Scarica il testo completo del metodo per

Transcript

Scarica il testo completo del metodo per
Metodo Fa Sol Si per gli Insegnati Principali
© Copyright by Edizioni "Il Quadrato" - Milano, Italy
Introduzione – Il modo d’insegnare – Migliorare – Quaderni – Esercizi – Schede
Compiti per casa – La prima lezione – Lo studio a casa – Giustificazioni – Genitori
Quando un bambino vuole smettere – Ritmo – Posizione della mano e dito – Quiz
Insegnanti collaboratori – Comportamento dei bambini – Comportamento dell’insegnante
Natale – Saggio – Conclusione
Introduzione
Metodo, scritto da Marco Falossi, per gli insegnanti principali del corso di pianoforte
collettivo.
Questo metodo si basa sui bambini dai 6 ai 10 anni in gruppo da 2 fino a x bambini tenendo
conto che ogni 5 bambini bisogna avere un insegnante e un pianoforte in più. Solo 1 è
l’insegnante principale gli altri avranno funzione di insegnanti collaboratori. Siccome il
corso di pianoforte viene pensato per la durata di un’ora, l’insegnante principale dovrà
ascoltare tutti i bambini.
La durata del corso di pianoforte va da ottobre a maggio con saggio finale. In tutto sono
circa 25-30 lezioni.
L’obiettivo principale è quello di riuscire a far suonare dei brani al pianoforte e portare i
bambini a essere indipendenti per il riconoscimento delle note.
Questo metodo è pensato esclusivamente per un corso collettivo in una scuola
elementare e non è adatto ad altre situazioni quali una lezione privata, un allievo sopra i
10 anni, un gruppo in casa.
Il livello di ogni bambino è stato valutato sulla base generale di quanto riesce a studiare
a casa: in media circa 15-60 minuti ogni settimana scolastica.
Il metodo è già stato collaudato ed è in continua modifica.
Il modo d’insegnare
I risultati positivi e sempre in crescita di anno in anno mi hanno portato alla decisione di
scrivere la mia esperienza come insegnante affinché altri insegnanti con questo metodo
possano aumentare gli iscritti e far scoprire a numerosi bambini la bellezza e
l’importanza del suonare il pianoforte.
Saranno sempre utili i consigli da parte vostra come spesso succede con i miei colleghi che
insegnano con me, ma chiedetevi sempre se quello che vorreste proporre è possibile in 1
ora di lezione ad esempio con 12 bambini la maggior parte dei quali non studia o studia
molto poco. Se ci sono dei buoni risultati saranno contenti i bambini, i genitori e insegnanti,
quindi vi chiedo in un primo momento di leggere questo metodo non per cambiarlo ma per
seguirlo.
L’esperienza è una condizione necessaria per migliorarsi. Se guardo il mio modo
d’insegnare nel passato quando avevo 2 o 4 bambini in classe mi ricordo a volte insicuro e
teso, andando avanti con gli anni sono molto più sereno e sicuro anche con 15 bambini
vivaci in classe.
Il fatto di essere contemporaneamente insegnante-allievo-padre da molti anni mi ha
aiutato molto.
Prima di tutto dovete considerare il “bambino” (inteso come allievo) una persona
intelligente e importante. Parlategli con attenzione, con frasi chiare e semplici,
guardatelo negli occhi mentre gli parlate. I bambini sono molto più intuitivi e ascoltatori
di quanto noi crediamo ma alcuni non studiano tanto e questo li fa sembrare a volte
svogliati e incapaci. Se il bambino non avanza perché non studia, sicuramente proseguirà a
fare il corso di pianoforte, il problema è quando il bambino studia ma non avanza allora
la colpa è dell’insegnante e il bambino di solito si ritira. Quindi non arrabbiatevi con lui se
non avanza, l’importante è che lui sappia che non migliora perché non studia e questo lo
capisce quando, dopo 5-10 minuti con voi, riuscirà a fare già in buona parte il compito che
gli avete assegnato la settimana precedente.
Mi è capitato di incontrare una delle mie prime allieve degli anni passati, mi disse che al
tempo studiava poco pianoforte ma che veniva volentieri a lezione. Bisogna considerarlo
un successo.
Ovvio che poi ci sono i bambini che si appassionano durante il corso. Per fortuna questi
casi sono abbastanza frequenti e questo metodo non li rallenterà perché l’insegnante
aumenterà la quantità dei compiti come pure li diminuirà nel caso opposto in cui un bambino
non riesca ad avanzare in modo regolare.
1
Migliorare
Bisogna sapere che il bambino che si è iscritto al corso di pianoforte vuole imparare a
suonare in modo facile, divertente, non occorre che faccia grandi salti di qualità, ognuno
di loro dovrà migliorare con il minimo sforzo. “Migliorare”: questo è molto importante.
Fino a poco tempo fa usavo il primo libro per chiunque iniziasse lo studio del pianoforte ma
mi sono accorto che quelli di 6-7 anni dopo alcune lezioni si fermavano su brani
probabilmente troppo difficili e quindi non c’era più miglioramento e l’entusiasmo si
perdeva.
Ho scritto allora un libro solo per quelli di 6-7 anni in modo che nell’arco dell’anno
scolastico di solito lo riescano a finire.
Se il bambino percepisce il miglioramento ogni 2-3 settimane allora il traguardo è stato
raggiunto.
Seppure raramente, può succedere che un bambino a un certo punto inizi a studiare di più e
il miglioramento è notevole. Ho sempre cercato la causa di questo cambiamento in ogni
bambino ma le ragioni erano sempre troppo diverse e strane per capirne il motivo.
Sicuramente ci deve essere la costanza di uno studio leggero ma continuativo, allora può
verificarsi la scintilla.
I 7 quaderni sono stati realizzati in questo senso: brani corti, relativamente facili e in
ordine di difficoltà. Dopodiché si passerà a brani più difficili, originali, lunghi e poiché il
gusto e la bravura si sarà formato nell’allievo allora la scelta del pezzo si deciderà con
l’insegnante.
Quaderni
I quaderni sono stati realizzati e modificati nel corso degli anni in modo che il bambino
abbia la sensazione di un miglioramento graduale.
La durata di ogni quaderno dipende ovviamente da quanto studia il bambino, di solito 1
anno è la durata media. Attenersi ai quaderni è un elemento fondamentale per questo
Metodo.
Ho realizzato 7 quaderni con spiegazioni, suggerimenti e composizioni proprie: il primo per
iniziare rivolto bambini di 6-7 anni, il secondo per iniziare dagli 8 anni in su, poi altri 5 in
ordine di difficoltà. Chi sarà in terza elementare quindi inizierà dal secondo quaderno. Ho
notato come abbia importanza per i bambini il fatto di essere già arrivati al terzo o al
quarto libro. Raramente riescono a raggiungere il quinto quaderno. Il cambiare libro è
sinonimo di aumentare il livello ed è molto stimolante per loro.
Ogni volta che il brano viene considerato finito, è bene mettere una specie di firma (la
prima lettera del vostro nome, un segno personale), mettere la data e scrivere “a
memoria”. Tutte queste particolarità insieme a tante altre dal punto di vista pratico sono
superficiali ma fanno parte di un gergo musicale personale a cui il bambino si affezionerà
molto e li pretenderà perché sottolineano l’avanzamento del quaderno.
Il brano è da considerarsi finito quando il bambino lo suonerà 1 volta senza errori e a
memoria, non importa se il ritmo (la durata giusta di ogni nota) e il tempo (lento o veloce)
siano perfetti, l’importante è che le note siano state schiacciate in modo corretto. Anche
gli “sporchini” sono da considerasi errori. Lo “sporchino” è quando con un dito si pigiano 2
tasti insieme.
Nonostante la maggior parte dei bambini riesca a fare un brano a memoria senza errori, se
ci fosse qualcuno particolarmente in difficoltà dopo 4-5 lezioni bisogna cambiare brano
comunque per non creare noia, però bisogna annotarlo con frasi tipo: memoria con errori,
non a memoria…..
Succede spesso che un bambino si scordi il libro a casa, ricordatevi che la colpa spesso è
dei genitori quindi non arrabbiatevi col bambino, approfittatene per fargli fare meglio
una cosa che doveva preparare, oppure un brano nuovo, non gli esercizi. La lezione
prossima gli sentirete i compiti compreso gli esercizi.
Esercizi
Nel quaderno ci sono gli esercizi da fargli fare con il tempo ossia con il cronometro.
Questo metodo stimola molto alcuni bambini perché si basa sulla velocità nel dire le note
e questo li rende particolarmente eccitati. Dovrete quindi possedere un orologio con i
secondi e segnare il tempo sul quaderno, qualunque sia, fino ad arrivare al tempo voluto
dal quaderno.
Prima “Dire le note” poi “Suonare”, se non riuscisse a dire le note nel tempo necessario,
non passate a “Suonare”, dategli 2 o 3 possibilità, poi ridateglielo da fare come compito (di
solito dopo 5-10 volte si riesce a fare l’esercizio). Se l’allievo è bravo potrebbe anche
riuscire a fare subito bene senza studiare l’esercizio, in quel caso se avete tempo fategli
fare più esercizi in modo da avanzare velocemente col quaderno.
2
Schede
Le schede sono 30 spartiti principali numerati in ordine di difficoltà con note messe a
caso. I bambini dovranno scrivere le note corrispondenti. L’insegnante darà a ciascun
bambino matita o penna che poi restituiranno.
Subito all’inizio della loro seconda lezione si danno le schede, una ad ogni bambino
tranne a quelli di prima elementare che inizieranno a gennaio con le 10 schede col nome di
un colore.
I nuovi bambini di seconda elementare avranno le schede classiche da gennaio.
L’insegnante a casa propria correggerà le schede cerchiando le note sbagliate, se gli
errori sono più di 1 allora il bambino dovrà rifarla la lezione successiva. Il voto scritto
sarà “sì” oppure “no”. Le schede corrette verranno messe in classe nel quaderno dentro
la busta trasparente del bambino.
Compiti per casa
Nella copertina del quaderno di pianoforte scriverete i compiti con la data del giorno
stesso. Scrivete in stampatello e chiaro. I compiti scritti servono anche per capire cos’ha
fatto l’allievo durante l’anno e il tempo che ha impiegato per finire un quaderno. Bisogna
che l’allievo abbia almeno 2 tipi di compito ogni volta: di solito un esercizio e un brano (2
brani se è bravo), se finisce gli esercizi dategli 2 brani. A seconda dell’allievo, il brano
dovrà essere svolto in 2-3 lezioni a memoria con questo procedimento: 1° lezione:1 riga o
tutto; 2° lezione: tutto a memoria. Se il bambino è bravo, per incitarlo a procedere più
velocemente scrivergli per il brano “fino dove riesci”.
Evitare di dare come compito “mani separate”, deve essere sottinteso che i brani si suonino
a mani unite, mentre invece è bene fargli suonare il brano con le mani separate durante la
lezione e suggerirgli che a casa, prima di fare “mani unite”, bisogna farlo tante volte
“mani separate”.
I brani da fare per compito a casa dovranno essere iniziati a studiare a lezione. Iniziate
sempre a fargli dire le prime note del brano poi, se c’è, qualche nota difficile. Poi mani
separate, infine mani unite. Se il brano è stato studiato già un po’ a lezione lo studio a casa
sarà più facile.
Fate in modo che i compiti possano essere svolti nel giro di 15 minuti cosicché, se avesse
studiato poco o niente, con il vostro aiuto riuscirete a fargli finire il compito che aveva
per casa.
Una cosa che fa piacere al bambino è quella di suonargli il brano facendogli capire quindi
che conoscete tutti i brani contenuti nel libro. Con il tempo, ascoltando sempre gli stessi
brani, vi sarà facile capire cosa sbaglia e dove sbaglierà anche senza guardare lo
spartito: questo meraviglierà molto il bambino e acquisterete più fiducia ai suoi occhi.
L’ultima lezione prima delle vacanze natalizie e estive non dare niente di compito, scrivere
sul quaderno “buone vacanze” e basta.
Quando un bambino svolge particolarmente bene i compiti, scrivetegli “Bravo” sul
quaderno , vicino alla data dei compiti. Di solito in totale un bambino non supera i 10
“Bravo” in un quaderno.
La prima lezione
Per i bambini che dovranno iniziare a suonare, la prima lezione verrà svolta in gruppo,
dopodiché già a partire dalla seconda-terza lezione si potrà svolgere individualmente.
All’inizio sedetevi voi al pianoforte e insegnategli le note prima il DO poi il RE, se avete
tempo anche MI, (per quelli dagli 8 anni in su DO RE MI FA SOL) fategli vedere sul quaderno
dove sono scritte sul pentagramma, come vengono disegnate la chiave di violino e quella
di basso, interrogateli subito sulle note. Poi insegnategli dove sono le note che gli avete
insegnato, sulla tastiera e fateli suonare a turno iniziando dal primo brano (suonare per
5 volte la nota do). Guardate bene che: il DO venga suonato con il pollice, il polso non
troppo basso, l’indice e il dito medio non dritti, infine, senza bisogno dello spartito, gli
farete suonare do re mi fa sol dicendogli di esercitarsi molto a casa. Di solito già alla
prima lezione riescono a suonare i 2 esercizi con il do e in parte il re quindi sui compiti
verrà scritto ad esempio: chiave di violino RE n.2 n.3
chiave di violino MI n. 1 n.2
Lo studio a casa
Ecco arrivati a un punto vitale del corso di pianoforte: lo studio, il fare i compiti a casa.
Se un bambino studiasse 15 minuti in una settimana ci sarebbe un buon risultato.
Ai bambini che sono molto più bravi degli altri, ho sempre chiesto quanto studiavano, la
risposta è sempre la stessa: tanto! Poi, spesso con incredulità, i genitori mi raccontano
che il bambino studia anche prima di andare a scuola, poi ripassa anche i brani già studiati,
suona brani nuovi che non ci sono per compito e studia ogni giorno. Quindi è logico che sia
il più bravo. Non si è mai verificato che un bambino studiando 10 minuti al giorno, non fosse
bravo.
3
Ho avuto per 2 anni un bambino di 5 anni che non aveva il pianoforte a casa, allora faceva
4 lezioni alla settimana con me (20 minuti a lezione). Per merito suo ho capito moltissimo su
cosa pretendere da un bambino, poiché se non riusciva a suonare bene, dato che studiava il
brano con me, significava che la colpa era mia. Ho capito che il suonare il pianoforte per
un bambino è molto impegnativo e la concentrazione può durare tra i 10 e i 20 minuti.
Bisogna che esegua il pezzo lentamente all’inizio. La quantità di ripetizioni determina la
riuscita del pezzo, di solito ripetendolo 20-30 volte si riesce a ottenere un buon risultato.
L’ultimo consiglio riguarda il fatto di studiare lo stesso pezzo il giorno dopo, questo
aumenta la riuscita in maniera sorprendente a causa della maturazione del brano.
Giustificazioni
Prima di iniziare la lezione ci sarà chi vi dirà che non ha potuto studiare, ditegli che per
questa volta va bene ma per la settimana prossima dovrà mettercela tutta sennò non si
riesce ad andare avanti col quaderno. Ci sarà invece chi non vi dice niente e voi capirete
durante la lezione che non ha studiato, ditegli che si sente che non ha studiato (senza
chiedere se sia vero e senza chiedergli il perché), se volete non fategli neanche finire il
brano ma prendete le prime 2 battute e fategliele fare molto bene in modo che poi capisca
anche a casa la differenza tra come suona bene le prime 2 battute e il resto.
Mi è capitato che qualche bambino non avesse studiato addirittura per tutto l’anno
perché non aveva lo strumento in casa. Fate il possibile perché i genitori possano
comprarglielo al più presto perché spesso poi non vuole più continuare il corso.
Raramente può anche succedere che pur non studiando, un bambino riesca ad andare bene:
in questo caso il bambino riesce a sfruttare bene il cervello fino a che, per forza, non
riuscirà più a migliorare perché occorrerà studiare e lì ci sarà il calo della voglia.
Genitori
All’inizio del libro c’è una mia presentazione rivolta al genitore:
Carissimo Genitore,
la scelta di voler far iniziare lo studio del pianoforte a suo figlio sarà sicuramente per
lui d’aiuto per la sua cultura musicale, per la concentrazione, per la memoria e
soprattutto per il gusto di saper suonare uno strumento meraviglioso come il pianoforte.
Per vedere miglioramenti sostanziali occorre da parte del bambino uno studio di almeno
15 minuti settimanali e l’aiuto che le chiedo è importante: non serve che lei sappia suonare,
quello che invece può essere utile è accompagnarlo alla tastiera almeno una volta ogni
2-3 giorni e magari chiedergli di ripetere il brano, perché più volte si suona il brano più si
migliora. Se questo diventa un’abitudine, il fatto di suonare il pianoforte poi diventerà più
naturale e meno faticoso e l’iniziare insieme quest’avventura musicale diventerà allora
una bella avventura.
Marco Falossi
Quello che un genitore non capisce è che un bambino non andrà mai da solo al pianoforte
per studiarlo, almeno fino a 12-13 anni. Ma il genitore spesso non ha tempo e il bambino vi
dirà che non ha studiato perché non ha avuto tempo.
Quando un bambino vuole smettere
Durante il corso c’è sempre un bambino che non vuole più fare pianoforte, questo è umano:
il pianoforte e lo studio del pianoforte è talmente un mondo segreto che un bambino può a
un certo punto capire che non è così bello e facile come immaginava. Gli esempi più
numerosi li ho avuti perché il bambino non studiava, di conseguenza dopo 3 mesi, mentre
magari i suoi compagni riuscivano a suonare facilmente con le mani unite, lui trovava
difficoltà ancora con una mano. In questi casi mi sono sentito sempre impotente nel fare
qualcosa anche perché i bambini dicono che vogliono smetterete quando ormai la
decisione è già stata presa. Bisogna quindi che l’insegnante si accorga prima di tutti
dell’insoddisfazione generale del bambino. Il bambino in questi casi non parla con
l’insegnante ma le sue paure , insicurezze te le dice attraverso il genitore. Gli esempi più
comuni sono: “Non gli piace il brano che sta studiando – l’insegnante di aiuto lo sgrida
troppo – si annoia – non vuole fare il saggio…..” L’insegnante dovrà valutarne il peso e
comunque venire incontro al bambino, poi, dopo la soluzione del problema, si potrà
ritornare sulla via lasciata.
Per assecondare il bambino, si è giunti anche a situazioni estreme come il non dare più
compiti o fare imparare i brani ad orecchio, il risultato è stato sempre pessimo poiché
comunque l’insegnante per avere un riscontro positivo deve avere delle convinzioni
personali e non essere indirizzato dal bambino.
4
Ritmo
Per quanto riguarda il ritmo, la durata delle note, non c’è bisogno di spiegarglielo. Il
bambino arriva a tenere il giusto ritmo con l’ascolto del brano suonato dall’insegnante o
perché già conosce un brano famoso. Si procederà alle spiegazioni ritmiche più avanti col
sesto-settimo quaderno.
Posizione della mano e dito
Fin dalla prima lezione bisogna fare in modo che la posizione della mano quando suona sia
giusta.
La tendenza è quella di tenere il dito dritto invece di tenerlo ad arco oppure di suonare
con il polso molto basso. Scrivete sul quaderno, sui brani, sui compiti, frasi tipo: “tieni il
polso alto” - “curva meglio il dito”.
Quiz
Alla fine della lezione, anche se mancassero pochi minuti bisogna finire con i quiz ossia vi
mettete a suonare brani classici e leggeri e loro devono indovinare il titolo e il
compositore se famoso.
L’importanza dei “quiz” a fine lezione è incredibile: escono da scuola contenti, imparano i
brani famosi e i compositori, ascoltano l’insegnante suonare anche in modo professionale
attraverso brani originali e trascritti.
Cercate di farvi un repertorio di pochissime battute iniziali, all’inizio di almeno 10 brani
poi aumenterete poiché riusciranno a indovinarli subito. Repertorio di musica leggera:
colonne sonore, cartoni animati, famose canzoni poi musica classica: brani famosi come la
Quinta sinfonia di Beethoven – Per Elisa – Marcia turca di Mozart – Ninna nanna di
Brahms – Va’ pensiero di Verdi e brani anche meno famosi che avete nel vostro repertorio
professionale. Il primo che risponde prende 1 punto e si continua oppure dividete 2 gruppi
(maschi e femmine, col nome fino alla lettera m e gli altri, biondi e mori…)
Insegnanti collaboratori
Gli insegnanti collaboratori servono con un numero superiore a 5 bambini, 1 ogni 5
bambini.
Tuttavia quando la classe è particolarmente indisciplinata o vicino alla data del saggio,
si possono aumentare gli insegnanti collaboratori.
É bene che l’insegnante principale ascolti per primo il bambino per poi mandarlo
dall’insegnante collaboratore e suggerirgli il brano da preparare oppure mandargli
subito i bambini di 6-7 anni per consolidare i compiti che dovevano svolgere.
Bisogna che l’insegnante collaboratore sia una figura diversa rispetto al principale, più
elastico, più rilassato, probabilmente meglio se del sesso opposto al principale: questo
perché c’è qualche volta chi vuole essere accompagnato in bagno, magari aiutato etc. in
questi casi la presenza di un’insegnante femmina può semplificare molto le cose, prima di
rivolgersi a una bidella.
Spesso l’insegnante collaboratore diventa depositario di segreti dei bambini che al
principale potrebbero non dire, inoltre ci si confronta, si esprimono giudizi, idee.
Mai riprendere l’insegnante collaboratore davanti ai bambini.
Mi è capitato di avere degli aiuti ottimi e pessimi e spesso il mio giudizio sugl’insegnanti
collaboratori non combaciava con quello dei bambini. Chiedo sempre, magari in disparte, ai
bambini se l’insegnante collaboratore x gli piace o quale preferisce tra x e y e perchè.
Questo può essere necessario per suggerire all’insegnante collaboratore come
migliorare. Per quanto riguarda la disciplina, agl’insegnanti collaboratori va chiesto di
essere anche severi e alzare la voce se un bambino urla o corre, in questo modo il bambino
li rispetterà.
Il testo del metodo per gli insegnanti collaboratori è questo:
METODO Fa Sol Si PER GLI INSEGNANTI collaboratori
Metodo, scritto da Marco Falossi, per gli insegnanti collaboratori del corso di
pianoforte collettivo.
Il metodo è già stato collaudato ed è in continua modifica.
Avete 2 funzioni importanti: riuscire a far migliorare un brano già studiato dal bambino e
far capire e suonare le cose difficili di un brano nuovo, assegnato dall’insegnante
principale. Per qualsiasi situazione poco gestibile o inconsueta è bene interpellare
l’insegnante principale. Per le domande musicali del genitore è bene comunque
indirizzarlo all’insegnante principale.
In classe il procedimento standard è che l’insegnante principale vi manderà un bambino
già da lui ascoltato: leggete sul quaderno gli ultimi compiti da svolgere a casa e iniziate a
farglieli fare.
Dovrete intuire se di un brano sia meglio prima fargli dire le note o suonare subito con
mani separate o mani unite oppure poco dopo azzardare a memoria. Se il brano è nuovo
fategli capire e suonare subito i pezzi più difficili.
5
Non cronometrate gli esercizi, non scrivete i compiti, non mandate i bambini ai servizi
poiché spetta all’insegnante principale.
Può succedere che l’insegnante principale scriva per compito ad esempio “le stelle 2
righe” oppure “le montagne a memoria”, se riusciste con un buon risultato a svolgere di
già il compito è bene farlo presente in modo tale che il compito venga reso più difficile o
cambiato.
Durante l’andata e il ritorno dei bambini in classe, state in coda per aiutare chi rimane
indietro.
Se date una mano a un bambino ad allacciarsi una scarpa, a trovare il cappello, a
richiamarlo per cattiva condotta, etc. aiuterete sicuramente lo svolgimento della
lezione.
Verificate che durante la compilazione delle schede nessuno copi, se durante la merenda
si macchiano le mani, se intuite della maleducazione, informate subito l’insegnante
principale.
Qualsiasi contrasto tra voi e l’insegnante principale è bene riferirlo all’associazione.
Agli insegnanti collaboratori è consigliato leggere il metodo per gli insegnanti principali
sia per gestirsi meglio sia per contribuire a qualche suggerimento per il metodo.
Se vi sentiste sicuri di passare al grado di insegnante principale, non esitate a farlo
presente all’associazione. Test pratici e orali da parte dell’associazione ( vedi il sito:
www.fasolsi.it ) valuteranno il vostro grado di preparazione con suggerimenti per
migliorarvi.
Marco Falossi
Comportamento dei bambini
Mai mandarli in 2 ai servizi, sempre 1 alla volta.
La regola che gli dovrete dire è che possono parlare e camminare ma non urlare e
correre. Non devono giocare a palla o con le corde, non devono salire sui banchi perché
pericoloso.
Attenti a quelli che ti chiedono se possono andare in bagno poi invece vanno nella loro
aula per prendere il giochino, il libro.
Raramente ho mai visto un comportamento cattivo in un bambino, magari sciocco, da furbo,
da bugiardo per giustificarsi, ma propriamente cattivo, mai. Ci sono stati casi di bambini
maneschi perché problematici, in quel caso il genitore va subito avvisato.
Se il bambino accenna a parlarvi di soldi anche riferiti alle lezioni di pianoforte ditegli
subito che con lui volete parlare solo di musica.
Comportamento dell’insegnante
I primi anni spesso uscivo da scuola molto teso, alcune volte anche dispiaciuto di aver
perso la pazienza e sgridato un bambino in modo eccessivo, poi queste situazioni sono
diminuite e sparite nonostante invece i bambini fossero aumentati. A volte è meglio non
dare eccessivo peso a un rumore, uno schiamazzo di sottofondo che spesso si placa da sé.
Solo se aumentasse occorre intervenire.
Le ragioni per cui sgridare un bambino devono essere per il comportamento e quasi mai
perché non studia o perchè non capisce una cosa musicale.
Se il bambino si comporta male niente parolacce, ricatti o frasi ironiche, lo umilierebbero
senza risultati. Invece basta un classico “Basta – Silenzio – Non correre” all’inizio, se poi
non dovesse bastare individuate il soggetto, parlategli in modo naturale guardandolo
negli occhi e fatelo sedere in un punto dicendo che si potrà alzare dopo che avrete finito
di sentire il bambino x. Fatevi rispettare ma con serenità.
Controllate che in aula non ci siano pericoli come finestre aperte, oggetti taglienti etc.
Per quanto riguarda la musica abbiate fiducia in quanto sto per scrivervi o avrete inutili
aspettative: ci saranno bambini che sbaglieranno cose che gli avrete spiegato 10 volte,
non capiranno il do che è la prima nota spiegata alla prima lezione, sbaglieranno i numeri
dall’1 al 5, la posizione delle mani, del do centrale etc. arrabbiarsi serve poco, rispiegare
la stessa cosa invece serve. Questo succede perché il pianoforte è uno strumento
difficile, quindi: nel caso non riuscisse a suonare un brano, prendete 1, 2 battute e
fategliele studiare come se fosse la prima volta che le vede, chiedetegli che note sono,
fategli suonare bene mano destra poi sinistra poi mani unite ma molto lentamente (poiché
se riuscite a farglielo suonare lentamente poi riuscirà a suonarlo anche velocemente).
L’alzare la voce senza arrabbiarsi dà spesso un buon risultato perché gli sottolineate
quello che deve fare, allora se quello che gli volete far notare viene sottolineato dal
tono della voce, l’attenzione unita alla tensione farà suonare con più concentrazione.
Poi però ci sono i momenti di tensione dovuti non alla musica ma al comportamento. Ci sono
dei bambini che vogliono far confusione anche per vedere fino a che punto può arrivare la
pazienza dell’insegnante. Può succedere che i bambini giochino in modo manesco, che si
spingano o insultino. In questi casi, se il bambino non ubbidisse è bene allontanarlo dagli
altri.
6
Non date mai caramelle o doni ai bambini.
Ho imparato che per avere un buon rapporto con un bambino bisogna trattarlo con
professionalità, quindi anche se riteniamo che un bambino secondo noi non possa
diventare bravo per vari fattori, noi insegnanti dovremo comunque proseguire a
stimolarlo e migliorarlo e come spesso succede, il bambino avverte il vostro stato
d’animo, lo apprezzerà, si affezionerà a voi e spesso il miglioramento potrebbe esserci più
del dovuto contrastando le nostre supposizioni.
Bisogna sempre unire a un giudizio negativo, un giudizio positivo, in questo modo il bambino
darà più importanza al fatto che deve migliorare quel suo difetto. Inoltre, chiedetegli
spesso se è d’accordo sul fatto che quel punto sa suonarlo proprio male.
Il vostro carattere non può essere certo cambiato con questo metodo ma il carattere di
un insegnante per bambini è determinante per la riuscita del corso. Dovrete avere
professionalità, bravura nel suonare, simpatia, coscienza. Con queste 4 caratteristiche
sono convinto che il corso darà molti frutti.
Natale
Già a novembre bisogna iniziare un brano natalizio.
Anche quando lo sapranno suonare molto bene, a memoria e, se possibile, con il ritmo
giusto insegnandoglielo ad imitazione, proseguirete nel farglielo suonare fino a fine
dicembre.
Ai bambini di religione non cristiana fategli suonare solo Jingle bells.
Saggio
Verso maggio o giugno bisogna fare il saggio di pianoforte.
Il saggio racchiude elementi positivi: ad esempio con l’arrivo della bella stagione e con la
fine dell’anno scolastico la concentrazione e la voglia del bambino diminuiscono, con
l’obiettivo del saggio si riuscirà a farlo studiare ancora. Bisogna preparare il saggio
facendo delle prove in classe.
Lo scegliere un brano per portarlo al saggio e il doverlo studiare tanto per suonarlo
bene porterà il bambino a capire che si sta preparando per una cosa importante.
Il saggio stesso oltre che una festa è un momento importante perché il bambino che
suonerà sarà il protagonista unico mentre suona e il bambino si sentirà molto
considerato.
Raramente un bambino non vuole partecipare al saggio. Sarebbe meglio non forzarli se
insiste a non volerlo fare, poiché se dovessero sbagliare allora non vorranno più
suonare il pianoforte, mentre potrebbe succedere che l’anno successivo si sentano più
sicuri e scelgano di partecipare.
Già a gennaio bisogna iniziare il primo brano da fare al saggio.
Se il bambino riesce a impararli subito si mettono da parte per riprenderli ad aprile, sennò
in 5 mesi la maggior parte dei bambini riesce a imparare almeno due brani a memoria.
La scelta può essere fatta senza seguire l’ordine del libro, anzi si può azzardare a fargli
fare un brano più difficile del previsto, l’importante è che a lui piaccia.
L’insegnante dovrà suonargli almeno 2 brani per fargli scegliere quello che preferisce.
Ognuno dovrà portare 2 o più brani, a memoria. Cercate per il saggio di non far suonare
brani uguali. L’ordine dei pianisti al saggio va fatto mischiando i più bravi con quelli meno
bravi a discrezione e anche in modo riservato da parte dell’insegnante.
Le prove del saggio vanno fatte già ad aprile, sono importantissime psicologicamente sia
per chi suona sia per chi ascolta e fa la parte del pubblico.
Bisogna insegnargli la buona educazione: stare in silenzio mentre il proprio compagno
suona e battere le mani quando il compagno viene chiamato e quando finisce un brano. Io
personalmente mi arrabbio molto quando non si rispettano queste regole poiché le prime
prove del saggio sono sempre disastrose e la tensione dell’insegnante cresce.
Al bambino che suonerà bisogna insegnare che ci si deve inchinare quando si viene chiamati
e quando si finisce un brano.
Se la prova del saggio è ben curata e seria allora la tensione del momento farà sorgere
tutti i difetti del brano suonato ed è questo il motivo per cui bisogna fare tante prove.
Durante le prime prove gli sbagli,le fermate sono tantissime e questo serve al bambino per
capire quanto sta rischiando a studiare poco, inoltre ci sono i suoi compagni che lo
ascoltano e davanti a tutti bisogna dirgli con molta tranquillità che deve studiare meglio
il brano ….. la settimana successiva, la prova del saggio sarà migliorata
considerevolmente.
7
Prima di ogni prova pretenderete il silenzio per farvi ascoltare e per predisporli a una
cosa importante. Il discorso che gli faccio sempre è questo: “ Il giorno x ,come scritto sul
vostro libro, ci sarà il saggio di pianoforte alle ore x, manca più di un mese quindi avete un
sacco di tempo per allenarvi ma fatelo bene perché ci saranno tutti i vostri genitori ad
ascoltarvi. L’ordine di chiamata lo farò l’ultimo giorno e adesso chiamerò a caso. La
regola fondamentale per chi suona è questa: se sbagliate, andate avanti, non vi fermate,
non parlate. Se vi fermate tutti capiscono che avete sbagliato se invece, può capitare,
sbagliate delle note e andate avanti pochi si accorgeranno che avete sbagliato. Se non
riuscite ad andare avanti saltate alla riga dopo ma non vi fermate. Domande?”
Detto questo c’è sempre almeno 1 bambino che sbagliando inizia a esclamare qualche
parola tipo: No – Ho sbagliato – Cosa faccio? – Posso rifarlo? ……così ne approfitto per
ridire a tutti che quando si sbaglia non bisogna né fermarsi né parlare.
Un altro errore che i bambini fanno spesso al saggio è la posizione dell’altezza delle note
sulla tastiera, fategli capire attraverso l’indicazione del do centrale o la marca scritta
sul coperchio del pianoforte, dove mettere giuste le mani.
Solo per i brani del saggio si può iniziare a spiegargli in forma imitativa il giusto ritmo del
brano.
Conclusione
Probabilmente col tempo il modo di insegnare pianoforte cambierà e secondo me bisognerà
accettarlo per adattarsi, migliorarsi.
Anche se molti problemi e situazioni sono stati affrontati, capiterà comunque sempre
qualcosa di imprevisto, a quel punto bisogna essere in grado di gestirla e se considerate
la cosa, importante, allora è bene parlarne insieme. Per questo ritengo opportuno
riunirsi spesso per parlare tra noi insegnanti.
Può darsi che io non abbia scritto qualche cosa perché a me viene spontaneo farlo, oppure
altre cose dovrebbero essere ovvie, ad esempio ritengo implicito presentarsi vestiti in
modo decente, salutare sempre cordialmente il genitore, lasciare l’aula in modo piuttosto
ordinato….. tutte cose che rientrano nel vivere civile e spesso servono molto per dare
una buona impressione.
Ci sono molte cose, compresi piccoli gesti, che rendono il genitore e il bambino più sereni e
tranquilli.
Spesso qualche bambino mi chiede se esiste un voto, un giudizio, una promozione: devono
capire che sono lì per imparare a suonare e non per far bella figura con l’insegnante.
Sarà suonando bene e migliorando che il bambino continuerà a venire a lezione. Noi
insegnanti abbiamo una bella responsabilità verso i bambini, approfittiamone per renderli
felici attraverso la musica.
Marco Falossi
8
© Copyright by Edizioni "Il Quadrato" - Milano, Italy