corriere della sera 20.02.2012 pag.18
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18 - Lunedì 20 Febbraio 2012 - Corriere della Sera - Corriere Viaggi Fenomeni sociali Passare la frontiera In Messico è un’attrazione Li chiamano villaggi avventura, ma in certi casi ci si è spinti un po’ oltre. Come per il Parque EcoAlberto di Ixmiquilpan, in Messico, sorto in una delle zone più desolate del paese. Il borgo è stato trasformato in un tipico villaggio ai confini con gli Stati Uniti, in cui è possibile provare l’ebbrezza di un tentativo di immigrazione illegale negli Usa, tra pernottamenti nel deserto e pattuglie di guardia. Piano con le critiche: al Parque EcoAlberto lavorano gli stessi giovani del posto. (pe. aq.) VILLAGGI-VACANZE, I SOGNI POSSIBILI Esotico family o paradiso per single? Diversificare e personalizzare: sono i due diktat del settore per uscire dall’empasse della crisi India, Thailandia, Messico le mete emergenti. E già si rivedono i primi «tutto esaurito» di Peppe Aquaro La settimana del villaggio diventa wellness, Divertimento compreso Sport, balli, «fare gruppo» e dare vita alla serata: le attività organizzate dagli animatori scandiscono la giornata nel villaggio turistico (nella foto lo staff di Marevero) tecnologica (mai senza l’iPad) e presta attenzione a bimbi e single. Purché si evada. I tour operator le chiamano segmentazioni dell’offerta. Le cose stanno così: il vecchio villaggio vacanze si rifà il trucco e resiste a quel 3,4 per cento di italiani che scelgono gli hotel (fonte Eurostat, sul 2009 ), catturando le esigenze di ogni tipo di vacanzieri nostrani. Che, crisi o non crisi, continuano a viaggiare, spendendo molto o poco a seconda della destinazione. Con un paradosso in valigia. «Se si scelgono mete più lontane, il mare dell’Egitto o delle Baleari, starsene spaparanzati al sole può costare il 30% in meno che in Italia; secondo speciali formule i bambini non pagano e, a maggio o a settembre, un pacchetto completo non supera i mille euro», osserva Sergio Testi, direttore divisione tour operating Alpitour, leader di un settore declinato in Franco Rosso e Bravo. Il passaparola 2012 per i progettisti del divertimento è: diversificare l’offerta. Dopo un paio d’anni di crisi nordafricana, riecco la Tunisia, certo, ma c’è pure il debutto del family esotico. «Puntiamo sui nuovissimi villaggi di Mahdia, e sul Veraclub Ranyatavi a Phuket, in Thailandia, oltre che sulle formule accattivanti per single», dice Stefano Pompili, direttore commerciale Veratour. «Sette giorni a Fuerteventura, con volo e camera singola, ci si sta dentro a 900 euro». Ma lo spagnolo da spiagge da sogno si parla soprattutto in Messico — con Sry Lanka, Malesia, Indonesia e Argentina, tra i mercati emergenti del turismo globale — sulla scia di quel viaggio a Tulum, disegnato dalla coppia Fellini-Manara, e trasformato in realtà nell’Atmosphera Resort +18, pazza idea per maggiorenni. «Il Royal Tulum, sulla riviera Maya, è semplicemente un luogo in cui l’animazione si fa più soft e il servizio al tavolo è discreto», aggiunge Pompili. Già, non è un villaggio LE CIFRE Ecco i leader della ripresa La classifica dei tour operator italiani vede Alpitour in testa, con il 30% del mercato, seguita da Eden Viaggi, più o meno al 20%, e Veratour, poco più del 15%. Ma dietro le teste di serie della villaggistica, Turisanda e Swan Tour, attraverso un’offerta mirata, contribuiscono a rafforzare un settore che finalmente sembra intravedere, per il 2012, un periodo di ripresa dopo le flessioni dovute alla crisi per bambini. Però, tra Minorca e Lanzarote, Panteravera (mascotte Veraclub), e capitan Burrasca, l’idolo degli under 12 di Marevero (tour operator nato dal 2009) aspettano il tutto esaurito. Renato Scaffidi, direttore generale Marevero: «Nei mini-club puntiamo sulla piena partecipazione dei piccoli ospiti, per questo abbiamo creato la mascotte capitan Burrasca, una sorta di coordinatore per i baby turisti: dagli spettacoli di magia ai corsi di teatro, alle lezioni in chiave green». Sembra trascorso un secolo dall’invenzione della formula all-inclusive (sole, sport e divertimento) dei Club Med, creati da belga Gérard Blitz. «Un tempo la giornata tipo nei resort era poco strutturata, adesso invece si tende a personalizzare di più la vacanza», nota Paolo Corvo, docente di Sociologia del turismo all’università di Pollenzo (Cuneo), che aggiunge quanto «sia cresciuta la consapevolezza del turista rispetto all’ambiente». Nel nuovissimo Tclub di Turisanda, il Riad Nashira a Marrakech, «troviamo pannelli solari, detergenti ecologici, illuminazione a basso consumo e caldaie di ultima generazione per risparmiare energia elettrica», ricorda Maurizio Vergani, contract manager Hotel Planet. Tra buoni propositi e fatti, nel 2011, i paradisi turistici nordafricani hanno rivelato una flessione intorno al 40%. «Dopo una diminuzione dell’8% di tutto il settore legato ai viaggi organizzati, ci stiamo rimettendo in corsa e molti operatori fanno già registrare un più 5% sulle destinazioni estive», ricorda Roberto Corbella, presidente Astoi, che raccoglie i principali tour operator italiani. Come Eden Viaggi, la cui nuova tendenza dei villaggi, sia in casa (Villassimius, sulla costa meridionale della Sardegna) sia all’estero (a Cala’n Bosch, Minorca, in Spagna), è in una formula ibrida, tra albergo diffuso e villaggio. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA / GENE GNOCCHI «Prima ci andavi coi figli Ora ti ci spediscono loro» «U n tempo si andava nei villaggi turistici per trascorrere le ferie d’estate in famiglia, insieme ai figli, oggi invece sono i figli a mandare i genitori nei villaggi, così se ne liberano e gli fanno trascorrere le vacanze cosiddette intelligenti. Ma dai, lo sanno tutti che l’andazzo è questo; solo la figlia della Fornero, la ministra del Lavoro, non si è mai sognata di lasciare mamma e papà a casa; piuttosto, tutti insieme in Facoltà. Che tempi, ragazzi». Diavolo di uno Gnocchi. Parliamo di Gene da Fidenza, attore, scrittore, conduttore televisivo (a modo suo) e tra i pochi a saper rimanere in bilico fra realtà e assurdo. Così capita ne abbia anche per i villaggi turistici «che sono delle succursali delle cliniche private: magari sei stato per un anno intero seduto dietro la tua scrivania, poi incontri un istruttore di arrampicata, seguace del grande Manolo, che ti costringe a seguirlo fino a romperti l’osso del collo; sì, lo penso veramente: deve esserci una sorta di joint-venture fra cliniche e villaggi vacanze, non si scappa…». Da Fidenza Gene Gnocchi Ma lei, Gnocchi, non è mai stato attratto dalla vita all’aria aperta o dal sacro fuoco dell’animatore? «No. Perché dovrei dire per forza sì? Lo so, esiste tutta una categoria di miei colleghi per i quali il battesimo «Sì lo so che Fiorello... Io? Una volta ho rianimato gli animatori» del fuoco, alla Fiorello, è stato inventarsi animatore nei villaggi, beh, a me lo ha chiesto un mio amico, che lavorava alla Valtur…». Ah, e come è andata? «Lei non mi crederà, ma ho tenuto io il corso agli animatori distrutti: poverini, praticamente andati dopo quindici ore trascorse tutti i santi giorni con quelle pesti dei bambini, gente che, se avesse trovato sulla propria strada uno come Muciaccia, quello di Art Attack!, chissà che gli avrebbero fatto». Ci racconti la sua vacanza ideale, allora? «Partire con la mia compagna e andarmene a Londra, visitando la Tate Gallery, guardandoci dei gran bei musical e mangiando thailandese». Sì, ma non le è mai piaciuto socializzare, fare nuove amicizie: è anche questo il bello dei villaggi? «Se intende poter cuccare, è fuori strada: un mio amico che prima frequentava resort e cose di questo genere, adesso si è buttato in politica e mi ha fatto capire che lì ci si diverte davvero tanto. Quasi quasi ci vado anch’io». (pe. aq.) © RIPRODUZIONE RISERVATA