Guida alla fotografia in luce flash

Transcript

Guida alla fotografia in luce flash
Test
Il controllo della luce
flash è sempre difficile
per chi non è un
professionista.
Le nuove tecnologie,
tra cui quella wireless,
hanno aperto
possibilità nuove:
esaminiamo degli
schemi di luce
con i flash Canon
Speedlite 580 EXII e
Speedlite 430 EXII.
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Guida alla fotografia
in luce flash
Molto spesso ciò che fa la differenza tra
chi la fotografia la sceglie per professione
chi invece la fa per gioco è la padronanza
delle fonti di illuminazione artificiale.
Ovviamente non si può generalizzare, ma
è un dato di fatto come per molti fotografi
amatoriali la gestione dei flash sia un
ambito misterioso, più che una fonte di
possibilità creative. A ben guardare poi,
essendo la luce alla base della fotografia,
potremmo persino dire che è la fotocamera ad essere un accessorio delle fonti di
illuminazione, e non viceversa.
Il primo passo verso l’illuminazione artificiale è la comprensione delle possibilità
dal flash integrato sulla calotta della propria macchina fotografica; si tratta però
di una luce fissa, poco personalizzabile,
per cui volendo ampliare le possibilità di
gestioneediorientamentodellaluceènecessario acquistare una unità esterna.
Oggi i flash esterni, pur essendo piccoli
e poco costosi, sono dotati di tecnologie
che solo dieci anni fa parevano da fantascienza: gestione evoluta della potenza,
sincronizzazione su tutti i tempi di otturazione, illuminazione stroboscopia, oltre
ovviamente al controllo TTL.
A tali tecnologie, che oggi sono all’ordine del giorno su quasi tutti i modelli
in commercio, si aggiunge il controllo
in wireless, senza fili, che è dunque alla
portata anche del più inesperto fotografo
amatoriale. Le possibilità creative che
si aprono sono davvero ampie per cui
dedichiamo questo articolo alle basi del
funzionamento di questi sistemi.
Dalla candela allo studio
Per un fotografo esperto il passaggio dalla
luce solare a quella flash è scontato: puntiforme l’una, puntiforme l’altra.
Ma la loro natura è differente: la prima è
continua la seconda no, per cui il fotografo amatoriale si trova spesso in difficoltà
nel gestire una luce.. che non vede!
Lasciando stare la teoria dell’illuminazione non continua, che ci porterebbe via
troppo tempo, rammentiamo solo alcuni
punti salienti della questione. Prima di
Il 580 EXII è orientabile in tutte le direzioni mediante il pratico sblocco a pulsante; è quindi assai facile da gestire anche con una
mano soltanto.
Il 430 EXII ha la stessa orientabilità del “fratello maggiore”, grazie al pulsante collocato sulla destra dello snodo superiore.
tutto: la durata del lampo flash è minima, sono tempi che possono variare da
1/500 di secondo fino anche ad 1/30.000s.
Motivo questo per cui non sembra necessario usare la fotocamera con lunghi tempi
di otturazione. E lavorando in interni, i
tempi velocissimi non servono a nulla,
anzi complicano la vita. Il tempo di esposizione in interni infatti è quello del lampo
del flash; tutto ciò che viene esposto prima
o dopo è talmente scuro rispetto alla scena
illuminata dal lampo, che non fornirà nessun contributo all’esposizione.
Questa viene regolata dal diaframma impostato, dalla potenza del lampo e dalla
sensibilità ISO scelta, oltre che dalla distanza tra il flash ed il soggetto.
Il tempo di otturazione entra invece in
gioco in esterni, o quando l’illuminazione
ambiente è forte (nei confronti dell’esposizionegenerale,ovvio)epuòdeterminare
quanto la luce ambiente può contribuire
all’esposizione complessiva; in tal caso si
parla di Fill-in, ovvero di compensazione
della luce naturale presente nella scena
con quella “di riempimento” fornita dal
flash.
Questo è il motivo per cui la possibilità di
impostare tempi veloci sul corpo macchina con il flash è gradita al fotografo che
lavora in esterni, in genere sportivo o di
reportage: gli consente di dosare meglio
la luce flash anche nei casi in cui la luce
ambiente è abbondante.
Quando si parla dell’uso di tempi rapidi
con il flash di solito si pensa subito ai
tempi rapidi di sincronizzazione, ma la
moderna tecnologia mette a disposizione
modalità più evolute: ci sono flash capaci
di emettere lampi continuati per tutto il
tempoincuiletendinescorronoperesporre il sensore / pellicola e questo permette
di usare tempi ben più rapidi di qualunque
sincronizzazione flash.
Infatti il tempo di sincro flash (X) è ottenuPC PHOTO
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to per via meccanica (il flash deve partire
nel momento esatto in cui il fotogramma
è lasciato completamente scoperto dalle
tendine dell’otturatore) e quindi riuscire
a realizzare tempi di sincronizzazione
rapidi è tecnicamente difficile. Ben più facile è simulare la luce continua attraverso
l’emissione di un gran numero di lampi.
C’è lampo e lampo
Il deflettore a scomparsa è una vera manna dal cielo quando si vuole indirizzare una
parte della luce sul soggetto, nel momento in cui si punta il flash verso il soffitto o la
parete. Occorre ovviamente fare un po’ di pratica.
Il motivo per cui la luce del flash interno
della fotocamera viene spesso tacciata
di anti-esteticità dipende da due motivi
principali. Il primo coincide con l’infelice
collocazione del flash, praticamente in
asse con l’obiettivo, ma non del tutto; una
distanza che produce, dietro al soggetto,
un’orribile ombra nera sugli sfondi uniformi come ad esempio la parete di una
stanza.
In secondo luogo il flash viene spesso
utilizzato dal fotografo amatoriale quale
fonte di illuminazione “alternativa” alla
luce ambiente, senza considerare come
l’illuminazione presente nell’ambiente
possa in molti casi sommarsi armoniosamente con quella del flash.
Per fare un salto di qualità nell’uso della
luceflashoccorrequindiimparareadusare
meglio la propria attrezzatura, così come
comprendere cosa offre il mercato.
Non è infatti un caso che oggi, molto
spesso, all’uscita di nuovi modelli reflex
si accompagni l’introduzione di nuove
unità flash, ottimizzate per i nuovi corpi
macchina.
La tecnologia dell’illuminazione flash ha
avuto negli ultimi anni un deciso sviluppo, soprattutto in direzione del controllo
in wireless, in linea con i progressi nella
trasmissione di dati senza fili; e di dati i
moderni flash TTL con il corpo macchina
ne scambiano davvero parecchi!
In questo scenario le possibilità operative
sono molte, ma in fin dei conti le scelte
di base sono due, lavorare connessi o non
connessi al flash, oppure lavorare in automatismo o in manuale. Tutto qui.
Poi nel dettaglio le possibilità operative
sono varie e in questo articolo esaminiamo qualche applicazione usando i flash
Canon Speedlite 580 EXII e 430 EXII;
come reflex abbiamo utilizzato la Eos 1D
Mark III, fotocamera che è priva del flash
interno.
I flash Speedlite
Il flash 580 EXII è assai evoluto anche dal punto di vista delle connessioni, che ne
fanno un illuminatore adatto anche ad un impiego in studio.
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Tra illuminatori ed accessori vari la famiglia Speedlite di Canon è certamente ampia, ma noi abbiamo deciso di limitarci ad
usare una coppia di flash che però, da soli,
consentono di mettere in piedi schemi di
illuminazione capaci di produrre risultati
qualitativi molto interessanti.
Dei due modelli che abbiamo scelto per
questa sperimentazione, il 580 EXII ha
Numero Guida 58 alla massima focale
(105mm) e la parabola orientabile permette di coprire l’angolo di campo di un
14mm.
Latestaècompletamenteorientabileedil
corpo, grazie alle sue guarnizioni, è tropicalizzato e può quindi essere usato anche
in ambienti umidi e polverosi.
Come prestazioni tecniche c’è da notare
come il 580 EXII abbia tempi di ricarica
veramente ridotti ed una silenziosità che
lascia esterrefatti, al punto da chiedersi se
il flash stia o meno funzionando! Questo
Speedlite può inoltre essere utilizzato
come Master per controllare in wireless
diverse unità remote, ed è esattamente
questo il tipo di impiego che noi intendiamo fare.
L’altro modello è lo Speedlite 430 EXII
vanta anch’esso caratteristiche di spicco,
come l’elevato Numero Guida 43 alla focale di 105mm, ed anch’esso può coprire
l’angolo di campo di un 14mm.
Come il precedente, anche questo 430
EXII è dotato di blocco per la connessione alla macchina e di predisposizione
per il funzionamento in wireless, sebbene
questa volta solo in modalità Slave (e non
anche Master). Ha qualche possibilità di
connessione in meno del 580 EXII (non
ha per esempio la presa PC per l’uso con
i cavi), ma ciò non toglie che per la sua
elevatapotenzapossaessereusatoanche
in uno studio a fianco dei più ingombranti
lampeggiatori a rete.
Entrambi questi flash sono poi ovviamente controllabili in E-TTL II dalle
reflex Canon, oltre che dalle compatte
PowerShot top di gamma.
Entrambi lavorano in strobo ed in manuale con regolazione diretta della potenza. Non citiamo in questa sede le loro
specifiche funzioni di personalizzazione
dato che lo scopo di questo articolo è di
affrontare le nozioni di base in termini
generali.
Per prima cosa quindi carichiamo due
set di batterie ricaricabili di tipo AA per
i flash, carichiamo la batteria dell’inesauribile Eos 1D Mark III e, già che ci
siamo, ci procuriamo un cavo flessibile
compatibile E-TTL II che ci permetterà
di distanziare l’unità flash principale dal
corpo macchina.
Quando non piace il wireless, il cavo di collegamento TTL permette di utilizzare il
flash staccato dalla fotocamera. In questa configurazione si può impugnare il flash
con la mano destra, muovendolo con grande libertà.
Distanziare il flash
E’ una tecnica fondamentale quando si
vuole usare il flash in modo creativo.
Tuttavia a chi ha sempre usato solo il
flash integrato della propria reflex all’inizio nascono due dubbi: come si fa a staccare l’illuminatore senza perdere il dialogo con la macchina, e come impostare i
parametri senza dover ogni volta andare
e venire dalla posizione in cui l’abbiamo
collocato? E’ il wireless, nemmeno a dirlo, che ci risolve entrambi i problemi.
Abbiamo effettuato differenti prove con
Il risultato di uno scatto con flash staccato dal corpo macchina e collegato con il
cavo: la direzione inclinata della luce flash, anche se diretta, riesce a generare un
ritratto comunque accettabile.
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La sincronizzazione lenta
del flash, o slow-synch, è
un’armafondamentaleper
il fotografo di azione che
voglia realizzare immagini leggibili, ma al tempo
stesso senza rinunciare
all’effetto del movimento.
Fondamentale quando si
esegue un panning.
idueSpeedlite,maabbiamosperimentato
questa tecnica anche con uno soltanto,
dato che anche in questo modo si possono
ottenere buone foto, basta far compiere
alla luce un giro più lungo rispetto al colpo
di flash sparato negli occhi del soggetto. E
poi tra i fotoamatori non sono molti quelli
che posseggono due flash.
Fotografare con il flash integrato
Prima di passare alla sperimentazione con
i due Speedlite è comunque opportuno
fornire alcuni suggerimenti per scattare
con il solo flash integrato delle comuni
reflex.
Diciamo che l’impiego migliore di questo flash è costituito dal fill-in, ovvero la
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tecnica di rischiarare le ombre di soggetti
illuminati da luce solare in modo da renderne leggibili dettagli. Per eseguire il filin si espone la scena come se il flash non
esistesse, impostando la luce di schiarita
di mezzo, o un diaframma intero, sotto
l’esposizione formalmente corretta.
Oggi, con il metodo E-TTL II di Canon
(ma anche le altre marche dispongono
di sistemi analoghi), possiamo tranquillamente affidarci alla misurazione automatica dell’esposizione eseguita dalla reflex,
visto che è proprio nel fill-in che il sistema
rivela le sue maggiori potenzialità.
Alcuni correttivi possono migliorare
l’immagine, come sotto-esporre lo sfondo
illuminato dalla luce naturale in modo da
saturarne i colori e staccare il soggetto in
primo piano, illuminato dalla luce flash. Il
saporediquesteripreseèpiuttostofreddo,
ma decisamente contemporaneo.
Un’altra tecnica è costituita dallo slowsync, ovvero dalla sincronizzazione con
tempi lenti. In pratica si mescolano luce
ambiente e luce flash utilizzando un tempo di otturazione lungo, in modo da creare
volutamente un effetto di mosso; il lampo
del flash agisce da “congelatore” e garantisce che all’interno del caos di scie di luci
compaia l’immagine nitida del soggetto,
fermato appunto dal lampo del flash.
La tecnica non permette di prevedere i
risultati dello scatto; diciamo che, in linea
di massima, conviene scegliere soggetti
Il fill-in richiede una sapiente valutazione
della luce ambiente per dosare la luce
flash in modo da rischiarare il soggetto,
ma non in modo eccessivo rispetto allo
sfondo.
poco illuminati che si muovano su sfondi
più luminosi.
Rinunciando a queste tecniche e volendo comunque sparare il flash in faccia
al soggetto è comunque possibile usare
alcune accortezze che permettono di migliorare i risultati della ripresa. Prima di
tutto conviene impostare una sensibilità
decentemente elevata: i 400 Iso vanno
benissimo in interni e consentono di diaframmareopportunamentesenzausarein
un solo lampo tutta la potenza fornita dalle
batterie.
E poi si può disporre il proprio soggetto
davanti ad uno sfondo che riduca il calo di
illuminazione; va bene una parete bianca,
ma vi posso assicurare che anche l’anta
colorata di un armadio può introdurre un
efficace sapore di pop-art. La parete laterale bianca vicina al soggetto è di aiuto in
quanto fa le veci di un pannello diffusore.
In generale conviene usare focali medio
lunghe in modo da stringere il campo e
“schiacciare” il soggetto sullo sfondo.
Montiamo sulla reflex
lo Speedlite 580 EXII
Passiamo ora a collocare sul pentaprisma
della reflex il flash esterno: apparentemente non c’è nulla di diverso rispetto
alla situazione di ripresa precedente, se
non per la maggiore potenza fornita dallo
Speedlite 580, che ha un NG 58.
Tuttavia per le sue caratteristiche tec-
niche, e per la possibilità di utilizzarlo
come Master per comandare in wireless
altri flash, lo Speedlite apre molte nuove
possibilità operative. Inoltre il fatto di lavorare in E-TTL II consente di fare ogni
tipodiesperimentoconlaconsapevolezza
che l’esposizione sarà corretta; corretta
da un punto di vista strettamente tecnico,
perché non è così scontato che l’immagine
sia anche gradevole. E’ infatti il fotografo
che dovrà fare in modo che la luce che
illumina il soggetto sia adatta ad ottenere
un buon ritratto.
Il flash 580 EXII consente di orientare la
parabola e di variare la concentrazione
dell’emissione luminosa, funzionalità
queste che si accompagnano alla possibiPC PHOTO
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Entrambi i flash in prova dispongono di un’interfaccia di comando con cui è possibile piegarli ad ogni tipo di utilizzo. La tecnica
di regolazione dei vari parametri prevede la selezione del parametro e la sua variazione tramite una ghiera sul modello 580 EXII,
e i pulsanti +/- per sul 430 EXII.
Il display a cristalli liquidi sul dorso
dei due flash è retro-illuminabile e
offre pressoché le medesime informazioni per entrambi; il 580 EXII, a
destra, permette anche la regolazione della potenza tramite una scala
graduata, la cui efficacia si percepisce anche a prima vista.
lità di usare un pannello riflettente integrato, utile nei casi in cui si voglia indirizzare meglio la luce. Bastano già queste
caratteristiche per capire come si aprano
nuove strade. Prima tra tutte la possibilità
di dirigere il lampo non verso il soggetto,
ma contro una superficie riflettente vicina,
tipicamente il soffitto o una parete.
In questo modo il muro e il soffitto operano
come pannelli riflettenti, generando una
luce diffusa e morbida, in grado di eliminare buona parte delle ombre sul soggetto,
altrimenti esposto alla cruda luce dal lampeggiatore diretto.
La luce riflessa è assimilabile a quella di
un cielo nuvoloso, ma di temperatura colore più calda; questa luce poi non rischiara solo il soggetto, ma anche lo sfondo,
purché non eccessivamente lontano.
La direzione del fascio luminoso condiziona
non poco l’estetica dell’immagine: si può
scegliere la luce che cade dall’alto, che in
genere è piacevole ma crea una sensazione
di staticità per la simmetria che ne risulta.
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Più dinamica invece l’illuminazione con
rimbalzo laterale, facile da fondere con la
lucecheentradaunafinestra,magarischermata da una tenda; si può anche sfruttare la
luce del tramonto, seppur di temperatura
colore differente da quella del flash.
Occorrerà ovviamente valutare l’angolo di
rimbalzo del lampo (inclinazione del flash
e della testa orientabile), l’ampiezza dell’emissione luminosa (regolazione della
focale zoom della parabola) e la distanza
tra il fotografo, il soggetto e lo sfondo.
Quest’ultimo dovrà essere valutato con attenzione particolare per non ritrovarsi con
immagini eccessivamente scure o chiare.
Suggerisco di fotografare sempre a sensibilità intermedie e impostando un’apertura di diaframma altrettanto media. Per
fare un esempio, in casa io fotografo in
genere con il flash NG 45 rivolto verso il
soffitto, la parabola impostata su 35mm,
sensibilità 400 Iso e diaframma tra f/5.6
e f/8, in base alla posizione di ripresa; la
quantità di luce che raggiunge il soggetto
varia infatti in proporzione al percorso che
deve compiere.
A complicare le cose al fotografo amatoriale si aggiunge però il potere riflettente
della superficie che ci ‘farà da bank’, ovvero la parete ed il soffitto.
Un grande aiuto, come già anticipato, viene dagli automatismi E-TTL II; in questa
prova ho spesso impostato la fotocamera
su Program P ed il flash su E-TTL II ottenendo nella maggior parte dei casi ottime
esposizioni; ho avuto bisogno di aprire
di mezzo stop il diaframma solo quando nell’inquadratura entrava una ampia
superficie di muro bianco alle spalle del
soggetto.
In questi casi un utile espediente è quello
di sollevare il piccolo pannello riflettente
all’interno della testa del flash in modo
darimandaresulsoggettobuonapartedel
lampo; in particolare nelle inquadrature
orizzontali si punta il flash verso il soffitto,
e nelle inquadrature verticali verso una
parete laterale.
Uno schema di illuminazione in cui
il flash principale (Master) è posto
di fronte al soggetto, ed il flash ausiliario (Slave), su uno dei due lati,
opera come luce di schiarita.
Osservando le ombre si
capisce immediatamente
che in questo caso il flash è
statopuntatodirettamente
sul soggetto. Se il soggetto
è vicino allo sfondo si
riescono ad ottenere
comunque riprese decenti.
Per dare un’idea di quello che è possibile
ottenere a livello professionale con una
simile configurazione basta andare sul sito
www.openmindonline.it/openmind/en/
index/chi-siamo/persone.html.
Il collegamento via cavo
Il cavo di prolunga è un accessorio poco
diffuso all’interno dei corredi fotografici
di amatori e professionisti. Se per il pro-
fessionista in certi casi può avere senso
usare i cavi sincro PC che trasmettono
solo il segnale di scatto, per il fotoamatore
è una soluzione davvero superata.
Il cavo di cui sto parlando è un cordone
a spirale che si collega da una parte alla
reflex e dall’altra al flash; come si usa?
Diciamo che in genere il fotografo regge
la reflex con la mano destra ed il lampeggiatore con la sinistra, spostandolo in
alto, in basso o lateralmente, ottenendo
un’illuminazioneestremamenteflessibile,
rapida ed istintiva, e senza puntare il flash
frontalmente sul soggetto.
Non solo, è tremendamente facile ottenere illuminazioni di rimbalzo e variare i
rapporti di luce tra il soggetto, lo sfondo e
la parte laterale; è un modo di fotografare
in cui quasi si plasma la luce sul soggetto.
E’ fondamentale impostare la misurazioPC PHOTO
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Le ombre che si ottengono rivolgendo il flash verso il soffitto sono
assai più morbide rispetto a quando il flash è puntato direttamentesulsoggetto.Questoespedienteconsentediottenereimmagini
assimilabili a quelle scattate con pannelli diffusori.
Un altro schema di illuminazione con
cui si dirige la luce del flash verso il
soffitto. I risultati cambiano parecchio:
la luce si ammorbidisce e, come per
magia, riappare lo sfondo.
ne TTL che consente di affidare quasi
completamente alla reflex il compito di
valutare la corretta illuminazione del
soggetto, liberando il fotografo da calcoli
complessi.
Apriamo ora una parentesi utile anche
perquantoabbiamotrattatonelparagrafo
precedente.
Essendo abituato ad impiegare i flash da
studio, che funzionano solamente in manuale, mi trovo assolutamente a mio agio
ad impostare il funzionamento manuale
anche con il flash montato sulla reflex, soprattutto quando lo dirigo verso il soffitto;
regololapotenzadellampo(piena,mezza,
un quarto), la parabola, la sensibilità ed il
diaframma. Faccio un paio di scatti di prova e quindi posso scattare finchè non cam-
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bia lo schema di illuminazione. Questa
tecnica si può usare ovviamente quando si
lavora in situazioni controllate.
Ma non per tutti è facile lavorare in questo modo, per cui la modalità E-TTL II
assume un’importanza fondamentale.
Impostando infatti il Mode E-TTL II anche nel caso in cui si punti il flash verso
la parete laterale o il soffitto, si affidano
le regolazioni al dialogo tra fotocamera e
flash, con la certezza di ottenere un risultatochesaràquantomenogestibileinsede
di post-produzione; infatti se il TTL non è
esente da pecche, il file che si ottiene dà
comunque la possibilità di apportare in
fotoritocco gli interventi necessari.
Se poi dovessimo accorgerci che i nostri
ritratti su sfondo bianco fossero tutti cla-
morosamente sottoesposti di mezzo stop
(!), potremo impostare sulla reflex una
staratura dell’esposizione flash, usando il
comando apposito.
InquestoilsistemaCanonèestremamente
completo e fornisce al fotografo la possibilità di operare ogni tipo di regolazione
senza dover fisicamente saltare da un
hardware all’altro.
Lo stesso vale per le funzioni di personalizzazione dei flash in prova che ho potuto
tranquillamente gestire dal pannello di
controllo Speedlite visibile a monitor,
proprio sulla Eos 1D Mark III. Questa
procedura è particolarmente facile per il
fatto che sul display della reflex ad ogni
Custom Function viene opportunamente
abbinata una descrizione testuale di ciò
La luce del flash può essere fatta rimbalzare, oltre che sul soffitto, anche su una parete laterale, ottenendo un’illuminazione più
gradevole, quasi da sole al tramonto. Anche in questo caso, l’uso di un’unità secondaria permette di dare leggibilità allo sfondo.
La luce indirizzata dal deflettore integrato
permette di rischiarare il soggetto, già adeguatamente illuminato dal flash a soffitto.
Ottima resa anche ai diaframmi più chiusi.
a cui la regolazione presiede, rendendo
superfluo il manuale di istruzioni.
Particolarmenteinteressanteèpoterobbligare il flash primario o quello secondario a
calcolare la corretta esposizione non solo
in E-TTL II o Manuale, ma anche in Auto,
come richiedono i vecchi flash a slitta.
E wireless sia
Lo ammetto, parlare di connessione wireless mi fa venire l’orticaria. Ho provato
innumerevoli dispositivi “privi di cavi”,
apparecchiature sia informatiche che fotografiche, e ho sempre rimpianto i cavi
e le connessioni fisiche: è una questione
di stabilità dei collegamenti. Ovvero, mi
fa diventare matto perdere anche solo 1
scatto su 20 perché il collegamento senza
fili decide all’improvviso di non andare,
o semplicemente di dover eseguire una
ri-taratura del sistema per assestare le prestazioni generali. Insomma, io preferisco
usare i cavi. Il sistema dei flash wireless
Canon non poteva quindi finire in mani
peggiori.
Ma anche nel sottoscritto si è “accesa una
luce”: il simbolino (un lampo) di fianco
all’icona di variazione del fattore zoom
della parabola, mi suggerisce una pressione. Io premo ed il display dei due flash
cambia,lasciandocomparireuninsiemedi
informazioni da cui capisco di essere sulla
strada giusta. Da lì in avanti non ho più
avutoparticolariintoppinelfunzionamento sincronizzato del sistema.
La procedura standard per l’attivazione è
banale:
- Si colloca il Master (per noi il 580 EXII)
sulla reflex.
- Si attiva la modalità wireless su entrambi
i flash.
- Si imposta il funzionamento Slave
sul flash distaccato (possono essere più
d’uno).
- Si imposta per entrambi lo stesso canale
di funzionamento e, per iniziare, la lettura
E-TTL II.
Al termine di queste impostazioni è già
possibile iniziare a disporre sul set di ripresa il flash secondario (Slave) e procedere
con le sperimentazioni.
Occorre prestare attenzione ad alcune
ovvie precauzioni: innanzitutto i due flash
devono‘vedersi’dato che la comunicazione avviene per mezzo di raggi infrarossi
che non possono attraversare gli oggetti.
Per altro i raggi rimbalzano, il che vuol
dire che in interni, in casa, è facilissimo
che i due (o più) flash si parlino anche
se da dietro a poltrone, sedie o divani. In
generale però, data la facilità con cui si
possono orientare le teste dei flash è preferibile fare in modo che lo Slave sia rivolto
verso il Master e proprio per facilitare la
loro disposizione i flash sono dotati di un
apposito supporto.
Per quello che riguarda le modalità di
scatto, finché operiamo in E-TTL II,
di problemi operativi sostanzialmente
non ve ne sono. In pratica, sia lavorando in Program che in una qualunque
Priorità, il flash e la reflex adeguano
l’illuminazione e le impostazioni,
come il tempo di scatto e il diaframma. Insomma il sistema reagisce più
che prontamente anche ad un impiego
assai rozzo. A questo punto siamo liberi di sperimentare.
PC PHOTO
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Uno schema classico: il flash principale Master puntato
sul soggetto (ma può essere usato anche indirizzato su
una parete riflettente) ed il secondario Slave sullo sfondo per evitare che il soggetto sia immerso nel nero più
profondo.
Gli schemi di illuminazione
Il primo schema di illuminazione wireless
che vale la pena sperimentare è quello
classico in cui soggetto e sfondo sono
illuminati ognuno da un flash dedicato, in
modo diretto.
Con tale schema si rinuncia alla morbidezza della scena a favore di contrasti forti; si
adatta preferibilmente a soggetti cromaticamente saturi, dato che la saturazione dei
toni si sposa bene con un’illuminazione
capace di fare sprigionare il massimo
potenziale della tinta. Ed il colore si sposa
bene anche con le dure ombre della luce
flash.
Dato che il lampo si indirizza direttamente
sul soggetto, è più facile anche il compito
dell’E-TTL II ed è difficile che l’immagine mostri un istogramma spostato eccessivamente da una parte. Occorre solo
prestareattenzionealposizionamentodel
flash secondario (il 430 EXII per noi), per
ilqualeconvienescegliereun’angolazione
adatta.
Mi spiego: non è facile, quando si è abituati a lavorare con un unico flash, maneggiarne due. La tentazione è sempre quella
di utilizzare il secondo in modo che non
crei disturbo; l’approccio migliore è invece quello di dirigere il lampo principale
doveeffettivamenteilsoggettolorichiede,
senza preoccuparsi delle altre parti della
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scena;questeverrannorecuperateproprio
attraverso il secondo flash.
All’inizio non è facile, lo dico subito.
Può essere d’aiuto premere sulla reflex il
pulsante di controllo della profondità di
campo che, in questa configurazione, attiva lo strobo flash per un paio di secondi,
permettendodirendersicontosel’orientamentoel’impostazionedelledueparabole
siano corretti o meno. Uno scatto di prova
permette la verifica definitiva.
Ricordiamo anche di controllare che i due
flash ‘si vedano’, ovvero che la cellula
dell’illuminatore secondario sia orientata
verso quello principale.
Dal punto di vista dell’esposizione, nel
corso della prova le uniche bruciature che
ho ottenuto erano dovute alla eccessiva
vicinanza alla sorgente di luce. Ma evitare
questo è compito del fotografo, non del
flash.
Altri due schemi
Come secondo schema di luce, indirizziamo l’unità principale verso il soffitto,
lasciando la secondaria puntata direttamente sullo sfondo; otteniamo in questo
modounamaggioremorbidezzaperl’area
illuminata di rimbalzo.
In questo caso la collocazione della luce
secondaria diviene estremamente importante. Infatti, esposizione a parte, il rischio
è di dare un eccessivo risalto allo sfondo
e di staccare eccessivamente i piani della
scena; non è tanto una questione esposimetrica o di profondità di campo, è proprio una differenza di qualità della luce,
una dura per lo sfondo e l’altra morbida
per il primo piano.
In questo caso è d’aiuto accentuare l’angolazione del flash puntato sullo sfondo
fino a fargli assumere quasi la connotazione di un controluce, oppure scegliere
un diaframma sufficientemente aperto da
sfocare lo fondo al punto da creare una
sfumatura pittorica.
In questi casi l’esposizione in E-TTL II
delle zone rischiarate dal secondo flash
è risultata talvolta eccessiva rispetto al
primo piano; il problema è risolvibile
modificandolaposizionediscatto,oppure
dando maggior peso al primo piano, o
meglioancoraimpostandomanualmente
il funzionamento e la potenza del flash
principale diretto verso il soffitto. Anche
qualche aggiustamento della parabola
zoom del flash consente di ottimizzare il
flusso luminoso.
Come terzo schema di illuminazione possiamo utilizzare la luce di rimbalzo con
entrambe le unità flash, anche se questa è
la configurazione che, in teoria, potrebbe
mettere in maggiore difficoltà la gestione
E-TTL II della macchina. Per bypassare
Due scatti prettamente ‘commerciali’. Le immagini sono state realizzate, con un semplice lampo di rimbalzo sul soffitto, per il
sito www.openmindonline.it (sezione ‘About us/Our people’).
eventuali problemi di esposizione occorre
mettere i flash in condizione di lavorare
agevolmente nell’ambiente in cui sono
collocati; questo vuole dire usare sensibilità elevate, diaframmi aperti e non pretenderedistanzedifunzionamentoeccessive.
Per quanto ottimizzati, i flash vanno comunque saputi gestire e, soprattutto in
questo caso, sarà preferibile impostare la
regolazione manuale in modo da sfruttare
al meglio la potenza a disposizione. Da
questopuntodivistapotrebbeancheessere preferibile usare due unità 580 EXII, sia
come Master che come Slave, che permettono di starare la potenza manualmente, a
differenza del 430 EXII che in wireless
opera solo in E-TTL II.
Un’ulteriore evoluzione di questo sistema
flash consiste nell’impiego come trasmittente, ovvero di Master, dell’apposito
modulo ST-E2. Il vantaggio, soprattutto in
abbinamento a due 580 EXII, è liberare il
flash montato sulla macchina e di poterlo
così disporre sul set; in questo modo si
può contare su due potenti flash gestibili
in wireless praticamente in ogni configurazione.
Un’ulteriore evoluzione del sistema è
quella di usare più unità raggruppate per
aree, grazie al fatto che il Master Speedlite
580 EXII dispone di ben 4 canali flash gestibili alternativamente, con la possibilità
di comandare 3 flash satelliti contemporaneamente per canale. Si può quindi
allestire un vero e proprio set fotografico
evoluto regolando la potenza dei singoli
punti di luce. Il tutto viene gestito dall’unità flash principale in combinazione
con la fotocamera.
Conclusioni
La potenza e la flessibilità operativa delle
moderne reflex e del sistema di illuminazione Speedlite di Canon è fuori discussione, al punto che la maggiore variabile
che rimane in gioco è l’adeguatezza del
fotografo. Per altro questa considerazione
vale per la ripresa fotografica in generale,
ovvero la differenza la fa il fotografo.
In particolare nella gestione dell’illuminazione è il fotografo che deve posizionare,
regolare, orientare e gestire i singoli flash.
Proprioperquestoconvienemettersinelle
condizioni di lavoro più flessibili, ovvero
attrezzarsi con unità evolute. Lo Speedlite
430 EXII ha il pregio di essere un’unità
potente e compatta al tempo stesso; montato sulla slitta della reflex non potrà che
fornire risultati di livello professionale,
mentre in wireless mostra il limite di non
consentire la regolazione della potenza in
manuale, un limite che si sente nel momento in cui la situazione di scatto rendesse inadeguata la gestione E-TTL II.
Quanto Costa
Speedlite 580 EXII: € 580
Speedlite 430 EXII: € 315
Trasmettitore ST-E2: € 240
Distribuzione: Canon Italia, Via
Milano 8, 20097 San Donato
Milanese (MI)
Tel. 02/ 82.481
www.canon.it
E’ per questo che consiglio, volendo
costruirsi un sistema evoluto di flash
wireless, di preferire una coppia di
Speedlite 580 EXII, magari comandati
da un trasmettitore dedicato ST-E2. Di
certo aumentano il costo e il peso, ma si
guadagna in flessibilità: a fronte dell’ingombro di una borsa fotografica di medie
dimensioni si dispone di un vero e proprio
studio wireless.
E’ comunque importante tenere sempre
presente che se alle questioni tecniche ci
pensa Canon, l’estetica delle immagini
rimane nelle mani di colui che ha l’indice
sul pulsante di scatto, il fotografo.
EGT
PC PHOTO
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