Capitoli di esempio - Mondadori Informatica

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Capitoli di esempio - Mondadori Informatica
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Scrivere, presentare e far di conto, con classe e non solo in classe
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iWork, l’Office “for the rest of us”
Tutti conoscono Microsoft Office, la suite per l’ufficio della casa di Redmond, ma
forse in pochi sanno che Word ed Excel (i due prodotti più famosi) nacquero proprio
sulla piattaforma di Apple verso la metà degli anni ’80, prima di trasferirsi nel sistema
operativo Windows (all’epoca Excel si chiamava Multiplan e i due programmi erano
singoli, la suite Office come prodotto nacque più tardi). La fama che circonda i Mac di
“computer per la grafica” quindi non è che una piccola parte del reale valore dei computer della mela, dato che a oggi esistono parecchi pacchetti dedicati all’utilizzo da
ufficio, da una versione di Microsoft Office apposta per Mac, a un’altra di Open Office anch’essa ottimizzata per Mac (NeoOffice) sino a quella made in Apple, chiamata
ironicamente iWork, che nella versione 2009 ha dato un nuovo senso a quella “i” di
Internet prima del nome proponendo (in versione beta) il servizio iWork.com.
Figura 6.1
Chi ha detto che i Mac servono solo per la grafica? Ecco un’immagine delle principali suite:
da Microsoft Office al prodotto made in Apple: iWork
La suite iWork è composta da tre programmi che coprono le maggiori necessità di un
utilizzo d’ufficio: Pages è l’applicativo destinato alla redazione dei testi e alla piccola
impaginazione, Numbers offre l’opportunità di gestire calcoli complessi e concatenati,
comprensivi di formule e grafici e Keynote permette di eseguire presentazioni dinamiche: quest’ultimo programma viene utilizzato dal “boss” in persona, Steve Jobs, nei
keynote di presentazione dei prodotti.
I tre, diversamente da quanto accade con Microsoft Office, vengono venduti in una
confezione unica, senza distinguere l’utilizzo dall’ambiente privato o business, e ne
esiste anche una versione Family pack, installabile sino a cinque postazioni all’interno
della stessa rete.
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Tutti e tre i software della suite poi hanno un’elevata compatibilità con i corrispettivi
documenti di tipo Office: Pages può aprire e salvare documenti in formato .doc (il
formato standard di Microsoft Word) allo stesso modo in cui Numbers e Keynote
possono gestire i formati, rispettivamente, .xls e .ppt: inoltre tutto il pacchetto iWork
può salvare anche in formato PDF, per una condivisione più sicura dei documenti (il
formato PDF non può essere modificato nello stesso modo di un documento Word o
Pages, per esempio).
Figura 6.2
Le applicazioni
della suite iWork
compatibili con i
corrispettivi di Office,
riuscendo a dialogare
nell’apertura e nel
salvataggio in modo
trasparente
Anche la compatibilità con il resto delle parti di Mac OS X è garantita: qualsiasi Mac
con almeno Mac OS X 10.5 (Leopard) può visualizzare i documenti di Pages, Numbers
e Keynote, solamente utilizzando QuickLook, anche senza aver installato gli applicativi, come d’altra parte Spotlight, la tecnologia di ricerca all’interno del sistema ope149
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rativo, collabora pienamente con questo tipo di file tracciandone anche il contenuto
(anche in questo caso, sia con l’applicazione installata o meno). Questo significa che
un documento nativo di Pages (per esempio), può essere tranquillamente inviato a un
amico o conoscente che abbia un Mac, sicuri che potrà perlomeno leggerlo correttamente. I documenti nativi di iWork sono pienamente compatibili anche con iPhone
e iPod Touch.
Vediamo ora, di seguito, le loro caratteristiche e come la suite permetta di gestire documenti altresì tipicamente lavorativi con quel tipico tocco in più che i programmi
Apple sanno dare.
Figura 6.3
La cartella che contiene gli applicativi iWork: Pages per i testi e l’impaginazione,
Numbers per il calcolo e Keynote per le presentazioni
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Pages, testo in eleganza
Pages è un’applicazione che permette di gestire la videoscrittura e classificato come
wordprocessor, tuttavia le forti capacità di gestione della pagina e degli oggetti ne fa
anche un perfetto impaginatore non professionale, in grado di risolvere molte delle incombenze quotidiane tipiche dello studente, del piccolo professionista e dell’amatore
con un po’ di fantasia.
All’avvio, il programma mostra una finestra con, a sinistra, un elenco di modelli di
documento già pronti suddivisi in elaborazione testi (sopra) e impaginazione (sotto).
Una volta selezionato il modello, questo viene ingrandito a tutta finestra e Pages lascia
libero l’utente di modificarne ogni sua parte. Come ogni wordprocessor che si rispetti,
anche Pages mostra eventuali errori di ortografia nel corso della digitazione sottolineati in rosso, e con un clic con il tasto destro il menu a tendina suggerisce subito
eventuali termini di sostituzione.
Ovviamente, è possibile formattare il testo singolarmente e anche classificarlo con degli stili. Un clic sul pulsante Mostra cassetto stili (icona blu in alto a sinistra), e una
volta selezionato il testo, un clic sullo stile ne applicherà tutti gli attributi, che possono a
ogni modo essere modificati localmente agendo sul colore, sulla font, sull’allineamento, spaziatura, interlinea e altri fattori agendo tramite la barra appena sopra il testo.
Figura 6.4
Una delle particolarità
di Pages è che molti
comandi, come
quelli dedicati alla
formattazione e il
cassetto degli stili,
seguono la finestra
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La barra superiore, dedicata alla formattazione, appare solamente quando viene selezionato del testo: nel caso di un’immagine, che può essere importata tramite il comando Scegli (menu Inserisci) oppure semplicemente trascinata dalla scrivania o da
qualsiasi altra cartella, la barra superiore cambia presentando tutti i parametri dedicati alla gestione delle immagini, come la possibilità di aggiungere una cornice oppure
un effetto riflesso o ombreggiatura, rendere l’immagine parzialmente trasparente e
soprattutto, decidere se trattare l’immagine come oggetto a sé stante (che può quindi
liberamente spaziare nella pagina) oppure come parte del testo (facendo in modo che,
al pari di un carattere, segua il flusso del testo).
Figura 6.5
Le opzioni per la formattazione
e per la gestione delle immagini,
presenti nella parte superiore della
finestra, cambiano dinamicamente
a seconda della selezione
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Nella gestione delle immagini Pages mostra anche caratteristiche evolute di impaginatore con la possibilità di mascherare una parte dell’immagine (senza eliminarla,
potendo quindi riciclarla successivamente) tramite il comando Maschera oppure Maschera con forma, che permette anche di selezionare la forma finale della maschera
(entrambi dal menu Formato).
Una volta selezionata un’immagine mascherata, una piccola finestrella alla base permette di ridimensionare il contenuto della maschera (l’immagine originale) indipendentemente dalla maschera stessa, che è dimensionabile tramite le classiche maniglie,
e alcune maniglie di colore blu che possono modificare la forma della maschera stretta
(ridimensionando o distorcendo parti dell’immagine stessa).
Figura 6.6
Alcune interessanti opzioni permettono di mascherare un’immagine in forme più semplici,
ridotte, oppure caratteristiche come quella di un fumetto
Una delle particolarità più interessanti di Pages è anche la modalità a schermo pieno, progettata per favorire la concentrazione nascondendo tutto tranne il documento
attivo (per l’eccessivo volume della TV del vicino Apple non si è ancora attrezzata):
per attivare questa modalità basta un clic sull’apposito pulsante in alto a sinistra nella
finestra, oppure il comando Attiva modalità tutto schermo dal menu Vista. In questa
modalità, è possibile solamente scrivere e tutti i comandi diventano accessibili all’occorrenza solamente muovendo il cursore nella parte alta dello schermo, dove appare
la barra di formattazione e la barra dei menu, che spariscono non appena si riprende a
scrivere, oppure all’allontanarsi del cursore dalla parte superiore del monitor. Un clic
sul pulsante Esci ritorna nella modalità a finestra.
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Figura 6.7
La modalità a pieno schermo
sembra pensata apposta per
favorire la concentrazione sul
lavoro, nascondendo tutto il resto
NOTA
Benché l’idea di una modalità full-screen per un wordprocessor sia semplice ma allo stesso tempo geniale, perché permette di nascondere eventuali distrazioni come client mail,
browser e icone del Dock saltellanti, il primo parto in questa
direzione è stato effettuato da un’applicazione shareware
chiamata WriteRoom (www.hogbaysoftware.com), che offre
come funzione primaria proprio la possibilità di essere lanciata a tutto schermo, oscurando le altre parti del monitor.
WriteRoom permette di personalizzare l’area di lavoro in
modo più dettagliato di Pages sia nei colori che nella forma.
Nella parte relativa all’impaginazione, Pages offre molti modelli pronti per essere utilizzati subito dagli utenti, con metodi di modifica dei contenuti molto interessanti: per
esempio, utilizzando il mini browser integrato Media (attivabile dal pulsante in alto a
destra nella finestra) Pages (come anche Numbers e Keynote) abilita l’accesso istantaneo a tutti i file utilizzati dalle applicazioni di iLife come le immagini di iPhoto, che
possono essere scorse muovendo il puntatore sopra i vari Album, apribili con un doppio clic, i brani di iTunes, suddivisi anch’essi per Playlist e anche i filmati contenuti sia
nella cartella Filmati che nella cartella omonima di iTunes. Per tutti i contenuti audio
e video è disponibile un’anteprima direttamente dall’interno del mini browser.
Per inserire un’immagine all’interno di Pages basta trascinarla in una posizione qualsiasi dell’impaginato e, nel caso si utilizzi un’immagine già presente, questa verrà sostituita mantenendo inalterata un’eventuale cornice o posizione.
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Figura 6.8
Il mini browser integrato in tutte le applicazioni di iWork permette di gestire
tutti i contenuti della suite iLife direttamente dall’interno dell’applicazione
Al termine della composizione, il documento può essere salvato in formato Pages (tramite il comando Salva) oppure convertito in un altro formato più diffuso come .rtf, .doc oppure PDF (comando Esporta). In alternativa, con il comando Invia tramite mail (menu
Condivisione) il documento corrente viene convertito in uno dei tre formati (il menu
prevede tre scelte per altrettanti formati) e inserito come allegato in un nuovo messaggio
di Mail (se non aperto, il programma viene lanciato con un nuovo messaggio).
Ma la forma di condivisione più interessante è senza dubbio quella di iWork.com, il
servizio online di Apple per la condivisione dei file della suite iWork: per abilitare il
servizio serve innanzitutto un Apple ID, un account gratuito che serve ad Apple per
identificare l’utente in modo univoco. Gli utenti Mac.com oppure MobileMe probabilmente utilizzano proprio quella e-mail come ID, per tutti gli altri è possibile crearne
uno partendo dall’indirizzo www.myinfo.apple.com.
Per condividere un documento online basta un clic sul pulsante in alto nella barra degli strumenti, oppure tramite il comando Condividi tramite iWork.com (menu Condivisione): la prima volta Pages chiederà di confermare l’identità tramite un’e-mail
di verifica (con l’indirizzo inserito durante la creazione dell’Apple ID), dopodiché la
procedura continuerà con una finestra che chiede l’elenco dei partecipanti alla condivisione (che riceveranno un’e-mail contenente un link dove visualizzare il documento
(anch’essi tramite browser, meglio se Safari).
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Figura 6.9
Ecco un documento condiviso
all’interno di iWork.com:
Safari è in grado di
visualizzare il documento
nello stesso modo in cui è
stato creato con Pages, anche
se non è possibile editarlo
I visitatori possono, in base alle impostazioni definite in corso di condivisione, commentare il documento e anche inserire piccole note in alcuni punti specifici (suggerimenti, cambiamenti), e anche scaricare il documento in uno dei formati previsti (da
Word a PDF, da Pages 08 a Pages 09).
Figura 6.10
iWork.com permette di
rendere pubblici i propri
documenti, di ricevere
commenti e note a margine
su alcuni particolari, e anche
di condividere il documento
stesso, lasciandone scaricare
una copia
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Numbers, facciamo un po’ i conti
Numbers è l’applicazione della suite iWork dedicata alla gestione delle formule, dei
calcoli, dei grafici e delle relazioni. Anche se alcune parti di Numbers sono presenti
sia in Pages che in Keynote (come per esempio i grafici), Numbers presenta alcune caratteristiche uniche e singolari, capaci di rispondere a molte esigenze di piccole realtà
commerciali, come anche di seguire una pianificazione economica per un prestito, un
pagamento rateale come anche una previsione economica nel tempo.
Allo stesso modo di Pages, anche Numbers presenta, all’avvio, una finestra contenente
vari modelli già pronti, suddivisi in categorie: Numbers è anche perfettamente compatibile con l’applicazione di riferimento in questo settore, Microsoft Excel, essendo in
grado di leggere e scrivere file .xls in modo naturale (tramite il comando Esporta dal
menu Archivio, oppure con Invia tramite mail (menu Condivisione). Infine anche
Numbers è pienamente compatibile con il servizio iWork.com per la condivisione dei
documenti attraverso il servizio online, e la consultazione tramite browser.
Figura 6.11
Gestire i numeri finalmente con stile, questo è l’obbiettivo di Numbers, che abbina alle classiche routine
di un foglio di calcolo alcune finezze tipiche dei programmi di grafica, rendendo così accessibili molte
operazioni in modo semplice anche a chi solitamente non opera con questo tipo di applicazioni
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La finestra di Numbers, peraltro molto simile a quella già vista di Pages, mostra nella
parte centrale una griglia di caselle, atte a ospitare valori numerici, stringhe di testo o
formule. Un singolo foglio può ospitare diverse griglie: ridimensionata la griglia principale agendo sull’angolo in basso a destra della finestra, è possibile inserire altre griglie (che Numbers chiama Tabelle) agendo sul rispettivo comando in alto nella barra
dei menu e scegliendo il tipo di tabella preferito. Le tabelle possono essere posizionate
liberamente sulla tavola e ridimensionate singolarmente agendo sulle maniglie oppure
nell’angolo inferiore destro una volta selezionata una cella: attivate, singolarmente o
globalmente, possono essere associate a uno degli stili presenti nella parte in basso a
sinistra della finestra, così da variare l’aspetto in base alle esigenze (e per distinguere
meglio i vari elementi della tabella, dall’intestazione alle didascalie, dal contenuto alle
formule). Allo stesso modo delle varie Tabelle, è possibile inserire anche altri Fogli,
agendo tramite il comando omonimo nel menu Inserisci.
Figura 6.12
Numbers permette di associare a un singolo documento vari Fogli di lavoro, e
per ognuno di questi, varie Tabelle, che sono raccolte distinte di dati, come di
formattarli al volo gestendo gli stili
L’utilizzo di immagini e testo è molto simile a Pages, specie per le immagini, per le
quali una volta importate (con un drag&drop) la barra superiore ne mostra tutte le
possibilità di intervento, inclusa quella di associarne effetti di riflesso, ombreggiatura e
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cornice. Per quanto riguarda il testo invece un clic sul pulsante omonimo in alto nella
finestra fa comparire una piccola casella di testo, liberamente editabile e dimensionabile a piacere: nel mentre che rimane selezionata, la parte superiore della finestra ne
mostra le opzioni di formattazione.
La possibilità di muovere le varie Tabelle e di associarle a immagini e scritte rende
Numbers un programma adatto non solo a creare un foglio di calcolo, ma anche a
predisporne un’impaginazione di base, che lo renda da una parte più accattivante,
dall’altra più facile da capire anche da chi lo vede per la prima volta (immagini e testo
possono facilitare di molto la comprensione di tabelle e numeri).
La generazione di formule avviene tramite il comando Funzione (menu Inserimento)
che mostra alcune delle funzioni più normalmente utilizzate (come somma, media,
valore massimo o minimo), oppure può richiamare il Browser Funzioni, che oltre
a elencare tutte le funzioni presenti nel programma (suddivise per intento, ma è disponibile nel pannello anche un motore di ricerca) ne illustra anche le particolarità e
la sintassi. In forma abbreviata, Numbers permette di generare piccole forme diffuse
anche solamente trascinando un elemento: selezionata una riga, una colonna o un
insieme di valori, richiamando una delle formule presenti nel menu omonimo questa
viene aggiunta alla destra della riga o in basso nella colonna, in automatico (allargando la Tabella), oppure, sempre selezionando una serie di caselle, selezionando la
formula dalla serie presente in basso a sinistra della finestra, la formula (relativa alle
caselle selezionate) può essere posizionata liberamente.
Figura 6.13
La generazione di formule avviene in modo molto semplice e diretto, specie per
le formule più comuni: per tutte le altre il Browser Funzione è un valido aiuto
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Per quanto riguarda la generazione di grafici, che Numbers gestisce in modo nativo
da una serie di valori, illustriamo qui alcune delle funzioni più importanti, anche se
va specificato che queste tecniche sono le stesse per quanto riguarda la generazione
degli stessi anche su Pages e Keynote, in un’ottica di sobrietà che pervade molti aspetti
dell’intero pacchetto iWork.
La creazione può avvenire creando il grafico dal sottomenu omonimo del menu Inserisci, facendo in modo che lo stesso riporti anche una piccola Tabella contenente dati
casuali da editare successivamente, in piena libertà (con risposta immediata del grafico), oppure partendo da una serie di dati reali di una tabella, selezionati, e attivando
dal menu (o dal comando in alto nella finestra) il grafico preferito. Una volta creati e
selezionati, i grafici mostrano nella tabella relativa una selezione attiva, che può essere
ridimensionata per delimitare grafici di tipo comparativo o cumulativo (per esempio,
i dati di due aziende, oppure i dati complessivi di due filiali della stessa azienda).
Figura 6.14
Per creare un grafico è possibile partire da una serie di dati, o dal grafico
stesso, che genera stringhe di valori random e da editare successivamente
Una volta creato, il grafico può essere modificato graficamente selezionando la colonna (o il settore o la riga, in base al grafico), attivando il pannello omonimo nel
pannello Impostazioni (apribile con un clic sul tasto azzurro con la “i” in alto nella
finestra). Da qui un clic sul pulsante Colori grafico apre una finestra dalla quale è possibile scegliere un set di colori (da applicare globalmente con il tasto Applica a tutto)
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oppure richiamare un colore singolo da applicare a una serie di valori. Selezionato un
grafico, la parte superiore della finestra, nel menu a tendina più a sinistra mostra la
tipologia di grafico disponibile, potendo quindi modificare il grafico selezionato da
Barre a Torta, da 2D a 3D, da Area a Dispersione, e così via: attivato un grafico 3D
appare anche una piccola finestrella supplementare, composta da una sfera crociata,
con la quale direzionare la posizione del grafico nello spazio.
Figura 6.15
Una volta creato un grafico, questo può essere editato
nei colori e nelle texture tramite il controllo Colori grafico
Figura 6.16
Le possibilità di intervento sui colori
e texture dei grafici sono molto
vaste e interessanti, tanto che in
alcuni casi sembrano materiali fisici
come legno o plastica davvero reali
Figura 6.17
Ecco alcuni grafici, ottenibili direttamente
e liberamente editabili: la facilità di
realizzazione, al di là dell’utilità del grafico
stesso ne invoglia la prova anche solo per
scoprirne la funzionalità e la resa
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Keynote, lo Steve che c’è in noi
I due momenti più importanti per gli utenti Mac arrivano uno (generalmente) nel
mese di Gennaio, quando Apple approfitta di un evento per annunciare la nuova linea
di prodotti oppure le strategie che intende sviluppare nella prima metà dell’anno, e un
altro (generalmente) nel mese di Luglio nel corso della WWDC (Apple Worldwide
Developers Conference, la conferenza mondiale per gli sviluppatori Apple), dove di
solito vengono affrontati argomenti più verticali come il sistema operativo, oppure il
lancio di tecnologie più d’avanguardia. In entrambi questi periodi il punto focale di
tutto è il discorso di Steve Jobs (sostituito saltuariamente da Philip Schiller) che sul
palco davanti a un pubblico osannante di giornalisti, sviluppatori e fan, illustra con
sapiente savoir-faire le intenzioni di Apple per quel periodo, creando dapprima il desiderio e poi soddisfacendolo annunciando nuovi prodotti.
Questo tipo di presentazione è chiamato Keynote, e a dispetto del nome e della fama
è un evento molto semplice nel quale Steve parla al pubblico con alle spalle la proiezione di una presentazione guidata, che esalta le sue parole illustrando i prodotti non
appena vengono nominati.
La leggenda narra che fu proprio Steve Jobs, protagonista dei keynote più importanti
della storia di Apple, a volere un’applicazione apposita per le presentazioni, forse non
soddisfatto della allora versione di PowerPoint per Mac, o forse bisognoso di un progetto più dedicato: fu così che nacque Keynote, il primo applicativo della suite iWork,
che fa di ogni utente Mac (sempre la leggenda narra) un piccolo Steve Jobs.
Figura 6.18
Steve Jobs sul palco durante un
keynote: molta della fama di questo
carismatico personaggio è dovuta
anche al fatto di come si interfaccia con il pubblico nel corso di questi eventi (diversamente da altri CEO di
società anche più importanti, che invece si vedono molto meno), con una capacità straordinaria di ammaliare,
di creare il desiderio e poi di soddisfarlo con annunci mirati di ennesimi prodotti eccezionali made in Apple
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Rispetto alla prima versione Keynote si è evoluto unificando l’interfaccia con le altre
applicazioni della suite (Pages e Numbers), tanto che ora molti strumenti sono del
tutto identici, come la gestione di testo e immagini, il supporto ai grafici, il sistema di
condivisione dei file tramite iWork.com e, ovviamente, la capacità di leggere e scrivere
documenti anche in formato PowerPoint, che rimane in questo settore a ogni modo
l’applicazione di riferimento.
Figura 6.19
L’interfaccia di Keynote si amalgama perfettamente con Pages e Numbers,
offrendo strumenti del tutto identici, unitamente ad alcune capacità uniche
del programma, favorendo l’apprendimento anche per l’utente occasionale
Come gli altri applicativi, anche Keynote apre subito dopo l’avvio con una finestra di
modelli di presentazioni già pronti, i quali si lasciano sfogliare nelle varie pagine semplicemente muovendo il cursore sopra l’immagine.
Aperto un modello, la parte sinistra della finestra riporta le slide, che altro non sono
che le schermate principali della presentazione, mentre la parte centrale mostra la
slide selezionata.
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Ci sono vari tipi di slide, alcuni contenenti solo testo, altre con testo e immagini: il
pulsante Master in alto nella finestra mostra tutti i modelli di slide da applicare alla
slide selezionata, mentre per creare una nuova slide basta un clic sul pulsante “+” in
alto a sinistra nella finestra.
Una volta creata una slide, è possibile intervenire modificando il testo con un doppio
clic su una casella, oppure sostituire l’immagine con una prelevata dalla libreria di
iPhoto o trascinandola dalla Scrivania, o da una cartella qualsiasi.
Figura 6.20
Keynote prevede numerose slide, richiamabili dall’apposito menu:
ogni slide possiede diverse caratteristiche, con testo e/o immagini
La gestione delle immagini e dei grafici è identica a Pages: tuttavia in Keynote la funzione di mascheratura è più avanzata, non limitandosi a una singola forma, pur possibile, ma riuscendo a nascondere parti dell’immagine in base al colore. Selezionata
un’immagine, un clic sul pulsante Maschera in alto nella finestra apre allo strumento
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omonimo, che in pratica si risolve con un cursore che, cliccato su di una zona di colore omogeneo e trascinato, identifica la zona mascherandola: senza la benché minima
nozione di grafica quindi è possibile intervenire su parti di immagini non desiderate
mascherandole (mascherare significa rendere trasparente, o nascosto, gestendo in tutta naturalezza anche soggetti dai contorni personali, e non per forza rettangolari).
Benché il supporto ai formati immagine sia vasto e del tutto identico a quello di Anteprima, il programma predilige alcuni formati rispetto ad altri, non fosse altro per alcune caratteristiche intrinseche. Per esempio, nonostante l’enorme diffusione, il formato
Jpeg non supporta nessun canale Alpha, e l’altrettanto conosciuto GIF arriva ad appena 256 colori (contro i 16 milioni degli altri), per cui pur potendo incorporare tutti
i tipi di immagine, è sempre meglio optare per formati più moderni come Tiff o Png,
che perlomeno conservano la qualità e consentono l’utilizzo della trasparenza nativa.
Figura 6.21
La funzione di mascheratura di Keynote è davvero interessante, consentendo in un attimo
di scontornare un’immagine senza per questo utilizzare un programma apposito:
in questo un solo clic è bastato per eliminare il cielo sopra il Colosseo
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Per rendere la presentazione più dinamica sono disponibili vari tipi di transazione:
aperto il pannello Impostazioni (tasto azzurro con una “i” in alto a destra), il secondo
pannello è proprio Impostazioni diapositiva e tratta il modo in cui la diapositiva si
interfaccia con la seguente: una volta selezionata la diapositiva (o tutte, se l’effetto deve
essere comune), basta sceglierlo dal menu a tendina: Keynote propone effetti molto
classici alternati ad alcuni più moderni ad altri veramente a effetto. Per ogni transazione appare una finestra che illustra il funzionamento: all’interno del pannello viene
subito creata un’anteprima, che viene ripetuta a ogni clic sulla stessa.
Una volta definito l’effetto è possibile stabilirne la durata più alcuni parametri specifici
dell’effetto (che compaiono appena sotto) oltre al fatto se la transazione deve avvenire
al clic oppure automaticamente dopo alcuni secondi.
Figura 6.22
La dinamicità di una presentazione si vede anche dalla scelta delle transazioni,
che non solo accompagnano la nuova slide, ma talvolta riescono a veicolare
l’attenzione dell’osservatore verso un particolare dettaglio
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Keynote inoltre permette anche di gestire il movimento basilare dei vari oggetti all’interno di una stessa slide, facendoli comparire, scomparire, scorrere e muovendoli
attraverso il riquadro a piacimento, in autonomia o su comando. Nello stesso pannello
Impostazioni, il terzo pannello Build Inspector serve proprio a definire il movimento dell’oggetto selezionato, oltre ad alcune altre particolarità: per esempio, se l’oggetto
è un testo, è possibile muovere il testo in sequenza, in modo completamente automatico, tanto da eseguire una cascata con le lettere nelle varie direzioni.
Figura 6.23
Non solo le slide, anche i vari oggetti possono essere mossi singolarmente nel corso
della presentazione, ottenendo un effetto particolarmente accattivante
Tra tutti gli applicativi, Keynote è anche l’unico che meglio si interfaccia all’hardware
esterno: tutta la suite iWork è compatibile in lettura sia verso iPhone e iPod Touch,
tuttavia Keynote risponde perfettamente anche ai comandi dell’Apple Remote, riuscendo quindi anche a controllare la presentazione lontano dal Mac che l’ha lanciata:
tra l’altro è proprio questo che fa Steve Jobs quando, sul palco, comanda la presentazione tramite il piccolo telecomandino di Apple, fatto che gli consente di muoversi
comodamente anche lontano dalla postazione.
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Ma con la versione 09 e il lancio dell’iTunes Store Apple ha fatto anche di più: a un
prezzo minimo (79 centesimi nel momento in cui vengono scritte queste righe) è disponibile per iPhone e iPod Touch Keynote Remote, un’applicazione che permette di
gestire l’intera presentazione comandandola dal piccolo dispositivo portatile di Apple.
Tra l’altro, Keynote Remote è in grado di visualizzare anche la slide sullo schermo,
cosa che permette di allontanarsi anche di più di qualche metro dal Mac o anche di
ruotargli attorno, mentre l’Apple Remote necessita di un allineamento visivo con il ricevitore a infrarossi, posto solitamente nella parte frontale del Mac. Sia l’Apple Remote
che Keynote Remote permettono di avanzare la slide, di eseguire i vari clic nella stessa
slide, di riavvolgere la slide attuale che di visualizzare quella precedente.
Figura 6.24
Keynote permette il controllo
da parte dell’Apple Remote, ma
soprattutto da Keynote Remote,
un’applicazione per iPhone e iPod
Touch, che a un costo minimo
offre interessantissime opzioni,
come quella di visualizzare la slide
direttamente sul display
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Bento, quel “di più” che mancava
Sia la suite iWork di Apple che Office per Mac di Microsoft propongono prodotti per
certi versi similari, perlomeno negli intenti, ma in entrambi i casi essi mancano di un
prodotto per la gestione di database, che nella controparte per Windows è sinonimo di
Access, uno dei database più conosciuti e diffusi. In ambiente Mac la questione database è da sempre brillantemente risolta dalla famiglia di prodotti FileMaker, prodotto
nato da una branchia di Apple (Claris) e resosi poi indipendente risultando oggi, anche su piattaforma Windows, il rivale più agguerrito di Access in ambiente Desktop.
Figura 6.25
FileMaker Pro, il database
per eccellenza in ambiente Mac
Ma a fronte di una potenza e versatilità molto alte e adatte a un’utenza perlopiù professionale (il prodotto prevede anche un ambiente di sviluppo), FileMaker per propria
natura poco si presta per l’utente occasionale, che necessita perlopiù di catalogare la
propria libreria, la collezione di film in DVD oppure una serie di ricette: per questo, e
anche per affiancare egregiamente sia la suite iWork che Office per Mac è nato Bento
(www.filemaker.com/it/products/bento), il database “facile come un Mac”.
Bento offre molte delle potenzialità del fratello maggiore FileMaker in una versione
graficamente più accattivante, con una nutrita serie di modelli preimpostati, capaci di
creare un archivio di DVD, ricette, libri, appuntamenti, francobolli, fumetti o quant’altro in un batter d’occhio, sfruttando al massimo le caratteristiche del sistema operativo
e integrandosi perfettamente con Rubrica Indirizzi, iPhoto e iCal.
Giusto per fare un paragone, Bento sta a FileMaker come iPhoto sta a Photoshop,
oppure iMovie sta a FinalCut Pro: in pratica è un prodotto pensato per realizzare
cataloghi di elementi in completa autonomia, senza nessuna particolare conoscenza
dell’ambiente dei database tra l’altro divertendosi a personalizzare, completare e organizzare ogni scheda o evento integrandolo al massimo con la propria vita digitale
sfruttando la rubrica o il calendario integrati in Mac OS X.
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Bento, non essendo un programma Apple, non è incluso nella suite iWork ma propone un prezzo di acquisto estremamente contenuto di circa 35 Euro.
Figura 6.26
Bento, il database di FileMaker facile da usare come un Mac
Al primo avvio, Bento si presenta similmente alle altre applicazioni della suite
iLife con un’unica finestra, suddivisa al suo interno da una parte sinistra dedicata
alla lista dei database presenti, e una parte destra che mostra il database selezionato.
La già citata integrazione di Bento con Mac OS X si vede sin da subito, con la
possibilità di intervenire consultando o modificando i propri contatti nella rubrica indirizzi, gli appuntamenti in iCal e i tag nelle immagini di iPhoto. La
finestra mostra quattro piccoli pulsanti in alto a sinistra (appena sotto il titolo)
che consentono di selezionare la giusta visuale tra Tabella, Griglia, Riepilogo e
Dettagli.
Nella stessa riga, più a destra, un pulsante Mostra vista suddivisa restituisce una
schermata suddivisa a metà, con l’elenco dei record in alto e il record selezionato
in basso. Tutte le modifiche effettuate in Bento si riflettono all’istante anche sulle
altre applicazioni coinvolte.
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Figura 6.27
Con Bento è possibile scorrere e modificare i dati dei propri
contatti, degli appuntamenti e tutti i tag delle foto di iPhoto
Il bello di Bento arriva però nel creare un proprio archivio personale: selezionando il
comando Nuova libreria da Modello il programma mostra una finestra contenente
alcune tipologie di modelli database già presenti, come un elenco di film in DVD o di
libri da leggere, di ricette di cucina oppure di fatture per un’attività commerciale, un
nuovo elenco di contatti o una serie di attività sportive. Selezionato il modello con un
doppio clic, si è già pronti per cominciare: completati i dati nella prima scheda se ne
possono aggiungere altre agendo sul pulsante a forma di “+” sottostante. Il pulsante
appena a sinistra permette invece di rimuovere la scheda attuale.
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Figura 6.28
Creare un database attingendo da uno dei modelli è davvero
questione di un clic, dopodiché si è subito produttivi
Tutti i modelli possono essere editati a piacere nei campi presenti, oppure aggiungendo un nuovo campo semplicemente creandolo (Nuovo campo, menu Inserisci), e una
volta definite le caratteristiche semplicemente trascinandolo dal pannello Campi (in
basso a sinistra nella finestra dell’applicazione) nella posizione desiderata all’interno
della scheda.
Anche dal punto di vista grafico è possibile intervenire su ogni dettaglio, dal cambio di tema generale (che oltre allo sfondo interviene anche sul colore e sulla scelta
dei caratteri) agendo con il comando Selettore tema (menu Moduli) oppure agendo
sul pulsante Mostra strumento modulo in basso a destra della finestra, che apre un
piccolo riquadro strumenti con tutte le opzioni di formattazione per gli elementi selezionati.
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Figura 6.29
È facilissimo editare la propria collezione, selezionando un nuovo tema
oppure intervenendo in modo dettagliato su ogni elemento
Tutte le informazioni di Bento vengono inserite in un database proprietario, che Bento
può importare o esportare verso altri Mac nel momento del passaggio a un modello
nuovo, oppure per un Back-Up (non si sa mai). Ma nel mentre che si opera, altri utenti
Bento all’interno della stessa rete possono condividere le informazioni, modificandole
all’occorrenza, grazie alla possibilità di condividere i database introdotti con la versione 3 dell’applicativo.
Per attivare la condivisione basta agire nella voce omonima nelle Preferenze (menu
File), dalla cui schermata si può anche decidere quali database condividere e se lasciarli liberi oppure proteggerli con una password.
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Figura 6.30
Dato che due mani sono
meglio di una, perché non
condividere i propri database
lasciando che parenti o amici
completino i dati mancanti?
All’occorrenza, i dati possono
essere criptati, in modo da
decidere chi può visualizzare
o editare i dati e chi no
Sempre per favorire la condivisione, che oggi sempre di più tocca anche il campo del
mobile, FileMaker provvede un’applicazione per iPhone e iPod Touch, chiamata anch’essa Bento, che permette di sincronizzare tutti i database tra Mac e dispositivo, di editarli
e di trasferire i cambiamenti, in completa autonomia. Come tutte le altre applicazioni,
Bento per iPhone è disponibile presso l’AppStore di iTunes al prezzo di 3,99 Euro.
Figura 6.31
Bento per iPhone
(nell’immagine la
pagina dell’AppStore
dove è possibile
acquistarlo) permette
di sincronizzare la
libreria del programma
per Mac nel piccolo
dispositivo di Apple,
e di portarla in giro
tranquillamente
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E se passassi a Office?
Esaurite le maggiori informazioni su iWork di Apple e Bento, alcuni lettori sicuramente si saranno fatti delle domande riguardo la scelta di acquistare iWork al posto
di Office, una scelta consapevole, ma che va valutata anche in rapporto al proprio
ambiente operativo, sia esso la scuola, l’ufficio o semplicemente la scrivania di casa.
Nonostante la indubbia rivalità nel settore dei sistemi operativi nei confronti di Apple,
Microsoft sviluppa e distribuisce una versione di Office appositamente pensata per
l’ambiente Mac. Ma attenzione: non si tratta di un porting (una versione di Windows
“tradotta” per Mac), ma di un prodotto progettato e sviluppato da un team, la Macintosh Business Unit (MacBU), che segue il progetto in autonomia rispetto al team che
sviluppa Office per Windows. Office per Mac, quindi, si presenta come un’applicazione in piena linea con gli altri prodotti Mac e con interessanti funzioni di integrazione
anche verso iPhoto.
Figura 6.32
Office per Mac non è una semplice trasposizione della versione per Windows, ma un prodotto autonomo,
che segue le regole di interfaccia e di utilizzo tipiche dell’ambiente Mac OS X. Tra l’altro, la versione per
Mac offre alcune “chicche” che arriveranno solo in futuro nella versione per Windows, come MyDay
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Office per Mac 2008, l’ultima creazione del pacchetto, è composto da quattro applicazioni principali: Word per la videoscrittura e l’impaginazione, Excel per i fogli di
calcolo, PowerPoint per le presentazioni ed Entourage per la posta elettronica, la
gestione dei contatti, il calendario, le note e gli appuntamenti. Il pacchetto è provvisto anche dell’installazione di Messanger per Mac e di Document Connection, un
applicativo che permette di gestire a piacere uno spazio online gratuito di ben cinque
gigabyte, da utilizzare sia da Mac che da Windows, o addirittura tramite browser da
qualsiasi altro sistema operativo.
Figura 6.33
Una delle particolarità di Office per Mac è la possibilità di accedere ai due tipi di spazi
online di Microsoft: Office Live Workspace per l’utenza consumer e Share Point per
quella business. Operando con questi spazi è possibile lavorare direttamente online,
senza dover necessariamente salvare nessun documento in locale
Parlando dei singoli applicativi:
• Word per Mac offre una gestione molto efficace del testo lungo, con la possibilità di
creare dinamicamente degli elementi come sommario, note, intestazioni, copertine
e temi colore che possono cambiare in associazione o in modo indipendente dal
testo stesso, a seconda delle impostazioni del documento.
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• Excel offre un ambiente di lavoro molto verticale, con una gestione delle formule
avanzata, ma anche con un sistema di costruzione delle stesse del tutto intuitivo e
adatto anche all’utente occasionale.
• PowerPoint gestisce la costruzione di presentazioni dinamiche con la possibilità di
cambiare tema al volo senza modificare il contenuto della presentazione stessa, riuscendo inoltre a gestire i singoli oggetti all’interno della presentazione muovendoli
su tracce prefissate.
• Entourage è una sorta di agenda personale, con contatti, messaggi di posta elettronica, note e calendario.
La naturale estensione di Entourage è MyDay, il quale permette di gestire facilmente
appuntamenti e note. MyDay si presenta come una piccola finestrella, richiamabile al
volo, che non necessita di Entourage aperto, anche se comunica costantemente con il
database del client di posta, interfacciandosi per tutti gli avvenimenti del calendario.
Figura 6.34
MyDay è un’applicazione che si mostra come
una piccola finestrella, discreta, in grado di
mostrare e riprendere appunti al volo. Anche se
utilizza il database di Entourage, può operare
anche senza l’applicazione sia aperta
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NOTA
Figura 6.35
Attivati i servizi di
sincronizzazione, per
appuntamenti e indirizzi è
indifferente utilizzare iCal
e Rubrica indirizzi oppure
Entourage: questi verranno
scritti in entrambi i database in
completa trasparenza
Office per Mac, rispetto a iWork, offre il client Entourage,
il quale si presenta come la versione per Mac di Outlook, il
client di default dell’ambiente Windows. Gli utenti Mac OS
X possono utilizzare Office per Mac anche senza per questo
dover abbandonare Mail, Rubrica indirizzi e iCal per gestire
messaggi di posta, indirizzi e appuntamenti, anzi possono
delegare a Entourange una o più parti, sfruttando così anche le peculiarità di MyDay.
È interessante sottolineare come Entourage preveda, nelle
Preferenze, una sezione apposita che permette di sincronizzare in autonomia i propri avvenimenti. Se attivate le rispettive voci, quindi, tutti i contatti presenti in Rubrica indirizzi
potranno essere aggiunti o modificati anche all’interno di
Entourage, come succede per gli appuntamenti di iCal.
Questo fatto favorisce peraltro anche la sincronizzazione
attraverso iPhone o iPod Touch, oppure tramite il servizio
Mobile Me.
L’unica attenzione vera e propria riguarda la compatibilità.
Da una parte, iWork promette ampia compatibilità con i vari formati Office (.doc, .xls
e .ppt), dall’altra è pur vero che tali formati sono proprietà di Microsoft e non sono
stati mai documentati, quindi l’assoluta fedeltà di formato non può, per definizione,
esistere se non tra applicazioni Microsoft. Aprire e leggere correttamente un documento è una cosa, aprirlo e vederlo nello stesso identico modo è un’altra.
Al contrario, invece, mentre iWork è in grado di leggere e scrivere documenti verso
Office per Mac, quest’ultimo non può salvare nei formati proprietari di iWork (.pages,
.numbers e .keynote), quindi è necessario affidarsi, in caso di passaggio tra diverse
piattaforme, ai formati più diffusi di Office.
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