recensioni e note bibliografiche

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La Rivista del Consiglio
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n. 1/2011
RECENSIONI
E NOTE BIBLIOGRAFICHE
DORIANA MARTINI: ‘‘I nodi del reale’’ Giuffrè, Milano, 2010
La presentazione, da par suo, è di Oreste Dominioni che anzitutto definisce
l’Autrice, quale figlia d’arte che nella quotidianità forense ha saputo trarre dal
libro qui recensito una notevole traccia di umana immediatezza. Il tutto nel
quadro del sistema ‘‘terroristico’’ degli anni ottanta.
Non si tratta di un luogo comune. È la sofferta esperienza di un avvocato e,
dunque, della volontà di descrivere la tormentata vicenda di quegli anni, collocata nell’ambito di una Corte di Assise.
Mai nominate le persone.
Immaginati i protagonisti tra imputati:
1) Dissociati: quali espressioni confessorie della militanza terroristica e dunque della loro colpa (senza nominare i compagni).
2) Pentiti: piena confessione fornendo altresı̀ all’Autorità Giudiziaria ogni indicazione per il rinvenimento di armi, documenti e quant’altro.
3) Irriducibili: nessuna ammissione. Al contrario, asserzione della ritenuta
unica giustizia quale quella dell’odio dei loro nemici.
Su tutto campeggia l’angoscia di ciò che esprime, in un primo tempo, turpitudine e violenza e, in seguito, l’analisi sottile ed insieme drammatica per concludere, al di là di ogni spazio di irriducibilità - il ‘‘desiderio di espiazione dell’imputato colpevole’’: cosı̀ definito dal Presidente della Corte.
L’analisi da parte di Doriana Martini merita un’attenta lettura che si conclude nel dramma di un’epoca e di un’immagine che descrive - insieme - ciò che
ha rappresentato la persistenza dell’odio e, al contrario, un ritorno alla civiltà
ferita.
Un libro (33 capitoli che vanno dall’‘‘aula bunker’’ a ‘‘il rientro’’) che trascina il lettore lungo il terreno di un impegno, quello di un avvocato, di percorrere la realtà di un ‘‘sistema’’ omicida e, al contrario, di descrivere quella sofferta analisi che si chiama pentimento.
Un romanzo giudiziario ove l’Autrice esprime le proprie profonde analisi.
Un libro che merita un’attenta lettura.
Giorgio Fredas
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IVONE CACCIAVILLANI: Testamento d’avvocato, Cedam, Padova, 2010.
L’Autore spiega che Testamento non è solo un atto di ultima volontà, ma è
anche un atto di attestare, cioè di testimoniare. Ed è in questa differenziazione, apparentemente modesta, che è tutta la grandezza del libro di IVONE
CACCIAVILLANI, che ripercorre mezzo secolo di avvocatura ‘‘vissuto intensamente e con radicale coinvolgimento’’.
In effetti, il lascito testamentario è quello che risulta in appendice, trenta pagine di bibliografia che racchiudono innumerevoli scritti sul diritto, la giustizia, la storia, l’avvocatura, la società e lo Stato: tutti gli scritti che in questi anni hanno fatto apprezzare e conoscere l’impegno profuso.
La testimonianza è invece quella di un Avvocato che è sempre stato curioso
della legge e della giustizia, umile e grande in ogni processo, interprete e protagonista delle vicende professionali e spettatore e critico del passaggio dell’avvocatura ‘‘dalla personalizzazione del 1933 alla spersonalizzazione attuale’’.
Cosı̀ si distendono le idee di IVONE CACCIAVILLANI sulla situazione
della Avvocatura, con proposte anche di cambiamento e la formulazione di
ipotesi di regolamento (ad esempio un regolamento per il riconoscimento della
specialità professionale e un altro per il patteggiamento disciplinare).
Puntali e precisi sono anche i commenti sulla formazione (che è chiamata
anche ‘‘reclutamento’’, con note relative al praticantato e ai difetti dell’attuale
sistema) e sull’esame che ha molto spesso esiti disastrosi poiché la pratica non
è svolta convenientemente e la preparazione universitaria è assolutamente inadeguata. Con la riflessione poi sul degrado culturale di questi ultimi tempi,
ove impera le legge del computer, e la ricerca diventa una meccanica trasposizione di giurisprudenza, e in questa ‘‘orgia di massime’’ nessuno più riesce a
dominare le massime ‘‘anestetizzanti’’ o quelle ‘‘eversive’’ o quelle ‘‘incongrue’’;
e con due ‘‘strane’’ proposte finali del tutto condivisibili:
‘‘– ai praticanti vietare (ovviamente solo sul piano deontologico, perche´ la liber`
ta di diventar sciocchi `
e a sua volta intangibile) di usare, durante il biennio di
pratica, il computer in materie giuridiche e di pratica forense; divieto di ‘fidarsi’
della massima, tenuti a leggere in cartaceo l’intera motivazione della sentenza; divieto di seguire la tesi affermata da una massima finche´ non se ne sia trovata una
di segno contrario;
– agli avvocati in carriera assegnare come norma di autodisciplina di non superar, nelle scritture difensive, le venti-trenta pagine con licenza del giudice di non
leggere oltre, salvo che nell’indice o sommario d’apertura non sia delineata la traccia della trattazione’’.
Si tratta invero di migliorare la condizione della nostra Avvocatura e di resti102
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tuire alla stessa quella forza culturale che oggi è del tutto smarrita, e a ciò servono le correzioni di volta in volta proposte che sono del tutto ragionevoli
(salvo quella che non può essere seguita e cioè l’idea di una ‘‘territorializzazione’’ della Avvocatura, con un codice deontologico ‘‘distrettuale’’ per far fronte
alle problematiche locali, e con un C.N.F. come mero organo di coordinamento degli ordini distrettuali: una idea ‘‘federalista’’ suggerita per rimuovere
esperienze negative, ma inidonea - a mio avviso - alla crescita collettiva).
Non mancano per finire le curiosità nel racconto di alcuni particolari ‘‘episodi’’ e di alcune ‘‘figure’’ e soprattutto non manca la vena storica, con un
omaggio al processo a San Paolo, laicamente Saulo di Tarso, assistito da un
‘‘avvocato’’ di nome Tertullo (cosı̀ negli Atti degli Apostoli), con dotte riflessioni sul diritto e sui costumi del tempo.
Per chi conosce Ivone Cacciavillani da moltissimi anni, e ha sempre apprezzato la sua passione per la storia (encomiabile la sua ‘‘Storia dell’Avvocatura veneta’’) e le molti incursioni sui tanti testi antichi (e cito qui semplicemente i
resoconti sulla storica figura dell’omonimo Ivo, Bretus sed non latro) e sui valori costituzionali del nostro tempo (e ricordo Il disagio costituzionale), questo
opera di Ivone, certamente non l’ultima, è un gesto di amicizia per ogni avvocato e per l’intera Avvocatura ed è al contempo la riaffermazione della fede nel
primato del diritto e della giustizia.
Dovremmo contraccambiare questo dono ricevuto con un impegno etico
più intenso e con piccoli gesti quotidiani, per migliorare la condizione della
professione e al contempo la situazione del nostro paese.
Remo Danovi
MASSIMO FERRO - ALFONSO DI CARLO: L’istruttoria prefallimentare,
Ipsoa, 2010
Il Volume è il primo edito all’interno della nuova Collana diretta da Massimo Ferro INSOLVENCY Osservatorio di diritto e prassi aziendali nelle crisi
d’impresa ed è il risultato di un intenso dibattito interdisciplinare promosso da
un gruppo di magistrati, docenti universitari e illustri studiosi, sviluppatosi sul
risultato di alcuni questionari sottoposti agli operatori (magistrati e professionisti) del settore sul tema dell’istruttoria preconcorsuale e, in particolare, sul procedimento per la dichiarazione di fallimento (il dato di partenza è, dunque,
l’osservazione effettiva della realtà, condotta secondo una prospettiva di indagine giuridico-economica).
Il Volume è articolato in schede in cui i quesiti sono accorpati secondo
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gruppi omogenei; per ciascun gruppo viene fornita una sintesi del dato statistico e sono svolte talune Considerazioni esplicative, arricchite da una sezione dedicata alle Note di commento e proposte.
Il Primo e il Secondo Capitolo sono dedicati ad una approfondita analisi
delle caratteristiche delle imprese dichiarate fallite nel mese di ottobre del
2009, privilegiando una prospettiva di indagine economico-aziendale articolata
sia in funzione del territorio nazionale sia in funzione delle aree economicogeografiche del nostro Paese (nord ovest, nord est, centro, sud e isole), analisi
alla quale seguono i risultati che sono emersi nel relativo Questionario statistico.
Dopo avere esaminato, nel Terzo e Quarto Capitolo, i dati relativi ai requisiti soggettivi di fallibilità e le problematiche connesse a particolari figure imprenditoriali, nei successivi Capitoli Quinto, Sesto e Settimo una particolare
attenzione è data alla fallibilità delle società, alle figure del socio unico, dei soci
illimitatamente responsabili diversi dalle persone fisiche, del socio accomandante, dei soci receduti e di quelli che hanno perduto tale qualità, anche con
riferimento alla trasformazione, fusione e scissione delle imprese societarie.
L’indagine è estesa al socio occulto, al socio tiranno e alla Holding personale,
senza tralasciare l’analisi delle problematiche relative al limite temporale della
dichiarazione di fallimento. Una particolare attenzione è, poi, dedicata alle imprese in liquidazione (operative e non), avuto anche riguardo alla durata dell’esercizio.
Nei successivi Capitoli Ottavo, Nono e Decimo gli Autori hanno analizzato
le fonti di rilevazione dell’attivo patrimoniale, i criteri temporali per la sua determinazione, le voci da considerare e i relativi criteri di valutazione, le nozioni
di ricavi ‘‘realizzati’’, ‘‘lordi’’ e ‘‘omessi’’, nonché le fonti di rilevazione dei debiti, le caratteristiche degli stessi da valutare e il momento di fissazione dell’esposizione debitoria rilevante.
I Capitoli Undicesimo e Dodicesimo sono dedicati all’esame della nozione
giuridica di insolvenza e del concetto di crisi nella dottrina economico-aziendale, all’approfondimento dei diversi indici presuntivi di insolvenza e del momento del suo accertamento, non trascurando se l’impresa è in attività o in liquidazione.
Nei Capitoli Tredicesimo e Quattordicesimo sono stati poi analizzati i temi
processuali della dichiarazione di fallimento, con particolare riferimento alle
iniziative del creditore e del Pubblico Ministero, dando atto dell’ultimo orientamento giurisprudenziale della Suprema Corte di Cassazione di cui alla sentenza n. 4632 del 26 febbraio 2009.
I Capitoli Quindicesimo, Sedicesimo e Diciassettesimo sono dedicati alla
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competenza dell’Autorità Giudiziaria, con particolare attenzione al criterio della sede dell’impresa. È, poi, considerata l’ipotesi di insolvenza transfrontaliera,
con particolare riferimento all’ambito di applicazione del Reg. CE 1346/2000,
alla declaratoria di incompetenza e alla risoluzione dei conflitti.
La trattazione prosegue (Capitoli Diciottesimo e Diciannovesimo) con i temi della cessazione dell’impresa, suddivisi tra questioni sostanziali e quelle processuali, e il tema della morte dell’imprenditore.
I Capitoli da Ventunesimo a Ventitreesimo sono dedicati al ricorso per la
dichiarazione di fallimento ad iniziativa del debitore (il cosı̀ detto ‘‘autofallimento’’), al procedimento prefallimentare, all’ipotesi di presentazione di più ricorsi contro lo stesso debitore, all’instaurazione del contraddittorio anche con
riferimento alle società di persone, alle memorie difensive e alle produzioni documentali del debitore, alle informazioni urgenti, all’abbreviazione dei termini
e alla deformalizzazione delle notificazioni, nonché, infine, all’opportuno coordinamento tra Giudice relatore delegato e Collegio e agli eventuali Consulenti
Tecnici delle Parti.
Al Capitolo Ventiquattresimo è riservato il tema delle misure cautelari, con
particolare riferimento alla legittimazione, al contraddittorio e alla competenza,
al rapporto con l’amministrazione straordinaria e agli accordi di ristrutturazione, ai presupposti e al contenuto dei provvedimenti e alla loro efficacia e reclamabilità.
Nei successivi due Capitoli sono analizzate le caratteristiche economiche delle imprese rispetto alle quali i Tribunali campione hanno espresso decisioni
negative nel periodo oggetto di osservazione (ottobre 2009), alla quale seguono
i risultati che sono emersi nel relativo Questionario statistico.
Infine, nei Capitoli Ventisettesimo, Ventottesimo, Ventinovesimo, Trentesimo e Trentunesimo sono presi in esame i contenuti e la tipologia dei provvedimenti negativi, il tema delle spese processuali, la natura del decreto di rigetto
e l’attitudine al giudicato, la legittimazione al reclamo e il procedimento.
Il Volume si chiude con il Questionario sull’istruttoria prefallimentare, dal
quale emergono le prassi e gli orientamenti della magistratura.
Nicola Battistini
ANTONIO BIANCHI: Crisi di impresa e risanamento, Ipsoa, 2010
Il Volume si ispira allo scenario delineato dalla nuova normativa fallimentare, in cui ‘‘l’interesse principale non `
e soltanto quello di soddisfare i creditori, ma
quello di recuperare utilmente l’impresa o una parte di essa, di guisa che la finali105
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ta` della procedura non `
e la mera liquidazione atomistica dei beni aziendali,
quanto la conservazione e il risanamento dell’impresa stessa nella logica della continuita` aziendale’’.
Nella Prima Sezione del Volume, dedicata alla crisi di impresa, alla genesi e
alla composizione giudiziale concordataria, l’Autore si sofferma (Primo Capitolo) sulle origini e sulle cause della crisi, sulle sue manifestazioni e sui modelli
di supporto al risanamento, sugli strumenti di allerta e di prevenzione e sulle
operazioni straordinarie costituite dal conferimento e dalla cessione d’azienda.
Il Secondo Capitolo è dedicato al concordato preventivo, alla luce, in particolare, delle modifiche apportate all’istituto dal d.l. 14 marzo 2005, n. 35 (cosı̀ detto ‘‘decreto competitivita`’’), dal d. lgs. 9 gennaio 2006, n. 5, recante la Riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali, e dal d. lgs. 12 settembre 2007, n. 169 (cosı̀ detto ‘‘decreto correttivo’’). Dopo una breve disamina comparata delle procedure di risanamento a livello internazionale, vengono
esaminati i presupposti del risanamento (con particolare riferimento allo stato
di crisi) e le condizioni della domanda di concordato preventivo. Ampio spazio
viene, poi, dato alla predisposizione del piano di risanamento da parte del debitore, alla suddivisione dei creditori in classi mutuata dal diritto nord americano e da quello tedesco (con particolare approfondimento dei temi relativi alla posizione dei creditori privilegiati e alla partecipazione al voto dei creditori
non integralmente soddisfatti), ai documenti da allegare all’atto introduttivo
della procedura e alla Relazione del professionista (con particolare riferimento
al suo contenuto e alle attestazioni di ‘‘veridicita` dei dati aziendali’’ e di ‘‘fattibilita` del piano’’). Infine, vengono trattati il tema del controllo del Tribunale
sul piano, degli effetti della domanda sull’amministrazione dell’azienda, sul debitore e sui rapporti giuridici pendenti, della figura del Commissario giudiziale, del cosı̀ detto ‘‘effetto protettivo’’ sul patrimonio del debitore della presentazione del ricorso, della revoca dell’ammissione al concordato preventivo e
della dichiarazione di fallimento nel corso della procedura, della maggioranza
richiesta per l’approvazione del concordato, del giudizio di omologazione e
dell’istituto del cram-down di cui allo United States Code in tema di Bankruptcy, dei provvedimenti del Tribunale in caso di cessione dei beni, degli effetti
del concordato per i creditori e dell’esecuzione del concordato e della sua risoluzione e annullamento.
La Sezione Seconda, dedicata agli strumenti alternativi per la composizione
della crisi, si apre con il Capitolo Terzo, in cui l’Autore prende in esame il
‘‘piano di risanamento attestato’’ ex art. 67, c. 3, lett. d) di cui alla novella legge fallimentare: dopo avere delineato le caratteristiche dell’istituto, vengono affrontati i delicati temi della posizione di indipendenza e imparzialità del pro106
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fessionista nei confronti dell’impresa di cui si tratta di attestare il risanamento,
per poi proseguire con l’esame del requisito di ragionevolezza del piano e della
sua idoneità a consentire il risanamento dell’esposizione debitoria e il riequilibrio della situazione finanziaria. All’analisi della problematica relativa alla possibilità di sottoporre l’attestazione a condizione, segue un approfondimento
sulla responsabilità civile del professionista nei piani di sistemazione delle crisi
di impresa.
Il Capitolo Quarto è dedicato al nuovo istituto degli accordi di ristrutturazione dei debiti (introdotti con il decreto competitività) e alle caratteristiche
peculiari di tale strumento rispetto al concordato preventivo. Dopo averne esaminato i presupposti soggettivo e oggettivo di ammissibilità, l’Autore si sofferma, in particolare, sul contenuto di tali accordi, sulla loro qualificazione giuridica, sull’iter procedimentale e le modalità di conclusione degli stessi, sulla Relazione del professionista, sul giudizio di omologazione e sui suoi effetti rispetto agli atti pregiudizievoli e sulla possibilità, introdotta con il decreto correttivo, di estendere agli accordi di ristrutturazione l’istituto della transazione fiscale.
La Sezione Terza, dedicata alla composizione della ‘‘crisi fiscale’’, ha per oggetto la transazione fiscale come disciplinata dall’art. 182-ter l. fall., introdotto
con la Riforma organica del 2006, ampliato con il decreto correttivo e, infine,
corretto con il d.l. 29 novembre 2008, 185. L’esame si concentra, oltre che
sui presupposti (soggettivi e oggettivi) della transazione, sui limiti oggettivi nella definizione di tributi e contributi transigibili, sull’ambito di applicazione
dell’istituto nel concordato preventivo e negli accordi di ristrutturazione e sui
relativi effetti giuridici e tributari. Infine, dopo avere passato in rassegna alcuni
temi ancora oggetto di discussione, l’Autore illustra le operazioni necessarie
per effettuare una valida proposta di transazione fiscale.
L’Opera si chiude con la Sezione Quarta, che costituisce una ricca appendice documentale e normativa (che comprende le Linee-Guida per il finanziamento alle imprese in crisi, Prima edizione 2010, elaborate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Progetto PRIN
2005, un modello di Relazione dell’esperto ex art. 161, c. 2, l. fall. e uno di
istanza di transazione fiscale ex art. 182-ter l. fall., la Circolare dell’Agenzia
delle Entrate del 18 aprile 2008, n. 40/E e la Circolare INPS del 15 marzo
2010, n. 38 e il d.m. 4 agosto 2009 recante le Modalita` di applicazione, criteri
e condizioni di accettazione da parte degli enti previdenziali degli accordi sui crediti contributivi).
Nicola Battistini
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CIRO ESPOSITO: Il programma di liquidazione, Ipsoa, 2010
Il Volume, edito all’interno della Collana a cura di Giovanni Lo Cascio,
Massimo Fabiani e Adriano Patti, il Fallimento e le altre procedure concorsuali Monografie, è dedicato al programma di liquidazione in un contesto in cui si
guarda alla legge fallimentare come a un sistema o a un corpo unitario di norme finalizzate alla gestione della crisi di impresa.
Il Primo Capitolo è dedicato alla pianificazione della gestione della crisi, alla
quale il legislatore si è dedicato sin dalla sua fase embrionale tramite la disciplina delle soluzioni concordatarie.
Nel Secondo Capitolo l’Autore esamina il contesto di operatività (fallimentare e concordatario) e i requisiti del programma di liquidazione, definito come ‘‘l’atto di pianificazione analitica dell’intero patrimonio fallimentare ovvero di
quello concordatario destinato alla liquidazione che quindi - agli esiti dell’approvazione - potra` essere immediatamente convertito in danaro previa esecuzione del
programma’’. Particolare attenzione viene dedicata all’analisi dei requisiti, quali
quelli di onnicomprensività, di veridicità, di analiticità, di chiarezza, di deformalizzazione e di ricerca dell’universalità, che il programma deve possedere e
ai delicati temi della tassatività del termine, del rapporto esistente tra la liquidazione dell’attivo e il passivo accertato e della disponibilità dei termini da
parte dell’Ufficio fallimentare.
Il Terzo Capitolo ha per oggetto il contenuto del programma di liquidazione, la cui redazione deve essere ispirata alle linee guida e ai principi generali
fissati dal legislatore e risultare adeguato alla realtà che è teso a pianificare. Dopo essersi soffermato sulla descrizione dell’azienda in termini qualitativi, alla
quale deve seguire l’indicazione del valore della stessa, l’Autore individua, in
particolare, le modalità e i termini previsti per la realizzazione dell’attivo.
Il Quarto Capitolo è dedicato alla pianificazione liquidatoria dei singoli elementi dell’attivo e, in particolare, alle modalità di vendita dei beni immobili
(oggetto di una vera e propria rivoluzione copernicana rispetto al passato), dei
beni mobili e mobili registrati, dei diritti sulle opere dell’ingegno, sulle invenzioni industriali e sui marchi e delle partecipazioni in società, con particolare
attenzione alla programmazione delle azioni risarcitorie, recuperatorie o revocatorie e della cessione dei crediti futuri, nonché alle scelte da compiere in merito al subentro nei contratti.
Nel Quinto Capitolo l’Autore si sofferma sulla procedura di approvazione
del programma di liquidazione e sul ruolo svolto dai diversi ‘‘organi’’ e sugli
effetti dell’approvazione, non tralasciando di considerare le reazioni laddove il
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programma presenti degli elementi patologici riferibili sia alla fase di redazione
sia a quella di attuazione.
Il Volume si chiude con una ricca Bibliografia-Sitografia.
Nicola Battistini
DEMETRIO: Sullo stile del discorso - della locuzione, PLUS Pisa University
Press 2010.
Un libro di raffinata attualità. Meglio: un libro dalle radici antiche e dalle
proposizioni attuali.
La presentazione del volume è di Guido Alpa che propone all’attenzione dei
lettori-avvocati l’opera di Demetrio Falerio.
‘‘Quasi contemporaneamente - si legge - escono a cura della Scuola Superiore dell’Avvocatura l’opera di Demetrio sullo stile del discorso e, a cura del Consiglio Nazionale Forense, l’opera del Cardinale De Luca sullo stile legale. Demetrio è un retore vissuto fra il III e il I sec. A.C.- De Luca: un giurista della
seconda metà del Seicento.
Si sviluppano cosı̀ i temi della parola detta e della parola scritta, nel corso
dei tempi che riguardano l’avvocato quale suo proprio appannaggio, per esibire, nobile fra le più nobili, la professione di avvocato quale professione intellettuale e quale funzione etica.
A sua volta l’introduzione alla lettura dell’opera di Demetrio è stata affidata
ad Alarico Mariani Marini sui temi avvincenti dell’antica fonte dello stile del
discorso; un’opera, due codici; sulla locuzione e lo stile.
Auspicando che, al di là dell’uso comune, si operi affinché la parola scritta o
parlata, sia uno strumento di lavoro di studio oltre che nell’interesse storico.
Ciò quale testimonianza delle nostre radici culturali.
E ancora: ‘‘l’attualita` di DEMETRIO `
e di ausilio per il giurista nel III millennio affidato a Gaetano Pacchi che tratta del ‘‘metodo di lettura dell’opera; della
struttura del discorso: la frase; dell’uso e della scelta delle parole, in lessico, la proprieta` di linguaggio’’; delle figure retoriche e della conclusione.
Il tutto per considerare che l’arte dell’argomentazione ha subı̀to un sensibile
depauperamento sotto il profilo dello stile degli artifici dialettici e, di conseguenza, sotto quello dell’efficacia argomentativa. Auspicando, infine, il risultato di un discorso ben articolato e proporzionato in ogni sua fase.
Segue l’imponente trattato sulla locuzione (con postille al testo ed esempi
toscani conformati a’ greci).
Giorgio Fredas
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DONATO D’AURIA: La colpa stradale: un’analisi giurisprudenziale. Regole di
comportamento requisiti e limiti, profili processuali, Ipsoa 2010.
L’Autore, magistrato (giudice) presso il Tribunale di Pisa, affronta il tema
della colpa stradale attraverso l’analisi di svariate pronunce giurisprudenziali
che si sono susseguite negli ultimi tre anni in una materia di notevole rilevanza sociale.
Detta opera, ricca di riferimenti bibliografici risulta di facile comprensione
ed è supportata da un’indice cronologico delle decisioni giurisprudenziali nonché da un indice analitico - alfabetico ben strutturato.
Ottimo punto di partenza per gli operatori del diritto in quanto si affronta
la materia in modo completo, aggiornato e specifico.
Il volume è stato suddiviso in tre parti.
La prima parte intitolata: ‘‘Le regole del comportamento stradale’’ si occupa di
tali regole nonché dei limiti imposti ai soggetti che circolano sulla pubblica
via, con particolare attenzione all’applicazione delle circostanze aggravanti ad
effetto speciale di cui agli artt. 589 e 590 c.p., nonché degli istituti della guida
in stato di ebbrezza e/o sotto l’influenza di sostanze stupefacenti.
Nella seconda parte, cuore dell’opera, viene trattato il rapporto dell’elemento
soggettivo colposo (generico e specifico) con il nesso di causalità anche attraverso i concetti di prevedibilità e dunque evitabilità.
La terza parte è incentrata sui profili processuali. Particolare accento è posto
all’Autore sull’applicabilità di misure cautelari (personali e reali) nonché sull’accertamento delle violazioni, dove a fare da padrone restano sempre le ipotesi delittuose della guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, anche in virtù della rilevanza di tali condotte delittuose.
Filippo Maria Molinari
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