L`arpa celtica… - DOMINIG BOUCHAUD

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L`arpa celtica… - DOMINIG BOUCHAUD
L’arpa celtica…
Perché suonarla? Come insegnarla?
In questo inizio del XXI secolo, l’arpa classica è uno strumento ormai apprezzato, indispensabile nel
suo ruolo in orchestra e riconosciuto come strumento solista o di musica da camera, ha un repertorio scritto
molto interessante e continua ogni giorno a suscitare nuove opere tra i compositori contemporanei. D’altra
parte gli strumenti sono diventati via via più accurati sul piano delle sonorità e affidabili sul piano tecnico.
Perché allora l’arpa celtica gode oggi di tanto successo in Europa e negli Stati Uniti, benché, pur
avendo un peso molto contenuto e un prezzo abbordabile, sia, di fatto, uno strumento limitato nel numero di
corde, nel cromatismo molto rudimentale e non possieda un vero e proprio repertorio scritto, fatta eccezione
per qualche composizione contemporanea e qualche brano di destinazione pedagogica?
A mio avviso l’interesse suscitato risiede nel fatto che l’arpa celtica consente di accostare la musica in
un modo diverso, privilegiando il repertorio tradizionale e un’espressività personale basata sull’oralità, la
creatività e la conoscenza di una cultura.
L’insegnamento dell’arpa celtica
Ci sono due modi di accostare questo strumento: lo si può considerare come una piccola arpa sulla
quale suonare il repertorio abituale (B.Andrès, A.Challan, M.Grandjany ecc…) più qualche brano di musica
celtica o diversa che si può reperire in qualche raccolta. In questo caso qualunque insegnante competente
di arpa può insegnare arpa celtica.
Oppure si può proporre all’allievo un reale cammino musicale nel mondo della musica tradizionale,
mettendo in campo una riflessione precisa in rapporto ai criteri pedagogici abituali poiché il repertorio è di
una ricchezza immensa ma non si trova certo nelle partiture…
La musica tradizionale
Contrariamente alla musica classica che viene interpretata a partire da una partitura scritta da un
compositore, la musica tradizionale si è trasmessa attraverso intere generazioni per sola tradizione orale,
potremmo dire “da bocca ad orecchio” all’interno di comunità date che hanno potuto sviluppare uno stile
personalizzato e riconoscibile. È il caso, ad esempio, della musica dei paesi celtici che tanto successo riscuote
con la bellezza delle sue melodie e la vivacità delle sue danze e che ha potuto conservare dei modi musicali
antichi che nulla hanno a che vedere con le scale maggiori o minori della musica occidentale.
Lo stesso discorso potrebbe valere per la musica tradizionale delle differenti regioni italiane e di qualunque
altro paese d’Europa… L’interesse di queste musiche risiede in parte nella delicatezza e nella variabilità
ritmica e melodica dovute alla trasmissione orale, essendo ogni singolo individuo in grado di appropriarsi in
modo molto differente e personale del materiale musicale trasmesso.
Un arpista che desideri suonare questo repertorio di musica tradizionale dovrà dunque:
•
scegliere il suo repertorio ascoltando molti musicisti e registrazioni di riferimento (Cd, archivi sonori,
concerti…)
•
appropriarsi di questo repertorio lavorando sui propri arrangiamenti (armonizzazioni, controcanto,
ornamentazioni, eventualmente improvvisazioni…)
•
conoscere la cultura che ha prodotto questa musica, e anche conoscere i passi della danza che si
sta suonando, del contesto in cui viene utilizzata …
•
trovare una tecnica che corrisponda a questo repertorio (ad esempio suonare una danza in modo
rapido come un reel irlandese comporta necessariamente il dover “inventare” una diteggiatura…)
Questo modo di procedere rivendica grande autonomia nei confronti del musicista ma gli lascia un buon
margine di libertà e di creatività per suonare secondo il proprio stile e la propria personalità.
Ognuna di queste brevi riflessioni potrebbe essere largamente sviluppata (e dibattuta!) poiché mette
in gioco nozioni complesse ed essenziali se s’intende suonare musica tradizionale ma occorre innanzitutto non
dimenticare che è una musica semplice (che non vuol dire facile!) e calorosa e che la “piccola” arpa dei
bardi Irlandesi e dei pastori di Viaggiano, ha ancora una grande capacità di commuoverci, farci sognare ma
anche di farci danzare …
Dominig Bouchaud
[email protected]
traduzione : Enzo Vacca