Guida alla fotografia in luce flash
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Guida alla fotografia in luce flash
Test Il controllo della luce flash è sempre difficile per chi non è un professionista. Le nuove tecnologie, tra cui quella wireless, hanno aperto possibilità nuove: esaminiamo degli schemi di luce con i flash Canon Speedlite 580 EXII e Speedlite 430 EXII. 68 PC PHOTO Guida alla fotografia in luce flash Molto spesso ciò che fa la differenza tra chi la fotografia la sceglie per professione chi invece la fa per gioco è la padronanza delle fonti di illuminazione artificiale. Ovviamente non si può generalizzare, ma è un dato di fatto come per molti fotografi amatoriali la gestione dei flash sia un ambito misterioso, più che una fonte di possibilità creative. A ben guardare poi, essendo la luce alla base della fotografia, potremmo persino dire che è la fotocamera ad essere un accessorio delle fonti di illuminazione, e non viceversa. Il primo passo verso l’illuminazione artificiale è la comprensione delle possibilità dal flash integrato sulla calotta della propria macchina fotografica; si tratta però di una luce fissa, poco personalizzabile, per cui volendo ampliare le possibilità di gestioneediorientamentodellaluceènecessario acquistare una unità esterna. Oggi i flash esterni, pur essendo piccoli e poco costosi, sono dotati di tecnologie che solo dieci anni fa parevano da fantascienza: gestione evoluta della potenza, sincronizzazione su tutti i tempi di otturazione, illuminazione stroboscopia, oltre ovviamente al controllo TTL. A tali tecnologie, che oggi sono all’ordine del giorno su quasi tutti i modelli in commercio, si aggiunge il controllo in wireless, senza fili, che è dunque alla portata anche del più inesperto fotografo amatoriale. Le possibilità creative che si aprono sono davvero ampie per cui dedichiamo questo articolo alle basi del funzionamento di questi sistemi. Dalla candela allo studio Per un fotografo esperto il passaggio dalla luce solare a quella flash è scontato: puntiforme l’una, puntiforme l’altra. Ma la loro natura è differente: la prima è continua la seconda no, per cui il fotografo amatoriale si trova spesso in difficoltà nel gestire una luce.. che non vede! Lasciando stare la teoria dell’illuminazione non continua, che ci porterebbe via troppo tempo, rammentiamo solo alcuni punti salienti della questione. Prima di Il 580 EXII è orientabile in tutte le direzioni mediante il pratico sblocco a pulsante; è quindi assai facile da gestire anche con una mano soltanto. Il 430 EXII ha la stessa orientabilità del “fratello maggiore”, grazie al pulsante collocato sulla destra dello snodo superiore. tutto: la durata del lampo flash è minima, sono tempi che possono variare da 1/500 di secondo fino anche ad 1/30.000s. Motivo questo per cui non sembra necessario usare la fotocamera con lunghi tempi di otturazione. E lavorando in interni, i tempi velocissimi non servono a nulla, anzi complicano la vita. Il tempo di esposizione in interni infatti è quello del lampo del flash; tutto ciò che viene esposto prima o dopo è talmente scuro rispetto alla scena illuminata dal lampo, che non fornirà nessun contributo all’esposizione. Questa viene regolata dal diaframma impostato, dalla potenza del lampo e dalla sensibilità ISO scelta, oltre che dalla distanza tra il flash ed il soggetto. Il tempo di otturazione entra invece in gioco in esterni, o quando l’illuminazione ambiente è forte (nei confronti dell’esposizionegenerale,ovvio)epuòdeterminare quanto la luce ambiente può contribuire all’esposizione complessiva; in tal caso si parla di Fill-in, ovvero di compensazione della luce naturale presente nella scena con quella “di riempimento” fornita dal flash. Questo è il motivo per cui la possibilità di impostare tempi veloci sul corpo macchina con il flash è gradita al fotografo che lavora in esterni, in genere sportivo o di reportage: gli consente di dosare meglio la luce flash anche nei casi in cui la luce ambiente è abbondante. Quando si parla dell’uso di tempi rapidi con il flash di solito si pensa subito ai tempi rapidi di sincronizzazione, ma la moderna tecnologia mette a disposizione modalità più evolute: ci sono flash capaci di emettere lampi continuati per tutto il tempoincuiletendinescorronoperesporre il sensore / pellicola e questo permette di usare tempi ben più rapidi di qualunque sincronizzazione flash. Infatti il tempo di sincro flash (X) è ottenuPC PHOTO 69 to per via meccanica (il flash deve partire nel momento esatto in cui il fotogramma è lasciato completamente scoperto dalle tendine dell’otturatore) e quindi riuscire a realizzare tempi di sincronizzazione rapidi è tecnicamente difficile. Ben più facile è simulare la luce continua attraverso l’emissione di un gran numero di lampi. C’è lampo e lampo Il deflettore a scomparsa è una vera manna dal cielo quando si vuole indirizzare una parte della luce sul soggetto, nel momento in cui si punta il flash verso il soffitto o la parete. Occorre ovviamente fare un po’ di pratica. Il motivo per cui la luce del flash interno della fotocamera viene spesso tacciata di anti-esteticità dipende da due motivi principali. Il primo coincide con l’infelice collocazione del flash, praticamente in asse con l’obiettivo, ma non del tutto; una distanza che produce, dietro al soggetto, un’orribile ombra nera sugli sfondi uniformi come ad esempio la parete di una stanza. In secondo luogo il flash viene spesso utilizzato dal fotografo amatoriale quale fonte di illuminazione “alternativa” alla luce ambiente, senza considerare come l’illuminazione presente nell’ambiente possa in molti casi sommarsi armoniosamente con quella del flash. Per fare un salto di qualità nell’uso della luceflashoccorrequindiimparareadusare meglio la propria attrezzatura, così come comprendere cosa offre il mercato. Non è infatti un caso che oggi, molto spesso, all’uscita di nuovi modelli reflex si accompagni l’introduzione di nuove unità flash, ottimizzate per i nuovi corpi macchina. La tecnologia dell’illuminazione flash ha avuto negli ultimi anni un deciso sviluppo, soprattutto in direzione del controllo in wireless, in linea con i progressi nella trasmissione di dati senza fili; e di dati i moderni flash TTL con il corpo macchina ne scambiano davvero parecchi! In questo scenario le possibilità operative sono molte, ma in fin dei conti le scelte di base sono due, lavorare connessi o non connessi al flash, oppure lavorare in automatismo o in manuale. Tutto qui. Poi nel dettaglio le possibilità operative sono varie e in questo articolo esaminiamo qualche applicazione usando i flash Canon Speedlite 580 EXII e 430 EXII; come reflex abbiamo utilizzato la Eos 1D Mark III, fotocamera che è priva del flash interno. I flash Speedlite Il flash 580 EXII è assai evoluto anche dal punto di vista delle connessioni, che ne fanno un illuminatore adatto anche ad un impiego in studio. 70 PC PHOTO Tra illuminatori ed accessori vari la famiglia Speedlite di Canon è certamente ampia, ma noi abbiamo deciso di limitarci ad usare una coppia di flash che però, da soli, consentono di mettere in piedi schemi di illuminazione capaci di produrre risultati qualitativi molto interessanti. Dei due modelli che abbiamo scelto per questa sperimentazione, il 580 EXII ha Numero Guida 58 alla massima focale (105mm) e la parabola orientabile permette di coprire l’angolo di campo di un 14mm. Latestaècompletamenteorientabileedil corpo, grazie alle sue guarnizioni, è tropicalizzato e può quindi essere usato anche in ambienti umidi e polverosi. Come prestazioni tecniche c’è da notare come il 580 EXII abbia tempi di ricarica veramente ridotti ed una silenziosità che lascia esterrefatti, al punto da chiedersi se il flash stia o meno funzionando! Questo Speedlite può inoltre essere utilizzato come Master per controllare in wireless diverse unità remote, ed è esattamente questo il tipo di impiego che noi intendiamo fare. L’altro modello è lo Speedlite 430 EXII vanta anch’esso caratteristiche di spicco, come l’elevato Numero Guida 43 alla focale di 105mm, ed anch’esso può coprire l’angolo di campo di un 14mm. Come il precedente, anche questo 430 EXII è dotato di blocco per la connessione alla macchina e di predisposizione per il funzionamento in wireless, sebbene questa volta solo in modalità Slave (e non anche Master). Ha qualche possibilità di connessione in meno del 580 EXII (non ha per esempio la presa PC per l’uso con i cavi), ma ciò non toglie che per la sua elevatapotenzapossaessereusatoanche in uno studio a fianco dei più ingombranti lampeggiatori a rete. Entrambi questi flash sono poi ovviamente controllabili in E-TTL II dalle reflex Canon, oltre che dalle compatte PowerShot top di gamma. Entrambi lavorano in strobo ed in manuale con regolazione diretta della potenza. Non citiamo in questa sede le loro specifiche funzioni di personalizzazione dato che lo scopo di questo articolo è di affrontare le nozioni di base in termini generali. Per prima cosa quindi carichiamo due set di batterie ricaricabili di tipo AA per i flash, carichiamo la batteria dell’inesauribile Eos 1D Mark III e, già che ci siamo, ci procuriamo un cavo flessibile compatibile E-TTL II che ci permetterà di distanziare l’unità flash principale dal corpo macchina. Quando non piace il wireless, il cavo di collegamento TTL permette di utilizzare il flash staccato dalla fotocamera. In questa configurazione si può impugnare il flash con la mano destra, muovendolo con grande libertà. Distanziare il flash E’ una tecnica fondamentale quando si vuole usare il flash in modo creativo. Tuttavia a chi ha sempre usato solo il flash integrato della propria reflex all’inizio nascono due dubbi: come si fa a staccare l’illuminatore senza perdere il dialogo con la macchina, e come impostare i parametri senza dover ogni volta andare e venire dalla posizione in cui l’abbiamo collocato? E’ il wireless, nemmeno a dirlo, che ci risolve entrambi i problemi. Abbiamo effettuato differenti prove con Il risultato di uno scatto con flash staccato dal corpo macchina e collegato con il cavo: la direzione inclinata della luce flash, anche se diretta, riesce a generare un ritratto comunque accettabile. PC PHOTO 71 La sincronizzazione lenta del flash, o slow-synch, è un’armafondamentaleper il fotografo di azione che voglia realizzare immagini leggibili, ma al tempo stesso senza rinunciare all’effetto del movimento. Fondamentale quando si esegue un panning. idueSpeedlite,maabbiamosperimentato questa tecnica anche con uno soltanto, dato che anche in questo modo si possono ottenere buone foto, basta far compiere alla luce un giro più lungo rispetto al colpo di flash sparato negli occhi del soggetto. E poi tra i fotoamatori non sono molti quelli che posseggono due flash. Fotografare con il flash integrato Prima di passare alla sperimentazione con i due Speedlite è comunque opportuno fornire alcuni suggerimenti per scattare con il solo flash integrato delle comuni reflex. Diciamo che l’impiego migliore di questo flash è costituito dal fill-in, ovvero la 72 PC PHOTO tecnica di rischiarare le ombre di soggetti illuminati da luce solare in modo da renderne leggibili dettagli. Per eseguire il filin si espone la scena come se il flash non esistesse, impostando la luce di schiarita di mezzo, o un diaframma intero, sotto l’esposizione formalmente corretta. Oggi, con il metodo E-TTL II di Canon (ma anche le altre marche dispongono di sistemi analoghi), possiamo tranquillamente affidarci alla misurazione automatica dell’esposizione eseguita dalla reflex, visto che è proprio nel fill-in che il sistema rivela le sue maggiori potenzialità. Alcuni correttivi possono migliorare l’immagine, come sotto-esporre lo sfondo illuminato dalla luce naturale in modo da saturarne i colori e staccare il soggetto in primo piano, illuminato dalla luce flash. Il saporediquesteripreseèpiuttostofreddo, ma decisamente contemporaneo. Un’altra tecnica è costituita dallo slowsync, ovvero dalla sincronizzazione con tempi lenti. In pratica si mescolano luce ambiente e luce flash utilizzando un tempo di otturazione lungo, in modo da creare volutamente un effetto di mosso; il lampo del flash agisce da “congelatore” e garantisce che all’interno del caos di scie di luci compaia l’immagine nitida del soggetto, fermato appunto dal lampo del flash. La tecnica non permette di prevedere i risultati dello scatto; diciamo che, in linea di massima, conviene scegliere soggetti Il fill-in richiede una sapiente valutazione della luce ambiente per dosare la luce flash in modo da rischiarare il soggetto, ma non in modo eccessivo rispetto allo sfondo. poco illuminati che si muovano su sfondi più luminosi. Rinunciando a queste tecniche e volendo comunque sparare il flash in faccia al soggetto è comunque possibile usare alcune accortezze che permettono di migliorare i risultati della ripresa. Prima di tutto conviene impostare una sensibilità decentemente elevata: i 400 Iso vanno benissimo in interni e consentono di diaframmareopportunamentesenzausarein un solo lampo tutta la potenza fornita dalle batterie. E poi si può disporre il proprio soggetto davanti ad uno sfondo che riduca il calo di illuminazione; va bene una parete bianca, ma vi posso assicurare che anche l’anta colorata di un armadio può introdurre un efficace sapore di pop-art. La parete laterale bianca vicina al soggetto è di aiuto in quanto fa le veci di un pannello diffusore. In generale conviene usare focali medio lunghe in modo da stringere il campo e “schiacciare” il soggetto sullo sfondo. Montiamo sulla reflex lo Speedlite 580 EXII Passiamo ora a collocare sul pentaprisma della reflex il flash esterno: apparentemente non c’è nulla di diverso rispetto alla situazione di ripresa precedente, se non per la maggiore potenza fornita dallo Speedlite 580, che ha un NG 58. Tuttavia per le sue caratteristiche tec- niche, e per la possibilità di utilizzarlo come Master per comandare in wireless altri flash, lo Speedlite apre molte nuove possibilità operative. Inoltre il fatto di lavorare in E-TTL II consente di fare ogni tipodiesperimentoconlaconsapevolezza che l’esposizione sarà corretta; corretta da un punto di vista strettamente tecnico, perché non è così scontato che l’immagine sia anche gradevole. E’ infatti il fotografo che dovrà fare in modo che la luce che illumina il soggetto sia adatta ad ottenere un buon ritratto. Il flash 580 EXII consente di orientare la parabola e di variare la concentrazione dell’emissione luminosa, funzionalità queste che si accompagnano alla possibiPC PHOTO 73 Entrambi i flash in prova dispongono di un’interfaccia di comando con cui è possibile piegarli ad ogni tipo di utilizzo. La tecnica di regolazione dei vari parametri prevede la selezione del parametro e la sua variazione tramite una ghiera sul modello 580 EXII, e i pulsanti +/- per sul 430 EXII. Il display a cristalli liquidi sul dorso dei due flash è retro-illuminabile e offre pressoché le medesime informazioni per entrambi; il 580 EXII, a destra, permette anche la regolazione della potenza tramite una scala graduata, la cui efficacia si percepisce anche a prima vista. lità di usare un pannello riflettente integrato, utile nei casi in cui si voglia indirizzare meglio la luce. Bastano già queste caratteristiche per capire come si aprano nuove strade. Prima tra tutte la possibilità di dirigere il lampo non verso il soggetto, ma contro una superficie riflettente vicina, tipicamente il soffitto o una parete. In questo modo il muro e il soffitto operano come pannelli riflettenti, generando una luce diffusa e morbida, in grado di eliminare buona parte delle ombre sul soggetto, altrimenti esposto alla cruda luce dal lampeggiatore diretto. La luce riflessa è assimilabile a quella di un cielo nuvoloso, ma di temperatura colore più calda; questa luce poi non rischiara solo il soggetto, ma anche lo sfondo, purché non eccessivamente lontano. La direzione del fascio luminoso condiziona non poco l’estetica dell’immagine: si può scegliere la luce che cade dall’alto, che in genere è piacevole ma crea una sensazione di staticità per la simmetria che ne risulta. 74 PC PHOTO Più dinamica invece l’illuminazione con rimbalzo laterale, facile da fondere con la lucecheentradaunafinestra,magarischermata da una tenda; si può anche sfruttare la luce del tramonto, seppur di temperatura colore differente da quella del flash. Occorrerà ovviamente valutare l’angolo di rimbalzo del lampo (inclinazione del flash e della testa orientabile), l’ampiezza dell’emissione luminosa (regolazione della focale zoom della parabola) e la distanza tra il fotografo, il soggetto e lo sfondo. Quest’ultimo dovrà essere valutato con attenzione particolare per non ritrovarsi con immagini eccessivamente scure o chiare. Suggerisco di fotografare sempre a sensibilità intermedie e impostando un’apertura di diaframma altrettanto media. Per fare un esempio, in casa io fotografo in genere con il flash NG 45 rivolto verso il soffitto, la parabola impostata su 35mm, sensibilità 400 Iso e diaframma tra f/5.6 e f/8, in base alla posizione di ripresa; la quantità di luce che raggiunge il soggetto varia infatti in proporzione al percorso che deve compiere. A complicare le cose al fotografo amatoriale si aggiunge però il potere riflettente della superficie che ci ‘farà da bank’, ovvero la parete ed il soffitto. Un grande aiuto, come già anticipato, viene dagli automatismi E-TTL II; in questa prova ho spesso impostato la fotocamera su Program P ed il flash su E-TTL II ottenendo nella maggior parte dei casi ottime esposizioni; ho avuto bisogno di aprire di mezzo stop il diaframma solo quando nell’inquadratura entrava una ampia superficie di muro bianco alle spalle del soggetto. In questi casi un utile espediente è quello di sollevare il piccolo pannello riflettente all’interno della testa del flash in modo darimandaresulsoggettobuonapartedel lampo; in particolare nelle inquadrature orizzontali si punta il flash verso il soffitto, e nelle inquadrature verticali verso una parete laterale. Uno schema di illuminazione in cui il flash principale (Master) è posto di fronte al soggetto, ed il flash ausiliario (Slave), su uno dei due lati, opera come luce di schiarita. Osservando le ombre si capisce immediatamente che in questo caso il flash è statopuntatodirettamente sul soggetto. Se il soggetto è vicino allo sfondo si riescono ad ottenere comunque riprese decenti. Per dare un’idea di quello che è possibile ottenere a livello professionale con una simile configurazione basta andare sul sito www.openmindonline.it/openmind/en/ index/chi-siamo/persone.html. Il collegamento via cavo Il cavo di prolunga è un accessorio poco diffuso all’interno dei corredi fotografici di amatori e professionisti. Se per il pro- fessionista in certi casi può avere senso usare i cavi sincro PC che trasmettono solo il segnale di scatto, per il fotoamatore è una soluzione davvero superata. Il cavo di cui sto parlando è un cordone a spirale che si collega da una parte alla reflex e dall’altra al flash; come si usa? Diciamo che in genere il fotografo regge la reflex con la mano destra ed il lampeggiatore con la sinistra, spostandolo in alto, in basso o lateralmente, ottenendo un’illuminazioneestremamenteflessibile, rapida ed istintiva, e senza puntare il flash frontalmente sul soggetto. Non solo, è tremendamente facile ottenere illuminazioni di rimbalzo e variare i rapporti di luce tra il soggetto, lo sfondo e la parte laterale; è un modo di fotografare in cui quasi si plasma la luce sul soggetto. E’ fondamentale impostare la misurazioPC PHOTO 75 Le ombre che si ottengono rivolgendo il flash verso il soffitto sono assai più morbide rispetto a quando il flash è puntato direttamentesulsoggetto.Questoespedienteconsentediottenereimmagini assimilabili a quelle scattate con pannelli diffusori. Un altro schema di illuminazione con cui si dirige la luce del flash verso il soffitto. I risultati cambiano parecchio: la luce si ammorbidisce e, come per magia, riappare lo sfondo. ne TTL che consente di affidare quasi completamente alla reflex il compito di valutare la corretta illuminazione del soggetto, liberando il fotografo da calcoli complessi. Apriamo ora una parentesi utile anche perquantoabbiamotrattatonelparagrafo precedente. Essendo abituato ad impiegare i flash da studio, che funzionano solamente in manuale, mi trovo assolutamente a mio agio ad impostare il funzionamento manuale anche con il flash montato sulla reflex, soprattutto quando lo dirigo verso il soffitto; regololapotenzadellampo(piena,mezza, un quarto), la parabola, la sensibilità ed il diaframma. Faccio un paio di scatti di prova e quindi posso scattare finchè non cam- 76 PC PHOTO bia lo schema di illuminazione. Questa tecnica si può usare ovviamente quando si lavora in situazioni controllate. Ma non per tutti è facile lavorare in questo modo, per cui la modalità E-TTL II assume un’importanza fondamentale. Impostando infatti il Mode E-TTL II anche nel caso in cui si punti il flash verso la parete laterale o il soffitto, si affidano le regolazioni al dialogo tra fotocamera e flash, con la certezza di ottenere un risultatochesaràquantomenogestibileinsede di post-produzione; infatti se il TTL non è esente da pecche, il file che si ottiene dà comunque la possibilità di apportare in fotoritocco gli interventi necessari. Se poi dovessimo accorgerci che i nostri ritratti su sfondo bianco fossero tutti cla- morosamente sottoesposti di mezzo stop (!), potremo impostare sulla reflex una staratura dell’esposizione flash, usando il comando apposito. InquestoilsistemaCanonèestremamente completo e fornisce al fotografo la possibilità di operare ogni tipo di regolazione senza dover fisicamente saltare da un hardware all’altro. Lo stesso vale per le funzioni di personalizzazione dei flash in prova che ho potuto tranquillamente gestire dal pannello di controllo Speedlite visibile a monitor, proprio sulla Eos 1D Mark III. Questa procedura è particolarmente facile per il fatto che sul display della reflex ad ogni Custom Function viene opportunamente abbinata una descrizione testuale di ciò La luce del flash può essere fatta rimbalzare, oltre che sul soffitto, anche su una parete laterale, ottenendo un’illuminazione più gradevole, quasi da sole al tramonto. Anche in questo caso, l’uso di un’unità secondaria permette di dare leggibilità allo sfondo. La luce indirizzata dal deflettore integrato permette di rischiarare il soggetto, già adeguatamente illuminato dal flash a soffitto. Ottima resa anche ai diaframmi più chiusi. a cui la regolazione presiede, rendendo superfluo il manuale di istruzioni. Particolarmenteinteressanteèpoterobbligare il flash primario o quello secondario a calcolare la corretta esposizione non solo in E-TTL II o Manuale, ma anche in Auto, come richiedono i vecchi flash a slitta. E wireless sia Lo ammetto, parlare di connessione wireless mi fa venire l’orticaria. Ho provato innumerevoli dispositivi “privi di cavi”, apparecchiature sia informatiche che fotografiche, e ho sempre rimpianto i cavi e le connessioni fisiche: è una questione di stabilità dei collegamenti. Ovvero, mi fa diventare matto perdere anche solo 1 scatto su 20 perché il collegamento senza fili decide all’improvviso di non andare, o semplicemente di dover eseguire una ri-taratura del sistema per assestare le prestazioni generali. Insomma, io preferisco usare i cavi. Il sistema dei flash wireless Canon non poteva quindi finire in mani peggiori. Ma anche nel sottoscritto si è “accesa una luce”: il simbolino (un lampo) di fianco all’icona di variazione del fattore zoom della parabola, mi suggerisce una pressione. Io premo ed il display dei due flash cambia,lasciandocomparireuninsiemedi informazioni da cui capisco di essere sulla strada giusta. Da lì in avanti non ho più avutoparticolariintoppinelfunzionamento sincronizzato del sistema. La procedura standard per l’attivazione è banale: - Si colloca il Master (per noi il 580 EXII) sulla reflex. - Si attiva la modalità wireless su entrambi i flash. - Si imposta il funzionamento Slave sul flash distaccato (possono essere più d’uno). - Si imposta per entrambi lo stesso canale di funzionamento e, per iniziare, la lettura E-TTL II. Al termine di queste impostazioni è già possibile iniziare a disporre sul set di ripresa il flash secondario (Slave) e procedere con le sperimentazioni. Occorre prestare attenzione ad alcune ovvie precauzioni: innanzitutto i due flash devono‘vedersi’dato che la comunicazione avviene per mezzo di raggi infrarossi che non possono attraversare gli oggetti. Per altro i raggi rimbalzano, il che vuol dire che in interni, in casa, è facilissimo che i due (o più) flash si parlino anche se da dietro a poltrone, sedie o divani. In generale però, data la facilità con cui si possono orientare le teste dei flash è preferibile fare in modo che lo Slave sia rivolto verso il Master e proprio per facilitare la loro disposizione i flash sono dotati di un apposito supporto. Per quello che riguarda le modalità di scatto, finché operiamo in E-TTL II, di problemi operativi sostanzialmente non ve ne sono. In pratica, sia lavorando in Program che in una qualunque Priorità, il flash e la reflex adeguano l’illuminazione e le impostazioni, come il tempo di scatto e il diaframma. Insomma il sistema reagisce più che prontamente anche ad un impiego assai rozzo. A questo punto siamo liberi di sperimentare. PC PHOTO 77 Uno schema classico: il flash principale Master puntato sul soggetto (ma può essere usato anche indirizzato su una parete riflettente) ed il secondario Slave sullo sfondo per evitare che il soggetto sia immerso nel nero più profondo. Gli schemi di illuminazione Il primo schema di illuminazione wireless che vale la pena sperimentare è quello classico in cui soggetto e sfondo sono illuminati ognuno da un flash dedicato, in modo diretto. Con tale schema si rinuncia alla morbidezza della scena a favore di contrasti forti; si adatta preferibilmente a soggetti cromaticamente saturi, dato che la saturazione dei toni si sposa bene con un’illuminazione capace di fare sprigionare il massimo potenziale della tinta. Ed il colore si sposa bene anche con le dure ombre della luce flash. Dato che il lampo si indirizza direttamente sul soggetto, è più facile anche il compito dell’E-TTL II ed è difficile che l’immagine mostri un istogramma spostato eccessivamente da una parte. Occorre solo prestareattenzionealposizionamentodel flash secondario (il 430 EXII per noi), per ilqualeconvienescegliereun’angolazione adatta. Mi spiego: non è facile, quando si è abituati a lavorare con un unico flash, maneggiarne due. La tentazione è sempre quella di utilizzare il secondo in modo che non crei disturbo; l’approccio migliore è invece quello di dirigere il lampo principale doveeffettivamenteilsoggettolorichiede, senza preoccuparsi delle altre parti della 78 PC PHOTO scena;questeverrannorecuperateproprio attraverso il secondo flash. All’inizio non è facile, lo dico subito. Può essere d’aiuto premere sulla reflex il pulsante di controllo della profondità di campo che, in questa configurazione, attiva lo strobo flash per un paio di secondi, permettendodirendersicontosel’orientamentoel’impostazionedelledueparabole siano corretti o meno. Uno scatto di prova permette la verifica definitiva. Ricordiamo anche di controllare che i due flash ‘si vedano’, ovvero che la cellula dell’illuminatore secondario sia orientata verso quello principale. Dal punto di vista dell’esposizione, nel corso della prova le uniche bruciature che ho ottenuto erano dovute alla eccessiva vicinanza alla sorgente di luce. Ma evitare questo è compito del fotografo, non del flash. Altri due schemi Come secondo schema di luce, indirizziamo l’unità principale verso il soffitto, lasciando la secondaria puntata direttamente sullo sfondo; otteniamo in questo modounamaggioremorbidezzaperl’area illuminata di rimbalzo. In questo caso la collocazione della luce secondaria diviene estremamente importante. Infatti, esposizione a parte, il rischio è di dare un eccessivo risalto allo sfondo e di staccare eccessivamente i piani della scena; non è tanto una questione esposimetrica o di profondità di campo, è proprio una differenza di qualità della luce, una dura per lo sfondo e l’altra morbida per il primo piano. In questo caso è d’aiuto accentuare l’angolazione del flash puntato sullo sfondo fino a fargli assumere quasi la connotazione di un controluce, oppure scegliere un diaframma sufficientemente aperto da sfocare lo fondo al punto da creare una sfumatura pittorica. In questi casi l’esposizione in E-TTL II delle zone rischiarate dal secondo flash è risultata talvolta eccessiva rispetto al primo piano; il problema è risolvibile modificandolaposizionediscatto,oppure dando maggior peso al primo piano, o meglioancoraimpostandomanualmente il funzionamento e la potenza del flash principale diretto verso il soffitto. Anche qualche aggiustamento della parabola zoom del flash consente di ottimizzare il flusso luminoso. Come terzo schema di illuminazione possiamo utilizzare la luce di rimbalzo con entrambe le unità flash, anche se questa è la configurazione che, in teoria, potrebbe mettere in maggiore difficoltà la gestione E-TTL II della macchina. Per bypassare Due scatti prettamente ‘commerciali’. Le immagini sono state realizzate, con un semplice lampo di rimbalzo sul soffitto, per il sito www.openmindonline.it (sezione ‘About us/Our people’). eventuali problemi di esposizione occorre mettere i flash in condizione di lavorare agevolmente nell’ambiente in cui sono collocati; questo vuole dire usare sensibilità elevate, diaframmi aperti e non pretenderedistanzedifunzionamentoeccessive. Per quanto ottimizzati, i flash vanno comunque saputi gestire e, soprattutto in questo caso, sarà preferibile impostare la regolazione manuale in modo da sfruttare al meglio la potenza a disposizione. Da questopuntodivistapotrebbeancheessere preferibile usare due unità 580 EXII, sia come Master che come Slave, che permettono di starare la potenza manualmente, a differenza del 430 EXII che in wireless opera solo in E-TTL II. Un’ulteriore evoluzione di questo sistema flash consiste nell’impiego come trasmittente, ovvero di Master, dell’apposito modulo ST-E2. Il vantaggio, soprattutto in abbinamento a due 580 EXII, è liberare il flash montato sulla macchina e di poterlo così disporre sul set; in questo modo si può contare su due potenti flash gestibili in wireless praticamente in ogni configurazione. Un’ulteriore evoluzione del sistema è quella di usare più unità raggruppate per aree, grazie al fatto che il Master Speedlite 580 EXII dispone di ben 4 canali flash gestibili alternativamente, con la possibilità di comandare 3 flash satelliti contemporaneamente per canale. Si può quindi allestire un vero e proprio set fotografico evoluto regolando la potenza dei singoli punti di luce. Il tutto viene gestito dall’unità flash principale in combinazione con la fotocamera. Conclusioni La potenza e la flessibilità operativa delle moderne reflex e del sistema di illuminazione Speedlite di Canon è fuori discussione, al punto che la maggiore variabile che rimane in gioco è l’adeguatezza del fotografo. Per altro questa considerazione vale per la ripresa fotografica in generale, ovvero la differenza la fa il fotografo. In particolare nella gestione dell’illuminazione è il fotografo che deve posizionare, regolare, orientare e gestire i singoli flash. Proprioperquestoconvienemettersinelle condizioni di lavoro più flessibili, ovvero attrezzarsi con unità evolute. Lo Speedlite 430 EXII ha il pregio di essere un’unità potente e compatta al tempo stesso; montato sulla slitta della reflex non potrà che fornire risultati di livello professionale, mentre in wireless mostra il limite di non consentire la regolazione della potenza in manuale, un limite che si sente nel momento in cui la situazione di scatto rendesse inadeguata la gestione E-TTL II. Quanto Costa Speedlite 580 EXII: € 580 Speedlite 430 EXII: € 315 Trasmettitore ST-E2: € 240 Distribuzione: Canon Italia, Via Milano 8, 20097 San Donato Milanese (MI) Tel. 02/ 82.481 www.canon.it E’ per questo che consiglio, volendo costruirsi un sistema evoluto di flash wireless, di preferire una coppia di Speedlite 580 EXII, magari comandati da un trasmettitore dedicato ST-E2. Di certo aumentano il costo e il peso, ma si guadagna in flessibilità: a fronte dell’ingombro di una borsa fotografica di medie dimensioni si dispone di un vero e proprio studio wireless. E’ comunque importante tenere sempre presente che se alle questioni tecniche ci pensa Canon, l’estetica delle immagini rimane nelle mani di colui che ha l’indice sul pulsante di scatto, il fotografo. EGT PC PHOTO 79