Le Ultime Carovane - Roma Intercultura

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Le Ultime Carovane - Roma Intercultura
Le Ultime
Carovane
Associazione Culturale
In collaborazione con
Le Ultime Carovane
Viaggio in Mali
OMAGGIO A ALI FARKA
Mercoledi 31/05/2006
Teatro delle Erbe
ore 21.00
TOURE
Proiezione del film:
Le miel n’est jamais bon dans une seule bouche
di Marc Huraux (Mali/Francia 2000) v.o con s.t italiani
Concerto
AFEL BOCOUM & ALKIBAR
DONNA AFRICA VI
Domenica 04/06/2006
Teatro delle Erbe
ore 21.00
Due Regine di Bamako in Concerto
AMY KOÏTA
AMI KOUYATÉ SACKO
INCONTRARE L’AFRICA
Martedi 06/06/2006
Timbuctu la misteriosa
Spazio Oberdan
Proiezione del film: Voyage à Tombouctou
ore 21.00
di: Tewfik Farès (Algeria/ Francia 1991) v.o con s.t italiani
incontro con: Tewfik Farès regista del film
e Ali Ould Sidi Storico di Timbuctu.
Giovedi 08/06/2006
Spazio Oberdan
ore 21.00
Sopravvivenza e Globalizzazione
Proiezione del film: La Guerre des Cotons
di Jean Michel Rodrigo (Francia 2005) v.o con s.t italiani
incontro con: François Traoré Presidente dell’Associazione
dei produttori del cotone dell’Africa occidentale.
LE ULTIME CAROVANE PER I PICCOLI
Domenica 04/06/2006
Laboratorio di musica africana
L’Arcobaleno Danza
per bambini a partire dai 5 anni
ore 15.30
Con BABA SISSOKO musicista del Mali
I luoghi della Rassegna
Teatro delle Erbe (320 posti) – Via Mercato, 3 - Milano
Spazio Oberdan (190 posti) – Viale Vittorio Veneto, 2 – Milano
L’Arcobaleno Danza (100 posti)- Via Andrea Solari, 6 - Milano
L’ingresso alle iniziative è libero fino ad esaurimento posti.
La partecipazione al laboratorio musicale per bambini è gratuita e su prenotazione tel. 333.3405787
Per informazioni: Provincia di Milano tel. 02.7740.6329 – 6373
Associazione Le Ultime Carovane tel. 333.3405787 - 349.7375847
LE ULTIME CAROVANE 2006 è dedicata al Mali, alla scoperta degli aspetti sociali culturali e politici di questa Nazione africana.
Il Mali, dopo una rivolta popolare che ha fatto crollare il regime dittatoriale di Moussa Touré, dal marzo 1991 sta vivendo un’esperienza democratica quasi unica in Africa. Da una parte c’è un Paese effervescente con grande fermento culturale e dall’altra invece un territorio arido. Basti
pensare al Sahel, che deve affrontare problemi di sussistenza dovuti al clima ostile e alla mancanza d’acqua. La fragile economia del Mali, uno
dei Paesi più poveri al mondo, deve fare i conti anche con gli effetti della globalizzazione, come sta avvenendo per la produzione del cotone. Il
recente documentario “La guerre du coton” di Jean-Michel Rodrigo ci conduce attraverso le piantagioni di tutto il mondo e testimonia le difficoltà di un Paese che deve competere con potenze economiche della portata di Cina e Stati Uniti.
Il Mali è lo stato africano più multietnico (Dogon, Bambara, Tamasheq, Sonrhai, Senufo), con tradizioni secolari che vengono tutt’oggi portate
avanti grazie alla vivacità della società civile e a varie associazioni attive su tutto il territorio (si contano più di 40 eventi culturali all’anno a carattere internazionale).
Timbuctu, Djene, Segou, in passato capitali di antichi imperi, testimoniano ancora oggi il ricco patrimonio artistico e architettonico di questo Paese:
Timbuctu la misteriosa, dal 1988 è considerata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità. Inoltre per il 2006 è stata dichiarata Capitale
della Cultura Islamica dall’I SE SCO (Organizzazione islamica per l’educazione, le scienze e la cultura) ed ospiterà per tutto l’anno una serie d’eventi culturali con lo scopo di attirare l’attenzione sul difficile presente. Sono in programma due eventi musicali: il primo è un omaggio a Ali Farka
Touré, il grande bluesman maliano scomparso di recente, con il gruppo di Afel Bocoum, mentre il secondo è un incontro con le regine di Bamako,
Ami Koita e Amy Kouyate Sacko
Infine, un programma speciale per i più piccoli prevede un laboratorio musicale africano animato dal musicista pluristrumentista Baba Sissoko che
introdurrà i piccoli partecipanti ai vari strumenti mandinghi e racconterà storie legate alla musica tradizionale dell’impero mandingo.
ALI “FARKA” TOURE’, nato nel 1939 nel villaggio di Kanau, sulle rive del fiume Niger, è scomparso recentemente dopo una lunga ed intensa carriera artistica. Ali, di secondo nome “Farka” (che significa asino, un animale ammirato in Africa per la sua forza e la sua tenacia), fu il solo
di dieci figli a sopravvivere: “sono l’unico sopravvissuto perché gli spiriti si sono fatti ingannare dal nome pensando di avere a che fare con un animale”. Morto il padre in guerra, la famiglia si trasferisce a Niafunké, villaggio sulle sponde del Niger. Ali resterà molto legato a questi luoghi e alla
sua gente: dopo i suoi viaggi, farà sempre ritorno a Niafunké. Affascinato dalla forza della musica suonata nelle feste e nelle cerimonie spirituali, a
soli 12 anni Ali costruisce il suo primo strumento musicale, il jurukelen (chitarra ad una corda). A 20 anni sapeva già suonare il n’goni (chitarra
tradizionale bambara a quattro corde), il njarka (violino a una corda), il flauto e la chitarra acustica. Grazie a Radio Mali, le sue canzoni arrivano
in tutto il Paese e negli anni ’70 fa uscire ben 7 album che lo lanciano sull’intero mercato africano. Nel 1987 esce il suo primo disco registrato con
la casa discografica inglese World Circuit, che decreta il suo successo mondiale. La sua fama l’ha portato a collaborare con Ry Cooder per l’album
“Talking Timbuctu” che gli valse il Grammy Award nel 1995, e con il suonatore di kora Toumani Diabaté per il CD “In the heart of the moon”
col quale vinse il secondo “Grammy Award” nel 2005. Ha partecipato inoltre, al progetto cinematografico di Martin Scorsese sul blues. Nonostante
fosse conosciuto nel mondo come un grande musicista, il “bluesman del deserto” in realtà si considerava un contadino, amava il sapore della sua
terra, la sua gente, e in qualità di Sindaco di Niafunké si era impegnato in vari progetti di sviluppo agricolo. Ali Farka Touré, faceva musica per raccontare il suo mondo, ma soprattutto sentiva l’urgenza di donare il suo “spirito” agli altri per raccogliere qualcosa da regalare al suo popolo, faceva musica per raccogliere fondi per la sua gente. “Il dovere di essere sindaco è di educare il popolo. Bisogna conoscere le difficoltà del popolo, capirlo fino in fondo per aiutarlo”.
LE MIEL N’EST JAMAIS BON DANS UNE SEULE BOUCHE
Niafunké, il regno di Ali Farka Touré, a nord del Mali sulle rive del Niger, in Songhai, vuol dire “i bambini di una stessa madre”. Secondo le credenze locali esiste, sotto l’acqua del fiume, un mondo misterioso fatto di spiriti chiamati Ghindala. Questi spiriti controllano i due mondi, spirituale e temporale. La musica è il mezzo per poter comunicare con gli spiriti e il musicista che possiede questo dono viene chiamato: “l’enfant du
fleuve”, il bambino del fiume. Da piccolo, Ali era “l’enfant du fleuve” di Niafunké. Il film vuole testimoniare l’incontro fra la musica del grande
“bluesman del deserto” e gli spiriti del fiume. Il documentario mostra Ali Farka Touré non solo come grande musicista, ma racconta anche il suo
impegno in programmi di educazione e di sviluppo agricolo per contrastare l’esodo rurale: “Per il mio popolo coltivare è indispensabile, ancora
oggi c’è chi non ha da mangiare, e quando si soffre la fame non si possono nutrire ambizioni, si può solo pensare a come riempire lo stomaco”.
AFEL BOCOUM, nato a Niafunké, villaggio sulle rive del Niger, ha debuttato a 13 anni come chitarrista al fianco del grande Maestro e suo protettore Ali Farka Touré, un sodalizio durato 30 anni. I due musicisti condividevano la passione anche per l’agricoltura, espressa sia attraverso il lavoro nei campi sia organizzando progetti di sviluppo agricolo. Con il gruppo Alkibar, (“Messaggio del Grande Fiume” in lingua Songhai), Afel utilizza la sua terra e il Niger come fonte di ispirazione. Consapevole dell’importanza che il ruolo della musica copre all’interno delle piccole comunità agricole, dove la gente non va né al cinema né legge i giornali, Afel usa la musica come mezzo di informazione e nei suoi brani evoca preoccupazioni di tipo sociale e religioso. Nel 2002, Bocoum realizza, con il leader dei Blur Damon Albarn, l’album “Mali Music” che decreta il suo successo a livello internazionale. Al concerto di Milano, in omaggio al suo maestro scomparso di recente, il musicista presenta il suo ultimo lavoro intitolato Niger e sarà accompagnato da Hassey Saré al njarka, Hama Sankaré alle percussioni, Mhmoud Kellay alla chitarra, Barou Diallo al
basso e Yaro Cissé al njurkle.
AMY KOITA, nata a Djoliba, villaggio di nascita anche del musiscista Salif Keita, appartiene ad una famiglia di griot; a soli 12 anni, Amy era già
un’ affermata animatrice di feste tradizionali. Nel 1966 entra a far parte del prestigioso Ensemble Instrumental National du Mali ed è l’inizio di
una carriera folgorante che l’ha portata ad esibirsi in tutto il mondo al fianco delle grandi voci d’Africa come Koyatè Sory Kandia, celebre tenore
della Guinea. Nel 1984, grazie al successo del brano “Tatà sirà”, Amy Koita conquista il pubblico di tutta l’Africa Occidentale e l’appellativo di
“Diva di Bamako”. Oltre a possedere una straordinaria voce melodiosa, la “Diva di Bamako”, attraverso i suoi numerosi album, ispirati alle tradizioni popolari, ha mantenuto viva la memoria mandinga.
AMI KOUYATÉ SACKO fa parte della nuova generazione di cantanti maliani, come Rokia Traoré e Babani Koné. Nata a Kayes nel 1974, ha iniziato a cantare in tenera età, grazie al padre cantante nel gruppo “Goffe Star de Kayes”. Oggi la sua musica comincia ad oltrepassare i confini del
Mali, si è già esibita in Congo, in Burkina Faso, in Gabon, in Francia, in Belgio, in Olanda e negli Stati Uniti al Memorial di Malcom X Museum.
Al concerto di Milano, Ami Sacko, è accompagnata dal gruppo Sanmadjéra composto tra l’altro da quattro suonatori di N’goni, fra questi suo marito Bassekou Kouyaté, virtuoso di N’goni.
VOYAGE A’ TOMBOUCTOU, Timbuctu, “la città santa”, la “misteriosa”, “l’inaccessibile”, che ha tanto affascinato gli esploratori, è una favolosa città di sabbia situata a nord-est dell’attuale Mali, sulle rive del Niger. Fondata verso l’XI secolo dai Tuareg, la sua posizione strategica le conferiva il ruolo di ponte fra il Nord e il Sud, divenendo così un importante centro di commercio dove si scambiava l’oro dell’antico Sudan, il sale
del Sahara i tessuti del Magreb. Per ben tre secoli, fino al 1600, Timbuctu ha vissuto i fasti di una civiltà ricca, culturalmente vivace, dove si mescolavano, in armonia, culture islamico-berbere-negro-africane. Nel corso di questi anni gloriosi sono stati scritti migliaia di manoscritti poi abbandonati alla polvere del deserto. Grazie all’intervento del governo, su iniziativa dell’UNESCO, è stato costruito il CEDRAB - Centre de documentation et de recherches Ahmed Baba con lo scopo di preservare e restaurare questi migliaia di manoscritti arabi. Il documentario testimonia
degli antichi fasti di Timbuctu, ma mostra anche i danni generati dall’inesorabile avanzamento del deserto del Sahara, un’ ondata di sabbia che ha
oltraggiato luoghi sacri come le mosche di Djinguereber e di Sidi Yahia. Ma una speranza esiste, dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità
dall’Unesco, Timbuctu, forse, può sfuggire all’insabbiamento totale.
TEWFIK FARES debutta nel 1963 come giornalista e critico cinematografico, scrive diverse sceneggiature e con “Le vent des aures”, film realizzato da Mohamed Lakhdar Hamina, (Premio Opera prima a Cannes 1967), vince il Premio come miglior sceneggiatura al Festival di Mosca. Nel
1974 scrive la sceneggiatura di “Chroniques des années de braise”, regia di Mohamed Lakhdar Hamina, film che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes
1975. In tutti questi anni ha continuato a scrivere e a realizzare film per la televisione francese. Per ARTE ha scritto e realizzato nel 1997 “Les
lumieres de la zone”, un documentario sulle banlieu dove mette in evidenza non solo i problemi ma anche gli aspetti positivi legati all’immigrazione. Attualmente sta lavorando a un lungometraggio sulla violenza infantile dal titolo “Trauma”.
LA GUERRE DES COTONS. Il film mostra le difficoltà, per un Paese come il Mali, di competere con l’Occidente nella produzione ed esportazione del cotone. Da un lato abbiamo campi che si estendono all’infinito e una coltivazione industrializzata che possiede grandi mezzi e risorse,
dall’altro piccoli appezzamenti coltivati da un pugno di contadini africani che raccolgono il cotone con le mani, aiutati spesso dai bambini. Da un
lato gli Stati Uniti, prima potenza economica del pianeta e dall’altro un paese africano considerato fra i più poveri del mondo. Fra i due, una competizione accanita per la conquista dell’immenso mercato cinese: un miliardo e trecento milioni di persone da vestire. Una competizione sleale
poiché il Paese africano rispetta le regole della libera concorrenza imposte dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e non accorda sovvenzioni ai coltivatori di cotone. Gli Stati Uniti e anche la Comunità Europea, invece, continuano a sostenere economicamente i propri produttori al
fine di essere sempre più competitivi e di mantenere così il primato nelle esportazioni.
FRANÇOIS TRAORÉ, agricoltore da sempre, a soli sedici anni era già responsabile di una famiglia di otto persone. Allora viveva in Senegal nonostante le origini burkinabe. Nel 1973, a 20 anni, fa ritorno nel villaggio natale, in Burkina Faso, e si dedica alla coltivazione di miglio e di arachidi, coltivazioni che non hanno mercato, quindi nel 1979 si sposta in una zona di coltivazione del cotone. Dal 1980 è impegnato in associazioni di
coltivatori, inizialmente occupandosi dell’approvvigionamento e della commercializzazione all’interno dei vari gruppi di agricoltori. Nel 1998 nasce
l’Union nationale des producteurs de coton du Burkina Faso, UNPCB, con lo scopo di riunire i piccoli gruppi di coltivatori di cotone e François
Traoré ne diventa il Presidente. Nel 2001 il mercato del cotone subisce un tracollo, responsabili i paesi Occidentali che sovvenzionano i propri coltivatori. Per fronteggiare questa crisi, Traoré lancia un appello agli altri paesi produttori di cotone dell’Africa Occidentale e dopo vari incontri fra i
paesi interessati, nel 2004, nasce l’APROCA, Associazione produttori di cotone africani. Oggi l’APROCA raggruppa i produttori di ben 12 Paesi
africani (Benin, Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio,Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissao, Mali, Senegal, Togo e Chad), e Traoré ne è il
Presidente.
BABA SISSOKO discende da una grande famiglia di griot, inizia la sua carriera a 13 anni accompagnando come suonatore di tamani (tamburo
parlante) suo nonno durante le cerimoni. Nel 1985 entra a far parte dell’Ensemble Instrumental National du Mali come suonatore di tamani e
n’goni e partecipa a diverse tournè in Europa e negli Stati Uniti, e incide quattro dischi con Amy Koita. Nel 1991 fonda il gruppo “Taman Kan”
con cui effetua il suo primo tour africano. Nel 1993 insieme a Habib Koité forma la band “Bamada” e con esso vince il concorso indetto da Radio
France Internationale, “Decouverte ‘93”. Nel 1995 pubblica il suo primo CD con i “Taman Kan”. Dal 1999 vive in Italia dove ha inciso il suo
secondo CD, “Djana”. Sissoko fonde melodie e ritmi propri della sua tradizione a sonorità occidentali come il jazz, il rock e il blues effettuando
una contaminazione musicale di straordinario effetto. La sua natura di polistrumentista lo ha portato a collaborare con musiscisti quali Sting,
Santana, The Wailers, Youssou N’Dour, Salif Keita ed altri ancora.
Trasportatore ufficiale delle Ultime Carovane 2006
La manifestazione, promossa dal settore Cultura della Provincia di Milano,
è organizzata dall’Associazione di Scambio Culturale Le Ultime Carovane
Direzione artistica: Mohamed Challouf
Provincia di Milano
Assessore alla cultura, culture e integrazione
Daniela Benelli
Coordinamento: Massimo Cecconi, Maddalena Pugno, Dario Salvetti
Ufficio Stampa: Pinuccia Merisio, Marco Piccardi
Supporto audiovisivi: Medialogo
Sottotitoli: Raggio verde - Roma
Hanno Collaborato: Mirka Fanti, Fayçal Zaouali, Irene Moresco, Diatigui Diarra, Myrtia Angelini,
Aoua Keita Traoré, Giulia Galimberti, Mustafa Chatti, Manuela Pursumal
Un ringraziamento particolare a: Ministero della Cultura del Mali, Ambasciata del Mali - Roma, Nader Lassoued - Tunisair Milano, Ristorante Balafon
Nicole Seurat - CCF Bamako, Rolando Motta - Bianca e Volta, Ben Barka Kader, Salem Ould El Hadj, Ali Ould Sidi, Tewfik Fares, Catherine Roux
Illustrazione: Myrtia Angelini - Progetto grafico: Fayçal Zaouali