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03/01/2011
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Giulio Mozzi è nato nel 1960. Abita a
Padova. Ha pubblicato sei raccolte di
racconti: Questo è il giardino (Theoria,
1993; poi Sironi, 2005), La felicità terrena (Einaudi, 1996), Il male naturale
(Mondadori, 1998), Fantasmi e fughe
(Einaudi, 1999), Fiction (Einaudi,
2001), Sono l’ultimo a scendere
(Mondadori, 2009).
Giulio Mozzi
il male naturale
Giulio Mozzi il male naturale
A me piacerebbe che si seppellissero i morti nei pioppeti
che ci sono dappertutto sui bordi della città, nelle anse del
fiume e dei canali che la circondano. Sotto ogni pioppo
seppellirei un morto e le radici dell’albero avvolgerebbero
lentissimamente il corpo come fa il ragno crociato quando
si butta sulla preda e la stringe a sé con tutte le otto zampe
e poi la morde iniettando il veleno che non uccide ma paralizza, in modo che la carne rimanga viva e fresca per i pasti
successivi: allo stesso modo le radici dell’albero mi avvolgerebbero e poi una, con lentezza vegetale, mi trafiggerebbe sottraendomi quel tanto di vita che serve per la vita
dell’albero.
il male naturale
© Eugenio Nastri
narrativa italiana
Mozzi
RIMMEL
racconti
ISBN 978-88-96999-01-1
Progetto grafico: Studio Grafico Ceccherini, Milano
Foto copertina: © Aron Demetz / Inverno / 2006
€ 15,50
Esiste un male che non è colpa di nessuno.
Un male naturale.
Pubblicato originariamente nel 1998,
accolto da una ventata di polemiche, e
velocemente sparito dagli scaffali delle
librerie, Il male naturale, il più “sporco” e
informe tra i libri di quello che è considerato in Italia un maestro della scrittura limpida, è diventato pian piano, negli anni, grazie all’affetto e alla tenacia di un manipolo
di lettori, un autentico libro di culto.
Nel Male naturale Giulio Mozzi dispiega
ancora una volta il suo sguardo attentissimo, quasi prensile, capace di farci apparire arcani e stupendi gli oggetti e le situazioni della vita più quotidiana. Solo che
qui, in questo libro, lo sguardo penetra nei
corpi, nella carne, nel sesso, e ci mostra
come tutto ciò che è alla radice della gioia
umana – la vitalità del corpo, la soddisfazione della carne, l’entusiasmo del sesso –
a un’osservazione ravvicinata e meticolosa può apparire abitato dal male. Non un
male morale, un male che sia colpa di
qualcuno: ma un male naturale, costitutivo
del nostro essere.
Una nuova postfazione, scritta da Mozzi
appositamente per questa edizione, racconta le disavventure nelle quali si può
incorrere perché si è cercato di guardare
ciò da cui tutti preferiscono distogliere lo
sguardo. E un saggio di Demetrio Paolin
mostra come la pratica di guardare l’inguardabile sia nient’altro che una pratica
religiosa.