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Numero Quattro - Maggio/Giugno 2007
Giardinaggio Indoor
www.giardinaggioindoor.it
[email protected]
Pubblicazione e distribuzione gratuita
---------------------------Responsabile di redazione
Michel Venturelli
Caporedattore
Massone Giada
Redazione
Massone Giada
Michel Venturelli
Cantabrina Glauco
Manzilli Clementina
Lodi Lidia
Roccatagliata Giustina
Collaboratori di redazione
Noucetta Kehdi
William Texier
Cub Report
Mal Lane
Andrea Sommariva
Christian Cantelli
---------------------------Contatti:
redazione ed informazioni generali
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Pubblicità:
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Giardinaggio Indoor è una pubblicazione
bimestrale a distribuzione gratuita
edita da Michel Venturelli
Casella Postale 207 - 6500 Bellinzona 5
Svizzera
I contenuti della pubblicazione sono
di proprietà dell’editore, nessuna parte
della rivista può essere utilizzata senza
espresso consenso dell’editore.
Le opinioni contenute nella pubblicazione
ed espresse negli articoli dai giornalisti
partecipanti alla redazione sono da
considerarsi personali e non
necessariamente condivise dall’editore.
SOMMARIO
EDITORIALE
4
TETTI VERDI e
GIARDINI PENSILI
5
COLTIVARE FUNGHI
9
LA FITODEPURAZIONE
13
COLTIVAZIONI:
FRAGOLE IN IDROPONICA
18
L’IRRIGAZIONE INDOOR
21
NEWS
24
L’ESPERTO RISPONDE
27
LA REDAZIONE SEGNALA
29
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 3
Editoriale
a cura della Redazione
Anche quest’anno è finalmente arrivata la primavera, portando purtroppo con sé uno strascico di polemiche e malcontento. Il clima inaspettatamente mite che ha caratterizzato l’inverno è stato seguito da un incipit primaverile
altrettanto inusuale, con grandine e neve fuori stagione a rendere difficile la vita dei coltivatori.
Desta inoltre preoccupazione l’emergenza acqua, in previsione di un’estate siccitosa per mancanza di consistenti
piogge. Insomma, un bollettino meteorologico inquietante, che costringe a fare una volta in più il punto della situazione e che spinge gli agricoltori a ripiegare sempre più spesso su colture controllate, per non subire disastrose
perdite legate ad un clima sempre più instabile ed inaffidabile.
Mentre si studia per porre rimedio ai danni già perpetrati all’ambiente, sono in sperimentazione in ogni campo nuove
tecniche che permettano all’uomo di vivere e di provvedere ai propri bisogni in maniera ecocompatibile e a basso
impatto, riducendo drasticamente l’uso di prodotti, materiali e tecnologie deleterie.
Come vedremo in questo numero, molto si sta muovendo nel settore dell’energia solare, con l’approntamento di
vaste aree ricoperte di pannelli con la funzione di centrali energetiche, che potranno rifornire abitazioni ed attività.
Un’altra fonte non inquinante e di possibile applicazione è l’idrogeno, la cui produzione viene, in via sperimentale,
affidata alle alghe e al naturale processo di fotosintesi.
Che il futuro del pianeta dipenda anche dalle biotecnologie e da una nuova concezione di sfruttamento delle risorse
è sotto gli occhi di tutti, tanto che uno dei più famosi parchi divertimento del mondo ha dedicato padiglioni all’intrattenimento ludico-educativo incentrato sul tema dell’equilibrio nel rapporto con l’ambiente.
Andiamo poi a vedere quali risultati sorprendenti si possono ottenere coltivando fragole fuori suolo, come è possibile risparmiare risorse preziose senza rinunciare al benefico verde cittadino, e in che modo si possono impiegare
le piante per depurare le acque.
Inoltre, un tipo di coltivazione indoor praticabile anche dai neofiti e di sicura soddisfazione: i funghi.
Per chi preferisce dedicarsi a qualcosa di più tradizionale, un vademecum dell’irrigazione: come e quando irrigare e
uno sguardo sulle funzioni base della pianta in relazione all’assorbimento idrico.
Foto: Verdona Team, 2007
Giardinaggio Indoor può essere liberamente scaricato dal sito www.giardinaggioindoor.it
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 4
TETTI VERDI e GIARDINI PENSILI
È difficile coniugare la necessità di
spazi verdi con le esigenze pratiche
e le dinamiche di una città: una valida soluzione è lo sviluppo di giardini
pensili, che oltre a contribuire a migliorare la qualità della vita affascino con la loro versatile bellezza gli
architetti in cerca di innovazione.
va con substrati di limitato spessore
- coperture di costruzioni interrate
con tappeti erbosi e tappezzanti
- recupero e inverdimento di spazi
inutilizzati
- parcheggi ecologici
Coperture a verde estensivo:
tetti verdi
Per capire al meglio come sia possibile la realizzazione di questi utili
complementi dell’urbanistica, diamo
un’occhiata da vicino ad un sistema
brevettato da Perlite Italiana, azienda presente sul mercato dal 1915, e
conosciuto col nome di Perligarden.
Il sistema si avvale di specie in grado di sopravvivere e svilupparsi con
interventi minimi di manutenzione.
Le coperture piane delle costruzioni
industriali e commerciali sono particolarmente adatte ad essere allestite con sistemazioni verdi di tipo
estensivo, ma anche le coperture
residenziali possono essere recuperate per inverdimenti di questo tipo.
Tali coperture sono caratterizzate
da vegetazione coprente con rapido sviluppo orizzontale, tradizionalmente di tipo erbaceo perenne, ma
anche di tipo arbustivo prostrato e
da una stratigrafia di spessore com-
Si tratta di un sistema tutto italiano
concepito per affrontare l’aspetto
agronomico, edilizio, decorativo e
paesaggistico.
Il metodo è brevettato, e in grado
di sviluppare soddisfacentemente
aree verdi anche in presenza di
poco substrato colturale, ricreando
comunque le condizioni ottimali per
la vita delle piante, soprattutto nelle
zone a clima mediterraneo.
L’impiego del sistema Perligarden
permette di realizzare:
- giardini pensili con arredo a verde
intensivo
- tetti verdi a vegetazione estensi-
corretta progettazione.
Nella tabella si può vedere quanti
elementi bisogna considerare per
giungere alla realizzazione del sistema. [Vedi nella prossima pagina
tabella progetto].
IL PROGETTO
Non esistono soluzioni standardizzate di giardini pensili e tetti verdi,
per cui un’attenta analisi della situazione ambientale e delle esigenze
dell’utente è fondamentale per una
In questa pagina:
l’esterno di una palestra
e di un centro dirigenziale.
È evidente come l’apporto
di aree verdi possa cambiare
completamente il paesaggio urbano,
rendendolo più gradevole.
Negli ultimi anni sono stati
stanziati molti fondi appositi
per incrementare e sostenere la
presenza di zone verdi in città.
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 5
TETTI VERDI
Tipo di fabbricato
Destinazione
Sovraccarichi ammissibili
Geometria e dimensione
del supporto strutturale
Ambientazione
Impianto a verde
Arredo
Irrigazione
Illuminazione
Manutenzione
➨ ➨
DESCRIZIONE
ELEMENTO
DI TENUTA
MEMBRANE
IMPERMEABILI
DRENAGGIO
ECODREN
➁
➂
➨
PROGETTO DI MASSIMA E
PRIMA VALUTAZIONE ECONOMICA
PRODOTTI
➀
PRIMA DEFINIZIONE
DELL'IMPIANTO
TECNOLOGICO
➦
➨
➦
SOTTOSISTEMI
ANALISI
DEL CONTESTO EDILIZIO
ANALISI DELLE ESIGENZE DELL' UTENTE
PRIMA DEFINIZIONE
DELL' IMPIANTO A VERDE
E DELL' ARREDO
ARCHITETTONICO
GIARDINI PENSILI
➦
➥
ANALISI
DEL CONTESTO NATURALE
Esposizione
Altitudine
Latitudine
Microclima
Vegetazione
(autoctona o compatibile)
E
DRENAGGIO E
TERMOISOLAMENTO
LASTRE®
Supergarden
con “piedone”
FILTRAZIONE
DRENALIT® F
DRENAGGIO E
ACCUMULO IDRICO
➄
Nontessuto geotessile
®
IGROPERLITE
➅
SUBSTRATO
COLTURALE
Definizione dei dettagli e dei particolari costruttivi
Definizione delle stratigrafie
Scelta dei materiali
Impianti e automatismi:
alimentazione idrica
fertilizzazione
Spessori medi utilizzati:
da 8 a 40 cm
➇
STRATO DI VEGETAZIONE
➨
Suddivisione funzionale degli spazi
Distribuzione dell’impianto a verde
Scelta dei materiali, degli arredi
e degli elementi architettonici
➨
IL PROGETTO TECNOLOGICO
➆
➈
IL PROGETTO GESTIONALE
IMPIANTO DI FERTIRRIGAZIONE
La manutenzione dell’impianto a verde
La manutenzione delle parti edilizie
plessivo inferiore ai 15-20 cm.
I MATERIALI
Coperture a verde intensivo:
giardini pensili
Vediamo una breve panoramica dei
materiali impiegati.
(Tabella in alto a destra).
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 6
Inerti rocciosi leggeri
Perlite espansa
Torbe
Fibre naturali
Cortecce
Argille speciali
Concimi
AgriTERRAM® TV
per tetti verdi
➦
➥
IL PROGETTO DI AMBIENTAZIONE
Sistema che richiede una media
o alta manutenzione. Quello che
comunemente è definito giardino
pensile è caratterizzato da un’ampia scelta di specie e da una stratigrafia che, in particolari situazioni,
può raggiungere uno spessore tale
da consentire di impiantare, oltre
alle erbacee, anche arbusti e piccoli
alberi. La progettazione di una copertura a verde è particolarmente
complessa in quanto tale sistema è
composto da una serie di strati intercomunicanti che devono assolvere la propria specifica funzione senza interagire negativamente con gli
strati contigui, e da impianti tecnologici (di ferti-irrigazione, elettrici)
che devono essere perfettamente
integrati nel sistema.
Una particolare attenzione deve essere, inoltre, riservata alla progettazione della vegetazione che deve
tener conto della situazione climatica, architettonica e funzionale dell’ambiente, finalizzando il tutto ad
attivare le condizioni per un ottimale sviluppo vegetativo.
Miscela di perlite
espansa AGRILIT®
e sostanze minerali
contenuta in sacchi
di nontessuto geotessile
Spessori standard:
da 5 a 10 cm
AgriTERRAM® GP
per giardini pensili
Elemento di protezione e di drenaggio orizzontale e verticale
L’elemento di protezione e drenaggio orizzontale e verticale, posto in
opera per semplice appoggio tra la
membrana impermeabile antiradice
CARATTERISTICHE E VANTAGGI
• Resistenti a radici e microrganismi
• Di spessore adeguato
Geomembrana cuspidata • Evitano la creazione dei ristagni di acqua
tridimensionale
ed i conseguenti fenomeni di marcescenza
degli apparati radicali
Lastre stampate
• Espletano un’importante funzione
in polistirene espanso
di protezione meccanica delle membrane
sinterizzato ad alta densità • Consentono un rapido smaltimento
Spessori: 40-50-60 mm
delle acque meteoriche in eccesso
(+15 mm di intercapedine)
➃
VERIFICA CON LA COMMITTENZA
DEL PROGETTO PRELIMINARE
PROGETTO ESECUTIVO
In P.V.C. plastificato
o a base di poliolefine
modificate FPO/TPO
o di bitume polimero
BPE/BPP
• Impedisce il passaggio delle parti fini del
substrato di coltivo agli strati sottostanti
• Evita possibili intasamenti dello strato di
drenaggio
• Accumula osmoticamente nei pori
della perlite le sostanze nutritive dilavate
e l’umidità proveniente dalle irrigazioni
• Cede lentamente al terreno sovrastante
l’umidità e le sostanze accumulate
• Contribuisce al drenaggio e filtrazione
delle acque
• Riduce lo smaltimento nelle fognature
• Evita la creazione di ristagni
• pH neutro (possono essere effettuate
eventuali correzioni, in funzione
di specifiche esigenze)
• Esente da semi ed erbe infestanti
• Leggero e coesivo, riduce i sovraccarichi
sulle coperture
• Mantiene la porosità anche dopo il
naturale compattamento
• Favorisce l’apporto di ossigeno
agli apparati radicali
• Isolante, protegge le radici dal gelo
e dal caldo eccessivo
• A forte ritenzione idrica e diffusività,
consente di diradare i cicli di irrigazione
• Pre-concimato, non necessita di
ulteriori fertilizzazioni in fase di impianto
Tipi di vegetazione
Tappezzanti
Sedum
Erbacee
Arbusti
Piante a medio fusto
Tipi di semina
Stuoie precoltivate
Seminagione
Impianto diretto di
arbusti, piante, erbacee
Specie progettate in base a:
• Clima ed esposizione
• Spessore del substrato
• Utilizzo e manutenzione prevista
Apparato idraulico
Irrigatori
Impianti accessori di:
- fertilizzazione
- controllo elettronico
Alimentazione:
• Dall’alto, per aspersione a pioggia
• Dall’alto, a goccia
• Dal basso, per sub-irrigazione discontinua
Vegetazione:
• Suddivisa in zone estensive e/o intensive
• Integrata nell’arredo generale
• Con alternanza di fioriture durante l’anno
• Con giochi di masse e colori
e l’elemento di accumulo idrico, sarà
realizzato con ECODREN PD8, membrana protettiva e drenante estrusa
in polietilene ad alta densità (HDPE)
- con una faccia piana ed una faccia cuspidata - e da un geotessile da
fiocco non tessuto in polipropilene
(PP) accoppiato alla membrana sulla
sommità delle cuspidi.
La soluzione dovrà garantire una
portata idraulica atta ad evitare la
formazione di battenti idrici nelle
TETTI VERDI
E
GIARDINI PENSILI
normali condizioni d’uso.
Elemento filtrante per
coperture a verde
Evita il passaggio di particelle fini
dal substrato colturale verso l’elemento di drenaggio.
È realizzato mediante feltro in non
tessuto geotessile 100% poliestere
con massa areica di 200 g/m2 (oppure 150 g/m2) e con permeabilità
>3,5 * 10-3 m/sec. e posto in opera
tra l’elemento di accumulo idrico e
lo strato colturale.
Elemento di drenaggio orizzontale e verticale
L’elemento di drenaggio orizzontale
e verticale, posto in opera per semplice appoggio tra la membrana impermeabile antiradice e l’elemento
di accumulo idrico, sarà realizzato
con ECODREN SD5, georete accoppiata a caldo con un geotessile non
tessuto ad azione filtrante.
La soluzione dovrà garantire una
portata idraulica atta ad evitare la
formazione di battenti idrici nelle
normali condizioni d’uso.
chiuse con bordi a incastro, supporti circolari e foratura passante per
facilitare il deflusso delle acque, da
porre in opera tra la membrana impermeabile e lo strato di accumulo
idrico.
Chimicamente e biologicamente
inerti non sviluppano batteri e funghi, non sono aggredibili da microrganismi, non rilasciano sostanze nocive e non marciscono.
Elemento di protezione, di isolamento termico e di drenaggio
orizzontale
Elemento drenante con accumulo idrico integrato
Lastre rigide termoisolanti di polistirene espanso sinterizzato a celle
Si tratta di materassini Igroperlite,
costituiti da perliti espanse Agrilit
di diverse granulometrie, scelte in
funzione dei requisiti di accumulo
idrico e di capacità drenante.
Lo speciale non tessuto geotessile 100% poliestere calandrato con
cui sono confezionati i materassini
svolge la funzione filtrante di tutti i
materiali provenienti dal substrato
colturale.
Lo spessore dei materassini Igroperlite deve essere determinato in
funzione dei requisiti di capacità di
accumulo idrico, dello spessore del
substrato colturale sovrastante e
della vegetazione adottata.
Mediamente tale valore è compreso
tra 4 e 15 cm. La Perlite espansa
AGRILIT è un materiale naturale
di sicura vocazione bioarchitettonica, completamente imputrescibile,
inerte, fortemente termoisolante e
chimicamente neutro.
La perlite è una varietà specifica di
roccia vulcanica effusiva, compresa
nella gamma delle rioliti e delle daciti, che possiede l’eccezionale proprietà di espandersi sino a 20 volte
rispetto al suo volume originario.
La perlite cruda contiene acqua fissata chimicamente (tra il 2 e il 6%)
imprigionata nella roccia a causa del
rapido raffreddamento del magma
giunto in superficie.
Sotto l’effetto delle elevate temperature (tra gli 850 e i 1.000°C) raggiunte a contatto di una fiamma nel
forno di espansione, l’acqua contenuta nel granulo si dissocia e si trasforma in vapore acqueo gonfiando
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 7
TETTI VERDI
E
GIARDINI PENSILI
Qui sopra: perlite al microscopio,
evidente la porosità che permette
un’eccellente aerazione delle radici
e il passaggio dell’acqua.
le pareti vetrose circostanti e provocando il caratteristico aumento di
volume del granulo stesso.
Tale processo, irreversibile, determina la formazione di microcavità
che conferiscono alla perlite la capacità di ritenzione idrica, di drenaggio e di scambi gassosi continui
e la formazione di microcelle chiuse
e stagne che non vengono interessate da scambi idrici e conferiscono
alla perlite la sua funzione termoisolante.
La struttura fisico-chimica, l’inalterabilità nel tempo, l’elevato ac-
cumulo idrico, la disidratazione reversibile, l’isolamento da repentini
sbalzi e da eccessi termici, l’ottimo
drenaggio ed ossigenazione rendono la perlite espansa particolarmente idonea per le coperture a verde.
Speciali substrati colturali
Tre diversi substrati garantiti privi di
semi infestanti, per venire incontro
a tutte le esigenze:
per vegetazione di tipo intensivo (erbacee, perennanti, arbusti, suffrutici, cespugli, alberi), è costituito da
una miscela di torbe, inerti roccio-
si leggeri, fibre vegetali, cortecce,
perlite espansa Agrilit, argille speciali, sostanze ammendanti, concimi
organici.
Per vegetazione di tipo estensivo
(tappezzanti, erbacee, perennanti,
crassulacee, sedum, graminacee), è
costituito da una miscela di lapillo,
pomice, perlite espansa Agrilit, torbe, cortecce, fibre di cocco, argille
speciali, sostanze ammendanti, concimi organici.
Per coperture a verde estensivo con
sedum e crassulacee, è costituito da
una miscela di lapillo, pomice, torbe
e concimi a lenta cessione.
Il materiale di questo articolo è
tratto dal sito www.perlite.it - un
ringraziamento particolare alla dottoressa Alessandra Costa per la
gentile collaborazione.
SCHEMA A LATO
1. MEMBRANA IMPERMEABILE
2. ECODREN MEMBRANA
PROTETTIVA DRENANTE
3. LASTRE SUPERGARDEN DI
PROTEZIONE E ISOLAMENTO
4. DRENALIT ELEMENTO
FILTRANTE
5. IGROPERLITE – AGRITERRAM
GP, ELEMENTO DI ACCUMULO
IDRICO E SUBSTRATO
6. AGRITERRAM TV, SUBSTRATO
7. STRATO DI VEGETAZIONE
8. IMPIANTO DI
FERTIRRIGAZIONE
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 8
LA COLTIVAZIONE
DEI FUNGHI
del prof. Giuseppe Lanzi
PREMESSA
Nella coltivazione dei funghi distinguiamo due importanti momenti
operativi: la preparazione dei substrati di coltura e la produzione dei
funghi.
Le aziende che attuano entrambi i
suddetti momenti operativi vengono definite “fungaie a ciclo chiuso”
e sono normalmente di rilevanti dimensioni e occupano decine (ed anche centinaia) di addetti. L’impianto
per la preparazione del substrato è
infatti molto sofisticato e costoso e
richiede, per ammortizzarlo, un utilizzo continuo e massimo delle sue
strutture e capacità produttive: cosa
questa che non sarebbe possibile attuare su fungaie di piccole dimensioni. È per questo che in Italia, come
peraltro in tutta Europa, si è andata sempre più differenziando l’attività di preparazione del substrato
da quella di produzione dei funghi.
Sono così sorte aziende specializzate
nella sola preparazione dei substrati
di coltura, comunemente chiamate
“platee”, che servono fungaie sia di
medie dimensioni che a conduzione
familiare e che possono sopravvivere e produrre in modo economicamente conveniente proprio grazie
alle “Platee”. Per problemi di spazio
queste pagine sono dedicati a coloro
che vogliono iniziare una coltivazione di funghi di dimensioni medie e
piccole: coloro che intendono realizzare fungaie a ciclo chiuso possono
poi contattarci per avere informazioni più specifiche.
LA COLTIVAZIONE DEL
PRATAIOLO
È convinzione comune che la base
per la coltivazione del prataiolo sia il
solo letame di cavallo.
Questo materiale, pur rispondendo tutt’ora ancora molto bene alle
esigenze, per motivi economici e di
reperibilità è stato quasi completamente sostituito da quello che viene
impropriamente chiamato “substrato sintetico”. Quest’ultimo è ottenu-
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 9
LA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI
to dalla mescolanza e lavorazione di
materie prime molto comuni e di facile reperibilità quali essenzialmente
la paglia di grano, la pollina, il gesso
agricolo e l’acqua.
A tutt’oggi sia queste miscele che
l’eventuale letame equino sono lavorate e rigirate all’aperto, con speciali macchine ed attrezzature, su
una platea di cemento per fermentarle in modo appropriato e renderle
un substrato particolarmente idoneo
alla coltivazione dei funghi. In realtà oggi presso le aziende leader del
settore dove il rispetto dell’ambiente
è fortemente sentito, da alcuni anni
è stato messo a punto un nuovo e
rivoluzionario metodo di preparazione del composto in ambiente chiuso
sia atto a prevenire l’inquinamento
aereo, sia di massima garanzia colturale in quanto tutti i processi produttivi sono standardizzati e controllati dal computer, chiamato appunto
“indoor compost”.
Ma qualunque sia il metodo di lavorazione delle materie prime, tecnicamente chiamato fermentazione
libera o “phase 1” al suo termine il
composto risulta non solo appetibile
ai nostri funghi ma anche a tutta la
microflora patogena e concorrenziale. E per eliminare appunto questa
microflora patogena e concorrenziale il composto fermentato viene
sottoposto ad una serie di sbalzi termici chiamata phase 2 o pastorizzazione. Terminata la pastorizzazione,
ed eliminati così tutti i concorrenti, il
composto viene inoculato (fase impropriamente ma più comunemente
chiamata semina) con il micelio (impropriamente chiamato seme) del
nostro fungo.
E termina così la preparazione del
substrato di coltura che viene fatta in platea. Terminata le semina
il composto viene confezionato in
blocchi rivestiti con un film di plastica e trasportato presso la fungaia
del coltivatore che lo sistema nelle
stanze di coltivazione. Qui il substrato, sistemato in letti di coltivazione
a più piani, viene mantenuto alla
temperatura di 25°C per circa 13-14
giorni. Durante questo periodo dai
piccoli agglomerati di micelio (seme)
si dipartono nuove ife (cordoni miceliari che impropriamente i coltivatori
chiamano radici o muffe) che vanno ad invadere completamente la
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 10
massa, la quale tenderà man mano
a cambiare odore e colore passando
dal bruno scuro al rossastro chiaro
e cambierà pure odore passando da
quello sgradevole di composto fermentato a quello piacevole e delicato
di fungo: questa fase prende il nome
di incubazione o phase 3. L’avvenuta
incubazione significa che il micelio
del nostro fungo ha completamente
al giorno tanto atteso dal fungicoltore: i letti di coltura si presentano
improvvisamente ricoperti da tanti
piccoli punti bianchi che, nel giro di
pochi giorni, ingrossano imbiancando la superficie e…. crescendo come
funghi. Siamo finalmente giunti alla
prima raccolta e siamo approssimativamente al 36esimo giorno dalla semina. Questa nascita si ripeterà poi
invaso il substrato, e lo si nota vistosamente dal cambiamento sia di colore che di odore, in quanto questo
è il risultato di suo gradimento: ciò
è sinonimo di potenzialità produttiva. A questo punto il composto viene
spianato, pressato e ricoperto di un
apposito terricciato chiamato “terra
di copertura”. Per altri 10 giorni il
substrato viene mantenuto alla temperatura di 25°C affinché anche la
terra di copertura possa essere incubata, cioè invasa dal micelio: ed è
proprio l’incubazione della terra che
segna il passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva. È dunque
il momento per creare le condizioni
ambientali ideali alla fuoriuscita dei
carpofori, ossia quella parte edule
che tutti conosciamo con il nome di
fungo. A questo scopo la temperatura della stanza viene abbassata fino
a che nel substrato non si raggiunga
e mantenga una temperatura di 1618°C e, nel contempo, si da avvio
alla ventilazione con aria esterna
per eliminare l’alto tasso di anidride carbonica prodotta nella fase di
incubazione. E si giunge finalmente
circa ogni 8 giorni per 4-5 raccolte
complessive. L’intero ciclo colturale
copre un arco di 10 settimane.
LA COLTIVAZIONE DEL
PLEUROTUS
Anche per il Pleurotus distinguiamo
due importanti momenti colturali:
la preparazione del substrato di coltura e la produzione dei funghi. Le
LA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI
materie prime per la preparazione
del substrato sono semplicemente
buona paglia di grano ed acqua che
vengono macinate, ben miscelate e
lavorate poi pastorizzate, e infine
inoculate (seminate). Terminata la
semina il substrato viene confezionato in blocchi rivestiti con un film
di plastica e trasportato presso le
serre-fungaia del coltivatore che lo
predispone all’incubazione.
Qui il substrato, sistemato direttamente sul pavimento, viene mantenuto alla temperatura di 28°C per
circa 13-14 giorni. Durante questo
periodo, come già abbiamo visto per
il prataiolo, dai piccoli agglomerati di
micelio (seme) si dipartono nuove
ife che vanno ad invadere completamente la massa, la quale tenderà a
divenire bianca e compatta passando dall’odore sgradevole di composto fermentato a quello piacevole e
delicato di fungo: anche per il Pleurotus avviene cioè l’incubazione.
Come già per il prataiolo anche per
il Pleurotus l’avvenuta incubazione significa potenzialità produttiva.
È dunque il momento per creare le
condizioni ambientali ideali alla fuo-
riuscita dei carpofori, ossia quella
parte edule che tutti conosciamo con
il nome di fungo. A questo scopo la
temperatura della stanza viene abbassata fino a che nel substrato non
si raggiunga e mantenga una temperatura di 14-16°C e, nel contempo, si da avvio alla ventilazione con
aria esterna. E anche qui si giunge
finalmente al giorno tanto atteso dal
fungicoltore: dai fori del film di plastica che riveste i blocchi di substrato iniziano a fuoriuscire e sbocciare
come fiori i cespi del Pleurotus!
Siamo finalmente giunti alla prima
raccolta e siamo approssimativamente tra il 30-45esimo giorno dalla
LA SCELTA DEL FUNGO
I due funghi più coltivati in Italia
sono il Prataiolo ed il Pleurotus.
A livello di commercializzazione il
prataiolo offre una maggiore produzione sia sul peso del substrato
che nell’unità di tempo nonché, fatto molto importante, un andamento di mercato più regolare e meno
rischioso del Pleurotus: quest’ultimo richiede impianti meno costosi,
una coltura più semplice, un minore
impiego di manodopera ma anche
però una stagione di coltura più corta (autunno-inverno) ed un ciclo di
coltivazione più lungo. Pur essendo
prataiolo e Pleurotus i funghi di più
semina. Questa nascita si ripeterà
poi ancora per 3-5 raccolte complessive. L’intero ciclo colturale copre un
arco di circa 100 giorni.
largo interesse, non vanno tuttavia
dimenticate le colture emergenti che
in questi ultimi anni stanno raggiungendo volumi tutt’altro che trascurabili. Questi nuovi funghi sono il
cardoncello o fungo di ferula, il pioppino, lo shii-take, i funghi dell’oro e
dell’amore.
I LOCALI DI COLTURA
Contrariamente a quanto troppo
spesso avviene i locali di recupero (stalle, cantine, fienili, ecc.) non
sono quasi mai adatti a meno che
non si tratti di grandi superfici omogenee (oltre 1.500 mq).
La moderna fungicoltura infatti è
basata sulla meccanizzazione della coltura e questa non può essere
meccanizzata se realizzata in più
ambienti eterogenei.
L’unità di coltura oggi più apprezzata è la serra-fungaia: non bisogna
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 11
LA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI
sin qui riportate siano sì importanti e
fondamentali per incominciare a conoscere e capire il settore ma siano
al contempo ancora insufficienti per
un inizio attività serio e corretto.
però lasciarsi ingannare dal nome
in quanto le moderne serre-fungaia sono estremamente sofisticate
e niente hanno più a che fare con i
primordiali tunnel in cui si iniziò la
coltivazione del Pleurotus venticinque anni or sono! Ad a archi singoli o
multipli, le serre-fungaie hanno una
copertura in doppia lastra di vetroresina inframezzate da lana di vetro
o con lastra singola e poliuretano
spruzzato.
L’impianto di climatizzazione ed umidificazione è gestito dal computer e,
quelle destinate al prataiolo, possono avere anche il condizionamento
estivo. Le serre-fungaie per prataiolo sono provviste inoltre di “letti” a 3
o 5 piani di coltivazione predisposti
per il carico e lo scarico meccanizzato del substrato di coltura nonché per l’eventuale taglio e raccolta
meccanica dei funghi.
UNITÀ DI COLTURA E CAPACITÀ
PRODUTTIVA
Va da sé che per una coltivazione
meccanizzata del prataiolo le serre-fungaia debbono essere almeno
8 vuoi per garantire una produzione
giornaliera costante, vuoi per ben
ammortizzare le macchine ed attrezzature comuni o centralizzate.
Con 8-10 serre-fungaia come quelle
descritte cadauna di m. 8 x 30 circa
ed a tre file di letti a 5 piani di coltivazione si può prevedere una regolare produzione di circa 15 qt. al
giorno. Il Pleurotus non è un fungo
facilmente programmabile: comunque per avere una produzione giornaliera abbastanza costante attorno
ai 10 qt. occorrano tra le 10 e le 14
serre-fungaia.
La produzione è comunque stagionale e va dall’autunno all’inizio primavera con variazioni d’epoca in funzione delle diverse regioni italiane.
A CHI RIVOLGERSI PER
INIZIARE UNA COLTIVAZIONE
È comprensibile come le informazioni
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 12
Può succedere, ad esempio, che rivolgendosi direttamente a costruttori di serre-fungaie e attrezzature o a
produttori di composto questi siano
portati più ad evidenziare i costi dei
loro prodotti ed i ricavi lordi che un
piano economico completo: e ciò in
completa buona fede in quanto potrebbero essere a conoscenza solo di
questi valori di loro diretto interesse e non delle realtà che dovrà affrontare il loro cliente! È per questo
motivo che è consigliabile rivolgersi
ad uno studio professionale serio e
specializzato nel settore che altro
non abbia da vendere che la propria
esperienza! Insieme potrete proget-
tare l’azienda per voi più interessante nell’ambito di uno studio serio delle Vostre realtà e delle Vostre
esigenze. Per ulteriori informazioni
potete comunque contattare la Funghi Mara (www.funghimara.it), i cui
tecnici sono a disposizione sia per
rispondere dapprima alle domande
più semplici e fornire le prime informazioni gratuitamente, sia, qualora
lo desideriate, per poi indirizzarvi verso uno studio professionale
del settore che possa consigliarvi e
quindi assistervi qualora vogliate diventare fungicoltori.
Potete leggere on line questo articolo sul sito dell’azienda Funghi Mara:
www.funghimara.it
Foto: www.mushroom-master.com
FITODEPURAZIONE: LE PIANTE COME FILTRI NATURALI
Fitodepurazione in impianti di acquacoltura:
studi preliminari in allevamenti di trota iridea (Oncorhynchus mykiss) in Veneto
di Borin M. , Tocchetto D.
Introduzione
In Italia gran parte delle specie ittiche da allevamento, quali trote,
anguille, spigole, orate ma anche
pesci gatto e storioni, provengono
da impianti di allevamento di tipo
intensivo.
Nell’allevamento intensivo è di fondamentale importanza la somministrazione di alimentazione di tipo
artificiale, con formulazioni adatte
alle specie allevate ed in grado di
ottimizzare la quantità di prodotto
distribuito con la crescita del pesce.
Mentre nell’allevamento estensivo,
grazie alla capacità di autodepurazione biologica dovuto al complesso
sistema naturale tipico delle zone
umide, è restituita all’ambiente
esterno un’acqua qualitativamente
migliore di quella in entrata, nell’allevamento intensivo sono da tenere
nel dovuto conto le immissioni nell’ambiente di acque con potenziali
possibilità di alterazione del recettore.
I rifiuti dell’allevamento (composti
organici quali proteine, carboidrati,
urea, vitamine, disciolti nell’acqua
o legati ai materiali in sospensione)
vengono generalmente scaricati con
le acque in uscita.
Le analisi chimiche delle acque di
scarico, date le alte portate effluenti (superiori a 100 l s-1), mostrano
valori dei principali parametri inquinanti al di sotto dei limiti legislativi.
Ciò nonostante, per effetto dei grandi volumi si possono generare carichi puntiformi di una entità tale da
rendere opportuno un trattamento
depurativo.
Questo fattore di carico comporta
spesso l’insorgenza di fenomeni di
eutrofizzazione del recettore finale
con implicazioni sugli equilibri naturali degli ecosistemi interessati.
In questo settore, i sistemi tradizionali di trattamento degli effluenti
per la riduzione dei carichi inquinanti prevedono l’utilizzo di ampie
vasche dove l’acqua permane per
alcuni giorni in condizioni di calma
ed i materiali in essa presenti sedimentano.
Altre tecnologie prevedono la separazione meccanica per chiarificazione mediante microfiltri statici o
rotanti.
Questi processi permettono la riduzione dei carichi di sostanza organica, solidi sospesi e fosforo nei flussi
idrici in uscita.
La componente azotata, invece, essendo disciolta nella colonna d’acqua rimane inalterata e viene rilasciata con lo scarico in uscita.
La necessità di depurare le acque
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 13
FITODEPURAZIONE: LE PIANTE COME FILTRI NATURALI
con sistemi efficaci nei confronti degli elementi nutritivi disciolti indirizza la sperimentazione verso la necessità di testare sistemi alternativi
di depurazione adatti alle specifiche
caratteristiche idrologiche dell’allevamento.
La fitodepurazione è indubbiamente
una metodologia caratterizzata da
semplicità applicativa, economicità
costruttiva e ridotta gestione operativa (Borin 2003), caratteristiche
che la rendono adattabile all’attività
di acquacoltura.
L’assorbimento degli elementi chimici disciolti nelle acque operato dalle
piante e dai microrganismi associati all’apparato radicale è un’attività
che avviene normalmente in tutti
gli ambienti naturali; questa condizione ordinaria può essere sfruttata
e ottimizzata per realizzare sistemi
di depurazione dove le radici delle
piante sono a diretto contatto con
il corpo idrico e per questo in grado
di intercettare gli elementi in esso
disciolti.
A livello internazionale sono già stati condotti studi sulla funzionalità
di questa tecnologia in acquacol-
tura (Schulz 2003; Sonnenholzner
1997).
Le finalità dello strumento finanziario che ha sovvenzionato la sperimentazione è la realizzazione di ricerche ad alto grado di applicabilità
da parte degli operatori finali.
Non si vuole quindi individuare e caratterizzare l’impatto delle attività
di acquacoltura sui recettori finali
bensì valutare la capacità e l’applicabilità della fitodepurazione in questo tipo di attività produttiva.
Il progetto
Il progetto sperimentale prevede
la realizzazione ed il monitoraggio
di due impianti di fitodepurazione,
differenti per tipologia, presso due
aziende ittiche situate all’interno del
Parco Regionale Naturale del Fiume
Sile.
Si vuole monitorare in concreto la
capacità della fitodepurazione nel
ridurre i carichi inquinanti sia come
azione di filtro ai solidi sospesi, sia
per la capacità di assorbire gli elementi disciolti nelle acque che andrebbero irrimediabilmente riversati nel recettore.
In alto: trota iridea, foto by Ken
Hammond. In basso: sviluppo
apparato radicale giacinto in
sperimentazione, foto Simonetti.
Le analisi di laboratorio riguardano i
solidi sospesi totali, le forme azotate e fosforiche, il BOD5, il COD, pH,
conducibilità, ossigeno disciolto.
Particolare attenzione viene rivolta
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 15
FITODEPURAZIONE: LE PIANTE COME FILTRI NATURALI
nei confronti delle specie da utilizzare. La loro scelta è stata fatta
dopo una analisi bibliografica ed è
ricaduta su due piante alloctone che
offrono ottime garanzie di efficacia
e di compatibilità per l’intervento: il
giacinto d’acqua (Eicchornia crassipes) e il vetiver (Vetiveria zizanioides).
Il giacinto d’acqua appartiene alla
famiglia delle Pontederiacee, ed è di
origine brasiliana.
È una pianta perenne in ambienti
tropicali, annuale nelle zone temperate e continentali, natante, acaule
e fornita di uno spesso rizoma.
L’ambiente ottimale di crescita ha
temperatura compresa tra 16 e
30°C, con optimum tra 20 e 25°C,
pH neutro, illuminazione intensa.
Essendo fornita di organi di galleggiamento la realizzazione dell’impianto sperimentale ha previsto il
contenimento, mediante reti a maglia fine, delle piante entro superfici prestabilite e perpendicolari al
flusso idrico in uscita dalla vasca di
allevamento del pesce.
Questa rete consente inoltre di evitare la contaminazione biologica
con materiale vegetale alloctono (il
giacinto presenta delle spiccate caratteristiche di infestante nonostante l’impossibilità di sopravvivere ai
rigori invernali delle latitudini del
nord Italia.
Il vetiver è una pianta erbacea perenne con apparato radicale profondo (raggiunge e supera i 5 metri
di profondità nel suo ambiente naturale) di rapidissima crescita, con
radici omogenee ed estremamente
resistenti.
Questa pianta tollera terreni con pH
compreso fra 4 e 12, elevate concentrazioni saline, temperature da
–10°C a +60°C.
Molteplici sono gli utilizzi di questa
specie: consolidamento di scarpate
stradali e ferroviarie, fitodepurazione in idroponica (Hart 2003) e di
tipo tradizionale, protezione di argini di torrenti e fiumi, fitoestrazione,
ripristino di miniere esauste, produzione di olio essenziale.
Fra le altre caratteristiche interessanti vi è l’impossibilità di riproduzione agamica e sessuata alle noGiardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 16
stre latitudini (questo offre garanzie
notevoli riguardo al rischio di contaminazione biologica al di fuori dell’areale di origine) e la resistenza a
patologie ed insetti.
Questa specie non possiede organi adibiti al galleggiamento. Ai fini
della sperimentazione sono perciò
state create delle apposite strutture
galleggianti.
Ai fini sperimentali, oltre al controllo qualitativo delle acque verranno
In alto: piante di vetiver
foto Giannotti e School of Botany
University of Melbourne.
FITODEPURAZIONE: LE PIANTE COME FILTRI NATURALI
eseguiti dei rilievi fenologici per studiare le dinamiche di accrescimento
delle due specie.
Prime indicazioni e
considerazioni
Il monitoraggio della qualità delle acque in ingresso ed in uscita
ha mostrato valori interessanti in
entrambi gli impianti realizzati. Risultati sperimentali preliminari sui
composti organici sono riportati in
Tabella 1.
Questi dati mostrano come l’azione
di filtro fisico delle radici delle piante sia efficace nella riduzione della
componente organica sospesa e disciolta nelle acque.
È ragionevole pensare che il materiale intercettato e trattenuto dalle
radici ospita comunità batteriche
che concorrono alla degradazione
dello stesso.
Inoltre, è evidente il legame tra
elementi rilevati negli scarichi e la
fonte alimentare unita alla presenza
di eventuali pesci morti in decomposizione.
L’analisi fenologica, ancora in corso
di elaborazione, ha mostrato la differente capacità delle piante di sviluppare le radici (sia in profondità
che lateralmente) e di colonizzare
gli impianti nel corso del periodo di
studio.
Nota
Si ringraziano Gianluca Simonetti per l’energica ed entusiastica collaborazione, la ditta Hendrix Spa ed i titolari delle aziende per l’interesse e la collaborazione al progetto.
Bibliografia
• Borin M., 2003. Fitodepurazione – Soluzioni per il trattamento dei reflui
con le piante. Il Sole 24 ore Edagricole, Bologna, 198 pag., ISBN 88-5064830-8.
• Hart B., Cody, R., Truong P., 2003. Hydroponic vetiver treatment of post
septic tank effluent. Paper prepared for Third International Conference on
Vetiver , October 2003, Guangzhou, China.
• Schulz C., Gelbrecht J., Rennert B., 2003. Treatment of rainbow trout farm
effluents in constructed wetland with emergent plants and subsurface horizontal water flow . Aquacolture n. 217, 2003, pag 207.221.
• Sonnenholzner S., Kyung H.Y., Masser M.P., Martin J., Wilcox M., 1997.
Wetlands improve effluent quality from channel catfish intensive culture
system. Highlights on agricultural research . Vol. 44, n. 4.
I lettori interessati a contattare l’autore
per proseguire il confronto sui temi dell’articolo
possono usare il tramite di Pubblicità Italia,
scrivendo a [email protected]
e specificando nell’oggetto l’articolo a cui si fa riferimento.
Per concludere è da segnalare la
possibilità, descritta in letteratura,
che questo metodo di depurazione
risulti efficace non solo riguardo al
carico organico e inorganico derivato dall’alimentazione dei pesci, ma
anche come soluzione valida verso
i comuni trattamenti di disinfezione
delle vasche di allevamento nonché
la probabile interazione e degradazione svolta dalle piante a carico di
antibiotici e altri trattamenti eventualmente applicati.
In basso:
fiore di giacinto acquatico, foto ©
Tomo Yun
(www.yunphoto.net/en/)
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 17
COLTIVAZIONI FUORI SUOLO: LE FRAGOLE
Uno sguardo dall’interno alla coltivazione professionale fuorisuolo della
fragola, una delle tipologie di colture
che più si prestano a questa tecnica
a cura della giovane ed innovativa
ditta Fragolosa di Agricola di Barge
(CN).
Già ampiamente sperimentata nel
Nord Europa, dove le condizioni climatiche e pedologiche sono più sfavorevoli alle colture tradizionali, la
coltura fuori suolo rappresenta una
reale possibilità di miglioramento
qualitativo ed economico della produzione. La coltura della fragola
fuori suolo rappresenta una delle
maggiori innovazioni tecnologiche
dell’ultimo decennio.
Essa consente di ottenere produzioni
fuori stagione solitamente più remunerate sui mercati, variando in modo
appropriato i tempi della messa a
dimora delle piantine nei sacchetti
contenenti substrati misti di torba
e perlite. Normalmente si opera in
modo tale che la prima produzione
sia disponibile per il mercato nel periodo di ottobre-dicembre. Dopo la
pausa invernale si ha una seconda
produzione, primaverile, di aprilemaggio.
Contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, la coltura fuori suolo ha una
lunga storia che risale ben al XVII
secolo, Tra i primi esperimenti significativi si ricorda quello di Duhamel
Monceau che nel 1758 fece germinare alcuni semi di diverse piante su
delle spugne umide. Le radici di tali
piante furono immerse una parte in
acqua ed una parte in una soluzione
concimata. Costatando i buoni risultati ottenuti da queste ultime, se ne
dedusse che le piante non assorbivano solo acqua, ma anche tutte le
sostanze nutritive in essa disciolte.
Iniziarono così le prime esperienze
“fuori suolo” utilizzando i substrati più diversi, dai pezzi di legno alla
sabbia di quarzo, dalla polvere di
mattone alla torba.
Aspetti colturali
Per ottenere i migliori risultati con
questo tipo di coltura è necessario
superare alcune problematiche che
normalmente non si presentano nelGiardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 18
le colture tradizionali in suolo: scelta delle strutture di protezione della
coltura e di sostegno dei sacchi; tipo
di substrato; caratteristiche dell’acqua di irrigazione; composizione
della soluzione nutritiva e di conseguenza adeguatezza dell’impianto
fertirriguo; tipo di pianta.
La struttura di protezione è quasi
sempre costituita da un tunnel, non
necessariamente tra i più costosi.
È opportuno che sia dotata di controllo automatico delle aperture laterali al fine di regolare la temperatura
e che abbia la copertura con doppio
telo gonfiabile, costituita da film
plastici a base di EVA o comunque
“lunga vita”, con spessore medio di
0,18- 0,20 mm da sostituire ogni 34 anni. Il doppio telo gonfiabile consente una diminuzione degli sbalzi
termici e nel caso in cui si ricorra
all’impiego del riscaldamento di beneficiare di un consistente risparmio
energetico.
In queste strutture, piuttosto resistenti, i sacchetti contenenti i
substrati di coltivazione vengono
solitamente sospesi ed agganciati ai
foto:
© Tomo.Yun (www.yunphoto.net/en/)
COLTIVAZIONI FUORI SUOLO: LE FRAGOLE
tiranti degli archi portanti. In questo
modo è possibile coprire il suolo con
un film plastico pacciamante bianco
in grado di aumentare la luminosità
ed attenuare la formazione di condensa all’interno del tunnel.
Il tipo di substrato attualmente più
usato, almeno nel cesenate, è una
miscela di torba e perlite, che permette, rispetto alla sola perlite, un
certo margine di errore nel controllo dei valori di conducibilità elettrica (EC) e di pH, rispetto alla perlite
pura.
Quest’ultima ha però il vantaggio di
poter essere riutilizzata per più cicli
di produzione.
L’acqua irrigua a disposizione dall’azienda agricola è determinante ai
fini della scelta del l’impianto di fer-
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 19
COLTIVAZIONI FUORI SUOLO: LE FRAGOLE
tirrgazione. Uno dei parametri dell’acqua più importanti da valutare
è sicuramente la conducibilità elettrica a 25°C (in microSiemens/cm)
che esprime convenzionalmente la
salinità di una soluzione. In alcune
zone, come il Trentino, l’acqua irrigua ha generalmente una conducibilità molto bassa (100-300 mS/cm),
mentre in altre, come il cesenate,
questo valore è molto alto (1000
– 1.200 mS/cm). In questa seconda
realtà è intuibile come risulti molto
difficoltoso arricchire la soluzione
con fertilizzanti senza superare i valori limite sopportabili dalla coltura
(1.600-1.800 mS/cm).
Per non incorrere in seri problemi
è necessario quindi poter disporre
di un buon impianto fertirriguo, capace di controllare in tempo reale i
valori di EC e di pH della soluzione
nutritiva, interrompendo, in caso di
superamento dei valori prefissati,
l’immissione in linea dei fertilizzanti. Nei casi di acque particolarmente
“difficili” o per ottenere comunque i
migliori risultati produttivi, è possibile dotare l’azienda di un impianto
che consenta, sfruttando l’osmosi,
di abbassare drasticamente i valori
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 20
di EC dell’acqua di partenza (30-100
mS/cm). In questo modo la concimazione risulta più facile e più incisiva con benefici sulla quantità e la
qualità della produzione.
La soluzione fertilizzante viene costituita utilizzando 3 contenitori: nel
primo è contenuto nitrato di calcio
e potassio con chelati di ferro; nel
secondo i microelementi, il solfato di
magnesio, il fosfato nionopotassico
e il nitrato di magnesio, mentre nel
terzo è contenuto acido nitrico necessario per acidificare la soluzione
fertilizzante sino a valori di pH compresi fra 5,2 e 5,8. Le piante solitamente impiegate nel fuori suolo sono
generalmente “ingrossate” (WB, A+
e TP), in grado di iniziare a fruttificare circa 45 giorni dopo la messa
a dimora. Da studi condotti recentemente nel Cesenate, i migliori risultati sono stati ottenuti con le varietà
Mara des Bois, Miss e Don.
Per approfondimenti visitate il sito,
ricco di contenuti, da cui è tratto
l’articolo:
www.gruppoagritech.it/fragolosa
Le foto di queste pagine sono
© Tomo.Yun (www.yunphoto.net/en/),
la foto in basso è di
Daniel Jaeger Vendruscolo (http://www.
flickr.com/photos/danieljaeger)
Le fragole sono tra le specie di piante
più adatte per la coltura fuorisuolo:
poco ingombranti, relativamente facili
da gestire, danno grosse soddisfazioni
anche ai principianti.
L’IRRIGAZIONE NELLE COLTIVAZIONI DOMESTICHE
di Christian Cantelli
Una corretta metodologia di irrigazione e fertilizzazione è uno dei segreti per il successo nelle coltivazioni
domestiche; tuttavia spesso, soprattutto per i neofiti, è difficile sapere
come e quando irrigare per ottenere
risultati migliori.
Prima di tutto bisogna che sia chiaro
il processo di nutrimento delle piante. L’acqua ed i sali, con i nutrimenti
della pianta, vengono assorbiti dalle
radici per osmosi, salgono poi attraverso il fusto e raggiungono dapprima le foglie dove si fermano come in
una specie di magazzino di stoccaggio; successivamente la linfa viene
distribuita ai rami con i fiori/frutti.
La linfa della pianta è come il sangue
per gli esseri umani, essa attraversa
il fusto e sale grazie al processo di
evaporazione attraverso le foglie. Se
la pianta sente un ambiente troppo
umido o troppo secco può regolare
l’apertura dei pori situati sulle foglie
a seconda delle esigenze per aumentare o diminuire la suzione verso l’alto. Tramite l’apertura e la chiusura
dei pori traspiranti situati sulle foglie
la pianta regola la propria circolazione e la distribuzione della linfa nonché la velocità e la consistenza della
sua distribuzione.
al substrato di assorbire la soluzione irrigua. Irrigare durante il ciclo
di buio non sarà invece una buona
idea in quanto l’evaporazione e di
conseguenza la circolazione della
linfa saranno molto ridotte; questo
comporta nelle colture in vaso più
tradizionali un ristagno della soluzione che potrebbe portare ad una
salificazione degli elementi presenti
nella stessa non permettendo conseguentemente all’apparato radicale
di assorbirla perché troppo “densa”;
similmente negli impianti idroponici
(esclusi quelli ad irrigazione continua
dove non avviene alcun ristagno e la
soluzione irrigua è sempre in movimento) un’eccessiva irrigazione durante la fase di buio, quando le radici
hanno una capacità di assorbimento
molto ridotta, potrebbe portare ad
una marcescenza delle radici stesse,
con gravi conseguenze per la salute
della pianta.
L’innaffiatura alle prime luci dell’alba
quindi, o del suo corrispondente artificiale, cioè subito dopo l’accensione delle luci, garantirà un’eccezionale assorbimento dei nutrimenti e
un’ottimale svolgimento del processo. Questo piccolo accorgimento può
già produrre miglioramenti notevoli
in una coltura domestica.
nell’acqua della maggior parte degli
acquedotti presenta una percentuale di cloro potenzialmente dannosa
per le piante che potrebbe provocare
bruciature sul bordo delle foglie.
Per ovviare a tale inconveniente sarà
opportuno lasciar riposare l’acqua
del rubinetto per qualche ora per
permettere al cloro di evaporare.
Per le coltivazioni idroponiche possiamo sia mescolare direttamente i
nutrimenti nella cisterna con acqua
distillata, che mettere acqua e nutrimenti già precedentemente mescolati.
Per la regolazione del PH sarà opportuno far “girare” il nostro impianto
per qualche tempo, il necessario per
far circolare l’interezza della soluzione almeno due o tre volte, prima di
effettuare le misurazioni e le eventuali correzioni, dando al liquido il
tempo di stabilizzarsi.
QUANTO
Irrigando piante in vaso sarà bene
QUANDO
COME
Per un grower è importante conoscere questi principi. All’accensione
delle luci, quando saranno a pieno
calore la mattina, la pianta aprirà i
pori per consentire la massima evaporazione.
La linfa scorrerà verso l’alto e le radici avranno una suzione ottimale.
In un sistema idroponico sarà dunque opportuno regolare l’irrigazione
in corrispondenza di questo momento (sempre che non si disponga di
un sistema a irrigazione continua)
per fornire l’acqua ed i nutrimenti
freschi proprio nel momento in cui
servono.
Se le piante sono alloggiate in vaso
con terriccio o cocco, sarà opportuno eseguire la prima irrigazione
al momento dell’accensione delle
luci o poco prima, per dare tempo
Per quanto riguarda le coltivazioni in
vaso, che richiedono un’irrigazione
manuale, sarà opportuno preparare
la soluzione irrigua aggiungendo uno
alla volta i componenti all’acqua in
un recipiente mescolando di volta in
volta. La misurazione ed eventuale
regolazione del PH dovranno essere
compiuti dopo che ogni elemento è
stato aggiunto in quanto alcune sostanze possono modificare il PH del
liquido essi stessi.
I fertilizzanti liquidi devono essere
sempre diluiti e mescolati all’acqua
nelle dosi indicate.
L’uso prolungato di acqua distillata
potrebbe provocare una carenza di
calcio nelle piante e produrre fusto e
rami deboli, senza struttura.
C’è da dire però che il cloro presente
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 21
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L’IRRIGAZIONE NELLE COLTIVAZIONI DOMESTICHE
lasciare che un po’ di liquido goccioli
giù fuori ad ogni innaffiatura facendo così ogni volta una sorta di piccolo risciacquo.
Non tutte le piante “bevono” la stessa quantità di acqua, ciò può dipendere da molteplici fattori.
Per sapere quando la nostra pianta
è “sazia” basterà guardare sotto al
vaso, fare scorrere via un poco di
liquido e basta. Si possono usare
sottovasi per compiere l’operazione
d’innaffiatura ma non dovranno assolutamente restare sotto la pianta
col risciacquo delle radici, poiché il
liquido sarà denso e tenderà a salificare, se non a diventare ricettacolo
per larve o insetti.
In pratica lasciare l’acqua nei sottovasi e lasciare che la pianta la riassorba corrisponde ad un volontario
avvelenamento della stessa. Negli
impianti idroponici sarà sempre opportuno controllare di quanto sia
sceso il livello del liquido nella cisterna di volta in volta, per controllare
l’assorbimento del liquido irriguo da
parte delle piante. Se per qualche
motivo noterete un rallentamento sarà bene controllare la densità
dell’acqua ed il suo PH ed eventualmente cambiare tutto il liquido, in
quanto la pianta potrebbe non essere al momento in grado di nutrirsi.
Mantenere il livello del liquido nella
cisterna stabile e sotto controllo è
sempre una buona abitudine.
QUANTO SPESSO
In terra la regola d’oro è abbondare
con l’irrigazione ed aspettare che la
pianta abbia bevuto il più possibile
prima di quella successiva: osservando la superficie del terriccio sarà
semplice determinare se esso sia vicino ad essere asciutto.
Se lo è in superficie presto lo sarà
anche in profondità ed è allora che
si dovrà irrigare. Non esistono regole rigide, piante con un metabolismo accelerato a crescita veloce
assorbiranno una maggiore quantità
di liquido irriguo e di conseguenza
nutrimenti, più una pianta beve più
crescerà, ma sarà essa a stabilire di
quanta acqua avrà bisogno, nostro
compito sarà fornirle la quantità necessaria, né più né meno.
Per quanto riguarda i sistemi idroponici, alcuni di essi presentano un
ciclo di irrigazione continua, come
ad esempio i sistemi NFT o DWC che
sono stati studiati per mantenere il
liquido irriguo in costante movimento a contatto con le radici.
Per quei sistemi invece che prevedono una programmazione del ciclo di
irrigazione, come ad esempio i sistemi EBB&FLOW ad alta e bassa marea
varrà principalmente il concetto precedentemente enunciato della circolazione della linfa in conseguenza
al ciclo di luce: quindi imposteremo
il primo ciclo di irrigazione in corrispondenza dell’accendersi delle luci.
Per piante giovani o di piccole dimensioni non serviranno molte irrigazioni quotidiane ma sarà comunque consigliabile un altro ciclo subito
dopo la metà del tempo di luce.
Con piante adulte e molto assetate potremo aumentare le irrigazioni
anche fino a quattro o cinque al giorno, sempre nelle ore “diurne”, da effettuare ad intervalli regolari, mantenendo la prima in corrispondenza
dell’accensione. Se poi alla mattina
noteremo che il substrato, che sia
argilla espansa, lana di roccia o altri,
è molto asciutto, magari per un’elevata temperatura ed evaporazione
notturna, potremmo impostare una
breve innaffiatura anche di notte,
per evitare danni all’apparato radicale che potrebbe “seccarsi”.
IL RISCIACQUO
Una delle magie di un coltivatore
esperto consiste nel metodo del risciacquo. Quando si passa da una
fase all’altra, da vegetativa a fioritura ad esempio, o alla fine del ci-
clo della pianta, alla maturazione, è
sempre bene eseguire un risciacquo
per consentire alla pianta di consumare le sostanze residue depositate al suo interno e poi cominciare a
cibarsi della nuova soluzione, oltre
che pulire le radici da eventuali depositi o salificazioni.
In vaso, al passaggio da vegetativa
a fioritura, si procederà in questo
modo: se una pianta “beve” mediamente una certa quantità di liquido
daremo almeno il triplo di sola acqua
ad ogni irrigazione, facendo in modo
che l’eccesso scivoli via da sotto al
vaso: daremo solo acqua alla pianta
per due o tre volte, facendo in modo
che essa si pulisca anche all’interno.
Cominceremo poi a somministrare la
soluzione per la fioritura dopo questo periodo di “purificazione”.
Durante la fase finale di una pianta
a ciclo breve questo processo servirà
a purificare i fiori o i frutti da tutte
le sostanze somministrate durante il
ciclo vitale della pianta consentendo
ad essa di esaurire le scorte, presenti nelle foglie, e di produrre una maturazione naturale e straordinaria.
Nei sistemi idroponici il risciacquo
avverrà semplicemente sostituendo
il liquido coi nutrimenti a semplice
acqua per un certo periodo (due o
tre giorni per il passaggio da vegetativa a fioritura e una settimana/dieci
giorni durante la fase finale).
Come nota sul risciacquo c’è da aggiungere che esistono anche prodotti fatti apposta per la fase finale del
ciclo di una pianta, che portano la
stessa ad una migliore e più veloce
maturazione, oltre ad avere il vantaggio di armonizzare e di sincronizzare il raccolto, se necessario.
Con questi accorgimenti si possono
migliorare in modo anche inaspettato la qualità e la quantità del nostro
raccolto, siano essi fiori o frutti.
In alto, una foglia di pomodoro:
è ricoperta da microscopici pori
(stomi) che permettono alla pianta di
respirare. Nella pagina precedente,
l’operazione di dosaggio dei
fertilizzanti da disciogliere nell’acqua.
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 23
NEWS
EDUCAZIONE AMBIENTALE
AL PARCO DIVERTIMENTI
Si terrà il 5 di Aprile l’Epcot® International Flower & Garden Festival
nel parco a tema Walt Disney World
Epcot (Experimental Prototype Community of Tomorrow).
Inaugurato a metà anni sessanta, il
parco si propone di introdurre il pubblico ad un futuristico mondo ideale,
e di coniugare divertimento, intrattenimento ed educazione ambientale.
Durante il tour vengono affrontate
diverse aree tematiche: una sezione che riproduce l’interno del corpo
umano, un’altra il reef corallino popolato di pesci, in una terza è possibile pedalare attraverso tutto il
percorso proposto sulle tematiche
dell’energia, e poi ancora viaggi virtuali nei cieli della California e attrazioni guidate.
La parte che più ci interessa però è
quella denominata Land, con favole
a tema ambientale per i più piccoli e
dimostrazioni di agricoltura innovativa, esempi di lussureggianti coltivazioni idroponiche e soil free, biotecnologia vegetale, acquacoltura.
Le serre imponenti presentano ogni
tipo di vegetazione ed è possibile
acquisire nozioni sulla storia della
coltivazione, dal passato remoto al
futuro prossimo, da tenere in mente
per una vacanza adatta a tutta la famiglia con risvolti di riflessione.
http://disneyworld.disney.go.com/
wdw/index
Sotto e a lato: vista dall’alto del parco e
logo di Epcot Land © WaltDisney.
Sopra, immagini dalla serra
del CuisinArt Resort ©
IDROPONICA TROPICALE
Situata nei Caraibi, la meravigliosa
isola di Anguilla offre ai turisti strutture di gran lusso, scorci incantevoli
e mare trasparente.
All’interno del complesso CuisinArt resort & Spa però si cela anche un inaspettato orto idroponico
dell’estensione di un acro e mezzo,
dove crescono un’impressionante
varietà di erbe, ortaggi e fiori.
Questo angolo di paradiso artificiale
all’interno di un paradiso naturale è
al tempo stesso un’attrazione che è
possibile visitare, con tanto di nego-
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 24
NEWS
zio dei souvenir e libri a tema in vendita, e rifornimento per la pregiata
cucina dei tre ristoranti specializzati
in cucina vegetariana.
È possibile infatti, al momento del
pranzo, recarsi nella serra per scegliere le verdure che si desiderano
siano cucinate per il pasto.
Le principali colture spaziano dai pomodori, ai peperoni, le melanzane,
la lattuga, i broccoli e le cipolle, solo
per citarne alcuni; l’area riservata
alle erbe è particolarmente curata e
vi trovano spazio timo, basilico, origano, salvia, maggiorana e menta.
Anguilla, come del resto la maggior
parte delle isole, è nota per la necessità di importare cibi freschi dalla terra ferma, soprattutto ortaggi e
frutta che non è possibile coltivare
per carenza di spazi adeguati e condizioni climatiche sfavorevoli.
http://www.cuisinartresort.com/
THE UK HYDRO EXPO
Il più grande e più famoso expo del
Regno Unito si svolgerà il nei giorni
5, 6 e 7 Maggio 2007.
Sarà possibile ammirare tutte le novità in fatto di idrosistemi, illuminazione, substrati, coltivazione organica e fertilizzanti, oltre a growbox e
innovativi sistemi aeroponici.
Espositori, tecnici, distributori e commercianti di tutto il mondo saranno
presenti per confrontarsi e mettere
a disposizione la loro competenza e i
loro suggerimenti.
La fiera si terrà all’International Center di Telford, per dettagli e biglietti
visitate il sito http://www.ukhydroexpo.com/
ai lavori vi è però ottimismo riguardo
alle possibilità di miglioramento.
Questo genere di tecnologia permetterebbe di produrre idrogeno a
basso costo e in maniera totalmente
ecocompatibile e rinnovabile.
LA SPAGNA PROMUOVE
L’ENERGIA SOLARE
È stata inaugurata a Beneixama, in
Spagna, la più grande solar farm del
mondo. Potrà fornire energia elettrica
a 12.000 abitazioni per tutto l’anno
e permetterà una notevole riduzione
delle emissioni di CO2 (30.000 tonnellate all’anno in meno), risparmio
energetico e sviluppo sostenibile.
Per ora sono attivi 40.000 pannelli,
ma sarà completamente funzionante
la fattoria potrà generare 30 milioni
di kilowatt l’ora.
PANNELLI BIOLOGICI
È allo studio al MIT di Boston un progetto per la realizzazione di pannelli
solari costituiti da tubi fotobioreattori trasparenti, all’interno dei quali
vengono inserite alghe verdi.
All’interno dei cilindri circola aria, e
le alghe la utilizzano unitamente all’energia solare per svolgere la fotosintesi e produrre un particolare
enzima, l’hydrogenase, dal quale si
ricava idrogeno.
Ancora immagini dalle serre caraibiche
del CuisinArt Resort ©. In basso a
destra uno stabilimento per la
produzione di energia solare californiano
Al momento il pannello è funzionante, ma la produzione le prestazioni
sono inferiori a quelle di un normale
impianto fotovoltaico: fra gli addetti
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 25
Lampade fitostimolanti a basso consumo
specifiche per colture interne ed in serra.
CONSUMI RIDOTTI
BASSA EMISSIONE DI CALORE
SPETTRO LUMINOSO ADEGUATO ALLE
ESIGENZE DELLE PIANTE
BALLAST ELETTRONICO ENTROCONTENUTO
ALTA EMISSIONE DI LUMEN, 100% PAR.
LUNGA DURATA
Le lampade Envirolites permettono
di ottimizzare i consumi energetici
poichè lo spettro emesso è
interamente compatibile con la fase
vegetativa o quella di fioritura delle
piante.
A differenza di quanto avviene nelle lampade a scarica, nelle Envirolites quasi tutta l’energia assorbita è trasformata in radiazioni luminose incluse nello spettro ottimale
per la promozione della fotosintesi, e soltanto una piccola parte di essa viene dispersa in calore.
Ciò si riassume in un minore impatto sull’ambiente, oltre che in un apprezzabile risparmio sui costi energetici.
Il modello a 6400K è adatto alla fase vegetativa e viene impiegato come ausilio nella fase di crescita in serra, permettendo di estendere il fotoperiodo.
Ottimi risultati anche in indoor come unica fonte luminosa nell’attecchimento di talee, e con eccellente rapporto consumi/risultato: la bassissima emissione di calore infatti
permette di avvicinare moltissimo la lampada alle piante.
Il modello da 2700K invece emette uno spettro simile al sole di tarda estate ed è proficuamente utilizzabile come ausilio serale o come unica illuminazione in fase di
fioritura, rimpiazzando le meno specifiche lampade a scarica.
Distribuito da: Italgrow srl, Via Varenna 121r Genova ([email protected]) e Fral, via Lago di Bracciano 34, Carpi, MO ([email protected]).
L’ESPERTO RISPONDE
Ho due sistemi idroponici che mi
sono stati ceduti da un amico,
vorrei sapere di che tipo sono.
In uno c’è un grosso serbatoio
centrale e sopra una struttura
con dei vasi forati sotto, otto in
tutto, piuttosto grandi, e dei tubicini che portano acqua in ciascun vaso.
Il secondo è un vascone con un
coperchio forato dove alloggiano dei vasi a cestello, all’interno della vasca c’è un tubo dritto
con un marchingegno in cima,
ma niente che vada direttamente nei vasi. Non ci sono marchi
o scritte visibili, vorrei sapere
anche se li posso usare dentro
casa e se richiedono grande manutenzione, e se devono essere
posizionati vicino alla fonte dell’acqua, grazie!
Allora, il primo sistema di cui parli sembra essere a gocciolamento:
riempi i vasi col substrato che preferisci e controlla che i tubicini gocciolino sempre regolarmente e non
vengano intasati da calcare o residui. Il secondo è un sistema aero-
ponico, sei fortunato perché è particolarmente efficiente e pratico: il
marchingegno che vedi è uno spruzzatore che vaporizzerà la soluzione
nutritiva sulle radici delle piante.
Nei cestelli puoi mettere un medium
inerte come l’argilla espansa, in
modo che tenga ben ferme le piantine. Puoi alloggiare i tuoi idrosistemi
dentro casa senza alcun problema,
non necessitano di particolari manutenzioni se non lo svuotamento
e la pulizia al termine di ogni ciclo
di coltura e le normali operazioni di
mantenimento (controllo valori, rab-
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 27
L’ESPERTO RISPONDE
bocchi, cura delle piante).
Accertati di posizionarli in modo che
siano ben accessibili eventuali indicatori esterni, pompe ed ossigenatori, e ricordati di calcolare uno spazio
adeguato alla tipologia di pianta che
intendi coltivare.
Non è necessaria una fonte d’acqua
o uno scarico nelle immediate vicinanze del sistema, ma è consigliabile attrezzare una growroom dove
sia possibile monitorare umidità,
temperatura, areazione e luce ed
eventualmente intervenire per modificarne i valori, piuttosto che mettere semplicemente un sistema nel
mezzo di una grande stanza.
Ho ricevuto in regalo un tralcio
di orchidee e vorrei che vivessero a lungo, mi potete suggerire
una tecnica che mi permetta di
conservarle vive?
Purtroppo è impossibile far radicare
tralci recisi, ma puoi seguire qualche
semplice suggerimento perché durino più a lungo.
La temperatura della stanza deve
essere il più bassa possibile, e non
troppo umida. Esistono in commercio apposite soluzioni per fiori recisi,
sotto forma di polvere da aggiungere all’acqua. Gli steli vanno tagliati
di qualche ulteriore centimetro immediatamente prima di immergerli.
Quando i fiori moriranno, è possibile
seccarli per conservarli appendendoli capovolti in un ambiente secco
e buio, magari areato da una piccola
ventola.
Ho una coltivazione di pomodori
in un sistema a marea. Attualmente sono in fase vegetativa,
ho notato che le foglie hanno iniziato a curvare i margini verso il
basso e a riempirsi di puntini e
macchioline. Ho pensato ad un
sovradosaggio di fertilizzanti e
ho risciacquato abbondantemente, cambiando interamente l’acqua del serbatoio, ma non vedo
miglioramenti. I valori sono nella norma. Di cosa si può trattare? Dopo quanto tempo posso
vedere se una cura funziona?
Potrebbe essere una carenza di Potassio, prova ad aggiungere alla
normale fertilizzazione un prodotto
apposito per idroponica che ne apporti (lo puoi trovare nei negozi specializzati), attenendoti strettamente
alle dosi riportate in etichetta. Inoltre prendi in
considerazione
l’utilizzo
regolare
un
prodotto
a
base di acido
fulvico,
che
aiuta la pianta
ad assorbire
al meglio tutti
gli elementi.
In alternativa
potrebbe trattarsi di umidità eccessiva
o troppa acqua: controlla molto bene
la base degli
steli e le radici alla ricerca
di materiale marcescente, macchie
nere, tessuti molli o muffe. Controlla
che i timer e il sistema d’irrigazione
funzionino bene e che il riflusso dell’acqua sia ottimale. Verifica il tasso
di umidità con un secondo igrometro
(strumento tanto prezioso quanto
poco costoso, averne uno di scorta
può essere una scelta vincente). In
idroponica si notano i risultati di una
cura o di un cambiamento nei nutrienti in circa 48 ore, ma ne bastano
appena un paio se il trattamento è
uno spray.
Coltivando in terra possono essere necessarie settimane prima
di notare variazioni. Io ed alcuni
colleghi stiamo dando il via ad
un piccolo progetto da realizzarsi presso alcune scuole. Vorremmo coltivare fragole fuori suolo,
utilizzando un sistema a ricircolo
che abbiamo costruito noi stessi,
con vasi forati sospesi sopra un
serbatoio in cui si trovano le pietre porose collegate agli ossigenatori. Che ne pensa? Può darci
qualche suggerimento riguardo
ai materiali?
Le fragole sono tra le piante più
adatte al fuorisuolo: è bene ricordare che necessitano di un medium
ben drenato e che la radici siano
protette dagli sbalzi di temperatura.
L’ambiente deve essere luminoso e
caldo, ed è indispensabile che monitoriate tutti i valori (temperatura,
umidità, pH, EC). Quanto al substrato, opterei per la perlite (materiale
neutro, maneggevole, leggero ed
economico), irrigata da una soluzione di nutrienti di buona qualità.
Se fornirete ulteriori dettagli saremo lieti di aiutarvi nell’allestimento:
buona fortuna, restiamo in attesa di
fotografie e testimonianze del vostro
progetto.
foto: ©
Tomo.Yun (www.yunphoto.net/en/)
DOMANDE PER L’ESPERTO? SCRIVI a:
[email protected]
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 28
LA REDAZIONE SEGNALA
Compatibile con ogni nutriente o additivo, Guardian Angel è un concentrato che contiene un particolare enzima in grado di rendere inoffensivi
funghi e batteri.
Praticamente indispensabile per prevenire attacchi alle radici quando la
soluzione nutriente è calda, è idoneo anche nella coltura delle talee in
rockwool, oltre che in terra e in qualunque tipo di sistema idroponico.
dell’AquaFarm con la tecnologia dell’
Aeroflo, disponibile in versione Idro
(adatta per principianti e hobbisti) e
Aero (pensata per i professionisti).
Ogni vaso è amovibile e può essere
irrigato individualmente, e l’intero
sistema è modulare ed espandibile
da un minimo di un metro quadrato
fino ad installazioni di parecchie migliaia di unità.
La versione Idro e quella Aero sono
intercambiabili, ed è quindi possibile
alternare il metodo di coltura.
Per particolari esigenze è possibile
contattare i produttori per richiedere impianti su misura che si adattino perfettamente al progetto e agli
spazi a disposizione.
4 in 1 misuratore ambientale
multifunzione - Lafayette
Un comodo strumento che riassume
in sé diverse esigenze: quantifica
la presenza di suoni (decibel), luce
(lux), umidità (RH) e la temperatura
(C°).
Di alta fascia, realizzato coi migliori
materiali per durare nel tempo, preciso e versatile può essere d’aiuto al
coltivatore nel monitorare costantemente la propria growroom.
Guardian Angel Hydrogarden
Da Hydrogarden un prodotto in grado di difendere piante e attrezzature, dall’inizio alla fine del ciclo e senza sostanze chimiche.
Revive - Advanced Nutrients
Anche ai più ferrati coltivatori può
succedere di trovare le proprie piante sofferenti a causa di una carenza
nutrizionale o di uno stress ambientale.
Dopo avere prontamente corretto i
parametri e avere eliminato la fonte
diretta del disagio, può essere assai
utile Revive, un kit in grado di recuperare piante anche molto danneggiate: somministrato sotto forma di
spray o come additivo, qualunque
sia il metodo di coltivazione, regala
nuova carica e corregge alcune delle
più frequenti deficienze nutrizionali grazie allo zinco e al ferro chelati
immediatamente assimilabili dalla
pianta. Può essere utilizzato anche
come integratore durante il ciclo di
crescita.
Dutch Pot Aero - GHE
Un sistema che coniuga la semplicità
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 29
LA REDAZIONE SEGNALA
Colture senza suolo
in ambiente mediterraneo
(le nuove tecniche per
l’orticoltura e la floricoltura
in serra) di Leoni Salvino Edagicole
Appannaggio sino a pochi anni fa di
quanti disponessero di una profonda
preparazione tecnica, oggi la coltivazione senza suolo di ortaggi ed in
particolare del pomodoro da mensa,
è una tecnica che va diffondendosi sempre più e che rappresenta in
molti casi la risposta migliore alle
emergenze sanitarie.
Il settore dell’orticoltura in serra è
dunque di fronte a nuove opportunità che per essere colte abbisognano
di informazioni e di aggiornamenti
tecnici puntuali e precisi.
È un’esigenza che questo volume
soddisfa appieno, utilizzando i risultati delle esperienze scientifiche
condotte da numerose istituzioni per
la ricerca ed in particolare dal Centro Sperimentale Agrario della Sardegna, che in questo campo si pone
ai vertici internazionali.
Accanto alle nozioni di base, indispensabili per affrontare correttamente l’argomento, il volume propone una sintesi delle più recenti
conoscenze della materia, arricchite
dalle esperienze condotte in diversi
lustri di intenso lavoro di ricerca ed
applicazione delle tecniche di coltivazione fuori suolo.
piante.
Fornito con ventose e supporti che
permettono di appenderlo verticalmente, si presta a qualunque esigenza e tipo di montaggio: le piante
potranno crescervi attorno ed addirittura sopra, come fosse esso stesso un supporto.
Per una illuminazione a tutto tondo,
disponibile in diversi colori e wattaggi, resistente all’acqua.
Schede tecniche di floricoltura.
Brossura, 278 pagine, 170 illustrazioni, edizione 2003.
The Hanging garden
Sistema idroponica verticale, contiene 200 vasi da 15x15x25 3,6 L.
Centralmente è presente un sistema
d’illuminazione all’interno della colonna di aspirazione, che consente il
raffreddamento e una maggiore durata dei bulbi.
In basso, sotto i vasi, un vassoio di
raccolta delle acque.
Sabre Light - Nlite
Avveniristiche luci fluorescenti che
sviluppano uno spettro particolarmente adatto alle esigenze delle
piante.
Il rivestimento in policarbonato distribuisce il calore, rendendo il tubo
praticamente freddo al tatto e assolutamente sicuro sia per le operazioni di manutenzione che per le
Coliseum
Sommario : 1. Dalle origini alle “colture senza suolo”; 2. Classificazione - motivazioni - vantaggi e limiti;
3. La nutrizione delle piante: ruolo
e fonti dei macro e microelementi;
4. L’acqua e la soluzione nutritiva;
5. Calcolo e preparazione delle soluzioni nutritive; 6. I substrati di
coltivazione; 7. Scelta del substrato; 8. Contenitori per substrati; 9.
Più importanti tipologie di impianti;
10. Coltivazioni con l’impiego di substrati. Interventi tecnici specifici;
11. Automazione degli impianti; 12.
Schede tecniche di orticoltura; 13.
Giardinaggio Indoor - NUMERO QUATTRO - 30
Ancora un sistema per la coltivazione
in verticale, permette di ottimizzare
gli spazi grazie anche alla composizione modulare.
Facile da assemblare e manutenere,
può ospitare fino a 300 piante; la
forma cilindrica permette di sfruttare al massimo la fonte di luce centrale.
Si possono utilizzare vari tipi di substrato, come la perlite o il cocco,
oppure optare per un impiego aeroponico.
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TEL : +33 (0)5 62 06 08 30 - E-mail : [email protected]