandosi di coltivazioni impegnative, che richiedono grandi superici e macchine e attrezzature costose, abbiamo pensato che sia più conveniente per la famiglia l’acquisto all’esterno di farine e/o prodotti initi. Chi, però, volesse cimentarsi nella coltivazione dei cereali può seguire le indicazioni fornite sui supplementi bimestrali de «i Lavori», nella rubrica «Campo», e, per la produzione di farine e di pane a livello casalingo, può consultare i seguenti articoli pubblicati da Vita in Campagna: – Un pane di Natale con le farine di frumento, segale e farro (n. 12/2002, a pagina 58); – Eccovi il modo più semplice per fare il pane bianco in casa (n. 5/2008, a pagina 70); – Come produrre piccole quantità di farina a livello casalingo (n. 2/2010, a pagina 74). 6 7 5 4 2 10 8 11 12 9 3 14 16 23 21 15 13 22 24 1 17 E S 25 19 N 18 O 26 27 20 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 5 Per gli ortaggi, freschi e da conservare, è suficiente una piccola supericie G li ortaggi sono prodotti essenziali per una corretta alimentazione ed essere autosuficienti è quindi un vantaggio non solo dal punto di vista economico. I requisiti necessari Il clima, il terreno, la disponibilità d’acqua, l’esposizione sono fattori decisivi per la buona riuscita dell’orto familiare Raggiungere l’autosufficienza per una famiglia di sei persone (come quella presa in considerazione in questa Guida illustrata), per quanto riguarda la produzione di ortaggi, può essere un obiettivo conseguibile anche in un ambiente collinare. In pianura si è, in media, più avvantaggiati perché spesso è più agevole procurarsi l’acqua per l’irrigazione e la posizione pianeggiante facilita l’esecuzione dei lavori. Per coltivare un orto in collina è necessario che sussistano le condizioni di seguito indicate. Dimensioni dell’orto. Bisogna disporre di un appezzamento di terreno di 400 metri quadrati (un po’ più ampio di quanto sarebbe necessario in un ambiente di pianura). Clima. In genere il clima delle località di collina – in pratica le zone dove cresce la vite – è adatto alla coltivazione di un numero molto elevato di ortaggi. Talora può essere più idoneo rispetto a quello della pianura perché in genere arieggiato, un po’ più fresco durante l’estate, e meno umido (assenza quasi totale di nebbie) e più soleggiato d’inverno. Terreno. Sovente in collina la natura del terreno non è tra le migliori per le Un orto di circa 400 metri quadrati può fornire un’abbondante e assai varia produzione di ortaggi, da consumare freschi e da conservare, in grado di soddisfare ampiamente le esigenze di una famiglia di sei persone coltivazioni orticole; è quindi possibile, dovendo scegliere l’appezzamento ritenuto migliore, che questo non sia vicinissimo all’abitazione, come sarebbe invece auspicabile. Talvolta può essere necessario coltivare gli ortaggi in due-tre appezzamenti diversi più o meno distanti tra loro. L’importante tuttavia è che il loro accesso risulti agevole e vi sia la possibilità di irrigare. Esposizione. L’orto deve comunque trovarsi in pieno sole e lontano dall’ombra di alberi, cespugli, muri, fabbricati che possano sottrargli luce. Prevenzione dei danni causati da animali. In parecchi casi è necessario recintare l’orto per evitare che animali allevati e/o selvatici possano danneggiare le colture in modo talora notevole. La recinzione deve essere particolarmente robusta ed eficace quando la zona è frequentata da cinghiali (si veda anche l’articolo pubblicato di recente su Vita in Campagna n. 9/2009 a pag. 53). Irrigazione. È necessario avere la possibilità di irrigare in modo continuativo, specialmente durante i mesi più caldi. Questo aspetto può rappresentare Anche in ambiente collinare la possibilità di irrigare è condizione indispensabile per la coltivazione degli ortaggi Per proteggere l’orto dai danni che possono provocare gli animali, sia allevati che selvatici, è spesso necessario circondare la supericie con una recinzione piuttosto solida 6 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 un limite in alcune aree; tuttavia attuando delle scelte, ad esempio non irrigando, o irrigando il minimo indispensabile, il giardino e destinando l’acqua disponibile alle colture orticole, si possono ottenere i risultati voluti. Solo nelle località più siccitose, specialmente del Centro-sud e delle isole, dove è veramente dificile avere a disposizione acqua per irrigare, bisogna rinunciare a raccogliere nei mesi più caldi riducendo di conseguenza sia i tipi di ortaggi sia le quantità ottenibili e quindi non raggiungendo a pieno l’autosuficienza. Ricordiamo che il metodo di irrigazione più adatto per gli ortaggi è quello a mezzo di manichette o di tubi forati perché consente un notevole risparmio d’acqua. Protezioni. L’adozione di protezioni (anche tunnel di piccole dimensioni, ad es. metri 1 di larghezza e metri 0,8-1 di altezza) può dimostrarsi molto utile specialmente nelle aree con gli inverni pù freddi – ma non solo – al ine di proteggere dalle basse temperature, magari per un breve periodo, alcuni ortaggi (ad esempio sedano, inocchio), consentire la raccolta di altri (ad esempio valerianella, prezzemolo), anticipare semine e trapianti e, volendo, produrre alcune piantine per il successivo trapianto (ad esempio lattughe, cavoli). Ugualmente utile può essere l’impiego del tessuto non tessuto, tanto per riparare dal freddo (ad esempio i radicchi da cespo) che per proteggere le aiole, in particolare quelle seminate, all’inizio dell’attività produttiva, e soprattutto per consentire una più veloce e omogenea germinazione. Ecco come utilizzare la tabella e i progetti 1 2 L’adozione di tunnel, anche di piccole dimensioni (1), e del tessuto non tessuto (2), può aumentare le possibilità di ottenere ortaggi per tutto l’anno ortaggi che si può traccogliere, di oltre 200 chili a testa tra I e II raccolto, dovrebbe coprire i fabbisogni di una famiglia di 6 persone e fornire prodotti suficienti pure per la conservazione (ad esempio pomodori, piselli, fagioli da sgusciare). Si potrebbe osservare che la quantità a persona, essendovi due bambini, potrebbe risultare un po’ troppo elevata, ma è da sottolineare ancora che parte degli ortaggi viene appositamente coltivata per essere conservata con diverse modalità. Va inoltre aggiunto che un regime alimentare ricco di ortaggi è più che positivo e consigliabile a tutte le età, anche se talora i bambini non li gradiscono molto (si veda a questo proposito l’articolo pubblicato su Vita in Campagna n. 9/2010, a pagina 73). La scelta degli ortaggi da coltivare Consultando la tabella e studiando gli esempi proposti potete progettare un orto adatto alle vostre esigenze Ortaggi. Come risulta dalla tabella pubblicata nelle pagine 10-11-12 e 13, la scelta degli ortaggi è assai ampia anche rinunciando alle colture indicate come facoltative. La tabella e i progetti graici dell’orto con le coltivazioni di I e II raccolto di pag. 8 e 9 rappresentano un esempio e una proposta da esaminare prima di passare all’attuazione deinitiva. Per rendere più facile questa attuazione, sarebbe utile e consigliabile, impiegando la tabella e prendendo come esempio i progetti graici, realizzare preventivamente un progetto grafico del proprio orto. Quantità producibili. La quantità di SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Alternare colture attuate a terra con altre coltivate su sostegni può ridurre un po’ la supericie necessaria, oppure aumentare le quantità prodotte Vi proponiamo un articolato piano di produzione e il relativo progetto di un orto, con colture di I e II raccolto, in grado di soddisfare le esigenze della famiglia La superficie complessiva si aggira sui 430 metri quadrati, di cui circa 70 sono costituiti dai percorsi tra un’aiola e l’altra; quindi effettivamente utilizzabili risultano essere circa 350 metri quadrati più un’aiola di 10 metri quadrati destinata, almeno in parte, alla produzione di piantine per il trapianto anche con l’impiego di protezioni. La supericie per l’attuazione delle seconde colture si aggira sui 170 metri quadrati. Sono stati presi in considerazione gli ortaggi maggiormente diffusi; nei progetti graici non sono perciò presenti le colture facoltative (melone, cocomero, fragola, asparago, cetriolino, cipolline, peperoncino). Alcune di queste possono però essere attuate negli spazi indicati sotto la voce «altri ortaggi» soprattutto quando si ritengono importanti per la conservazione (cipolline, cetriolino) o riscuotono il gradimento della famiglia o, ancora, sono legate a tradizioni alimentari locali (peperoncino sia piccante che dolce). Alcuni prodotti dell’orto che si ritengono meno utilizzati dalla famiglia si possono sostituire con altre piante orticole, oppure si possono inserire nella supericie coltivata contenendo un po’ lo spazio ad essi destinato. Quindi – sempre a seconda delle preferenze familiari – la supericie destinata ad alcuni ortaggi può venire ridotta ed essere invece aumentata per altri (ad esempio in II raccolto si può diminuire la supericie prevista per la catalogna e aumentare quella per cavoli cappucci o verze). Potrebbero poi venir prese in considerazione colture come la fava, le cime di rapa, la patata americana, l’arachide ed altre. Nel Meridione in particolare, ma pure nelle zone più miti del Centronord, si può inserire il carciofo. Le quantità prodotte in rapporto alla superficie coltivata sono indicative e spesso facilmente superabili. In particolare nelle colture da taglio (lattughe, cicorie) le quantità prodotte dipendono molto dal numero dei tagli eseguiti e dalle dimensioni delle foglie che si raccolgono. Anche per quanto riguarda il fagiolino nano le quantità possono aumentare, perché spesso negli orti familiari questo Continua a pag. 13 7 Progetto per la coltivazione di un orto I raccolto 1 19 Patata Patata 2 20 Patata Patata 3 21 Patata Patata 4 22 Patata Patata m1 m 0,2 5 23 Patata Pomoro da mensa 6 24 Pomoro da mensa Pomoro da mensa 7 25 Pomoro da conservare Pomoro da conservare 8 Pomoro da conservare 26 Pomoro da conservare Melanzana Melanzana 9 Peperone 27 Peperone Pisello Pisello 10 28 Pisello Pisello 11 29 Fagiolino nano Fagiolino nano 12 30 Fagiolo nano Fagiolo nano Lattuga a cappuccio 13 31 Lattuga da taglio Indivia riccia Fagiolo nano Zucchino 14 Zucca 32 Zucca Cetriolo Prezzemolo Rucola 15 Cipolla colorata 33 Cipolla bianca Aglio Aglio 16 Cavolo cappuccio Cicoria da taglio Basilico 34 Cicoria da taglio Spinacio Bietola da coste 17 Bietola da coste Bietola da orto Sedano Ravanello 35 Carota Cardo 18 Altri ortaggi 36 Piante aromatiche Altri ortaggi Aiola disponibile [1] m 0,2 m 10 N O E S m 10 Vi proponiamo il progetto di coltivazione di un orto familiare di circa 400 metri quadrati, in grado di fornire – tra colture di I e colture di II raccolto (cioè quelle attuate dopo avere, soprattutto nella prima parte dell’anno, coltivato altri ortaggi) – una produzione attorno ai 200 chilogrammi di ortaggi a persona e soddisfare i fabbisogni di prodotti freschi e di ortaggi destinati alla conservazione in varie forme (pomodori, piselli, fagioli da sgusciare, ecc.) di una famiglia di sei persone. [1] L’aiola n. 36 è stata lasciata libera e può essere utilizzata come vivaio, almeno in parte coperto, oppure per ampliare la supericie destinata ad altri ortaggi. 8 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 familiare di circa 400 metri quadrati II raccolto 1 19 Radicchio da cespo Radicchio da cespo 2 20 Radicchio da cespo Lattuga a cappuccio Lattuga da taglio Lattuga da taglio 3 Scarola 21 Scarola Indivia riccia Catalogna 4 Prezzemolo 22 Finocchio Rucola Ravanello Spinacio 5 23 Spinacio m 21,4 Cicoria da taglio Valerianella Altri ortaggi 6 24 7 25 8 26 9 27 Cavoliore Cavoliore 10 Cavolo broccolo 28 Cavolo broccolo Cavolo cappuccio Cavolo verza Bietola da coste 11 29 12 30 Bietola da orto Zucchino Fagiolo nano 13 31 Fagiolo nano Sedano 14 32 15 33 Fagiolino nano Fagiolino nano 16 34 Carota Altri ortaggi Porro 17 35 18 36 m 20,2 = ortaggio in coltura protetta (sotto tunnel di piccole dimensioni); = aiola libera in attesa di coltivazione. I disegni a colori rappresentano i singoli ortaggi in fase di coltivazione SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 9 Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone Ortaggio Supericie Supericie Quantità occorrente occorrente Periodo indicativo annua a di attuazione per il per il persona I raccolto II raccolto della coltura (kg) (m2) (m2) Periodo medio di utilizzazione Note Aglio 1 6 – Da metà ottobre a me- Tutto l’anno tà luglio Anguria (o cocomero) 6 8 – Da ine aprile ai pri- Da metà luglio ai Coltura facoltativa mi di settembre primi di settembre Asparago 2 23 – Pianta perenne 2,5 4 2 I raccolto: dai primi Da fine maggio a di marzo a metà giu- tutto l’inverno gno. II raccolto: da metà giugno a metà ottobre Basilico – 0,5 – Da ine aprile a ine Dai primi di giugno ottobre a ottobre Bietola da coste 5 4,5 3,5 I raccolto: da ine feb- Da aprile a novembraio a ine aprile-pri- bre-dicembre mi di maggio II raccolto: da metà giugno ino a novembre-dicembre Cardo 1 3 – Da metà aprile a di- Da novembre a gencembre naio Carota 5 7 5 I raccolto: da ine feb- Dai primi di giugno braio ino a parte del- a dicembre l’estate II raccolto: da metà giugno ino a dicembre Catalogna 4 – 9 Da metà maggio a no- Da luglio a novemvembre-dicembre bre-dicembre Cavoliore 4 – 9 Da metà maggio a no- Da settembre a novembre-dicembre vembre-dicembre Cavolo broccolo 2 – 6 Da metà maggio ino Da ottobre a mara marzo zo Cavolo cappuccio 4 4 3 Quasi tutto l’anno Cavolo verza 3 _ 6 Da metà maggio a me- Da metà settembre a marzo tà marzo 0,5 1,5 – Da ine aprile a metà Da ine giugno a me- Coltura facoltativa settembre tà settembre Cetriolo 2 3,5 – Da ine aprile a metà Da ine giugno a me- In coltura protetta le piansettembre tà settembre te si possono mettere a dimora nella 2ª metà di marzo e raccogliere nella 2ª metà di maggio Cicoria da taglio [*] e da cogliere 3 4,5 4,5 Semine possibili in Dai primi di marzo In coltura protetta si può pratica quasi tutto ai primi di dicem- raccogliere quasi tutto l’anno bre l’anno. [*] Compresa quella da cucinare Barbabietola da orto Cetriolino Da ine marzo alla Coltura facoltativa prima decade di giugno Da maggio a febbraio Continua 10 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone Ortaggio Supericie Supericie Quantità occorrente occorrente Periodo indicativo annua a di attuazione per il per il persona I raccolto II raccolto della coltura (kg) (m2) (m2) Periodo medio di utilizzazione Note Cipolla bianca 3 7 – Da ine febbraio a giu- Da ine maggio a nogno-luglio vembre Cipolla colorata 4 9 – Da ine febbraio a lu- Da luglio ad aprile glio-agosto 0,5 3 – Da ine febbraio a lu- Da luglio a febbraio Coltura facoltativa glio 16 16 [*] Nel progetto graico di pag. 8-9 è stata conteggiata la supericie del fagiolino nano 10 10 I raccolto: da metà aprile a metà luglio. II raccolto: da metà luglio a metà ottoDa metà giugno a bre ine ottobre-primi di I raccolto: da metà novembre aprile ad agosto. II raccolto: da metà giugno a ine ottobre - primi di novembre 16 16 [*] Nel progetto graico di pag. 8-9 è stata conteggiata la supericie del fagiolo nano 10 10 I raccolto: da metà aprile a ine luglio. II raccolto: da metà giugno ai primi di ot- Dalla prima decade tobre di luglio a metà otdi noI raccolto: da metà tobre-primi vembre aprile a ine agosto. II raccolto: da metà giugno a metà ottobre-primi di novembre Cipolline Fagiolino mangiatutto: – nano [*] 5 – rampicante Fagiolo da sgusciare: – nano [*] – rampicante 4 Fragola 2 9 – Finocchio 4 – 7,5 Da metà-ine luglio a Da ine settembre a metà novembre metà novembre Indivia riccia 3 4 4 I raccolto: da metà- Da metà-fine giuine aprile a luglio. gno a novembre II raccolto: da fine giugno-metà luglio a novembre 4,5 [*] 8 [*] 5 [*] Lattuga a cappuccio: classica, iceberg o brasiliana, batavia, romana Pianta perenne da rin- Da metà maggio a Coltura facoltativa. novare circa ogni due metà-ine giugno È possibile allungare anni molto il periodo di utilizzazione adottando varietà riiorenti, ed anticipare la raccolta di oltre un mese in coltura protetta I raccolto: dall’inizio-metà di marzo a metà giugno. II raccolto: da metà giugno a novembre Con appropriate tecniche e varietà da ine aprile a novembre Le raccolte si possono anticipare di 30-40 giorni in coltura protetta. [*] Quantità che si riferiscono alla cappuccina classica Continua SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 11 Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone Ortaggio Supericie Supericie Quantità occorrente occorrente Periodo indicativo annua a di attuazione per il per il persona I raccolto II raccolto della coltura (kg) (m2) (m2) Periodo medio di utilizzazione Note Lattuga da taglio e da cogliere 3 6 6 Semine continuative Da aprile a giugno In coltura protetta si può tranne nei periodi più e da metà settembre raccogliere già a febfreddi e più caldi a metà novembre braio e protrarre la produzione a fine dicembre-primi di gennaio Melanzana 7 10 – Da ine aprile (metà marzo in coltura protetta) a ine ottobreprimi di novembre Melone 4 10 – Da ine aprile ai primi Dalla seconda medi settembre (dalla se- tà di luglio ai primi conda metà di marzo di settembre in coltura protetta) Patata 40 90 – Da metà marzo a me- Tutto l’anno tà-ine luglio Peperoncino 0,5 1,5 – Vedi peperone (di so- (Vedi peperone). Coltura facoltativa. lito non si attua in col- Essiccato, tutto l’antura protetta) no 4 9 – Da ine aprile (da me- Da ine giugno-pri- La raccolta si può antità marzo in coltura mi di luglio ai pri- cipare di circa un mese protetta) a novembre mi di novembre sotto protezioni Pisello: – nano – mezza rama – rampicante 4 48 34 27 Pomodoro: – da mensa – da conserva 25 30 24 33 Porro 2 Peperone Prezzemolo Radicchi da cespo: chioggiotto, di Treviso, veronese, di Castelfranco, Pan di zucchero 1 4 – Da ine giugno-pri- La raccolta si può antimi di luglio a fine cipare di circa un mese ottobre-primi di no- sotto protezioni vembre Coltura facoltativa. La raccolta si può anticipare di circa un mese in coltura protetta Da ine febbraio-pri- Da fine maggio a Sono state prese in conmi di marzo a metà- tutto giugno siderazione le quantità ine giugno fornite dalle varietà mezza-rama – Da ine aprile (metà Da ine giugno-pri- Produzione anticipabimarzo in coltura pro- mi di luglio a metà- le anche più di un metetta tranne le varietà ine ottobre se sotto protezioni da conservare) a metà-ine ottobre 4,5 Da metà giugno a Da metà settembre Si può anticipare il tramarzo a marzo pianto anche di 30-40 giorni rispetto a metà giugno 1 Dai primi di marzo Da maggio in poi all’aprile dell’anno seguente 22 Da metà-fine mag- Da metà agosto a Superfici e quantità si gio a marzo a secon- metà marzo riferiscono al chiogda dei tipi giotto Adoperando protezioni si può raccogliere quasi tutto l’anno Ravanello 0,3 1,0 1,0 Si può attuare per Dopo 30-45 giorni buona parte dell’an- dalla semina no se si dispone di protezioni Rucola 0,5 1,5 1,5 Si può attuare per qua- Dai primi di marzo In coltura protetta si può si tutto l’anno se si di- ai primi di dicem- raccogliere quasi tutto spone di protezioni bre l’anno Continua 12 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone Ortaggio Supericie Supericie Quantità occorrente occorrente Periodo indicativo annua a di attuazione per il per il persona I raccolto II raccolto della coltura (kg) (m2) (m2) Periodo medio di utilizzazione Scarola 3 – 7,5 Da aprile-maggio i- Da ine giugno a dino a metà dicembre cembre Sedano 2 2,5 2,0 I raccolto: da aprile Da metà-ine maga luglio-agosto. gio a dicembre II raccolto: da metà luglio a dicembre Spinacio 5 6 12 I raccolto: da ine febbraio a giugno. II raccolto: da metà agosto a febbraiomarzo Valerianella 0,5 4,5 Note Da ine aprile a giugno. Da ine settembreprimi ottobre a febbraio-marzo Da metà agosto a di- Da ine settembre- In coltura protetta si può cembre-gennaio primi di ottobre a raccogliere ino a mardicembre-gennaio zo Zucca 4 8 – Da ine aprile-primi Da fine agosto a di maggio a ottobre marzo Zucchino 5 7 3 I raccolto: da fine Da giugno a metà Si può anticipare la proaprile a metà luglio ottobre duzione anche più di un (da metà marzo in colmese o ritardarla in coltura protetta). tura protetta II raccolto: dai primi di luglio a metà ottobre Altri ortaggi 4 18 7,5 Piante aromatiche – 2 – Segue da pag. 7 ortaggio si fa riiorire. Se si scelgono varietà rampicanti (fagiolo, fagiolino, pisello) si tenga presente che la supericie necessaria diminuisce oppure che aumentano i quantitativi prodotti. La supericie da destinare alle colture di secondo raccolto volendo potrebbe venire leggermente aumentata. In ogni caso la scelta deinitiva, sia dei tipi di ortaggio che della supericie da coltivare per ogni pianta orticola, dipende dalle preferenze della famiglia. La tabella serve proprio per orientare in modo più concreto le scelte, fornendo dati che spesso non sono facili da trovare anche nei manuali speciici. Le quantità consumate durante l’anno per singola persona sono solamente indicative, anche perché da un anno all’altro vi potrebbero essere alcune differenze dovute alle diverse scelte della famiglia oppure all’andamento climatico, SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 in base al quale alcuni ortaggi potrebbero produrre di più ed altri di meno. Va inine ricordato che il periodo di utilizzazione è diverso da quello di coltivazione. In molti casi l’impiego degli ortaggi (ad esempio aglio, cipolla, patata, zucca ed altri) può protrarsi anche per diversi mesi dopo la raccolta e la conclusione delle colture. La conservazione dei prodotti Molti ortaggi si possono conservare in un locale adatto, ma per ottenere l’autosuficienza alimentare è indispensabile dotarsi di un congelatore, oppure trasformare i prodotti (conserve, sottolio, sottaceto) Per poter disporre di ortaggi di propria produzione durante tutto l’anno è necessario riservare un po’ di tempo alla loro conservazione. A questo lavoro spesso si dedicano i nonni. Locale di conservazione. È essenziale poter usufruire di un locale che serva da magazzino in cui conservare i soli ortaggi, perché la presenza di altri prodotti – ad esempio salumi e formaggi – potrebbe conferire odori e sapori anomali e poco graditi a quanto immagazzinato; inoltre umidità e temperatura non si adatterebbero ai differenti prodotti presenti. Il magazzino deve essere poco luminoso e/o facilmente oscurabile e ben arieggiato, ma in cui l’umidità non risulti inferiore al 70%; per alcuni ortaggi (ad esempio le colture da foglia), l’umidità deve essere anche più elevata altrimenti vi è la possibilità di una loro veloce disidratazione. Per quanto riguarda le temperature, bisogna controllare prudenzialmente che d’inverno nel locale di conservazione non vadano sotto lo zero, anche se alcuni ortaggi potrebbero conservarsi con temperature attorno allo 0 o a –1 °C. 13 Qualora invece la temperatura del locale andasse abitualmente qualche grado sotto lo zero, non sarebbe opportuno conservarvi ortaggi perché potrebbero subire delle alterazioni che li renderebbero inutilizzabili. Tra le colture di largo consumo che di solito si immagazzinano nel periodo più freddo le patate vanno tenute a 4 °C, carote, aglio, cipolle, porri a 2-3 °C, cavoli, radicchi da cespo, sedani, inocchi a 2-4 °C (tutti e quattro si possono conservare anche a circa 0 °C), zucche a 1215 °C. Le patate americane (batate) vanno tenute a 15 °C. Congelazione degli ortaggi. Molto importante è pure disporre di un capiente congelatore in cui si possono conservare a lungo molti ortaggi, in genere già pronti per l’uso. La congelazione, ormai da tempo diffusa, è probabilmente il metodo più sicuro per attuare la conservazione. Richiede attenzione, cura e impegno nella fase di preparazione, tuttavia il tempo impiegato per preparare gli ortaggi da congelare si recupera abbondantemente quando si devono poi utilizzare in cucina. HPer saperne di più Per approfondire l’argomento orto vi segnaliamo le pubblicazioni «Progetto e realizzo il mio orto» e «Consigli pratici e ricette per conservare gli ortaggi», della collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si possono acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail: [email protected]) o utilizzando il coupon pubblicato a pag. 24. Per la coltivazione degli ortaggi, la difesa dai parassiti e per tutte le pratiche colturali che interessano l’orto vi rimandiamo alle informazioni contenu- 7 6 9 12 10 5 11 4 1 3 2 Il locale per la conservazione degli ortaggi. 1-Tavolo per la pulizia e la lavorazione degli ortaggi. 2-Coltelli diversi e tagliere. 3-Contenitori ove porre gli scarti della vegetazione. 4-Settore riservato all’imbianchimento di radicchi, cardi, ecc. su strato di sabbia. 5-Angolo destinato alla conservazione delle patate su uno strato di paglia. 6-Finestra con tenda di tessuto pesante per oscurare il locale. 7-Scaffali a più ripiani. 8-Vasi per le conserve. 9-Trecce di aglio. 10-Cassette per la conservazione degli ortaggi (cavoliori, radicchi ed altri). 11-Congelatore per la conservazione di lungo periodo. 12-Termometro per il controllo della temperatura e igrometro per il controllo dell’umidità te nei fascicoli bimestrali «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti l’orticoltura pubblicati su Vita in campagna. Inoltre segnaliamo alcuni articoli sulla conservazione degli ortaggi pubblicati negli ultimi anni: – Come conservare i peperoni e gli zucchini raccolti nell’orto familiare (n. 6/2006, pag. 64); – Quattro facili ricette per conservare i broccoli e i cavolfiori (n. 1/2007, pag. 82); – Come conservare sott’olio e sott’aceto le cipolline ed i inocchi (n. 2/2007, pag. 67); A sinistra. La possibilità di trasformare in vari modi gli ortaggi (conserve, sottoli, sottaceti, ecc.) ne prolunga di molto il periodo di consumo. A destra. La disponibilità di un congelatore consente di conservare a lungo molti ortaggi, in genere già pronti per l’uso 14 8 – Quattro facili ricette per conservare sott’olio e sott’aceto asparagi e cetriolini (n. 4/2007, pag. 76); – Tre facili ricette per realizzare in casa squisite confetture di fragola (n. 5/2007, pag. 74); – Cinque ricette per trasformare e conservare il re dell’orto: il pomodoro (n. 78/2007, pag. 68); – Tre facili ricette per conservare le fave sott’olio e sott’aceto (n. 3/2008, pag. 68); – Tre facili ricette per conservare sott’olio gli zucchini (n. 4/2008, pag. 72); – Come preparare appetitose giardiniere sott’olio, sott’aceto o in agrodolce (n. 5/2008, pag. 67); – Come preparare stuzzicanti conserve di melanzane, pomodori verdi e fagiolini (n. 6/2008, pag. 70); – I crauti, una vivanda che si ottiene dalla fermentazione del cavolo cappuccio (n. 10/2008, pag. 58); – Come preparare squisite confetture di carote (n. 1/2009, pag. 77); – Ottimi sottaceti e sottoli aromatizzati di peperoni (n. 2/2009, pag. 66); – Taccole sottolio, fagiolini e carote sottaceto (n. 4/2009, pag. 84); – Preparate confetture di anguria e di melone (n. 7-8/2009, pag. 62); – Come preparare deliziose conserve di zucca (n. 10/2009, pag. 70); – Come preparare squisiti sottaceti e sottoli con i porri e con il sedano (n. 3/2010, pag. 65). SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Un piccolo frutteto misto per il fabbisogno di frutta fresca e da conservare Ecco i consigli per partire con il piede giusto, ad iniziare dalla concimazione di fondo e dalla preparazione del terreno Per soddisfare queste esigenze ed impiantare un frutteto con varie specie di alberi da frutto occorre innanzi tutto scegliere un appezzamento adatto, che consenta possibilmente di disporre i ilari in direzione nord-sud, orientamento ideale per le piante da frutto. È inoltre necessario far effettuare un’analisi del terreno presso un laboratorio chimico (si possono chiedere informazioni a riguardo presso le rivendite di prodotti agricoli o presso i garden center) al ine di sapere per quali colture esso è idoneo. Ad esempio se il contenuto di calcare attivo del suolo è superiore al 4% non è possibile coltivare l’actinidia, o il pero su cotogno, o il pesco, a meno che quest’ultimo non sia innestato su portinnesti tolleranti, tipo il GF 677. Un buon laboratorio di analisi fornisce i valori trovati e quelli di riferimento, oltre che i suggerimenti di concimazione. Dopo di che si possono apportare al terreno gli elementi presenti in quan- 6m 6m 6m 4m 5m 7 3 5 3m 1 4m 1,5 m 4m 4m 6m 4m 6m 4m I preparativi per l’impianto 6m 1,5 m D ovendo impiantare una serie di alberi da frutto che possano fornire una produzione adeguata a una famiglia di 6 persone – quella del caso concreto di questa Guida – compresa la preparazione di confetture, succhi e sciroppati, possiamo stimare un fabbisogno giornaliero a persona di 400500 grammi. Il consumo di frutta potrebbe quindi aggirarsi, per una famiglia di 6 persone, sui 2,5-3 kg al giorno. 6 8 2 4 Progetto di un frutteto misto di drupacee e pomacee, con qualche pianta da frutto di altre specie impiegata per realizzare un ilare che separi i due gruppi. 1-Ciliegio (due piante). 2-Pesco e nettarina (cinque piante). 3-Albicocco (quattro piante). 4-Susino (cinque piante). 5-Filare diviso9 rio: kaki (una pianta), ico (una pianta), nespolo comune (una pianta), mandorlo (una pianta). 6-Melo (venti piante). 7-Pero (otto piante). 8-Actinidia (quattro piante femminili e una pianta maschile). 9Noce (una pianta coltivata isolata, al di fuori del piccolo frutteto, viste le elevate dimensioni che questo albero può raggiungere) tità troppo bassa o mancanti. In caso non sia possibile disporre di un’analisi del terreno è consigliabile effettuare, prima di lavorare il terreno, una concimazione di fondo apportando indicativamente, per una supericie di 1.000 metri quadrati: – letame bovino maturo, 60-70 quintali; – solfato di potassio-50, 40-50 kg; – perfosfato minerale-19 (o scorie Thomas), 40-50 kg. Si interrano i concimi con un’aratura leggera di circa 20 cm e successivamente si procede alla ripuntatura, da effettuare con un ripuntatore le cui ancore smuovano il terreno per 70 cm e oltre. Se possibile queste operazioni andrebbero eseguite in autunno o alcuni mesi prima dell’impianto. Prima di procedere all’impianto si deve effettuare un’erpicatura con un erpice rotante o a denti elastici, allo scopo di sminuzzare le zolle e rendere piano il terreno. Per tutte queste operazioni, se non si dispone di spandiconcime, aratro, ripuntatore ed erpice, occorre rivolgersi ad un contoterzista della zona. Naturalmente il piccolo frutteto può essere realizzato un po’ alla volta, anche nell’arco di alcuni anni; in questo caso le piante devono essere messe a dimora In terreni ben esposti a sud, con possibilità di irrigazione e utilizzando portinnesti adatti è possibile coltivare le principali specie di alberi da frutto ino ad un’altitudine di 600-700 metri Nel periodo primaverile-estivo la maggior parte delle specie da frutto necessita di irrigazione; occorre quindi provvedere alla realizzazione di un impianto irriguo a spruzzo o a goccia (nella foto) prelevando l’acqua da un pozzo o da una vasca di raccolta delle acque piovane SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 15 singolarmente, in buche realizzate come indicato nel supplemento de «i Lavori» di novembre-dicembre 1999, a pag. 6, scaricabile dal nostro sito www.vitain campagna.it/rdVic/9911006.asp La maggior parte delle specie da frutto necessita di molta acqua nel periodo primaverile-estivo, pertanto bisogna pensare a realizzare un impianto irriguo, il che comprende la costruzione di un pozzo o di una vasca di raccolta delle acque piovane. Il metodo di irrigazione migliore è quella localizzata a spruzzo o a goccia (vedi Vita in Campagna n. 5/2010, a pagina 33). Per l’acquisto delle piante da frutto e degli olivi delle varietà citate più avanti per ogni singola specie rivolgetevi al vostro vivaista di iducia o ai vivai consigliati a pag. 39 della «Guida ai servizi e vantaggi per gli abbonati», spedita con Vita in Campagna n. 2/2010. La scelta delle specie da frutto Si tratta soprattutto di drupacee e pomacee, con in mezzo un ilare divisorio formato da specie da frutto «minori» che non hanno particolari esigenze di difesa dai parassiti Prima della messa a dimora bisogna pensare alla forma di allevamento, dalla quale dipendono le distanze di impianto. Va subito precisato che le drupacee – pesco, susino, albicocco, ciliegio – vanno tenute divise dalle pomacee – melo, pero – poiché alcuni interventi itosanitari necessari per le une possono causare qualche problema alle altre. Tra drupacee e pomacee è utile quindi inserire una fila divisoria formata – a scelta – da nespolo comune, nespolo giapponese, kaki, melograno, cotogno, ico, mandorlo, ecc., specie cosiddette «minori», che non hanno particolari esigenze di difesa dai parassiti. Ciliegio Per le necessità dei sei componenti la famiglia dovrebbe essere sufficiente la produzione di due ciliegi. Vi proponiamo due varietà che hanno dimostrato di adattarsi bene a varie ambienti, dal Veneto alla Puglia; ognuna è autosterile (il polline non è capace di fecondare il iore che lo ha prodotto) ma si fecondano reciprocamente. Esse sono: – Giorgia (matura ai primi di giugno), varietà di medio vigore e molto produttiva; – Ferrovia (matura nella seconda metà di giugno), diffusissima in Puglia, di vigore medio. 16 Per le drupacee (ciliegio, pesco, susino, albicocco e mandorlo) consigliamo la forma di allevamento a vaso con tre branche (nel disegno la struttura di questa forma) Giorgia e Ferrovia si impollinano reciprocamente. Naturalmente in ogni regione si trovano varietà locali altrettanto dotate di eccellenti caratteristiche: così i Graioni in Piemonte, la Mora di Cazzano e il Durone nostrano nel Veronese, l’Anellone e la Mora di Vignola nel Modenese, la Malizia in Campania, e quindi possono essere fatte scelte diverse in base alla conoscenza che ciascuno può avere del comportamento di questa o quella varietà, dell’epoca di maturazione e del sapore dei frutti. Com’è noto, sono disponibili anche molte varietà autofertili ma queste di solito formano gruppi itti di ciliegie che vanno più facilmente soggette ad attacchi di monilia e quindi richiedono interventi di potatura e di difesa più impegnativi. Riguardo ai portinnesti, per non avere alberi troppo grandi e scomodi, può convenire il ciliegio di S. Lucia (o Malebbo) – preferendo la selezione S. L. 64 – se il terreno è magro; se invece il terreno è di medio impasto con buona fertilità e provvisto di irrigazione, allora conviene il Gisela 6. Per quanto riguarda la forma di allevamento, quella che oggi tende a diffondersi è il fusetto (che più precisamente è una piramide a palchi, vedi disegno qui a ianco); ma può essere interessante anche l’allevamento a vaso libero. Importante è calcolare bene le distanze di impianto, tenendo conto della circonferenza massima che può assumere la chioma quando l’albero è cresciuto. Se si allevano le piante a fusetto il ilare va posto a 5 metri da quello adiacente e le piante sulla ila alla distanza di 4 metri l’una dall’altra; se si allevano a vaso libero il ilare va posto a 6 metri da quello adiacente e le piante alla distanza di 6-7 metri l’una dall’altra. Riferendoci alle due varietà consi- gliate (Giorgia e Ferrovia), i loro alberi adulti allevati a fusetto possono fornire in media una produzione di circa 12 kg di ciliegie ciascuno, per un totale di 2425 kg; allevati a vaso libero possono arrivare a produrre 50 kg ciascuno. Pesco e nettarina Il pesco può essere coltivato ino ad una altitudine di 700 metri, in terreni ben esposti a sud, con possibilità di irrigazione e su portinnesti vigorosi. Consigliamo una fila di 5 alberi di pesco, posta a 6 metri dai ciliegi, ognuno di una varietà diversa, a maturazione scalare: – Rich May, pesca a polpa gialla (che matura nella terza decade di giugno); – Big Top, nettarina gialla (prima decade di luglio); – Maria Bianca, pesca bianca (seconda decade di luglio); – Elegant Lady, pesca gialla (terza decade di luglio); – Andross, percoca particolarmente adatta per sciroppati (matura nella prima decade di agosto). Il portinnesto adatto al nostro caso è il GF 677, vigoroso e che ben si adatta a differenti tipi di terreno compresi quelli ricchi di calcare attivo. Adottando la forma di allevamento a vaso con tre branche, le distanze di impianto sono, come abbiamo detto, di 6 metri dai ciliegi e dagli albicocchi, distanziando tra loro le piante di 3-4 metri. Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 50 kg, per un totale di 250 kg di frutti. Albicocco L’albicocco può essere coltivato ino ad una altitudine di 600-700 metri. Per le necessità di una famiglia di sei persone, a 6 metri dalla ila precedente e dalla seguente, è possibile coltivare 4 piante di questa specie, sempre con vaSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 rietà a maturazione scalare: – Carmen Top (matura nella prima decade di giugno), autofertile; – Tom Cot (matura nella seconda decade di giugno), autofertile; – Pisana (prima decade di luglio), autofertile; – Faralia (prima decade di luglio), autofertile; – Farbaly (seconda decade di agosto) autofertile. I portinnesti adatti sono Mirabolano 29C, Ishtara, Montclar. Suggeriamo anche in questo caso la forma di allevamento a vaso con tre branche, con distanze di impianto di 6 metri dalla ila precedente e seguente e di 3-4 metri tra le piante sulla ila. Ogni pianta in piena produzione può produrre 40-50 kg di frutti, per un totale di 160-200 kg di albicocche. Susino Questa specie può essere coltivata ino ad un’altitudine di 800 metri. Proponiamo di coltivare 5 piante di questa specie, sempre con varietà a maturazione scalare: – Firenze 90, varietà europea (matura nella prima decade di luglio); buoni impollinatori sono Sugar, Grossa di Felisio, President; – Regina Claudia Verde, varietà europea (seconda decade di luglio); buoni impollinatori sono Regina Claudia d’Olins, Ozark Premier, Santa Rosa, Friar; Per le pomacee (melo e pero) consigliamo la forma di allevamento a fusetto (nel disegno la struttura di questa forma) – Fortune, varietà cino-giapponese (prima decade di agosto); buoni impollinatori sono Friar, Santa Rosa, Laroda. – Stanley, varietà europea (seconda decade di settembre), autofertile; – President, varietà europea (seconda decade di settembre); Stanley e President si impollinano tra di loro e i loro frutti si prestano alla conservazione in vaso. Il portinnesto adatto al nostro caso è il Mirabolano 29C. Adottando la forma di allevamento a vaso con tre branche le distanze di impianto sono, anche per i susini, di 6 metri dalla ila precedente e seguente, e di 3-4 metri tra le piante sulla ila. Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 50 kg, per un totale di 250 kg di frutti. D A C Le specie adatte per il ilare che divide drupacee e pomacee Come già detto, a causa delle diverse esigenze per quanto riguarda gli interventi itosanitari, tra le drupacee e le pomacee è utile inserire una ila divisoria costituita da alcune piante (nel nostro progetto sono quattro e di specie diverse) scelte fra nespolo comune, nespolo giapponese (se le condizioni climatiche lo consentono), kaki (kaki tipo e kaki mela), melograno, cotogno, giuggiolo, azzeruolo, ico, mandorlo, ecc. Tutte queste specie non hanno parassiti particolarmente aggressivi per cui nella maggior parte dei casi non servono interventi chimici. Anche per queste piante possiamo impostare la forma di allevamento a vaso con tre branche; alcune specie a sviluppo ridotto, come il cotogno e l’azzeruolo, possono essere allevate a fusetto. Per quanto riguarda le distanze di impianto suggeriamo di collocare questa ila a 6 metri di distanza sia dalle drupacee che dalle pomacee, con piante sulla ila a 3-4 metri di distanza l’una dall’altra. Melo E B Il magazzino per la conservazione della frutta. Sopra. Locale per la conservazione di mele (A), noci (B), mandorle (C), vari tipi di frutta trasformata (confetture, frutta sciroppata ecc.) (D) e anche del kaki (E) se ben ventilato per scongiurare possibili attacchi di muffe. A destra. Deposito dei kiwi (F), ad esempio sotto un portico, in casse coperte da un telo di nailon nero. Occorre conservare questi frutti lontani dalle mele, le quali producono etilene, un gas che accelera la maturazione degli altri frutti (kiwi in particolare) SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 F La sua coltivazione può essere effettuata ino a oltre i 1.000 metri di altitudine purché l’impianto venga realizzato in posizioni soleggiate e vi sia possibilità di irrigazione. Proponiamo di realizzare due file, formate ciascuna da 10 piante, con due o tre piante per varietà, preferendo quelle resistenti alla ticchiolatura: – Sansa (matura nella terza decade di luglio); – Summerfree (prima decade di agosto); – Pinova (seconda decade di agosto); – Golden Orange (seconda decade di settembre); – Delorina (terza decade di settembre); – Florina (prima decade di ottobre; – Gold Rush (seconda decade di ottobre). 17 Per l’actinidia consigliamo la forma di allevamento a pergoletta (nel disegno la struttura di questa forma) Come portinnesti sono adatti quelli deboli, tipo l’M9. La forma di allevamento consigliata è quella a fusetto con piante sostenute da pali e ili. Le distanze di impianto adatte sono di 4 metri tra le due ile (restando però a 6 metri dalla ila di piante miste) e di metri 1,5 sulla ila. Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 20 kg; pertanto le nostre 20 piante di melo potranno produrre in totale circa 400 kg di frutti. cotogno e le sue selezioni (BA 29, Sydo, Cotogno EM C, ecc.) Anche per i peri la forma di allevamento consigliata è quella a fusetto, con piante sostenute da pali e ili. Le distanze di impianto sono di 4 metri dalla ila di meli, di 5 metri da quella di actinidia e di 1,5 metri tra le piante sulla ila. Ogni pianta in piena produzione può produrre 10-15 kg, per un totale di 80120 kg. Actinidia Pero Il pero può essere coltivato fino a 600-700 metri purché venga impiantato in posizioni soleggiate e con possibilità di irrigazione. Suggeriamo di realizzare una ila formata da 8 piante, 2 o 3 piante per varietà; quelle proponibili sono: – William (matura nella prima decade di agosto), impollinatori sono Conference, Kaiser, Passacrassana; – Conference (terza decade di agosto); impollinatori sono William, Kaiser; – Abate Fétel (prima decade di settembre); l’impollinatore è Kaiser; – Decana del Comizio (prima decade di settembre); impollinatori sono Conference, William. I portinnesti adatti sono il franco e il La coltivazione di questa specie può essere effettuata fino a 500-600 metri purché venga posta in posizioni soleggiate e con disponibilità di acqua. Suggeriamo di realizzare un filare costituito da 4 piante femminili e 1 pianta maschile. La varietà a frutto verde maggiormente coltivata è Hayward. Le piante femminili vanno impiantate con accanto un maschio impollinatore della varietà Matua o Tomuri. In alternativa, per garantire l’impollinazione si può innestare un ramo maschile su una pianta femminile, oppure, se occorresse aumentare la produzione di frutti, si può innestare un ramo femminile sulla pianta maschile (vedi Vita in Campagna n. 4/2010, a pag. 39). Per quanto riguarda la forma di allevamento si può realizzare un ila allevata a pergoletta con tralci che vengono legati verso il basso. Le distanze di impianto sono di 5 metri dalla fila precedente di peri e 3 metri sulla ila. Mediamente le piante di Hayward correttamente allevate possono fornire una produzione di 50 kg per albero per un totale di 200 kg di frutti con una conservabilità di circa 6 mesi. Noce da frutto Per integrare la produzione di frutta fresca con della frutta secca, proponiamo di mettere a dimora una pianta di noce isolata, al di fuori del piccolo frutteto, viste le elevate dimensioni che gli alberi di questa specie possono raggiungere. Consigliamo le varietà Noce di Sorrento per il Centro-sud e Franquette per il Centro-nord. Vi sono però alcune varietà locali (per esempio nel Nord la Bleggiana e la Feltrino) altrettanto interessanti. Come forma di allevamento consigliamo il vaso libero che, da adulto, può fornire una produzione variabile dai 15 ai 20 kg a seconda dell’entità dell’impollinazione. Il piccolo oliveto familiare Trenta piante di olivo di varietà adatte possono fornire tutto l’olio necessario per la mensa Per calcolare lo spazio totale da mettere a disposizione dell’olivo si tenga presente che, in base ai calcoli che vi proponiamo più avanti, si devono piantare 30 alberi. Una famiglia di 6 persone dovrebbe aver bisogno di 5-6 kg di olio al mese, dunque 60-70 kg di olio all’anno. Per l’olivo consigliamo alcune varie- Periodi di maturazione e conservazione in magazzino dei frutti delle specie consigliate Specie Ciliegio Pesco Albicocco Susino Kaki Fico Nespolo comune Mandorlo Melo Pero Actinidia Noce da frutto 18 gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov. dic. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 Un oliveto per la produzione di olio di oliva, costituito da trenta piante allevate a vaso cespugliato o a globo. Può essere impiegata un’unica varietà autofertile (Casaliva, Frantoio, Gentile di Larino, Maiatica di Ferrandina, Ogliarola messinese, ecc.), oppure si possono mettere a dimora due varietà autosterili ma che si impollinano reciprocamente (Grignan e Favarol, Leccino e Casaliva, Leccino e Pendolino, Coratina e Carolea, ecc.); in questo caso gli olivi della varietà impollinatrice conviene che vengano disposti come indicato nel disegno (sagome color verde scuro) 6m 5m tà che sono adatte all’ambiente di gruppi di regioni, anche se in ogni provincia e, talora, quasi in ogni territorio comunale esistono varietà tipiche del luogo.Fra le più adatte e meno esigenti, possiamo consigliare Grignan e Favarol per la collina veneta, Leccino e Casaliva per le aree dei grandi laghi settentrionali, Leccino e Pendolino per le regioni centrali, Coratina e Carolea per le aree del Meridione. Le varietà elencate, ad eccezione di Casaliva, sono autosterili e quindi esigono l’impollinazione incrociata; per questa ragione consigliamo di piantare due varietà. Se però si preferisce averne una sola, allora si deve necessariamente ricorrere ad una varietà autofertile, come la stessa Casaliva oppure per esempio Frantoio, o Gentile di Larino, o Maiatica di Ferrandina o Ogliarola messinese, che sono appunto autofertili. Per la scelta delle piante da acquistare è bene ricordare i consigli che ogni anno Vita in Campagna, con i suoi supplementi «i Lavori», fornisce. Per quanto riguarda la forma di allevamento, quella che riteniamo più adatta per il Centronord è il vaso cespugliato (vedi disegno qui a fianco), da guidare a poco a poco verso un vaso libero: in pratica le sue branche principali, simili a quelle di una vaso regolare policonico (cioè un albero le cui branche hanno forma di un cono), nell’albero adulto dovranno somigliare, viste dall’esterno, ad un albero di Natale, che ha in alto branchette corte e leggere e in basso branche laterali robuste ed espanse. Per il Meridione invece la forma più conveniente è il globo (vedi disegno qui a fianco), cioè una forma in cui la chioma è piena anche al centro per proteggere le branche dalle scottature del sole. Per quanto riguarda le distanze di impianto, si tenga conto che, allevando gli alberi in modo che la chioma risulti poco alta e molto espansa, cioè comoda soprattutto per la raccolta, essi vanno posti a metri 6 tra le ile e metri 5 sulla ila. Nel Settentrione, dove la luminosità può essere inferiore, può convenire au- mentare un po’ le distanze per evitare ombreggiamenti fra albero e albero. Un olivo adulto, ben coltivato e ben potato, può fornire una produzione media di 15 kg di olive che, con una resa del 15%, permettono di ottenere al frantoio 2,25 kg di olio. Bisogna dunque avere a disposizione il prodotto di 30 piante di olivo. HPer saperne di più Per approfondire l’argomento vi segnaliamo la «Guida illustrata alla progettazione di un piccolo frutteto familiare» (supplemento al n. 12/2002) e la «Guida illustrata alla coltivazione dell’olivo» (supplemento al n. 2/2010), che si possono acquistare contattando il Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 Fax 045 8012980 - E-mail: [email protected]). Vi segnaliamo inoltre la pubblicazione «Consigli pratici e ricette per conservare la frutta», della collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si può acquistare contattando il Servizio Abbonamenti o utilizzando il coupon pubblicato a pag. 24. Per la coltivazione degli alberi da frutto, la difesa dai parassiti e per tutte le pratiche colturali che interessano il piccolo frutteto vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti la frutticoltura pubblicati su Vita in campagna. Inoltre segnaliamo alcuni articoli sulla conservazione della frutta pubblicati negli ultimi anni: – Come preparare in casa tre tipi di confettura di mele (n. 9/2006, pag. 70); – Come preparare in casa quattro tipi di confettura di kiwi (n. 11/2006, pag. 62); – Quattro facili ricette per realizzare squisite confetture di albicocche e ciliegie (n. 6/2007, pag. 66); Con le olive prodotte nel piccolo oliveto famigliare è possibile ottenere olio di qualità per tutto l’anno – Tre facili ricette per realizzare in casa squisite confetture di ichi (n. 9/2007, pag. 76); – Come preparare in casa tre prelibate confetture di pere (n. 10/2007, pag. 75); – Tre facili ricette per realizzare in casa squisite confetture di kaki (n. 11/2007, pag. 68); – È estate, tempo di preparare deliziose confetture di pesche e di susine (n. 78/2008, pag. 58); – Come preparare quattro squisite mostarde (n. 10/2008, pag. 56); – Un buon sidro di mele fatto in casa (n. 12/2008, pag. 66); – Come preparare squisite gelatine di fragole, di susine (n. 5/2009, pag. 78); – Come preparare squisite gelatine di mele e d’uva (n. 6/2009, pag. 74); – Preparate albicocche e pesche sciroppate (n. 7-8/2009, pag. 62); – Olive verdi in salamoia (n. 11/2009, pag. 62); – Crema di noci speziata e confettura di mele con mandorle (n. 11/2009, pag. 62); – Ciliegie, albicocche e frutta sotto alcol e una zuppa di amarene (n. 6/2010, pag. 69). 19 Qualche utile consiglio tecnico a 2,5 m b a b 1m a coltivazione di un piccolo vigneto familiare costituisce una valida soluzione sia dal punto di vista estetico e funzionale (ad esempio quando viene realizzato un pergolato lungo il muro di casa, il quale ombreggiando può rinfrescare anche l’interno dell’abitazione nelle calde giornate estive), sia dal punto di vista produttivo, quando vengono allestiti appositi ilari, con la possibilità di degustare della buona uva durante il periodo estivo e di produrre uva da cui ottenere del buon vino (anche grazie alle indicazioni riportate ogni bimestre nei supplementi «i Lavori» di Vita in Campagna). 0,8 m L Il vigneto per la produzione di uva da vino e da tavola Uva da tavola Uva da vino Ecco alcuni cenni preliminari sulla scelta del portinnesto, la messa a dimora delle piantine, la scelta della forma di allevamento e l’installazione delle necessarie strutture di sostegno Scelta del portinnesto. Al momento dell’acquisto delle viti presso il vivaista riveste grande importanza la scelta del portinnesto, sia per le varietà da vino che per quelle da tavola, scelta legata ai requisiti di resistenza alla siccità (per questo vanno bene il 140 Ruggeri, il 1103 Paulsen, il 110 Richter), alla salinità (ottimo il 1103 Paulsen) e alla scarsa fertilità del terreno (bene il 140 Ruggeri, il 1103 Paulsen, il 779 Paulsen il K5BB e l’SO4). In alcuni ambienti viene richiesta anche una buona resistenza al calcare attivo del terreno e a questo scopo, oltre al 140 Ruggeri e al 1103 Paulsen, si presta Vigneto misto di uva da vino e da tavola di varietà a bacca bianca (a) e a bacca rossa (b). Le viti sono allevate a spalliera e potate a Guyot, con distanze di impianto di 2,5 metri tra le ile e di 0,8 metri sulla ila per l’uva da vino e di 2,5 metri tra le ile e 1 metro sulla ila per l’uva da tavola bene anche il 41 B. In ogni caso si deve scegliere materiale vivaistico garantito e si deve controllare che il mazzetto di barbatelle sia dotato di etichetta gialla o, se possibile, Anche il piccolo vigneto, di uva da vino e da tavola, impostato sul concetto di autosuficienza va preferibilmente collocato in terreni di media fertilità e ben esposti 20 di etichetta blu, a garanzia della sanità del materiale e del buon grado di selezione sia per il portinnesto che per la varietà, sia essa da vino o da tavola. Riguardo alla prenotazione e all’acquisto delle barbatelle, sia da vino che da tavola, nelle zone con viticoltura diffusa, ci si può tranquillamente rivolgere ai vivaisti della zona oppure ad agenzie o rivenditori collegati alla grandi strutture vivaistiche friulane e trentine. Viceversa, se ci si trova in zone isolate dal punto di vista viticolo, ci si può informare sulla disponibilità del materiale telefonando o scrivendo alla sede dei principali produttori italiani, i quali hanno punti di riferimento in tutte le province italiane. Potete trovare gli indirizzi a pag. 39 della «Guida ai servizi e vantaggi per gli abbonati», spedita con Vita in Campagna n.2/2010. Preparazione del terreno. Anzitutto va curata la sistemazione supericiale dei SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 terreni collinari, fondamentale per la regimazione delle acque e per la gestione del suolo e delle eventuali irrigazioni. Successivamente, meglio se si dispone di una recente analisi del terreno, si procederà alla concimazione di fondo, prima dell’aratura, con l’eventuale letamazione (400-500 quintali per ettaro di letame bovino maturo) e con dosi indicative di 7-8 quintali per ettaro di perfostato triplo-46 (oppure 15-17 quintali per ettaro di perfostato semplice-19) e di 4-5 quintali per ettaro di solfato di potassio-50 o clururo di potassio-60. Seguiranno l’aratura a 50-60 cm di profondità e le lavorazioni di afinamento poco prima della messa a dimora delle barbatelle. Messa a dimora delle viti. Una volta in possesso delle barbatelle le si deve tenute in un luogo adatto (fresco e con giusta umidità) a meno che esse vengano tenute dal vivaista stesso nella propria cella frigo ino al momento dell’impianto. Da febbraio a ine aprile-primi di maggio, quando il terreno presenta giusta umidità e con temperatura accettabile, è possibile metterle a dimora. Prima di procedere, è fondamentale, tenendo conto delle distanze d’impianto, tracciare i ilari e issare la posizione delle viti lungo la ila. Dati i numeri ridotti, l’impianto si può facilmente effettuare a mano, avvalendosi di una vanga o di una zappa per l’apertura delle buche entro le quali collocare le barbatelle che devono avere un apparato radicale di almeno 20-25 cm di lunghezza, quindi le buche devono avere dimensioni simili. Per i terreni più argillosi, al Nord in particolare, non sarebbe male aprire queste buche già in autunno, lasciando che il terreno subisca l’azione del gelo invernale per trovarlo ben preparato al momento dell’impianto a ine invernoinizio primavera. Inoltre, per facilitare l’attecchimento e il successivo sviluppo, conviene distribuire attorno alle radici, mescolandola col terreno, della torba di buona qualità. Successivamente, bisogna provvedere, manualmente o con mezzi meccanici speciici, a tenere pulito il terreno dalle infestanti. Forma di allevamento e distanze di impianto. La scelta delle distanze d’impianto, lungo il ilare in particolare, è dettata sia dalla forma di allevamento che si intende adottare, sia dalle caratteristiche della varietà. In particolare, per l’allevamento della vite vi consigliamo la spalliera (indipendentemente dal tipo di potatura a Guyot o a cordone speronato basso), la forma di allevamento più semplice e la SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 La forma di allevamento a spalliera con potatura a Guyot (nel disegno) rappresenta la scelta più semplice e conosciuta, adatta quindi ad un piccolo vigneto familiare per uva da vino e da tavola più indicata per la costituzione del piccolo vigneto familiare sia di uva da vino che da tavola. La forma di allevamento e di potatura a Guyot è stata dettagliatamente decritta in un articolo pubblicato su Vita in Campagna n. 12/2008, a pag. 28 (scaricabile dal sito http://www.vitaincampagna.it/ RdVic/0812026.asp), mentre la forma di allevamento e di potatura a cordone speronato è stata trattata in un articolo pubblicato sul n. 1/2009, pag. 31 (scaricabile dal sito http://www.vitaincampagna. it/RdVic/0901031.asp). Le distanze ottimali lungo la ila variano mediamente tra 70-90 cm per le varietà più deboli (Merlot, Montepulciano, Rondinella, Pinot bianco, Pinot Grigio, Inzolia, Garganega, ecc.), poste su portinnesti di medio vigore (420A, 3309, SO4, K5BB, ecc.) e 100-110 cm per quelle più vigorose, comprese quelle da tavola e con portinnesti vigorosi (1103 Paulsen, 140 Ruggeri). Riguardo alle distanze tra i ilari, si deve tenere conto del passaggio con motozappe, con attrezzi per il control- 1 lo delle infestanti o del manto erboso, con macchine per i trattamenti di difesa e con i mezzi per il trasporto dell’uva. Inoltre, si devono evitare i rischi di ombreggiamento tra i ilari a seguito di distanze interilari ridotte e di altezza elevata della chioma delle viti. Riteniamo quindi che una distanza tra i ilari di 2,5 metri sia quella più adatta. Per ragioni operative e, soprattutto, per evitare che i trattamenti tardivi (ad esempio antibotritici) effettuati sulle uve da vino o su quelle da tavola a maturazione tardiva possano inquinare le uve che vanno raccolte precocemente, è bene tenere ben distinte, lungo la ila, le varietà precoci dalle tardive. Inoltre, al ine di non interferire con altre colture, quali ortaggi e piante da frutto, in fase di difesa antiparassitaria, vanno mantenute le opportune distanze di sicurezza. Strutture di sostegno. La struttura di sostegno per le viti da impostare a spalliera richiede robusti pali in cemento armato e precompresso, oppure in legno di pino trattato e di castagno, o in 2 Per la produzione di buon vino, rosso e bianco, sono disponibili centinaia di varietà; limitandoci ad alcune più qualiicate, consigliamo Sangiovese (1), Cabernet sauvignon, oppure Syrah e Croatina, tra i vitigni a bacca rossa, e Garganega, Grillo (2), oppure Manzoni Bianco e Falanghina, tra le varietà a bacca bianca 21 acciaio zincato o acciaio cor-ten (autossidante), da porre alla distanza di 45 metri l’uno dall’altro lungo la ila e da interrare saldamente alla profondità di almeno 70 cm; alle testate vanno posti ancoraggi resistenti e profondi e palo di testata in cemento, in legno o in acciaio, di adeguate dimensioni. I ili di sostegno, in acciaio inox oppure in acciaio con protezione in zinco e alluminio, vanno stessi all’altezza di 70- 90 cm da terra quello portante (diametro di 1,8 mm se in acciaio inox o di mm 2,8 per il ilo in acciaio zincato) e all’altezza di 110-130 cm e di 150-180 cm da terra quelli delle due coppie che normalmente completano la struttura di sostegno della spalliera (ili in acciaio zincato con dimensioni di circa 1,8-2 mm). I ili accoppiati posti sopra il ilo portante è bene che siano mobili, cioè che si possano sganciare e riagganciare agli La struttura di sostegno del vigneto di uva da vino e da tavola prevede l’impiego di robusti pali di testata in cemento armato e precompresso (1), in legno o in acciaio, dotati di ancoraggi resistenti e profondi (2), e di pali intermedi in cemento armato, o in legno di pino trattato e di castagno, o in acciaio (3), da porre alla distanza di 4-5 metri l’uno dall’altro lungo la ila, interrati alla profondità di almeno 70 cm. Il sostegno delle viti viene garantito 3 da ili in acciaio inox o in acciaio con protezione in zinco e alluminio: quello portante va steso all’altezza di 70-90 cm da terra (4), mentre a 110-130 cm e a 150-180 cm da terra vanno poste due coppie di ili mobili (5 e 6) per l’inserimento dei germogli 6 in accrescimento. In caso di presenza dell’ala 1 5 gocciolante per 7 l’irrigazione a 4 goccia lungo il ilare, questa deve essere sostenuta da un altro ilo metallico steso a 50-70 cm da terra (7) 2 C A B D Per la produzione del vino e per la sua conservazione occorre disporre di una cantina attrezzata. A-Serbatoi semprepieni in acciaio. B-Damigiane. C-Deposito bottiglie. D-Nella stessa cantina è possibile conservare l’olio spremuto presso un oleiicio che opera in conto terzi dalle olive prodotte nell’oliveto familiare, purché il prodotto sia mantenuto in contenitori chiusi che non lascino passare la luce, ad esempio in acciaio 22 appositi accessori applicati sui pali, così che l’inserimento dei germogli in rapido accrescimento nel corso della primavera sia facilitato. In caso di presenza dell’ala gocciolante per l’irrigazione a goccia lungo il ilare, si può stendere un apposito ilo metallico, a sostegno della stessa, a 5070 cm da terra. Il vigneto per l’uva da vino Ecco il progetto di un piccolo vigneto che consente di produrre una modesta quantità di vino, il cui consumo fa parte della nostra migliore tradizione in ogni angolo d’Italia Una famiglia con quattro moderati consumatori di vino (circa 250-300 ml al giorno per persona, pari a due-tre bicchieri) ha un fabbisogno annuo di 380400 litri di vino. Scelta delle varietà Le varietà, tra quelle a bacca bianca e quelle a bacca rossa, di uva da vino oggi conosciute in Italia sono oltre duemila. In pratica, però, sono solo 350-400 quelle più diffuse e, fra esse, circa 250 quelle normalmente moltiplicate dai vivaisti, quindi le più utilizzate dai viticoltori. Riportiamo di seguito, in ordine alfabetico, le più importanti. Varietà a bacca bianca: Albana, Ansonica, Arneis, Bombino, Catarratto, Chardonnay, Cortese, Erbaluce, Falanghina, Fiano, Garganega, Greco, Grillo, Malvasia di Candia aromatica, Malvasia d’Istria, Manzoni bianco, Moscato Bianco, Moscato Giallo, Müller Thurgau, Passerina, Pignoletto, Pinot bianco, Pinot grigio, Prosecco (Glera), Ribolla, Riesling italico, Sauvignon, Tocai friulano (Friulano), Traminer aromatico, Trebbiano toscano, Trebbiano romagnolo, Verdicchio, Vermentino, Vernaccia di S.Gimignano, Zibibbo. Varietà a bacca rossa: Aglianico, Ancellotta, Barbera, Brachetto, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Cannonao, Carignano, Carmenère, Ciliegiolo, Corvina, Corvinone, Croatina, Dolcetto, Frappato, Freisa, Gaglioppo, Grignolino, Lambruschi vari (Sorbara, Salamino, Maestri, Marani, ecc.), Lagrein, Malvasia nera, Merlot, Montepulciano, Nebbiolo, Negro amaro, Nero d’Avola, Pignolo, Pinot nero, Primitivo, Refosco, Rondinella, Sagrantino, Sangiovese, Syrah, Teroldego, Uva di Troia. Tutti questi vitigni sono abbastanza conosciuti e godono di ampia diffusione sia tra i viticoltori che tra i vivaisti. TutSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 tavia, dovendo rispettare per ogni provincia italiana l’apposita autorizzazione alla coltivazione per vigneti di supericie superiore ai 1.000 metri quadrati, nell’elenco igurano vitigni conosciuti solo in alcune zone e altri praticamente diffusi ovunque. Caratteristiche dell’impianto Proponiamo di realizzare 8 ilari della lunghezza di 20 metri ciascuno, di cui 4 con 1-2 varietà a bacca bianca e 4 con 1-2 varietà a bacca rossa. In alternativa si possono realizzare 4 ilari della lunghezza di 40 metri, due con varietà a bacca bianca e due con vitigni a bacca rossa. Adottando le distanze d’impianto di metri 2,5 × 0,8, si mettono a dimora 25 piante per ilare nel primo caso o 50 piante per ilare nel secondo caso. Tra le varietà a bacca rossa, per la produzione di vini di buona struttura e alcolicità, in terreni vocati e ben esposti consigliamo Cabernet sauvignon e Sangiovese, oppure Syrah e Croatina. La produzione media è di kg 2,5 per ceppo per un totale di circa 250 kg di uva che, con resa in vino del 70-75%, corrisponde ad una produzione di 175-190 litri di buon vino rosso. Tra le varietà a bacca bianca consigliamo Garganega e Grillo, per vini di media struttura e alcolicità, con terreni vocati e ben esposti; oppure Falanghina e Manzoni bianco, per vini profumati, freschi, sapidi e di buona longevità. La produzione media è di kg 3 per ceppo per un totale di circa 300 kg di uva che, con resa in vino del 70-75%, corrisponde ad una produzione di 210-225 litri di buon vino bianco. Il vigneto per l’uva da tavola L’uva è anche un frutto buonissimo e salutare: ecco il progetto di un vigneto per il consumo familiare Per una famiglia di sei persone si può ipotizzare un consumo annuo di 115125 kg di uva da tavola, da consumarsi per lo più durante i mesi di luglio, agosto e settembre. Scelta delle varietà Le varietà, tra quelle a bacca bianca e quelle a bacca rossa, di uva da tavola oggi conosciute in Italia sono decine. Tuttavia, quelle più interessanti in quanto più facili da coltivare e, soprattutto, quelle più gustose sono solo una decina. La scelta della varietà dipende sopratSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 1 2 Per la produzione di uva da tavola di buona qualità è fondamentale puntare su varietà pregiate quali Matilde, Victoria (1), Sugraone e Italia, tra le bianche, e Black magic, Michele Palieri (2) e Crimson seedless tra le rosse rossa (due con semi e una apirena). Adottando le distanze d’impianto di metri 2,5 × 1 si mettono a dimora 12 piante per ilare. Tra le varietà a bacca bianca proponiamo, in ordine di maturazione: Matilde, Victoria, Sugraone seedless, Thompson seedless, Baresana. Tra le varietà a bacca rossa suggeriamo, sempre in ordine di maturazione: Black magic, Michele Palieri, Crimson seedless. Con una produzione media di kg 4,5-5 per ceppo, si otterranno 110-120 kg di uva. Un ilare di uva da tavola misto, con varietà a bacca rossa e a bacca bianca tutto dalle caratteristiche dell’ambiente (terreno e clima). Ecco di seguito le più diffuse, in ordine di maturazione: Matilde, Regina, Victoria e Italia, tra le uve bianche con seme; Black magic, Cardinal, Michele Palieri e Red Globe tra le varietà a bacca rossa con seme; Sugraone seedless, Thompson seedless, tra le uve apirene (senza semi) bianche; Crimson seedless tra le apirene (senza semi) rosse. Nel limite del possibile, vanno però considerate anche alcune piante di varietà tradizionali che meritano di essere salvaguardate, quali Baresana e Pizzutello bianco, così come è bene provare alcuni ceppi di nuove varietà quali Autumn seedless, Supernova, Summer royal e Autumn royal (bianca la prima, rosata la seconda e rosse le altre due, tutte apirene) che la ricerca ci ha messo a disposizione negli ultimi anni. Caratteristiche dell’impianto Proponiamo di realizzare 2 ilari della lunghezza di 12 metri ciascuno, con 24 piante complessivamente, pari a 3 ceppi per varietà, delle quali 5 a bacca bianca (tre con semi e due apirene) e 3 a bacca HPer saperne di più Per l’allevamento delle giovani viti, per la difesa dai parassiti e per tutte le pratiche colturali che interessano il piccolo vigneto vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti la viticoltura pubblicati su Vita in campagna. Per approfondire l’argomento vi segnaliamo: la «Guida illustrata alla coltivazione della vite per l’uva da vino» (supplemento al n. 10/1997); il libro «La coltivazione della vite» di Enzo Corazzina; la pubblicazione «Consigli pratici e attrezzature per farsi il vino», della collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna. Tutti si possono acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail: edizioni@infor matoreagrario.it); per la collana «Guide pratiche» si può utilizzare il coupon pubblicato a pag. 24. Inine, segnaliamo due articoli sulla trasformazione dell’uva da tavola: – Come preparare con l’uva ottime confetture e squisiti sottospirito (n. 9/2008, pag. 70); – Come preparare squisite gelatine di mele e d’uva (n. 6/2009, pag. 74). 23 Sconto 10% per gli abbonati Guide pratiche Riconoscere e cucinare le buone erbe Amaranto • Bardana • Borsa del pastore • Calendula dei campi Cardo mariano • Caselle • Chenopodio • Cicoria selvatica • Crispigni Finocchio selvatico • Malva • Ortica • Portulaca • Primula • Radichella Rucole selvatiche • Stellaria • Strigoli • Tarassaco • Viole Garanzia di riservatezza: tutte le informazioni riportate nel presente modulo sono assolutamente riservate e trattate secondo quanto previsto dal D.lgs 30/06/03 n. 196 (Codice della Privacy) Lo sconto sul prezzo di copertina è riservato unicamente agli abbonati a Vita in Campagna, L’Informatore Agrario e Mad. I prodotti saranno spediti per posta o su richiesta, per un recapito più veloce, a mezzo corriere (solo per l’Italia). FILO DIRETTO GRATUITO CON L’ESPERTO RICONOSCERE E CUCINARE LE BUONE ERBE PROGETTO E REALIZZO IL MIO ORTO di A. Rosati 96 PAGINE 131 ILLUSTRAZIONI Redazione di Vita in Campagna 112 PAGINE 180 ILLUSTRAZIONI Prezzo di copertina € 9,90 Per i nostri abbonati € 8,91 Prezzo di copertina € 10,90 Per i nostri abbonati € 9,81 CONSIGLI PRATICI E RICETTE PER CONSERVARE LA FRUTTA di R. Bacchella 72 PAGINE - 325 ILLUSTRAZIONI novità Guide pratiche Piante da frutto e vite la propagazione Semina • Pollone • Margotta • Propaggine • Talea Innesti a gemma • Innesti a marza • Altri tipi di innesto Quali metodi utilizzare per le specie da frutto più diffuse FILO DIRETTO GRATUITO CON L’ESPERTO CONSIGLI PRATICI E RICETTE PER CONSERVARE GLI ORTAGGI di R. Bacchella 64 PAGINE - 269 ILLUSTRAZIONI novità PIANTE DA FRUTTO E VITE LA PROPAGAZIONE Guide pratiche Coltivare senza problemi il tappeto erboso di G. Bargioni 96 PAGINE 224 ILLUSTRAZIONI Preparazione del terreno • Specie per il prato rustico Semina • Prato in rotoli • Controllo delle erbe infestanti Prevenzione delle malattie • Concimazione e cure Impianto di irrigazione • Macchine e attrezzature FILO DIRETTO GRATUITO CON L’ESPERTO Prezzo di copertina € 6,90 Per i nostri abbonati € 6,21 COLTIVARE SENZA PROBLEMI IL TAPPETO ERBOSO di S. Macolino, C. Cametti, A. Zenti 96 PAGINE - 129 ILLUSTRAZIONI Prezzo di copertina € 6,90 Per i nostri abbonati € 6,21 Prezzo di copertina € 9,90 Per i nostri abbonati € 8,91 Prezzo di copertina € 9,90 Per i nostri abbonati € 8,91 CONSIGLI PRATICI E ATTREZZATURE PER FARSI IL VINO L’AZIENDA AGRICOLA MULTIFUNZIONALE FARE SCUOLA IN FATTORIA Manuale di metodi e giochi per l’animazione didattica di G. Carcereri de Prati 144 PAGINE - 255 ILLUSTRAZIONI di M. Boschetti, G. Lo Surdo 128 PAGINE 82 ILLUSTRAZIONI Prezzo di copertina € 11,90 Per i nostri abbonati € 10,71 Prezzo di copertina € 10,90 Per i nostri abbonati € 9,81 Prezzo di copertina € 22,00 Per i nostri abbonati € 19,80 LA MIA CANTINA - IL VINO con 48 etichette per bottiglie LE MIE CONSERVE - LA FRUTTA con 96 etichette per vasetti 32 PAGINE 48 ETICHETTE ADESIVE IN 4 SOGGETTI DIVERSI 32 PAGINE 96 ETICHETTE ADESIVE IN 12 SOGGETTI DIVERSI LE MIE CONSERVE GLI ORTAGGI con 96 etichette per vasetti IN Prezzo di copertina € 5,90 Per i nostri abbonati € 5,31 Prezzo di copertina € 5,90 Per i nostri abbonati € 5,31 Prezzo di copertina € 5,90 Per i nostri abbonati € 5,31 Desidero ricevere i seguenti volumi (barrare ◻ ) di C. Bertazzoni 126 PAGINE - 40 ILLUSTRAZIONI 32 PAGINE - 96 ETICHETTE ADESIVE 12 SOGGETTI DIVERSI Quantità Prezzo unitario Prezzo totale ◻ 262-3 --◻ 261-6 --◻ 277-7 --◻ 276-0 --◻ 264-7 --◻ 263-0 --◻ 270-8 --◻ 259-3 --◻ 215-9 --◻ 275-3 --◻ 274-6 --◻ 273-9 --- Riconoscere e cucinare le buone erbe di A. Rosati Progetto e realizzo il mio orto Redazione di Vita in Campagna Consigli pratici e ricette per conservare gli ortaggi di R. Bacchella Consigli pratici e ricette per conservare la frutta di R. Bacchella Piante da frutto e vite - La propagazione di G. Bargioni Coltivare senza problemi il tappeto erboso di S. Macolino, C. Cametti, A. Zenti Consigli pratici e attrezzature per farsi il vino di G. Carcereri de Prati L’azienda agricola multifunzionale di M. Boschetti, G. Lo Surdo Fare scuola in fattoria di C. Bertazzoni La mia cantina - Il vino Le mie conserve - La frutta Le mie conserve - Gli ortaggi Se desidera la spedizione per POSTA aggiunga € 3,50 Modalità di pagamento (barrare la casella interessata ◻) Se desidera la spedizione per CORRIERE aggiunga € 5,50 ◻ Allego assegno non trasferibile intestato a Edizioni L’Informatore Agrario TOTALE EURO ◻ Allego fotocopia del versamento sul conto corrente postale n. 11484375 intestato a Edizioni L’Informatore Agrario Cognome _____________________________________________________________ ◻ Vi autorizzo ad addebitare l’importo sulla carta di credito Nome _________________________________________________________________ ◻ Visa ◻ Eurocard-Mastercard ◻ American Express N. 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Per gli altri animali – polli, faraone, tacchini, oche, anatre e conigli – sono previsti cicli di produzione di alcune settimane, organizzati in base alle necessità e alle preferenze familiari. Sono stati scelti ricoveri e attrezzature facili da realizzare e in grado di garantire il benessere degli animali. Nel nostro esempio studiato, per una famiglia di 6 persone, ipotizziamo un consumo annuo di: 1 maiale (da trasformare in insaccati e prodotti stagionati); 800 uova per uso fresco e per produrre pasta, dolci, ecc.; carni bianche fornite da conigli, avicoli (anatre e oche, faraone, tacchini e polli). Per ottenere queste produzioni occorre destinare a pascolo un’area di dimensioni adeguate e utilizzare delle strutture mobili, per le quali non è necessaria l’autorizzazione edilizia; più in particolare sono necessari: – un’arca per il maiale, con adiacente pascolo; – un pollaio per le galline ovaiole; – un’arca per gli avicoli terrestri; – un’arca per gli avicoli acquatici. L’area a pascolo Per rispettare le norme vigenti, la supericie utilizzata deve avere dimensioni suficienti a garantire lo smaltimento delle deiezioni prodotte dagli animali Per garantire lo smaltimento delle deiezioni, senza concimaia, è necessaria un’area di pascolo di circa 1.200 metri quadrati (metri 35 × 35). Le dimensioni del pascolo non hanno lo scopo di fornire alimenti agli animali ma quello di garantire la salubrità dei suoli e delle falde, con uno spargimento di azoto inferiore a 170 kg per ettaro all’anno. Questo modello di pascolo può pertanto essere realizzato anche in zone «vulnerabili» come i parchi naturali e le aree limitrofe ai iumi e alle falde. Più in particolare il maiale ha a disposizione un pascolo di 700 metri quadrati, le galline dispongono di un pascolo di 100 metri quadrati, i conigli di un pascolo di 100 metri quadrati, gli avicoli acquatici (anatre o oche) di un pascolo di circa 150 metri quadrati e gli avicoli terrestri (faraone o tacchini o polli) di SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 2 6 4 3 5 2 12 2 11 7 9 10 8 1 Su una supericie a pascolo di 1.200 metri quadrati, delimitata da un recinto (1) e ombreggiata da diversi alberi a foglia caduca (2), si possono allevare un buon numero di avicoli, di conigli e un maiale. Nell’area per gli avicunicoli sono previsti un pollaio per le galline ovaiole (3), un’arca per polli, faraone e tacchini (4), un’arca per anatre e oche (5) e una conigliera mobile (6). Nell’aera destinata al maiale, separata dalla precedente tramite una recinzione elettriicata per il contenimento dell’animale, sono previsti: un ricovero (7), una pozza per i bagni di fango (8), un’area asciutta su assi di legno (9) con mangiatoia (10), abbeveratoio (11) e rastrelliera per i foraggi (12) Le dimensioni dell’area a pascolo non hanno propriamente la funzione di fornire alimenti agli animali ma quella di garantire il rispetto delle norme in vigore sulla tutela della salubrità dei suoli e delle falde 25 un pascolo di 100 metri quadrati. Nel nostro esempio il pascolo è inserito in un’azienda più ampia e pertanto è necessario realizzare una recinzione, costituita da una rete a maglie di cm 5 × 5 allo scopo di evitare che gli animali danneggino le colture; nel nostro caso è suficiente una recinzione alta 1,5 metri. Solo per separare l’area destinata al pascolo del maiale da quella di pascolo degli avicoli viene realizzata una recinzione elettrica, sostenuta da pali in legno, con due ili collocati, il primo, a un’altezza di 40 cm da terra e il secondo ilo (o fascetta) 30 cm sopra il primo. In questo modo gli avicoli possono entrare nel pascolo riservato al maiale e ciò garantisce una perfetta complementarità tra le aree a pascolo delle diverse specie. Le galline ovaiole In un pollaio di legno un modesto gruppo di galline è in grado di soddisfare il fabbisogno di uova Il pollaio è costituito da un ricovero in legno di metri 2 × 2, occupato da 8 galline e un gallo; l’area a pascolo è di circa 100 metri quadrati e si estende dal ricovero per un raggio di circa 6 metri. Il pascolo delle galline si estende anche nell’area pascolo del maiale. Il pollaio è attrezzato con posatoi per circa il 50% della supericie, mentre la restante parte è ricoperta da uno strato di 10-15 cm di truciolo di legno. Le uova vengono deposte in un nido collettivo con raccolta esterna, caratteristica quest’ultima che facilita il lavoro e permette di non infastidire le galline. Il pollaio viene utilizzato permanen- 1 2 1-Il recinto esterno ha lo scopo di evitare che gli animali danneggino le colture; nel nostro caso è suficiente una recinzione costituita da una rete alta 1,5 metri. 2L’area destinata al pascolo degli avicoli e quella destinata al maiale sono divise da una recinzione elettrica, sostenuta da pali in legno, con due ili 40 e 70 cm da terra: in questo modo gli avicoli possono entrare nel pascolo riservato al maiale temente per ospitare le galline. La deposizione avviene da ottobre a giugno-luglio. Trascorso questo periodo le galline entrano in muta e la deposizione cessa per riprendere dopo circa tre mesi: durante questo tempo, pertanto, non si ha disponibilità di uova. Le galline producono per tre anni, dopo di che sono destinate alla mensa (giugno dell’ultimo anno di deposizione) e sostituite da un nuovo gruppo di pollastre (settembre) acquistate sul mercato. La presenza del gallo è necessaria per la fecondazione delle galline e contribuisce ad aumentare notevolmente il valore biologico (quantità e qualità delle proteine) delle uova. Il gallo viene acquistato ogni anno ad ottobre-novembre e destinato alla mensa il giugno successivo. Si considera di raccogliere annualmente, da ottobre a giugno-luglio, almeno 800 uova da destinare al consumo fresco e alla produzione di pasta e dolci. Un’arca per polli, faraone e tacchini Utilizzando un semplice ricovero in legno si può ottenere un’adeguata produzione di carne di ottima qualità Il pollaio per le galline ovaiole 26 L’arca per i polli, le faraone e i tacchini L’arca destinata ad ospitare gli avicoli terrestri – faraone, tacchini e polli – è costituita da un ricovero in legno di metri 2 × 2. L’area a pascolo è di circa 100 metri quadrati e si estende dal ricovero per un raggio di circa 6 metri. Il pascolo si estende anche nell’area pascolo del maiale. L’arca è attrezzata con posatoi che occupano circa tre quarti della supericie, mentre la restante parte è ricoperta da uno strato di 10-15 cm di truciolo di legno. Sono previsti due cicli di produzione all’anno con animali acquistati presSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 so rivenditori locali all’età di 4-6 settimane. All’arrivo in azienda, si devono rinchiudere gli avicoli all’interno dell’arca per circa una settimana (al ine di abituarli al nuovo ricovero e garantirsi il loro rientro notturno una volta liberati al pascolo per tutto il giorno), dopo di che li si deve liberare. In base alle preferenze possono essere allevati polli (10 per ogni ciclo), faraone (10 per ogni ciclo), oppure tacchini (5-6 per ogni ciclo). Sempre in base alle preferenze della famiglia possono essere realizzati due cicli di polli, un ciclo di polli e uno di faraone, oppure un ciclo di polli e uno di tacchini. Le anatre e le oche In un semplice ricovero, realizzato con balle di paglia, si possono allevare un discreto numero di palmipedi L’arca destinata ad ospitare avicoli acquatici – anatre o oche – è costituita da un ricovero in paglia che misura, internamente, metri 2 × 2. L’area a pascolo è di circa 150 metri quadrati e si estende dal ricovero per un raggio di circa 7 metri. Il pascolo si estende anche nell’area pascolo del maiale. L’arca, realizzata con balle di paglia ha il pavimento completamente ricoperto da truciolo di legno e paglia tritata. Sono previsti due cicli all’anno con animali acquistati presso rivenditori locali all’età di 3-5 settimane. All’arrivo in azienda i palmipedi vengono rinchiusi all’interno dell’arca per circa una settimana, dopo di che devono essere liberati al pascolo. In base alle preferenze possono essere allevate anatre (10 per ogni ciclo), op- L’arca per le anatre e le oche pure oche (4-5 per ogni ciclo). Sempre in base alle preferenze della famiglia possono essere realizzati due cicli di anatre, oppure un ciclo di anatre e uno di oche. I conigli Due cicli, ciascuno di dieci conigli sono suficienti a garantire il fabbisogno di questo tipo di carne La zona destinata all’allevamento dei conigli è un’area di circa 100 metri quadrati dove si prevede l’utilizzo di un’arca mobile, da poter agevolmente spostare. La presenza nel pascolo di altri animali (polli, anatre, faraone, ecc.) non ha nessuna controindicazione con il pascolo dei conigli. Sono previsti due cicli di produzione all’anno, ciascuno di 10 conigli acquistati all’età di circa 40 giorni presso rivenditori o allevatori locali di iducia. Dopo l’acquisto gli animali vengono sistemati all’interno dell’arca dove rimangono ino al raggiungimento della maturità. L’arca utilizzata per l’allevamento dei conigli misura circa metri 2 × 0,8 di base, per cm 60-90 di altezza e dispone di un abbeveratoio e una mangiatoia. Un quarto dell’arca costituisce la tana degli animali mentre la restante parte, tamponata in rete, ha la funzione di area pascolo. Per evitare la diffusione di malattie parassitarie (vermi e coccidi) l’arca va spostata ogni due giorni. Questi parassiti, infatti, si diffondono attraverso le deiezioni degli animali: queste diventano infestanti due giorni dopo l’evacuazione. Spostando l’arca ogni due giorni i conigli non corrono il rischio di ingerire erba infestata da uova o dagli oocisti dei coccidi. Dopo 20 spostamenti, cioè dopo 40 giorni, l’arca può tornare nel posto di partenza. Dopo questo periodo, infatti, le feci dei conigli hanno perso la maggior parte del potere infestante e l’igiene dell’allevamento è garantita. Arca mobile per l’allevamento dei conigli: un quarto della struttura costituisce la tana, mentre la restante parte, tamponata in rete, ha la funzione di area a pascolo; la conigliera dispone di un abbeveratoio e una mangiatoia. Per evitare la diffusione di malattie parassitarie va spostata ogni due giorni SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 27 1 2 Il maiale da ingrasso I salumi fanno parte della nostra tradizione: ecco come allevare il maiale che ci permetterà di produrli L’area destinata ad ospitare un maiale all’ingrasso è costituita da un pascolo di circa 700 metri quadrati separato dall’area pascolo degli avicoli da una recinzione elettrica; quest’area a pascolo viene utilizzata anche dagli avicoli allevati. All’interno dell’area a pascolo è collocata un’arca di metri 3 × 2 che ospita il maiale. Occorre prevedere una pozza di fango di 6 metri quadrati (metri 3 × 2) che l’animale possa utilizzare per difendersi dagli insetti e dai raggi solari. Nelle vicinanze dell’arca deve essere però presente anche una zona (metri 3 × 2) coperta da tavole di legno per favorire il riposo del maiale in una zona asciutta. Il maiale, infatti, utilizza volentieri le pozze di fango ma ama anche riposare in zone asciutte. La zona destinata all’allevamento del maiale è attrezzata con una mangiatoia, un abbeveratoio e una rastrelliera per i foraggi. Nel nostro esempio si acquista, a di- 1-L’arca per il ricovero del maiale. 2-Nell’area riservata al maiale occorre prevedere una pozza di fango che l’animale utilizza per difendersi dagli insetti e dai raggi solari. 3-Una zona coperta da tavole di legno favorisce il riposo del maiale all’asciutto; qui possono essere collocati mangiatoia, abbeveratoio e rastrelliera per i foraggi 3 cembre, un maiale del peso di 90-100 kg, nato in primavera (ine marzo). L’animale verrà destinato al macello nel successivo mese di novembre (a circa 20 mesi di vita) quando avrà raggiunto il peso di 220-250 kg: potrà fornire 170-190 kg di carne da trasformare in salumi (resa dell’80%). HPer saperne di più Per approfondire l’argomento vi segnaliamo la «Guida illustrata alla progettazione di un allevamento di avicunicoli e maiali» che si può acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamen- ti (Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 E-mail: [email protected]). Vi segnaliamo inoltre che entro il 2010 verrà pubblicato il libro «Realizzazione, gestione e cura del piccolo pollaio», della collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si potrà acquistare sempre contattando il Servizio Abbonamenti. Per la cura degli animali, la prevenzione delle malattie e per tutte le pratiche che interessano il piccolo allevamento vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti gli avicunicoli e i suini pubblicati su Vita in Campagna. Cicli di allevamento delle specie animali considerate Specie gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov. dic. Galline ovaiole Polli Anatre Oche Faraone Tacchini Conigli Maiale 28 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 La vacca e il vitello per la produzione di latte, formaggio e carne di qualità P erché non autoprodursi, allevando una vacca, del latte da bere o da trasformare in formaggio? E, contemporaneamente, allevare un vitello per la produzione di carne di qualità? È ciò che vogliamo aiutarvi a realizzare con questo articolo, partendo sempre dalle esigenze della nostra famiglia-tipo di sei persone. Per la realizzazione e la gestione di un piccolo allevamento occorre acquistare una bovina da latte di razza locale – Bruna Italiana, Reggiana o Pezzata Rossa Italiana [1] – la quale, fecondata con un toro di razza da carne, darà ogni anno un vitello meticcio da allevare per la carne. Per iniziare l’allevamento è preferibile acquistare una manza gravida, cioè una femmina di 21-23 mesi di età all’ottavo-nono mese di gravidanza. La bovina produce circa 25 kg al giorno di latte al momento della massima produzione; una parte del latte viene utilizzata per alimentare il vitello ino allo svezzamento, la parte rimanente viene destinata al consumo familiare diretto o alla trasformazione casalinga in formaggio. Il vitello viene svezzato a 75-80 giorni di vita e macellato successivamente a circa 280 kg di peso. L’organizzazione dell’allevamento Una piccola stalla e qualche ettaro di pascolo consentono di allevare una bovina da latte e il suo vitello L’allevamento si compone di una piccola stalla che accoglie la bovina e il vitello durante i mesi invernali e le giornate caratterizzate da tempo piovoso. 1 7 6 9 7 10 1 8 2 4 3 5 Allevamento della vacca e del vitello. 1-Stalla divisa in due locali separati, uno per la vacca e uno per il vitello. 2-Concimaia per il deposito del letame. 3-Mangiatoia con rastrelliera autocatturante. 4-Lettiera permanente in paglia. 5-Abbeveratoio automatico a tazza. 6-Pascolo. 7-Alberi per l’ombreggiamento. 8-Recinzione formata da paletti in legno o metallo distanziati tra loro 2-2,5 metri e triplo ilo elettriicato. 9-Mangiatoia portaieno da pascolo. 10-Abbeveratoio La bovina ha a disposizione uno spazio di 5 × 5 metri di lato che comprende una rastrelliera con dispositivo di autocattura e una costante disponibilità d’acqua. La lettiera è costituita da paglia che deve essere cambiata almeno una volta ogni due giorni. Per questioni di sicurezza è consigliabile prevedere vie di fuga all’interno della stalla in caso di atteggiamenti aggressivi degli animali. Sempre dal punto di vista della sicurezza, non è invece 2 necessario decornare il vitello (dato il ridotto periodo di allevamento). Il vitello viene alloggiato in un altro locale di 5 × 3 metri dove rimane coninato dal momento della nascita ino a 75-80 giorni di vita. Per i primi dieci giorni è necessario predisporre una lettiera in paglia (da cambiare frequentemente) e, possibilmente, una lampada a raggi infrarossi (di basso costo e di facile reperibilità in commercio) per riscaldare accuratamente il neonato. Entrambi i locali hanno accesso al 3 Per un piccolo allevamento per la produzione di latte e carne occorre acquistare una bovina da latte di razza locale, come la Bruna Italiana (1), la Reggiana (2) o la Pezzata Rossa Italiana (3); la bovina, fecondata con un toro di razza da carne, darà ogni anno un vitello meticcio da allevare per la carne SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 29 All’interno delle aree a pascolo è preferibile piantare alberi ad alto fusto e a crescita veloce (robinia, pioppo, ecc.), per l’ombreggiamento dei bovini, in particolare nel periodo estivo (si ricorda che la bovina sopporta temperature ambientali anche di –7-8 °C, ma soffre terribilmente temperature superiori ai 2526 °C con alti tassi di umidità). 1 1-Una rastrelliera con dispositivo di autocattura consente di bloccare la bovina in caso di necessità (mungitura, visita clinica, terapia, ecc.). 2-All’interno della stalla è necessaria una costante disponibilità d’acqua, garantita dalla presenza di vaschette con rifornimento automatico. 3-Nella parte della stalla destinata al vitello deve essere realizzato un box di metri 1,5 × 1,5 che accoglierà l’animale nei primi trenta giorni di vita; può anche essere costruito in modo molto semplice e spartano, ad esempio utilizzando dei bancali di legno, da togliere dopo un mese pascolo, di circa 1,5 ettari per la bovina e 0,5 ettaro per il vitello. Il pascolo viene sfruttato dalla bovina dal 15 marzo al primo novembre, mentre il restante appezzamento (in cui pascolerà poi il vitello) viene utilizzato per il primo taglio di ieno da effettuarsi durante la prima settimana di maggio. In seguito, il vitello avrà anch’esso libero accesso al pascolo ino all’autunno. L’utilizzo della supericie del pascolo del vitello per la ienagione permette di ottenere solo una parte del ieno, destinato alla fase di asciutta della bovina (vedi schema a pag. 31); per essere autosuficienti è dunque necessario disporre di un altro appezzamento di 1,8-2 ettari per la produzione di ieno. Ciò determina la necessità di disporre di un magazzino-ienile per 1 Il ciclo riproduttivo e produttivo della vacca 2 La bovina ha una precisa isiologia per quanto riguarda l’attività riproduttiva e la produzione di latte, che occorre conoscere e rispettare 3 la conservazione del ieno e del mangime. Nell’ultimo periodo il vitello subirà una fase di inissaggio in stalla prima della macellazione al peso di circa 280 kg. Nel pascolo è fondamentale la presenza di una mangiatoia portaieno e di un sistema di distribuzione dell’acqua, comuni ad entrambi gli appezzamenti. La bovina deve consumare il mangime sempre all’interno della stalla (va distribuito almeno tre volte al giorno): in questo modo risulta facilitata la cattura dell’animale per la mungitura e in caso di visita veterinaria e di eventuali trattamenti. Il pascolo è delimitato da un triplo ilo elettriicato (all’altezza di 50 cm, 85 cm e 120 cm) sorretto da paletti di legno o di metallo ogni 2-2,5 metri. 2 1-Il pascolo è delimitato da un triplo ilo elettriicato (all’altezza di 50 cm, 85 cm e 120 cm) sorretto da paletti di legno o di metallo ogni 2-2,5 metri. 2-Batteria per l’elettriicazione del recinto: ricaricata da un pannello solare, non richiede allacciamento alla rete elettrica 30 La bovina ha una precisa isiologia che regola la produzione di latte e l’attività riproduttiva ed è necessario controllare questi due aspetti in modo da ottenere un parto all’anno, circa a metà del mese di marzo (parto stagionale). La bovina ha una gestazione che dura circa 9 mesi, il calore si manifesta ogni 18-21 giorni e dura circa 10-24 ore. I primi sintomi di calore iniziano circa 20-25 giorni dopo il parto, ma è preferibile attendere almeno 50-60 giorni prima di far fecondare nuovamente la vacca; questo le permette di riprendere l’attività delle ovaie in modo ottimale e di adattare l’utero ad accogliere una nuova gravidanza. La vacca in calore si riconosce da variazioni del comportamento e da alcune modiiche anatomiche. In particolare la bovina in estro tende ad essere più vivace, curiosa e si avvicina maggiormente alle persone. Dal punto di vista isico presenta ingrossamento e arrossamento della vulva; in molti casi inoltre è possibile osservare un cospicua perdita di luidi limpidi di origine vaginale. La fecondazione della bovina viene effettuata dal veterinario mediante fecondazione artiiciale; la prima fecondazione viene effettuata quando la manza ha un’età di almeno 15-18 mesi; in seguito la vacca viene fecondata 60-80 giorni dopo il parto. La produzione di latte inizia subito dopo il parto e si può protrarre, grazie allo stimolo della mungitura (che simula la poppata del vitello), per parecchi mesi. Per i primi 5-8 giorni di lattazione il latte viene chiamato «colostro». Questo ha delle caratteristiche chimico-isiche completamente diverse dal latte normale che non permettono la caseiicazione o il consumo umano diretto, ma solo l’utilizzo nella dieta del vitello neonato. Dall’inizio della lattazione, circa 10 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 giorni dopo il parto il colostro si trasforma gradualmente in latte a tutti gli effetti. La massima produzione di latte si dovrebbe presentare circa 60-80 giorni dopo il parto («picco di lattazione»); la quantità prodotta poi si riduce gradualmente. Normalmente la bovina viene munta per circa 290-310 giorni poi si inizia forzatamente la fase di «asciutta». Questo è un periodo fondamentale perché permette alla bovina di ripristinare le riserve corporee e il tessuto mammario prima della nuova lattazione; inoltre questa fase di asciutta, della durata di circa 55-65 giorni, coincide con gli ultimi due mesi di gravidanza durante i quali si ha la maggior crescita del feto. Per ottenere buoni risultati è necessario controllare alcune fasi critiche: 1) il momento del parto e i primi 20 giorni di lattazione della vacca; 2) le fasi della mungitura; 3) la colostratura (somministrazione del colostro, cioè il primo latte prodotto dalla bovina dopo il parto, ricco di anticorpi) e lo svezzamento del vitello da carne. Parto. La bovina allevata in un allevamento semibrado (cioè in stalla nel periodo invernale e al pascolo per il resto dell’anno) solitamente partorisce da sola senza particolari problemi (non è raro il parto notturno). Possono presentarsi tuttavia situazioni in cui è necessaria l’assistenza al parto da parte del proprietario o del veterinario, in particolare in caso di torsione dell’utero o di dimensioni eccessive del vitello. La bovina deve sempre partorire in un ambiente tranquillo con paglia pulita e asciutta. Controlli sanitari dopo il parto. Durante la prima settimana la bovina deve iniziare la produzione di latte e nello stesso tempo attivare le proprie difese immunitarie contro le infezioni. Questo è il periodo di maggior rischio in partico- lare per possibili infezioni a carico della mammella e dell’apparato riproduttore. Un modo per mantenere sotto stretto controllo la bovina è misurare la temperatura corporea due volte al giorno (al momento della mungitura) prendendo come punto di riferimento il valore di 39,5 °C: se la temperatura è superiore allora la bovina è in uno stato febbricitante e deve essere subito visitata dal veterinario che prescriverà il trattamento farmacologico più idoneo. Fecondazione. La fecondazione artiiciale della bovina viene effettuata dal veterinario circa 60-80 giorni dopo il parto; è preferibile impiegare seme di toro di razza da carne (Piemontese, Bianca Blue Belga, Charolaise, Limousine o altre razze locali). È necessario prestare molta attenzione alla scelta del seme da utilizzare: si consiglia di chiedere al veterinario il seme di tori che diano origine a vitelli di piccole dimen- Esempio pratico delle varie fasi dell’allevamento di una vacca e di un vitello Fecondazione artificiale Picco di lattazione Parto Vacca Sospensione della mungitura Produzione di latte (lattazione) 15 marzo Parto Asciutta 15 maggio 5 giugno 15 gennaio 15 marzo Dopo il parto, che avviene a metà marzo (parto stagionale) inizia la produzione del latte che raggiunge il suo massimo («picco di lattazione») 60-80 giorni dopo il parto. A 50-60 giorni dal parto la vacca viene di nuovo fecondata artiicialmente ed inizia una nuova gravidanza. Dopo 10 mesi di lattazione (al settimo mese di gravidanza) si smette di mungere l’animale e si inizia forzatamente la fase di «asciutta», che si conclude due mesi dopo con il parto; ricomincia così il ciclo Nascita Colostratura Svezzamento Ingrasso Macellazione Finissaggio Vitello 15 marzo 22 marzo 5 giugno 30 novembre 1 novembre Dopo la nascita per sette giorni il vitello assume il primo latte («colostro»). All’inizio di giugno viene svezzato; successivamente viene allevato e ingrassato ino a raggiungere il peso di 280 kg (circa 250 giorni di vita); a ine novembre viene avviato alla macellazione Pascolo Allevamento vacca Stalla 15 marzo Allevamento vitello 1 novembre Stalla 15 marzo Pascolo 5 giugno 15 marzo Stalla 1 novembre 30 novembre La vacca ha libero accesso al pascolo da subito dopo il parto, con l’inizio della lattazione, ino all’inizio di novembre, quando viene ricoverata in stalla. Il vitello può accedere al pascolo a partire da 80-100 giorni di vita, a seconda della temperatura esterna e del suo stato di salute SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 31 È preferibile far fecondare la bovina da latte con il seme di un toro di razza da carne (Piemontese, Bianca Blue Belga, Charolaise, Limousine o altre razze locali) per ottenere un vitello meticcio. Nella foto: vitello meticcio Bruna × Bianca Blue Belga Mungitrice portatile ad alimentazione elettrica, con «pompa del vuoto», portacapezzoli e recipiente raccoglitore del latte sioni alla nascita. Questo è importante per facilitare il parto e, nello stesso tempo, non inluisce sui ritmi di crescita o sul peso alla macellazione. Circa 35-40 giorni dopo la fecondazione il veterinario deve intervenire per diagnosticare lo stato di gravidanza; in caso negativo occorre procedere ad una nuova inseminazione alla comparsa del calore successivo. Alimentazione della vacca in lattazione. L’alimentazione giornaliera della bovina è composta, durante la lattazione, da 10-11 kg di ieno (prato stabile + un po’ di ieno di erba medica acquistato) e da 4,5-6 kg di mangime da lattazione; inoltre va garantito un costante accesso al pascolo. Questa dieta si può mantenere fino alla fine del periodo produttivo (cioè ino all’asciutta), stando però attenti a non fare ingrassare troppo l’animale. In alternativa al mangime commerciale è possibile produrre un mangime azien dale miscelando farina di mais (40%), farina d’orzo (15%), farina d’estrazione di soia (30%) e buccette di soia (15%), con l’aggiunta di un integratore vitaminico-minerale solo quando le bovine non hanno accesso al pascolo, nel periodo invernale. Fase di «asciutta». L’inizio della fase di asciutta prevede il blocco repenti- 32 no della mungitura e il cambio brusco di razione alimentare; la bovina deve smettere di produrre latte nell’arco di due giorni. L’alimentazione giornaliera durante la fase di asciutta comprende 9-10 kg di ieno di prato stabile e 1,5-2 kg di mangime da asciutta. Inizialmente, per favorire il blocco della produzione di latte, è possibile sostituire la dieta da lattazione con paglia pulita senza aggiunta di mangime per circa 2-3 giorni per Dopo la mungitura occorre disinfettare i capezzoli con prodotti a base di iodio poi cominciare con la dieta da asciutta. Se durante il periodo di lattazione la bovina ha manifestato sintomi di mastite (goniore, dolore e arrossamento della mammella, talvolta febbre, calo della produzione di latte, cambio variabile della tonalità nella colorazione del latte) è possibile trattarla al momento della messa in asciutta (per questo fatevi seguire da un veterinario). Infatti in questo periodo l’antibiotico ha la massima eficacia (anche perché la mammella è a riposo) e non è necessario prestare attenzione ai «tempi di sospensione» del trattamento (vedi più avanti), in quanto non viene prodotto latte. Negli ultimi 20 giorni di asciutta è preferibile iniziare gradualmente la somministrazione del mangime da lattazione (un’aggiunta di circa 800 grammi alla settimana) ino ad arrivare a 2-2,5 kg il giorno precedente il parto. Questo supplemento di alimentazione permette l’adattamento del rumine alla dieta da lattazione e stimola l’appetito della bovina nei primi giorni dopo il parto. Mungitura. La mungitura viene effettuata due volte al giorno a distanza di circa 10-12 ore. La bovina viene immobilizzata grazie alla rastrelliera autocatturante e si utilizza una macchina mungitrice portatile ad alimentazione elettrica, comprendente «pompa del vuoto», quattro porta-capezzoli e un recipiente raccoglitore. Si potrebbe anche effettuare la mungitura manuale: questa operazione però richiede esperienza ed è più lenta. La mungitura manuale non ha controindicazioni purché sia effettuata con massima igiene e pulizia. È fondamentale prestare molta attenzione all’igiene e alla durata della mungitura. I capezzoli si devono pulire accuratamente con soluzione disinfettante prima della mungitura, utilizzando un panno a perdere e senza bagnare con acqua la mammella (è ammesso solo in caso di elevato grado di sporcizia, ma è necessario in seguito asciugare accuratamente i capezzoli). Dopo le operazioni preliminari di pulizia e disinfezione sopra descritte e dopo aver effettuato un massaggio della mammella, bisogna attendere circa 11,5 minuti prima di attaccare i portacapezzoli, in modo da permettere la diffusione dello stimolo nervoso che induce il rilascio di latte dalle cellule del tessuto mammario. Dopo circa 5-6 minuti di mungitura è possibile staccare i portacapezzoli. In seguito si effettua la disinfezione inale, di solito con prodotti a base di iodio. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 1 2 3 1-Nei primi dieci giorni di vita il vitello, posto nel box, deve avere a disposizione una lettiera in paglia, da cambiare frequentemente, e una lampada a raggi infrarossi, che consente di riscaldare il neonato. 2-Nei primi giorni della vita il piccolo può essere colpito da malattie respiratorie e da enteriti (nella foto): per limitare l’insorgenza di questi problemi è fondamentale prestare attenzione all’igiene dell’ambiente di allevamento. 3-Subito dopo la nascita è indispensabile disinfettare l’ombelico con un antibiotico spray In caso di trattamento farmacologico è importante prendere in considerazione i «tempi di sospensione», cioè del periodo che deve trascorrere dal momento del trattamento al consumo del latte. Questo perché la maggior parte dei farmaci per animali produttori di alimenti prevedono un periodo di tempo durante il quale il principio attivo si ritrova nelle carni o nel latte, che quindi non possono essere destinati in nessun caso all’alimentazione umana. Questi intervalli sono sempre indicati sulla confezione del farmaco o vengono segnalati dal veterinario che lo prescrive. L’allevamento del vitello Il periodo più critico per il vitello è quello immediatamente successivo alla nascita: in questa fase le cure e le attenzioni dell’allevatore devono essere costanti Cure al vitello neonato. Al momento della nascita il vitello pesa circa 4550 kg. La corretta gestione del neonato è basilare per la resa dell’allevamento familiare; questa è la fase più delicata della vita del vitello ed eventuali errori in questo periodo possono vaniicare tutti gli sforzi che sono stati necessari per arrivare al parto. Il vitello deve nascere in un ambiente molto pulito, asciutto e caldo. La maggior parte delle malattie che possono colpirlo in questa fase si possono riassumere in enteriti e patologie respiratorie; per limitare l’insorgenza di questi problemi è fondamentale prestare attenzione all’igiene dell’ambiente di allevamento (è fondamentale cambiare la paglia molto frequentemente e disinfettare l’ombelico con un antibiotico spray subito dopo la nascita), mantenere la giusta temperatura corporea (38,5-39 °C) (per mezzo di una lampada a raggi infrarossi) e fornire all’animale i mezzi adatti SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010 per combattere i microrganismi responsabili delle malattie, vale a dire la capacità di risposta immunitaria. Il vitello, infatti, a differenza del bambino, nasce senza nessuna copertura immunitaria, quindi per i primissimi giorni di vita gli anticorpi (o immunoglobuline) vengono forniti esclusivamente dal colostro. Entro le prime due-tre ore di vita è anche necessario somministrare una piccola parte di colostro, arrivando gradualmente a circa 3 litri prima della sesta ora dalla nascita. Il colostro deve avere un colore bianco-giallastro e deve essere distribuito, alla temperatura di 38-39 °C, con l’ausilio di un biberon o di un secchio munito di tettarella. È di fondamentale importanza rispettare i tempi indicati perché il colostro subisce rapidamente una variazione delle sue caratteristiche nutrizionali e l’intestino del vitello è in grado di assorbire interamente le immunoglobuline solo ino a circa 24 ore dopo la nascita; in seguito queste vengono digerite come proteine normali della dieta. Si deve somministrare il colostro 1 mantenendo diritto verso l’alto il collo del vitello: questo aiuta il liquido a scendere direttamente nello stomaco senza passare nel rumine (che in questo periodo di vita è piccolo e vuoto) dove causerebbe fermentazioni anomale e pericolose. Alimentazione e svezzamento del vitello (da 7 a 75-80 giorni di età). Dal settimo giorno inizia la somministrazione di latte materno partendo da una dose di 2,5 litri e crescendo di circa 0,5 litri ogni 10 kg di peso vivo dell’animale, ino ad un massimo di 6 litri di latte al giorno. Il vitello deve abituarsi da subito agli alimenti che dovrà ingerire in età adulta, pertanto deve sempre avere a disposizione acqua e ieno a volontà e un mangime da svezzamento somministrato a dosi crescenti partendo da 100-200 grammi al giorno e aumentando gradatamente man mano che il vitello cresce. Si considera pronto da svezzare un vitello che è in grado di ingerire circa 1 kg di mangime al giorno: a quel punto nell’arco di due-tre giorni si riduce il 2 È fondamentale che il vitello assuma il colostro entro le prime due-tre ore di vita, arrivando gradualmente a circa 3 litri prima della sesta ora dalla nascita. Il colostro può essere somministrato con l’ausilio di un biberon (1) o di un secchio munito di tettarella (2) 33 La bovina garantisce la produzione di latte genuino per il consumo della famiglia latte fino ad eliminarlo. A 75-80 giorni di vita (quando ha raggiunto il peso di 100 kg circa) il vitello svezzato viene liberato al pascolo. Ingrasso del vitello (da 75-80 a 220 giorni di età). L’alimentazione da ingrasso durante il periodo del pascolo prevede la somministrazione di ieno a volontà e di un mangime da ingrasso in quantità crescente da 1,5 kg ino a 4,5 kg al giorno (in due volte), oltre al pascolo. Finissaggio del vitello (da 220 a 250260 giorni di età). Durante le ultime 45 settimane di vita (all’incirca il mese di novembre) il vitello viene alloggiato solo in stalla dove gli viene somministrato ieno a volontà e 4,5-5 kg di mangime al giorno (in due volte), oltre al pascolo. L’animale viene inviato al macello a 260 giorni di età, al peso di 280 kg. Le produzioni La vacca e il vitello allevati come proposto garantiscono buon latte per il consumo fresco e per la produzione di formaggio, e carne di elevata qualità Una vacca allevata nel modo indicato produce in media 18-20 kg di latte al giorno per 290-300 giorni (50-60 quintali di latte all’anno). Di questi, 2 kg Il locale per la conservazione dei prodotti degli allevamenti. 1-Salumi ottenuti dalla carne del maiale. 2-Scaffale per la conservazione dei formaggi prodotti con il latte della vacca. 3-Congelatore per la conservazione prolungata delle carni degli avicoli, dei conigli e del vitello. 4-Cartoni contenenti le uova prodotte dalle galline 34 A seconda del periodo di lattazione, quindi della disponibilità maggiore o minore di latte, si dovrebbe valutare la possibilità di differenziare la produzione: formaggi stagionati al momento della maggior produzione di latte e formaggi freschi alla ine della lattazione al giorno vengono consumati dalla famiglia e, in media, 4,5 kg vengono somministrati al vitello per i primi 70-80 giorni di lattazione. Il rimanente viene destinato alla produzione di formaggio. A seconda del periodo di lattazione, quindi della disponibilità maggiore o minore di latte, si dovrebbe valutare la possibilità di differenziare la produzione (ad esempio formaggi stagionati al momento della maggior produzione di latte, formaggi freschi o solo consumo di latte al momento di ine lattazione). Mediamente possiamo stimare che possano essere destinati alla trasformazione in formaggi 14-15 kg di latte al giorno. Per 1 kg di formaggio fresco occorrono circa 6 kg di latte; per 1 kg di formaggio stagionato occorrono circa 9 kg di latte. L’allevamento proposto consentirebbe quindi di produrre in media 600 kg di formaggi, quantità molto al di sopra del fabbisogno della nostra famiglia-tipo di sei persone. Si consideri comunque che il latte eccedente può essere impiegato per la preparazione di pastoni per l’alimentazione del maiale; può inoltre essere utilizzato per la preparazione di pastoni da somministrare nella fase inale del ciclo di allevamento (ingrasso) di polli, anatre, oche e faraone. L’incremento di peso giornaliero medio del vitello, dalla nascita allo svezzamento, è di 0,6-0,7 kg al giorno. Nel periodo dallo svezzamento alla macellazione è di 0,9-1 kg al giorno. La resa in carne prevista è di circa il 55%; un vitello di 280 kg può fornire quindi 155 kg di carne [2]. [1] Per l’acquisto di animali di queste razze ci si può rivolgere alle Associazioni provinciali degli allevatori (Apa). [2] Nel caso in cui la produzione di latte, formaggi e carne rossa fosse ritenuta eccessiva, in alternativa all’allevamento bovino è possibile optare per un piccolo allevamento di capre; per questa attività rimandiamo alla serie di articoli pubblicati su Vita in Campagna a partire dal n. 5/2010. HPer saperne di più 1 2 3 4 Per approfondire l’argomento vi segnaliamo la «Guida illustrata al parto degli animali», supplemento al n. 12/1998, e un articolo sui minicaseiici pubblicato sul n. 11/2006, a pag. 34; entrambi si possono acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 - Email: [email protected]). Per la cura dei bovini, la prevenzione delle malattie e per tutte le pratiche che interessano il piccolo allevamento vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e agli articoli pubblicati su Vita in Campagna. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010