Opel Calibra V6 DTM
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Opel Calibra V6 DTM
Opel Calibra V6 DTM A gentile richiesta di un amico, mi trovo ad assemblare questo vecchio kit in plastica (scala 1/24) della UT Models. Ottimo stampo, ben dettagliato e ricco di particolari, si è rivelato abbastanza facile da costruire grazie alle istruzioni chiare e semplici, le cui operazioni indicate si sono svolte in tempi ragionevoli (l'intero assemblaggio ha richiesto non più di due pomeriggi). La lavorazione ha presentato solo una difficoltà: la realizzazione delle strisce trasversali blu e gialle sulla parte posteriore e centrale della scocca. Avvalendomi del solito valido nastro Tamyia, ho proceduto ad una doppia mascheratura della scocca, distribuendo prima il blu scuro sul posteriore e, successivamente, il giallo ocra nella parte centrale della scocca. Altro neo di questo kit è rappresentato dalle decals: sicuramente di obsoleta concezione, si sono rivelate assai poco modellabili e difficilmente applicabili sulla vettura, se non previo utilizzo di abbondante ammorbidente per decals, seguito da un paziente lavoro di pressione con le dita. Come si vede dalle immagini, l'opera è quasi completa: ancora un'ultima passata di trasparente lucido sulla carrozzeria per fissare e proteggere le decals e, finalmente passeremo all'unione tra scocca e pianale per vedere il risultato finale. MIRKO GIOVEDÌ 23 APRILE 2009 Calibra finita Come promesso, ecco l'esito finale delle operazioni. Attesa l'essiccazione del velo di trasparente lucido, non ho dovuto fare altro che unire le due parti della scocca al pianale con una congrua dose di cianoacrilato e successivo rinforzo lungo le linee con colla vinilica; analoga operazione è stata eseguita anche per l'incollaggio dei cristalli. Considerando che questa scatola di montaggio ha superato i 10 anni di vita, con conseguente deperimento del foglio decals (oltre ai loro già menzionati problemi di lavorabilità), si può restare tutavia soddisfatti del risultato ottenuto. MIRKO VENERDÌ 1 MAGGIO 2009 Fiat 690 N4 Gila Sapendomi già reduce di un'esperienza Gila con il 682 N3 (costruito agli albori della mia attività di modellista e di cui avete già visto le fasi di lavorazione su Picasa), il nostro amico Simone (referente del collezionismo) mi ha commissionato la costruzione di questo kit abbastanza impegnativo. Questa volta le operazioni sono state più lunghe e complesse rispetto alle precedenti, in quanto il modello in questione ha ben 4 assi anzichè 2. Soliti problemi di assemblaggio dovuti agli stampi artigianali in resina e metallo bianco, che ho dovuto adattare a colpi di lima, carta vetro e stucco. Lungo e paziente lavoro che ha portato al risultato abbastanza buono che possiamo vedere nelle figure. Ho deciso di conferire al pezzo il colore Fiat Azzurro Cielo, che ho utilizzato anche per i mozzi delle ruote, in luogo del rosso (utilizzato per il 682), a mio avviso troppo vistoso ed in contrasto eccessivo con il resto del modello. Propongo ora il confronto tra i due modelli, costruiti a circa 2 anni di distanza. Mirko DOMENICA 3 MAGGIO 2009 Ferrari F2002 - press version - 06/02/2002 Kit BBR della monoposto costruita a Maranello per la stagione 2002. Si tratta della F2002, qui riprodotta nella versione per la presentazione alla stampa del 06/02/2002, ancora priva di molti particolari che caratterizzarono poi il campionato. Questa fu una stagione trionfale per le rosse, vittoriose nel campionato costruttori e con M.Schumacher nel campionato piloti. Si tratta di una delle auto più vincenti, della F1 moderna, che corse anche alcune gare dell'anno successivo. Roberto LUNEDÌ 3 AGOSTO 2009 Republic P-47 D Kit in plastica Tamiya, scala 1/48. Un po' di storia (Rif. Wikipedia) Il Republic P-47 Thunderbolt era un caccia statunitense impiegato durante la seconda guerra mondiale. È una delle macchine caratteristiche della maturità della propulsione ad elica e uno dei rappresentanti della "triade" di caccia dell'USAAC del tempo. In un certo senso può essere considerato l'antitesi del North American P-51 Mustang: se questo era l'essenza dell'eleganza e della raffinatezza, il P-47 era l'espressione della forza pura. La Republic era succeduta alla Seversky ma ne continuava la politica evolutiva di robusti e tozzi ma anche avanzati caccia ad elica con motore stellare. Il predecessore e capostipite era il Seversky P-35 (derivato da un idrovolante a 3 posti) e la disponibilità di motori più potenti aveva visto modelli come il P-43 Lancer apparire in limitato servizio; le loro qualità però non erano ancora considerate ottimali. Per avere un potente caccia con motore stellare e ottime prestazioni d'alta quota si mise mano all'ennesima riprogettazione che alla fine si concretizzò con il P-47, che riscattò tutti i precedenti insuccessi. Si trattava di un aereo totalmente metallico, robusto e pesantissimo, ma dotato anche di un motore classe 2.000 cavalli e di un complesso e pesante turbocompressore nella parte posteriore della fusoliera, usato per riequilibrare la potenza erogata ad alta quota. L'elica era quadripala, metallica e a giri costanti. I due serbatoi di carburante autostagnanti erano capaci di quasi 1.100 litri nella versione D, ma la successiva N avrebbe quadruplicato questa quantità grazie a serbatoi interni ed esterni. L'ala era ellittica, ospitava l'armamento di 8 mitragliatrici pesanti e le gambe del carrello triciclo erano a larga carreggiata. L'abitacolo non era pressurizzato, ma ben corazzato. Il tettuccio a goccia al posto di quello raccordato alla fusoliera venne considerato un miglioramento, ma necessitava di una pinna aggiuntiva in coda per non perdere stabilità ad alte velocità. La versione più importante fu comunque la D: prodotta in oltre 12.000 esemplari, era lo standard di riferimento, ma fu a sua volta modificata in numerosi componenti durante la produzione. Ad esempio dalla versione P-47D-25 venne adottato un tettuccio a goccia al posto di quello raccordato con la fusoliera, permettendo una visibilità di 360° al pilota. Benché nato come caccia d'alta quota, questo aereo venne sempre più spesso usato come cacciabombardiere poiché la sua robustezza e stabilità di tiro lo rendevano una macchina di rara efficacia. Distrusse in questo modo ogni genere di bersaglio in aria o in superficie, con razzi, bombe e munizioni sparate sfidando una reazione contraerea spesso selvaggia e decisamente letale per macchine meno robuste. Venne soprannominato per la sua forma "Jug" (Brocca). CARLO SABATO 8 AGOSTO 2009 Messerschmitt Me 262 Kit in plastica Tamiya scala 1/48 Un po' di storia (Rif. Wikipedia) Il Messerschmitt Me 262 era un bimotore a getto da caccia multiruolo ad ala a freccia sviluppato e prodotto dall'azienda tedesca Messerschmitt AG negli anni quaranta. Impiegato dalla Luftwaffe, l'Aeronautica militare dell'allora Germania nazista, durante le fasi finali della seconda guerra mondiale, detiene il primato di essere stato il primo caccia della storia con motore a getto ad entrare in servizio operativo. Le versioni principali erano da caccia, soprannominata Schwalbe, in tedesco rondine, bombardiere soprannominata Sturmvogel, uccello delle tempeste e da addestramento biposto. Il progetto del Me 262, iniziato nel 1938, prevedeva l'installazione di nuovi motori a reazione in fase di costruzione sia dalla Junkers Flugzeug und Motorenwerke AG che dalla BMW. Nel 1940 la cellula era già pronta, ma mancavano ancora i motori. Infatti, i primi voli vennero fatti con un motore a pistoni Junkers Jumo 210 montato sul muso. Nel 1941 la BMW consegnò i motori e nel 1942 venne fatto il collaudo, ma la rottura di un compressore costrinse l'aereo a un atterraggio di fortuna. Finalmente nel luglio di quell'anno arrivarono i motori della Junkers, due Jumo 004, e il collaudo fu un successo totale. Mostrato nel 1943 a Hermann Göring, nel novembre dello stesso anno fu presentato al Führer. Impressionato, Hitler diede uno dei suoi più controversi ordini, disponendo che l'aereo fosse impiegato per missioni di bombardamento, specie in operazioni antisbarco. Chiedendo a Willy Messerschmitt se l'aereo avesse la possibilità di portare bombe ed avendo ricevuto una risposta affermativa, sembra che esclamò: "Ecco il bombardiere veloce di cui avevo bisogno!". Questo ordine comportò molti problemi ai reparti tedeschi, dal momento che il bireattore in pratica era incapace di assolvere il ruolo di bombardiere in quanto non aveva visibilità verso il basso e, non avendo aereofreni, accelerava troppo rapidamente in picchiate sostenute. L'unica soluzione fu trovata nel volo in picchiata leggera a media quota. Il Me 262 non aveva però vita facile con i caccia alleati, che potevano picchiare a velocità sufficiente per raggiungerli se si trovavano a quota superiore. La versione da bombardamento poteva trasportare 500 kg di bombe, due SC 250 da 250 kg oppure una SC 500 da 500. Spesso venivano montati solo 2 cannoni, per un totale di 250 kg in meno. Quando finalmente venne accordata l'autorizzazione all'uso come caccia, l'aereo aveva ancora molti problemi da risolvere, sia come tattica che come tecnica. La mancanza di piloti addestrati era un altro grave problema. Quando possibile vennero impiegati i piloti dei bombardieri perché l'aereo aveva la necessità di una costante e precisa regolazione, tutt'altro che istintiva nella condotta in volo. Non bisognava mai tentare manovre acrobatiche o esagerare con la manetta. Quando riusciva ad attaccare era in grado di devastare il bersaglio aereo, ma al tempo stesso alcune caratteristiche di volo lo rendevano attaccabile da parte dei caccia alleati. Il Me 262 doveva prediligere il volo orizzontale piuttosto che quello in picchiata per il suo disimpegno, altrimenti rischiava di essere seguito e talvolta raggiunto dai veloci apparecchi angloamericani di recente produzione. Per ottenere risultati ancora migliori, i cacciatori alleati iniziarono a pattugliare gli aeroporti tedeschi sorprendendo spesso i piloti nemici in atterraggio e soprattutto in decollo. I tedeschi cercarono di opporsi destinando reparti di Fw-190 e addirittura di Ta-152 alla difesa a bassa quota dei jet in atterraggio, ma questo non evitò dolorose perdite, come quella dell'asso Walter Nowotny. CARLO DOMENICA 4 OTTOBRE 2009 Focke-Wulf 190 A3 Kit in plastica Tamyia scala 1/48. Il Focke-Wulf Fw 190, noto anche come Würger (Averla, in tedesco), era un caccia/cacciabombardiere monoposto impiegato dalla Luftwaffe durante il secondo conflitto mondiale. Senza dubbio il più avanzato caccia al mondo al tempo della sua entrata in servizio, nel 1941, fu sottoposto a continui sviluppi e migliorie che gli permisero di restare competitivo con i più moderni aerei Alleati fino alla resa della Germania, nel maggio 1945. In decine di versioni, il Fw 190 fu costruito in 13 367 esemplari come intercettore e in 6 634 come caccia bombardiere e si distinse su tutti i fronti. Fu equipaggiato sia con motori radiali che a V in linea. Il Fw 190 fu sviluppato in seguito a un contratto del Reichsluftfahrtministerium nel 1937. Kurt Tank sottopose due proposte, una con motore Daimler Benz DB 601 raffreddato a liquido e l'altra potenziata dall'allora modernissimo BMW 139 radiale, allora raffreddato ad aria. Fu selezionato il propulsore BMW e i lavori di dettaglio iniziarono nell'estate 1938. Il modello A-3 qui rappresentato, rispetto al prototipo di partenza, presenta : motore potenziato, quattro cannoni da 20 mm e due mitragliatrici da 7,92 mm. Il Fw 190 era una macchina molto efficiente e per diversi mesi non dovette temere confronti con i migliori caccia alleati. Il pilota statunitense Kit Carson, un asso che avrebbe ottenuto diversi successi con il North American P-51 Mustang e istruttore della caccia alleata, lo definì «un aereo da caccia in ogni pollice di lunghezza». La potenza disponibile consentiva manovre ardite e i piloti tedeschi appresero presto come sfruttare al meglio le grandi velocità ed accelerazione per impostare attacchi e uscire subito dopo. Nel giugno 1942 un Fw 190 A-3 atterrò per errore in Inghilterra e si scoprì così che il caccia tedesco era ancora migliore di quanto si pensasse. Più veloce di qualsiasi caccia alleato in servizio in quel periodo, aveva un armamento molto più pesante (a quel tempo la dotazione standard era composta da due mitragliatrici MG 17 da 7,92 millimetri montate sopra il motore, di due cannoni Mauser nelle sezioni alari interne e altri due cannoni MG FF da 20 millimetri nelle sezioni esterne), era molto robusto, possedeva un'eccellente capacità di manovra e permetteva al pilota un'ottima visibilità. Inoltre costituiva un bersaglio estremamente piccolo, era molto più leggero dei caccia alleati e aveva un carrello d'atterraggio molto stabile grazie all'ampia carreggiata (diversamente dal Messerschmitti Bf 109). CARLO MARTEDÌ 3 NOVEMBRE 2009 Maserati Trofeo Challenge Ben pochi ritocchi sono stati apportati a questo ed altri prodotti BBR, ormai rinomati per la loro alta qualità e facilità di lavorazione. La ditta lombarda propone, con questo bellissimo kit in scala 1/43 , una delle icone dei campionati superturismo dei giorni nostri, nonchè uno dei modelli di punta della casa del "Tridente". Specializzata in vetture italiane da competizione in kit, BBR sta adottando una politica di espansione in questo settore , ma con un occhio di riguardo al crescente fenomeno del collezionismo die-cast in scala 1/18. Un mercato insomma in continua evoluzione ma seguito con attenzione da coloro che, in un settore così suscettibile a questo periodo di crisi, mantengono con tenacia la volontà di far sopravvivere il modellismo con tutta la forza della passione. ROBERTO GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE 2009 Audi R8R LeMans Interessante kit in metallo, scala 1/43 BBR, che riproduce la vettura che corse la 24 ore di Lemans del 2001. Particolarmente ben fatto lo stampo della scocca e notevolmente raffinata la fattezza del completo set di decals che offre un quadro molto realistico di questa stupenda vettura. ROBERTO MARTEDÌ 10 NOVEMBRE 2009 Ford Focus WRC Molto ben fatto e dettagliato questo mio nuovo kit Racing 43, che ci propone la mitica Ford Focus WRC guidata da Colin McRae in occasione del Rally di Montecarlo del 1999. Ottimo lo stampo che non ha necessitato di alcun ritocco particolare, così come gli interni che si sono dimostrati all'altezza della vettura reale. Il lavoro più paziente è consistito nel preparare la mascheratura esterna della scocca per realizzare le bande rosse, poi rifinite con le bellissime decals a corredo del kit. Risultato molto buono ed elevata qualità generale. ROBERTO