ortaggi - frutta vino - olio - latte - carni

Transcript

ortaggi - frutta vino - olio - latte - carni
10
ORTAGGI - FRUTTA
VINO - OLIO - LATTE - CARNI
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
2010
SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 10 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - OTTOBRE 2010 - ANNO XXVIII - ISSN 1120-3005 - MENSILE
YLghD2LJfKyPRMIz1VoeDeyXLQRdEsGEouzguiGi1WYAxKp/RwAkjQ==
Pollai e ricoveri per l'allevamento amatoriale
...naturale come quello di una volta
Prodotti su misura per l’allevamento estensivo di tipo mediterraneo
La Terenziani costruisce abitazioni per animali dal 1974 ed è
conosciuta nel mondo per la qualità dei suoi prodotti
La Terenziani ofre diverse soluzioni per l'allevamento amatoriale
e professionale degli animali da cortile, dando fondamentale
importanza a quelle caratteristiche che assicurano il massimo
benessere agli animali, la maggiore funzionalità e praticità
nell'utilizzo quotidiano di tali realizzazioni. Inoltre le abitazioni
per animali Terenziani sono di ottima fattura, gradevoli alla vista
e costruite con prodotti di eccellente qualità che ne assicurano
una lunga durata nel tempo
Tutti i prodotti Terenziani sono modulari e possono essere
ampliati anche nel tempo. Non arrugginiscono in quanto zincati e
la verniciatura non muta il suo aspetto nel tempo. Anche le parti
in legno sono trattate con impregnanti antimufa e antitarlo che
ne garantiscono una maggiore durata. Terenziani propone
soluzioni modulari personalizzabili per l'allevamento di galline,
polli, oche e anatre, pavoni, per conigli e lepri, colombi e tortore,
maiali, maialini vietnamiti, capre e pecore
La Terenziani, grazie alle tecnologie e all'esperienza sviluppate
negli anni è in grado di realizzare prodotti su misura in base alle
speciiche necessità di allevamento
Di seguito presentiamo alcune delle nostre realizzazioni e vi invitiamo a visitare il nostri sito internet all'indirizzo www.terenziani.it oppure
a contattare i nostri uici per maggiori informazioni e prezzi
Pollaio Corelli
Dimensioni 200x200x220/200 cm
Esempio di realizzazione di un pollaio Corelli da 200x200 cm
con recinto modulare da 200x300 cm posto su un lato.
Completo di mangiatoia, foraggera e x cm abbeveratoio
automatico collegabile alla rete idrica
Pollaio Bartok 1
Pollaio Bartok 2
Dimensioni 200x600x220/200 cm
Esempio di Pollaio modulare Bartok 2 nella versione da
200x600 cm con casetta nido da 200x200 cm e recinto da
200x400 cm. Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica
Recinto Victoria
Con casetta-nido a palaitta - Dim.: 200x300x220/200 cm
Dimensioni 385x385x118 cm
Bartok 1 è un pollaio completamente modulare composto
da recinto e da casetta nido rialzata a palaitta da
100x200x200 cm realizzata in compensato marino.
Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio
automatico collegabile alla rete idrica
Recinti modulari Vicroria componibili in qualsiasi
dimensione e con altezza di 118 cm oppure di 236 cm adatti
per l’allevamento di animali da cortile
Pascolo Nicolaus
Dimensioni 260x100x110/90 cm
Nicolaus è un parchetto per conigli composto da una
casetta nido da 100x60x 110 cm e da un recinto metallico
da 100x200x90 cm. Completo di mangiatoia, foraggera e
abbeveratoio automatico collegabile alla rete idrica
Parchetto Giacometti
Parchetto modulare per lo svezzamento di conigli
Dimensioni singolo modulo: 200x100x150 cm
In fotograia: Giacometti da 400x100x150 cm
Pollaio Arcadelt
Dimensioni 300x100x150/100 cm
Arcadelt è composto da un recinto metallico da
100x200x100 cm, e da una casetta nido rialzata a palaitta
da 100x100x150 cm realizzata in compensato marino.
Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio
automatico collegabile alla rete idrica
Colombaia Bizet
Dimensioni 300x100x150/100 cm
Colombaia modulare con tetto in pannello isotermico
In fotograia: Bizet da 200x200x220/200 cm
Marini
Gabbia da riproduzione per due fattrici
Dimensioni 160x180x160/130 cm
Tetto in pannello isotermico e nidi interni per la cattura.
Completo di mangiatoia, foraggera e abbeveratoio
via E. Montale, 53 - 25018 Montichiari (BS) Italia
tel. 030 964041 - fax 030 996 01 98 - e-mail: [email protected] - web: www.terenziani.it
Guida illustrata
alla produzione in proprio
degli alimenti per la famiglia
10
ORTAGGI - FRUTTA
VINO - OLIO - LATTE - CARNI
2010
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
a cura di:
Redazione (orto); Giovanni Rigo e Giorgio Bargioni (frutteto);
Enzo Corazzina (vigneto); Maurizio Arduin (allevamento avicunicoli e maiale);
Federico Rossi (allevamento bovini)
L’
SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 10 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - OTTOBRE 2010 - ANNO XXVIII - ISSN 1120-3005 - MENSILE
Molta verdura e frutta, carne senza
eccedere e vino con moderazione:
sono le indicazioni
per una sana alimentazione.
In questa Guida troverete
i suggerimenti per produrre
questi ed altri alimenti genuini.
alimentazione è un aspetto importante della vita: dal cibo che mangia
ognuno si aspetta che sia in grado di sostenere in modo adeguato l’organismo fornendo l’energia e gli elementi nutritivi indispensabili per vivere e
lavorare, che non danneggi la salute, che sia buono. Si vorrebbe, inine, che l’acquisto degli alimenti non pesasse troppo sul bilancio della famiglia.
Non sempre i cibi che si acquistano al supermercato soddisfano tutti questi requisiti, soprattutto l’aspetto economico: la lavorazione industriale, il confezionamento,
il trasporto aumentano, talvolta a dismisura, il costo dei prodotti e quindi il prezzo inale.
L’alternativa c’è: coltivare da soli gli ortaggi, gli alberi da frutto, le viti, gli olivi e
allevare gli animali che ci daranno gli alimenti necessari, o almeno una gran parte
di essi. Chi vive in campagna può raggiungere questo obiettivo utilizzando una supericie di terreno relativamente grande.
Con questa Guida illustrata Vita in Campagna vi insegna come organizzare una piccola azienda allo scopo di produrre gli alimenti essenziali per la vostra famiglia: ortaggi, frutta, vino, olio, latte e carne a «km zero».
Foto: © Mist - Fotolia.com (vino e botte)
Foto: © Vatanen - Fotolia.com (ortaggi)
VITA IN CAMPAGNA
Mensile di agricoltura part-time con la maggior
diffusione pagata in Italia (certificazione ADS)
Fondato da Alberto Rizzotti
Direttore Responsabile: Giorgio Vincenzi
Redazione: Giuseppe Cipriani, Silvio Caltran,
Alberto Locatelli
Indirizzo: Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona
Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009240
E-mail: [email protected]
Internet: www.vitaincampagna.it
Editore: Edizioni L’Informatore Agrario srl Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona
Presidente: Elena Rizzotti
Presidente onorario: Alberto Rizzotti
Amministratore delegato: Giuseppe Reali
Direttore commerciale: Luciano Grilli
Abbonamenti: C. P. 467 - 37100 Verona Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980
Internet: www.vitaincampagna.it/faq
Quote di abbonamento 2010 per l’Italia:
Vita in Campagna euro 40,00
(11 numeri + 11 supplementi)
Vita in Campagna + supplemento La Casa euro
45,00 (11 numeri + 15 supplementi)
Sono previste speciali quote di abbonamento
per studenti di ogni ordine e grado
Una copia euro 4,00 (arretrata il doppio,
per gli abbonati euro 6,00) più spese postali
Conto corrente postale n. 11024379
Pubblicità: Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona
Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009378
E-mail: [email protected]
Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana
Registrazione Tribunale Verona n. 552
del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1,
DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
Copyright © 2010 Vita in Campagna di
Edizioni L’Informatore Agrario srl
Vietata la riproduzione parziale o totale di testi
e illustrazioni - ISSN 1120-3005
Accertamenti
Diffusione Stampa
Certiicato n. 6661
dell’1/12/2009
4
Una Guida per produrre in proprio
buona parte degli alimenti per la famiglia
6
Per gli ortaggi, freschi e da conservare,
è suficiente una piccola supericie
15
Un piccolo frutteto misto per il fabbisogno
di frutta fresca e da conservare
20
Il vigneto per la produzione
di uva da vino e da tavola
25
L’allevamento di avicunicoli per le carni bianche
e di un maiale per i salumi
29
La vacca e il vitello per la produzione di latte,
formaggio e carne di qualità
Unione
Stampa
Periodica
Italiana
Vita in Campagna non è in vendita nelle
edicole, viene inviata solo su abbonamento
Questa Guida esce come supplemento del mensile «Vita in Campagna» n. 10/2010
La tiratura del presente numero è stata di 88.500 copie
Una Guida per produrre in proprio
buona parte degli alimenti per la famiglia
Q
uante volte, stanchi di consumare cibi «fatti in serie» acquistati al supermercato, vi è venuta
la voglia di produrre da soli nel
vostro spazio verde gli alimenti necessari alla famiglia, pensando che certamente ne avrebbero tratto giovamento la salute, la qualità dell’alimentazione e anche, perché no, la qualità della vita?
Un’utopia, un sogno? Noi pensiamo
che in parte sia possibile e con questa
Guida illustrata vi dimostreremo che disponendo di un po’ di terra e di qualche
struttura da adattare allo scopo e impegnandosi (assieme ai familiari) è possibile coltivare alberi da frutto, olivi, vite e ortaggi per ricavare frutta, verdura,
vino e olio, e allevare un piccolo numero di animali da cui ottenere latte, carne e uova per la mensa: il tutto in modo
razionale e corretto. È possibile, insomma, ricavare, se non tutto, buona parte
del necessario per vivere.
Per potervi dare delle indicazioni su
come organizzare la produzione in proprio di buona parte degli alimenti abbiamo preso in considerazione una famiglia costituita da due adulti, due bambini/adolescenti e due persone anziane. Su di essa abbiamo «tarato» il progetto di una piccola azienda part-time nella quale vengono prodotti frutta, ortaggi, vino, olio, carne, latte, ecc.
di cui questo gruppo di persone abbisogna in un anno.
Per riuscirvi ci siamo avvalsi, oltre
che dei nostri Collaboratori specializzati per quanto riguarda la tecnica e la
pratica operativa, dei preziosi consigli
del nostro Collaboratore Paolo Pigozzi,
medico nutrizionista, e dei dati sui fabbisogni alimentari proposti da una fonte
scientiicamente importante come l’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli
alimenti e la nutrizione), dati che si possono trovare sul sito Internet www.in
ran.it. Si tratta di una preziosa fonte di
informazioni che vi consigliamo di consultare se avete intenzione di predisporre un vostro progetto di autosuficienza
alimentare collegato anche a una corretta alimentazione.
È chiaro che il modello qui proposto è teorico e che ognuno lo potrà poi
modiicare, adattandolo alle proprie
esigenze di spazio e alle proprie convinzioni alimentari. Ad esempio, la
presenza contemporanea di un maiale e di un vitello per produrre carne
possono considerarsi un eccesso, ma
in un progetto teorico come il nostro
4
Il progetto è studiato per una famiglia di sei persone
era doveroso fornire le indicazioni di
allevamento di entrambi e lasciare a
voi la scelta per la quale optare.
Il nostro progetto
Partendo dalle indicazioni sopra citate abbiamo calcolato la supericie di terreno destinata ad ortaggi, piante da frutto, vite e il numero di animali necessari
per garantire alla famiglia l’autoapprovvigionamento dei diversi prodotti.
Abbiamo calcolato le produzioni
con un ampio margine, considerando
che una parte di esse può sempre andare perduta per danni da maltempo
o siccità, attacchi parassitari o malattie
e che, soprattutto per quanto riguarda
gli ortaggi e la frutta, una parte va inevitabilmente perduta con lo scarto.
Abbiamo tenuto conto anche del fatto che la nostra famiglia possa ricevere
ospiti e donare o barattare una piccola
parte dei prodotti della terra e degli allevamenti a parenti ed amici.
Ortaggi. Per il fabbisogno di ortaggi abbiamo calcolato che sia necessario
un orto di circa 400 metri quadrati (1): la
coltivazione di ortaggi in I e II raccolto
consente di produrre complessivamente oltre 1.000 kg di verdure varie, sia
da consumare fresche che da trasformare in conserve, sottoli, sottaceti, oppure
da conservare in congelatore tal quali o
precedentemente trattate.
Frutta. In un frutteto misto di circa 1.200 metri quadrati possono venire coltivati due ciliegi (2), cinque peschi
(3), quattro albicocchi (4), cinque susini
(5), un kaki (6), un ico (7), un nespolo
(8), un mandorlo (9), venti meli (10), otto peri (11), quattro piante femminili di
actinidia (più una pianta maschile) (12),
oltre ad un noce isolato (13); nel vigneto, un adeguato numero di viti garantisce la produzione di uva da tavola (14).
Complessivamente si possono portare sulla mensa e nella dispensa oltre
1.200 kg di prodotti. Anche in questo caso abbiamo considerato il fabbisogno di
frutta da conservare per il consumo invernale (sostanzialmente mele, kiwi e
frutta secca) e un congruo quantitativo
di frutta da trasformare in succhi, confetture e sciroppati.
Olio. Un oliveto di 900 metri quadrati (15) con trenta piante di olivo consente di produrre le olive da cui estrarre
i 60-70 kg di olio extravergine necessari
per la mensa della nostra famiglia-tipo.
Vino. Il vino fa parte della nostra
tradizione e, ipotizzando che le quattro persone adulte della famiglia consumino moderatamente questa bevanda, il
fabbisogno calcolato è di circa 380 litri:
le 200 viti coltivate nel vigneto (16) di
400 metri quadrati consentono di produrre l’uva da cui ricavare questa quantità di vino, tra bianco e rosso.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Carni bianche. Il fabbisogno di uova (800 all’anno) e di carne di avicoli e
di coniglio (100 kg all’anno) è garantito da un piccolo allevamento di 400-500
metri quadrati dotato di idonei ricoveri
per gli animali (17).
Carne suina. Anche il maiale trova
spazio nel nostro progetto (18): viene
proposto un allevamento in semilibertà
su un appezzamento di 700 metri quadrati accessibile anche agli animali di
bassa corte. Potrà fornire 170-190 kg di
carne da trasformare in salumi.
Carne bovina. Una vacca di una razza rustica da latte, fecondata con il seme
di un toro di razza da carne, genera ogni
anno un vitello meticcio (19) che da solo
produce 150 kg di carne rossa, quantitativo più che suficiente per la famiglia.
Per la vacca e il vitello sono necessari 2 ettari di pascolo e 1,8-2 ettari di prato che produca ieno per l’inverno (a meno che questo non venga acquistato all’esterno).
Latte e derivati. Dopo il parto la vacca (20) produce latte che viene in parte
utilizzato per l’alimentazione del vitello;
un paio di litri possono essere destinati al
consumo fresco e il resto alla produzione di formaggi freschi e stagionati. Il latte
prodotto in eccedenza può essere utilizzato per la preparazione di pastoni per l’alimentazione del maiale e degli avicoli nella fase inale del ciclo di allevamento.
Se la produzione di latte, formaggi e carne rossa fosse ritenuta eccessiva, in alternativa all’allevamento bovino è possibile optare per un piccolo allevamento di capre; per questa attività rimandiamo alla serie di articoli pubblicati su Vita in Campagna a partire dal
n. 5/2010.
Le strutture necessarie
Per la realizzazione di questo progetto servono alcune strutture: un magazzino per la lavorazione e la conservazione
degli ortaggi e delle conserve (21) dotato di un congelatore; un magazzino per
la frutta e le confetture (22); una cantina per i salumi e i formaggi, con un altro
congelatore per la conservazione delle
carni (23); una cantina per il vino (24);
una stalla per la vacca e il vitello (25);
un magazzino per il ieno, la paglia e i
mangimi (26); una concimaia (27).
E i cereali?
Non ci siamo dimenticati dei cereali per la produzione di pane e pasta, ma
trattandosi di coltivazioni impegnative,
che richiedono grandi superici e macchine e attrezzature costose, abbiamo
pensato che sia più conveniente per la
famiglia l’acquisto all’esterno di farine
e/o prodotti initi.
Chi, però, volesse cimentarsi nella coltivazione dei cereali può seguire le indicazioni fornite sui supplementi bimestrali
de «i Lavori», nella rubrica «Campo», e,
per la produzione di farine e di pane a livello casalingo, può consultare i seguenti
articoli pubblicati da Vita in Campagna:
– Un pane di Natale con le farine di frumento, segale e farro (n. 12/2002, a pagina 58);
– Eccovi il modo più semplice per fare
il pane bianco in casa (n. 5/2008, a pagina 70);
– Come produrre piccole quantità di farina a livello casalingo (n. 2/2010, a pagina 74).
6
7
5
4
2
10
8
11
12
9
3
14
16
23
21
15
13
22
24
1
17
E
S
25
19
N
18
O
26
27
20
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
5
Per gli ortaggi, freschi e da conservare,
è suficiente una piccola supericie
G
li ortaggi sono prodotti essenziali per una corretta alimentazione
ed essere autosuficienti è quindi
un vantaggio non solo dal punto di vista
economico.
I requisiti necessari
Il clima, il terreno, la disponibilità
d’acqua, l’esposizione sono fattori
decisivi per la buona riuscita
dell’orto familiare
Raggiungere l’autosufficienza per
una famiglia di sei persone (come quella presa in considerazione in questa Guida illustrata), per quanto riguarda la produzione di ortaggi, può essere un obiettivo conseguibile anche in un ambiente
collinare. In pianura si è, in media, più
avvantaggiati perché spesso è più agevole procurarsi l’acqua per l’irrigazione e
la posizione pianeggiante facilita l’esecuzione dei lavori.
Per coltivare un orto in collina è necessario che sussistano le condizioni di
seguito indicate.
Dimensioni dell’orto. Bisogna disporre di un appezzamento di terreno di
400 metri quadrati (un po’ più ampio di
quanto sarebbe necessario in un ambiente di pianura).
Clima. In genere il clima delle località di collina – in pratica le zone dove cresce la vite – è adatto alla coltivazione di
un numero molto elevato di ortaggi. Talora può essere più idoneo rispetto a quello della pianura perché in genere arieggiato, un po’ più fresco durante l’estate,
e meno umido (assenza quasi totale di
nebbie) e più soleggiato d’inverno.
Terreno. Sovente in collina la natura
del terreno non è tra le migliori per le
Un orto di circa 400 metri quadrati può fornire un’abbondante e assai varia produzione di ortaggi, da consumare freschi e da conservare, in grado di soddisfare
ampiamente le esigenze di una famiglia di sei persone
coltivazioni orticole; è quindi possibile,
dovendo scegliere l’appezzamento ritenuto migliore, che questo non sia vicinissimo all’abitazione, come sarebbe invece auspicabile. Talvolta può essere necessario coltivare gli ortaggi in due-tre
appezzamenti diversi più o meno distanti tra loro. L’importante tuttavia è che il
loro accesso risulti agevole e vi sia la
possibilità di irrigare.
Esposizione. L’orto deve comunque
trovarsi in pieno sole e lontano dall’ombra di alberi, cespugli, muri, fabbricati
che possano sottrargli luce.
Prevenzione dei danni causati da
animali. In parecchi casi è necessario
recintare l’orto per evitare che animali
allevati e/o selvatici possano danneggiare le colture in modo talora notevole.
La recinzione deve essere particolarmente robusta ed eficace quando la zona è frequentata da cinghiali (si veda anche l’articolo pubblicato di recente su
Vita in Campagna n. 9/2009 a pag. 53).
Irrigazione. È necessario avere la
possibilità di irrigare in modo continuativo, specialmente durante i mesi più
caldi. Questo aspetto può rappresentare
Anche in ambiente
collinare la possibilità
di irrigare è condizione
indispensabile
per la coltivazione
degli ortaggi
Per proteggere l’orto
dai danni che possono
provocare gli animali,
sia allevati che
selvatici, è spesso
necessario circondare
la supericie con
una recinzione
piuttosto solida
6
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
un limite in alcune aree; tuttavia attuando delle scelte, ad esempio non irrigando, o irrigando il minimo indispensabile, il giardino e destinando l’acqua disponibile alle colture orticole, si possono ottenere i risultati voluti.
Solo nelle località più siccitose, specialmente del Centro-sud e delle isole, dove è veramente dificile avere a disposizione acqua per irrigare, bisogna rinunciare a raccogliere nei mesi più caldi riducendo di conseguenza sia i tipi di ortaggi
sia le quantità ottenibili e quindi non raggiungendo a pieno l’autosuficienza.
Ricordiamo che il metodo di irrigazione più adatto per gli ortaggi è quello
a mezzo di manichette o di tubi forati
perché consente un notevole risparmio
d’acqua.
Protezioni. L’adozione di protezioni
(anche tunnel di piccole dimensioni, ad
es. metri 1 di larghezza e metri 0,8-1 di
altezza) può dimostrarsi molto utile specialmente nelle aree con gli inverni pù
freddi – ma non solo – al ine di proteggere dalle basse temperature, magari per
un breve periodo, alcuni ortaggi (ad
esempio sedano, inocchio), consentire
la raccolta di altri (ad esempio valerianella, prezzemolo), anticipare semine e
trapianti e, volendo, produrre alcune
piantine per il successivo trapianto (ad
esempio lattughe, cavoli).
Ugualmente utile può essere l’impiego del tessuto non tessuto, tanto per riparare dal freddo (ad esempio i radicchi
da cespo) che per proteggere le aiole, in
particolare quelle seminate, all’inizio
dell’attività produttiva, e soprattutto per
consentire una più veloce e omogenea
germinazione.
Ecco come utilizzare
la tabella e i progetti
1
2
L’adozione di tunnel, anche di piccole
dimensioni (1), e del tessuto non tessuto
(2), può aumentare le possibilità di ottenere ortaggi per tutto l’anno
ortaggi che si può traccogliere, di oltre
200 chili a testa tra I e II raccolto, dovrebbe coprire i fabbisogni di una famiglia
di 6 persone e fornire prodotti suficienti pure per la conservazione (ad esempio
pomodori, piselli, fagioli da sgusciare).
Si potrebbe osservare che la quantità a
persona, essendovi due bambini, potrebbe risultare un po’ troppo elevata, ma è da
sottolineare ancora che parte degli ortaggi viene appositamente coltivata per essere conservata con diverse modalità.
Va inoltre aggiunto che un regime alimentare ricco di ortaggi è più che positivo e consigliabile a tutte le età, anche se
talora i bambini non li gradiscono molto (si veda a questo proposito l’articolo pubblicato su Vita in Campagna n.
9/2010, a pagina 73).
La scelta degli ortaggi
da coltivare
Consultando la tabella e studiando
gli esempi proposti potete progettare
un orto adatto alle vostre esigenze
Ortaggi. Come risulta dalla tabella
pubblicata nelle pagine 10-11-12 e 13,
la scelta degli ortaggi è assai ampia anche rinunciando alle colture indicate come facoltative.
La tabella e i progetti graici dell’orto con le coltivazioni di I e II raccolto di
pag. 8 e 9 rappresentano un esempio e
una proposta da esaminare prima di passare all’attuazione deinitiva.
Per rendere più facile questa attuazione, sarebbe utile e consigliabile, impiegando la tabella e prendendo come
esempio i progetti graici, realizzare preventivamente un progetto grafico del
proprio orto.
Quantità producibili. La quantità di
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Alternare colture attuate a terra con altre coltivate su sostegni può ridurre un
po’ la supericie necessaria, oppure aumentare le quantità prodotte
Vi proponiamo un articolato piano
di produzione e il relativo progetto
di un orto, con colture di I e II
raccolto, in grado di soddisfare
le esigenze della famiglia
La superficie complessiva si aggira sui 430 metri quadrati, di cui circa 70
sono costituiti dai percorsi tra un’aiola e
l’altra; quindi effettivamente utilizzabili
risultano essere circa 350 metri quadrati
più un’aiola di 10 metri quadrati destinata, almeno in parte, alla produzione di
piantine per il trapianto anche con l’impiego di protezioni.
La supericie per l’attuazione delle
seconde colture si aggira sui 170 metri
quadrati.
Sono stati presi in considerazione gli
ortaggi maggiormente diffusi; nei progetti graici non sono perciò presenti le
colture facoltative (melone, cocomero,
fragola, asparago, cetriolino, cipolline,
peperoncino). Alcune di queste possono però essere attuate negli spazi indicati sotto la voce «altri ortaggi» soprattutto quando si ritengono importanti per
la conservazione (cipolline, cetriolino) o
riscuotono il gradimento della famiglia
o, ancora, sono legate a tradizioni alimentari locali (peperoncino sia piccante che dolce).
Alcuni prodotti dell’orto che si ritengono meno utilizzati dalla famiglia si
possono sostituire con altre piante orticole, oppure si possono inserire nella supericie coltivata contenendo un po’ lo
spazio ad essi destinato. Quindi – sempre a seconda delle preferenze familiari
– la supericie destinata ad alcuni ortaggi può venire ridotta ed essere invece aumentata per altri (ad esempio in II raccolto si può diminuire la supericie prevista per la catalogna e aumentare quella per cavoli cappucci o verze).
Potrebbero poi venir prese in considerazione colture come la fava, le cime
di rapa, la patata americana, l’arachide
ed altre. Nel Meridione in particolare,
ma pure nelle zone più miti del Centronord, si può inserire il carciofo.
Le quantità prodotte in rapporto alla
superficie coltivata sono indicative e
spesso facilmente superabili. In particolare nelle colture da taglio (lattughe, cicorie) le quantità prodotte dipendono molto
dal numero dei tagli eseguiti e dalle dimensioni delle foglie che si raccolgono.
Anche per quanto riguarda il fagiolino nano le quantità possono aumentare,
perché spesso negli orti familiari questo
Continua a pag. 13
7
Progetto per la coltivazione di un orto
I raccolto
1
19
Patata
Patata
2
20
Patata
Patata
3
21
Patata
Patata
4
22
Patata
Patata
m1
m 0,2
5
23
Patata
Pomoro da mensa
6
24
Pomoro da mensa
Pomoro da mensa
7
25
Pomoro da conservare
Pomoro da conservare
8
Pomoro da conservare
26
Pomoro da conservare
Melanzana
Melanzana
9
Peperone
27
Peperone
Pisello
Pisello
10
28
Pisello
Pisello
11
29
Fagiolino nano
Fagiolino nano
12
30
Fagiolo nano
Fagiolo nano Lattuga a cappuccio
13
31
Lattuga da taglio
Indivia riccia
Fagiolo nano
Zucchino
14
Zucca
32
Zucca
Cetriolo
Prezzemolo
Rucola
15
Cipolla colorata
33
Cipolla bianca
Aglio
Aglio
16
Cavolo cappuccio
Cicoria da taglio
Basilico
34
Cicoria da taglio
Spinacio
Bietola da coste
17
Bietola da coste Bietola da orto
Sedano
Ravanello
35
Carota
Cardo
18
Altri ortaggi
36
Piante aromatiche
Altri ortaggi
Aiola disponibile [1]
m 0,2
m 10
N
O
E
S
m 10
Vi proponiamo il progetto di coltivazione di un orto familiare di circa 400 metri quadrati, in grado di fornire – tra colture di I e colture di II raccolto (cioè quelle attuate dopo avere, soprattutto nella prima parte dell’anno, coltivato altri ortaggi) – una produzione attorno ai 200 chilogrammi di ortaggi a persona e soddisfare i fabbisogni di prodotti freschi e di ortaggi destinati alla conservazione in varie forme (pomodori, piselli,
fagioli da sgusciare, ecc.) di una famiglia di sei persone.
[1] L’aiola n. 36 è stata lasciata libera e può essere utilizzata come vivaio, almeno in parte coperto, oppure per ampliare
la supericie destinata ad altri ortaggi.
8
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
familiare di circa 400 metri quadrati
II raccolto
1
19
Radicchio da cespo
Radicchio da cespo
2
20
Radicchio da cespo Lattuga a cappuccio
Lattuga da taglio Lattuga da taglio
3
Scarola
21
Scarola
Indivia riccia
Catalogna
4
Prezzemolo
22
Finocchio
Rucola Ravanello Spinacio
5
23
Spinacio
m 21,4
Cicoria da taglio
Valerianella
Altri ortaggi
6
24
7
25
8
26
9
27
Cavoliore
Cavoliore
10
Cavolo broccolo
28
Cavolo broccolo Cavolo cappuccio
Cavolo verza
Bietola da coste
11
29
12
30
Bietola da orto
Zucchino
Fagiolo nano
13
31
Fagiolo nano
Sedano
14
32
15
33
Fagiolino nano
Fagiolino nano
16
34
Carota
Altri ortaggi
Porro
17
35
18
36
m 20,2
= ortaggio in coltura protetta (sotto tunnel di piccole dimensioni);
= aiola libera in attesa di coltivazione.
I disegni a colori rappresentano i singoli ortaggi in fase di coltivazione
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
9
Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone
Ortaggio
Supericie Supericie
Quantità occorrente
occorrente Periodo indicativo
annua a
di attuazione
per il
per
il
persona I raccolto II raccolto
della coltura
(kg)
(m2)
(m2)
Periodo
medio
di utilizzazione
Note
Aglio
1
6
–
Da metà ottobre a me- Tutto l’anno
tà luglio
Anguria
(o cocomero)
6
8
–
Da ine aprile ai pri- Da metà luglio ai Coltura facoltativa
mi di settembre
primi di settembre
Asparago
2
23
–
Pianta perenne
2,5
4
2
I raccolto: dai primi Da fine maggio a
di marzo a metà giu- tutto l’inverno
gno.
II raccolto: da metà
giugno a metà ottobre
Basilico
–
0,5
–
Da ine aprile a ine Dai primi di giugno
ottobre
a ottobre
Bietola da coste
5
4,5
3,5
I raccolto: da ine feb- Da aprile a novembraio a ine aprile-pri- bre-dicembre
mi di maggio
II raccolto: da metà
giugno ino a novembre-dicembre
Cardo
1
3
–
Da metà aprile a di- Da novembre a gencembre
naio
Carota
5
7
5
I raccolto: da ine feb- Dai primi di giugno
braio ino a parte del- a dicembre
l’estate
II raccolto: da metà
giugno ino a dicembre
Catalogna
4
–
9
Da metà maggio a no- Da luglio a novemvembre-dicembre
bre-dicembre
Cavoliore
4
–
9
Da metà maggio a no- Da settembre a novembre-dicembre
vembre-dicembre
Cavolo broccolo
2
–
6
Da metà maggio ino Da ottobre a mara marzo
zo
Cavolo cappuccio
4
4
3
Quasi tutto l’anno
Cavolo verza
3
_
6
Da metà maggio a me- Da metà settembre
a marzo
tà marzo
0,5
1,5
–
Da ine aprile a metà Da ine giugno a me- Coltura facoltativa
settembre
tà settembre
Cetriolo
2
3,5
–
Da ine aprile a metà Da ine giugno a me- In coltura protetta le piansettembre
tà settembre
te si possono mettere a
dimora nella 2ª metà di
marzo e raccogliere nella 2ª metà di maggio
Cicoria
da taglio [*]
e da cogliere
3
4,5
4,5
Semine possibili in Dai primi di marzo In coltura protetta si può
pratica quasi tutto ai primi di dicem- raccogliere quasi tutto
l’anno
bre
l’anno.
[*] Compresa quella da
cucinare
Barbabietola
da orto
Cetriolino
Da ine marzo alla Coltura facoltativa
prima decade di giugno
Da maggio a febbraio
Continua
10
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone
Ortaggio
Supericie Supericie
Quantità occorrente
occorrente Periodo indicativo
annua a
di attuazione
per il
per
il
persona I raccolto II raccolto
della coltura
(kg)
(m2)
(m2)
Periodo
medio
di utilizzazione
Note
Cipolla bianca
3
7
–
Da ine febbraio a giu- Da ine maggio a nogno-luglio
vembre
Cipolla colorata
4
9
–
Da ine febbraio a lu- Da luglio ad aprile
glio-agosto
0,5
3
–
Da ine febbraio a lu- Da luglio a febbraio Coltura facoltativa
glio
16
16
[*] Nel progetto graico
di pag. 8-9 è stata conteggiata la supericie del
fagiolino nano
10
10
I raccolto: da metà
aprile a metà luglio.
II raccolto: da metà
luglio a metà ottoDa metà giugno a
bre
ine ottobre-primi di
I raccolto: da metà novembre
aprile ad agosto.
II raccolto: da metà
giugno a ine ottobre
- primi di novembre
16
16
[*] Nel progetto graico
di pag. 8-9 è stata conteggiata la supericie del
fagiolo nano
10
10
I raccolto: da metà
aprile a ine luglio.
II raccolto: da metà
giugno ai primi di ot- Dalla prima decade
tobre
di luglio a metà otdi noI raccolto: da metà tobre-primi
vembre
aprile a ine agosto.
II raccolto: da metà
giugno a metà ottobre-primi di novembre
Cipolline
Fagiolino mangiatutto:
– nano [*]
5
– rampicante
Fagiolo da sgusciare:
– nano [*]
– rampicante
4
Fragola
2
9
–
Finocchio
4
–
7,5
Da metà-ine luglio a Da ine settembre a
metà novembre
metà novembre
Indivia riccia
3
4
4
I raccolto: da metà- Da metà-fine giuine aprile a luglio. gno a novembre
II raccolto: da fine
giugno-metà luglio a
novembre
4,5 [*]
8 [*]
5 [*]
Lattuga a
cappuccio:
classica, iceberg
o brasiliana,
batavia, romana
Pianta perenne da rin- Da metà maggio a Coltura facoltativa.
novare circa ogni due metà-ine giugno È possibile allungare
anni
molto il periodo di utilizzazione adottando varietà riiorenti, ed anticipare la raccolta di oltre un mese in coltura
protetta
I raccolto: dall’inizio-metà di marzo a
metà giugno.
II raccolto: da metà
giugno a novembre
Con appropriate tecniche e varietà da ine aprile a novembre
Le raccolte si possono
anticipare di 30-40 giorni in coltura protetta.
[*] Quantità che si riferiscono alla cappuccina
classica
Continua
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
11
Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone
Ortaggio
Supericie Supericie
Quantità occorrente
occorrente Periodo indicativo
annua a
di attuazione
per il
per
il
persona I raccolto II raccolto
della coltura
(kg)
(m2)
(m2)
Periodo
medio
di utilizzazione
Note
Lattuga
da taglio e
da cogliere
3
6
6
Semine continuative Da aprile a giugno In coltura protetta si può
tranne nei periodi più e da metà settembre raccogliere già a febfreddi e più caldi
a metà novembre braio e protrarre la produzione a fine dicembre-primi di gennaio
Melanzana
7
10
–
Da ine aprile (metà
marzo in coltura protetta) a ine ottobreprimi di novembre
Melone
4
10
–
Da ine aprile ai primi Dalla seconda medi settembre (dalla se- tà di luglio ai primi
conda metà di marzo di settembre
in coltura protetta)
Patata
40
90
–
Da metà marzo a me- Tutto l’anno
tà-ine luglio
Peperoncino
0,5
1,5
–
Vedi peperone (di so- (Vedi peperone). Coltura facoltativa.
lito non si attua in col- Essiccato, tutto l’antura protetta)
no
4
9
–
Da ine aprile (da me- Da ine giugno-pri- La raccolta si può antità marzo in coltura mi di luglio ai pri- cipare di circa un mese
protetta) a novembre mi di novembre
sotto protezioni
Pisello:
– nano
– mezza rama
– rampicante
4
48
34
27
Pomodoro:
– da mensa
– da conserva
25
30
24
33
Porro
2
Peperone
Prezzemolo
Radicchi
da cespo:
chioggiotto,
di Treviso,
veronese, di
Castelfranco,
Pan di zucchero
1
4
–
Da ine giugno-pri- La raccolta si può antimi di luglio a fine cipare di circa un mese
ottobre-primi di no- sotto protezioni
vembre
Coltura facoltativa. La
raccolta si può anticipare di circa un mese in
coltura protetta
Da ine febbraio-pri- Da fine maggio a Sono state prese in conmi di marzo a metà- tutto giugno
siderazione le quantità
ine giugno
fornite dalle varietà mezza-rama
–
Da ine aprile (metà Da ine giugno-pri- Produzione anticipabimarzo in coltura pro- mi di luglio a metà- le anche più di un metetta tranne le varietà ine ottobre
se sotto protezioni
da conservare) a metà-ine ottobre
4,5
Da metà giugno a Da metà settembre Si può anticipare il tramarzo
a marzo
pianto anche di 30-40
giorni rispetto a metà
giugno
1
Dai primi di marzo Da maggio in poi
all’aprile dell’anno
seguente
22
Da metà-fine mag- Da metà agosto a Superfici e quantità si
gio a marzo a secon- metà marzo
riferiscono al chiogda dei tipi
giotto
Adoperando protezioni
si può raccogliere quasi tutto l’anno
Ravanello
0,3
1,0
1,0
Si può attuare per Dopo 30-45 giorni
buona parte dell’an- dalla semina
no se si dispone di
protezioni
Rucola
0,5
1,5
1,5
Si può attuare per qua- Dai primi di marzo In coltura protetta si può
si tutto l’anno se si di- ai primi di dicem- raccogliere quasi tutto
spone di protezioni bre
l’anno
Continua
12
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Piano di produzione di un orto per una famiglia di 6 persone
Ortaggio
Supericie Supericie
Quantità occorrente
occorrente Periodo indicativo
annua a
di attuazione
per il
per
il
persona I raccolto II raccolto
della coltura
(kg)
(m2)
(m2)
Periodo
medio
di utilizzazione
Scarola
3
–
7,5
Da aprile-maggio i- Da ine giugno a dino a metà dicembre cembre
Sedano
2
2,5
2,0
I raccolto: da aprile Da metà-ine maga luglio-agosto.
gio a dicembre
II raccolto: da metà
luglio a dicembre
Spinacio
5
6
12
I raccolto: da ine febbraio a giugno.
II raccolto: da metà
agosto a febbraiomarzo
Valerianella
0,5
4,5
Note
Da ine aprile a giugno.
Da ine settembreprimi ottobre a febbraio-marzo
Da metà agosto a di- Da ine settembre- In coltura protetta si può
cembre-gennaio
primi di ottobre a raccogliere ino a mardicembre-gennaio zo
Zucca
4
8
–
Da ine aprile-primi Da fine agosto a
di maggio a ottobre marzo
Zucchino
5
7
3
I raccolto: da fine Da giugno a metà Si può anticipare la proaprile a metà luglio ottobre
duzione anche più di un
(da metà marzo in colmese o ritardarla in coltura protetta).
tura protetta
II raccolto: dai primi di luglio a metà
ottobre
Altri ortaggi
4
18
7,5
Piante
aromatiche
–
2
–
Segue da pag. 7
ortaggio si fa riiorire.
Se si scelgono varietà rampicanti
(fagiolo, fagiolino, pisello) si tenga presente che la supericie necessaria diminuisce oppure che aumentano i quantitativi prodotti.
La supericie da destinare alle colture di secondo raccolto volendo potrebbe venire leggermente aumentata. In
ogni caso la scelta deinitiva, sia dei tipi
di ortaggio che della supericie da coltivare per ogni pianta orticola, dipende
dalle preferenze della famiglia. La tabella serve proprio per orientare in modo
più concreto le scelte, fornendo dati che
spesso non sono facili da trovare anche
nei manuali speciici.
Le quantità consumate durante l’anno per singola persona sono solamente
indicative, anche perché da un anno all’altro vi potrebbero essere alcune differenze dovute alle diverse scelte della famiglia oppure all’andamento climatico,
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
in base al quale alcuni ortaggi potrebbero produrre di più ed altri di meno.
Va inine ricordato che il periodo di
utilizzazione è diverso da quello di coltivazione. In molti casi l’impiego degli
ortaggi (ad esempio aglio, cipolla, patata, zucca ed altri) può protrarsi anche
per diversi mesi dopo la raccolta e la
conclusione delle colture.
La conservazione
dei prodotti
Molti ortaggi si possono conservare
in un locale adatto, ma per ottenere
l’autosuficienza alimentare
è indispensabile dotarsi di un
congelatore, oppure trasformare i
prodotti (conserve, sottolio, sottaceto)
Per poter disporre di ortaggi di propria produzione durante tutto l’anno è
necessario riservare un po’ di tempo alla loro conservazione. A questo lavoro
spesso si dedicano i nonni.
Locale di conservazione. È essenziale poter usufruire di un locale che serva da magazzino in cui conservare i soli
ortaggi, perché la presenza di altri prodotti – ad esempio salumi e formaggi –
potrebbe conferire odori e sapori anomali e poco graditi a quanto immagazzinato; inoltre umidità e temperatura non
si adatterebbero ai differenti prodotti
presenti.
Il magazzino deve essere poco luminoso e/o facilmente oscurabile e ben
arieggiato, ma in cui l’umidità non risulti inferiore al 70%; per alcuni ortaggi
(ad esempio le colture da foglia), l’umidità deve essere anche più elevata altrimenti vi è la possibilità di una loro veloce disidratazione.
Per quanto riguarda le temperature,
bisogna controllare prudenzialmente
che d’inverno nel locale di conservazione non vadano sotto lo zero, anche se alcuni ortaggi potrebbero conservarsi con
temperature attorno allo 0 o a –1 °C.
13
Qualora invece la temperatura del locale andasse abitualmente qualche grado sotto lo zero, non sarebbe opportuno
conservarvi ortaggi perché potrebbero
subire delle alterazioni che li renderebbero inutilizzabili.
Tra le colture di largo consumo che
di solito si immagazzinano nel periodo
più freddo le patate vanno tenute a 4 °C,
carote, aglio, cipolle, porri a 2-3 °C, cavoli, radicchi da cespo, sedani, inocchi
a 2-4 °C (tutti e quattro si possono conservare anche a circa 0 °C), zucche a 1215 °C. Le patate americane (batate) vanno tenute a 15 °C.
Congelazione degli ortaggi. Molto
importante è pure disporre di un capiente congelatore in cui si possono conservare a lungo molti ortaggi, in genere già
pronti per l’uso.
La congelazione, ormai da tempo diffusa, è probabilmente il metodo più sicuro per attuare la conservazione. Richiede attenzione, cura e impegno nella fase di preparazione, tuttavia il tempo impiegato per preparare gli ortaggi da congelare si recupera abbondantemente quando si devono poi utilizzare in cucina.
HPer saperne di più
Per approfondire l’argomento orto vi
segnaliamo le pubblicazioni «Progetto e
realizzo il mio orto» e «Consigli pratici e ricette per conservare gli ortaggi»,
della collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si possono acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 - Fax 045
8012980 - E-mail: [email protected]) o utilizzando il coupon
pubblicato a pag. 24.
Per la coltivazione degli ortaggi, la
difesa dai parassiti e per tutte le pratiche colturali che interessano l’orto vi rimandiamo alle informazioni contenu-
7
6
9
12
10
5
11
4
1
3
2
Il locale per la conservazione degli ortaggi. 1-Tavolo per la pulizia e la lavorazione degli ortaggi. 2-Coltelli diversi e tagliere. 3-Contenitori ove porre gli
scarti della vegetazione. 4-Settore riservato all’imbianchimento di radicchi,
cardi, ecc. su strato di sabbia. 5-Angolo destinato alla conservazione delle patate su uno strato di paglia. 6-Finestra con tenda di tessuto pesante per oscurare il locale. 7-Scaffali a più ripiani. 8-Vasi per le conserve. 9-Trecce di aglio.
10-Cassette per la conservazione degli ortaggi (cavoliori, radicchi ed altri).
11-Congelatore per la conservazione di lungo periodo. 12-Termometro per il
controllo della temperatura e igrometro per il controllo dell’umidità
te nei fascicoli bimestrali «i Lavori» e
ai diversi articoli riguardanti l’orticoltura pubblicati su Vita in campagna. Inoltre segnaliamo alcuni articoli sulla conservazione degli ortaggi pubblicati negli ultimi anni:
– Come conservare i peperoni e gli zucchini raccolti nell’orto familiare (n.
6/2006, pag. 64);
– Quattro facili ricette per conservare i broccoli e i cavolfiori (n. 1/2007,
pag. 82);
– Come conservare sott’olio e sott’aceto le cipolline ed i inocchi (n. 2/2007,
pag. 67);
A sinistra. La possibilità di trasformare in vari modi gli ortaggi (conserve, sottoli, sottaceti, ecc.) ne prolunga di molto il periodo di consumo. A destra. La disponibilità di un congelatore consente di conservare a lungo molti ortaggi, in genere
già pronti per l’uso
14
8
– Quattro facili ricette per conservare
sott’olio e sott’aceto asparagi e cetriolini (n. 4/2007, pag. 76);
– Tre facili ricette per realizzare in casa
squisite confetture di fragola (n. 5/2007,
pag. 74);
– Cinque ricette per trasformare e conservare il re dell’orto: il pomodoro (n. 78/2007, pag. 68);
– Tre facili ricette per conservare le fave
sott’olio e sott’aceto (n. 3/2008, pag. 68);
– Tre facili ricette per conservare
sott’olio gli zucchini (n. 4/2008, pag. 72);
– Come preparare appetitose giardiniere sott’olio, sott’aceto o in agrodolce (n.
5/2008, pag. 67);
– Come preparare stuzzicanti conserve
di melanzane, pomodori verdi e fagiolini (n. 6/2008, pag. 70);
– I crauti, una vivanda che si ottiene dalla fermentazione del cavolo cappuccio
(n. 10/2008, pag. 58);
– Come preparare squisite confetture di
carote (n. 1/2009, pag. 77);
– Ottimi sottaceti e sottoli aromatizzati
di peperoni (n. 2/2009, pag. 66);
– Taccole sottolio, fagiolini e carote sottaceto (n. 4/2009, pag. 84);
– Preparate confetture di anguria e di
melone (n. 7-8/2009, pag. 62);
– Come preparare deliziose conserve di
zucca (n. 10/2009, pag. 70);
– Come preparare squisiti sottaceti e
sottoli con i porri e con il sedano (n.
3/2010, pag. 65).
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Un piccolo frutteto misto per il fabbisogno
di frutta fresca e da conservare
Ecco i consigli per partire con il piede
giusto, ad iniziare dalla concimazione
di fondo e dalla preparazione
del terreno
Per soddisfare queste esigenze ed impiantare un frutteto con varie specie di
alberi da frutto occorre innanzi tutto
scegliere un appezzamento adatto,
che consenta possibilmente di disporre i
ilari in direzione nord-sud, orientamento ideale per le piante da frutto. È inoltre
necessario far effettuare un’analisi del
terreno presso un laboratorio chimico
(si possono chiedere informazioni a riguardo presso le rivendite di prodotti
agricoli o presso i garden center) al ine
di sapere per quali colture esso è idoneo.
Ad esempio se il contenuto di calcare attivo del suolo è superiore al 4% non è
possibile coltivare l’actinidia, o il pero
su cotogno, o il pesco, a meno che quest’ultimo non sia innestato su portinnesti tolleranti, tipo il GF 677.
Un buon laboratorio di analisi fornisce i valori trovati e quelli di riferimento, oltre che i suggerimenti di concimazione. Dopo di che si possono apportare
al terreno gli elementi presenti in quan-
6m
6m
6m
4m
5m
7
3
5
3m
1
4m
1,5 m
4m
4m
6m
4m
6m
4m
I preparativi
per l’impianto
6m
1,5 m
D
ovendo impiantare una serie di
alberi da frutto che possano fornire una produzione adeguata a
una famiglia di 6 persone – quella del
caso concreto di questa Guida – compresa la preparazione di confetture, succhi e sciroppati, possiamo stimare un
fabbisogno giornaliero a persona di 400500 grammi. Il consumo di frutta potrebbe quindi aggirarsi, per una famiglia
di 6 persone, sui 2,5-3 kg al giorno.
6
8
2
4
Progetto di un frutteto misto di drupacee e pomacee, con qualche pianta da
frutto di altre specie impiegata per realizzare un ilare che separi i due gruppi.
1-Ciliegio (due piante). 2-Pesco e nettarina (cinque piante). 3-Albicocco (quattro piante). 4-Susino (cinque piante). 5-Filare diviso9
rio: kaki (una pianta), ico (una pianta), nespolo comune (una pianta), mandorlo (una pianta). 6-Melo (venti piante). 7-Pero (otto piante). 8-Actinidia (quattro piante femminili e una pianta maschile). 9Noce (una pianta coltivata isolata, al di fuori del piccolo frutteto,
viste le elevate dimensioni che questo albero può raggiungere)
tità troppo bassa o mancanti.
In caso non sia possibile disporre di
un’analisi del terreno è consigliabile effettuare, prima di lavorare il terreno,
una concimazione di fondo apportando indicativamente, per una supericie
di 1.000 metri quadrati:
– letame bovino maturo, 60-70 quintali;
– solfato di potassio-50, 40-50 kg;
– perfosfato minerale-19 (o scorie Thomas), 40-50 kg.
Si interrano i concimi con un’aratura
leggera di circa 20 cm e successivamente
si procede alla ripuntatura, da effettuare
con un ripuntatore le cui ancore smuovano il terreno per 70 cm e oltre.
Se possibile queste operazioni andrebbero eseguite in autunno o alcuni
mesi prima dell’impianto.
Prima di procedere all’impianto si
deve effettuare un’erpicatura con un
erpice rotante o a denti elastici, allo scopo di sminuzzare le zolle e rendere piano il terreno.
Per tutte queste operazioni, se non si
dispone di spandiconcime, aratro, ripuntatore ed erpice, occorre rivolgersi ad un
contoterzista della zona.
Naturalmente il piccolo frutteto può
essere realizzato un po’ alla volta, anche
nell’arco di alcuni anni; in questo caso
le piante devono essere messe a dimora
In terreni ben esposti a sud,
con possibilità di irrigazione
e utilizzando portinnesti adatti
è possibile coltivare le principali
specie di alberi da frutto
ino ad un’altitudine
di 600-700 metri
Nel periodo primaverile-estivo la maggior
parte delle specie da frutto necessita di
irrigazione; occorre quindi provvedere alla
realizzazione di un impianto irriguo a
spruzzo o a goccia (nella foto) prelevando
l’acqua da un pozzo o da una vasca di
raccolta delle acque piovane
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
15
singolarmente, in buche realizzate come
indicato nel supplemento de «i Lavori»
di novembre-dicembre 1999, a pag. 6,
scaricabile dal nostro sito www.vitain
campagna.it/rdVic/9911006.asp
La maggior parte delle specie da frutto necessita di molta acqua nel periodo
primaverile-estivo, pertanto bisogna
pensare a realizzare un impianto irriguo, il che comprende la costruzione di
un pozzo o di una vasca di raccolta delle acque piovane. Il metodo di irrigazione migliore è quella localizzata a spruzzo o a goccia (vedi Vita in Campagna n.
5/2010, a pagina 33).
Per l’acquisto delle piante da frutto e
degli olivi delle varietà citate più avanti
per ogni singola specie rivolgetevi al vostro vivaista di iducia o ai vivai consigliati a pag. 39 della «Guida ai servizi e
vantaggi per gli abbonati», spedita con
Vita in Campagna n. 2/2010.
La scelta delle specie
da frutto
Si tratta soprattutto di drupacee
e pomacee, con in mezzo un ilare
divisorio formato da specie da frutto
«minori» che non hanno particolari
esigenze di difesa dai parassiti
Prima della messa a dimora bisogna
pensare alla forma di allevamento, dalla
quale dipendono le distanze di impianto.
Va subito precisato che le drupacee – pesco, susino, albicocco, ciliegio – vanno
tenute divise dalle pomacee – melo, pero – poiché alcuni interventi itosanitari
necessari per le une possono causare
qualche problema alle altre.
Tra drupacee e pomacee è utile quindi
inserire una fila divisoria formata – a
scelta – da nespolo comune, nespolo
giapponese, kaki, melograno,
cotogno, ico, mandorlo, ecc.,
specie cosiddette «minori»,
che non hanno particolari esigenze di difesa dai parassiti.
Ciliegio
Per le necessità dei sei componenti
la famiglia dovrebbe essere sufficiente la produzione di due ciliegi.
Vi proponiamo due varietà che hanno
dimostrato di adattarsi bene a varie ambienti, dal Veneto alla Puglia; ognuna è
autosterile (il polline non è capace di fecondare il iore che lo ha prodotto) ma si
fecondano reciprocamente. Esse sono:
– Giorgia (matura ai primi di giugno), varietà di medio vigore e molto produttiva;
– Ferrovia (matura nella seconda metà
di giugno), diffusissima in Puglia, di vigore medio.
16
Per le drupacee (ciliegio, pesco, susino, albicocco e mandorlo) consigliamo la forma di
allevamento a vaso con tre
branche (nel disegno la struttura di questa forma)
Giorgia e Ferrovia si impollinano reciprocamente.
Naturalmente in ogni regione si trovano varietà locali altrettanto dotate di eccellenti caratteristiche: così i Graioni in
Piemonte, la Mora di Cazzano e il Durone nostrano nel Veronese, l’Anellone e la
Mora di Vignola nel Modenese, la Malizia in Campania, e quindi possono essere
fatte scelte diverse in base alla conoscenza che ciascuno può avere del comportamento di questa o quella varietà, dell’epoca di maturazione e del sapore dei frutti.
Com’è noto, sono disponibili anche
molte varietà autofertili ma queste di solito formano gruppi itti di ciliegie che
vanno più facilmente soggette ad attacchi di monilia e quindi richiedono interventi di potatura e di difesa più impegnativi.
Riguardo ai portinnesti, per non avere alberi troppo grandi e scomodi, può
convenire il ciliegio di S. Lucia (o Malebbo) – preferendo la selezione S.
L. 64 – se il terreno è magro; se invece il terreno è di medio impasto
con buona fertilità e provvisto di
irrigazione, allora conviene il
Gisela 6.
Per quanto riguarda la
forma di allevamento, quella che oggi tende a diffondersi è il fusetto (che più precisamente è una piramide a palchi, vedi
disegno qui a ianco); ma può essere
interessante anche l’allevamento a
vaso libero.
Importante è calcolare bene le
distanze di impianto, tenendo conto
della circonferenza massima che può assumere la chioma quando l’albero è cresciuto. Se si allevano le piante a fusetto il
ilare va posto a 5 metri da quello adiacente e le piante sulla ila alla distanza di
4 metri l’una dall’altra; se si allevano a
vaso libero il ilare va posto a 6 metri da
quello adiacente e le piante alla distanza
di 6-7 metri l’una dall’altra.
Riferendoci alle due varietà consi-
gliate (Giorgia e Ferrovia), i loro alberi
adulti allevati a fusetto possono fornire
in media una produzione di circa 12 kg
di ciliegie ciascuno, per un totale di 2425 kg; allevati a vaso libero possono arrivare a produrre 50 kg ciascuno.
Pesco e nettarina
Il pesco può essere coltivato ino ad
una altitudine di 700 metri, in terreni
ben esposti a sud, con possibilità di irrigazione e su portinnesti vigorosi.
Consigliamo una fila di 5 alberi di
pesco, posta a 6 metri dai ciliegi, ognuno di una varietà diversa, a maturazione
scalare:
– Rich May, pesca a polpa gialla (che
matura nella terza decade di giugno);
– Big Top, nettarina gialla (prima decade di luglio);
– Maria Bianca, pesca bianca (seconda
decade di luglio);
– Elegant Lady, pesca gialla (terza decade di luglio);
– Andross, percoca particolarmente
adatta per sciroppati (matura nella prima
decade di agosto).
Il portinnesto adatto al nostro caso è
il GF 677, vigoroso e che ben si adatta a
differenti tipi di terreno compresi quelli
ricchi di calcare attivo.
Adottando la forma di allevamento a
vaso con tre branche, le distanze di impianto sono, come abbiamo detto, di 6
metri dai ciliegi e dagli albicocchi, distanziando tra loro le piante di 3-4 metri.
Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 50 kg, per un totale di 250 kg di frutti.
Albicocco
L’albicocco può essere coltivato ino
ad una altitudine di 600-700 metri.
Per le necessità di una famiglia di sei
persone, a 6 metri dalla ila precedente e
dalla seguente, è possibile coltivare 4
piante di questa specie, sempre con vaSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
rietà a maturazione scalare:
– Carmen Top (matura nella prima decade di giugno), autofertile;
– Tom Cot (matura nella seconda decade
di giugno), autofertile;
– Pisana (prima decade di luglio), autofertile;
– Faralia (prima decade di luglio), autofertile;
– Farbaly (seconda decade di agosto)
autofertile.
I portinnesti adatti sono Mirabolano
29C, Ishtara, Montclar.
Suggeriamo anche in questo caso la
forma di allevamento a vaso con tre
branche, con distanze di impianto di 6
metri dalla ila precedente e seguente e
di 3-4 metri tra le piante sulla ila.
Ogni pianta in piena produzione può
produrre 40-50 kg di frutti, per un totale
di 160-200 kg di albicocche.
Susino
Questa specie può essere coltivata ino ad un’altitudine di 800 metri.
Proponiamo di coltivare 5 piante di
questa specie, sempre con varietà a maturazione scalare:
– Firenze 90, varietà europea (matura
nella prima decade di luglio); buoni impollinatori sono Sugar, Grossa di Felisio, President;
– Regina Claudia Verde, varietà europea
(seconda decade di luglio); buoni impollinatori sono Regina Claudia d’Olins,
Ozark Premier, Santa Rosa, Friar;
Per le pomacee (melo e pero)
consigliamo la forma di allevamento a fusetto (nel disegno la
struttura di questa forma)
– Fortune, varietà cino-giapponese (prima decade di agosto); buoni impollinatori sono Friar, Santa Rosa, Laroda.
– Stanley, varietà europea (seconda decade di settembre), autofertile;
– President, varietà europea (seconda
decade di settembre); Stanley e President si impollinano tra di loro e i loro frutti si prestano alla conservazione
in vaso.
Il portinnesto adatto al nostro caso è
il Mirabolano 29C.
Adottando la forma di allevamento
a vaso con tre branche le distanze di
impianto sono, anche per i susini, di 6
metri dalla ila precedente e seguente, e
di 3-4 metri tra le piante sulla ila.
Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 50 kg, per un totale di 250 kg di frutti.
D
A
C
Le specie adatte per il ilare
che divide drupacee e pomacee
Come già detto, a causa delle diverse
esigenze per quanto riguarda gli interventi itosanitari, tra le drupacee e le pomacee è utile inserire una ila divisoria costituita da alcune piante (nel nostro progetto sono quattro e di specie diverse) scelte fra nespolo comune, nespolo giapponese (se le condizioni climatiche lo
consentono), kaki (kaki tipo e kaki mela), melograno, cotogno, giuggiolo, azzeruolo, ico, mandorlo, ecc.
Tutte queste specie non hanno parassiti particolarmente aggressivi per cui
nella maggior parte dei casi non servono
interventi chimici.
Anche per queste piante possiamo
impostare la forma di allevamento a vaso con tre branche; alcune specie a sviluppo ridotto, come il cotogno e l’azzeruolo, possono essere allevate a fusetto.
Per quanto riguarda le distanze di
impianto suggeriamo di collocare questa ila a 6 metri di distanza sia dalle drupacee che dalle pomacee, con piante sulla ila a 3-4 metri di distanza l’una dall’altra.
Melo
E
B
Il magazzino per la conservazione della frutta.
Sopra. Locale per la conservazione di mele (A),
noci (B), mandorle (C), vari tipi di frutta trasformata (confetture, frutta sciroppata ecc.) (D) e anche del kaki (E) se ben ventilato per scongiurare
possibili attacchi di muffe. A destra. Deposito dei
kiwi (F), ad esempio sotto un portico, in casse coperte da un telo di nailon nero. Occorre conservare questi frutti lontani dalle mele, le quali producono etilene, un gas che accelera la maturazione degli altri frutti (kiwi in particolare)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
F
La sua coltivazione può essere effettuata ino a oltre i 1.000 metri di altitudine purché l’impianto venga realizzato
in posizioni soleggiate e vi sia possibilità di irrigazione.
Proponiamo di realizzare due file,
formate ciascuna da 10 piante, con due
o tre piante per varietà, preferendo quelle resistenti alla ticchiolatura:
– Sansa (matura nella terza decade di luglio);
– Summerfree (prima decade di agosto);
– Pinova (seconda decade di agosto);
– Golden Orange (seconda decade di
settembre);
– Delorina (terza decade di settembre);
– Florina (prima decade di ottobre;
– Gold Rush (seconda decade di ottobre).
17
Per l’actinidia consigliamo la
forma di allevamento a pergoletta (nel disegno la struttura di
questa forma)
Come portinnesti sono adatti quelli
deboli, tipo l’M9.
La forma di allevamento consigliata è quella a fusetto con piante sostenute
da pali e ili. Le distanze di impianto
adatte sono di 4 metri tra le due ile (restando però a 6 metri dalla ila di piante
miste) e di metri 1,5 sulla ila.
Ogni pianta in piena produzione potrebbe produrre oltre 20 kg; pertanto le
nostre 20 piante di melo potranno produrre in totale circa 400 kg di frutti.
cotogno e le sue selezioni (BA 29, Sydo,
Cotogno EM C, ecc.)
Anche per i peri la forma di allevamento consigliata è quella a fusetto, con
piante sostenute da pali e ili. Le distanze di impianto sono di 4 metri dalla ila
di meli, di 5 metri da quella di actinidia
e di 1,5 metri tra le piante sulla ila.
Ogni pianta in piena produzione può
produrre 10-15 kg, per un totale di 80120 kg.
Actinidia
Pero
Il pero può essere coltivato fino a
600-700 metri purché venga impiantato
in posizioni soleggiate e con possibilità
di irrigazione.
Suggeriamo di realizzare una ila formata da 8 piante, 2 o 3 piante per varietà; quelle proponibili sono:
– William (matura nella prima decade di
agosto), impollinatori sono Conference,
Kaiser, Passacrassana;
– Conference (terza decade di agosto);
impollinatori sono William, Kaiser;
– Abate Fétel (prima decade di settembre); l’impollinatore è Kaiser;
– Decana del Comizio (prima decade di
settembre); impollinatori sono Conference, William.
I portinnesti adatti sono il franco e il
La coltivazione di questa specie può
essere effettuata fino a 500-600 metri
purché venga posta in posizioni soleggiate e con disponibilità di acqua.
Suggeriamo di realizzare un filare
costituito da 4 piante femminili e 1 pianta maschile.
La varietà a frutto verde maggiormente coltivata è Hayward.
Le piante femminili vanno impiantate con accanto un maschio impollinatore della varietà Matua o Tomuri. In alternativa, per garantire l’impollinazione si
può innestare un ramo maschile su una
pianta femminile, oppure, se occorresse
aumentare la produzione di frutti, si può
innestare un ramo femminile sulla pianta maschile (vedi Vita in Campagna n.
4/2010, a pag. 39).
Per quanto riguarda la forma di allevamento si può realizzare un ila allevata a pergoletta con tralci che vengono legati verso il basso.
Le distanze di impianto sono di 5
metri dalla fila precedente di peri e 3
metri sulla ila.
Mediamente le piante di Hayward
correttamente allevate possono fornire
una produzione di 50 kg per albero per
un totale di 200 kg di frutti con una conservabilità di circa 6 mesi.
Noce da frutto
Per integrare la produzione di frutta
fresca con della frutta secca, proponiamo
di mettere a dimora una pianta di noce
isolata, al di fuori del piccolo frutteto, viste le elevate dimensioni che gli alberi di
questa specie possono raggiungere.
Consigliamo le varietà Noce di Sorrento per il Centro-sud e Franquette per
il Centro-nord. Vi sono però alcune varietà locali (per esempio nel Nord la
Bleggiana e la Feltrino) altrettanto interessanti.
Come forma di allevamento consigliamo il vaso libero che, da adulto, può
fornire una produzione variabile dai 15
ai 20 kg a seconda dell’entità dell’impollinazione.
Il piccolo oliveto
familiare
Trenta piante di olivo di varietà
adatte possono fornire tutto l’olio
necessario per la mensa
Per calcolare lo spazio totale da mettere a disposizione dell’olivo si tenga
presente che, in base ai calcoli che vi proponiamo più avanti, si devono piantare
30 alberi. Una famiglia di 6 persone dovrebbe aver bisogno di 5-6 kg di olio al
mese, dunque 60-70 kg di olio all’anno.
Per l’olivo consigliamo alcune varie-
Periodi di maturazione e conservazione in magazzino dei frutti delle specie consigliate
Specie
Ciliegio
Pesco
Albicocco
Susino
Kaki
Fico
Nespolo comune
Mandorlo
Melo
Pero
Actinidia
Noce da frutto
18
gen.
feb.
mar.
apr.
mag.
giu.
lug.
ago.
set.
ott.
nov.
dic.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
Un oliveto per la produzione
di olio di oliva, costituito da
trenta piante allevate a vaso cespugliato o a globo. Può essere
impiegata un’unica varietà autofertile (Casaliva, Frantoio,
Gentile di Larino, Maiatica di
Ferrandina, Ogliarola messinese, ecc.), oppure si possono mettere a dimora due varietà autosterili ma che si impollinano reciprocamente (Grignan e Favarol, Leccino e Casaliva, Leccino e Pendolino, Coratina e Carolea, ecc.); in questo caso gli
olivi della varietà impollinatrice conviene che vengano disposti come indicato nel disegno
(sagome color verde scuro)
6m
5m
tà che sono adatte all’ambiente di gruppi
di regioni, anche se in ogni provincia e,
talora, quasi in ogni territorio comunale
esistono varietà tipiche del luogo.Fra le
più adatte e meno esigenti, possiamo consigliare Grignan e Favarol per la collina
veneta, Leccino e Casaliva per le aree dei
grandi laghi settentrionali, Leccino e Pendolino per le regioni centrali, Coratina e
Carolea per le aree del Meridione.
Le varietà elencate, ad eccezione di
Casaliva, sono autosterili e quindi esigono l’impollinazione incrociata; per questa ragione consigliamo di piantare due
varietà. Se però si preferisce averne una
sola, allora si deve necessariamente ricorrere ad una varietà autofertile, come
la stessa Casaliva oppure per esempio
Frantoio, o Gentile di Larino, o Maiatica di Ferrandina o Ogliarola messinese,
che sono appunto autofertili.
Per la scelta delle piante da acquistare
è bene ricordare i consigli che ogni anno
Vita in Campagna, con i suoi supplementi «i Lavori», fornisce. Per quanto riguarda la forma di allevamento, quella che
riteniamo più adatta per il Centronord è il vaso cespugliato (vedi disegno qui a fianco),
da guidare a poco a
poco verso un vaso libero: in pratica le sue branche
principali, simili a
quelle di una vaso regolare policonico
(cioè un albero le cui branche hanno forma di un cono), nell’albero adulto dovranno somigliare, viste dall’esterno, ad
un albero di Natale, che ha in alto branchette corte e leggere e in basso branche
laterali robuste ed espanse.
Per il Meridione invece la forma più
conveniente
è il globo
(vedi disegno qui
a fianco),
cioè una
forma in
cui la chioma è piena anche al centro per proteggere le branche dalle
scottature del sole.
Per quanto riguarda le distanze di impianto, si tenga conto che, allevando gli alberi in modo che la chioma risulti poco alta e molto espansa, cioè comoda soprattutto per
la raccolta, essi vanno posti a metri 6 tra
le ile e metri 5 sulla ila.
Nel Settentrione, dove la luminosità
può essere inferiore, può convenire au-
mentare un po’ le distanze per evitare
ombreggiamenti fra albero e albero.
Un olivo adulto, ben coltivato e ben
potato, può fornire una produzione
media di 15 kg di olive che, con una
resa del 15%, permettono di ottenere al frantoio 2,25 kg di olio. Bisogna dunque avere a disposizione il
prodotto di 30 piante di olivo.
HPer saperne di più
Per approfondire l’argomento vi
segnaliamo la «Guida illustrata alla progettazione di un piccolo frutteto familiare» (supplemento al n. 12/2002) e la
«Guida illustrata alla coltivazione dell’olivo» (supplemento al n. 2/2010), che
si possono acquistare contattando il Servizio Abbonamenti (Tel. 045 8009480 Fax 045 8012980 - E-mail: [email protected]). Vi segnaliamo inoltre la pubblicazione «Consigli pratici e
ricette per conservare la frutta», della
collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si può acquistare contattando
il Servizio Abbonamenti o utilizzando il
coupon pubblicato a pag. 24.
Per la coltivazione degli alberi da
frutto, la difesa dai parassiti e per tutte le pratiche colturali che interessano il
piccolo frutteto vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti la frutticoltura pubblicati
su Vita in campagna. Inoltre segnaliamo
alcuni articoli sulla conservazione della
frutta pubblicati negli ultimi anni:
– Come preparare in casa tre tipi di confettura di mele (n. 9/2006, pag. 70);
– Come preparare in casa quattro tipi di
confettura di kiwi (n. 11/2006, pag. 62);
– Quattro facili ricette per realizzare
squisite confetture di albicocche e ciliegie (n. 6/2007, pag. 66);
Con le olive prodotte nel piccolo
oliveto famigliare è possibile ottenere
olio di qualità per tutto l’anno
– Tre facili ricette per realizzare in casa
squisite confetture di ichi (n. 9/2007,
pag. 76);
– Come preparare in casa tre prelibate
confetture di pere (n. 10/2007, pag. 75);
– Tre facili ricette per realizzare in casa
squisite confetture di kaki (n. 11/2007,
pag. 68);
– È estate, tempo di preparare deliziose
confetture di pesche e di susine (n. 78/2008, pag. 58);
– Come preparare quattro squisite mostarde (n. 10/2008, pag. 56);
– Un buon sidro di mele fatto in casa (n.
12/2008, pag. 66);
– Come preparare squisite gelatine di
fragole, di susine (n. 5/2009, pag. 78);
– Come preparare squisite gelatine di
mele e d’uva (n. 6/2009, pag. 74);
– Preparate albicocche e pesche sciroppate (n. 7-8/2009, pag. 62);
– Olive verdi in salamoia (n. 11/2009,
pag. 62);
– Crema di noci speziata e confettura di
mele con mandorle (n. 11/2009, pag. 62);
– Ciliegie, albicocche e frutta sotto alcol e
una zuppa di amarene (n. 6/2010, pag. 69).
19
Qualche utile
consiglio tecnico
a
2,5 m
b
a
b
1m
a coltivazione di un piccolo vigneto familiare costituisce una valida soluzione sia dal punto di vista
estetico e funzionale (ad esempio quando viene realizzato un pergolato lungo il muro di casa, il quale ombreggiando può rinfrescare anche l’interno dell’abitazione nelle calde giornate estive),
sia dal punto di vista produttivo, quando
vengono allestiti appositi ilari, con la
possibilità di degustare della buona uva
durante il periodo estivo e di produrre
uva da cui ottenere del buon vino (anche
grazie alle indicazioni riportate ogni bimestre nei supplementi «i Lavori» di Vita in Campagna).
0,8 m
L
Il vigneto per la produzione
di uva da vino e da tavola
Uva
da tavola
Uva da vino
Ecco alcuni cenni preliminari
sulla scelta del portinnesto, la messa
a dimora delle piantine, la scelta della
forma di allevamento e l’installazione
delle necessarie strutture di sostegno
Scelta del portinnesto. Al momento dell’acquisto delle viti presso il vivaista riveste grande importanza la scelta del portinnesto, sia per le varietà da
vino che per quelle da tavola, scelta legata ai requisiti di resistenza alla siccità (per questo vanno bene il 140 Ruggeri, il 1103 Paulsen, il 110 Richter), alla salinità (ottimo il 1103 Paulsen) e alla scarsa fertilità del terreno (bene il 140
Ruggeri, il 1103 Paulsen, il 779 Paulsen
il K5BB e l’SO4).
In alcuni ambienti viene richiesta anche una buona resistenza al calcare attivo del terreno e a questo scopo, oltre al
140 Ruggeri e al 1103 Paulsen, si presta
Vigneto misto di uva da vino e da tavola di varietà a bacca bianca (a) e a bacca rossa (b). Le viti sono allevate a spalliera e potate a Guyot, con distanze di
impianto di 2,5 metri tra le ile e di 0,8 metri sulla ila per l’uva da vino e di 2,5
metri tra le ile e 1 metro sulla ila per l’uva da tavola
bene anche il 41 B.
In ogni caso si deve scegliere materiale vivaistico garantito e si deve controllare che il mazzetto di barbatelle sia
dotato di etichetta gialla o, se possibile,
Anche il piccolo
vigneto, di uva
da vino e da tavola,
impostato
sul concetto
di autosuficienza
va preferibilmente
collocato in terreni
di media fertilità
e ben esposti
20
di etichetta blu, a garanzia della sanità
del materiale e del buon grado di selezione sia per il portinnesto che per la varietà, sia essa da vino o da tavola.
Riguardo alla prenotazione e all’acquisto delle barbatelle, sia da vino che
da tavola, nelle zone con viticoltura diffusa, ci si può tranquillamente rivolgere
ai vivaisti della zona oppure ad agenzie
o rivenditori collegati alla grandi strutture vivaistiche friulane e trentine. Viceversa, se ci si trova in zone isolate
dal punto di vista viticolo, ci si può informare sulla disponibilità del materiale telefonando o scrivendo alla sede dei
principali produttori italiani, i quali hanno punti di riferimento in tutte le province italiane. Potete trovare gli indirizzi a
pag. 39 della «Guida ai servizi e vantaggi per gli abbonati», spedita con Vita in
Campagna n.2/2010.
Preparazione del terreno. Anzitutto
va curata la sistemazione supericiale dei
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
terreni collinari, fondamentale per la regimazione delle acque e per la gestione
del suolo e delle eventuali irrigazioni.
Successivamente, meglio se si dispone di una recente analisi del terreno, si
procederà alla concimazione di fondo,
prima dell’aratura, con l’eventuale letamazione (400-500 quintali per ettaro di
letame bovino maturo) e con dosi indicative di 7-8 quintali per ettaro di perfostato triplo-46 (oppure 15-17 quintali per ettaro di perfostato semplice-19) e
di 4-5 quintali per ettaro di solfato di potassio-50 o clururo di potassio-60.
Seguiranno l’aratura a 50-60 cm di
profondità e le lavorazioni di afinamento poco prima della messa a dimora delle barbatelle.
Messa a dimora delle viti. Una volta in possesso delle barbatelle le si deve
tenute in un luogo adatto (fresco e con
giusta umidità) a meno che esse vengano tenute dal vivaista stesso nella propria cella frigo ino al momento dell’impianto. Da febbraio a ine aprile-primi di
maggio, quando il terreno presenta giusta umidità e con temperatura accettabile, è possibile metterle a dimora.
Prima di procedere, è fondamentale,
tenendo conto delle distanze d’impianto, tracciare i ilari e issare la posizione
delle viti lungo la ila.
Dati i numeri ridotti, l’impianto si
può facilmente effettuare a mano, avvalendosi di una vanga o di una zappa per
l’apertura delle buche entro le quali collocare le barbatelle che devono avere un
apparato radicale di almeno 20-25 cm di
lunghezza, quindi le buche devono avere
dimensioni simili.
Per i terreni più argillosi, al Nord
in particolare, non sarebbe male aprire
queste buche già in autunno, lasciando
che il terreno subisca l’azione del gelo
invernale per trovarlo ben preparato al
momento dell’impianto a ine invernoinizio primavera.
Inoltre, per facilitare l’attecchimento e il successivo sviluppo, conviene distribuire attorno alle radici, mescolandola col terreno, della torba di buona
qualità.
Successivamente, bisogna provvedere, manualmente o con mezzi meccanici speciici, a tenere pulito il terreno dalle infestanti.
Forma di allevamento e distanze di
impianto. La scelta delle distanze d’impianto, lungo il ilare in particolare, è
dettata sia dalla forma di allevamento
che si intende adottare, sia dalle caratteristiche della varietà.
In particolare, per l’allevamento della vite vi consigliamo la spalliera (indipendentemente dal tipo di potatura a
Guyot o a cordone speronato basso), la
forma di allevamento più semplice e la
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
La forma
di allevamento
a spalliera con
potatura a Guyot (nel
disegno) rappresenta
la scelta più semplice
e conosciuta, adatta
quindi ad un piccolo
vigneto familiare per
uva da vino e da tavola
più indicata per la costituzione del piccolo vigneto familiare sia di uva da vino
che da tavola.
La forma di allevamento e di potatura
a Guyot è stata dettagliatamente decritta
in un articolo pubblicato su Vita in Campagna n. 12/2008, a pag. 28 (scaricabile
dal sito http://www.vitaincampagna.it/
RdVic/0812026.asp), mentre la forma di
allevamento e di potatura a cordone speronato è stata trattata in un articolo pubblicato sul n. 1/2009, pag. 31 (scaricabile dal sito http://www.vitaincampagna.
it/RdVic/0901031.asp).
Le distanze ottimali lungo la ila variano mediamente tra 70-90 cm per le
varietà più deboli (Merlot, Montepulciano, Rondinella, Pinot bianco, Pinot
Grigio, Inzolia, Garganega, ecc.), poste
su portinnesti di medio vigore (420A,
3309, SO4, K5BB, ecc.) e 100-110 cm
per quelle più vigorose, comprese quelle da tavola e con portinnesti vigorosi
(1103 Paulsen, 140 Ruggeri).
Riguardo alle distanze tra i ilari, si
deve tenere conto del passaggio con
motozappe, con attrezzi per il control-
1
lo delle infestanti o del manto erboso,
con macchine per i trattamenti di difesa
e con i mezzi per il trasporto dell’uva.
Inoltre, si devono evitare i rischi di ombreggiamento tra i ilari a seguito di distanze interilari ridotte e di altezza elevata della chioma delle viti. Riteniamo
quindi che una distanza tra i ilari di 2,5
metri sia quella più adatta.
Per ragioni operative e, soprattutto,
per evitare che i trattamenti tardivi (ad
esempio antibotritici) effettuati sulle
uve da vino o su quelle da tavola a maturazione tardiva possano inquinare le
uve che vanno raccolte precocemente, è
bene tenere ben distinte, lungo la ila, le
varietà precoci dalle tardive.
Inoltre, al ine di non interferire con
altre colture, quali ortaggi e piante da
frutto, in fase di difesa antiparassitaria,
vanno mantenute le opportune distanze
di sicurezza.
Strutture di sostegno. La struttura di sostegno per le viti da impostare a
spalliera richiede robusti pali in cemento armato e precompresso, oppure in legno di pino trattato e di castagno, o in
2
Per la produzione di buon vino, rosso e bianco, sono disponibili centinaia di varietà; limitandoci ad alcune più qualiicate, consigliamo Sangiovese (1), Cabernet
sauvignon, oppure Syrah e Croatina, tra i vitigni a bacca rossa, e Garganega, Grillo (2), oppure Manzoni Bianco e Falanghina, tra le varietà a bacca bianca
21
acciaio zincato o acciaio cor-ten (autossidante), da porre alla distanza di 45 metri l’uno dall’altro lungo la ila e da
interrare saldamente alla profondità di
almeno 70 cm; alle testate vanno posti
ancoraggi resistenti e profondi e palo di
testata in cemento, in legno o in acciaio,
di adeguate dimensioni.
I ili di sostegno, in acciaio inox oppure in acciaio con protezione in zinco e
alluminio, vanno stessi all’altezza di 70-
90 cm da terra quello portante (diametro
di 1,8 mm se in acciaio inox o di mm 2,8
per il ilo in acciaio zincato) e all’altezza
di 110-130 cm e di 150-180 cm da terra
quelli delle due coppie che normalmente
completano la struttura di sostegno della spalliera (ili in acciaio zincato con dimensioni di circa 1,8-2 mm).
I ili accoppiati posti sopra il ilo portante è bene che siano mobili, cioè che
si possano sganciare e riagganciare agli
La struttura di sostegno del vigneto di uva da vino e da tavola prevede l’impiego di robusti pali di testata in cemento armato e precompresso (1), in legno
o in acciaio, dotati di ancoraggi resistenti e profondi (2), e di pali intermedi
in cemento armato, o in legno di pino trattato e di castagno, o in acciaio (3),
da porre alla distanza di 4-5 metri l’uno dall’altro lungo la ila, interrati alla profondità di almeno 70 cm. Il sostegno delle viti viene garantito
3
da ili in acciaio inox o in acciaio con protezione in zinco e alluminio: quello portante va steso all’altezza di 70-90 cm
da terra (4), mentre a 110-130 cm e a 150-180 cm
da terra vanno poste due coppie di ili mobili
(5 e 6) per l’inserimento dei germogli
6
in accrescimento. In caso
di presenza dell’ala
1
5
gocciolante per
7
l’irrigazione a
4
goccia lungo
il ilare, questa
deve essere
sostenuta da un
altro ilo metallico
steso a 50-70 cm
da terra (7)
2
C
A
B
D
Per la produzione del vino e per la sua conservazione occorre disporre di una
cantina attrezzata. A-Serbatoi semprepieni in acciaio. B-Damigiane. C-Deposito bottiglie. D-Nella stessa cantina è possibile conservare l’olio spremuto
presso un oleiicio che opera in conto terzi dalle olive prodotte nell’oliveto familiare, purché il prodotto sia mantenuto in contenitori chiusi che non lascino
passare la luce, ad esempio in acciaio
22
appositi accessori applicati sui pali, così che l’inserimento dei germogli in rapido accrescimento nel corso della primavera sia facilitato.
In caso di presenza dell’ala gocciolante per l’irrigazione a goccia lungo il
ilare, si può stendere un apposito ilo
metallico, a sostegno della stessa, a 5070 cm da terra.
Il vigneto
per l’uva da vino
Ecco il progetto di un piccolo vigneto
che consente di produrre una modesta
quantità di vino, il cui consumo
fa parte della nostra migliore
tradizione in ogni angolo d’Italia
Una famiglia con quattro moderati
consumatori di vino (circa 250-300 ml
al giorno per persona, pari a due-tre bicchieri) ha un fabbisogno annuo di 380400 litri di vino.
Scelta delle varietà
Le varietà, tra quelle a bacca bianca e
quelle a bacca rossa, di uva da vino oggi
conosciute in Italia sono oltre duemila.
In pratica, però, sono solo 350-400 quelle più diffuse e, fra esse, circa 250 quelle normalmente moltiplicate dai vivaisti,
quindi le più utilizzate dai viticoltori.
Riportiamo di seguito, in ordine alfabetico, le più importanti.
Varietà a bacca bianca: Albana,
Ansonica, Arneis, Bombino, Catarratto,
Chardonnay, Cortese, Erbaluce, Falanghina, Fiano, Garganega, Greco, Grillo, Malvasia di Candia aromatica, Malvasia d’Istria, Manzoni bianco, Moscato Bianco, Moscato Giallo, Müller Thurgau, Passerina, Pignoletto, Pinot bianco, Pinot grigio, Prosecco (Glera), Ribolla, Riesling italico, Sauvignon, Tocai
friulano (Friulano), Traminer aromatico,
Trebbiano toscano, Trebbiano romagnolo, Verdicchio, Vermentino, Vernaccia di
S.Gimignano, Zibibbo.
Varietà a bacca rossa: Aglianico,
Ancellotta, Barbera, Brachetto, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Cannonao, Carignano, Carmenère, Ciliegiolo, Corvina, Corvinone, Croatina, Dolcetto, Frappato, Freisa, Gaglioppo, Grignolino, Lambruschi vari (Sorbara, Salamino, Maestri, Marani, ecc.), Lagrein,
Malvasia nera, Merlot, Montepulciano,
Nebbiolo, Negro amaro, Nero d’Avola, Pignolo, Pinot nero, Primitivo, Refosco, Rondinella, Sagrantino, Sangiovese, Syrah, Teroldego, Uva di Troia.
Tutti questi vitigni sono abbastanza
conosciuti e godono di ampia diffusione
sia tra i viticoltori che tra i vivaisti. TutSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
tavia, dovendo rispettare per ogni provincia italiana l’apposita autorizzazione alla coltivazione per vigneti di supericie superiore ai 1.000 metri quadrati,
nell’elenco igurano vitigni conosciuti
solo in alcune zone e altri praticamente
diffusi ovunque.
Caratteristiche dell’impianto
Proponiamo di realizzare 8 ilari della lunghezza di 20 metri ciascuno, di cui
4 con 1-2 varietà a bacca bianca e 4 con
1-2 varietà a bacca rossa.
In alternativa si possono realizzare
4 ilari della lunghezza di 40 metri, due
con varietà a bacca bianca e due con vitigni a bacca rossa.
Adottando le distanze d’impianto
di metri 2,5 × 0,8, si mettono a dimora
25 piante per ilare nel primo caso o 50
piante per ilare nel secondo caso.
Tra le varietà a bacca rossa, per la
produzione di vini di buona struttura e
alcolicità, in terreni vocati e ben esposti
consigliamo Cabernet sauvignon e Sangiovese, oppure Syrah e Croatina. La
produzione media è di kg 2,5 per ceppo
per un totale di circa 250 kg di uva che,
con resa in vino del 70-75%, corrisponde ad una produzione di 175-190 litri di
buon vino rosso.
Tra le varietà a bacca bianca consigliamo Garganega e Grillo, per vini di
media struttura e alcolicità, con terreni
vocati e ben esposti; oppure Falanghina
e Manzoni bianco, per vini profumati,
freschi, sapidi e di buona longevità. La
produzione media è di kg 3 per ceppo
per un totale di circa 300 kg di uva che,
con resa in vino del 70-75%, corrisponde ad una produzione di 210-225 litri di
buon vino bianco.
Il vigneto
per l’uva da tavola
L’uva è anche un frutto buonissimo
e salutare: ecco il progetto di un
vigneto per il consumo familiare
Per una famiglia di sei persone si può
ipotizzare un consumo annuo di 115125 kg di uva da tavola, da consumarsi
per lo più durante i mesi di luglio, agosto e settembre.
Scelta delle varietà
Le varietà, tra quelle a bacca bianca e
quelle a bacca rossa, di uva da tavola oggi
conosciute in Italia sono decine. Tuttavia,
quelle più interessanti in quanto più facili
da coltivare e, soprattutto, quelle più gustose sono solo una decina.
La scelta della varietà dipende sopratSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
1
2
Per la produzione di uva da tavola di buona qualità è fondamentale puntare su varietà pregiate quali Matilde, Victoria (1), Sugraone e Italia, tra le bianche, e Black
magic, Michele Palieri (2) e Crimson seedless tra le rosse
rossa (due con semi e una apirena).
Adottando le distanze d’impianto
di metri 2,5 × 1 si mettono a dimora 12
piante per ilare.
Tra le varietà a bacca bianca proponiamo, in ordine di maturazione: Matilde, Victoria, Sugraone seedless, Thompson seedless, Baresana.
Tra le varietà a bacca rossa suggeriamo, sempre in ordine di maturazione: Black magic, Michele Palieri, Crimson seedless.
Con una produzione media di kg
4,5-5 per ceppo, si otterranno 110-120
kg di uva.
Un ilare di uva da tavola misto, con
varietà a bacca rossa e a bacca bianca
tutto dalle caratteristiche dell’ambiente
(terreno e clima). Ecco di seguito le più
diffuse, in ordine di maturazione: Matilde, Regina, Victoria e Italia, tra le uve
bianche con seme; Black magic, Cardinal, Michele Palieri e Red Globe tra le
varietà a bacca rossa con seme; Sugraone
seedless, Thompson seedless, tra le uve
apirene (senza semi) bianche; Crimson
seedless tra le apirene (senza semi) rosse.
Nel limite del possibile, vanno però
considerate anche alcune piante di varietà tradizionali che meritano di essere
salvaguardate, quali Baresana e Pizzutello bianco, così come è bene provare
alcuni ceppi di nuove varietà quali Autumn seedless, Supernova, Summer royal e Autumn royal (bianca la prima, rosata la seconda e rosse le altre due, tutte
apirene) che la ricerca ci ha messo a disposizione negli ultimi anni.
Caratteristiche dell’impianto
Proponiamo di realizzare 2 ilari della lunghezza di 12 metri ciascuno, con 24
piante complessivamente, pari a 3 ceppi
per varietà, delle quali 5 a bacca bianca
(tre con semi e due apirene) e 3 a bacca
HPer saperne di più
Per l’allevamento delle giovani viti,
per la difesa dai parassiti e per tutte le
pratiche colturali che interessano il piccolo vigneto vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e ai diversi articoli riguardanti la viticoltura pubblicati su
Vita in campagna.
Per approfondire l’argomento vi segnaliamo: la «Guida illustrata alla coltivazione della vite per l’uva da vino» (supplemento al n. 10/1997); il libro «La coltivazione della vite» di Enzo Corazzina; la pubblicazione «Consigli pratici e attrezzature per farsi il vino», della collana «Guide pratiche» di
Vita in Campagna. Tutti si possono acquistare contattando il nostro Servizio
Abbonamenti (Tel. 045 8009480 - Fax
045 8012980 - E-mail: edizioni@infor
matoreagrario.it); per la collana «Guide
pratiche» si può utilizzare il coupon pubblicato a pag. 24.
Inine, segnaliamo due articoli sulla
trasformazione dell’uva da tavola:
– Come preparare con l’uva ottime confetture e squisiti sottospirito (n. 9/2008,
pag. 70);
– Come preparare squisite gelatine di
mele e d’uva (n. 6/2009, pag. 74).
23
Sconto 10%
per
gli abbonati
Guide pratiche
Riconoscere e cucinare
le buone erbe
Amaranto • Bardana • Borsa del pastore • Calendula dei campi
Cardo mariano • Caselle • Chenopodio • Cicoria selvatica • Crispigni
Finocchio selvatico • Malva • Ortica • Portulaca • Primula • Radichella
Rucole selvatiche • Stellaria • Strigoli • Tarassaco • Viole
Garanzia di riservatezza: tutte le informazioni riportate nel presente modulo sono assolutamente riservate e trattate secondo
quanto previsto dal D.lgs 30/06/03 n. 196 (Codice della Privacy)
Lo sconto sul prezzo di copertina è riservato unicamente agli abbonati a Vita in Campagna, L’Informatore Agrario e Mad.
I prodotti saranno spediti per posta o su richiesta, per un recapito più veloce, a mezzo corriere (solo per l’Italia).
FILO
DIRETTO
GRATUITO
CON
L’ESPERTO
RICONOSCERE E CUCINARE
LE BUONE ERBE
PROGETTO E REALIZZO
IL MIO ORTO
di A. Rosati
96 PAGINE
131 ILLUSTRAZIONI
Redazione di Vita in Campagna
112 PAGINE
180 ILLUSTRAZIONI
Prezzo di copertina € 9,90
Per i nostri abbonati € 8,91
Prezzo di copertina € 10,90
Per i nostri abbonati € 9,81
CONSIGLI PRATICI
E RICETTE PER CONSERVARE
LA FRUTTA
di R. Bacchella
72 PAGINE - 325 ILLUSTRAZIONI
novità
Guide pratiche
Piante da frutto e vite
la propagazione
Semina • Pollone • Margotta • Propaggine • Talea
Innesti a gemma • Innesti a marza • Altri tipi di innesto
Quali metodi utilizzare per le specie da frutto più diffuse
FILO
DIRETTO
GRATUITO
CON
L’ESPERTO
CONSIGLI PRATICI
E RICETTE PER CONSERVARE
GLI ORTAGGI
di R. Bacchella
64 PAGINE - 269 ILLUSTRAZIONI
novità
PIANTE DA FRUTTO E VITE
LA PROPAGAZIONE
Guide pratiche
Coltivare senza problemi
il tappeto erboso
di G. Bargioni
96 PAGINE
224 ILLUSTRAZIONI
Preparazione del terreno • Specie per il prato rustico
Semina • Prato in rotoli • Controllo delle erbe infestanti
Prevenzione delle malattie • Concimazione e cure
Impianto di irrigazione • Macchine e attrezzature
FILO
DIRETTO
GRATUITO
CON
L’ESPERTO
Prezzo di copertina € 6,90
Per i nostri abbonati € 6,21
COLTIVARE SENZA PROBLEMI
IL TAPPETO ERBOSO
di S. Macolino, C. Cametti,
A. Zenti
96 PAGINE - 129 ILLUSTRAZIONI
Prezzo di copertina € 6,90
Per i nostri abbonati € 6,21
Prezzo di copertina € 9,90
Per i nostri abbonati € 8,91
Prezzo di copertina € 9,90
Per i nostri abbonati € 8,91
CONSIGLI PRATICI
E ATTREZZATURE
PER FARSI IL VINO
L’AZIENDA AGRICOLA
MULTIFUNZIONALE
FARE SCUOLA IN FATTORIA
Manuale di metodi e giochi
per l’animazione didattica
di G. Carcereri de Prati
144 PAGINE - 255 ILLUSTRAZIONI
di M. Boschetti, G. Lo Surdo
128 PAGINE
82 ILLUSTRAZIONI
Prezzo di copertina € 11,90
Per i nostri abbonati € 10,71
Prezzo di copertina € 10,90
Per i nostri abbonati € 9,81
Prezzo di copertina € 22,00
Per i nostri abbonati € 19,80
LA MIA CANTINA - IL VINO
con 48 etichette per bottiglie
LE MIE CONSERVE - LA FRUTTA
con 96 etichette per vasetti
32 PAGINE
48 ETICHETTE ADESIVE
IN 4 SOGGETTI DIVERSI
32 PAGINE
96 ETICHETTE ADESIVE
IN 12 SOGGETTI DIVERSI
LE MIE CONSERVE
GLI ORTAGGI
con 96 etichette per vasetti
IN
Prezzo di copertina € 5,90
Per i nostri abbonati € 5,31
Prezzo di copertina € 5,90
Per i nostri abbonati € 5,31
Prezzo di copertina € 5,90
Per i nostri abbonati € 5,31
Desidero ricevere i seguenti volumi (barrare ◻ )
di C. Bertazzoni
126 PAGINE - 40 ILLUSTRAZIONI
32 PAGINE - 96 ETICHETTE ADESIVE
12 SOGGETTI DIVERSI
Quantità
Prezzo unitario
Prezzo totale
◻ 262-3 --◻ 261-6 --◻ 277-7 --◻ 276-0 --◻ 264-7 --◻ 263-0 --◻ 270-8 --◻ 259-3 --◻ 215-9 --◻ 275-3 --◻ 274-6 --◻ 273-9 ---
Riconoscere e cucinare le buone erbe di A. Rosati
Progetto e realizzo il mio orto Redazione di Vita in Campagna
Consigli pratici e ricette per conservare gli ortaggi di R. Bacchella
Consigli pratici e ricette per conservare la frutta di R. Bacchella
Piante da frutto e vite - La propagazione di G. Bargioni
Coltivare senza problemi il tappeto erboso di S. Macolino, C. Cametti, A. Zenti
Consigli pratici e attrezzature per farsi il vino di G. Carcereri de Prati
L’azienda agricola multifunzionale di M. Boschetti, G. Lo Surdo
Fare scuola in fattoria di C. Bertazzoni
La mia cantina - Il vino
Le mie conserve - La frutta
Le mie conserve - Gli ortaggi
Se desidera la spedizione per POSTA aggiunga
€ 3,50
Modalità di pagamento (barrare la casella interessata ◻)
Se desidera la spedizione per CORRIERE aggiunga € 5,50
◻ Allego assegno non trasferibile intestato a Edizioni L’Informatore Agrario
TOTALE EURO
◻ Allego fotocopia del versamento sul conto corrente postale n. 11484375
intestato a Edizioni L’Informatore Agrario
Cognome _____________________________________________________________
◻ Vi autorizzo ad addebitare l’importo sulla carta di credito
Nome _________________________________________________________________
◻ Visa ◻ Eurocard-Mastercard ◻ American Express
N.
Scadenza
CAP _____________ Località ________________________________ Prov. _____
intestata a
Data
Via __________________________________________________________ N. ______
Tel. ________________________________ Fax ________________________________
Firma
E-mail: ____________________________ @ __________________________________
◻ Pagherò in contrassegno l’importo di €
più € 1,50 per spese al ricevimento dei libri (solo per l’Italia)
◻ Inviatemi in omaggio il vostro catalogo
Tagliando (o fotocopia) da inviare per posta o fax a:
Edizioni L’Informatore Agrario
Via Bencivenga Biondani, 16 - 37133 Verona - Tel. 045 8057511 - Fax 045 8012980 - [email protected]
infolibri e ordini online: www.libreriaverde.it
L’allevamento di avicunicoli per le carni
bianche e di un maiale per i salumi
L’
allevamento degli animali da cortile viene realizzato in un’area di
circa 1.200 metri quadrati nella quale sono presenti per tutto l’anno le
galline e un maiale. Per gli altri animali –
polli, faraone, tacchini, oche, anatre e conigli – sono previsti cicli di produzione di
alcune settimane, organizzati in base alle
necessità e alle preferenze familiari. Sono stati scelti ricoveri e attrezzature facili
da realizzare e in grado di garantire il benessere degli animali.
Nel nostro esempio studiato, per una
famiglia di 6 persone, ipotizziamo un
consumo annuo di: 1 maiale (da trasformare in insaccati e prodotti stagionati);
800 uova per uso fresco e per produrre
pasta, dolci, ecc.; carni bianche fornite
da conigli, avicoli (anatre e oche, faraone, tacchini e polli).
Per ottenere queste produzioni occorre destinare a pascolo un’area di dimensioni adeguate e utilizzare delle strutture mobili, per le quali non è necessaria
l’autorizzazione edilizia; più in particolare sono necessari:
– un’arca per il maiale, con adiacente
pascolo;
– un pollaio per le galline ovaiole;
– un’arca per gli avicoli terrestri;
– un’arca per gli avicoli acquatici.
L’area a pascolo
Per rispettare le norme vigenti,
la supericie utilizzata deve avere
dimensioni suficienti a garantire
lo smaltimento delle deiezioni
prodotte dagli animali
Per garantire lo smaltimento delle
deiezioni, senza concimaia, è necessaria un’area di pascolo di circa 1.200 metri quadrati (metri 35 × 35).
Le dimensioni del pascolo non hanno lo scopo di fornire alimenti agli animali ma quello di garantire la salubrità
dei suoli e delle falde, con uno spargimento di azoto inferiore a 170 kg per ettaro all’anno. Questo modello di pascolo può pertanto essere realizzato anche in
zone «vulnerabili» come i parchi naturali e le aree limitrofe ai iumi e alle falde.
Più in particolare il maiale ha a disposizione un pascolo di 700 metri quadrati, le galline dispongono di un pascolo di 100 metri quadrati, i conigli di un
pascolo di 100 metri quadrati, gli avicoli acquatici (anatre o oche) di un pascolo di circa 150 metri quadrati e gli avicoli terrestri (faraone o tacchini o polli) di
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
2
6
4
3
5
2
12
2
11
7
9
10
8
1
Su una supericie a pascolo di 1.200 metri quadrati, delimitata da un recinto (1)
e ombreggiata da diversi alberi a foglia caduca (2), si possono allevare un buon
numero di avicoli, di conigli e un maiale. Nell’area per gli avicunicoli sono previsti un pollaio per le galline ovaiole (3), un’arca per polli, faraone e tacchini
(4), un’arca per anatre e oche (5) e una conigliera mobile (6). Nell’aera destinata al maiale, separata dalla precedente tramite una recinzione elettriicata per
il contenimento dell’animale, sono previsti: un ricovero (7), una pozza per i bagni di fango (8), un’area asciutta su assi di legno (9) con mangiatoia (10), abbeveratoio (11) e rastrelliera per i foraggi (12)
Le dimensioni dell’area a pascolo non hanno propriamente la funzione di fornire
alimenti agli animali ma quella di garantire il rispetto delle norme in vigore sulla
tutela della salubrità dei suoli e delle falde
25
un pascolo di 100 metri quadrati.
Nel nostro esempio il pascolo è inserito in un’azienda più ampia e pertanto è
necessario realizzare una recinzione, costituita da una rete a maglie di cm 5 × 5
allo scopo di evitare che gli animali danneggino le colture; nel nostro caso è suficiente una recinzione alta 1,5 metri. Solo per separare l’area destinata al pascolo
del maiale da quella di pascolo degli avicoli viene realizzata una recinzione elettrica, sostenuta da pali in legno, con due
ili collocati, il primo, a un’altezza di 40
cm da terra e il secondo ilo (o fascetta)
30 cm sopra il primo. In questo modo gli
avicoli possono entrare nel pascolo riservato al maiale e ciò garantisce una perfetta complementarità tra le aree a pascolo delle diverse specie.
Le galline ovaiole
In un pollaio di legno un modesto
gruppo di galline è in grado
di soddisfare il fabbisogno di uova
Il pollaio è costituito da un ricovero in legno di metri 2 × 2, occupato da 8
galline e un gallo; l’area a pascolo è di
circa 100 metri quadrati e si estende dal
ricovero per un raggio di circa 6 metri.
Il pascolo delle galline si estende anche
nell’area pascolo del maiale.
Il pollaio è attrezzato con posatoi per
circa il 50% della supericie, mentre la
restante parte è ricoperta da uno strato
di 10-15 cm di truciolo di legno.
Le uova vengono deposte in un nido
collettivo con raccolta esterna, caratteristica quest’ultima che facilita il lavoro e
permette di non infastidire le galline.
Il pollaio viene utilizzato permanen-
1
2
1-Il recinto esterno ha lo scopo di evitare che gli animali danneggino le colture; nel
nostro caso è suficiente una recinzione costituita da una rete alta 1,5 metri. 2L’area destinata al pascolo degli avicoli e quella destinata al maiale sono divise da
una recinzione elettrica, sostenuta da pali in legno, con due ili 40 e 70 cm da terra: in questo modo gli avicoli possono entrare nel pascolo riservato al maiale
temente per ospitare le galline.
La deposizione avviene da ottobre a
giugno-luglio. Trascorso questo periodo le galline entrano in muta e la deposizione cessa per riprendere dopo circa
tre mesi: durante questo tempo, pertanto, non si ha disponibilità di uova.
Le galline producono per tre anni, dopo di che sono destinate alla mensa (giugno dell’ultimo anno di deposizione) e
sostituite da un nuovo gruppo di pollastre (settembre) acquistate sul mercato.
La presenza del gallo è necessaria
per la fecondazione delle galline e contribuisce ad aumentare notevolmente il
valore biologico (quantità e qualità delle proteine) delle uova.
Il gallo viene acquistato ogni anno ad
ottobre-novembre e destinato alla mensa
il giugno successivo.
Si considera di raccogliere annualmente, da ottobre a giugno-luglio, almeno 800 uova da destinare al consumo fresco e alla produzione di pasta e dolci.
Un’arca per polli,
faraone e tacchini
Utilizzando un semplice ricovero
in legno si può ottenere un’adeguata
produzione di carne di ottima qualità
Il pollaio
per le galline ovaiole
26
L’arca per i polli, le faraone
e i tacchini
L’arca destinata ad ospitare gli avicoli terrestri – faraone, tacchini e polli
– è costituita da un ricovero in legno di
metri 2 × 2.
L’area a pascolo è di circa 100 metri quadrati e si estende dal ricovero
per un raggio di circa 6 metri. Il pascolo si estende anche nell’area pascolo del
maiale.
L’arca è attrezzata con posatoi che
occupano circa tre quarti della supericie, mentre la restante parte è ricoperta da uno strato di 10-15 cm di truciolo di legno.
Sono previsti due cicli di produzione all’anno con animali acquistati presSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
so rivenditori locali all’età di 4-6 settimane. All’arrivo in azienda, si devono
rinchiudere gli avicoli all’interno dell’arca per circa una settimana (al ine di
abituarli al nuovo ricovero e garantirsi il
loro rientro notturno una volta liberati al
pascolo per tutto il giorno), dopo di che
li si deve liberare.
In base alle preferenze possono essere allevati polli (10 per ogni ciclo), faraone (10 per ogni ciclo), oppure tacchini (5-6 per ogni ciclo).
Sempre in base alle preferenze della
famiglia possono essere realizzati due
cicli di polli, un ciclo di polli e uno di
faraone, oppure un ciclo di polli e uno
di tacchini.
Le anatre e le oche
In un semplice ricovero, realizzato
con balle di paglia, si possono allevare
un discreto numero di palmipedi
L’arca destinata ad ospitare avicoli
acquatici – anatre o oche – è costituita
da un ricovero in paglia che misura, internamente, metri 2 × 2.
L’area a pascolo è di circa 150 metri quadrati e si estende dal ricovero
per un raggio di circa 7 metri. Il pascolo si estende anche nell’area pascolo del
maiale.
L’arca, realizzata con balle di paglia
ha il pavimento completamente ricoperto da truciolo di legno e paglia tritata.
Sono previsti due cicli all’anno con
animali acquistati presso rivenditori locali all’età di 3-5 settimane. All’arrivo
in azienda i palmipedi vengono rinchiusi all’interno dell’arca per circa una settimana, dopo di che devono essere liberati al pascolo.
In base alle preferenze possono essere allevate anatre (10 per ogni ciclo), op-
L’arca per le anatre e le oche
pure oche (4-5 per ogni ciclo).
Sempre in base alle preferenze della
famiglia possono essere realizzati due
cicli di anatre, oppure un ciclo di anatre
e uno di oche.
I conigli
Due cicli, ciascuno di dieci conigli
sono suficienti a garantire
il fabbisogno di questo tipo di carne
La zona destinata all’allevamento dei
conigli è un’area di circa 100 metri quadrati dove si prevede l’utilizzo di un’arca mobile, da poter agevolmente spostare. La presenza nel pascolo di altri animali (polli, anatre, faraone, ecc.) non ha
nessuna controindicazione con il pascolo dei conigli.
Sono previsti due cicli di produzione
all’anno, ciascuno di 10 conigli acquistati all’età di circa 40 giorni presso rivenditori o allevatori locali di iducia.
Dopo l’acquisto gli animali vengono sistemati all’interno dell’arca dove
rimangono ino al raggiungimento della maturità.
L’arca utilizzata per l’allevamento
dei conigli misura circa metri 2 × 0,8 di
base, per cm 60-90 di altezza e dispone di un abbeveratoio e una mangiatoia.
Un quarto dell’arca costituisce la tana degli animali mentre la restante parte, tamponata in rete, ha la funzione di
area pascolo.
Per evitare la diffusione di malattie
parassitarie (vermi e coccidi) l’arca va
spostata ogni due giorni. Questi parassiti, infatti, si diffondono attraverso le
deiezioni degli animali: queste diventano infestanti due giorni dopo l’evacuazione. Spostando l’arca ogni due giorni
i conigli non corrono il rischio di ingerire erba infestata da uova o dagli oocisti dei coccidi.
Dopo 20 spostamenti, cioè dopo 40
giorni, l’arca può tornare nel posto di
partenza. Dopo questo periodo, infatti,
le feci dei conigli hanno perso la maggior parte del potere infestante e l’igiene dell’allevamento è garantita.
Arca mobile per l’allevamento dei conigli: un quarto della struttura costituisce la tana, mentre la restante parte, tamponata
in rete, ha la funzione di area a pascolo; la conigliera dispone di un abbeveratoio e una mangiatoia. Per evitare la diffusione
di malattie parassitarie va spostata ogni due giorni
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
27
1
2
Il maiale da ingrasso
I salumi fanno parte della nostra
tradizione: ecco come allevare
il maiale che ci permetterà
di produrli
L’area destinata ad ospitare un maiale all’ingrasso è costituita da un pascolo
di circa 700 metri quadrati separato dall’area pascolo degli avicoli da una recinzione elettrica; quest’area a pascolo viene utilizzata anche dagli avicoli allevati. All’interno dell’area a pascolo è collocata un’arca di metri 3 × 2 che ospita il maiale.
Occorre prevedere una pozza di fango di 6 metri quadrati (metri 3 × 2) che
l’animale possa utilizzare per difendersi
dagli insetti e dai raggi solari.
Nelle vicinanze dell’arca deve essere
però presente anche una zona (metri 3 ×
2) coperta da tavole di legno per favorire
il riposo del maiale in una zona asciutta. Il maiale, infatti, utilizza volentieri le
pozze di fango ma ama anche riposare in
zone asciutte.
La zona destinata all’allevamento del
maiale è attrezzata con una mangiatoia,
un abbeveratoio e una rastrelliera per i
foraggi.
Nel nostro esempio si acquista, a di-
1-L’arca per il ricovero del maiale. 2-Nell’area riservata al
maiale occorre prevedere una pozza di fango che l’animale utilizza per difendersi dagli
insetti e dai raggi solari. 3-Una zona coperta da tavole di legno favorisce il riposo
del maiale all’asciutto; qui possono essere
collocati mangiatoia,
abbeveratoio e rastrelliera per i foraggi
3
cembre, un maiale del peso di 90-100
kg, nato in primavera (ine marzo). L’animale verrà destinato al macello nel successivo mese di novembre (a circa 20
mesi di vita) quando avrà raggiunto il peso di 220-250 kg: potrà fornire 170-190
kg di carne da trasformare in salumi (resa dell’80%).
HPer saperne di più
Per approfondire l’argomento vi segnaliamo la «Guida illustrata alla progettazione di un allevamento di avicunicoli e maiali» che si può acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamen-
ti (Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 E-mail: [email protected]).
Vi segnaliamo inoltre che entro il 2010
verrà pubblicato il libro «Realizzazione,
gestione e cura del piccolo pollaio», della
collana «Guide pratiche» di Vita in Campagna, che si potrà acquistare sempre
contattando il Servizio Abbonamenti.
Per la cura degli animali, la prevenzione delle malattie e per tutte le pratiche che interessano il piccolo allevamento vi rimandiamo alle informazioni
contenute nei fascicoli bimestrali de «i
Lavori» e ai diversi articoli riguardanti
gli avicunicoli e i suini pubblicati su Vita in Campagna.
Cicli di allevamento delle specie animali considerate
Specie
gen.
feb.
mar.
apr.
mag.
giu.
lug.
ago.
set.
ott.
nov.
dic.
Galline ovaiole
Polli
Anatre
Oche
Faraone
Tacchini
Conigli
Maiale
28
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
La vacca e il vitello per la produzione
di latte, formaggio e carne di qualità
P
erché non autoprodursi, allevando
una vacca, del latte da bere o da
trasformare in formaggio? E, contemporaneamente, allevare un vitello
per la produzione di carne di qualità? È
ciò che vogliamo aiutarvi a realizzare
con questo articolo, partendo sempre
dalle esigenze della nostra famiglia-tipo
di sei persone.
Per la realizzazione e la gestione di
un piccolo allevamento occorre acquistare una bovina da latte di razza locale –
Bruna Italiana, Reggiana o Pezzata Rossa
Italiana [1] – la quale, fecondata con un
toro di razza da carne, darà ogni anno un
vitello meticcio da allevare per la carne.
Per iniziare l’allevamento è preferibile acquistare una manza gravida, cioè
una femmina di 21-23 mesi di età all’ottavo-nono mese di gravidanza.
La bovina produce circa 25 kg al giorno di latte al momento della massima produzione; una parte del latte viene utilizzata per alimentare il vitello ino allo svezzamento, la parte rimanente viene destinata al consumo familiare diretto o alla
trasformazione casalinga in formaggio.
Il vitello viene svezzato a 75-80 giorni di vita e macellato successivamente a
circa 280 kg di peso.
L’organizzazione
dell’allevamento
Una piccola stalla e qualche ettaro
di pascolo consentono di allevare
una bovina da latte e il suo vitello
L’allevamento si compone di una piccola stalla che accoglie la bovina e il vitello durante i mesi invernali e le giornate caratterizzate da tempo piovoso.
1
7
6
9
7
10
1
8
2
4
3
5
Allevamento della vacca e del vitello. 1-Stalla divisa in due locali separati, uno
per la vacca e uno per il vitello. 2-Concimaia per il deposito del letame. 3-Mangiatoia con rastrelliera autocatturante. 4-Lettiera permanente in paglia. 5-Abbeveratoio automatico a tazza. 6-Pascolo. 7-Alberi per l’ombreggiamento. 8-Recinzione formata da paletti in legno o metallo distanziati tra loro 2-2,5 metri e
triplo ilo elettriicato. 9-Mangiatoia portaieno da pascolo. 10-Abbeveratoio
La bovina ha a disposizione uno spazio di 5 × 5 metri di lato che comprende una rastrelliera con dispositivo di autocattura e una costante disponibilità
d’acqua.
La lettiera è costituita da paglia che
deve essere cambiata almeno una volta
ogni due giorni.
Per questioni di sicurezza è consigliabile prevedere vie di fuga all’interno
della stalla in caso di atteggiamenti aggressivi degli animali. Sempre dal punto di vista della sicurezza, non è invece
2
necessario decornare il vitello (dato il ridotto periodo di allevamento).
Il vitello viene alloggiato in un altro
locale di 5 × 3 metri dove rimane coninato dal momento della nascita ino a
75-80 giorni di vita. Per i primi dieci
giorni è necessario predisporre una lettiera in paglia (da cambiare frequentemente) e, possibilmente, una lampada a
raggi infrarossi (di basso costo e di facile reperibilità in commercio) per riscaldare accuratamente il neonato.
Entrambi i locali hanno accesso al
3
Per un piccolo allevamento per la produzione di latte e carne occorre acquistare una bovina da latte di razza locale, come la
Bruna Italiana (1), la Reggiana (2) o la Pezzata Rossa Italiana (3); la bovina, fecondata con un toro di razza da carne, darà
ogni anno un vitello meticcio da allevare per la carne
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
29
All’interno delle aree a pascolo è
preferibile piantare alberi ad alto fusto e
a crescita veloce (robinia, pioppo, ecc.),
per l’ombreggiamento dei bovini, in
particolare nel periodo estivo (si ricorda
che la bovina sopporta temperature ambientali anche di –7-8 °C, ma soffre terribilmente temperature superiori ai 2526 °C con alti tassi di umidità).
1
1-Una rastrelliera con dispositivo di autocattura consente di bloccare la bovina
in caso di necessità (mungitura, visita clinica, terapia, ecc.). 2-All’interno della
stalla è necessaria una costante disponibilità d’acqua, garantita dalla presenza
di vaschette con rifornimento automatico. 3-Nella parte della stalla destinata al
vitello deve essere realizzato un box di
metri 1,5 × 1,5 che accoglierà l’animale
nei primi trenta giorni di vita; può anche
essere costruito in modo molto semplice e
spartano, ad esempio utilizzando dei bancali di legno, da togliere dopo un mese
pascolo, di circa 1,5 ettari per la bovina
e 0,5 ettaro per il vitello.
Il pascolo viene sfruttato dalla bovina dal 15 marzo al primo novembre,
mentre il restante appezzamento (in cui
pascolerà poi il vitello) viene utilizzato
per il primo taglio di ieno da effettuarsi
durante la prima settimana di maggio. In
seguito, il vitello avrà anch’esso libero
accesso al pascolo ino all’autunno.
L’utilizzo della supericie del pascolo del vitello per la ienagione permette di
ottenere solo una parte del ieno, destinato
alla fase di asciutta della bovina (vedi schema a pag. 31); per essere autosuficienti è
dunque necessario disporre di un altro appezzamento di 1,8-2 ettari per la produzione di ieno. Ciò determina la necessità di disporre di un magazzino-ienile per
1
Il ciclo riproduttivo
e produttivo della vacca
2
La bovina ha una precisa isiologia
per quanto riguarda l’attività
riproduttiva e la produzione di latte,
che occorre conoscere e rispettare
3
la conservazione del ieno e del mangime.
Nell’ultimo periodo il vitello subirà una fase di inissaggio in stalla prima della macellazione al peso di circa 280 kg.
Nel pascolo è fondamentale la presenza di una mangiatoia portaieno e di un sistema di distribuzione dell’acqua, comuni ad entrambi gli appezzamenti. La bovina deve consumare il mangime sempre
all’interno della stalla (va distribuito almeno tre volte al giorno): in questo modo
risulta facilitata la cattura dell’animale
per la mungitura e in caso di visita veterinaria e di eventuali trattamenti.
Il pascolo è delimitato da un triplo ilo elettriicato (all’altezza di 50 cm, 85
cm e 120 cm) sorretto da paletti di legno
o di metallo ogni 2-2,5 metri.
2
1-Il pascolo è delimitato da un triplo ilo elettriicato (all’altezza di 50 cm, 85 cm e
120 cm) sorretto da paletti di legno o di metallo ogni 2-2,5 metri. 2-Batteria per
l’elettriicazione del recinto: ricaricata da un pannello solare, non richiede allacciamento alla rete elettrica
30
La bovina ha una precisa isiologia
che regola la produzione di latte e l’attività riproduttiva ed è necessario controllare questi due aspetti in modo da ottenere un parto all’anno, circa a metà del
mese di marzo (parto stagionale).
La bovina ha una gestazione che
dura circa 9 mesi, il calore si manifesta
ogni 18-21 giorni e dura circa 10-24 ore.
I primi sintomi di calore iniziano circa
20-25 giorni dopo il parto, ma è preferibile attendere almeno 50-60 giorni prima di far fecondare nuovamente la vacca; questo le permette di riprendere l’attività delle ovaie in modo ottimale e di
adattare l’utero ad accogliere una nuova gravidanza.
La vacca in calore si riconosce da variazioni del comportamento e da alcune
modiiche anatomiche. In particolare la
bovina in estro tende ad essere più vivace, curiosa e si avvicina maggiormente alle persone. Dal punto di vista isico
presenta ingrossamento e arrossamento
della vulva; in molti casi inoltre è possibile osservare un cospicua perdita di
luidi limpidi di origine vaginale.
La fecondazione della bovina viene
effettuata dal veterinario mediante fecondazione artiiciale; la prima fecondazione viene effettuata quando la manza ha un’età di almeno 15-18 mesi; in
seguito la vacca viene fecondata 60-80
giorni dopo il parto.
La produzione di latte inizia subito dopo il parto e si può protrarre, grazie allo stimolo della mungitura (che simula la poppata del vitello), per parecchi mesi.
Per i primi 5-8 giorni di lattazione
il latte viene chiamato «colostro». Questo ha delle caratteristiche chimico-isiche completamente diverse dal latte
normale che non permettono la caseiicazione o il consumo umano diretto,
ma solo l’utilizzo nella dieta del vitello neonato.
Dall’inizio della lattazione, circa 10
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
giorni dopo il parto il colostro si trasforma gradualmente in latte a tutti gli effetti. La massima produzione di latte si
dovrebbe presentare circa 60-80 giorni
dopo il parto («picco di lattazione»); la
quantità prodotta poi si riduce gradualmente.
Normalmente la bovina viene munta per circa 290-310 giorni poi si inizia forzatamente la fase di «asciutta».
Questo è un periodo fondamentale perché permette alla bovina di ripristinare
le riserve corporee e il tessuto mammario prima della nuova lattazione; inoltre
questa fase di asciutta, della durata di
circa 55-65 giorni, coincide con gli ultimi due mesi di gravidanza durante i quali si ha la maggior crescita del feto.
Per ottenere buoni risultati è necessario controllare alcune fasi critiche:
1) il momento del parto e i primi 20
giorni di lattazione della vacca;
2) le fasi della mungitura;
3) la colostratura (somministrazione del
colostro, cioè il primo latte prodotto dalla
bovina dopo il parto, ricco di anticorpi) e
lo svezzamento del vitello da carne.
Parto. La bovina allevata in un allevamento semibrado (cioè in stalla nel
periodo invernale e al pascolo per il resto dell’anno) solitamente partorisce da
sola senza particolari problemi (non è
raro il parto notturno). Possono presentarsi tuttavia situazioni in cui è necessaria l’assistenza al parto da parte del proprietario o del veterinario, in particolare
in caso di torsione dell’utero o di dimensioni eccessive del vitello. La bovina deve sempre partorire in un ambiente tranquillo con paglia pulita e asciutta.
Controlli sanitari dopo il parto. Durante la prima settimana la bovina deve
iniziare la produzione di latte e nello
stesso tempo attivare le proprie difese
immunitarie contro le infezioni. Questo
è il periodo di maggior rischio in partico-
lare per possibili infezioni a carico della
mammella e dell’apparato riproduttore.
Un modo per mantenere sotto stretto
controllo la bovina è misurare la temperatura corporea due volte al giorno (al
momento della mungitura) prendendo
come punto di riferimento il valore di
39,5 °C: se la temperatura è superiore
allora la bovina è in uno stato febbricitante e deve essere subito visitata dal veterinario che prescriverà il trattamento
farmacologico più idoneo.
Fecondazione. La fecondazione artiiciale della bovina viene effettuata dal
veterinario circa 60-80 giorni dopo il
parto; è preferibile impiegare seme di
toro di razza da carne (Piemontese,
Bianca Blue Belga, Charolaise, Limousine o altre razze locali). È necessario
prestare molta attenzione alla scelta del
seme da utilizzare: si consiglia di chiedere al veterinario il seme di tori che
diano origine a vitelli di piccole dimen-
Esempio pratico delle varie fasi dell’allevamento di una vacca e di un vitello
Fecondazione artificiale
Picco di lattazione
Parto
Vacca
Sospensione della mungitura
Produzione di latte (lattazione)
15 marzo
Parto
Asciutta
15 maggio
5 giugno
15 gennaio
15 marzo
Dopo il parto, che avviene a metà marzo (parto stagionale) inizia la produzione del latte che raggiunge il suo massimo («picco di lattazione») 60-80 giorni dopo il parto. A 50-60 giorni dal parto la vacca viene di nuovo fecondata artiicialmente ed inizia una nuova gravidanza. Dopo 10 mesi di lattazione (al settimo mese di gravidanza) si smette di mungere l’animale e si inizia forzatamente la fase di «asciutta», che si conclude due mesi dopo con il parto; ricomincia così il ciclo
Nascita
Colostratura Svezzamento
Ingrasso
Macellazione Finissaggio
Vitello
15 marzo
22 marzo
5 giugno
30 novembre
1 novembre
Dopo la nascita per sette giorni il vitello assume il primo latte («colostro»). All’inizio di giugno viene svezzato; successivamente viene allevato e ingrassato ino a raggiungere il peso di 280 kg (circa 250 giorni di vita); a ine novembre viene avviato alla
macellazione
Pascolo
Allevamento
vacca
Stalla
15 marzo
Allevamento
vitello
1 novembre
Stalla
15 marzo
Pascolo
5 giugno
15 marzo
Stalla
1 novembre
30 novembre
La vacca ha libero accesso al pascolo da subito dopo il parto, con l’inizio della lattazione, ino all’inizio di novembre, quando
viene ricoverata in stalla. Il vitello può accedere al pascolo a partire da 80-100 giorni di vita, a seconda della temperatura esterna e del suo stato di salute
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
31
È preferibile
far fecondare
la bovina da latte
con il seme
di un toro
di razza da carne
(Piemontese,
Bianca Blue Belga,
Charolaise,
Limousine o altre
razze locali) per
ottenere un vitello
meticcio. Nella foto:
vitello meticcio
Bruna × Bianca
Blue Belga
Mungitrice
portatile
ad alimentazione
elettrica,
con «pompa
del vuoto»,
portacapezzoli
e recipiente
raccoglitore
del latte
sioni alla nascita. Questo è importante
per facilitare il parto e, nello stesso tempo, non inluisce sui ritmi di crescita o
sul peso alla macellazione.
Circa 35-40 giorni dopo la fecondazione il veterinario deve intervenire per
diagnosticare lo stato di gravidanza; in
caso negativo occorre procedere ad una
nuova inseminazione alla comparsa del
calore successivo.
Alimentazione della vacca in lattazione. L’alimentazione giornaliera della
bovina è composta, durante la lattazione, da 10-11 kg di ieno (prato stabile +
un po’ di ieno di erba medica acquistato) e da 4,5-6 kg di mangime da lattazione; inoltre va garantito un costante accesso al pascolo. Questa dieta si può
mantenere fino alla fine del periodo
produttivo (cioè ino all’asciutta), stando però attenti a non fare ingrassare
troppo l’animale.
In alternativa al mangime commerciale è possibile produrre un mangime
azien dale miscelando farina di mais
(40%), farina d’orzo (15%), farina
d’estrazione di soia (30%) e buccette di
soia (15%), con l’aggiunta di un integratore vitaminico-minerale solo quando le
bovine non hanno accesso al pascolo,
nel periodo invernale.
Fase di «asciutta». L’inizio della fase di asciutta prevede il blocco repenti-
32
no della mungitura e il cambio brusco di
razione alimentare; la bovina deve smettere di produrre latte nell’arco di due
giorni.
L’alimentazione giornaliera durante
la fase di asciutta comprende 9-10 kg di
ieno di prato stabile e 1,5-2 kg di mangime da asciutta.
Inizialmente, per favorire il blocco
della produzione di latte, è possibile sostituire la dieta da lattazione con paglia
pulita senza aggiunta di mangime per circa 2-3 giorni per
Dopo la mungitura occorre
disinfettare i capezzoli con prodotti
a base di iodio
poi cominciare con la dieta da asciutta.
Se durante il periodo di lattazione la
bovina ha manifestato sintomi di mastite (goniore, dolore e arrossamento della mammella, talvolta febbre, calo della
produzione di latte, cambio variabile
della tonalità nella colorazione del latte)
è possibile trattarla al momento della
messa in asciutta (per questo fatevi seguire da un veterinario). Infatti in questo
periodo l’antibiotico ha la massima eficacia (anche perché la mammella è a riposo) e non è necessario prestare attenzione ai «tempi di sospensione» del trattamento (vedi più avanti), in quanto non
viene prodotto latte.
Negli ultimi 20 giorni di asciutta è
preferibile iniziare gradualmente la somministrazione del mangime da lattazione
(un’aggiunta di circa 800 grammi alla
settimana) ino ad arrivare a 2-2,5 kg il
giorno precedente il parto. Questo supplemento di alimentazione permette
l’adattamento del rumine alla dieta da
lattazione e stimola l’appetito della bovina nei primi giorni dopo il parto.
Mungitura. La mungitura viene effettuata due volte al giorno a distanza di
circa 10-12 ore. La bovina viene immobilizzata grazie alla rastrelliera autocatturante e si utilizza una macchina mungitrice portatile ad alimentazione elettrica, comprendente «pompa del vuoto»,
quattro porta-capezzoli e un recipiente
raccoglitore.
Si potrebbe anche effettuare la mungitura manuale: questa operazione però
richiede esperienza ed è più lenta. La
mungitura manuale non ha controindicazioni purché sia effettuata con massima igiene e pulizia.
È fondamentale prestare molta attenzione all’igiene e alla durata della mungitura. I capezzoli si devono pulire accuratamente con soluzione disinfettante
prima della mungitura, utilizzando un panno a perdere e
senza bagnare con acqua la
mammella (è ammesso solo in
caso di elevato grado di sporcizia, ma è necessario in seguito asciugare accuratamente
i capezzoli).
Dopo le operazioni preliminari di pulizia e disinfezione sopra descritte e dopo aver
effettuato un massaggio della
mammella, bisogna attendere circa 11,5 minuti prima di attaccare i portacapezzoli, in modo da permettere la diffusione dello stimolo nervoso che induce il rilascio di latte dalle cellule
del tessuto mammario.
Dopo circa 5-6 minuti di mungitura
è possibile staccare i portacapezzoli. In
seguito si effettua la disinfezione inale,
di solito con prodotti a base di iodio.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
1
2
3
1-Nei primi dieci giorni di vita il vitello, posto nel box, deve avere a disposizione una lettiera in paglia, da cambiare frequentemente, e una lampada a raggi infrarossi, che consente di riscaldare il neonato. 2-Nei primi giorni della vita il piccolo può essere colpito
da malattie respiratorie e da enteriti (nella foto): per limitare l’insorgenza di questi problemi è fondamentale prestare attenzione all’igiene dell’ambiente di allevamento. 3-Subito dopo la nascita è indispensabile disinfettare l’ombelico con un antibiotico spray
In caso di trattamento farmacologico
è importante prendere in considerazione
i «tempi di sospensione», cioè del periodo che deve trascorrere dal momento del trattamento al consumo del latte.
Questo perché la maggior parte dei farmaci per animali produttori di alimenti
prevedono un periodo di tempo durante
il quale il principio attivo si ritrova nelle carni o nel latte, che quindi non possono essere destinati in nessun caso all’alimentazione umana. Questi intervalli sono sempre indicati sulla confezione
del farmaco o vengono segnalati dal veterinario che lo prescrive.
L’allevamento del vitello
Il periodo più critico per il vitello è
quello immediatamente successivo alla
nascita: in questa fase le cure
e le attenzioni dell’allevatore
devono essere costanti
Cure al vitello neonato. Al momento della nascita il vitello pesa circa 4550 kg. La corretta gestione del neonato è
basilare per la resa dell’allevamento familiare; questa è la fase più delicata della vita del vitello ed eventuali errori in
questo periodo possono vaniicare tutti
gli sforzi che sono stati necessari per arrivare al parto.
Il vitello deve nascere in un ambiente
molto pulito, asciutto e caldo. La maggior parte delle malattie che possono
colpirlo in questa fase si possono riassumere in enteriti e patologie respiratorie; per limitare l’insorgenza di questi
problemi è fondamentale prestare attenzione all’igiene dell’ambiente di allevamento (è fondamentale cambiare la paglia molto frequentemente e disinfettare
l’ombelico con un antibiotico spray subito dopo la nascita), mantenere la giusta temperatura corporea (38,5-39 °C)
(per mezzo di una lampada a raggi infrarossi) e fornire all’animale i mezzi adatti
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010
per combattere i microrganismi responsabili delle malattie, vale a dire la capacità di risposta immunitaria. Il vitello,
infatti, a differenza del bambino, nasce
senza nessuna copertura immunitaria,
quindi per i primissimi giorni di vita gli
anticorpi (o immunoglobuline) vengono
forniti esclusivamente dal colostro.
Entro le prime due-tre ore di vita è
anche necessario somministrare una piccola parte di colostro, arrivando gradualmente a circa 3 litri prima della sesta ora dalla nascita. Il colostro deve
avere un colore bianco-giallastro e deve
essere distribuito, alla temperatura di
38-39 °C, con l’ausilio di un biberon o
di un secchio munito di tettarella.
È di fondamentale importanza rispettare i tempi indicati perché il colostro
subisce rapidamente una variazione delle sue caratteristiche nutrizionali e l’intestino del vitello è in grado di assorbire
interamente le immunoglobuline solo ino a circa 24 ore dopo la nascita; in seguito queste vengono digerite come proteine normali della dieta.
Si deve somministrare il colostro
1
mantenendo diritto verso l’alto il collo
del vitello: questo aiuta il liquido a scendere direttamente nello stomaco senza
passare nel rumine (che in questo periodo di vita è piccolo e vuoto) dove causerebbe fermentazioni anomale e pericolose.
Alimentazione e svezzamento del
vitello (da 7 a 75-80 giorni di età). Dal
settimo giorno inizia la somministrazione di latte materno partendo da una dose di 2,5 litri e crescendo di circa 0,5 litri ogni 10 kg di peso vivo dell’animale, ino ad un massimo di 6 litri di latte al giorno.
Il vitello deve abituarsi da subito agli
alimenti che dovrà ingerire in età adulta,
pertanto deve sempre avere a disposizione acqua e ieno a volontà e un mangime da svezzamento somministrato a dosi crescenti partendo da 100-200 grammi al giorno e aumentando gradatamente man mano che il vitello cresce.
Si considera pronto da svezzare un
vitello che è in grado di ingerire circa
1 kg di mangime al giorno: a quel punto nell’arco di due-tre giorni si riduce il
2
È fondamentale che il vitello assuma il colostro entro le prime due-tre ore di vita, arrivando gradualmente a circa 3 litri prima della sesta ora dalla nascita. Il colostro può essere somministrato con l’ausilio di un biberon (1) o di un secchio munito di tettarella (2)
33
La bovina garantisce
la produzione
di latte genuino
per il consumo
della famiglia
latte fino ad eliminarlo.
A 75-80 giorni di vita (quando ha raggiunto
il peso di 100 kg
circa) il vitello
svezzato viene liberato al pascolo.
Ingrasso del vitello (da 75-80 a 220 giorni di età). L’alimentazione da ingrasso durante il periodo del pascolo prevede la somministrazione di ieno a volontà e di un mangime
da ingrasso in quantità crescente da 1,5
kg ino a 4,5 kg al giorno (in due volte),
oltre al pascolo.
Finissaggio del vitello (da 220 a 250260 giorni di età). Durante le ultime 45 settimane di vita (all’incirca il mese di
novembre) il vitello viene alloggiato solo in stalla dove gli viene somministrato ieno a volontà e 4,5-5 kg di mangime
al giorno (in due volte), oltre al pascolo.
L’animale viene inviato al macello a 260
giorni di età, al peso di 280 kg.
Le produzioni
La vacca e il vitello allevati come
proposto garantiscono buon latte per
il consumo fresco e per la produzione
di formaggio, e carne di elevata qualità
Una vacca allevata nel modo indicato produce in media 18-20 kg di latte al giorno per 290-300 giorni (50-60
quintali di latte all’anno). Di questi, 2 kg
Il locale
per la conservazione
dei prodotti
degli allevamenti.
1-Salumi ottenuti
dalla carne del maiale.
2-Scaffale per
la conservazione
dei formaggi prodotti
con il latte della vacca.
3-Congelatore per
la conservazione
prolungata delle carni
degli avicoli,
dei conigli e del vitello.
4-Cartoni contenenti
le uova prodotte
dalle galline
34
A seconda del periodo di lattazione, quindi della disponibilità maggiore o minore
di latte, si dovrebbe valutare la possibilità di differenziare la produzione: formaggi stagionati al momento della maggior produzione di latte e formaggi freschi alla ine della lattazione
al giorno vengono consumati dalla famiglia e, in media, 4,5 kg vengono somministrati al vitello per i primi 70-80 giorni
di lattazione. Il rimanente viene destinato alla produzione di formaggio.
A seconda del periodo di lattazione, quindi della disponibilità maggiore
o minore di latte, si dovrebbe valutare la
possibilità di differenziare la produzione
(ad esempio formaggi stagionati al momento della maggior produzione di latte, formaggi freschi o solo consumo di
latte al momento di ine lattazione).
Mediamente possiamo stimare che
possano essere destinati alla trasformazione in formaggi 14-15 kg di latte al
giorno. Per 1 kg di formaggio fresco occorrono circa 6 kg di latte; per 1 kg di
formaggio stagionato occorrono circa 9
kg di latte.
L’allevamento proposto consentirebbe quindi di produrre in media 600 kg di
formaggi, quantità molto al di sopra del
fabbisogno della nostra famiglia-tipo di
sei persone. Si consideri comunque che
il latte eccedente può essere impiegato
per la preparazione di pastoni per l’alimentazione del maiale; può inoltre essere utilizzato per la preparazione di pastoni da somministrare nella fase inale del ciclo di allevamento (ingrasso) di
polli, anatre, oche e faraone.
L’incremento di peso giornaliero medio del vitello, dalla nascita allo svezzamento, è di 0,6-0,7 kg al giorno. Nel periodo dallo svezzamento alla macellazione è di 0,9-1 kg al giorno.
La resa in carne prevista è di circa
il 55%; un vitello di 280 kg può fornire
quindi 155 kg di carne [2].
[1] Per l’acquisto di animali di queste
razze ci si può rivolgere alle Associazioni provinciali degli allevatori (Apa).
[2] Nel caso in cui la produzione di latte, formaggi e carne rossa fosse ritenuta
eccessiva, in alternativa all’allevamento
bovino è possibile optare per un piccolo
allevamento di capre; per questa attività rimandiamo alla serie di articoli pubblicati su Vita in Campagna a partire dal
n. 5/2010.
HPer saperne di più
1
2
3
4
Per approfondire l’argomento vi segnaliamo la «Guida illustrata al parto degli animali», supplemento al n.
12/1998, e un articolo sui minicaseiici
pubblicato sul n. 11/2006, a pag. 34; entrambi si possono acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel.
045 8009480 - Fax 045 8012980 - Email: [email protected]).
Per la cura dei bovini, la prevenzione delle malattie e per tutte le pratiche
che interessano il piccolo allevamento
vi rimandiamo alle informazioni contenute nei fascicoli bimestrali de «i Lavori» e agli articoli pubblicati su Vita in
Campagna.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/2010