Una scuola fai da te

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Una scuola fai da te
CULTURA SUI BANCHI GENITORI E FIGLI
Una scuola fai da te
Nata nel 1979 dall’iniziativa
delle famiglie, la Nova Terra
di Buccinasco cresce. E adesso
ha una sede degna di un progetto
educativo che regge da trent’anni
NON SOLO AULE
Un centro polifunzionale
Gli spazi del centro
scolastico polifunzionale
di Buccinasco sono gestiti
dalla fondazione Rosanna
Salvi, costituita nel 2008
vece lo scorso 14 settembre in questo
edificio rosso di quattromila metri
quadrati al confine tra Buccinasco e Assago
330 bambini hanno festeggiato l’inizio dell’anno scolastico. Un progetto avveniristico
realizzato in tempi record, nell’opinione dei
residenti della zona. Di certo senza la buona
volontà e la determinazione dei genitori che
si sono rimboccati le maniche, convinti della necessità di trovare spazi più adeguati per
la formazione dei propri figli, i piccoli alunni che oggi impugnano la penna nella nuovissima sede di via Guido Rossa si troverebbero ancora seduti nei locali affittati dalla
parrocchia. Con ottimi insegnanti ma costretti in spazi angusti. La scuola primaria
Nova Terra, infatti, è in piedi dal 1979, grazie all’iniziativa di 14 famiglie che desidera54
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vano garantire un’educazione cristiana ai
lori figli. È solo da quest’anno, grazie all’intervento di un imprenditore locale che ha
messo a disposizione l’immobile, che la scuola ha potuto ampliare decisamente gli spazi
e con essi le modalità della didattica.
Ripercorrendo la storia che ha portato all’individuazione del terreno su cui edificare il centro scolastico poli-funzionale, Franco Pagani, da sei anni direttore della Nova
Terra, riconosce in quello sforzo la risposta
all’esortazione di Benedetto XVI a rispondere all’emergenza educativa della società.
«Trent’anni fa – spiega Pagani – la scuola è
nata da una cooperativa di genitori, è per
questo che adesso vogliamo dare alle famiglie non soltanto la possibilità di fare scuola, ma anche di godere di questo spazio unico per far convergere qui tutte le attività che
di solito rientrano nella girandola dei corsi
pomeridiani. Per questo abbiamo fatto partire una serie di corPer cinque sere di fila trenta papà si sono
si extra-scolastici (su tre ambiti,
inglese, musica, e sport) per gaimprovvisati operai, affinché il giorno
dell’inaugurazione tutto filasse liscio. Lo sanno rantire un’idea di continuità, visto che anche in questi ambiti
anche i piccoli destinatari del lavoro, che
verranno rispettati gli stessi criindicano attorno orgogliosi: «Sai che questa
teri educativi che impostiamo a
sedia è venuto a montarla il mio papà?»
scuola». Il tutto in una struttura
Foto: Davide Viganò, Nova Terra
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OVEVA ESSERE UN CENTRO COMMERCIALE e in-
che a bassissimo impatto ambientale offre
una palestra dotata di ogni comfort, un campo sportivo in cantiere, dieci aule per le elementari, sei per le medie. Ci sono anche sale lettura, aule interattive, il refettorio e la
struttura è priva di barriere architettoniche
per i disabili. «La sede precedente non poteva accoglierli, siamo stati costretti a rifiutare le iscrizioni. Ora finalmente abbiamo una
scuola per tutti», spiega Natalia Capuzzo,
coordinatrice didattica delle scuole elementari. «Dal ’79 ad oggi gli iscritti sono aumentati sempre di più, nonostante gli spazi fossero terribili dal punto di vista estetico e pratico. Un segno che il nostro metodo educativo funziona». E lo testimonia anche il gesto
gratuito e spontaneo compiuto da trenta papà, che per cinque sere di fila si sono tolti la
cravatta, e dopo essere tornati a casa e aver
in memoria di un’insegnante
prematuramente
scomparsa, con l’obiettivo di
favorire l’educazione dei
giovani secondo il Magistero
della Chiesa. La Nova Terra
(elementari e medie) è
messo a letto i figli si sono recati alla scuola per improvvisarsi
operai, in piedi fino a tarda notte per montare sedie e banchi,
fissare armadi, appendere lavagne, sgombrare aule. Tutto affinché il primo giorno di scuola filasse liscio. Lo ricordano con
un sorriso sollevato le insegnanti («i lavori di trasloco erano in ritardo, rischiavamo di non fare
in tempo») e lo sanno perfettamente anche i piccoli destinatari del lavoro, che indicano attorno orgogliosi: «Sai che questa sedia è venuto a montarla il
mio papà?». Nelle prime classi
elementari l’appello è cantato
(«perché non serve segnare gli
assenti, serve che il bambino sia
chiamato per nome, che sia vocato alla vita della scuola»), la grammatica
spiegata invitando i bambini a guardarsi attorno («perché la conoscenza parte sempre
da un’esperienza») e la storia viene insegnata più con dispense create ad hoc e discussioni in classe che sui libri del ministero.
La morale della favola
E in una scuola media in cui gli studenti
trovano che il bello delle fiabe stia nel trovare la morale implicita, «anche quando tutto va male, perché se no che senso ha?» si percepisce un clima familiare, quello dei progetti avviati di fresco, tra l’entusiasmo di
chi vede premiato un progetto didattico imbastito da anni e quello di chi semplicemente si guarda attorno ancora un po’stupito. «I
bambini osservano tutto e tutti: la maestra,
il direttore, la segretaria. Sono loro il nostro
diretta da 6 anni da
Franco Pagani (sopra).
Il nuovo centro ospita
anche attività
extrascolastiche e
formative rivolte a tutte
le fasce d’età.
banco di prova» riassume Pagani. Che vanta un progetto educativo che funziona in
quanto condiviso: «Collaboriamo con tutte
le altre scuole fondate dai genitori in questi
anni, ci vediamo mensilmente e ci scambiamo consigli e idee, in un network spontaneo
che coinvolge docenti, responsabili della didattica e gestori». Non c’è spazio per rinchiudersi in posizioni settarie: «Il punto non è essere cattolici o meno, ma domandarsi a vicenda se stai facendo educazione oppure
no. Rispetto a questa domanda si imbastiscono dei criteri condivisi, che ciascuno poi cala nella sua realtà, mediandoli rispetto alle
situazioni specifiche. E se un metodo funziona, lo mettiamo in gioco tutti: questo è il
valore aggiunto dei nostri istituti e una garanzia di libertà». Uno degli obiettivi didattici è mettere il bambino al centro, rispettando i suoi tempi. «Esiste nei più piccoli una curiosità spontanea, e una predisposizione naturale alla conoscenza. Questa curiosità oggi viene messa in pericolo dalla nostra società moderna, perché viene inibita dai troppi
stimoli che bombardano i nostri figli: sono
come dei piccoli adulti, che si ritrovano a fagocitare informazioni in tempi più anticipati a discapito dello stupore, del senso di scoperta della realtà. Invece la scuola non ha il
compito di indottrinare, ma di strutturare
le loro conoscenze». Ed è in questo senso che
si spiega la scelta dell’insegnante unico, come incarnazione della sintesi educativa di
cui il bambino ha bisogno come metodo per
la vita: «È nella relazione che si mette in
rapporto il particolare con il senso generale, il bambino impara perché coinvolto affettivamente. Il particolare illumina il resto, e
spalanca il bambino sul mondo».
Chiara Sirianni
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