Quattro passi nel futuro
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8 Quattro passi nel futuro Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? Salvatore Romagnolo - Roberto Saracco 8 Quattro passi nel futuro Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? Cent’anni fa la fantasia di alcuni scrittori immaginava macchine in parte simili all’uomo con cui potessimo parlare. Oggi dialogare con una macchina è esperienza tanto comune da non stupirci più, come quando parliamo con un computer di un “call center”. Le macchine non parlano solo con noi ma anche tra loro. E da moltissimi anni. La differenza è che oggi hanno un linguaggio molto più sofisticato, anche se diverso dal nostro. Telecom Italia Lab è la realtà di ricerca del Gruppo Telecom Italia. I suoi mille ricercatori operano per sviluppare innovazione e renderla rapidamente ed economicamente fruibile ai clienti del Gruppo. Centro di eccellenza da oltre quarant'anni nelle reti e nei servizi, ha contribuito alla definizione e affermazione del GSM, dell'Mp3 e della trasmissione ottica. Oggi continua a creare innovazione nei suoi laboratori progettando l'evoluzione della rete di accesso fissa, mobile e di trasporto. Grande impegno viene dedicato allo sviluppo di servizi e piattaforme sia per il cliente finale sia per le imprese che vedono nella rete di telecomunicazioni del futuro l'elemento abilitante per competere sul mercato a livello mondiale. In stretto collegamento con università, centri di ricerca, e industria, Telecom Italia Lab avvicina il futuro con servizi avanzati in molti settori dal mobile al multimediale, per la casa e per l'impresa, garantendo qualità e sicurezza. “Progetto Italia” è un mondo di eventi pensato dal Gruppo Telecom Italia, un concreto impegno dell'impresa nel progresso sociale e civile del Paese. Per questo Progetto Italia dà supporto alla ricerca scientifica, alla cultura, alla formazione, alle iniziative sociali e a quelle sportive, abbracciando geograficamente tutto il territorio nazionale. Nel settembre 2002 ha dato vita al Telecom Italia Future Centre a Venezia, un luogo che aiuta a immaginare il futuro e a come influenzerà i nostri comportamenti e le relazioni sociali. Situato in pieno centro nell'ex convento di San Salvador, il Future Centre si presenta come un laboratorio interattivo basato su una logica di tipo emozionale: vedere, toccare, sperimentare le nuove tecnologie, ma anche possibilità di seguire mostre e ascoltare cicli di conferenze. Salvatore Romagnolo, giornalista, saggista ed esperto di comunicazione online, è direttore di Apogeonline.com. Collabora con "La Stampa", per la quale cura due rubriche settimanali su Internet e le nuove tecnologie. È autore di diversi saggi sui nuovi media e il giornalismo online ed editore di Nomadvillage.it, il primo magazine online italiano interamente dedicato alla mobilità Hi-Tech. Roberto Saracco è responsabile per la comunicazione scientifica in TILAB. Nei suoi oltre trent'anni nel settore delle telecomunicazioni è stato ricercatore prima nel settore tecnico e poi in quello economico. Per molti anni ha lavorato in un contesto internazionale, guidando tra l'altro un progetto della Banca Mondiale in America Latina per stimolare l'adozione delle nuove tecnologie. È autore di diverse pubblicazioni sulle nuove tecnologie e sul loro impatto sul business. Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? L e macchine conversano in modo “telepatico”, senza emettere suoni, senza fare rumore, in perfetto silenzio. Lo fanno inviandosi dati, dando vita a un flusso comunicativo particolarmente intenso. Un chiacchiericcio continuo, ma impercettibile ai nostri sensi. Il fatto che delle macchine, oggetti inanimati, conversino tra loro, evoca scenari fantascientifici. Tutta la letteratura di settore è infarcita di robot – più o meno umanoidi – che emettono suoni di vario tipo per comunicare tra di loro o con degli umani. I due automi di “Guerre stellari”, il noto film di George Lucas, rappresentano due dei modelli di macchine parlanti più diffusi. C-3PO, dalle sembianze antropomorfe, parla un inglese elegante, in perfetto stile British, simile a quello di un maggiordomo e si comporta da tale. Parla, ovviamente, anche tutte le altre lingue note della Galassia, che sono contenute nella sua smisurata memoria interna. R2-D2, invece, non ha sembianze umane e il suo modo di comunicare è poco umanizzato: emette suoni simili a quelli che produce una macchina funzionando, un insieme di sibili e ronzii. Anche quella di R2-D2 è, però, una lingua di tipo umano, perché pur sempre di suoni si tratta, anche se somigliano più a dei rumori. Più sofisticata è, invece, la comunicazione tra i robot di “AI”, il film di Steven Spielberg che racconta le vicissitudini di un automa-bambino che, programmato per amare i suoi genitori adottivi – dai quali viene però abbandonato –, dedica circa un migliaio di anni per rintracciarli, ritrovandosi alla fine solo, in una New York ormai priva di presenze umane. Ad abitare la città, come il resto del pianeta, sono rimasti soltanto gli automi, ormai in grado di riprodursi, seppur non in modo bio7 Quattro passi nel futuro logico. Tra di loro comunicano in modo “telepatico”, senza fare uso di suoni, in effetti necessari solo a noi umani. A ben guardare, gli oggetti di varia natura capaci di comunicare in modo anche piuttosto complesso tra di loro sono ormai numerosi e alcuni anche di uso comune. Il motivo per il quale continuiamo a non avere una percezione di questa realtà, di quello che abbiamo chiamato intenso chiacchiericcio tra macchine, è dovuto al fatto che queste conversano tra di loro come nel film di Spielberg e cioè, come abbiamo detto, in modo “telepatico”. Probabilmente il dialogo tra macchine che maggiormente ha distinto questi ultimi anni - fortemente caratterizzati dall’avvento di massa di Internet - e che, in un qualche senso, è stato anche il segno dei tempi, è quello tra modem: quel fruscio scomposto e aritmico, ma non privo di fascino grazie al quale è diventato possibile collegarsi alla Rete delle reti tramite la propria linea telefonica. Per poter trasmettere dei dati utilizzando il cosiddetto doppino telefonico – pensato originariamente per trasmettere la voce – è necessario trasformare i dati stessi in suoni. Questa operazione viene effettuata dal modem che, sempre tramite la linea telefonica, modula, cioè converte i dati in suoni e invia il “messaggio” a un altro modem che, a sua volta, lo demodula, trasformando nuovamente i suoni in dati: una conversazione particolarmente interessante, che si svolge in una nuova lingua, una sorta di Esperanto tecnologico, che le due macchine utilizzano per comunicare, dialogare, capirsi. E consentire a noi di comunicare a nostra volta. Ma i modem non sono le sole macchine a parlarsi. Da quando la tecnologia Bluetooth1 ha iniziato ad affermarsi, gli oggetti elettronici comunicanti si sono rapidamente moltiplicati. Oggi questa tecnologia è integrata soprattutto in telefoni cellulari, computer palmari e auricolari per telefonini, ma il suo utilizzo si sta espandendo rapidamente anche a Pc, stampanti, navigatori GPS e altro ancora. Bluetooth è, in fondo, una tecnologia semplice, che si prefigge obiettivi semplici: liberarci dai cavi, dandoci maggiore libertà e maggior confort. Quello, ad esempio, di utilizzare una cuffietta Bluetooth senza più il fastidio del cavo dell’auricolare che, oltre a impigliarsi in qualcosa, obbliga l’utilizzatore ad avere il 1 Bluetooth è una tecnologia a bassa potenza (opera con un raggio di azione di circa 10 metri) che nasce con un obiettivo preciso: rimpiazzare i cavi, quell’ammasso di fili necessari a collegare tra loro vari sistemi elettronici. Opera sulla banda a 2,4 GHz e può connettere una vasta gamma di terminali in modalità wireless. 8 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? telefonino sempre su di sé. Grazie al Bluetooth, il cellulare può rimanere anche nella borsa o in tasca. Toyota ha lanciato all’inizio del 2004 la prima automobile dotata di tecnologia Bluetooth, la Yaris Blue, all’interno della quale è possibile ricevere ed effettuare telefonate senza prendere in mano il proprio cellulare, ma lasciandolo in tasca o addirittura nel bagagliaio, aumentando comodità di utilizzo e sicurezza. Oltre a cellulari e auricolari wireless, questa tecnologia si è affermata anche nei computer palmari che, in questo modo, possono collegarsi tra di loro o con altri terminali, primi fra tutti gli onnipresenti cellulari. Grazie al Bluetooth i palmari acquisiscono le capacità di comunicazione dei telefonini, che vengono virtualmente integrati, come se si trovassero all’interno del PDA. E questo grazie a una “lingua” comune e alla capacità di dialogare, di comunicare. LA PIRATERIA BLUETOOTH: UN “HOBBY” A PORTATA DI TUTTI Anche se le macchine sono in grado di parlarsi, spesso si dicono quello che vogliono i loro utilizzatori umani. E non sempre sono conversazioni lecite. È il caso della pirateria Bluetooth, tramite la quale ci si può intrufolare nel cellulare o nel PDA del vicino di scrivania, per divertirsi o per passare il tempo: la mattina al caffè, il pomeriggio in una sala riunioni oppure durante un seminario soporifero. Normalmente, quando due terminali Bluetooth comunicano tra di loro tutto è realizzato apertamente: il proprietario dell’apparecchio obiettivo è non soltanto informato del fatto che qualcuno cerca di agganciarsi con il suo oggetto comunicante, ma deve anche decidere con l’ospite una password che autorizzi la messa in relazione dei due dispositivi. Questa, almeno, la teoria, perché la maggior parte delle macchine attualmente in commercio viene consegnata senza che queste minime misure di sicurezza siano attivate. E la maggioranza degli utenti non corre ai ripari. La macchina resta, dunque, costantemente individuabile e non richiede l’intervento del proprietario per convalidare la comunicazione con un altro terminale Bluetooth. Tutto ciò, ovviamente, soprattutto per divertirsi. Anche se si tratta di un divertimento moralmente e legalmente illecito. 9 Quattro passi nel futuro BLUETOOTH E UBIQUITOUS COMPUTING Manchester ha lanciato un progetto volto a creare delle “zone urbane wireless” basate su WiFi accessibili con dispositivi mobili. La città inglese ha dato vita a un progetto, denominato Speedwave, basato su ciò che una decina di anni fa Mark Weiser già immaginava fondando l’ubiquitous computing, e cioè lo studio e lo sviluppo di sistemi informatici basati sulla presenza di dispositivi e sensori elettronici in comunicazione tra loro in ogni luogo della nostra vita quotidiana. Manchester ha portato avanti questo progetto pilota per diffondere reti mobili sul territorio urbano accessibili in vari locali pubblici, ristoranti, bar, università, hotel, ecc. La tecnologia scelta per rendere possibile questo test è stata proprio Bluetooth, montando processori nei muri e in varie parti degli spazi sperimentali. Gli utenti provvisti di dispositivi mobili possono accedere alla rete semplicemente, senza il bisogno di passare da una linea telefonica. ANCHE I RADAR SI PARLANO Il governo francese ha varato un progetto per l’installazione di cento radar automatici lungo le autostrade nazionali. Il loro compito è quello di sorvegliare sulla sicurezza stradale ed entro il 2005 è previsto che il loro numero arrivi a mille. I radar automatici sono in grado, comunicando tra di loro, di rilevare un’infrazione, elevare la relativa contravvenzione e recapitarla all’interessato. Ecco come il tutto funziona: appena un’infrazione viene rilevata dal radar, questo genera un Messaggio di Infrazione (MIF) che comprende le fotografie della targa del veicolo e del conducente, così come i dati dell’infrazione stessa. Il messaggio viene archiviato in locale e trasmesso, dopo essere stato codificato, alla centrale di Lille. All’arrivo del MIF, il sistema decifra il messaggio e le fotografie, garantisce la lettura delle targhe, quindi interroga gli archivi delle immatricolazioni, dei veicoli rubati, senza trascurare quelli delle agenzie di noleggio auto. Le contravvenzioni vengono conservate per dieci anni in un’apposita banca dati e sono conciliabili via Internet tramite un sito Web. Si ottiene, in questo modo, una catena completamente automatizzata e interamente gestita da macchine in grado di dialogare tra di loro. Il sistema di radar automatici ha subito il suo battesimo del fuoco alla fine del 2003 con risultati rilevanti: 4.400 contravvenzioni elaborate dai primi 10 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? dieci radar installati. In tre settimane, la cifra era salita a 72.000 contravvenzioni. INVISIBLE MOBILE A conferma degli enormi sviluppi delle tecnologie in grado di far comunicare le macchine tra di loro, arriva una ricerca di Forrester Research, che indica all’industria il futuro della comunicazione mobile, in cui i consumatori principali non saranno più le persone, ma le macchine. Presto la comunicazione tra oggetti supererà quella tra umani. Il rapporto sul futuro della comunicazione mobile ha già scatenato un acceso dibattito su dove indirizzare gli investimenti nel settore del wireless e ha evidenziato che alcune grandi aziende stanno già facendo scelte in nuove direzioni. “Forget 3G - Only Invisible Mobile Will Reignite Mobile Telecom”2, così afferma Forrester Research. Cosa intende per “invisible mobile”? “Comunica-zioni mobili senza intervento umano”. Com’è noto, l’industria della telefonia mobile ha raggiunto una certa saturazione del mercato, soprattutto in Europa. Nel Vecchio Continente, infatti, la maggior parte delle persone ha ormai un telefonino e, comunque, la penetrazione della telefonia wireless non supererà mai il 100% della popolazione. Secondo Forrester la scommessa del 3G, con cui l’Europa intende combattere la saturazione del mercato, non porterà agli obiettivi sperati, nonostante gli altissimi costi di infrastrutture e di marketing. La soluzione è, sempre secondo Forrester, l’“invisible mobile”. Le compagnie telefoniche sono alla ricerca di nuovi mercati a cui vendere i loro servizi e il migliore all’orizzonte sembra essere quello delle connessioni tra macchine, tra oggetti. Secondo la società di ricerche di mercato questa strategia farà rinascere l’industria delle Tlc per i prossimi 5-20 anni. Un business di cui beneficeranno, tra l’altro, non solo gli operatori di telecomunicazioni ma anche i produttori di chip e di elettronica in generale. Già oggi, del resto, oltre il 90% dei processori in giro per il mondo non sono incorporati nei Pc tradizionali, ma in altre migliaia di dispositivi distribuiti nelle case, nelle auto, nelle macchine, negli uffici, nelle fabbriche. 2 Dimenticatevi il 3G – solo i sistemi mobili invisibili faranno ripartire il mercato delle Telecom. 11 Quattro passi nel futuro Forrester prevede che le macchine e gli oggetti collegati tra loro supereranno gli umani nel 2005, con un rapporto di 30 a 1 nel 2020. In questa prospettiva, possiamo immaginare un futuro in cui anche l’ecommerce sarà gestito tra macchine senza l’intervento dell’uomo. Il macchinario di un’industria tessile comprerà da un’altra macchina in un’altra azienda la materia prima quando sarà necessario. Forrester afferma, inoltre, che le tecnologie come la 3G sono ancora troppo immature e non sono in grado nel breve periodo di dare, a costi contenuti, i risultati che assicurano già oggi le tecnologie come GPRS, EDGE, Bluetooth, W-LAN. In un’altra recente ricerca, inoltre, Forrester indica Bluetooth come una delle tecnologie vincenti in questa direzione. Il futuro di Bluetooth, quindi, non starebbe nella comunicazione mobile come la intendiamo oggi, ma in applicazioni molto più avanzate secondo il paradigma dell’invisibilità. Certamente nei prossimi anni vedremo un'affermazione del 3G e di quanto lo seguirà. Questo sarà comunque al servizio non solo della comunicazione tra noi umani, ma anche, qualcuno osa dire sopratutto, tra macchine. Vediamo. Nel futuro gli oggetti saranno sempre più capaci di interagire con l’ambiente, non solo con noi, e parleranno sempre più spesso tra di loro. In questi ultimi anni i progettisti di sistemi complessi hanno dotato le diverse parti del sistema della capacità di parlare tra di loro e di “prendere” delle decisioni localmente, senza coinvolgere noi, cioè le persone. Aeroporto di Denver, il più automatizzato al mondo 12 Nella fotografia a lato si vede l’aeroporto di Denver, inaugurato nel 1995. In questo aeroporto non ci sono dei rilevatori classici di incendio disposti ogni 20-30 metri. Al loro posto è stato installato un rilevatore continuo di temperatura in grado di forni- Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? re informazioni con una precisione di pochi centimetri su dove vi sia un surriscaldamento. Questo sistema è presente in tutti i corridoi, locali, cunicoli dell’aeroporto coprendo una lunghezza di quasi 5 chilometri. Se viene rilevato un problema il sistema non invia un allarme ad un operatore o ai vigili del fuoco ma inizia a dialogare con altri apparati che si trovano nella zona in cui è stato rilevato un surriscaldamento e cerca, insieme a questi, di circoscrivere il problema e di evitare disagi. Nel 2001, ad esempio, uno dei motori che servono a far scorrere i nastri di trasporto bagagli si è surriscaldato. Questo è stato rilevato dal sistema3 che ha provveduto da un lato a fermare il motore e dall’altro a dare istruzioni affinché i bagagli venissero instradati verso la loro destinazione utilizzando altri percorsi. Allo stesso tempo ha verificato quali bagagli erano rimasti bloccati sul nastro ed ha provveduto ad inviare informazioni ad una squadra di intervento, fornendo anche le priorità di recupero sulla base dei tempi effettivi di partenza dei voli cui le diverse valige erano dirette. Non solo: ha provveduto ad informare gli aerei che non potevano attendere che ci sarebbe stata una valigia in meno rispetto al previsto, e contemporanea ha avvertito altri aerei che avrebbero dovuto trasportare una valigia in più. Infine ha comunicato anche agli aeroporti di arrivo il cambio di vettore, in modo da poter informare il passeggero all’arrivo. Questa tipologia di automazione in cui varie parti di un complesso dialogano tra di loro si sta estendendo. I computer presenti nelle banche non solo dialogano con le macchine ATM da cui preleviamo il contante, ma dialogano anche tra di loro per spostare enormi quantità di denaro per prestiti di poche ore. Quando viene sera in Italia, i soldi della banca sono trasferiti elettronicamente negli Stati Uniti dove possono essere utilizzati, per poi essere ulteriormente trasferiti quando lì viene sera alle banche asiatiche dove sta iniziando la giornata lavorativa. Al mattino successivo in Italia i soldi rientrano dopo aver fruttato alla banca un po’ di interessi. Tutto questo avviene senza che alcun cassiere o impiegato sia coinvolto. Al centro medico di North Monroe (Louisiana) hanno assunto il signor Pillmore4 (Pillolapiù) e i risultati si vedono. Pillmore è un robot 3 http://www.protectowire.com/applications/profiles/denver_airport.htm 4 http://www.usatoday.com/tech/news/techinnovations/2003-11-21-robotpharmacist_x.htm 13 Quattro passi nel futuro che si fa carico della distribuzione delle medicine ai pazienti. Si coordina con il centro gestione delle medicine e riesce a fare in due ore, senza commettere errori, quello che normalmente necessitava otto ore. Robot-Rx, questo il suo nome tecnico, è stato concepito un anno fa ed è entrato in servizio a novembre. Si reca al magazzino medicine e sceglie ciò che serve tra oltre 400 tipi diversi di farmaci. Non ha bisogno che le medicine siano poste esattamente in un certo posto (anche se un po’ di ordine gli semplifica la vita), in quanto legge il codice a barre di ogni medicina prima di metterla nel suo cestino di consegne (legge anche la data di scadenza per assicurarsi che vada bene). In questo vengono poste le dosi singole necessarie ad ogni paziente. Le prescrizioni sono ricevute via radio non appena il medico compila la “ricetta” sul suo palmare. Ad oggi Pillmore ha già distribuito 45 milioni di dosi senza fare un solo errore…. Nel prossimo futuro robot di questo tipo dialogheranno ancora di più con il loro ambiente favoriti dalla presenza di tecnologie come le tag. LE TECNOLOGIE PER IDENTIFICARE GLI OGGETTI Le tag, etichette elettroniche, sono dei piccolissimi chip delle dimensioni di un granello di sale al cui interno è memorizzato un numero. Esistono varie tipologie di tag, quelle più interessanti per l’impatto che avranno sul nostro futuro sono quelle dette passive. Questo tipo di tag, di cui vediamo una immagine nella figura a lato5, assomigliano un po’ a dei virus: non hanno una vita propria ma si “animano” solo in presenza di un lettore. Tag ingrandita Questo è un sistema che emette un campo elettromagnetico che induce una corrente elettrica sull’antenna a cui è collegata la tag. Questa piccolissima corrente è sufficiente sia a leggere le informazioni contenute nella tag sia a trasmetterle via radio al lettore. Il costo di questo tipo di tag a fine 2003 era dell’ordine di qualche 5 http://www.circuitree.com/CDA/ArticleInformation/features/BNP__Features__Item/ 0,2133,79352,00.html 14 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? decina di centesimi di Euro. Questo costo dovrà scendere sotto ai 2 centesimi per diventare paragonabile a quello del codice a barre. A quel punto le tag elettroniche potranno prendere il sopravvento. Questo accadrà, probabilmente, intorno al 2006-2007. La funzione della tag è simile a quella degli onnipresenti codici a barre con il vantaggio che è possibile leggere molte tag in contemporanea senza neppure vederle. Non è quindi necessario rigirare il pacchettino per cercare l’etichetta come oggi fa la cassiera al supermercato. Le decine di pacchetti che abbiamo messo nel carrello possono essere letti in contemporanea da un solo lettore mentre arriviamo alla cassa. Con le tecnologie attuali si possono leggere diverse centinaia di tag in un colpo solo. Come per il codice a barre, la tag contiene un numero, in genere memorizzato con 96 o 128 bit. Con 128 bit è possibile dare un’etichetta a ciascun atomo che si stima sia presente sulla terra, più che sufficiente quindi per etichettare qualunque oggetto che produrremo. Le tag rappresentano il sistema ideale per le macchine in quanto consentono loro, in modo molto sempliSupermercato con prodotti identificabili ce, di rendersi conto dell’amtramite tag biente in cui si trovano. Esisteranno, così come già esistono oggi per i codici a barre, dei punti nella Rete a cui è possibile accedere per avere tutte le informazioni collegate a quell’oggetto che ha quel particolare identificativo. Un po’ quello che accade oggi se inserite un CD musicale nel vostro computer per memorizzare i brani su un disco per poi ascoltarli tramite un iPod. Il programma sul vostro computer legge l’identificativo del CD e va a prendere le informazioni sui brani (cantante, titolo canzone, compositore, anno…) da una banca dati presente su Internet che contiene tutti i CD prodotti al mondo6. Tutto questo è fatto senza che voi dobbiate fare nulla, potete essere 6 http://www.cddb.com 15 Quattro passi nel futuro all’oscuro di tutto, non importa. È un discorso tra macchine. Ovvia quindi l’importanza cruciale che giocano le telecomunicazioni per consentire la traduzione del codice contenuto nell’etichetta in una informazione utile per la macchina (e per noi). Le tag sono già state utilizzate, anche se in modo sperimentale, per l’identificazione di valige. Applicate al check in, consentono a dei sistemi di seguirle fino al carico sull’aereo. All’aeroporto di Denver è attivo un sistema7 che consente di indirizzare ogni singolo bagaglio al suo punto di destinazione, sia questo un aereo in partenza o il carousel da cui sarà ritirato dal passeggero. In prospettiva sarà possibile indirizzare anche le valige in transito da un volo all’altro. Oggi il sistema legge i codici a barre Aeroporto di Denver: le valige sono impressi sull’etichetta messa sul etichettate e lette da un sistema che scorre sotto l’aeroporto fino agli aerei e bagaglio al check in, ma entro i le dirige all’aereo giusto. prossimi 5 anni le valige che compreremo saranno dotate di una etichetta elettronica che, rilevata al check in, sarà associata al nostro biglietto, agli aerei che prenderemo, e verrà monitorata passo passo. La presenza di tag elettroniche su tutti gli oggetti consentirà alla valigia di “sapere” cosa le mettiamo dentro e sarà quindi semplice accertarsi, senza aprirla, se ci siamo ricordati di prendere l’asciugacapelli. Quando rifaremo la valigia in albergo, questa potrà segnalare se abbiamo scordato di mettere dentro qualcosa che prima c’era… Non solo. Un telefonino dotato di lettore di tag potrebbe “scoprire” e segnalarci dove è finito il portachiavi, magari caduto sotto il letto mentre preparavamo la valigia. È probabile che l’attenzione agli aspetti di sicurezza acceleri nei prossimi anni la diffusione delle tag, permettendo controlli più efficaci e veloci dei bagagli. 7 16 http://www.protectowire.com/applications/profiles/denver_airport.htm Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? Già oggi i pacchetti che inviamo tramite DHL, Fedex, UPS, sono dotati di una etichetta che rende possibile, ogni volta che il pacchetto cambia di “mano”, una registrazione su dove si trova. Quindi se vogliamo sapere in qualunque istante la posizione del pacchetto che abbiamo spedito all’altro capo del mondo, è sufficiente qualche click su Internet. Più complicato sapere dove abbiamo messo noi il pacchetto che abbiamo ricevuto ieri… La Federal Express (FedEx) ha il centro di smistamento dei pacchi, pacchetti e buste a Memphis8. In questo aeroporto ogni notte atterrano nel giro di un’ora un centinaio di aerei, viene effettuato lo scambio dei pacchi da un aereo all’altro in un’ora e quindi tutti gli aerei ripartono. Nell’arco di tre ore si ha quindi atterraggio, gestione dei pacchi e decollo. Questo fa dell’aeroporto di Memphis il primo al mondo come densità di traffico. Lo scambio dei pacchetti da un aereo all’altro è completamente automatizzato ed utilizza le tag per sapere di che pacco si tratta e, tramite accesso ad un sistema informativo, dove quel particolare pacco deve andare. Lo stesso pacco è identificato al momento in cui viene caricato su di un 8 http://www.logfac.com/ memphistransport.htm Tracking di un pacco… Aeroporto di Memphis, sede della FedEx Smistatore automatico di pacchi in grado di leggere la destinazione di ogni singolo pacchetto 17 Quattro passi nel futuro aereo in modo che il sistema informativo sappia in ogni istante la situazione. In un anno vengono gestiti oltre 2 miliardi di pacchi dal sistema automatico con una percentuale di errore bassissima. Una gestione manuale sarebbe impossibile nei tempi richiesti dallo smistamento, e sicuramente porterebbe ad un numero di errori enormemente maggiore. Non sono solo i pacchi ad essere identificati e a dialogare con altre macchine. Anche gli aerei sono identificati9. Inoltre gli aerei civili sono dotati di sistemi di dialogo tra loro che consentono a ciascuno di rendersi conto della eventuale presenza di altri aerei nella loro zona su una rotta che potrebbe portarli ad essere troppo vicini. Il sistema10 (TCAS: Anti-colTCAS: sistema anticollisione attivo lision System) opera in su molti aerei modo completamente automatico (anche se può essere disattivato dal pilota) e garantisce una maggiore sicurezza di volo. Gli aerei militari sono dotati di sistemi più sofisticati in quanto hanno la necessità sia di farsi riconoscere da aerei “amici” sia di nascondersi da quelli “nemici”. In questo caso il dialogo tra i velivoli è molto complesso, un po’ come giocare a rimpiattino, anche se la posta in gioco è ovviamente molto più alta. Gli aerei, inoltre, dialogano costantemente con i centri di controllo di volo e, nel caso dei modelli più recenti, anche con i centri operativi della linea aerea, informando i centri di manutenzione di tutti i parametri di volo, come ad esempio il consumo di carburante, il vento a favore o contro,… Questo permette sia di rilevare possibili anomalie intervenen- 9 Ogni aereo civile o militare ha un “transponder” che fornisce via radio un identificativo del velivolo. I centri di controllo di volo ricevono istante per istante questo identificativo sui loro schermi in modo da sapere la posizione di ogni velivolo oltre ai dati di volo (velocità, rotta, altitudine,…). 10 http://www.kaigai-aviotech.co.jp/ newpage3.htm 18 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? do con azioni correttive mentre l’aereo è in volo, sia di informare altri aerei della situazione e indirizzarli su altre rotte o a diverse altitudini per risparmiare tempo e carburante. L’aereo inoltre parla con il sistema di assegnazione dei gate all’aeroporto di arrivo e con il sistema di prenotazioni della linea aerea in modo da informare nella fase di atterraggio i passeggeri in transito dei gate da cui dovranno imbarcarsi. Il tutto avviene in modo automatico tramite un dialogo tra macchine senza che alcun operatore umano sia coinvolto. Anche le auto sono “chiacchierine”, e lo saranno sempre più. A Singapore ogni auto ha una sistema radio11 che dialoga con vari punti posti lungo le strade, in genere i semafori, e fornisce in questo modo la sua identità, utilizzata sia per far pagare un cifra in base all’ora e alla zona, sia per avere informazioni sui flussi di traffico e fornire indicazioni ai Le auto a Singapore dialogano con sistemi di controllo del traffico semafori su come regolare la durata del verde/rosso. Appositi cartelli luminosi, inoltre, indicano agli automobilisti lo stato del traffico perché possano scegliere il percorso migliore. Per quelli dotati di navigatore satellitare il dialogo avviene direttamente tra il sistema di monitoraggio del traffico ed il navigatore, permettendo a questo di ricalcolare in tempo reale il percorso migliore evitando imbottigliamenti. Inoltre a Singapore non occorre cercare la macchinetta per pagare il parcheggio. Le aree di sosta sono in grado di parlare con l’auto e addebitano automaticamente quanto dovuto per la sosta. Le auto in futuro parleranno anche tra di loro. Diversi progetti di ricerca stanno cercando di mettere a punto sistemi per diminuire gli incidenti o perlomeno di minimizzarne le conseguenze. Una macchina 11 In questo caso si tratta di una tag attiva, simile al telepass usato in Italia. 19 Quattro passi nel futuro che frena può avvertire istantaneamente quella che la segue prima che il guidatore se ne accorga, un’auto che arriva ad un incrocio può essere avvertita dell’arrivo di un’altra auto, della sua velocità e se è in fase di frenata (per cui si suppone darà la precedenza) o meno… Rilevatori di ghiaccio, olio, di sbandata possono segnalare il pericolo Le auto comunicheranno tra loro e con la strada alle auto che seguono consentendo a queste di diminuire automaticamente la velocità e se possibile di evitare il punto scivoloso. PARLARE CON I POMODORI Un ulteriore settore in cui troviamo oggetti che parlano tra loro è l’agricoltura. Per ora si tratta di casi sporadici, esperimenti, ma già indicativi di cosa potrà succedere in futuro. Utilizzo di sensori per l’irrigazione delle vigne In Canada sono in corso sperimentazioni con dei sensori nelle vigne che parlano con il sistema di irrigazione per avvertire quando la vite in quel punto particolare ha bisogno di acqua. I sensori utilizzati hanno un costo elevato che si giustifica solo in termini di sperimentazione. Tuttavia il loro costo è destinato a scendere rapidamente e verso il 2005-2006 dovrebbe essere tale da portare un vantaggio economico. Il loro utilizzo permette infatti di garantire una migliore crescita dei vitigni senza i costi di una supervisione umana. In Israele sono stati installati dei sensori che si accorgono se una certa pianta di pomodori viene attaccata da dei parassiti in modo che venga immediatamente irrorata con del disinfettante. Questo permette 20 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? non solo di combattere i parassiti, ma diminuisce la quantità di anticrittogamici utilizzati. Oggi, infatti, viene effettuata dai contadini una irrorazione preventiva di anticrittogamici in modo da evitare che eventuali insetti o altro tipo di pesti rovinino il prodotto. Avere la possibilità di rilevare effettivamente quando arrivano queste minacce al raccolto permette di intervenire solo quando serve. Viene stimato che sia così possibile ridurre del 60% la quantità di anticrittogamici con risparmio di costi e minore “inquinamento”. Negli Stati Uniti sono state condotte delle ricerche per collegare i trattori nei campi con il centro di agraria della Università del Kentucky 12. Conoscendo la posizione esatta del trattore (con un’incertezza di circa un metro), e la tipologia del terreno, è possibile indicare al trattore quanto e che tipo di fertilizzante spargere. Questo ha consentito di diminuire del 40% l’utilizzo di fertilizzanti. Trattore con sensori e sistema di comunicazione satellitare Ora un nuovo progetto, sempre condotto da questa Università, punta a realizzare dei trattori autonomi, dei robot, che coltivano i campi dialogando con un computer dell’Università per determinare quando è più opportuno fare certi lavori (sulla base delle previsioni del tempo, ma anche sulla base di richieste del mercato). Questi trattori-robot dialogano tra di loro ottimizzando così le attività. Robot trattore in grado di dialogare con sistemi remotizzati La diffusione dei sensori nei campi e nell’agricoltura in generale (quindi nei silos in cui vengono raccolti i prodotti) porterà a notevoli benefici, specie in quelle aree in cui vi sono maggiori difficoltà ambientali e maggiori costi per la catena distributiva. In America del Sud, ad esempio, sono stati condotti degli esperimenti per collegare i campi e i 11 http://www.rgs.uky.edu/ 21 Quattro passi nel futuro Un sensore. Le sue dimensioni sono molto piccole e ne consentono l’inserimento in ogni oggetto silos di raccolta con i camion che percorrono il paese. In questo modo i camion sono informati automaticamente di quando vi sono dei silos con del raccolto da trasportare, viceversa i contadini possono programmare il raccolto in modo ottimale in dipendenza della disponibilità del trasporto. Minori rischi di deperimento del prodotto e migliore qualità di quest’ultimo quando arriva sui banchi del mercato. I sistemi di irrigazione collegati alle previsioni meteo possono permettere un risparmio di acqua (inutile irrigare se entro poche ore cadrà la pioggia), aspetto molto importante in quelle zone, e sono molte, in cui l’acqua scarseggia. Analogamente meglio non spargere disinfettanti sulle foglie prima che piova dato che la pioggia laverebbe via dalle foglie le medicine rendendo inutile l’irrorazione. ”ASCOLTARE” CON L’AMBIENTE Parco Nazionale dei Vulcani, Maui, Hawaii Nel parco naturale di Maui, sulle pendici del vulcano, i ricercatori hanno utilizzato dei sassi per tenere sotto controllo i microterremoti causati dalle attività vulcaniche. Questo monitoraggio richiede la distribuzione di molti sensori in vari punti del territorio in modo che le informazioni raccolte, opportunamente correlate, possano dare un quadro della situazione. Anziché piazzare i vari sensori in apposite scatole che avrebbero deturpato il panorama e avrebbero potuto essere, potenzialmente, obiettivo di vandali, i ricercatori hanno raccolto un centinaio di sassi, li hanno tagliati a metà, ricavato una piccola nicchia all’interno e inserito un sistema elettronico in grado di rilevare vari parametri e di trasmetterli al sasso più vicino. 22 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? L’insieme dei sassi, riportati nel parco e distribuiti in modo casuale, forma una rete in cui ciascun sasso comunica con quelli vicini… I sassi sono abbastanza grossi da scoraggiare la loro rimozione come souvenir e il loro peso garantisce anche che non sia probabile un loro trasporto a distanza. Eventuali sportivi che si dedicano al lancio del sasso li sposteranno solo di pochi metri non alterando, quinSassi con sensori per monitorare di, la struttura della rete. Inoltre la rete le condizioni ambientali è costantemente riconfigurata dagli stessi sensori posti nei sassi in modo tale da garantire il suo funzionamento anche se qualche sasso fosse spostato significativamente o anche asportato. Il problema in questo tipo di applicazioni è costituito dalle batterie che devono alimentare i sensori. Non è pensabile di andare a sostituire le batterie frequentemente (individuando tra l’altro i sassi “taroccati” tra i tanti veri). Nel caso di Maui sono state utilizzate delle pile a lunga durata contando anche sul bassissimo consumo di energia da parte di ogni sensore. Questo basso consumo è reso possibile dalla struttura di rete locale formata dai sensori. Infatti ogni sasso chiacchiera solo con i vicini. Dovendo trasmettere a poca distanza non necessita di una potenza elevata e quindi consuma poca energia. La comunicazione raggiunge grandi distanze con piccoli balzi successivi da un sasso all’altro. In futuro i sensori diverranno molto più flessibili in termini dei parametri che sono in grado di rilevare e potrebbero ricevere istruzioni su quali dati raccogliere via radio. Non solo. La crescente capacità elaborativa consentirà l’elaborazione dei dati all’interno della rete e l’eventuale cambiamento dei dati da rilevare sulla base di quanto viene via via elaborato. ANCHE GLI ELETTRODOMESTICI CHIACCHIERANO Oggetti che parlano li troviamo anche molto più vicino a noi, nelle nostre case e in futuro ve ne saranno sempre di più. Varie aziende che producono elettrodomestici e sistemi di intratteni23 Quattro passi nel futuro La cucina del futuro, un prototipo realizzato da Living Tomorrow, in cui i diversi elettrodomestici dialogano tra loro mento (stereo, televisore…) hanno iniziato a predisporre i loro prodotti a comunicare. Un interessante progetto di ricerca in Olanda, Living Tomorrow (vivere domani)12 ha ricevuto un finanziamento di 25 milioni di Euro per sviluppare e sperimentare oggetti domestici in grado di dialogare tra di loro portando ad un ambiente più gradevole in cui vivere, con una speciale attenzione alle esigenze degli anziani. Il forno a microonde può avvertire la lavatrice di interrompere per un minuto il riscaldamento dell’acqua e chiedere al frigorifero di non far partire il compressore di raffreddamento in modo da dargli tempo di scaldare il pane senza sovraccaricare la rete elettrica con il rischio di far saltare il contatore. Inoltre in prospettiva l’esistenza di etichette elettroniche negli abiti permetterà alla lavatrice di suggerire i migliori programmi di lavaggio, e addirittura di rifiutarsi di effettuare un lavaggio che comprende due capi “incompatibili” tra di loro. Il microonde potrebbe autoprogrammare la durata del riscaldamento sulla base delle informazioni contenute nel pacchetto del cibo che abbiamo introdotto… Altre case hanno sviluppato delle centraline di controllo e automazione di varie funzioni della casa, ad esempio per diminuire i costi del riscaldamento: se la centralina si accorge che siamo usciti da casa e la temperatura esterna scende o il cielo si annuvola, può provvedere automaticamente ad abbassare le tapparelle in modo da diminuire la dispersione, sempre pronta a sollevarle nuovamente quando l’illuminazione solare potrà contribuire al riscaldamento dell’ambiente (e in modo analogo, anche se opposto, fare d’estate diminuendo i consumi per il condizionamento). Il dialogo tra oggetti tra le mura domestiche può risultare particolar- 12 http://www.livtom.be/noframes/en_000138.htm 24 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? mente utile in presenza di persone in qualche modo bisognose di aiuto. Le pantofole possono comunicare con centri di servizio se non si muovono come al solito (non vengono indossate o stanno ferme in un punto in cui non dovrebbero per troppo tempo); le medicine se non vengono prese entro un certo periodo possono segnalarlo al televisore, che può accendersi con un scritta in cui si ricorda di prendere la medicina (o sovrapporla al programma che si sta guardando…); il letto può segnalare se una persona non si alza; la porta del bagno segnalare l’ingresso e la non uscita di una persona… Le informazioni che gli oggetti intorno a noi possono raccogliere sono moltissime e da un loro esame è possibile rilevare tempestivamente il potenziale insorgere di situazioni anomale. UN AIUTO PER FARE LA SPESA Nel supermercato del futuro avremo molti oggetti in grado di parlare fra di loro e con il nostro carrello della spesa. In effetti in alcuni supermercati in Germania, Canada e Stati Uniti sono già iniziate delle sperimentazioni in cui il “chiacchiericcio” porta a un modo diverso di fare la spesa. La multinazionale Ahold13, ad esempio, sta sperimentando in alcuni suoi supermercati lo Shopping Buddy (il compagno di acquisti). Si tratta di un computer contenuto in uno schermo posto sopra il carrello della spesa in grado di accorgersi di quali prodotti abbiamo inserito nel carrello. Li visualizza sullo schermo, indicando anche il totale della spesa fino a quel punto. Se abbiamo l’abitudine di fare la lista della spesa su di un computer palmare, questo può dialogare con lo Shopping Buddy che farà apparire sullo schermo l’elenco riordi- Shopping Buddy, un aiutante che ci segue nella spesa 13 http://www.pbones.com/writings/shoppingbuddy.php Video della CBS con interviste a clienti che hanno utilizzato lo Shopping Buddy: http://www.cbsnews.com/stories/2003/08/11/earlyshow/contributors/lauriehibberd/ main567720.shtml 25 Quattro passi nel futuro nato in modo da ottimizzare il percorso tra i vari scaffali per prendere i prodotti indicati. Inoltre quando abbiamo messo un prodotto nel carrello potrebbe essere visualizzata una offerta speciale che viene promossa insieme a quel prodotto: “hai preso un pacco di pasta. Bene. C’è in offerta un barattolo di sugo…”. Ovviamente non c’è più bisogno di fare la coda alla cassa: quando usciamo dalla zona acquisti, il sistema addebita direttamente il conto alla nostra carta di credito rilasciandoci uno scontrino. Quegli stessi prodotti che mettiamo nel carrello parlano anche con lo scaffale segnalandogli che… se ne vanno. Lo scaffale quando si accorge di avere pochi prodotti disponibili avverte il magazzino, o in alcuni casi direttamente il fornitore, in modo che si possa procedere al reintegro. In futuro questo verrà probabilmente fatto da dei robot, per cui tutto sarà una cosa “tra macchine”. Anche per i negozi di altro genere le tag sono destinate ad avere un impatto. Benetton ha creato una azienda, LabId14, per sviluppare tag che si prestino all’inserimento nei capi di abbigliamento. In un prossimo futuro potremo quindi aspettarci che anche vestiti, magliette e gonne, abbiano la loro tag. Questa servirà a semplificare le fasi di produzione (dalla fabbriNegozio con nuove tecnologie che cazione del capo alla sua tintura, e facilitano l’inventario e assistono i quindi al confezionamento) e quelclienti le di distribuzione facilitando enormemente l’inventario nel negozio. Gli scaffali, infatti, sapranno in ogni istante quali e quante magliette hanno disponibili e a fine giornata potranno comunicarlo realizzando un inventario giornaliero, cosa oggi impossibile (perché costosa). Chi prova una maglietta in un camerino potrà magari vedere una modella su di uno schermo che sfila con quel capo indosso, e magari illudersi che faccia la stessa figura se indossato da lui/lei. Se gli sta stretto avrà la possibilità, toccando lo schermo, di richiedere una taglia in più, mentre se 14 http://www.lab-id.com 26 Le macchine parlano tra di loro: cosa si dicono? avesse bisogno di una taglia in meno e questa non fosse disponibile in negozio lo schermo potrebbe informarlo della disponibilità in un altro negozio vicino e chiedergli se vuole prenotarlo per la prossima ora in modo da avere tempo di andare a provarlo. A “prova” conclusa non mancherà certo di informarlo che con quella maglietta si adatterebbero perfettamente anche un certo paio di calzoni… Il cliente potrebbe poi decidere di portarsi a casa il capo con la tag oppure scegliere di distruggere la tag alla cassa in modo da garantire l’anonimato. Se dovesse decidere di mantenere in vita la tag (cosa che non crea particolari problemi di privacy, visto che questa è leggibile solo da qualche metro di distanza), potrebbe poi sfruttarla per ricevere informazioni ad esempio su come effettuare una smacchiatura su quel particolare capo… È probabile che, dopo una prima fase di diffidenza, le tag diventino uno strumento utile e di uso quotidiano, facendo scomparire le eventuali preoccupazioni di privacy a fronte dei benefici che possono portare. In futuro saranno molti gli oggetti che parleranno, con noi e soprattutto tra di loro. La DoCoMo, azienda di telefonia cellulare in Giappone, ha fatto un piano di lungo termine in cui stima che nel 2010 in Giappone vi saranno 360 milioni di utilizzatori di cellulari. Di questi 120 milioni saranno i giapponesi, mentre il restante saranno… oggetti, tra cui 100 milioni di auto e ben 60 milioni di biciclette! Ma nel futuro non avremo soltanto oggetti che si parlano. Avremo anche degli assistenti personali, del software, che ci accompagnerà durante la giornata, in parte residente sulla SIM del nostro telefonino, in parte in uno o più oggetti che indosseremo, in parte in qualche non meglio precisato punto di Internet. Questi assistenti personali, che in inglese hanno già battezzato software butler (maggiordomi software), parleranno con oggetti, con fornitori di servizi e con altri assistenti in forma spesso anonima. Sapranno che cosa ci interessa e cercheranno di essere sempre aggiornati su quelle tematiche in modo da poterci assistere quando ne avremo bisogno. Penseranno anche a negoziare piccoli acquisti, utilizzando il borsellino che avremo fornito loro, e potranno acquistarci quella canzone o quell’articolo che ci interessava andando a scovarlo tramite Internet per poi mettersi a contrattare il prezzo. Come viviamo e come vivremo questo chiacchiericcio alle nostre spalle? 27 Quattro passi nel futuro In fondo i film di fantascienza con robot parlanti, più o meno amichevoli, sono cosa quasi vecchia. Oggi non vanno più di moda, forse perché non sarebbero più fantascientifici. La competizione tra uomo e macchina non è certo nuova. Albertone ne ha fornito un'interpretazione per quei tempi decisamente avveneristica, una competizione anche nel campo degli affetti. L'evoluzione delle macchine fa sembrare oggi molto più reale la finzione cinematografica accentuando la contrapposizione fra "noi" e "loro". Ma se nel passato questa era già ben chiara, il futuro non potrebbe portare ad uno stemperarsi della barriera tra il "noi" e il "loro"? 28