Note biografiche e storiche parte 2
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Note biografiche e storiche parte 2
VINCENZO GIUSTINIANI 1593 - 1614 Seconda parte Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi ed il suo periodo a Gravina Nel marzo 1605 Vincenzo Giustiniani è nuovamente a Roma, questa volta per la morte di papa Clemente VIII, deceduto il giorno 3. Il 14 marzo 1605, undici giorni dopo la morte di Clemente VIII, sessanta cardinali entrano in conclave nella Cappella Paolina in Vaticano. Il vescovo di Gravina rimane a Roma dove è incaricato di benedire, non consacrare, la chiesa del SS Sudario e Arciconfraternita dei Savoiardi1. Le celebrazioni hanno luogo il 25 marzo 1605. Dal verbale si legge: Istromento della benedizione della chiesa del S.S. Sudario, rogato da Arcangelo Roberti Benedictio Ecclasiae Ven. Sociatatis S.S. Sudari de Urbe noviter constructae et fabricatae Die veneris festivitatis Annuntiationis Beatissimae Virginis Mariae, 25 mensis martii 1605, vacante Sede Apostolica per obitum felicis Memoriae Clementis Divina Providentia Papae VIII, in anno sui pontificatus XIV. Admodum illustrissimus et reverendissimus Dominus Vincentius Justinianus Episcopus Gravinensis, sponte omni una mecum notario et testibus infrascriptis, se personaliter conyulit ad ecclesiam Sanctissimi Sudarii D.N.J.C. de Urbe Nationum subdtarum Serenissimo D.D. Sabaudiae Duci nuper constructam et fabricatam, sitam et positam hic in Urbe in regione S. Eustachii in platea furnariorum et prope Turrim l’Argentina nuncupatam. Quam quidem ecclesiam et situm illi contiguum pro continuatione fabricae ejusdem ecclesiae, processionaliter circa eam multis et cum ceremoniis ecclesiasticis in similibus actis solitis necessariis et uti de stilo S.R.E. accendendo benedixit, eamque omnipotenti Deo ac Beaissimae Virgini Matri Mariae dicavit, sub nomine, titulo et invocatione Sanctissimi Sudarii ejusdem Domini nostri Jesu Christi nationum praefatarum. Statimque secula eadem benedictione ipse reverndissimus dominus episcopus in ea sanctissimus Missae sacrificium cum cauticis organo et musica solemniter celebravit, orationemque quadraginta hararum in ea posuit et reliquit pro enixe Deum exorare quatemus clementer dignetur novum summum Pontificum ad laudem et gloriam suam ac exaltationem suae sanctae Matris Ecclesiae quanto jus nobis concedere, ac pro unione omnium Principum christianorum, extirpatione hereticum ac pro conservatione Serenissimi D.D. Sabaidiae Ducis et Pedemontis Principis fidei Catholicae defensoris cum serenissima et pro jus prole, et pro augmentatione et conservatione Ven. Sociatatis S.S. Sudari. Arcangelus Roberti not. A.C. rogatus Roma, Chiesa SS Sudario (primo piano a sx) in una stampa d’epoca 1 Questa chiesa era in origine dedicata a san Luigi re di Francia. Fu riedificata nel 1605 dall’Arciconfraternita dei Savojardi e Piemontesi, raccoltasi a Roma fin dal 1537 sotto il titolo della sacra Sindone, ed eretta in arciconfraternita nel 1592 da Clemente VIII. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Roma, Chiesa del Santissimo Sudario, nel rione Sant'Eustachio Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi 1605 marzo 30, Gravina Antonio e Giovanni Benedetto De Antoniis vendono a Marco Fasani una biblioteca formata da libri giuridici, al prezzo di 60 ducati da pagarsi in rate annue di 5 ducati e 85 grani. Gravina, Archivio Unico Diocesano Il 1° aprile 1605 sicuramente ha modo di assistere all’elezione di Leone XI e alla sua consacrazione avvenuta nel Palazzo Vaticano il 10 aprile, domenica di Pasqua. Resta costernato all’annuncio della sua morte improvvisa, il 27 aprile. Essendo ancora a Roma assiste anche all’elezione di Paolo V, il 16 maggio. Approfittando della Sede Vacante di Acerenza (1600-1605), in qualità di vescovo suffraganeo, in base al diritto allora vigente, mons. Giustiniani non esita ad avviare le pratiche per la convocazione di un Concilio Provinciale, necessario per discutere sui problemi ecclesiastici del territorio. Da tempo l’Arcidiocesi di Acerenza non riusciva a celebrarlo. Tuttavia, nell’impossibilità di convocarlo, mons. Giustiniani lo rinvia, poiché, come scrisse lo stesso vescovo alla competente Congregazione romana, «ob creationem novi Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi archiepiscopi»2. Con il pretesto il nuovo vescovo designato avrebbe voluto prima conoscere la realtà attraverso una Visita Pastorale, l’atteso Concilio non si celebra, causando un grave danno per tutta la comunità ecclesiale. In quest’anno si ritorna a discutere sulla vertenza con Altamura. Il vescovo di Gravina riesce ad avere speciali facoltà da papa Paolo V, riguardo il diritto di “Visita” in Altamura. La vicenda assume contorni grotteschi e coinvolge molti ufficiali che si scontravano a suon di lettere. Il 19 settembre 1605 l’ambasciatore spagnolo a Roma Juan Fernandez Pacheco, informa il Consiglio di Stato che il vescovo di Gravina, come delegato apostolico, in base alle norme del Concilio di Trento, intende visitare la chiesa e il clero di quella città. Per il diplomatico il problema è il diritto che Giustiniani avoca a sé su tutte le questioni giurisdizionali proprie del vescovo. Pacheco, poi, dubita che il Papa sia a conoscenza della situazione. Passati circa cinque mesi, non avendo ottenuto alcun risultato, il vescovo di Gravina affronta un diretto confronto con gli altamurani, che ancora una volta si oppongono vivamente. Per questo la città è sottoposta a interdetto.3 1605 novembre 14 Trascrizione dell’avvenuto battesimo di Lucrezia Costanza figlia di Ostilio Orsini e Diana del Tufo Gravina, Archivio Unico Diocesano Il 5 dicembre è consegnato al Vicerè di Napoli una memoria in cui si espone l’accaduto e la scomunica emanata dal Giustiniani in persona, oltre che di tutta la città, del sindaco e eletti, proibendo loro i Sacramenti e la partecipazione ai sacri Uffici. Il vicerè di Sicilia e ambasciatore a Roma, Juan Fernandez Paceco, duca di Escalona, si rivolge al Papa scrivendogli che, a causa dell’interdetto sono proibite persino le esequie e gli altamurani muoiono «como Turcos». Va detto che la Chiesa di Altamura era in contesa anche con l’Arcivescovo di Matera, che pretendeva anch’esso il diritto di “Visita” a quella realtà eccelsiastica in qualità di ordinario viciniore. Anche a ques’ultimo è presentata una Bolla di Paolo IV e successivamente confermata da Paolo V, in cui: 2 «avendo il Ad Acerenza era arrivato il nuovo vescovo nella persona di Giuseppe De Rossi traslato dalla Sede de L’Aquila. 3 Perdurerà fino al 1622, nel quale anno sotto il papa Gregorio XV, si addivenne a un concordato tra il vescovo di Gravina e il prelato di Altamura. Al vescovo di Gravina Agostino Cassandra venne riconosciuto il diritto di visitatore perpetuo. (Vedi Agostino Cassandra note biografiche e storiche) in www.benedetto13.it Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Papa conceduta libera, ed esente la sudetta Chiesa di Altamura, non potea alla ragione acquistata per causa onerosa in remunerazione de’ segnalati meriti, e per ragione della Fondazione, e Dotazione fare in tal pregiudizio, con creare Delegato, il quale procedesse nelle cause di appellazioni. Non poteva derogare al privilegio conceduto, per cui non può in veruna maniera intromettersi il vescovo predetto, né per via di Visita, né per le cause di appellazioni,né per altra qualsivoglia cosa» . 4 Nell’anno 1606 arriva una nuova recrudescenza con la città di Altamura. Questa volta a subirne la difficile situazione è il nuovo vicerè Juan Alonso Pimentel de Herrera, conte di Benavente. Egli, il 1° maggio, riceve comunicazione da Sua Maestà, affinchè arresti nuovamente i parenti del vescovo di Gravina che erano già stati liberati in virtù di accordi tra Giustiniani, i Regi Ministri di Napoli e l’arciprete di Altamura. Il vescovo è accusato di aver disatteso questi accordi e di continuare la sua personale battaglia aiutato da parenti. Il 4 giugno arrivano nuovi accordi, mentre il 26 agosto il Re in persona scrive al Papa pregandolo di intervenire, affinchè fosse annullato l’interdetto sulla Città di Altamura. Copia per conoscenza è spedita a Napoli. L’anno procede a tutta corrispondenza sulla vertenza e il vescovo di Gravina non demorde, appellandosi al suo diritto di “Visita” ad Altamura. Da l’altra parte ci si rimette allo stato giuridico della Chiesa di Altamura: essendo stata dichiarata “palatina”, secondo le disposizioni del Concilio di Trento è esente da qualsiasi giurisdizione episcopale e, quindi, la “Visita” spetta al solo arciprete. Comunque a Napoli si perviene a un’accordo: sia l’arciprete De Mari sia i parenti del vescovo di Gravina riacquistano la libertà, al vescovo è riconosciuto il diritto di “Visita” pastorale nella città. A Napoli Giustiniani intraprende un diretto e un sollecito confronto con il Collaterale sul diritto di “Visita” alla Chiesa di Altamura. Nel luglio del 1607 scrive al nipote Pietro, figura di spicco nella Segreteria di Stato vaticana, chiedendogli un’incontro con il Papa, per informarlo sulla questione e, quindi, passarla direttamente a Roma. Questo per non aver più a che fare con i Ministri di Napoli. Stanco della situazione, tra l’altro scrive sempre al nipote: «non potivo avanzar più per limitar la giurisdittione delli Arcipreti e restituire integro il jus del vescovo». Il vescovo si augura di non aver più confronti con Napoli in merito alla vicenda di Altamura, specialmente con il Viceré. Nel febbraio 1607 Giustiniani invia un’ennesima relazione al Re, quantificando l’entità dei torti subiti : «per difendere e conservare le giurisdizioni appartenenti al suo arcipretato… ha concepiti alcuni odii ed umiliazioni dà Prelati del convicino. Perciocchè v’è stato calunniato ed accusato in Roma per diverse cause, ov’essendo stato chiamato fu carcerato e vi stette circa tre anni, finalmente fu esiliato in Civita Vecchia, per altrettanto tempo, dove fa l’esilio». dall’arciprete De Mari Il De Mari si tiene fuori, non volendo essere strumento di “forze” più grandi di lui. Da Civitavecchia, suo «acciocchè potesse vivere, essendo già vecchio, povero e carico di molti debiti causati da travagli e persecuzioni patite». Il Re luogo di confino, chiede nel 1607 a Filippo III la spettante pensione di seicento ducati annui: 4 Anche l’arcivescovo di Matera portò l’arciprete davanti al Collaterale di Napoli. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi non accetta le dimissioni e l’arciprete ritorna a reggere la Chiesa altamurana dopo venti anni di assenza. Non dura molto e, dopo pochi mesi, muore a Napoli senza il rimpianto da parte degli altamurani. Ritornando al suo ministero, mons. Giustiniani emette un decreto che divide le parrocchie di Gravina in numero di sei. Costituisce la prebenda teologale e quella della penitenzieria, ma entrambe fanno fatica a svilupparsi, durando poco. Mons. Cennini (1645 -1684), in seguito, evidenzierà la carenza di tali uffici. Mons. Giustiniani, come spesso accade e succederà con altri presuli, ha dissidi e contenziosi con il duca di Gravina, trovando comunque piena solidarietà del Capitolo Cattedrale. L’11 maggio 1607 muore a Salerno Michele Ruggieri, nato a Gravina, personalità di rilievo della Compagnia di Gesù dove vi entrò nel 1572. Missionario in Cina insieme a Matteo Ricci, dottore in ambedue le Leggi, fu il primo sinologo5 e poeta. Suo padre, originario di Spinazzola6 era amministratore generale dei feudi della famiglia Orsini. Di lui il clero e il vescovo di Gravina furono molto fieri. 1607 luglio 15, Roma Diploma di papa Paolo V con cui concede dispensa di matrimonio a Fabio Corrado e Lucrezia de Iacobellis di Altamura, consanguinei di 3° e 4° grado. Gravina, Archivio Unico Diocesano 5 La sinologia è quell'insieme di studi e ricerche che riguarda la cultura cinese nei suoi vari aspetti e nelle varie epoche storiche. Padre Michele imparò a leggere, a parlare e scrivere nella difficilissima lingua cinese, pubblicò un libro e altri scritti, compose poesie in quella lingua. 6 Per questo motivo alcune fonti vogliono il padre Michele nato a Spinazzola, altre a Gravina. Giuseppe Antonio Patrignani S.J. in “Menologio di pie memorie d'alcuni religiosi della Compagnia di Gesù”, volume 2, riferisce la sua nascita a Gravina. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Nel frattempo, il duca di Gravina Antonio Orsini è pieno di debiti, per questo motivo, nel 1608, incarica Virgilio De Marino di stimare le entrate del feudo. Nell’“Apprezzo della città di Gravina”, l’archivista napoletano compie una dettagliata descrizione della città, non tralasciando il «modus vivendi» degli abitanti. Al contempo compie un censimento dei possedimenti del duca confinanti con la città. Gran parte della somma dovuta dal duca spetta al principe di Melfi Giovanni Andrea Doria, che tenta di impossessarsi del feudo, aggiungendo una somma irrisoria a quella a lui dovuta. Il duca Orsini, irritato, ne chiede il doppio, anche se non si conoscono le azioni. Alla fine il duca riesce ad appianare il debito e rimanere “padrone” di Gravina. Dall’Apprezzo si evince che la maggior parte dei cittadini vive ancora nelle grotte, mentre i più facoltosi «ecclesia vescovale è di bellissima forma a lamia di pietre di tufi con colonne con bello choro nel mezzo di detta chiesa con organo qual è servita dal capitolo distenti in 24 canonici et dudici altri sacerdoti con una bellissima sagrestia con ornamenti, calici et vesti in abudanza et sotto di essa vi è il iusuccorpo bellissimo dove se sepelliscono li morti con polieri7 tutti circundati di tumuli conlle descrittioni loro et lli detti canonici et sacerdoti che ivi serveno viveno delle entrate del capitolo di ducati milli circa, de li quali pagano ogni anno per lo spoglio circa ducati cento vinti et hanno ancora de entrata per la mezza semente delli terragi circa due carra di robba, et vi sono anco altri clerici tra diaconi et sub diaconi et sacerdoti al compimento di cento quali serveno senza entrata ma con speranza d’entrare il luoco de alcuni delli 36 del capitolo et vi sono ancora molti cantori et in epso vescovato ogni anno si predica a spese della detta città». dentro vere e proprie abitazioni: la «detto vescovo have la habitazione distante alla detta ecclesia un tiro di scoppetta, si bene è comoda con giardino. Rende lo detto vescovato da fertile ad infertile circa ducati doi milia lo anno, che dependono dalla mezzasemente delli terragi et affitti de territorij et vigne ultra lli proventi che cava della sua iurisdizione, advertendo che la mezza sementa è quella che viene dalli territorij suggetti, ciò è alla recolta pagano quelli che ci seminano la mita di quello che ci vene seminato, et consiste cossi di grani come iorgi vena, fave, lini et altri vittuagli». Del Palazzo vescovile e dello stesso vescovo annota: Della chiesa santuario Santa Maria della Grazia, voluta dal Giustiniani, il De Marino annota che non è ancora completata e «dove è ancora una comoda habitatione et vi si celebra ogni mattina». Stampa antica della Città di Gravina, in secondo piano, al di fuori delle mura, la chiesa di Santa Maria delle Grazie 7 Colonne disposte a poligono. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi 1608 agosto 09, Gravina Atto di procura di Giovanni Guglielmo Colles al vescovo Vincenzo Giustiniani per l’erede Gaspare Molli Gravina, Archivio Unico Diocesano 1608 settembre 30, Gravina L'arcidiacono Valerio Amato e Giovanni Battista suo fratello vendono ad Ippolita Mininno un capitale di 200 ducati per 10 ducati annui da percepirsi su alcune case p a l a t i a t e , site nel luogo detto "San Nicola". Gravina, Archivio Unico Diocesano Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Giuseppe Cesari San Martino e il povero Sec. XVII (fine primo decennio) Gravina, Museo Capitolare d’Arte Sacra “Benedetto XIII” Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi I rapporti del clero gravinese con il duca pro-tempore sono talvolta cordiali, talvolta di scontro. L’8 gennaio 1609 il duca Michelantonio Orsini, che si trova a Roma, denuncia con lettera l’intromissione nella selva di sua proprietà di alcuni preti, che vi si recano per la caccia con cani e scoppette. Presenta così il suo ricorso a Roma, «acciocché siano castigati». La realtà religiosa di Gravina è famosa in tutta la regione. Da più parti e spesso sono richiesti consigli e personale ecclesiastico per gestire nuovi conventi, monasteri o case religiose. Il 18 dicembre 1609 è l’arcivescovo di Taranto Ottavio Mirto Frangipane (1605 - 1612) che scrive al vescovo di Gravina, informandolo che nella città di Taranto si è creato un nuovo Monastero di donne monache sotto la Regola di Santa Chiara e che aveva chiesto alla Sacra Congregazione dei vescovi il necessario per l’istituzione, “per l’ammaestramento e governo delle monache”. Al presule tarantino gli è consigliato di rivolgersi nella Diocesi di Gravina, dove tali realtà sono ben radicate. Per questo chiede a Giustiniani il trasferimento di due o tre religiose dello stesso Ordine «di cotesta città e Diocesi». Alla richiesta è allegata la copia di approvazione della Congregazione romana. La richiesta diventa fattibile e l’anno successivo tre religiose sono trasferite a Taranto. Mons. Giustiniani redige anche le Regole per quella comunità religiosa nascente. Nella lettera di ringraziamento, l’arcivescovo Frangipane comunica la sua gioia e quelle delle sue religiose tutte impazienti di imparare. Firma dell’arcivescovo di Taranto sulla lettera di ringraziamenti al Giustiniani Gravina, Archivio Unico Diocesano Il 25 agosto 1609, nella Badia di Cava dei Tirreni, emette la professione religiosa nell’Ordine Benedettino il gravinese Vincenzo Tucci, che diventerà un ricercato compositore di musica sacra. Firma autografa di mons. Vincenzo Giustiniani Gravina, Archivio Unico Diocesano Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi 1610 marzo 22, Gravina Bolla di Vincenzo Giustiniani vescovo di Gravina con la quale sancisce la collazione canonicale della chiesa cattedrale nella persona del reverendo Giuseppe Mosca. Gravina, Archivio Unico Diocesano 1610 aprile 01,Roma Breve di papa Paolo V con cui affida al vescovo di Gravina e alla sua Curia l'esame della causa tra il canonico Giovanni Andrea de Arsio di Montepeloso e la comunità della stessa cittadina per la chiusura del forno su iniziativa del suddetto canonico. Gravina, Archivio Unico Diocesano Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Nell’aprile 1610 da Gravina sono inviati gli auguri per il presbitero gravinese Giovanni Antonio Santoro, eletto vescovo di Policastro il giorno 26. Nel frattempo, il processo propedeutico alla canonizzazione di Filippo Neri continua nel suo corso con interrogatori e testimonianze. Mons. Giustiniani è a conoscenza che, oltre alla testimonianza resa da mons. Rengoni, da lui ordinato presbitero, il 18 giugno 1610 sarebbe stato ascoltato Giuseppe Loria di Gravina. Infatti, Il giorno dell’interrogatorio Loria racconta di essersi trasferito a Roma come cavallerizzo del cardinal Montalto, un suo conoscente gli aveva parlato del beato Filippo Neri e di miracoli dallo stesso operati, della fondazione della Congregazione dell’Oratorio. Per questo, continua Loria nella sua deposizione, riferisce di essere andato nella chiesa dov’è sepolto e di essersi messo a pregare. Qualche tempo dopo, nell’ambito del suo lavoro ‒ continua Loria ‒ gli capita di assistere a una lite tra due servitori del cardinale e, messosi in mezzo come paciere, è colpito al petto da una coltellata. Ricoverato con urgenza e in fin di vita, la notte gli appare Filippo Neri che gli comunica di non preoccuparsi e che non sarebbe morto. Infatti la mattina si sveglia e si alza senza particolare difficoltà: «sentii grandissimo giovamento, et non sentii doppo dolore, et mi venne gran desiderio di mutar vita». Nel verbale di deposizione sottoscrive: «dico, tutto quello si contiene in questo quinterno di fogli 23, tutto l’ho deposto per la verità, e, come tale, la confermo, con mio giuramento, a gloria di Dio e di questo suo buon servo». 8 Mons. Giustiniani, avendo ricevuto in dono da un certo Angelo Benchi un’abitazione, la fa abbattere per innalzare a proprie spese una modesta chiesa dedicata a Santa Cecilia. Dagli atti del notaio Michelangelo Mosca risulta completata nel gennaio 1611. All’interno aula unica con un solo altare, il beneficio è concesso alla famiglia Maiorana con il diritto di sepoltura, mentre la gestione è affidata al Capitolo «in ea parte civitatis ecclesiam sub titulo S.ae Caeciliae a fundamentis erexit, in qua quotidie ad missam magna civium concurrit moltitudo». Cattedrale. Nella “Relatio” dell’anno successivo scriverà il vescevo: Alla chiesa campestre Santa Maria Altissima, distante dalla città nella zona conosciuta come “coluni”, non solo fa rifare l’intera copertura, ponendovi il proprio stemma, ma ordina di erigere altre fabbriche destinandole a foresteria. Chiesa Santa Maria Altissima di Coluni in un disegno 8 Giuseppe Loria comparve il 1° settembre 1610 anche nel terzo processo dove fu inserita la deposizione del 18 giugno. L’episodio del miracolo probabilmente fece si che in Gravina già si venerasse San Filippo Neri, tanto da essere successivamente eletto compatrono della città dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, anch’egli beneficiato dal Santo quand’era arcivescovo di Benevento nel 1688. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi 1611 marzo 05 Breve di papa Paolo V con cui affida al vascovo di gravina o suo vicario l'esame della causa in grado di appello tra Giulio Cesare Greco e Mariano Cortesio per l'arcipresbitorato della terra di Anzio, che il detto Giulio aveva conseguito dopo l'abbandono di Mariano Cortesio per diventare cappuccino. Gravina, Archivio Unico Diocesano Gravina, Basilica Cattedrale, particolare interno Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi 1611 aprile 23, Gravina La confraternita della SS. Annunciazione compra da Giacoma Tuccio, vedova di francesco Coccio, a 18 ducati annui, una casa p a l a t i a t a con cisterna e p o m a r i o, sita nel luogo detto "la strada di Anna Cristiana", inoltre s u p e r m a s s a r i a di terre arative di circa 6 carri di semi, sita in contrada "parco pagone". Gravina, Archivio Unico Diocesano 1611 ottobre 01, Tuscolo Diploma di papa Paolo V con cui concede dispensa di matrimonio a Giovanni Donato Ciaccia e Ricca Simone di Altamura, consanguinei di 4° grado. Gravina, Archivio Unico Diocesano Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Nel 1612 si ritorna a discutere della necessità di un Concilio provinciale per l’Arcidiocesi di Acerenza e le sue Chiese suffraganee. Con delibera del 14 luglio, la romana Congregazione del Concilio ribadisce la linea già adottata, confermando la linea precedente e riprendendo il suggerimento del vescovo di Gravina.9 Nello stesso anno è inaugurato un orologio meccanico sulla facciata del campanile della chiesa di San Francesco, costruito a cura e a spese del comune. Il lavoro è commissionato all'orologiaio maestro Francesco Amiraldo. Gravina Campanile della chiesa di San Francesco in un disegno 9 Sedici anni dopo quest’ennesimo tentativo si ritorna a parlare della necessità del Concilio e, secondo lo storico Giuseppe Gattini, fu indetto nel 1628. Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Il 2 agosto è consegnata a Roma la “Relatio ad Limina”. In questo documento si segnala di aver fatto edificare una chiesa, quella di Santa Cecilia, nella parte più povera della città denominata “inferno”, istituendo in essa una parrocchia per consentire alle donne che abitano nel circondario di frequentarla per la santa messa, piuttosto che attraversare la strada pubblica per raggiungere altre chiese. Il vescovo, : «il territorio, assai grande comprende numerose frazioni abitate in modo stabile da coloni e pastori, abituati a venire in città una o due volte al mese non avendo quindi tempo per frequentare una chiesa per la Santa Messa, mentre le chiese urbane sono amministrate da un largo numero di preti e chierici di mediocre qualità; c’è solo una cappella rurale a Poggio Orsini; il mio predecessore aveva obbligato a celebrare messa nelle numerose cappelle ma si era scontrato con i proprietari terrieri sulla scelta dei sacerdoti». segnala e lamenta anche il problema della gente costretta a vivere in campagna per lavoro In quest’anno avviene anche una “Visita Pastorale” ad personam dei presbiteri. Riguardo il seminario annota una notevole frequenza, evidenziando che le scarse risorse finanziarie non avrebbero potuto sostenerlo ancora a lungo. Per questo all’arcivescovo di Acerenza fa ricorso per un intervento risolutivo. A Napoli, dove risiede spesso, è in contatto con autorevoli personalità della Chiesa. È molto amico del card. Bonifacio Caetani, allora vescovo di Cassano all’Ionio, il quale gli invia una copia del suo scritto “Commentari sopra l’Apocalissi”, chiedendogli cosa valuta il lavoro. Il 10 ottobre 1612, Giustiniani risponde con delle annotazioni riscontrate dopo aver fatto leggere lo scritto al suo confessore. Il suo cruccio è sempre il Seminario. Tra il 1613 e il 1614 il Vescovo provvede a una Matricola di beni del Seminario in cui sono annotati i possessi, i censi, i territori e pesi sotto vari titoli, documento importante per definire lo stato economico-finanziario dell’istituto in quel periodo. Non solo ha attenzioni per il Seminario, ma il suo pensiero è rivolto anche al conservatorio delle monache di San Matteo, nel 1614 paga 21 ducati al Capitolo della Cattedrale per la concessione di alcune case da destinare alle stesse monache. Gravina, Basilica Cattedrale, particolare del coro ligneo Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Gravina cattedrale, particolare dell’interno Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Ambito Italia Meridionale San Sebastiano p.m. secolo XVII legno intagliato e dipinto Gravina, Chiesa San Sebastiano Manifattura napoletana Calice p.q. XVII secolo argento Gravina, Chiesa Santa Maria Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Ambito Italia meridionale San Pietro e san Paolo p.m. secoli XVII pietra scolpita, intagliata Gravina, Basilica Cattedrale Ambito Italia meridionale San Domenico e Sant’Antonio Abate p.m. secoli XVII pietra scolpita, intagliata Gravina, Basilica Cattedrale Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi Fine Seconda parte le notizie e le immagini contenute non si ritengono essere esaustive, qualora si possiedono notizie ed immagini sulla figura di Mons. Vincenzo Giustiniani ed il suo periodo a Gravina, saremmo molto grati se venissero inoltrate a : [email protected] Ultimo aggiornamento febbraio 2016 Sanctae Gravinensis Ecclesiae Episcopi e/o [email protected]